Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 727 - seduta del 03-08-1951
Sulla politica estera
1951 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 492
  • Comunicazioni del governo

è già stato detto, signor presidente ed io spero, onorevoli colleghi , che il richiamo di questo argomento non mi impedirà di mantenere il mio intervento entro quei limiti di brevità che desidero è già stato detto che delle dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio , a nome del Governo che a noi si presenta, manca una delle parti principali, oserei dire, anzi, la principale, manca cioè la spiegazione precisa, comprensibile a tutti, anche ai non iniziati a determinati misteri della Democrazia Cristiana , del perché a questa crisi si è addivenuti e del perché essa è stata risolta in un determinato modo. ho detto che questa spiegazione avrebbe dovuto essere una delle parti principali delle dichiarazioni del presidente del Consiglio , in quanto chi le esamini obiettivamente non può non convenire che la crisi di Governo dalla quale esce questa formazione governativa è stata tra le più difficili, tra le più penose, tra le più tortuose e per alcune parti non comprensibili di quelle che si sono svolte nel nostro paese da quando si è ripresa una normale vita costituzionale. essa è anche stata, d' altra parte, di fatto la più lunga delle crisi politiche a cui abbiamo assistito. essa è stata aperta, in sostanza, al tempo del precedente rimpasto, operato quando i colleghi socialdemocratici decisero, dopo la unificazione del loro partito, di uscire dal Governo. allora venne detto dal presidente del Consiglio in seno al suo gruppo parlamentare che, finito il primo turno delle elezioni amministrative , sarebbero state riesaminate tutte le posizioni, sia di partito che di Governo. questo avvenne, se non erro, verso la fine di aprile, e da allora possiamo dire che abbiamo avuto un governo provvisorio , poiché si ci attendeva che avesse luogo questa chiarificazione. da allora è avvenuto inoltre, come già è stato osservato, che i principali dirigenti dell' attività governativa di fatto hanno abbandonato la direzione dei loro dicasteri, dandosi l' uno, il presidente del Consiglio , a un non so quanto edificante torneo elettorale, l' altro alla ispezione dei quadri della Democrazia Cristiana nelle singole province e al controllo del loro maggiore o minore funzionamento nel corso della campagna elettorale , e così via . di fatto, da allora un Governo efficiente, che completo al suo posto attendesse alla direzione degli affari dello Stato in tutti i campi, non lo abbiamo avuto più. il primo turno delle elezioni amministrative è terminato il 10 giugno; ma già l' 8 giugno Il Popolo , organo centrale del partito della Democrazia Cristiana , osserva come ormai si debba procedere a una rassegna generale della situazione politica, cioè conferma che si deve aprire una crisi di Governo o almeno che deve essere riesaminata la composizione del Governo stesso. aggiungo però e l' aggiunta è assai significativa per il modo come poi la crisi doveva svilupparsi — che ciò vale per il Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana e per i suoi gruppi parlamentari . non fa parola del Parlamento in quanto tale. il Parlamento non esiste; il riesame delle posizioni politiche di partito e di Governo dovrà aver luogo in seno al gruppo di maggioranza esclusivamente; il Parlamento interverrà a cose fatte per esprimere, come noi stiamo facendo ora, la propria opinione. incomincia a muoversi da questo istante tutta una macchina pesante, di cui è assai difficile al profano comprendere gli ingranaggi, e che è una macchina esclusivamente di partito, del partito democristiano . vi è una breve parentesi attorno al 6 luglio, per i sondaggi fatti dal presidente del Consiglio presso esponenti di altri partiti, allo scopo di chiarire se vogliano o non vogliano dargli la loro collaborazione. vi sono poi le protocollari consultazioni del presidente della Repubblica ; ma prima e dopo il movimento di quella macchina di partito continua, e questo movimento non solo è pesante, ma è difficile seguirlo e capirlo perché si compie, in sostanza, fra delle posizioni contraddittorie. da un lato infatti pare che nulla debba avvenire, perché dall' inizio vi è l' espressione di una fiducia completa di tutti nel presidente del Consiglio De Gasperi , e perché il presidente del Consiglio , d' altronde , parla sempre soltanto di mutamenti necessari per porre fine al carattere provvisorio di determinate assegnazioni di portafogli e per migliorare — dice lui — la « funzionalità » del ministero. « funzionalità » è però una brutta parola, è una cattiva traduzione dal tedesco: diremo quindi meglio buon funzionamento del ministero o di alcune sue parti. dall' altra parte però, attraverso dibattiti di cui non siamo al corrente, o siamo al corrente soltanto attraverso indiscrezioni spesso molto discutibili e contestate, si arriva a un determinato momento alle dimissioni del ministro del Tesoro . e qui non si capisce assolutamente più nulla. le dimissioni del ministro del Tesoro sono accompagnate dalla dichiarazione fatta circolare per tutta la stampa governativa e indipendente, cioè paragovernativa, che la cosiddetta « linea Pella » non può essere messa in discussione, in quanto questa linea famosa costituisce la linea di demarcazione fra una crisi e un rimpasto. a questo punto il profano concluda che ci saranno stati esclusivamente degli inconvenienti dovuti non alla « linea » ma al cattivo lavoro di Pella o di qualcun altro, e che si avrà un rimpasto. invece proprio allora stoppia la crisi, nella quale per altri 15 giorni continua a muoversi la stessa macchina di prima, in modo sempre più tenebroso, e poi si arriva al nuovo Governo, il quale, a conti fatti, appare un rimpasto del governo precedente, piuttosto che un Governo nuovo. dal modo come tutto questo processo si è svolto e dal modo stesso come il Governo si presenta alla nostra Assemblea con le sue dichiarazioni, un elemento emerge subito: quello del carattere di provvisorietà anche di questa nuova soluzione. prima di tutto, perché vi sono due partiti dei quali sembra venga sollecitato il reingresso nel Governo entro un periodo di tempo determinato; e proprio il fatto che non ci vengono raccontate le cose come si sono svolte, e circa la linea del Governo, in fatto di economia e finanza, non troviamo altro che una serie di frasi fatte, le quali, di fronte alla gravità dei problemi che in questo momento stanno davanti al paese, sono gomma rimasticata e niente più. non sanno di nulla! d' altra parte, non ci si dice ancora in modo preciso, e sulla base di un testo legislativo, come è stata risolta, per formare il Governo, la questione attorno alla quale si è discusso nell' ultima fase della crisi stessa, cioè la questione delle attribuzioni reciproche dei differenti ministri, i quali dovrebbero dirigere l' attività economica e finanziaria. ci troviamo, quindi, di fronte a una soluzione che ancora una volta ha il carattere di soluzione di attesa interlocutoria; e sono comprensibili, dato questo fatto, la confusione e la perplessità che esistono nel paese, dove la gente comune non carpisce perché si sia fatta la crisi, non capisce perché la si sia trascinata per tanto tempo , e non riesce a capire. che cosa significhi il fatto di averla risolta in questo modo. o non ne dovevate fare niente, si dice, o dovevate fare qualche cosa di serio. queste, però, sono le apparenze. se ci sforziamo di guardare al fondo, che cosa troviamo effettivamente sotto al dibattito politico che ha avuto luogo nel corso degli ultimi mesi, e da cui la crisi è risultata? due sono i fatti fondamentali, sui quali siamo tenuti a concentrare l' attenzione: il primo è il risultato della lotta elettorale, che ha costruito per il partito democristiano una severa lezione; il secondo è il contrasto interno nelle file del partito stesso della Democrazia Cristiana . circa il risultato elettorale dirò poche parole (il collega Pajetta vi si è intrattenuto a lungo). ricorderò soltanto qualche cifra... ho visto che la stampa americana, seriamente allarmata dal risultato delle elezioni per quel che si riferisce ai voti raccolti dalle forze dell' estrema sinistra comunista e socialista, di solito stupisce e grida allo scandalo perché i nostri voti sarebbero passati dal 32 per cento , come erano il 18 aprile, al 37 per cento . la realtà è un po' diversa. questi sono i voti delle elezioni provinciali , le quali si sono svolte per noi in condizioni molto disagiate per la tecnica stessa del voto e per il modo come era fatta la legge. occorre invece concentrare l' attenzione sulle elezioni comunali . ho fatto fare in proposito una ricerca, e l' ho fatta fare esclusivamente su dati forniti dal ministero dell'Interno . che cosa risulta? risulta, per i capoluoghi di provincia che sono stati consultati (e sono 56), il 40,9 per cento di voti ai partiti dell' estrema sinistra , il 33,3 per cento alla Democrazia Cristiana , il 18 per cento ai partiti con essa