Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 519 - seduta del 07-07-1950
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1978 ; Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 1976
1950 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 271
  • Attività legislativa

signor, presidente, onorevoli colleghi , si poteva sperare che il dibattito si sarebbe localizzato attorno ad un problema particolare. ieri l' onorevole Pietro Nenni ha messo a fuoco questo problema quando ha detto: si tratta di sapere se il Governo ha fatto bene o ha fatto male a dare la propria adesione morale all' intervento militare delle Nazioni Unite in Corea. viceversa lo stesso onorevole Nenni ha poi allargato il dibattito e non si è limitato ad esaminare questo problema. nel corso della sua importante esposizione ha chiesto addirittura che il governo italiano ripudiasse il patto atlantico . ma il dibattito si è allargato ancora di più poiché, concludendo il suo discorso, l' onorevole Nenni praticamente avocava alla sola opposizione comunista e socialista fusionista il diritto di difendere la pace, come se il Governo e la maggioranza fossero nemici della pace e volessero la guerra. quindi il dibattito assume un' ampiezza inconsueta e sono costretto ad affrontare il problema generale che si riassume in questo dilemma: pace o guerra? me ne dolgo per l' onorevole Togliatti che dovrà aspettare un po' di più per pronunciare il suo discorso, ma sono stato trascinato a questo. il problema oggi si pone in questi termini: il Governo che noi oggi abbiamo in Italia è un Governo che vuole la pace o la guerra? questo il problema posto da voi dell' opposizione e siccome noi appoggiamo questo Governo abbiamo il dovere di vederci chiaro, soprattutto noi socialisti. ho seguito il dibattito con molta attenzione e ho avuto l' impressione che alcune idee preconcette lo dominassero. parecchi oratori hanno assunto posizioni dogmatiche: il bellicismo americano, il pacifismo russo o viceversa. queste posizioni di carattere dogmatico per ora non interessano. a noi socialisti interessa sapere se il governo italiano in questo momento conduce una politica di pace o di guerra. né vale la tesi dell' onorevole Giannini secondo il quale l' Italia non conta niente. non è vero; e anche se l' Italia contasse pochissimo (e non è) è dovere di ogni persona onesta far sì che essa contribuisca, sia pure in misura minima, alla pace generale. in quali termini si pone oggi il problema? prima di tutto vorrei scartare una obiezione fondamentale che se fosse fondata nei fatti renderebbe inutile il mio discorso, l' ipotesi cioè che la guerra sia inevitabile. molte volte leggendo i giornali di estrema sinistra o di estrema destra , noi vediamo sostenuta la tesi che negli attuali rapporti di forza del mondo la guerra sia ineluttabile. questi giornali dicono: vi è un antagonismo russo americano generato da motivi di natura imperialistica e questo antagonismo avrà, come sbocco fatale la guerra. ebbene noi socialisti democratici pensiamo che questa tesi audace non sia vera. tuttavia è esatto che oggi si ha l' impressione profonda ed angosciosa che la storia universale sia giunta al punto in cui una lotta definitiva debba assicurare per dei secoli la egemonia di un solo Stato su tutti gli altri Stati del mondo. nel corso dei secoli passali l' umanità ha assistito a lotte sanguinose, ma mai si è giunti ad una situazione come quella presente in cui il conflitto è personificato da due soli protagonisti. in questa situazione parrebbe che il compito di ogni uomo sia di operare una scelta definitiva, parrebbe che ogni uomo debba oggi decidere da che parte della barricata deve combattere in un conflitto che deciderà forse per secoli il destino dell' umanità. proprio in questi giorni sono stato testimone turbato e commosso del dramma di un uomo dibattuto da opposti sentimenti e come lacerato nella sua coscienza tra i due mondi in conflitto. questo uomo che non appartiene al nostro mondo occidentale cercava angosciosamente la sua strada e dopo molte perplessità è stato ripreso dal vecchio Adamo. e pure, anche se il conflitto presente assume aspetti quasi religiosi, come di una eresia manicheista risorgente intesa a dividere il mondo in due parti con tutto il bene da