Pietro NENNI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 53 - seduta del 16-07-1948
1948 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 276
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevoli colleghi , allo stato delle cose , ho soltanto una breve dichiarazione da fare. mi ero augurato che l' avvenimento doloroso che ha colpito il paese, la Camera, la classe lavoratrice , potesse offrire al Governo e alla maggioranza l' occasione per una interpretazione dell' attentato in sé e della situazione da esso creata tale da poter operare una distensione negli spiriti in un momento in cui ciò appariva e appare più necessario che mai. sono dolente di dover constatare che né da parte del Governo, né da parte della maggioranza è stata detta una sola parola che possa essere interpretata come uno sforzo di comprensione. noi abbiamo ascoltato ieri il ministro Scelba, che non possiamo definire altrimenti che ministro, di polizia, leggere rapporti delle questure e delle prefetture, alcuni dei quali riferenti fatti che effettivamente inducevano gravi constatazioni sullo stato di spirito dell' opinione popolare; lo abbiamo sentito elencare i fatti senza trovare nell' intimo suo, senza trovare nella coscienza dalla sua funzione di ministro una sola parola, un solo apprezzamento, che favorisse la distensione degli spiriti. ieri il ministro di polizia ci ha informato di uno degli avvenimenti più gravi che possono capitare in un paese democratico, e proprio in quel momento la maggioranza è balzata in piedi acclamandolo con un entusiasmo di cui un giorno si rammaricherà. è stato quando l' onorevole Scelba ha annunziato che a Genova le forze di polizia avevano fatto appello all' intervento dell' esercito. questo di servirsi dell' esercito per servizio di polizia è, signori, una delle cose più tristi della nostra storia, una delle piaghe purulente del vecchio Stato reazionario. gli anni che vanno dal 1890 al 1900, in cui era costume del Governo impiegare l' esercito come forza di polizia, furono fra i più deleteri alla formazione del costume democratico. sono un vecchio ed accanito avversario di Giolitti, contro il quale ho condotto in gioventù lotte vivaci per taluni aspetti corruttori della sua politica; tuttavia sta di fatto che egli si propose durante i suoi quindici anni di potere di rendere sempre meno frequente l' impiego delle forze militari, in servizio di polizia, dimostrando così di avere uno spirito liberale che alcuni ministri repubblicani stanno perdendo. quanto al presidente del Consiglio , mi dispiace che egli non abbia neanche tentato una valutazione politica di quanto è successo mercoledì alla porta del Parlamento, e ieri ed oggi nel paese. non metto in dubbio la sincerità del rammarico del presidente del Consiglio per l' attentato. ho però il diritto di ricordargli, come feci mercoledì scorso, che i nostri sentimenti individuali possono farci onore ma non incidono sulla situazione politica. come italiano sono umiliato di dover constatare che il solo giornale che ha dato un apprezzamento politico sull' attentato di mercoledì è un giornale straniero, è un giornale conservatore, il Times. il giornale londinese vede nell' attentato di mercoledì un tentativo di ridurre al silenzio gli oppositori del Governo e scrive: « questo ritorno ai metodi cari a un passato che l' Italia aveva sperato di avere per sempre sepolto è quanto mai deplorevole » . quindi aggiunge: « è difficile credere che lo studente che ha attentato alla vita di Togliatti e coloro che hanno collaborato con lui non siano stati maleficamente influenzati da quegli incitamenti all' odio e alla violenza che sono partiti dagli ambienti d' estrema destra e del neofascismo. il Governo, non credendo che si potesse giungere a tanto, fece bene a non reprimere spietatamente ogni conato di resurrezione del fascismo, ma ora, per il buon nome dell' Italia, è necessario che il Governo di De Gasperi liberi il popolo italiano dal timore della rinascita fascista e dei metodi fascisti » . onorevole presidente del Consiglio , un deputato italiano non può che rammaricarsi che queste