Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 850 - seduta del 07-02-1952
1952 - Governo II Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 517
  • Attività legislativa

in verità, gli argomenti portati dagli oratori di maggioranza nel corso del dibattito di questa legge offrivano poco appiglio ad una sostanziale dichiarazione di voto . d' altra parte, i nostri oratori che sono intervenuti nel dibattito di merito hanno già ampiamente esposto la nostra posizione. sarebbe in questo momento impossibile aprire una controversia sulle considerazioni strategiche testé svolte dall' onorevole Chiostergi. auguro che a lei, onorevole Chiostergi, non avvenga mai di comandare una squadra di bersaglieri o di fanteria: le cose non andrebbero a finire bene! del tutto fuori luogo sarebbe anche raccogliere e tentare di dare risposta alle arguzie senza pepe, e anche senza sale, dell' onorevole Giacchero. l' onorevole Ambrosini, invece, ci ha esposto ieri, con grande candore, con l' ingenuità e tranquillità di un uomo convinto e persino di un uomo onesto convinto (di questo gli devo rendere atto), una serie di argomenti che sono quelli correnti della propaganda atlantica, del Governo, dei suoi sostenitori e della sua stampa, dall' uno all' altro estremo del campo governativo. vorrei soltanto dire all' onorevole Ambrosini che è pericoloso, per un uomo di pensiero e per un uomo politico , aderire in questo modo, con questo candore, con questa ingenuità e persino in buona fede , agli argomenti di una propaganda evidentemente fallace, falsa. si corre il rischio che poi, dopo un certo tempo, le cose si smascherano, la verità viene fuori ed è riconosciuta da tutti, e allora non si ha più il coraggio di rimettere alla luce quello che si è detto o stampato ieri o l' altro ieri; lo si deve nascondere; ci si vergogna delle cose con tanto candore affermate. il presidente del Consiglio invero ha tentato di allargare il dibattito, ed è forse male che egli non sia intervenuto nel corso della discussione in modo che potessero successivamente aver luogo interventi ampi e sostanziali. però, anche se il presidente del Consiglio ha tentato di allargare la visuale toccando questioni che vanno al di là della pura e semplice adesione della Grecia e della Turchia al patto atlantico , mi pare che tanto a lui quanto a tutti gli altri che già sono intervenuti, eccetto l' onorevole Pietro Nenni, sia sfuggito il punto centrale. qui discutiamo di politica estera , cioè della situazione internazionale del momento presente. ora, a chi può sfuggire che proprio nel momento presente, in questi mesi, in queste settimane, in questi giorni, stanno maturando da una parte all' altra e dell' Europa e dell' intiero mondo civile gli elementi di una situazione nuova? a nessuno può sfuggire questo fatto. ricordiamo prima di lutto il disagio economico crescente dei popoli europei per il gravame insopportabile del riarmo imposto dalla politica atlantica e dai dirigenti americani di questa politica. un fatto che balza agli occhi di tutti ed è anche un fatto nuovo, per il modo almeno come oggi prende rilievo, perché oggi l' eccessività di questo gravame e l' impossibilità per le economie degli Stati europei di sopportarne il peso sono riconosciute da uomini che ancora uno o due anni fa respingevano queste considerazioni. i fatti li hanno convinti. i popoli e gli Stati occidentali europei non ne possono più! secondo fatto nuovo di enorme importanza: il fermento e la sollevazione di una fascia di popoli che, dallo stretto di Gibilterra fino alla Malesia, allo stretto di Malacca e più in 18, insorgono e lottano per la libertà e l' indipendenza nazionale contro il regime coloniale cui sono stati sottoposti fino ad oggi, cui ancora in parte sono sottoposti. questi popoli anelano a quella indipendenza per cui un secolo e mezzo fa combatterono i nostri antenati. è giusto che vada ad essi tutta la nostra simpatia ed è certo, ad ogni modo, che questo sia — ripeto — un altro fatto nuovo attraverso il quale matura una situazione internazionale profondamente diversa da quella che era davanti a noi alcuni anni or sono. infine, vi è una evidente acutizzazione dei contrasti nell' interno dell' Europa stessa, e in particolare dell' Europa occidentale , attraverso la sempre maggiore asprezza dei rapporti fra gli esponenti della classe dirigente imperialista e militarista tedesca e i gruppi dirigenti degli altri Stati europei occidentali. qui siamo veramente a un punto che dobbiamo comprendere ad ogni costo, anche se non comprendiamo gli altri, perché non possiamo non ricordare come si sono svolti i fatti nell' altro periodo fra le due guerre. la