un lato e tutto il male dall' altro, noi socialisti sentiamo che non vi sono due mondi. non tutto il bene da una parte e non tutto il male dall' altra, il mondo è uno solo e non ci sono due umanità. la nostra coscienza ci dice che l' umanità è una: la nostra coscienza di uomini civili ci dice che il male e il bene sono indissociabili e che tutt' al più si tratta di lottare per sollevare più in alto la loro eterna dialettica. del resto la storia non pone mai problemi che non si possono risolvere. e vi sono sempre delle soluzioni che possono sodisfare la coscienza e la ragione. ma tutto ciò, si dirà, è etica pura e non politica. ebbene vediamo la politica, anzi vediamo l' economia che della politica è il centro motore. e vediamola sulla scorta delle dottrine classiche, in particolare, di quella leninista, della sua analisi dell' imperialismo, come ultima fase del capitalismo. tale dottrina, che è stata elaborata alla vigilia e durante la prima guerra mondiale , ha avuto una indubbia conferma nei fatti. in che consista questa dottrina? essa afferma che il capitalismo, sia esso privato o di Stato, nella fase estrema del suo sviluppo non può più risolvere le proprie contradizioni nell' ambito nazionale. uno Stato capitalista si trova a un certo momento nella impossibilità di smaltire i prodotti creati dal lavoro dell' uomo in un mercato libero. esso deve affannosamente cercare sbocchi oltre le proprie frontiere e in questa ricerca affannosa di mercati entra in concorrenza brutale con i paesi che si trovano nelle sue identiche condizioni. l' imperialismo colonialista è il primo tragico sintomo di questa situazione, ma saturati i mercati coloniali la ricerca affannosa si volge ai mercati dei paesi così detti liberi. di qui una feroce lotta economica che prelude alla guerra con le armi. la storia della prima guerra mondiale ha dimostrato la validità di questa analisi. si sono visti, allora, dei paesi come la Germania e l' Inghilterra affrontarsi prima nei settori coloniali, poi sui mercati europei e, infine, decidere con le armi quale dei due paesi dovesse sopravvivere. tuttavia sarebbe un grave errore non esaminare entro quali limiti questa dottrina è valida. la prima osservazione che si può fare è questa: i due paesi che oggi stanno di fronte, e cioè la Russia e l' America, per le ragioni che esporrò, non hanno, né nella loro storia passata né in quella presente, nessuna traccia di colonialismo. non la Russia e tanto meno l' America, la quale è addirittura essa stessa un' antica colonia che ha conquistato la sua autonomia contro l' Inghilterra. del resto nel corso di questi anni tutti gli osservatori politici si sono resi conto della refrattarietà dell' America a intendere la mentalità colonialista che essa considera, giustamente, come una malattia degli Stati europei . questo è già un sintomo importante. ma occorre fare una osservazione che va al cuore del problema. i moventi di natura imperialistica, che Lenin ha analizzato così acutamente, si sono dimostrati operanti nei paesi in cui non esistono le condizioni di carattere geografico, economico e storico che si presentano, oggi, sia nella Russia che nell' America. le guerre di tipo imperialistico sorgevano in paesi a scarsa superficie territoriale, con estrema densità di popolazione e saturati da una industria pletorica. è il caso classico della Germania e dell' Inghilterra. è tra questi paesi che dalle contradizioni del capitalismo doveva sorgere inevitabile un conflitto. la prima guerra mondiale ha avuto come causa la concorrenza tra la Germania e l' Inghilterra nella ricerca affannosa di sbocchi sui mercati bancari. non dissimili sono i motivi che hanno provocato la seconda guerra mondiale . ebbene diamo uno sguardo alla situazione geografica, economica e demografica dei due protagonisti dell' antagonismo attuale. la Russia ha una superficie di venti milioni di chilometri quadrati, vale a dire sessanta volte quella del nostro paese; è la superficie di un pianeta. si è osservato, giustamente, che la superficie della Russia è maggiore di quella della luna. questo paese, la cui densità di popolazione è irrisoria, di fronte a quella, per esempio, della Germania hitleriana, ha quindi illimitate possibilità di sbocchi all' interno delle sue immense