Alcide DE GASPERI - Deputato Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 522 - seduta del 11-07-1950
Sulla pena di morte
1950 - Governo II Amato - Legislatura n. 13 - Seduta n. 770
  • Attività legislativa

onorevoli colleghi , questo dibattito ha avuto anche parecchi riferimenti alla politica interna — non parlo, naturalmente, della politica interna della Corea del nord — ma mi pare, veramente, che tutto ciò che è stato detto abbia, per lo meno reso problematiche le accuse che sono venute dall' estrema sinistra . comunque, io qui avrei tanto materiale da controbattere al materiale presentato dall' onorevole Togliatti, per dimostrare come anche nella Corea del nord vi siano stati rappresaglie, fatti orribili, e soprattutto imprigionamenti e morti di missionari e anche, oltre che di missionari, di gente coreana. rinuncio a questa gara, direi, di orrori da una parte e dall' altra, perché la questione non è questa. come ha detto il ministro degli Esteri , e come ha detto stamani in un discorso assai importante — che non ha avuto disgraziatamente un numeroso uditorio — l' onorevole Cappi, per noi il problema è quello della pace, della procedura da seguirsi prima della guerra; e quindi il problema coreano ha un carattere soprattutto internazionale. i riferimenti alla politica interna riguardano però l' Italia, riguardano il nostro paese, ed io ho il dovere di parlare chiaro su questo argomento, e direi distaccato da quella che può essere la situazione contingente. ed ecco come ho visto il problema in discorsi già tenuti fuori, e come devo vedere dinanzi alla responsabilità del Parlamento il problema della quinta colonna . quinta colonna è il problema dei pericoli sul fronte interno; d' accordo con l' onorevole Cappi, metto in prima linea il disfattismo individuale del grasso borghese che mette in salvo le sue riserve e medita la fuga e metto in prima linea anche il pavido e pusillanime uomo mediocre che tenta di salvarsi, garantendosi un alibi con le transazioni, con il doppio giuoco e con la tessera. di contro assicurazione. ma qui siamo nel campo del costume individuale e personale: più che la legge, più che il Governo, qui può la reazione morale dei bravi cittadini che, con senso di libertà e di fierezza nazionale, risveglino le coscienze, denunciando all' opinione pubblica le debolezze e creino un' atmosfera di solidarietà refrattaria alla viltà e al tradimento! lo Stato dovrà vigilare ed intervenire contro gli abusi e le infrazioni alle leggi; ma la sanzione morale più efficace sarà, in democrazia, la reazione dell' opinione pubblica . vi è, però, una seconda quinta colonna , una colonna sistematica e organizzata che, in tempi di emergenza, tende ad esasperare la situazione interna introducendovi elementi di disgregazione. badate bene, non intendo riferirmi ad elementi di critica al Governo o a provvedimenti legislativi o esecutivi, non a lotte sindacali per legittimi interessi operai, mollo meno ad agitazioni programmatiche o specifiche di ciascun partito, perché questa è la libertà, questo è il metodo democratico; bensì a quella preparazione insidiosa, psicologica e a quella formazione di una volontà collettiva superstatale che, per il caso del conflitto, nega il diritto e il dovere dello Stato democratico di esigere dai cittadini l' adempimento degli obblighi civili e militari, pretestando che lo Stato non sodisfa le giuste esigenze sociali dei lavoratori. un Governo democratico deve contrastare tale preparazione psicologica, anzitutto con una saggia politica di riforme, con uno sforzo incessante verso la giustizia sociale . lo stiamo facendo, e non pretendo da voi che ne riconosciate la misura; ma dovete riconoscere che lo sforzo c' è e che è in moto. ripeto: un Governo democratico deve contrastare tale preparazione psicologica con una saggia politica di riforme, con uno sforzo incessante verso la giustizia sociale . e le forze del padronato e quelle delle classi dirigenti devono sentire l' obbligo di appoggiare tale sforzo, anche se costa sacrifici individuali, perché esso non può essere compiuto senza una più equa distribuzione della proprietà e del reddito. ma sarebbe grave illusione quella di credere che con provvedimenti di carattere sociale si ottenga la preservazione da attacchi al sistema politico : Stato e partiti devono anche insistere sulla obbligatorietà per tutti di accettare il principio democratico. la Costituzione! onorevole Togliatti, da questo banco ho sempre chiesto niente altro che la Costituzione; però voi non potete condizionare all' uno o all' altro degli articoli della Costituzione la fedeltà fondamentale alla legge base della Costituzione stessa. la base, egregi colleghi, è questa: chi decide. chi decide non è la polizia, ma la legge, l' autorità legittima, è il Parlamento. questa è la base, e non dimenticate che proprio in quell' argomento che oggi ci ha interessato vi è di mezzo, come vi era nel