apparentati. nei comuni superiori ai 10 mila abitanti, non capoluoghi di provincia (il conto è fatto su 567 province) risulta che i voti dei partiti di sinistra salgono al 45,3 per cento ; i voti della Democrazia Cristiana sono il 40,1 per cento ; i voti dei partiti apparentati 7,3 per cento : totale di Democrazia Cristiana e apparentati 47,4 per cento . inoltre sono riuscito a far compiere un calcolo sui voti di 3140 comuni minori, appartenenti a 49 province. secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno , questi voti si ripartiscono in questo modo: partiti di sinistra 43,5 per cento della massa elettorale; partiti differenti dai partiti di sinistra (in questa cifra sono cioè compresi tanto i voti della Democrazia Cristiana , quanto i voti degli apparentati, quanto i voti dei partiti di destra non apparentati) 56,5 per cento . queste poche cifre danno il quadro dei risultati della consultazione elettorale e documentano la severa lezione che il partito della Democrazia Cristiana ha ricevuto. il risultato, per noi, tanto come partito comunista , quanto come alleanza di comunisti, socialisti e democratici, credo che, nelle condizioni in cui la lotta elettorale si è svolta, non poteva essere migliore. in condizioni di libertà elettorale avremmo avuto, credo, dai 400 ai 500 mila voti di più, affermandoci innegabilmente come la più forte formazione politica del paese, nella massa elettorale di quelle province che sono state consultate. quale è la conclusione che bisogna ricavare da questo? la conclusione è quella che avete ricavato voi stessi, anche se non lo volete dire apertamente in quest' Aula, anche se lo dite soltanto nel convento dove vi riunite da soli. la conclusione è che quattro anni di Governo anticomunista, di persecuzioni contro le forze dell' estrema sinistra , e in particolare contro i partiti della classe operaia alleati, quattro anni di intimidazioni, di scomuniche e di terrore spirituale.... sì, onorevoli colleghi , la scomunica vi è stata: perché non dovrei ricordarlo? non sono uso trascurare gli atti di così alte autorità! ebbene, dopo tutto questo avete fallito al vostro scopo, allo scopo che vi gravate proposti in questi quattro anni! dovete riconoscerlo! non siete riusciti a modificare l' orientamento fondamentale della classe operaia , del nucleo avanzato dei lavoratori delle città e delle campagne. anzi, il blocco di queste forze avanzate accresce le sue possibilità elettorali, nonostante tutto va avanti, e va avanti perché si presenta al paese come quello che ha il programma più chiaro, più preciso, che promette maggiore sodisfazione ai bisogni della cittadinanza. questa constatazione di fatto non dico che crei, ma certamente accentua, il conflitto ormai aperto, non negabile, nelle file interne del partito della Democrazia Cristiana . i due fatti su cui ho concentrato l' attenzione reagiscono quindi l' uno sull' altro e si aggravano a vicenda . io non mi meraviglio che in un grande partito vi possano essere lotte di tendenza . il nostro partito è diventato così grande come è ora attraverso aspre, accanite lotte di tendenza , che hanno portato, in certi casi, anche a rotture che ebbero l' apparenza di scissioni profonde. siamo abituati a queste cose; non ci meravigliamo dunque che nel vostro seno vi siano lotte di tendenza . questa e la legge di un grande partito. quello che consideriamo strano, anzi, quello che consideriamo non ammissibile per un partito il quale pretende di essere il dirigente della vita democratica del paese e che è. il più grande partito di questo Parlamento democratico, è che, trattandosi di un contrasto attorno a questioni non di organizzazione interna del partito stesso, o di interpretazione della vostra ideologia nelle parti che non riguardano l' andamento dello Stato né il resto dell' opinione pubblica , ma trattandosi di problemi che concernono il modo di governare il paese, che i dibattiti vostri si svolgano nell' ombra. voi non volete che essi abbiano luogo in quest' Aula. nell' Aula non ci volete dire nulla. all' Aula concedete tutt' al più la nozione indiretta e confusa di 30 o 40 voti secessionisti allo scrutinio segreto . sostengo invece che avete il dovere di fronte al paese di chiarire a fondo il dibattito che vi è tra di voi, che è così profondo, così acuto, e riguarda problemi interessanti tutti gli italiani nel momento presente, problemi dalla soluzione dei quali dipende tutta l' attività governativa, e quindi l' avvenire immediato e lontano della nostra patria. qui sta una delle cause effettive dell' attuale disagio del regime di democrazia in Italia. qui sta una delle cause effettive del modo così tortuoso e contorto come si è svolta questa crisi e dei risultati assolutamente insodisfacenti e, per una certa parte, anche non comprensibili, a cui essa ha portato. ho cercato di chiarire a me stesso i contrasti interni nelle vostre file e confesso di essere rimasto alquanto sconcertato dai risultati. ho trovato una sola posizione che sia formulata chiaramente nelle linee generali, dalle quali poi discendono per logica conseguenza certe proposte di determinati atti legislativi: è la posizione che risulta dall' ordine del giorno che pare sia stato presentato e votato da un gruppo di deputati democratici cristiani in una riunione — che si dice persino « ormai famosa » — del gruppo parlamentare democristiano alla fine del mese di febbraio 1951. qui trovo una linea politica. essa risulta dal fatto che si reclama un nuovo indirizzo di deciso e organico intervento dello Stato nella direzione della vita economica del paese; e dal fatto che da questa posizione generale si ricavano poi una serie di proposi ti concreti. posso discutere la coerenza tra le due parti di questo documento; posso discutere se le proposte concrete che si ricavano da quella impostazione generale corrispondano ad essa e la esauriscano; posso discutere ciò che occorrerebbe fare per applicare quella posizione generale. riconosco che qui, però, vi è una posizione ampiamente discutibile, chiara, attorno alla quale si potrebbe persino creare in questo Parlamento e nel paese un' ampia unità, se non altro allo scopo di giungere non solo alla reciproca comprensione, ma alla precisazione definitiva delle singole affermazioni programmatiche e della loro maggiore o minore conciliabilità nella pratica. stupisco però che un gruppo di deputati, il quale si collochi sulla posizione che ho indicato, possa poi dare la sua fiducia a un Governo come l' attuale. quando cerco di andare al di là di questa prima posizione, non trovo però più niente o quasi. trovo alcune impacciate formulazioni dell' onorevole Giordani il quale, pur essendo anch' egli sporco di pece anticomunista, che gli insozza le ali e gli impedisce di spiccare qualsiasi volo, nel suo giornale, in un determinato momento, arriva a rivendicare un cambio radicale di linea politica che egli esprime rivendicando un piano di riforme di struttura, con una prospettiva dei anni (con un piano poliennale atto a risolvere i problemi della disoccupazione, della burocrazia, del credito, degli alloggi, della pace e delle relazioni tra Oriente e Occidente). anche qui, anche se del tutto in embrione, non sviluppata poi nel seguito delle campagne propagandistiche dell' onorevole Giordani, vi è qualcosa che assomiglia a un programma politico, che potrebbe essere il punto di partenza di un' azione politica radicalmente diversa da quella del Governo attuale e dei precedenti; ma l' onorevole Giordani voterà per De Gasperi , ora come prima. delusione completa, invece, quando si tratta dell' altro esponente, anzi di quello che pare sia l' esponente principale delle vostre correnti di opposizione, dell' onorevole Dossetti. qui nonostante tutta la buona volontà e nonostante l' onorevole Dossetti sia l' animatore di una rivista che non ricordo se esca settimanalmente o quindicinalmente, qui non se ne capisce più niente. è impossibile rilevare, anche da una annata intiera di questa rivista, qualche cosa che somigli a un programma di Governo , una posizione capace di ispirare. un' azione governativa qualsiasi. tutto sembra si svolga all' ombra del convento, sotto la tonaca del frate. non è possibile vederci chiaro. non si può capire di che cosa si tratta o che cosa si vuole, e tutte le soluzioni concrete sono possibili. se avviciniamo ora questi due elementi cui ho accennato — il risultato elettorale e i contrasti interni del partito democristiano e cerchiamo di vedere come da essi si è partiti per concludere alla crisi, si deve arrivare alla conclusione che la soluzione data alla crisi stessa non è in nessun modo democratica. non lo è prima di tutto perché non avete tenuto conto del fatto che, alla luce della consultazione elettorale, risulta che il paese, in masse imponenti che arrivano fino al 45 per cento del voto di media per centri determinati, reclama una politica differente da quella da voi attuata sinora sia nel campo delle relazioni internazionali, sia in quello della applicazione delle norme costituzionali, sia in quello delle