Pietro NENNI - Deputato Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 850 - seduta del 07-02-1952
Stato di previsione della spesa del Ministero del Tesoro
1952 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 264
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , gli argomenti sui quali il dibattito avrebbe potuto avere più ampio sviluppo, sono stati portati nella discussione dell' intervento finale del presidente del Consiglio , ministro degli Affari esteri . è cosa naturale a cui dobbiamo la impressione che il dibattito incominci proprio nel momento in cui invece si chiude. dopo tutto noi non ce ne lamentiamo, perché, più che da una discussione di scorcio, come quella che si è svolta sul tema sul quale stiamo per votare, è da una discussione di insieme che attendiamo la chiarificazione necessaria, aspettando il Governo al varco dei fatti, che ci sembra rafforzino la nostra posizione e vengano a sostegno della nostra tesi di politica estera . credo che le dichiarazioni del presidente del Consiglio , ministro degli Esteri , non abbiano tolto nulla al valore delle preoccupazioni che sono state avanzate dal nostro gruppo nel corso di questa, e delle precedenti discussioni. per quanto si riferisce all' ammissione della Grecia e della Turchia nel patto atlantico , sembra a me che si possono interpretare le parole del presidente del Consiglio come il riconoscimento del rischio implicito che essa comporta per l' Italia, mentre è mancato anche il solo tentativo di dare la dimostrazione della necessità, per noi, di assumere questo rischio. è addirittura sorprendente che il presidente del Consiglio abbia finto di ignorare, o abbia dimenticato, che la Grecia e la Turchia, così come godevano già da anni degli aiuti americani, così da due anni erano « protette » (se di protezione è il caso di parlare) dalla garanzia americana. vale a dire che Grecia e Turchia facevano già parte dello spazio strategico americano. se, ciò malgrado, si è voluto arrivare alla inclusione dei due paesi nel patto, è in obbedienza al metodo del « pentagono » americano che potremmo chiamare alla francese: « tous dans le bain ! » ; tutti impegnati e compromessi fino al collo. ora, né l' Europa occidentale in generale, né l' Italia in particolare avevano bisogno e sono in condizione di assumere codesto onere e questa nuova responsabilità. e si spiega, allora, che ci siano state resistenze da parte della Francia, resistenze più accanite da parte dei Paesi Bassi , e resistenze durate fino alla conferenza di Ottawa da parte degli Stati scandinavi. purtroppo, oggi, la miserevole sorte dei paesi europei , è che, a un certo punto, le loro resistenze si infrangono di fronte a quella che, pochi istanti or sono, il presidente del Consiglio chiamava la « muraglia » atlantica. orbene, onorevole presidente del Consiglio , che significa per noi l' estensione del patto atlantico alla Grecia e alla Turchia? significa che le nostre frontiere saranno sull' Egeo, in Macedonia, in Tessaglia; le nostre frontiere saranno sul Mar Nero , e lungo la linea di confine dalla Turchia all' Unione Sovietica , da Batum fino al mar Caspio. voi credete di potere assumere una simile responsabilità? fatelo, signori, ma è una responsabilità che impegna voi, sebbene soltanto sulla carta, e non impegna il popolo, il quale, se malauguratamente in quelle zone dovesse verificarsi il casus foederis , non lo riconoscerebbe deciso, come esso è, a non riconoscere obblighi che derivino da esigenze di difesa delle frontiere altrui, non delle nostre. l' onorevole presidente del Consiglio ha introdotto nella discussione due argomenti nuovi e attuali, che io toccherò brevemente, in quanto essi ci rafforzano nella decisione di votare contro l' accordo internazionale in discussione. il primo di questi argomenti si riferisce al cosiddetto europeismo, di cui il presidente del Consiglio si è fatto caloroso propugnatore. signori, il vostro europeismo nasce in un ben triste momento per l' Europa, e nasce gravato da un peccato di origine che lo condannerà a sparire non appena verranno meno le cause occasionali che lo hanno provocato. l' Europa occidentale attraversa una delle più gravi crisi economiche e sociali che essa abbia conosciuto nella sua storia. appunto, onorevole