passato, ai tempi della Duma, un parlamento eletto che viene travolto dai carri armati . La Repubblica — e vorrei che queste parole venissero incise fortemente nella mente degli avversari, e anche degli amici — la Repubblica italiana sarebbe perduta se, per obbedire alle sue leggi, fosse lecito aspettare che essa divenga o rossa, o bianca, o verde. il Tricolore vale per tutti! la democrazia italiana si fonda sulla libertà e sulla solidarietà. essa ha il dovere di difendere l' una e l' altra, e i cittadini hanno l' obbligo di obbedire a questa legge fondamentale. bisogna che l' opinione pubblica reagisca alle affermazioni contrarie e si serri attorno non dico al Governo, ma a chiunque difenda questo principio. cosa vuol dire la lettera della gioventù comunista ne La Bandiera , giornale di Genova dell' 8 luglio, lettera che si propone alla firma della gioventù comunista, ed è diretta al compagno Stalin? in essa si dice ad un certo momento, dopo ampie lodi al compagno Stalin per la prudenza con la quale impedisce un allargamento del conflitto: « ma, mentre vi inviamo questo ringraziamento, nello stesso tempo riaffermiamo che mai la gioventù italiana impugnerà le armi contro il popolo del paese del socialismo » questa « lettera aperta » dell' 8 luglio riguarda la presente situazione; e continua: « noi non combatteremo mai contro l' Urss ed i paesi a democrazia popolare » . ora, io vi lodo, giovani, se voi vi impegnate a non attaccare la Russia, a non attaccare qualsiasi Stato, soprattutto gli Stati socialisti; ma non posso accettare che voi diciate che in ogni caso, anche se si tratta di difendere l' Italia, voi non combatterete. suppongo, onorevoli colleghi , che il generalissimo Stalin; capo dell' Armata rossa , accetterà volentieri che gli si attribuisca il tranquillante pensiero di localizzare il conflitto (e, fin qui, se fosse bene accetta, potremmo aggiungere la nostra adesione); ma troverà strano che in Italia esista una gioventù che possa proporsi di non combattere quando il suo paese fosse attaccato da un altro Stato; lo troverà strano, perché una tale gioventù, in Russia, con simili propositi, finirebbe in Siberia. e che cosa vuol dire, onorevole Pajetta, quando ella, nell' ultimo numero del Quaderno dell'attivista del 1° luglio, scrive questo periodo? ce lo spieghi, perché io non voglio interpretarlo: « se i comitati della pace hanno avuto fino ad oggi essenzialmente compiti di organizzazione e di propaganda, gli avvenimenti ci indicano come essi hanno, e via via avranno, sempre maggiori funzioni che potremmo chiamare esecutive » . guardiamoci in faccia, onorevoli colleghi , perché niente deve essere nascosto e niente deve essere sottratto all' attenzione del popolo italiano . so che il rimedio principale contro la propaganda è la contropropaganda, il rimedio contro l' agitazione la controagitazione, che bisogna chiamare a raccolta forze morali soprattutto, e questa deve essere soprattutto la lotta nostra di Governo, e di categoria non comunista. l' efficacia della forza morale dovrebbe esserci ben presente: vedendo il popolo inglese sorgere unanime dopo il caso della Corea, vedendo il parlamento inglese, rappresentante del popolo inglese, pur così diviso per tutto quel che riguarda la politica interna e la politica sociale , sentire nel momento decisivo che per salvar la pace bisogna essere tutti uniti nella difesa della vecchia Inghilterra, dovete intendere che, se la sicurezza sociale è un grande cemento, la sicurezza esterna della patria è ancora un più forte cemento. è vero, onorevole collega: in Inghilterra c' è la monarchia; ma sarebbe davvero disperare del buon senso del popolo italiano se proprio la forma repubblicana fosse quella che non desse consolidamento all' idea della patria e della sicurezza sociale . io credo che, come è avvenuto in Inghilterra, così dobbiamo augurarci tutti che parimenti si senta anche in Italia. onorevole Marchesano, parliamo del destino dei popoli, che è cosa ben più alta, delle forme dei governi: dei popoli che sovranamente decidono della pace e della guerra. i governi passano, ma il problema, della sicurezza dell' Italia prevale su tutti e su tutto. lo vorrei solamente fare questo appello alla forza reattiva e costruttiva: se la gioventù in genere sente questo comandamento di fierezza, perché non dovrebbero sentirlo anche i giovani che si batterono come partigiani? essi hanno pure combattuto per l' Italia contro i tedeschi, hanno pure combattuto per un' Italia libera! onorevoli colleghi , io mi rifiuto di credere che voi diate ragione a coloro che insinuano che avete combattuto per un' Italia dove trionfasse il vostro partito; no, voi avete pensato alla patria e alla libertà, lo riconosco. io mi rifiuto, fino a prova contraria, di credere che l' appello pubblicato ne La Bandiera di Genova possa davvero esprimere l' opinione della gioventù comunista o di gruppi notevoli della gioventù comunista. io