frontiere. possono passare dei secoli prima che, l' industria sovietica riesca a saturare il suo mercato interno . lo stesso ragionamento si deve fare per l' America. il blocco USA — Canada ha l' identica superficie del territorio russo con eguale popolazione. chi parla della necessità per l' America di esportare i suoi prodotti, necessità che secondo i meno seri fra gli economisti russi sarebbe all' origine dell' imperialismo americano, ignora gli elementi più semplici di quel sistema produttivo . l' America esporta oggi appena un decimo dei prodotti consumati all' interno. anche se il livello dell' industria americana è altissimo, comparativamente a quello dei nostri paesi, esso è ben lungi dall' avere saturato il suo mercato interno . se l' America avesse la densità della popolazione che ha l' Italia, dovrebbe contare un miliardo e mezzo di abitanti; ne ha appena 150 milioni, vale a dire la decima parte. viene quindi a cadere l' elemento fondamentale su cui poggia l' analisi leninista. il fatto incontrovertibile e che le due economie, sovietica e americana, hanno ancora infinite possibilità di sviluppo nell' interno stesso delle loro frontiere, ed ha quindi perfettamente ragione Stalin quando sostiene che esse possono benissimo convivere parallelamente. taluni han pensato che questa argomentazione di Stalin fosse puramente di natura propagandistica. noi socialisti pensiamo invece che essa, pur con tenendo indubbiamente un elemento propagandistico, è dettata da un esame obiettivo delle cose. se è esatto, come noi pensiamo, che le guerre abbiano una origine di natura economica, oggi dobbiamo prendere atto con sodisfazione che motivi di natura economica, per una guerra non ci sono. manca, pertanto, la causa fondamentale che possa trascinare questi due grandi paesi in un conflitto. Russia e America possono benissimo vivere l' una accanto all' altra, senza che motivi di natura economica, i quali sono quelli che in tutta la storia passata sono stati all' origine delle guerre, li spingano l' una contro l' altra. eppure, nonostante queste premesse, nonostante gli auspici favorevoli che risultano da questo esame obbiettivo delle cose, noi sentiamo che il pericolo di guerra esiste. l' angoscia che stringe il cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne, oggi, non è il frutto di un errore; e lo spettro che si leva all' orizzonte, non è, purtroppo, una vana ombra. vediamo, quindi, di analizzare il motivo reale per cui oggi il mondo potrebbe essere, travolto da una spaventevole catastrofe. avendo ascoltato i discorsi di vari oratori, ho riportato l' impressione che sotto la sicurezza apparente nelle affermazioni dei deputati di estrema sinistra ci fosse una certa perplessità. la stessa impressione ho riportato udendo i discorsi degli oratori del centro. quali sono, a nostro avviso, i fattori maggiormente problematici, quelli sui quali bisogna gettare uno sguardo attento per vedere se possiamo stringere da vicino il problema? a nostro avviso i fattori che stanno alla base della tragica situazione presente sono due: la lotta delle classi e la sicurezza degli Stati. ma prima di analizzare il carattere della lotta di classe moderna e vedere l' importanza che hanno queste lotte per spiegare la situazione presente, converrà gettare rapidamente uno sguardo sulla politica estera di uno Stato che di queste lotte è il prodotto più massiccio: la Russia sovietica , nata, come tutti sanno, dalle rivoluzioni del 1905 e del 1917. la storia della politica estera di questo paese è una storia di oscillazioni pendolari che vanno da una politica intesa ad esasperare tutti i rapporti sociali, a una politica di generale conciliazione del tipo Fronte popolare . il primo periodo della politica estera sovietica è dominato da una tendenza alla esasperazione degli antagonismi nel seno degli altri Stati. è il periodo che va dal 1923 sino all' avvento di Hitler al potere. questa politica da che cosa è stata dettata? la Russia sovietica era sorta in seguito ad un conflitto di natura imperialistica, quale fu la guerra del 1914-18, la guerra imperialistica fu trasformata in guerra civile e dalla guerra civile si consolidò lo Stato sovietico . ebbene, i capi della nuova Russia pensavano che l' esperienza avrebbe potuto ripetersi