Germania militarista e imperialista, non incominciò con la rottura e con l' aggressione. la rottura venne alla fine, venne con l' occupazione della zona neutralizzata del Reno, con le minacce all' Austria e alla Cecoslovacchia e, via via, con la guerra contro la Spagna e con il finale precipitare nella seconda guerra mondiale . tutto questo però avvenne alla fine. prima vi erano state le tracotanti parole, e cioè le precise rivendicazioni nazionalistiche ed espansionistiche. prima ancora vi era stata un' altra cosa sottile, che un uomo di Stato tedesco aveva definito il finassieren: il prendere in giro l' avversario, il porre questioni a scopo di guadagnar tempo, di lasciar maturare le cose e preparare così la situazione nuova nella quale sia possibile avanzare rivendicazioni espansionistiche radicali e rompere la situazione internazionale con dei colpi di testa. oggi, direi che siamo al finassieren e anche più in 18. siamo già alla Saar. credo fosse il 1935 l' anno in cui si parlò della Saar in quel modo drammatico che tutti ricordate, nel periodo fra le due guerre. oggi tutti noi, popoli europei (italiani, francesi, inglesi, russi, polacchi, cecoslovacchi, austriaci e così via ) abbiamo davanti a noi un governo tedesco « occidentale » di cui fa parte un ministro, il signor Jacob Kaiser, il quale, parlando a Saarbrucken, ha rivendicato l' annessione dell' Austria e dell' Alsazia e Lorena, oltre tutto il resto. abbiamo davanti a noi un governo tedesco occidentale di cui fa parte un signor Seebohm che parlando a Kassel ha proclamato che la Germania non ha mai riconosciuto — sapete che cosa? — il trattato di Versaglia. siamo oramai all' ultimo limite, quindi, del finassieren. si avanzano ormai già le rivendicazioni espansionistiche e pangermanistiche! questo perché gli esponenti della vecchia classe dirigente imperialista e militarista tedesca che governano a Bonn si sono ormai assicurato, sono sicuri di essersi assicurato, il solido — e solito, anche — appoggio economico, finanziario e politico della classe dirigente imperialistica degli USA. tutto questo già ci dà un quadro europeo e internazionale nuovo o, per lo meno, ci dà un quadro in cui maturano gli elementi di una situazione nuova. dall' altro lato che cosa vediamo? il bilancio di quest' anno degli USA è nettamente un bilancio di guerra, per il peso che vi hanno le spese militari e per il modo come sono trascurate tutte le altre spese: un bilancio che ha un' impronta di guerra più accentuata che non i bilanci che gli USA approvavano quando la guerra ancora durava. in secondo luogo, è in corso una guerra guerreggiata — con le sue asprezze e le sue soste, i suoi compromessi, rinvii e riprese violente — contro quei popoli, fino a ieri soggetti a regimi coloniali o semicoloniali, che oggi combattono per la loro indipendenza. vi avevano detto che si trattava di preparare la guerra « difensiva » contro chi avesse calpestato i principi di libertà. ma questi popoli rivendicano i principi della libertà. li hanno scritti sulle loro bandiere. ed è contro di essi, oggi, che si fa la guerra! devo rapidamente venire alla fine. è comprensibile che in questa situazione la coscienza del nuovo e la preoccupazione per la gravità delle cose affiorino, nonostante il peso della muraglia atlantica e nonostante la cappa di piombo che grava e sui popoli e sui gruppi dirigenti e sugli uomini di Stato, anche su quegli uomini di Stato, voglio dire, i quali pure incominciano a comprendere che le cose vanno per una china al fondo della quale è la rovina. ad ogni modo, sentiamo, oggi, affiorare voci, se pur timide e incerte, nuove, che rivendicano una politica di indipendenza dall' imperialismo americano, di indipendenza dalle sempre più dure obbligazioni atlantiche. sentiamo affiorare queste voci alla Camera dei Comuni. sentiamo affiorare queste voci nel parlamento francese. le sentiamo venire alla luce in alcuni voti persino dell' Assemblea delle Nazioni Unite . in Francia già è stato detto che e possibile un' altra politica, che non sarebbe affatto la politica — come direbbe l' onorevole Giacchero — del « periscopio moscovita » , ma una politica francese, di difesa dell' indipendenza, della sicurezza, del benessere e delle posizioni internazionali del popolo francese . lo stesso governo francese già è costretto a staccarsi dai precedenti impegni per quanto riguarda i suoi rapporti commerciali con l' estero. persino nel piccolo Belgio, per bocca di un uomo di Stato atlantico, abbiamo sentito dire che, in sostanza, il Belgio ha conquistato la propria indipendenza soltanto un secolo e mezzo fa e non la vuol perdere per far piacere ai tedeschi