collega, bisognerebbe unirsi. e ci si unisce a tal punto che io pregherò il presidente del Consiglio , nel suo prossimo viaggio a Parigi, di deporre un fiore sulla tomba dell' unione doganale italo-francese. perché, signori, questa è la logica del nostro europeismo, e del vostro atlantismo: quando si tratta di assumere dei rischi, voi alzate la mano quando si tratta di difendere i nostri interessi, dove siete e cosa fate, signori della maggioranza e del Governo? proprio in questi giorni gli USA hanno contingentato, in maniera ancor più severa, le importazioni dei formaggi italiani, e hanno aumentato i dazi che colpiscono la esportazione dei nostri olii, del marmo di Carrara e di diversi altri prodotti nazionali. alle prese con insuperabili difficoltà economiche, la Gran Bretagna e la Francia non hanno trovato altra soluzione ai loro guai, se non quella di denunciare la liberalizzazione degli scambi, e di erigere il muro dei contingentamenti alle nostre esportazioni tessili e ortofrutticole. è dunque questa la contropartita all' accordo che state per ratificare? la desolante verità è che l' Europa, sotto la pressione del riarmo e dell' inflazione, sta compromettendo i risultati di sei anni di ricostruzione e di rinascita. e proprio in questo momento voi ci parlate di Comunità Europea e di comunità atlantica; proprio in questo momento ci domandate di assumere altri obblighi di carattere politico e militare. onorevole De Gasperi , ella ha detto pochi istanti fa: bisogna non ripetere gli errori del passato; ma tutta la storia d' Italia è contrassegnata da errori simili a quelli di cui l' attuale Governo assume la responsabilità, dimostrando di non avere appreso nulla dalle tragiche vicende degli ultimi anni. ancora un accenno ad un argomento che è stato toccato dal presidente del Consiglio e sul quale non avremo occasione di aprire una discussione prima che il presidente del Consiglio faccia, se lo farà il viaggio per Lisbona. dico se lo farà, perché il Parlamento sa come le sorti dell' esercito cosiddetto europeo risultino assai compromesse dalla polemica tra Parigi e Bonn. a triste, in verità, che la classe dirigente europea riconosca la gravità dei problemi soltanto quando, dirò, scusandomi dell' espressione volgare, su di essa sbatte il muso. ma era dunque così difficile prevedere che l' esercito europeo, in funzione del riarmo della Germania, doveva creare la caotica situazione attuale? sono stato a Parigi in questi giorni e non avevo mai visto la Francia in un tale stato di incertezza, di panico morale, di inquietudine e di esasperazione. la Francia avverte, finalmente, che la politica atlantica sta per giungere alle sue ultime conseguenze, ed essa si chiede se può pagare a tale politica il prezzo del riarmo tedesco, di fronte al quale arretra spaventata, come noi dovremmo, a nostra volta, arretrare spaventati. in tali circostanze, onorevole presidente del Consiglio vorrei augurarmi che, se ella va a Lisbona, non ritorni avendo dato il suo avallo al direttorio dei Tre, al quale si lavora, consumando una nuova trasformazione organica della struttura del patto atlantico , per accentrare in poche mani la direzione dell' Occidente. e, soprattutto, vorrei che qualche voce si levasse in questo Parlamento di italiani — almeno lo spero — per dire che non può l' Italia, non può il più piccolo dei paesi europei accettare il metodo col quale gli USA si illudono di superare il contrasto fra la Francia e la Germania di Bonn, organizzando cioè l' esercito europeo in modo che nessun paese sia autosufficiente in materia di armamento pesante, e rimanga, in tal guisa, legato indissolubilmente alla direzione degli USA. altro che Europa unita, signor presidente del Consiglio ! altro che Comunità Europea ! onorevoli colleghi , noi socialisti crediamo che ci sia un europeismo valido: è l' europeismo nel quale credeva Giuseppe Mazzini, come iniziativa e funzione di civiltà e di progresso dell' Europa nel mondo. fondando la « giovane Europa » il grande ligure poneva all' iniziativa europea la pregiudiziale del suo riscatto dalla soggezione francese. era il problema del suo secolo; il problema del nostro secolo, per coloro che credono all' Italia e alla Europa, è quello di emanciparsi dalla tutela americana.