altrove. alimentando i conflitti interni negli altri Stati europei , e magari spingendo al potere le classi veramente reazionarie e imperialistiche, si pensava che queste classi, dominando gli Stati dell' Occidente, avrebbero lanciato i loro paesi in una guerra fratricida. da questa guerra i dirigenti russi pensavano che si sarebbero potute estrarre le possibilità di una nuova rivoluzione proletaria da cui sarebbe potuto sorgere una Europa occidentale comunista. era questa una applicazione meccanica e superficiale della teoria leninistica, la quale cessava di essere valida nell' atto in cui, con la comparsa nel mondo della Russia sovietica , aveva dato tutti i suoi frutti. i dirigenti russi dimenticano il profondo pensiero di Marx secondo cui le verità, una volta realizzate, diventano delle spoglie morte. la dottrina leninistica, valida nel periodo dell' imperialismo tradizionale, cessava di esserlo in quello nuovo che si affacciava sulla soglia insanguinata del mondo: l' imperialismo fascista. nella loro applicazione meccanica delle dottrine leniniste, i dirigenti sovietici avevano dimenticato una cosa molto semplice: l' esistenza della Russia. l' esistenza della Russia aveva infatti spezzato i quadri del vecchio imperialismo tradizionale creando, con la sua sola presenza, le premesse per un nuovo tipo di imperialismo, ispirato a moventi diversi da quello precedente. infatti, lungi dal dilaniarsi tra di loro, gli Stati fascisti tendevano istintivamente a coalizzarsi in una unione sacra contro la Russia. ci volle l' avvento di Hitler al potere per aprire gli occhi ai dirigenti sovietici, i quali, fino ad allora, avevano lavorato per spianare la strada al loro peggiore nemico. basti ricordare che sino all' avvento di Hitler al potere, per i comunisti di tutti i paesi, il nemico numero uno era rappresentato non dal fascismo, ma dal socialismo democratico . il socialismo democratico , con la sua presenza, impediva infatti questa estrema polarizzazione delle forze in conflitto, polarizzazione che i dirigenti russi, invece, auspicavano. e fu per mera ventura che il tragico errore dei dirigenti sovietici non giunse a portare il fascismo al potere anche in Francia. se nel 1934 l' imperialismo si fosse affermato anche in quel paese, la Russia si sarebbe trovata di fronte ad una coalizione veramente soverchiante, e la storia del mondo avrebbe seguito un corso diverso. dopo l' avvento di Hitler al potere, i dirigenti sovietici aprirono gli occhi e iniziarono una politica diametralmente opposta a quella. in questa fase la Russia, resa edotta della vera natura del fascismo, pratica la politica della mano tesa, i socialisti cessano di essere i nemici numero uno e diventano i fratelli carissimi accanto ai democratici di tutte le sfumature. questa politica fu iniziata troppo tardi per evitare la tragiche conseguenze degli errori precedenti, vale a dire una seconda guerra mondiale , ma abbastanza in tempo per evitare che la guerra, ormai inevitabile, si risolvesse con il trionfo del fascismo. in questo periodo, bisogna riconoscere, gravi errori furono compiuti dalle democrazie occidentali, le quali terrorizzate dallo spettro della guerra incombente, credettero di evitarla con una politica di rinunce che ha nome da Monaco. scoppiata la guerra, la Russia ritorna improvvisamente alla politica che aveva condotto prima dell' avvento di Hitler al potere. questa Monaco sovietica, che viene sanzionata con l' accordo Hitler-Stalin e con la lacerazione della Polonia, si risolve come tutti sanno, e cioè con l' invasione del territorio russo da parte della Germania fascista. il ritorno alla politica della mano tesa, imposto dalla violenza della guerra di aggressione hitleriana, viene esaltato dai dirigenti sovietici con la forza della disperazione. e si poteva pensare che dopo tante terribili esperienze è a questa politica che la Russia, salvata dal coraggio dei propri soldati, ma, soprattutto, dal formidabile aiuto delle grandi potenze oceaniche, si sarebbe definitivamente attenuta. ebbene, la situazione attuale segna, invece, un ritorno alla politica di esasperazione degli antagonismi ed è caratterizzata da due aspetti esteriori clamorosi. il primo e l' espansionismo egemonico sovietico, il secondo è l' identificazione delle