spero che questi giovani sentano che, quando noi difendiamo l' Italia, difendiamo un regime di libertà, una tradizione di gloria, un regime di democrazia, noi difendiamo un regime di libero sviluppo che potrà domani portare al socialismo e oltre, ma non con la guerra, bensì con la pace e con lo sviluppo civile. forse questo fatto coreano, che avrà tante tristi conseguenze per coloro che sono direttamente colpiti, potrà essere per noi solo un segnale di allarme che, voglio augurarmi presto, verrà superato dall' unanime desiderio di pace, ma sarà valso a richiamare tutti alla realtà di una solidarietà nazionale che non può essere compromessa. ho però l' obbligo, come capo del governo , di aggiungere che, se mai per dannata ipotesi questa solidarietà nazionale venisse davvero compromessa da qualche sciagurato, non lo sarebbe impunemente, perché la legge fondamentale su cui si regge lo Stato deve essere energicamente difesa, altrimenti crollerebbero e la pace e la sicurezza, e Caino tornerebbe ad infierire! onorevoli colleghi , questi momenti sono gravi, e tutti dobbiamo fare un esame di coscienza. non lo si fa mai abbastanza. dobbiamo, dicevo, fare, un esame di coscienza e riflettere su quello che è l' oggi e su quello che sarà il domani, affinché sia possibile che il segnale di allarme non abbia conseguenze, proprio per l' unità del popolo italiano . comunque, se vi fosse congiura contro questa unità, vi dichiaro che il Governo, a qualunque costo, a qualunque spesa o sacrificio, avrà la forza di impedire che l' unità del popolo italiano si rompa. ed ora rispondo agli interventi degli onorevoli Russo Perez ed Almirante. rettifico, anzitutto, alcune cifre. il ministro guardasigilli mi ha informato che, su un totale di detenuti per collaborazionismo, imputati e condannati, di 11.378 alla data del 28 febbraio 1946, furono oggetto di amnistia e di indulto, dal 2946 al 1948, 10.174 persone, delle quali 8.186 scarcerate immediatamente. i detenuti per collaborazionismo sono oggi 982, e i latitanti sono 563. questa è la realtà e la proporzione delle cifre. un centinaio erano stati condannati a morte, ma le loro pene sono state ridotte, in seguito all' abolizione della pena di morte e all' indulto, a 19 anni. le pene degli altri non superano in media, in forza della condanna, i nove anni di reclusione. parte sono stati condannati per strage e saccheggi, o per omicidi. i casi sono molto diversi, cosicché una disposizione generale creerebbe nuove ingiustizie. occorre distinguere caso per caso, il che è consentito solo in sede di grazia o di libertà condizionata a ciò che il ministro guardasigilli si propone di promuovere dopo avere riferito al Consiglio dei ministri su alcuni criteri direttivi da seguire. bisogna riconoscere però che l' atteggiamento di alcuni gruppi di ex fascisti o di neofascisti rallenta ogni disposizione a ulteriore indulgenza. la Repubblica democratica può essere indulgente, ma non ammette che si torni ad esaltare il metodo della violenza e che si pratichi e si riaccenda l' odio che condusse fatalmente alla guerra civile e alla perdita della libertà. recentemente i senatori Cadorna e Parri hanno espresso il voto in Senato, in un loro ordine del giorno , che si provveda all' assistenza delle vittime della guerra, anche dall' altra parte. il Governo democratico nazionale ha comprensione per tale voto e sta esaminando la possibilità ed i termini di tali provvedimenti che corrispondono ad un sentimento più umanitario, nello sforzo di cancellare ed attenuare, nella misura del possibile e del giusto, le conseguenze della guerra fratricida. onorevoli colleghi , voi non ascoltate il presidente del Consiglio : in questo momento mi pare di essere interprete della voce della madre comune che ci richiama la voce dei nostri morti, l' appello di quanti operarono per l' Italia e ci tramandarono un patrimonio di fedeltà, di civiltà e di gloria. noi siamo una generazione disgraziata: due guerre e la seconda resa più straziante da una lacerazione interna; lo sforzo immane di due ricostruzioni e l' ansia angosciosa di mesi e di anni per ridare al nostro popolo fecondo la possibilità di vivere in un regime di relativa giustizia sociale e riconquistarsi, talvolta contro il malvolere e la faziosità, nel mondo il diritto di muoversi e di vivere fraternamente, con onore e dignità. noi vorremmo lasciare ai giovani che ci seguono il frutto acerbo di questa molteplice esperienza. è vero: non c' è patria senza giustizia verso il popolo che lavora; è vero, non c' è democrazia senza libertà. ma patria e libertà sono perdute se non sono vivificate e presidiate dal senso unitario della disciplina nazionale e dal sentimento profondo della nostra civiltà che, nel lavoro di secoli, ha creato l' Italia e plasmato gli italiani, sì che per noi, epigoni di una storia gloriosa ed eredi di una grande missione, operare da italiani è un onore, e il non farlo è una diserzione.