iniziative economico-sociali. voi avete dimostrato di disprezzare in modo assoluto lo schieramento di queste forze, che sono forze sane, libere, manifestatesi nella può difficile delle situazioni, che hanno un programma ma sono in pari tempo disposte, tenendo conto di esso, a venire ad accordi per vedere quali siano le cose essenziali da farsi oggi; quale parte di un piano di salvezza del paese possa essere di immediata attuazione, quali di dibattito e di attuazione più lontani. voi non comprendete nemmeno che fare questo è il vostro dovere. non capite che la consultazione elettorale deve orientare il Governo nella sua azione concreta, e cioè, nel caso presente, vi dice che per tener conto della volontà di tutto il paese la vostra politica deve subire dei mutamenti, e non vi dice invece che voi dobbiate unicamente pensare a intensificare la lotta, raddoppiare è il fuoco, perché il « pericolo comunista » si è fatto più forte. a parte il fatto che, raddoppiando il fuoco, non otterrete nulla di più, ma solo di turbare la pace di tutti, è evidente che la vostra non è una posizione democratica. il risultato elettorale è stato da voi misconosciuto e contraddetto. alle stesse conclusioni si arriva se si pone mente all' altro elemento che ha determinato la crisi, ai contrasti interni del partito democristiano . anche alla luce di questo secondo elemento, la linea da voi seguita non è stata democratica, perché non solo il Parlamento non è stato informato di nulla, ma la stessa opinione pubblica ne sa troppo poco. se pretendete essere un grande partito democratico, dovete sentire la necessità e il dovere di chiarire al paese la vostra posizione in modo che tutti sappiano orientarsi e decidere. altrimenti ritorneremo al metodo della designazione segreta dei consiglieri privati attorno al sovrano non costituzionale. voi siete del resto tanto consapevoli di questa antidemocraticità del modo come vi siete condotti, e ne sono tanto consapevoli i vostri giornali e i propagandisti ai vostri ordini o ai vostri stipendi che, per cavarvela, siete costretti a rifugiarvi nella ricerca ed esaltazione del fattore personale. quello che conta — dicono — è l' onorevole De Gasperi ; quello che conta — ripetono — è che tra l' onorevole De Gasperi e il popolo italiano si è stabilito un rapporto di mistica fiducia che prevale sulle questioni di partito, sulle questioni programmatiche e sull' attività del Governo. così viene rimessa a nuovo quella figura, che venne elaborata da alcuni dottrinari del fascismo, del cosiddetto capo carismatico. egli è, per sua natura e per investitura misteriosa, il capo, e a noi non spetta che riconoscere questo fatto. io comprendo tutte le debolezze degli uomini! comprendo che è molto difficile, onorevole De Gasperi , liberarsi dalla peste dell' adulazione, che tanto mi dà fastidio quando si manifesta ai miei danni. temo però in questo caso che l' onorevole De Gasperi commetta l' errore di crederci. onorevole De Gasperi , le ho detto una volta di non prestar fiducia, di non credere alle proprie bugie! ora le dico di non credere (e poi le darò anche un altro consiglio) alle bugie dei suoi adulatori. non ci creda, perché questa può essere una strada molto pericolosa per un uomo politico e soprattutto per un uomo il quale voglia mantenere una fisionomia anche solo di lontano democratica. e un altro consiglio le vorrei dare, ma non so se debbo darlo a lei o ai suoi collaboratori. quando ella ritiene sia necessario dare la stura a questa ondata stucchevole di adulazione personale, alla invocazione di quelle dottrine che ho detto, e cosi via, ebbene, lo faccia, ma non faccia firmar queste cose proprio da Mario Missiroli, per carità! perché questo disgraziato mercante della penna ha scritto proprio le stesse cose per Mussolini, ha dato sul patto tripartito anticomintern gli stessi giudizi che dà oggi sul patto atlantico , ha considerato ieri il partito nazionale fascista come barriera contro il comunismo come oggi considera eguale barriera contro il comunismo il vostro partito. cambiate, trovate un altro autore; non rendete troppo evidenti, alle persone che ricordano, che sanno, che capiscono, le vostre magagne! con Ingrao non poteva andare, perché Ingrao è un buon democratico e non sarà mai il servo di nessuno. crisi lunga, dunque, la più lunga a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, penosa, tortuosa, e risolta in modo non democratico, contrario al costume della democrazia. questo viene confermato dall' esame delle posizioni che qui sono state presentate nelle dichiarazioni programmatiche del Governo e che si riferiscono alla politica estera , alla politica interna alla politica economico-sociale e finanziaria. sarò costretto anch' io a seguire questo schema, il più rapidamente che mi sarà possibile. circa la politica estera è stata coniata una nuova espressione: l' espressione della fedeltà « assoluta » al patto atlantico . potrei dire, prima di tutto, che l' assoluto non ha luogo in questo campo, che è il campo dei trattati internazionali, cioè del mutevole e relativo, secondo le situazioni e le condizioni. potrei dire che l' assoluto, nel campo della politica estera , non può essere altro che l' integrità e l' indipendenza nazionale, e la pace, la garanzia della pace per il popolo. questo è il solo obiettivo assoluto in politica estera , ma è proprio questo, invece, che voi trascurate e violate. voi volete dire, però, affermando quell' assoluto, che l' Italia è ormai un paese atlantico e non c' è più niente da fare. ma è proprio qui che vi sbagliate, commettendo un errore, che poi farete scontare e che già state facendo scontare al paese. un punto è sicuro: che voi siete un Governo atlantico, uno dei governi del blocco americano; noi non contestiamo questo fatto. ma avete il paese con voi? e quanta parte del paese avete con voi? non vedete che facendo una simile affermazione spingete noi a dire e ripetere che il 40-45 per cento dei cittadini non è d' accordo con la vostra politica estera atlantica, ma vuole, invece, una politica di pace? ogni giorno ci costringete a sottolineare questa realtà, e questa realtà noi la sottolineiamo non soltanto dinanzi a voi, ma dinanzi al mondo intiero. credete voi che questo fatto vi serva nell' arena internazionale? non vi serve; anzi, mina la vostra posizione e, disgraziatamente, sino a che voi non cambierete indirizzo, mina la posizione del nostro paese nei rapporti internazionali. non si tratta, infatti, di una piccola e trascurabile minoranza; e un Governo il quale voglia rafforzare la posizione del proprio paese nei rapporti internazionali non potrà mai trascurare questo 40-45 per cento dei cittadini, ma dovrà fare una politica la quale, anche non coincidendo appieno con quello che viene proposto da questo 40-45 per cento , possa però ricevere un minimo di consenso da parte della stragrande maggioranza del popolo. esiste la possibilità di una politica simile? il Parlamento aveva avuto occasione, nel mese di dicembre, credo, di dare un suggerimento in questo senso. discutendosi delle sorti del conflitto coreano, allargando la visione a tutto il sistema dei rapporti tra le cinque grandi potenze nel mondo intiero e tra le tre grandi potenze in Europa, aveva espresso un voto, che sollecitava, in sostanza, una iniziativa di distensione internazionale e di pace da parte del Governo. ero assente da quella seduta e ignoro come sia stato motivato allora è in modo preciso l' atteggiamento del gruppo parlamentare comunista. so però che noi, anche se abbiamo dovuto votare contro per il modo come la cosa veniva presentata, riconoscevamo in questa rivendicazione un minimo, sul quale si poteva essere d' accordo tutti. che cosa è rimasto di quel voto del Parlamento nella vostra politica? è rimasta, credo, in una delle tante dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio nel corso della crisi, l' affermazione che si dovesse fare qualcosa, che appagasse « determinate impressioni psicologiche » e « aspirazioni ideali » . gomma rimasticata , anche questa, e che non sa di niente. e che cosa è rimasto di quel voto del Parlamento nelle dichiarazioni attuali del presidente del Consiglio , per la presentazione del nuovo Governo? egli ha ben voluto dirci e ripetere che il Parlamento è la suprema autorità, che ad esso occorre subordinare la propaganda e l' azione di tutti i cittadini, ma quale conto ha tenuto egli stesso di un voto del Parlamento? nelle sue dichiarazioni — le ho lette tre volte — non ho nemmeno trovato la parola « pace » . la parola « pace » non c' è. c' è stata la cosiddetta iniziativa Sforza nelle settimane della lotta elettorale; ma ancora oggi, noi, che abbiamo espresso la nostra opinione su quella iniziativa, mostrando quella che ci sembrava essere la contradittorietà di essa con la politica di fedeltà assoluta al patto atlantico , di questa iniziativa noli sappiamo nulla. ignoriamo persino che cosa sia stata. non sappiamo cioè se si è trattato della proposta di un patto di non aggressione , che dovrebbe essere avanzata dai paesi