lotte di classe dei paesi coloniali e semicoloniali con i fini egemonici russi. questo breve richiamo ai fatti, ci permette di fare un passo innanzi per esaminare il problema che forma l' oggetto di questo dibattito, e ci mette in grado di dare una risposta alla questione fondamentale sulla causa vera della minaccia di guerra che incombe sul mondo. la tesi dominante, oggi, è che la vera ragione della crisi mondiale debba essere ricercata nell' antagonismo che oppone la Russia all' America. sarebbe questa la, vera frattura da cui sorgerebbero tutte le dolorose conseguenze che l' umanità lamenta? è esatta questa tesi? è esatto che il motivo di guerra essenziale debba essere ricercato nell' antagonismo Russia-America? indubbiamente questo antagonismo è il fatto più appariscente della situazione odierna, ma, a mio avviso, esso nasconde un fatto assai più importante e più grave. ed è questo fatto più importante e più grave che deve essere analizzato. se noi partiamo dall' analisi superficiale, per cui ciò che i: fondamentale oggi è l' antagonismo Russia-America, giungiamo a delle conclusioni formalmente logiche, ma, a mio avviso, politicamente inadeguate al fine supremo che noi ci proponiamo: salvare la pace. se questo antagonismo fosse il fatto fondamentale, per risolverlo basterebbe inserire fra l' America e la Russia una terza forza la quale con la sua sola presenza eliminerebbe ogni causa di conflitto. eppure noi sentiamo che le cose non stanno a questo modo. basti riflettere che l' antagonismo non è soltanto fra la Russia e l' America, ma tra la Russia e l' Inghilterra, tra la Russia e la Francia, tra la Russia e l' Italia, tra la Russia e il Belgio, eccetera, vale a dire tra la Russia e tutti gli Stati dell' Europa occidentale . questo pseudo europeismo superficiale suggerisce quindi un rimedio che vedrebbe riprodursi in termini assolutamente identici il problema insoluto di oggi. questa posizione superficiale pseudo europeistica viene del resto brutalmente ironizzata in un documento importante, recentemente pubblicato dal partito laburista e che ha sollevato vivaci discussioni. questo documento dal titolo European Unity contiene molte cose non buone, ma molte notevolissime. sul problema dell' Europa come terza forza , che dovrebbe inserirsi tra la Russia e l' America per eliminare ogni causa di conflitto, l' opuscolo che ho citato contiene delle critiche decisive. certo è possibile, e più che utile è indispensabile, creare una Europa unita la quale possa avere una propria autonomia economica, politica e militare, ma il problema della pace non per questo sarebbe risolto. la nozione di terza forza non è una nozione di carattere geografico, è una nozione di carattere sociale, economico e politico. oggi intanto constatiamo — dice il documento — che la stabilità economica e la stessa sicurezza dell' Europa dipendono da una stretta collaborazione con gli USA; nessuna economia europea, a cominciare da quella socialista inglese, potrebbe oggi reggere se non vi fossero gli aiuti dei miliardi di dollari americani. d' altro canto — l' opuscolo aggiunge — la Russia non conosce che vassalli o nemici. non esistono per essa Stati neutrali. d' altro canto ancora gli USA — dice sempre l' opuscolo in questione — sono socialmente molto più a sinistra di quasi tutti gli Stati europei . l' unità dell' Europa è un fatto necessario che potrà influire beneficamente sulla, pace del mondo, ma che da solo non basterebbe a risolvere il profondo antagonismo che oggi lacera il mondo. e l' opuscolo giunge a questa conclusione che traduco letteralmente: « un blocco geografico neutrale, che abbia la sua base nella parte occidentale della massa eurasica, è un concetto sterile e pericoloso » . se scartiamo, quindi, l' idea erronea che la vera frattura che oggi lacera il mondo sia costituita dall' antagonismo che oppone la Russia all' America, possiamo giungere a questa conclusione essenziale molto importante e grave soprattutto per noi socialisti: la vera frattura del mondo oggi è quella che deriva dalla contaminazione che in molti paesi la lotta di classe ha subito per effetto della identificazione operata dalla Russia fra i propri interessi come Stato egemonico e quelli della classe lavoratrice di tutti i paesi. è questa la