Alcide DE GASPERI - Deputato Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 618 - seduta del 22-12-1950
1950 - Governo II Amato - Legislatura n. 13 - Seduta n. 830
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

è chiaro che l' emendamento dell' onorevole Nenni, aggiungendo un elemento discriminante di sfiducia generale sulla politica del Governo, e soprattutto nei riguardi della politica estera , non è accettabile. che cosa ha unito diversi gruppi, forse in molte altre cose di diverso pensiero, su questa mozione? non soltanto la generica aspirazione alla pace — ed anche per questo il Governo doveva aderirvi, perché crede di essere interprete di questa aspirazione del popolo italiano alla pace — ma il fatto, soprattutto, che nella conclusione si parla di « preservazione della pace nel mondo sulla base essenziale del ripristino della legge internazionale » . questo è ciò che ci unisce, anche all' infuori dei vincoli governativi di coalizione, anche con partiti che non appartengono alla coalizione. questo è quello che ci unisce, e questa è la vera ragione per cui voi comunisti non aderite alla mozione, perché si tratta del ripristino della legge internazionale, che voi non avete accettato. mi pare evidente, anche se non lo avete detto esplicitamente, che voi non volete oggi accettare una mozione la quale si conclude con l' invito al ripristino della legge internazionale — mozione presentata in luglio, e da me allora già accettata appunto per questo suo fine supremo, nonostante l' aggressione fosse in quel momento in declino — solo perché l' aggressione cinese fa dei progressi, e volete che proseguano fino alla fine. se non erro nella interpretazione — può essere, naturalmente, che non mi facciate procuratore del vostro pensiero al riguardo la discussione avviene su quel punto, e quel punto è capitale. credo che non sfuggirà nemmeno al paese che questa è la ragione fondamentale per cui voi non accettate la mozione anche se parla di pace; voi infatti volete la pace, ma evitate l' adozione del mezzo precipuo per raggiungerla, e cioè il ripristino della legge internazionale, alla cui base sta la volontà di tregua, oggi specialmente che le truppe della Corea del nord hanno conquistato la maggior parte, del territorio. è inutile che si voglia fare una speculazione sopra dichiarazioni ireniche del mio caro amico Giordani: ha ragione, Giordani, quando nega la formula antica si vis pacem , para bellum . ha ragione, perché non si deve preparare la guerra per difendere la pace, con l' intenzione di fare la guerra; io traduco modernamente questo motto antico e credo di renderlo accettabile anche all' onorevole Giordani, il quale, del resto, ha accennato alle condizioni del riarmo: si vis pacem , para securitatem et defende libertatem . vorrei, ad ogni modo, affermare che alla aspirazione vivissima alla pace, della quale vogliamo farci interpreti fedeli e leali, giorno per giorno, in tutta la nostra attività di politica interna e di politica estera , aggiungiamo, però, il proposito fermo, risoluto di creare quelle misure di sicurezza, che sono necessarie nel nostro paese perché la pace sia una realtà. su questo proposito nessun dubbio; esso è limitato soltanto dall' impegno della riforma sociale, riguardo alle necessità del popolo, soprattutto minuto, il quale non può più ridurre i propri consumi, e naturalmente dalle nostre possibilità finanziarie, che sono segnate dalla solidità della moneta. perciò abbiamo chiesto e stiamo trattando per ottenere il contributo dei più ricchi, perché sia possibile creare questa base di sicurezza, per noi e per i nostri alleati. vorrei non lasciar dubbi né a voi, né a chi ci ascolta o ci osserva da lontano. con ciò ho espresso veramente il mio pensiero, il pensiero trafilato, come diceva un collega, attraverso una coscienza meditabonda, non di facile entusiasmo; pensiero al quale siamo arrivati dopo aver cercato tutte le possibili altre vie. dunque, necessità assoluta di fare questo sforzo e questo sacrificio contando sullo spirito di sacrificio, di serietà, di responsabilità, di virilità del popolo italiano . l' onorevole Natoli ha detto: « non un soldo, non un soldato » ; non ha detto la frase, ma ha ripetuto il concetto che questa espressione una volta voleva significare. di fronte a questo abbiamo dovuto rispondere: è necessario ogni sforzo compatibile con la riforma sociale e con la solidità della moneta, per assolvere a questa responsabilità gravissima, che sentiamo come la prima, la più incombente per compiere il nostro dovere di Governo democratico, di Governo cui sono affidate le sorti del popolo italiano . l' onorevole Mazzali ha detto: governo della guerra e dell' anticostituzione. tutto questo chiasso, onorevoli colleghi , si fa perché lo sforzo massimo che noi oggi possiamo compiere è quello di mettere a punto 12 divisioni, cioè quella ridotta capacità difensiva consentita dal trattato, impostoci proprio per limitare le nostre possibilità di forza. si tratta di un minimo. è difficile intendere come, in tale situazione, si può parlare dello Stato italiano come d' uno Stato