atlantici ai paesi dell' Europa orientale , o se si è trattato, invece come risulterebbe da altre fonti della proposta, di includere nel patto atlantico una clausola di riserva, analoga a quella che esisteva nel patto della Triplice. non ne sappiamo niente; siccome a questa iniziativa poteva forse essere legato qualcosa di ciò che il Parlamento aveva richiesto e di ciò che noi andiamo richiedendo a gran voce nel paese, non se ne è più parlato. spiegateci la cosa, per lo meno. la realtà è che voi, con la posizione di « fedeltà assoluta » che avete presa, non so a quali impegni aperti o segreti siate fedeli, né so con chi avete contratto questi impegni. non siete però fedeli in nessun modo al voto espresso dal Parlamento. avete sollevato qui una serie di questioni relative alla posizione dell' Italia nell' arena internazionale: la revisione del trattato di pace , l' ingresso della nostra patria nella Organizzazione delle Nazioni Unite , l' emigrazione. circa l' emigrazione avete poco da fare, perché le cose a questo riguardo sono oggi definite da tutti in modo troppo rigido perché possiate strappare altro che briciole. d' altra parte, la nostra posizione è che non si può sperare di trovare la soluzione dei problemi economici e sociali italiani stimolando l' emigrazione. questa è una via errata. non è vero che l' Italia non possa dar da mangiare onestamente a tutti i cittadini che nascono e vivono sul suo territorio. questo è vero soltanto per una determinata Italia, per una determinata struttura sociale che deve essere affrontata e trasformata profondamente dallo Stato. circa gli altri due obiettivi, e evidente che essi sono legittimi e possono essere sollevati. possono però venire sollevati in modo che si apra la via a una loro soluzione favorevole, oppure in un modo che serva soltanto ad aggiungere un motivo di più ai troppi motivi di tensione internazionale e di nascosto conflitto che già esistono nel mondo. sono profondamente convinto, e credo che qualsiasi persona ragionevole dovrà in questo convenire, che una soluzione positiva dell' una e dell' altra questione si potrà avere soltanto nel momento in cui avrà luogo una distensione dell' atmosfera internazionale. prima, no. nell' attuale atmosfera di tensione e di conflitto larvato, di « guerra fredda » , come si dice, voi vi presentate come i vassalli di una delle parti, come i botoli ringhiosi lanciati contro l' altra parte; e in questa posizione non potrete mai ottener nulla. cosa sperate di ottenere continuando l' attuale scissione del mondo e la vostra politica che specula sopra di essa e se ne compiace? il giorno in cui tra le grandi potenze si giungesse a un accordo di distensione della situazione internazionale e di pace, l' ingresso dell' Italia nell' Organizzazione delle Nazioni Unite verrebbe da sé, non sarebbe neppure discusso. l' altro giorno uno dei maggiori esponenti della politica estera sovietica ha incluso l' Italia nell' elenco di quei paesi di cui l' Unione Sovietica richiede. l' ingresso nell' Organizzazione delle Nazioni Unite . ma il giorno in cui questa ammissione verrà sollevata come motivo di lotta tra gli uni e gli altri, è chiaro che non ci sarà nulla da fare. il giorno che si introduce tra i paesi che hanno diritto di essere ammessi tra le Nazioni Unite una discriminazione, e voi accettate questa discriminazione perché chi la introduce sono i circoli dirigenti dell' imperialismo atlantico, quel giorno voi stessi condannate la nostra patria ad essere discriminata e a restare fuori dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . ma anche gli altri paesi hanno un trattato di pace che contiene la stessa promessa. il problema non e del trattato, ma della discriminazione fra l' uno e l' altro regime, a seconda che sia o non sia di gradimento degli imperialisti americani. questo è il vero problema. se voi, ripeto, accettate la posizione della discriminazione e tutta la vostra politica, dalla « fedeltà assoluta » al patto atlantico sino al rifiuto dei passaporti ai nostri giovani che vogliono andare a far festa a Berlino, è fondata sulla discriminazione, voi stessi condannate la nostra patria a rimanere nella situazione attuale. che cosa potrete ottenere se non ha luogo una distensione internazionale? una dichiarazione tripartita analoga a quella del 1948, relativa alla città di Trieste? noi dicemmo allora che quella dichiarazione non serviva a niente per il modo stesso come era stata fatta. oggi ne sono convinti tutti; anzi, direi, che oggi si è aggiunto un elemento che allora noi non prevedevamo; si è aggiunta la condotta delle potenze occupanti di Trieste e firmatarie della dichiarazione tripartita ; contraria allo spirito della dichiarazione stessa. la vostra posizione di « fedeltà assoluta » al padrone atlantico vi ha impedito perfino di chiarire a fondo i termini di questo problema; vi ha impedito di sondare, vi ha impedito di, esplorare, vi ha impedito di saper quali possano essere le condizioni concrete per la soluzione di una così grave questione, che tormenta la maggior parte degli italiani. voi non sapete nemmeno, o almeno non avete nemmeno chiarito al paese, che cosa voglia dire in sostanza la dichiarazione tripartita . significa essa annessione, promessa senza alcuna condizione del Territorio Libero all' Italia? significa, invece, integrazione del Territorio Libero nel territorio nazionale italiano con un regime di autonomia analogo a quello dell' Alto Adige ? voi siete stati contenti alla dichiarazione tripartita , e così non solo non avete risolto nulla, ma non avete nemmeno chiarito i termini di un problema che non potrà essere risolto se non con la partecipazione di tutte le grandi potenze che hanno firmato il trattato di pace . che cosa otterrete, dunque, circa le questioni che sollevate? sì, otterrete le dichiarazioni di qualche senatore americano, o anche il voto di qualche assemblea degli USA, o qualche brutta copia della dichiarazione tripartita ; ma tutto ciò non modificherà nulla delle decisioni che, in applicazione del trattato, ai danni nostri sono state prese, e da quegli stessi cui siete assolutamente fedeli. tutto questo non cambierà la sostanza delle cose, perché i problemi italiani, per la posizione stessa del nostro paese e per la sua situazione interna, sono tali che non potranno venire risolti favorevolmente alla nostra patria se non in un' atmosfera di distensione internazionale e da un Governo il quale si orienti consapevolmente o dia quel contributo. che potrà dare alla creazione di una simile atmosfera di distensione. di questo noi abbiamo bisogno, e ne abbiamo bisogno perché, mentre da un lato l' isterismo bellico degli americani si manifesta in forme ogni giorno più preoccupanti, dall' altro lato stanno venendo a galla problemi nuovi e in diversi paesi si stanno formando o incominciano ad affiorare nuovi gruppi, i quali incominciano a saggiare se sia possibile regolare le cose con un metodo diverso, liquidando e condannando l' isterismo bellico e la diretta provocazione alla guerra degli americani. la conferenza dei quattro è fallita perché di tutto si poteva discutere, e l' Unione Sovietica aveva accettato di discutere di lutti i trattati, di tutti gli strumenti internazionali, ma non del patto atlantico . è evidente che non se ne può discutere, perché è un patto di guerra, per sua natura offensivo, offensivo per il fatto stesso che è legato alla creazione in tutto il mondo di basi militari aggressive, le quali sono la traduzione in linguaggio concreto di una politica di provocazione e di preparazione di una nuova guerra. il conflitto coreano non si risolve, perché gli americani, gettata la maschera, chiaramente fanno vedere a tutti che essi sono in Corea come conquistatori e sterminatori di popoli. ma intanto vengono alla luce altri problemi. viene alla luce il problema del riarmo della Germania, e voi, soli o quasi soli nell' Europa occidentale , accettate senza riserva alcuna la posizione americana, perché siete fedeli in modo assoluto al vostro padrone. gli italiani, invece, non possono essere per il riarmo della Germania, quando sanno che nella Germania occidentale , che si sta riarmando, circolano di nuovo i vecchi capi militari del fascismo, le organizzazioni fasciste si stanno ricostruendo e sono persino cominciate di nuovo — onorevole Bellavista, lo ha ricordato anche lei le riunioni in birrerie, presiedute da un capo di paracadutisti, candidato forse alla posizione di nuovo duce del militarismo tedesco. in questa situazione, possiamo noi essere per il riarmo della Germania, e per giunta nel modo incondizionato come voi avete dichiarato di esserlo? no, non possiamo, e gli italiani non lo sono. gli italiani che hanno combattuto contro i tedeschi durante la guerra di liberazione, che hanno visto che cosa significhi una Germania militarista lanciata alla conquista del mondo, e sanno che cosa vorrebbe dire un nuovo militarismo tedesco rilanciato alla rivincita e alla riconquista delle sue posizioni, gli italiani non possono essere consenzienti con la vostra politica