vera frattura che oggi rende così problematico e complesso il problema che noi stiamo esaminando. nelle lotte di liberazione umana c' è uno squarcio da cui l' umanità potrà uscire dissanguata se non si riesce a sanarlo. oggi esiste uno Stato sorto dalle lotte di classe, figlio di queste lotte, il quale identifica i propri interessi, o meglio gli interessi della propria burocrazia dirigente, con quelli dei lavoratori di tutti i paesi. questo fatto è fondamentale ed è quello che dobbiamo tenere presente perché spiega tutto ciò che avviene oggi. la lotta di classe si è spezzata a seconda che essa si svolge in modo autonomo e veramente rivoluzionario o a seconda che essa si svolge inquadrata nei fini strategici che la burocrazia russa si propone di raggiungere per assicurare la propria egemonia. le lotte di classe sin dall' inizio di questo secolo erano l' espressione di un anelito comune di tutti coloro che subivano una oppressione. una voce comune poteva perciò galvanizzare le lotte che si conducevano in paesi diversi, in condizioni storiche diverse, e a un livello sociale diverso. così, per esempio, il poeta Shelley poteva esaltare i lavoratori del suo paese e con lo stesso animo sciogliere l' ode a Napoli oppressa dai Borboni. come non ricordare il comune linguaggio che univa tutti i rivoluzionari del 1848, la connessione profonda che esisteva fra tutte le forme di liberazione, anche se queste lotte erano condotte per effetto del diverso sviluppo di civiltà nei vari paesi a un livello diverso? così i cartisti inglesi, che si battevano con mezzi democratici, si sentivano i fratelli spirituali dei nostri mazziniani che si battevano con le armi della congiura. le lotte di classe si svolgevano in modo diverso, ma il linguaggi o era comune, l' anelito era comune, lo scopo era comune. oggi, questa unità è spezzata. la presenza di uno Stato totalitario, che subordina le lotte di classe dei paesi più poveri ai propri fini imperialistici, ha creato questo dramma. le conseguenze di ciò sono molto gravi. noi possiamo assistere, oggi, a delle forme di oppressione estrema le quali vengono spavaldamente presentate come forme di liberazione, unicamente perché corrispondono agli interessi della burocrazia dominante di uno Stato che si dice proletario. ma la conseguenza più grave non è questa. che ci siano nel mondo delle forme di oppressione le quali possono venire presentate come forme di liberazione è un fatto indubbiamente grave il quale però non arresta il progresso dell' umanità. questo progresso in ultima analisi si è sempre giovato del sacrificio e della sofferenza degli uomini liberi. il fatto veramente grave è un altro, e tale da compromettere veramente il progresso della civiltà mondiale. il fatto veramente grave è che delle forme effettive di liberazione possano, non soltanto apparire, ma obbiettivamente divenire delle remore al progresso generale dell' umanità, unicamente perché si identificano con gli interessi strategici di uno Stato, anche se questo Stato si dichiara proletario. questo è il fatto veramente grave. il fatto veramente grave è non già che ci siano nel mondo delle forme di oppressione, ma che ci siano oggi degli atti di liberazione che diventano sterili o addirittura contrastanti coi fini progressivi dell' umanità. e ciò lo dobbiamo alla politica della burocrazia sovietica. oggi nelle lotte di classe si innesta il fatto anomalo dell' intervento dello Stato. ed è in questa contaminazione l' origine di tutte le contradizioni in cui ci dibattiamo. è questa contaminazione che crea la frattura profonda da cui nasce il pericolo di guerra. la verità è che la politica di uno Stato, anche ammesso che questo Stato sia socialista, non si può identificare con gli interessi dalla classe operaia e ciò per una ragione molto semplice. la lotta di classe nella sua sostanza profonda non si può identificare con gli interessi dello Stato e tanto meno con quelli della sua burocrazia dominante perché il suo fine supremo è la libertà e, quindi, la negazione dello Stato come forma di coercizione. la lotta di classe : almeno come la concepiamo noi socialisti democratici e come l' hanno sempre concepita i socialisti rivoluzionari che si ispirano al marxismo, si orienta verso la soppressione dello Stato. anche