e agli imperialisti americani. e la nostra indipendenza, che abbiamo conquistato da minor tempo, direi che è, per certi aspetti, più debole, meno solida di quella belga (l' esperienza fascista lo ha dimostrato); le minacce che gravano su di noi sono forse più gravi di quelle che incombono sul Belgio. ebbene, nel momento in cui maturano questi elementi così gravi di una situazione internazionale nuova, nel momento in cui sentiamo affiorare, a malincuore se si vuole, persino sulla bocca di uomini di Governo atlantici questa velleità di ricerca di una posizione che difenda contro l' oppressione americana l' indipendenza, la vita, il benessere dei popoli di Europa, che cosa ci dice il nostro Governo e di che cosa abbiamo bisogno noi? europeismo! non apro il dibattito su questo tema, perché mi farei richiamare dal signor presidente e il tempo non me lo consente. mi permetto di rispondere su questo tema con la espressione, rimasta famosa, del mio povero amico Gobetti: « non beviamo! » . non prestiamo fede a questa bugia, a questa campagna fallace, che si fonda unicamente su equivoci e inganni. volete fare una politica europea ? fate, nel nome dell' Italia, una politica che superi le barriere sociali, ideologiche, politiche che dividono oggi uno Stato europeo dall' altro. fate una politica di comprensione, coesistenza, avvicinamento con i paesi che non sono più organizzati economicamente e socialmente come gli USA, come la Francia o l' Inghilterra. questa è la sola politica europea che oggi sia possibile, e solo se faceste una politica simile avreste fatto qualche cosa nell' interesse e dell' Europa e dell' Italia. anche se non arrivaste a nessuna unione immediata dell' Europa, avreste però compiuto opera positiva. volete fare una politica europea ? esprimete una aperta solidarietà con tutti i popoli che lottano per la loro indipendenza! in secondo luogo opponetevi al finassieren tedesco, rivendicate, sì, in nome dell' interesse nazionale italiano, la unione della Germania, ma nello stesso tempo la neutralizzazione e la smilitarizzazione di quel paese. questa non è una richiesta che possa essere considerata offensiva per il sentimento nazionale dei tedeschi, perché non si possono chiudere gli occhi sul passato, tanto più se questo è troppo recente e se le ferite che portiamo ancora sul nostro corpo, e che sul loro corpo portano i più nobili popoli d' Europa, sono ancora troppo sanguinanti e profonde perché si possano dimenticare. l' onorevole presidente del Consiglio non ci ha nemmeno detto quale sarà la sua posizione nel dibattito, già in corso tra alcuni Stati e che forse culminerà in una prossima conferenza, circa il riarmo della Germania. forse lo ha considerato egli stesso superfluo. sappiamo già quale sarà la sua posizione: sarà esattamente quella del signor Acheson. non sente quindi il bisogno di dirci niente in proposito, il nostro presidente del Consiglio . onorevoli colleghi e membri del Governo, respingete, infine, in nome delle necessità vitali del popolo italiano , in nome della necessità che abbiamo di ricostruire il paese e di riparare i danni delle alluvioni, respingete la richiesta americana di far salire a un miliardo di dollari il bilancio militare del nostro paese. questo ha richiesto tempo fa, senza scrupoli, un generale degli USA e questo ripete (anzi, ha già messo in pratica nella impostazione del nuovo bilancio) il nostro Governo. noi non abbiamo bisogno di questa spesa, perché nell' interesse nostro non dobbiamo preparare nessuna difesa di questa portata, in quanto non siamo minacciati assolutamente da nessuno. possiamo e dobbiamo quindi impostare una politica di pace e di amicizia verso tutti, senza rinunciare a favore di nessuno alla nostra indipendenza e senza che voi stessi, signori della maggioranza, dobbiate rinunciare a nessun elemento della vostra ideologia, dimostrandovi anzi fedeli alla parte migliore di essa, che parla di fraternità, di uguaglianza, di amore tra i popoli. la mia dichiarazione di voto è terminata. noi votiamo contro questa legge per ragioni di merito, come è stato dimostrato dagli oratori di nostra parte. votiamo contro perché questa legge fa parte di una politica estera in cui manca prima di tutto e soprattutto l' elemento nazionale italiano. questo è ciò che noi rivendichiamo oggi prima di tutto. rivendichiamo per il popolo italiano , nella nuova situazione internazionale che sta maturando, una politica estera nazionale, una politica estera che difenda gli interessi, il benessere, la libertà, l' indipendenza del popolo italiano . per questo noi combattiamo. questo chiediamo, e per questo chiamiamo alla lotta il popolo intiero.