verso la Germania occidentale . e qui non parlo solo dell' opposizione, ma di tutti gli italiani che più o meno si intendono di relazioni internazionali e che nutrono amore per il loro paese. lo stesso per il riarmo. quale italiano, consapevole delle condizioni oggettive della nostra economia e della nostra finanza, può accettare di assoggettare tutto il nostro sistema economico alle esigenze dettate dalle commissioni dello stato maggiore degli USA di America, esigenze che impongono il dissanguamento dell' economia degli Stati europei di Occidente, e per noi non possono significare altro che un passo accelerato verso la rovina economica? noi noli. possiamo volere, infine, che si estendano le basi americane in Europa e nel Medio Oriente , perché questo significa che si fanno nuovi passi in avanti per la preparazione di una guerra di aggressione contro l' Unione Sovietica e i paesi dell' Europa orientale . noi non possiamo volere che il nostro paese diventi una di queste basi di guerra e che l' esercito e la marina di uno Stato che sappiamo prepara, perché lo dice apertamente tutti i giorni, una guerra di aggressione, si istallino sul nostro suolo e sulle nostre coste. altro che fedeltà assoluta al patto atlantico ! abbiamo bisogno che venga abbandonato e combattuto da tutti l' isterismo di guerra atlantico; abbiamo bisogno di una politica di pace, e tanto più ne abbiamo bisogno perché sentiamo che nel momento presente nubi di guerra ancora si addensano da tutte le parti. circa la politica interna , le posizioni esposte dal presidente del Consiglio sono, su per giù, corrispondenti a quelle che egli ha esposto per la politica estera , egualmente contrarie all' interesse del nostro paese. per alcuni aspetti esse sono anzi ancora più gravi, perché toccano in modo anche più diretto le basi politiche e morali immediate della nostra vita nazionale, della convivenza non solo dei partiti, ma di tutti i cittadini che formano la nazione italiana. il presidente del Consiglio si è doluto delle ingiurie, degli attacchi, delle diffamazioni. strane, ridicole queste lagnanze in bocca ad un presidente del Consiglio che sappiamo come ha condotto la campagna del 18 aprile, che ha aperto la campagna per le elezioni amministrative ultime lanciando contro il nostro partito e i suoi alleati l' accusa di essere corpi estranei alla nazione italiana e, fra le due campane di questo tenore, ha inserito l' affermazione leggiadra che ciascuno di noi, uomo e anche donna, credo, non è persona umana, ma è un diavolo che si è rivestito di queste parvenze umane per condurre la lotta politica contro il presidente del Consiglio ! quando in questo modo. si impostano, onorevole De Gasperi , campagne politiche di tanta importanza e si bistrattano alcuni milioni di cittadini italiani, non si ha diritto a dolersi né di ingiurie né di attacchi né di diffamazioni, i quali poi non ci sono stati. ella ha, se mai, quel che ha donato. onorevoli colleghi , io non rispondo di tutte le parole che possa aver detto qualsiasi propagandista del nuovo partito; ma so, ve lo posso dire con quel poco di autorità che ho nel mio partito (e il fatto che lo dica qui ha valore per il mio partito stesso, come ben comprendete, anche per il futuro) che ciò che noi abbiamo detto all' inizio della campagna elettorale , ciò che diciamo e ripetiamo a tutti i nostri propagandisti e agitatori è che essi non devono seguire mai il presidente del Consiglio e i vostri propagandisti su quel terreno, ma debbono invece mantenersi sul terreno della argomentazione, della oggettività, della persuasione. se volete che siano esclusi dalla battaglia politica determinati toni che non vi fanno piacere, ebbene, date l' esempio. la cosa sarà buona per tutto il paese. ma, oltre a questo, il nostro presidente del Consiglio ha proposto e difeso una posizione sulla quale non posso in nessun modo, e credo che noi, tutti non possiamo in nessun modo dichiararci d' accordo. ha preteso, cioè, che quando si esce dal terreno della politica interna e dei problemi economici e sociali e si entra sul terreno della politica estera valga per regolare i dibattiti politici una norma particolare, per cui qui sarebbero precluse le polemiche aperte di fronte al paese, e vietate le manifestazioni rivolte, oltre che all' opinione pubblica italiana, all' opinione internazionale. si reclama cioè, per questa materia, un regime particolare. orbene, io ho seguito con estrema attenzione, certo più che l' onorevole De Gasperi , i lavori della nostra Costituzione. facevo parte della Commissione nella quale venne elaborata la parte della Costituzione che riguarda i diritti di libertà dei cittadini. non vi è stato mai nemmeno il più lontano accenno a un limite di questa natura. la libertà di agitazione, la libertà di propaganda, la libertà di manifestazione nel Parlamento e al di fuori del Parlamento per preparare gli orientamenti e le nuove consultazioni dell' opinione pubblica è garantita dalla nostra Costituzione sia per gli argomenti che si riferiscono alla politica interna , sia per gli argomenti che si riferiscono alla politica estera . non può esservi differenza, discriminazione; e noi in particolare, noi che siamo il partito della classe operaia , ci teniamo a questa assenza di discriminazione, perché questo, è purtroppo uno dei campi dove la classe operaia , e tutta l' opinione pubblica con essa, è andata avanti più adagio, dove è rimasta legata più a lungo alla vecchia rappresentazione che i rapporti fra gli Stati siano cosa del monarca e della cricca che lo circonda, dei ministri e del Governo, e il popolo non si possa né si debba interessare di ciò, quel popolo che poi, al momento buono, subisce tutte le conseguenze della politica che è stata fatta. nostro compito è di educare la classe operaia , i lavoratori e tutti i cittadini a interessarsi a fondo di tutte le questioni di politica internazionale , e questo specialmente oggi, che non vi sono più questioni di politica interna che possano essere disgiunte dalle questioni di politica internazionale , come ella stessa, amorevole presidente del Consiglio , ha riconosciuto nella sua dichiarazione. noi rivendichiamo il diritto di muoverci e manifestare liberamente in questo campo, e la Costituzione ci riconosce appieno questo diritto. esercitando questo diritto faremmo noi una politica estera che si sostituisca a quella dello Stato? ma quale pazzia è mai questa? la politica estera è fatta di atti esecutivi, che solo al Governo spettano. noi non concludiamo nessun trattato con nessuno Stato, né per il commercio, né per la pace e per la guerra o per alcun' altra cosa. gli atti esecutivi li fa il Governo sulla base del proprio orientamento. ma la politica estera ha anche un altro elemento, lo riconosco, quello dei rapporti fra i popoli e dello sviluppo della loro coscienza. il fatto che i popoli imparino a capire che la questione della pace e della guerra dipende da loro e non più dal monarca, o dal ministro del monarca e nemmeno dai ministri di qualsiasi governo; il fatto che i popoli imparino a conoscersi, vedano che i temi di cui si servono i provocatori di guerra per aizzarli gli uni contro gli altri si riferiscono a questioni che si possono risolvere in pace; e poi la reciproca comprensione, l' avvicinamento, gli scambi di cultura, l' abbattimento delle barriere di ferro che voi volete invece elevare tra un popolo e l' altro: tutto questo è funzione nostra. io vorrei fosse anche funzione vostra, che anche voi sentiste questa profonda esigenza, perché tutti gli uomini politici oggi hanno il dovere di muoversi in questo campo e, se vogliono la pace, loro compito primo è di creare un grande fronte che a tutti. i governi imponga il rispetto della pace, l' applicazione dei trattati internazionali, il ristabilimento di relazioni sempre più strette, di comprensione e di collaborazione fra gli Stati di tutto il mondo. come, è possibile sostenere una dottrina come quella che il presidente del Consiglio ha difeso qui, proprio in Italia dove il regime fascista è caduto sul terreno della politica estera , non su quello della politica interna , perché se non vi fossero state le questioni di politica estera che hanno provocato un sussulto dell' anima nazionale e messo in movimento tutti i cittadini per far piazza pulita di quel regime, forse avremmo dovuto penare ancora chi sa quanto a lungo sotto quella tirannide? proprio dopo questa esperienza tragica voi osate venirci a dire che non ci dobbiamo occupare davanti al popolo di politica estera e agitate l' articolo 244 del codice penale ! ma l' articolo 244 del codice penale punisce precisamente colui il quale, compiendo atti ostili contro uno Stato estero, spinga lo Stato italiano al pericolo di una guerra. onorevole presidente del Consiglio , le propongo di deferire immediatamente al tribunale, incriminati in base a questo articolo, i componenti del comitato civico per i manifesti fascisti, obbrobriosi, di insulto alle nazioni libere che essi espongono sulle vie e sulle piazze d' Italia. capisco, non posso chiedere