quando si accetta la tesi della funzione provvisoria dello Stato attraverso una dittatura del proletariato , si conclude che con l' esaurirsi degli antagonismi di classe, attraverso la scomparsa delle classi, lo Stato muore. ebbene, oggi noi assistiamo al fenomeno opposto. nella Russia sovietica , non soltanto lo Stato non muore, non soltanto non cessa la separazione fra la burocrazia e i cittadini, ma la burocrazia divora tutto lo Stato e diventa essa lo Stato. non è più la lotta di classe che si dà come compito la rivoluzione mondiale, è lo Stato che assume su di sé questo compito, ma se lo assume come Stato, cioè per dei fini egemonici. questa è la contradizione. i comunisti dicono che ciò è necessario fintanto che vi saranno nel mondo Stati di natura capitalistica. ebbene, sia ben chiaro che proclamare questa funzione dello Stato russo e proclamare l' ineluttabilità della guerra è la stessa identica cosa. la logica delle cose vuole infatti che la Russia, marciando per questa strada, subordinando le lotte di classe ai propri fini egemonici e magari cercando di assolvere come Stato quel compito che non può assolvere per l' inconciliabilità profonda tra lotta di classe e burocrazia, deve rinnegare le proprie origini rivoluzionarie e assumere l' armatura dell' avversario che pretende combattere, quella del peggiore imperialismo nazionalistico. non a caso leggiamo ogni istante sulla stampa russa notizie che sotto l' aspetto comico si palesano come il sintomo di una tremenda malattia: il nazionalismo esasperato. Popof e gli altri inventori russi hanno scoperto tutto prima di noi, ma purtroppo hanno scoperto anche quell' imperialismo egemonico che noi democratici dell' Occidente vogliamo invece relegare nel museo della storia. tutto questo mette in luce il carattere paradossale della situazione presente, e la contradittorietà dei problemi in cui ci dibattiamo. la lotta di classe che si svolge nei paesi coloniali e semicoloniali, assume forme che sono il risultato di immensi errori compiuti dagli Stati borghesi dell' Occidente nei decenni trascorsi. la questa lotta di classe , anziché svilupparsi nelle sue forme libere e produttive, viene coartata nei suoi sviluppi dalle deformazioni imposte dalle esigenze imperialistiche della Russia. debbo procedere molto sommariamente nella mia analisi perché non voglio rubare molto tempo al mio illustre collega Togliatti, ma credo di essere giunto al punto di essa in cui si può indicare qual è il vero sforzo che gli uomini di buona volontà debbono compiere se vogliono avviare il problema della pace alla sua giusta funzione. se voi comunisti vi irrigidite in quel tono di sicurezza politica che assumete in tutte le vostre manifestazioni, ho l' impressione che la causa della pace sia perduta. ho udito con apprensione ieri il discorso dell' onorevole Nenni, il quale non ha esitato, salutando le vittorie dei nordisti coreani, a identificare il successo col merito. è curioso che si debba udire sulla bocca di un socialista l' eco di una dottrina che è stata creata da Maometto sei secoli dopo che Cristo aveva provato che il sacrificio può contare qualche cosa nella storia del mondo anche se non è coronato immediatamente dal successo. l' onorevole Cifaldi ha molto opportunamente citato il caso di paesi che, pure avendo secoli di storia, non hanno resistito alla invasione hitleriana. l' onorevole Nenni ed io siamo stati testimoni nel 1940 della subitanea catastrofe francese. eppure nessuno di noi ha pensato per un solo istante che la Francia volesse la dominazione tedesca o che il totalitarismo hitleriano, per il fatto che vinceva, meritasse di vincere. no, non si può identificare il successo col merito. questo giudizio è sempre riservato alla storia universale, e poiché la storia universale è eterna, nessuno può sapere quale esso sarà. questa mentalità dell' onorevole Nenni è il sintomo di una involuzione nella coscienza rivoluzionaria, involuzione che denunzia il fatale rovesciamento di valori umani contenuti nella lotta di classe asservita ai fini egemonici di uno Stato. se vogliamo veramente lavorare per la pace, dobbiamo prima di tutto rinunziare a questa mentalità, sganciare la lotta di classe dagli interessi della burocrazia sovietica dominante, interessi che la storia