parole siano scritte in un giornale di Londra invece che formulate da lei e che ella qui, invece di indicare al paese il pericolo di questa resurrezione di spirito fazioso e fascista, abbia insistito nell' individuare nel comunismo il nemico da debellare. infine non posso che sorprendermi della manifestazione di assoluta incomprensione del Governo e della maggioranza nei confronti dello sciopero; non una parola è stata detta la quale ci consenta di sperare che chi è alla direzione del paese sia in grado di vagliare i sentimenti e i risentimenti che ribollono nell' animo popolare. potevano sorprendersi il Governo, la maggioranza, la stampa, che l' annuncio dell' attentato contro uno degli uomini in cui la classe lavoratrice riconosce se stessa determinasse un movimento spontaneo di abbandono del lavoro, oppure tentativi il cui carattere qua e là rivoltoso non metto in discussione, ma che importa capire per avere il diritto di giudicarli ed eventualmente anche di reprimerli? poteva non avvenire che in un paese, il quale ha fatto la nostra dolorosa esperienza e nel quale l' offesa al Parlamento, come offesa alla libertà, cominciò, nelle elezioni del 6 aprile 1924, con l' uccisione del candidato socialista Piccinini e culminò nell' assassinio di Giacomo Matteotti, poteva non avvenire che la classe lavoratrice , gli elementi più avanzati del paese, usciti appena da una lotta ventennale contro la dittatura mussoliniana, non riavvicinassero la situazione di oggi e quella di allora? non per gli uomini, ma gli uomini contano poco. onorevole De Gasperi , noi abbiamo qualche volta parlato insieme di questo argomento per constatare che molti uomini politici , i quali ebbero nella vita nazionale un ruolo nefasto, erano uomini personalmente onesti, incapaci sovente di valutare le conseguenze dei loro atti. perciò, più che agli uomini, guardiamo alle cose. ora io constato che, di fronte allo sciopero generale , che è stato una grande manifestazione di maturità politica, del quale opportunamente la Confederazione italiana del lavoro ha assunto la direzione per non abbandonarlo ad istinti di gruppo o individuali, il Governo ha saputo soltanto annunziarci che prepara delle leggi antisciopero, cosa per cui poteva, a prescindere di altre e più gravi considerazioni, scegliere un momento più opportuno; e ha lasciato intendere, se ho ben capito, che considera l' unità sindacale come sotterrata. in queste condizioni, onorevoli membri del Governo, non abbiamo più niente da dire. signori del Governo, i nostri atti ci seguono e i fatti ci qualificano più che le parole. avreste torto di credere che, nei suoi effetti, il turbamento che ha colto l' anima popolare mercoledì possa già essere considerato come liquidato. avreste torto di credere che, perché la Confederazione del lavoro saggiamente ha ieri sera deliberato la fine dello sciopero, rischiando di mettersi in conflitto con gli elementi più animosi della classe operaia , che può essere indotta a giudicare come un atto di debolezza l' atto di saggezza dei dirigenti confederali, determinato da una giusta valutazione degli interessi superiori della nazione; avreste torto di credere che ciò significhi che tutto è finito. voi non avete trovato le parole che bisognava dire; voi sopporterete le conseguenze di questa vostra ottusità politica, che io giudico anche una ottusità morale. non c' è soltanto il ricorso alle armi, verso cui mi è sembrato che voi desideraste spingere la parte più avanzata della classe operaia ; non c' è soltanto lo sciopero, a determinare i rapporti fra le classi e fra l' opposizione e il Governo. durante tutto il 1947 noi vi abbiamo avvertiti che non avreste potuto risolvere i problemi nazionali ereditati dal fascismo e dalla guerra se non aiutando il popolo a consolidare la sua unità. in questi giorni avete ancora aggravato la scissione nel paese. voi, onorevole presidente del Consiglio , avete detto che seguirete la vostra linea e che la seguirete con costanza. allo stato delle cose , vi possiamo rispondere soltanto che anche noi seguiremo la nostra linea e che la seguiremo con costanza.