che sia incriminato lei; per quanto riguarda lei, le auguro che non ci sia, a un certo momento, un' Alta Corte ! sempre riferendomi a quell' articolo famigerato, noi i capi delle grandi nazioni — USA, Inghilterra, Unione Sovietica , Francia — li abbiamo rappresentati seduti a un tavolo, elaborando un patto di pace. è provocazione alla guerra, questa? può essere motivo di peggioramento dei rapporti dello Stato italiano con gli altri Stati? non crede? qualora così fosse, tanto più dovremmo allora continuare nella nostra propaganda, perché vorrebbe dire che abbiamo individuato — e li abbiamo di fatto individuati gli effettivi nemici della pace del popolo italiano e del mondo intiero, coloro che considerano il parlare di pace come offesa e provocazione. il fatto pero che il presidente del Consiglio abbia sollevato questo problema e, nel sollevarlo, si sia riferito, a questo articolo 244, che è uno di quegli articoli che vennero formulati per introdurre le famose leggi speciali fasciste del codice penale , solleva una questione più generale, la questione di tutto l' orientamento suo, in particolar modo, e del suo Governo circa i rapporti fra i cittadini e fra i partiti nello Stato, e cioè circa la base della convivenza e della lotta politica nel nostro paese. in pari tempo, infatti, egli ha reclamato una legge la quale, se dobbiamo credere a ciò che è stato pubblicato dai giornali, praticamente tende ad annullare il diritto di sciopero e ha reclamato un' altra legge, con la quale si vogliono punire determinate agitazioni sindacali considerandole atti di sabotaggio. in questo ambito rientra tutta la pratica corrente, amministrativa e di polizia, di questo Governo. vi rientra la richiesta di leggi repressive sulla stampa, limitative della libertà di stampa garantita dalla Costituzione; e rientra — anzi, questo è il quadro di tutto — l' anticomunismo, che è l' anima, il fondamento esclusivo, la guida del Governo attuale e dei precedenti. da questa parte voglio cominciare, quindi, perché qui trovo la prima fondamentale violazione sia della lettera che dello spirito della Costituzione repubblicana. anticomunismo significa infatti negazione della eguaglianza tra i cittadini, significa discriminazione introdotta tra i cittadini in considerazione della loro adesione a una determinata dottrina, politica, della loro iscrizione a un determinato partito, della accettazione. di determinati programmi di giustizia e progresso sociale . di qui deriva tutto il resto. di qui deriva la mostruosa confusione che voi fate, nei programmi e nella attività quotidiana, fra i compiti del Governo e i compiti di un partito. avete nominato un sottosegretario alla cultura popolare e per prima cosa costui ha posto, fra i problemi che il Governo dovrebbe risolvere, il problema del comunismo. no, questo non è problema del Governo, questo è problema di un partito: sarà aspirazione dei colleghi socialdemocratici battere la nostra influenza nella classe operaia , sarà intenzione del partito democristiano riuscire a distruggere quel tanto che abbiamo realizzato di conquista ideologica delle masse lavoratrici , e così via . questi non sono problemi del Governo, il Governo non ha niente a che fare con queste cose. vi è qui una mostruosa confusione, un connubio mostruoso, che giustifica poi la corruzione e gli sperperi. voi buttate i miliardi dello Stato per la lotta contro il comunismo! è bene che lo sappiano tutti i cittadini che pagano imposte! voi buttate i miliardi dello Stato per la propaganda anticomunista vergognosa, per la creazione di corpi armati di cui non vi sarebbe bisogna se avessimo un Governo il quale facesse una politica di distensione e non di odio e lotta, dichiarata contro una parte del paese! voi state diventando, anche per questo motivo, uno dei governi più cari! dall' anticomunismo deriva poi la vostra corruzione morale, che giunge fino all' accordo e alla connivenza oscura tra funzionari governativi, e perfino dirigenti del Governo, e i banditi più scellerati... accordo, naturalmente, per combattere contro i comunisti! una volta accettato l' anticomunismo come principio supremo ed unico della vostra moralità, dove volete fermarvi? non vi fermerete più! e in realtà non vi fermate, perché questa è una delle fonti della corruzione che vediamo imperare oggi in tante sfere governative. noi saremmo coloro contro cui si deve combattere perché siamo il « partito dello straniero » ! questa è la bestemmia che voi lanciate contro di noi uscendo dalle conventicole segrete con un pugno di miliardari americani, a cui date le notizie sulla situazione economica del nostro paese, che negate alla Camera e al Senato della Repubblica ! questa è la mostruosa calunnia, che voi sapete essere tale, che voi biascicate uscendo dalle riunioni dove avete subito le istruzioni del signor Dayton o dell' ambasciatore degli USA o di tutti gli altri commessi viaggiatori di un imperialismo straniero che infestano il nostro paese! partito dello straniero! il partito che ha dato il maggior numero di combattenti contro il fascismo, per la democrazia, per la liberazione d' Italia dallo straniero! non sono fra le nostre file uomini che vadano spiando sulle Alpi « l' apparir di un amico stendardo » , e voi lo sapete. no! non attendiamo nessuna liberazione in quel modo, perché abbiamo fiducia, profonda fiducia, come l' abbiamo avuta a partire dal 1922 nelle forze del popolo italiano , di questi combattenti per la libertà, sorti dal seno della nostra patria, veramente forti perché « armati dei propri dolori » , che hanno saputo essere a tutta l' Italia esempio nella lotta per la redenzione della patria italiana, per la sua liberazione, per il suo progresso, per la ricostruzione di essa. è vero, siamo un partito di lavoratori. non siamo un partito di possidenti. siamo il partito dei diseredati. siamo il partito della povera gente . forse è proprio questa la nostra colpa, perché nell' anticomunismo, in sostanza, oltre al dettato di un imperialismo straniero, non vedo altro che la traduzione in termini politici di quel dispetto e disprezzo contro i diseredati, contro i poveri, che è proprio del privilegiato, di colui che è ricco e sta bene. volete un piccolo esempio? ho qui un documento della vostra propaganda elettorale: il famigerato mazzo di carte del comitato civico. non vi è l' onorevole Pella, quindi potrei risparmiarmi di sollevare una piccola questione marginale. esiste infatti un articolo di una legge finanziaria , il quale dice che qualsiasi mazzo di carte , anche se fatto a scopo di propaganda, di divertimento, di pubblicità o simili, deve essere soggetto a una tassa di bollo; e pare esista in pari tempo una circolare del ministro Pella, credo, alle autorità finanziarie interessate, nella quale si dice che questo mazzo di carte del comitato civico non costerà nulla al comitato stesso per tassa di bollo. è una piccola cosa, per cui non occorre risalire sino all' articolo 244 del codice penale . basterebbe fermarsi al 215, poiché mi pare si tratti di qualcosa che nel dizionario corrente si chiama prevaricazione. ma questo è un neo per un Governo come il suo, onorevole De Gasperi . ad ogni modo, non è questa la questione che mi interessava. mi interessava questo mazzo di carte , come indice di una mentalità, di un costume, di una morale. perché qui siamo raffigurati noi, sono raffigurati i nostri iscritti ed elettori, gli uomini che ci seguono, gli operai, i braccianti, i contadini, i piccoli borghesi, gli intellettuali che votano per noi, che sono per la pace, che hanno letto Carlo Marx, che hanno una simpatia per un paese dove sono al Governo i lavoratori, l' Unione Sovietica . e come sono rappresentati tutti costoro? come la feccia della società. hanno visi da ubriaconi, facce da ladri, sembianze di degenerati e perversi, sono delinquenti comuni da affidare ai carabinieri, sono traditori della patria da additare al pubblico disprezzo. questo è l' animo vostro. i diseredati che ci seguono, la povera gente che sta con noi, voi la odiate. voi avete nell' animo vostro l' odio dei signori contro il diseredato, l' odio contro il povero... chieda la parola, onorevole Federici! naturalmente, contro il diseredato, contro il povero che non vuol più essere tale, che non vuol più venire a prendere la minestra alla porta del convento dove voi state discutendo di alta politica, ma aderisce a una dottrina di redenzione e progresso sociale , nutre una fede, spera in un suo domani, lotta per avvicinarlo. questo è il vostro nemico perché non fa parte della classe dominante e ad essa non è più prono. anche la vostra campagna contro quello che chiamate il Cominform, con la quale credete di mettere noi nell' imbarazzo e che è invece segno d' infamia sulla vostra fronte, fa parte di questo costume. qualsiasi partito, dal liberale al socialdemocratico e al vostro ha il diritto di avere tutti i rapporti internazionali che crede, di discutere con rappresentanti di altre organizzazioni delle sue questioni e anche di accogliere consigli, come avete fatto voi stessi in