che pensi ad una guerra offensiva, che parta in guerra e provochi la guerra. nonostante le 12 divisioni, quando saranno in piedi, resta il nostro bisogno assoluto di cercare tutte le vie perché la guerra non venga; sarebbe durissima prova per noi e per gli altri paesi; tanto più per noi, che non possiamo armare come armano i grandi Stati: non abbiamo né le risorse industriali, né le risorse di materie prime e, soprattutto, non abbiamo le risorse in uomini e le risorse di mezzi organizzati, che hanno le grandi potenze, compresa la Russia che ci sta a guardare. in quanto alla anticostituzionalità, parola che sembra venire connessa a questa concezione di pre-guerra, di vigilia di guerra, rispondo che noi restiamo fedeli alle libertà costituzionali ed al regime democratico. so che voi vi lagnate; ma il fatto che voi così rumorosamente tutti i giorni potete lagnarvi è prova che avete torto, quando negate che vi sia libertà. nella Costituzione vi sono dei diritti, ma — e lo si dimentica troppe volte — sono consacrati anche dei doveri di disciplina e di lealtà nei confronti dello Stato e dell' ordinamento della Repubblica italiana . questi doveri abbiamo diritto di inculcarli ed abbiamo diritto, con la legge ed in forza della legge, di punire coloro che a questi doveri non adempiono. abbiamo mantenuto fede al nostro programma di regime democratico, nonostante tutti gli attacchi che ci vengono, con una lealtà che è più profonda delle nostre stesse esigenze momentanee e temporanee. abbiamo anche il senso della necessità della solidarietà nazionale. sappiamo che dobbiamo lentamente, gradatamente — come e possibile, secondo la nostra legge — smobilitare tutto quello che fu dopoguerra e sanzioni del dopoguerra, e non mi si dica che non facciamo nulla in questo senso, quando ho annunciato proprio in quest' Aula, l' ultima volta che parlai di questo problema, che avremmo disposto per un largo riesame della situazione dei carcerati politici. su 390 domande di liberazione condizionale, 128 sono state accettate; 100 nelle prossime settimane saranno accettate e poi rapidamente cercheremo di vagliare le altre. debbo però aggiungere che tutto questo sarà possibile e si potrà gradatamente arrivare alla soluzione intera, del problema solo a una condizione, e cioè che nel paese si manifesti un senso di disciplina e del dovere, un senso di unità, un contegno di responsabilità. spero che i partiti lo vogliano dimostrare, nonostante le polemiche attuali. spero anche che il popolo italiano dimostri serietà e comprensione, della situazione che attraversiamo. mentre in tutte le altre nazioni si sono introdotte delle disposizioni limitatrici, fino ad oggi ancora ciò in Italia non è avvenuto. però io faccio appello, alla vigilia di Natale, al senso di responsabilità e di serietà di tutte le classi, soprattutto di quelle agiate. debbo però, notare che nel 1949 si sono spesi in spese voluttuarie nel nostro paese 70 miliardi e 800 milioni, cioè ventiquattro volte più del 1948, e ottantotto volte più del 1938. vi è dunque la possibilità di ridurre e di comprimere; senza toccare le esigenze del povero ed il minimo indispensabile che il povero ha, ma non sempre, assicurato. facciamo anche delle leggi: tranquillizatevi su questo punto. basta che dimostriate di volerci sinceramente dare una mano per fare buone leggi; ma questa mano non l' abbiamo mai trovata. in ogni legge che abbiamo fatto, di qualunque indirizzo essa fosse, di destra o di sinistra, avete sempre cercato dei pretesti per votare contro. questa è stata la vostra tendenza e la vostra parola d'ordine . mi sia, permesso di aggiungere qualche parola, che mi viene dal cuore, cioè l' augurio che si consolidi il pensiero della pace e della sicurezza, oltre il desiderio vivissimo di una tregua, specialmente laddove ancora si combatte e si muore, tregua su cui insiste tanto la commissione dell' Onu e che ancora non si è potuta ottenere. io mi meraviglio che fra tante urgenti istanze che oggi si pongono, specialmente da parte dell' estrema sinistra , non sia venuto anche questo appello, affinché la proposta di una tregua venga accettata! io credo di interpretare il pensiero vostro e il pensiero del popolo italiano , dicendo che quest' augurio che noi facciamo è rivolto alle madri, perché non debbano ancora trepidare per i loro figlioli durante queste feste. a tutte le madri! a tutte le madri! ma nessuno ci rimprovererà se il nostro augurio va specialmente a coloro che si battono per il principio ideale delle Nazioni Unite , come assertori di pace contro metodi di aggressione e per la cooperazione internazionale! e, amici miei, poiché l' onorevole Gian Carlo Pajetta ha oggi ricordato i volontari italiani di tutti i tempi, dal Rinascimento in qua, che sono andati a combattere in tutte le nazioni, permettetemi di ricordare che fra quei combattenti vi sono anche cittadini americani di origine italiana, gente che in questo momento, oltre che assolvere al proprio dovere, valorosamente, di fronte al proprio Stato, continua anche la tradizione italiana di combattere per la libertà su tutte le frontiere!