una vostra riunione a Sorrento! qualsiasi partito ha il diritto di fare questo, ma non il partito della povera gente , il partito dei lavoratori: per esso questo e un delitto! se un grande industriale, poi, stabilisce rapporti con miliardari di altri paesi, dove tutti sanno che si tratta di tramare contro gli interessi della nazione, cioè contro la nostra economia, oh, questi è tabù, questi sarà un santone, per voi; ma il lavoratore no, egli non deve poter guardare al di 18 del suo paese, agli uomini che lottano nelle sue condizioni per la redenzione di tutto il mondo, di tutti gli uomini che vivono del loro lavoro e aspirano alla libertà e alla pace. questo è proibito! discriminazione! anatema! scomunica! scusate se mi sono lasciato trascinare dall' esame degli aspetti di costume, degli aspetti morali di questi problemi. gli è che questi aspetti mi interessano e toccano profondamente, come uomo, anche prima che come dirigente politico. signor presidente del Consiglio , io non ho parlato di me. io non ho parlato del modo come vengo posto in caricatura io, o come vengo preso in giro, anche per le mie disgrazie e infermità, dai suoi giornali e dai suoi manifesti murali. questo non mi interessa. ho posto un problema di costume politico e di moralità, e questo rimane nel modo come l' ho posto! ma vengo all' aspetto politico di tutto questo complesso di questioni. l' aspetto politico è effettivamente molto grave e misurerò a questo punto le mie parole, acciocché non si dica che sono stato trascinato dalla foga. vorrei partire da un precedente, il precedente della monarchia. sotto la monarchia è stata fatta l' Italia. lo sappiamo tutti. un certo debito di riconoscimento verso la monarchia, quindi, vi è stato a lungo in gran parte del popolo italiano . ma è avvenuto che la monarchia, in un determinato momento della nostra storia, si è dimenticata che lo Stato di cui essa era a capo era fondato sopra un patto, che era lo statuto concesso o ottenuto più di cent' anni fa, ma accolto poi dal paese come base della convivenza nazionale, come fondamento dello Stato. il giorno che lo statuto venne calpestato, distrutto, da quel momento le basi dello Stato monarchico effettivamente non esistettero più. si apri quella situazione che doveva finire, come poi è finita, nel crollo spaventoso del 1943 e del 1945. erano passati quasi vent' anni , breve periodo di tempo ; ma il baratro, obiettivamente, al di sotto di tutte le apparenze di solidità e di festività e di espansione e tracotanza del regime fascista, si era aperto il giorno che era stato violato il patto che stava alla base dello Stato monarchico italiano. orbene, su che cosa è fondato l' ordine politico attuale? anch' esso è fondato su un patto che ha la sua forma concreta nella Costituzione repubblicana; ma il valore di questa forma si intende solo in relazione con i grandi avvenimenti della crisi storica da cui sono uscite e la Repubblica italiana e la stessa nostra Costituzione. tali avvenimenti sono stati la lotta per distruggere il fascismo, la guerra di liberazione, la insurrezione nazionale del 25 aprile e il successivo periodo di ricostruzione attraverso la cooperazione di tutti i partiti, quello scorcio di storia, insomma, che recentemente ha abbagliato la vista degli italiani e tuttora, al ricordo, riempie l' animo nostro di commozione. in tale periodo si è avuto un processo che altri volle chiamare di conciliazione tra quelli che erano stati i gruppi sociali in prevalenza animatori della lotta contro il fascismo, della guerra e della insurrezione e altri gruppi che collaborarono anch' essi, anche se più tardi, alla stessa grande opera. invece di parlare di conciliazione io indicherei invece, come impronta caratteristica di quel periodo, l' assunzione di una funzione dirigente nazionale da parte della classe operaia , dei suoi partiti, delle classi lavoratrici raccolte attorno ad essi e con essi collaboranti. da tutto questo è nata la nostra Repubblica. è da questo complesso di fatti storici che esce il patto politico e morale che ci impegna tutti, sta alla base del nostro regime, e trova la sua forma giuridica concreta nella Costituzione repubblicana. il giorno che questo patto venga violato, viene minata e distrutta la base di tutto il nostro regime, condannato a essere travolto in quello stesso baratro che, ad un certo momento, si aprì sotto la monarchia... il regime fondato sul patto ch' io dico non è un regime di discriminazione tra i cittadini, ma è un regime di libertà e uguaglianza; ossia è un regime che tende alla collaborazione di tutte le forze sane della nazione, in quanto è caratterizzato dal fatto che le classi lavoratrici offrono la loro collaborazione per poter partecipare all' opera di rinnovamento della società, a patto che a questo rinnovamento seriamente ci si accinga. questa, onorevoli colleghi , la sostanza vera della vita nazionale, che voi state logorando e distruggendo consapevolmente, quando vi adoperate per spezzare in due la nazione, distinguendo gli eletti da quelli che devono star nel ghetto, come diceva l' onorevole Lombardi, per sostituire a uno Stato democratico uno Stato di polizia, e di polizia connivente coi banditi, per annullare il diritto di sciopero, per insidiare la libertà di stampa , per applicare quelle leggi eccezionali fasciste che furono già tradotte in articoli del codice che va sotto il nome del ministro Rocco. desidero seriamente porvi in guardia contro ciò che state facendo, perché, quando si viola il patto fondamentale su cui è fondato lo Stato, si creano le condizioni oggettive di una crisi rivoluzionaria, e questo è necessario comprendano tutti. so che tra di voi e accanto a voi vi è chi vi spinge per questa strada, chi vi saluta in questo cammino, chi vi invita ad andare ancora più in fretta. vi è chi vi minaccia di costituire un partito clericale-fascista e già pare ne abbia iniziato gli atti costitutivi, affinché voi, nella emulazione verso il ritorno alla tirannide, non vi lasciate superare; e lo squallido onorevole Russo Perez , che tanto mi ricorda La Volpe scodata, ha voluto già dirvi quello che voi dovete fare se volete tener fede alla promessa di ritorno alla tirannide, che egli ha colto nelle vostre dichiarazioni. non abbia timore, onorevole Roberti, degli impegni o delle richieste del partito repubblicano . il partito repubblicano ha chiesto che non vi fosse compromesso tra il Governo e le forze neofasciste e ne ha fatto condizione per entrare nel Governo. il compromesso è già in atto in Sicilia, ed è stato persino benedetto in speciale udienza concessa da altissima personalità. ma i repubblicani rimangono. non abbia paura dei repubblicani! quelli non contano niente. la realtà è che la via per la quale vediamo che questo Governo vuole insistere, orientandosi in modo contrario a quello che è stato il risultato delle elezioni, in modo contrario alle leggi che detta la Costituzione della nostra Repubblica, e alle basi politiche e morali del nostro Stato, è una via che non può portarci ad altro che a una situazione ancora più grave della presente, ancora più confusa, ancora più intricata, e noi auguriamo che non sia anche peggio. la via che noi proponiamo è un' altra. proponiamo che si rimanga fedeli al patto sul quale è fondata la nostra società politica, che è la Costituzione della Repubblica, nella sua lettera e nel suo spirito. proponiamo che si rimanga fedeli a quello spirito da cui uscì l' unità del popolo italiano nella lotta contro il fascismo, nella lotta contro i tedeschi, nella instaurazione della Repubblica. da questa unità può uscire ancora qualche cosa di nuovo e di grande. noi ne siamo sicuri. la nostra politica auspica questa unità, per raggiunger la quale siamo disposti alle discussioni obiettive, al chiarimento concreto di tutte le questioni, con tutti; siamo disposti alla collaborazione con tutti coloro che siano pronti, per parte loro, a lavorare concretamente per attuare anche solo una parte di un programma di rinnovamento economico e sociale , di un programma di distensione della situazione internazionale, di creazione di condizioni di pace per noi e per tutti i popoli d' Europa. certo, la più grande difficoltà sta nella situazione economica . purtroppo, però, è proprio qui, dove attendevamo di più, che abbiamo ricevuto di meno, che abbiamo avuto un elenco di misure già note e la enumerazione di provvedimenti che vi era da attendersi che qualsiasi governo avrebbe presentato nelle condizioni attuali, perché non superano la ordinaria amministrazione , e il silenzio, oppure un po' della solita gomma rimasticata , circa le direttive generali dell' azione economica e sociale del Governo. non questo attendevamo. non so se fosse questo ciò che attendevano i diversi gruppi del partito dominante, certamente non questo attendevano i lavoratori italiani che oggi vivono nell' indigenza, nelle ristrettezze, nell' ansia; non questo attendevano i nostri due milioni (gli americani dicono però quattro milioni) di disoccupati, gli operai delle officine « Reggiane » , che sperano di giorno in giorno di poter ascoltare una voce, una parola da cui risulti che qualcuno, in alto, presta orecchio al loro grido di angoscia, che è il grido di tutta una città, oltre che di una delle parti più avanzate della nostra classe operaia . non questo attendevano quei gruppi del ceto medio , intraprenditori, industriali, commercianti, piccoli coltivatori, gravati ogni giorno più duramente da una situazione economica di maggiore ristrettezza e di maggiore difficoltà. non questo attendeva il popolo intiero, il quale vede aumentare il costo della vita , vede la scarsità degli alloggi, sente crescere di giorno in giorno la difficoltà, per gruppi sempre più vasti di cittadini, di andare avanti. non avete detto nemmeno una parola che possa essere assunta come segno di speranza, nemmeno una parola che possa essere accolta con senso di attesa, per vedere che cosa ne uscirà di fatto. e perché non avete potuto farlo, perché non potete nemmeno far cenno al desiderio lontano di mettervi per una strada nuova di cui tanto ha bisogno il nostro paese? non sono d' accordo con quel collega che ieri gettava la colpa sulla burocrazia, la cui scarsa « funzionalità » — come si dice in tedesco — sarebbe quella che non permette di risolvere determinati e intricati problemi economici. non è vero. per quello che io conosco della burocrazia — e l' ho conosciuta per breve periodo di tempo , dirigendo un importante dicastero — essa non è quella che qui si vuole rappresentare, l' idra dalle cento teste che non lascia far nulla. no! il male non viene dalla burocrazia; viene dal fatto che si vuole imporre alla burocrazia una tutela politica troppo pesante, petulante e corruttrice. i 35 sottosegretari — il 10 per 100 della maggioranza — non aiutano in nessun modo a risolvere il problema della burocrazia; essi lo complicheranno, anzi, perché da loro verranno sollecitazioni, insistenze e pressioni non economiche, non legate a esigenze concrete del lavoro; da loro, in sostanza, la corruzione verrà e non la guida, di cui la nostra burocrazia ha bisogno, e quando la riceve è capace di attuare i compiti che le vengono chiaramente posti. non è qui che sta la difficoltà. la difficoltà viene da altra parte e precisamente dal punto primo, dalla « fedeltà assoluta » al patto atlantico . non è possibile attuare un programma qualsiasi di risorgimento economico, di alleviamento delle miserie e del disagio di una parte dei cittadini, dagli impiegati agli operai, dai disoccupati ai braccianti, ai pensionati e fino ai professori universitari, se in pari tempo si deve ubbidire agli ordini dello stato maggiore americano, il quale esige che impegniamo sempre nuove centinaia di miliardi, per spingere alla guerra in concreto, o anche solo per piazzare le armi fabbricate nelle officine americane e allontanare così ancora un poco lo spettro della crisi che minaccia quel paese. queste due cose non sono conciliabili. è necessario, quindi, prima di tutto, in linea preliminare, fare un passo deciso verso una politica di distensione internazionale, di distacco dal patto atlantico , di pace, di limitazione radicale delle spese di riarmo, se si vogliono poter fare passi anche modesti nella direzione della soluzione dei problemi, così gravi, della nostra economia sociale. e poi? poi bisogna affrontare le riforme previste dalla Costituzione: la riforma agraria con limite fisso alla proprietà per tutto il paese; il controllo della produzione, per sapere quello che accade, per poter limitare il profitto, per poter combattere la speculazione, per poter scacciare l' intrigante e il ladro; la nazionalizzazione di determinati grandi gruppi monopolistici, che ormai sono per questo più che maturi, e prima di tutto delle fonti di energia . occorre, in pari tempo la elaborazione da parte del Governo, con l' aiuto dei lavoratori stessi, attraverso le loro organizzazioni, di un piano di sviluppo economico del paese; piano di sviluppo che abbia come parte fondamentale quelle misure che ho detto e che sono indispensabili se si vuole assicurare il pieno impiego della mano d'opera . di pieno impiego della mano d'opera non basta parlarne, in un paese come il nostro, così ricco di contradizioni economiche e di problemi sociali; occorre, concretamente, faccia a faccia con la realtà, affrontare le questioni di struttura economica che ho detto, indicare quello che si può fare oggi, quello che potrà esser fatto tra sei mesi, fra un anno, fra due anni e così via . occorre un piano di riorganizzazione della nostra economia, insomma, attraverso la direzione di essa nell' interesse della collettività. e solo quando si farà questo si potrà chiedere ai lavoratori appoggio e pazienza anche, non quando una minoranza gavazza in profitti e lussi smoderati mentre gli altri vivono di stenti. occorre, poi, riorganizzare i servizi sociali in modo che una parte della miseria del popolo, dei disoccupati, degli operai pagati troppo poco, dei braccianti, delle popolazioni agricole indigenti, trovi un sollievo in misure concrete di carattere sociale, nella gratuita totale dei servizi medici e delle medicine per esempio, e così via , in una serie di iniziative le quali richiedono un grande impegno di denaro, senza dubbio, ma soprattutto richiedono un grande impegno politico e morale da parte di un Governo il quale sappia e voglia essere sostenuto dal consenso e dall' appoggio delle classi lavoratrici e dei loro partiti, di questa parte della nazione che, se è stata diseredata fino a ieri, oggi sente che è giunto il momento in cui deve porre fine a questa sua condizione. noi presenteremo in questo senso, adesso se vi sarà tempo, o alla ripresa parlamentare, proposte concrete di natura legislativa. chiederemo che il Parlamento le affronti e le discuta. queste sono le cose di cui deve discutere il Parlamento e non della soppressione del diritto di sciopero. il giorno in cui chiedete al Parlamento di discutere della soppressione del diritto di sciopero, sapete voi stessi che sabotate il Parlamento, che create, consapevolmente, una situazione in cui il Parlamento non potrà più funzionare per sei mesi, per un anno e anche più, una situazione in cui la paralisi del Parlamento sarà accompagnata da uno sconvolgimento di tutto il paese, perché una conquista come quella del diritto di sciopero, il popolo che ha fatto l' insurrezione nazionale del 25 aprile, non se la lascerà strappare a nessun costo. concludo. la soluzione governativa che ci è presentata non conforme all' interesse, della nazione. essa crea un nuovo provvisorio, rinvia le difficoltà, non affronta i problemi vitali che debbono essere oggi posti e risolti nell' interesse dei cittadini e di tutti i lavoratori. essa mantiene e minaccia di aggravare gli elementi già gravi della politica seguita fino ad ora, la scissione del paese, l' incatenamento della patria alla politica di una grande potenza imperialistica che spinge alla guerra. essa minaccia nuove gravissime violazioni del patto costituzionale; rende quindi seria la minaccia che si apra una profonda crisi rivoluzionaria di tutta la società italiana . le questioni che sorgono in questa situazione sono così gravi che noi riteniamo che tutto il popolo debba essere chiamato al più presto a pronunciarsi sopra di esse. vuole il popolo italiano che si vada avanti in questo modo, passo a passo liquidando quello che si era conquistato sulla via della democrazia, del progresso sociale , della libertà, della indipendenza della nazione, oppure si sta il popolo italiano accorgendo, nella sua maggioranza, che bisogna cambiare strada? bisogna saperlo al più presto, e per questo diciamo non già, come dite voi, che la seconda parte delle elezioni amministrative debba essere rinviata, ma che deve al più presto essere consultato politicamente tutto il paese affinché la sua volontà di pace, la volontà di distensione nazionale, la volontà che siano affrontati e risolti positivamente i problemi della tranquillità e sicurezza di esistenza della maggioranza dei cittadini, possa manifestarsi chiaramente, e così sia liberata l' Italia da governi come il vostro, liberata da questa permanente scissione della nazione in campi opposti che dovrebbero divorarsi e distruggersi a vicenda ; liberata dall' incubo dell' asservimento a un imperialismo straniero, liberata dalla minaccia della guerra, e si possa dare inizio a una politica di pace, di distensione interna, di edificazione economica e sociale, sotto la guida di un Governo che abbia la fiducia dei lavoratori e agisca nell' interesse della grande maggioranza dei cittadini. qualunque passo venga fatto, da qualsiasi partito, o da qualsiasi gruppo all' interno di un partito, in questa direzione, sarà da noi compreso, favorito, appoggiato; ma continua sarà la resistenza, aspra sarà la lotta nostra e delle forze che ci seguono sempre più largamente e decisamente nel paese contro chi continui a trascinare la nostra patria sulla via della discordia interna, del decadimento economico, dell' asservimento allo straniero, della umiliazione internazionale e della guerra.