ha provato più di una volta che non coincidono con gli interessi del proletariato degli altri paesi. come non ricordare l' episodio dell' accordo Hitler-Stalin del 1939? chi può sostenere in buona fede che l' accordo diretto Stalin-Hitler fosse qualche cosa che si identificasse con gli interessi del proletariato italiano e dello stesso proletariato russo? ho voluto citare questo fatto, non già per amore di polemica, ma perché l' onestà intellettuale impone di non eludere i problemi, come ha tentato ieri di fare l' onorevole Nenni, ma di affrontarli e di risolverli. la verità è che oggi ci troviamo in questa tragica e paradossale situazione che gli atti di emancipazione di paesi a proletariato molto evoluto, come l' Inghilterra e l' America, che al principio di questo secolo sarebbero stati salutati con gioia dai lavoratori dei paesi meno evoluti, perché avrebbero rappresentato un passo in avanti per tutti, oggi — attraverso la propaganda comunista — possono invece apparire ai lavoratori più diseredati come una remora al loro sviluppo. e, fatto ancora più grave, atti di emancipazione compiuti da lavoratori di paesi coloniali e semicoloniali, diventino delle minacce per la libertà del proletariato britannico o americane, proprio perché la Russia li monopolizza ai suoi fini. ecco le conseguenze funeste di questa rottura del fronte della classe operaia . a me pare che se veramente vogliamo cercare di risolvere il problema della pace, dobbiamo organizzare i nostri sforzi, noi per la nostra parte e voi per la vostra, per spingere le due maggiori potenze su una strada che permetta di uscire dal labirinto in cui rischiamo tutti di perderci. ieri abbiamo ascoltato il giudizio aprioristico e la condanna categorica pronunciata dall' onorevole Nenni contro l' America, la quale, secondo lui, continuerebbe la funzione storica dell' hitlerismo. assurdità manifesta. come è possibile pensare qualcosa di simile della nazione che ha dettato agli stessi giacobini francesi la Carta fondamentale dei diritti dell' uomo , della nazione che ha mandato Franklin a salutare l' aurora della rivoluzione dell' 89? come pensare seriamente a una identificazione tra l' hitlerismo e la nazione che ha avuto il coraggio di affrontare una terribile guerra civile per risolvere il problema dello schiavismo? i colleghi dell' estrema sinistra diranno che la guerra di secessione americana nacque dagli interessi degli industriali del nord in opposizione a quelli dei cotonieri del sud. ebbene, quand' anche ciò fosse, siano lodati i paesi in cui gli interessi delle classi dominanti coincidono con quelli generali di tutti gli uomini civili. del resto l' America è scesa per ben due volte in armi in Europa. lo ha fatto forse per combattere le democrazie? lo ha fatto forse per combattere la Russia sovietica ? no. la prima volta è scesa in campo per abbattere il militarismo di Guglielmo II , la seconda per cancellare dalla faccia del globo la sozzura hitleriana. anche qui, voi mi direte, che ciò rispondeva agli interessi americani, ed io concordo con voi. ma che prova questo? prova la superiorità storica di un paese il cui interesse coincide con quelli dei galantuomini di tutto il mondo, i cui interessi coincidono con quelli di tutti i popoli che vogliono difendere le loro libertà. e voi pensate che questo paese, il quale ha bensì dei grandi problemi da risolvere, come il problema della razza — problema angoscioso — che questo paese, che vede le forze del sindacalismo libero inserirsi sempre più profondamente nella vita dello Stato, stia scendendo lungo la via dell' involuzione sociale? noi socialisti, d' accordo con i compagni laburisti, pensiamo di no. e lo vediamo prendendo atto di quella politica nei confronti dei popoli coloniali che voi vi ostinate a considerare come il sintomo dell' imperialismo americano. osserviamo i fatti. in questi ultimi anni noi abbiamo assistito alle rivoluzioni di carattere popolare nei paesi d' Oriente. credo che voi ricorderete che qualche mese fa, proprio da questo seggio, parlando degli avvenimenti cinesi, io mi auguravo che il governo italiano riconoscesse quello di Mao-Tse. accenno a questo per sottolineare quale è il mio stato d'animo . ebbene, quale è stato l' atteggiamento americano nei confronti della Cina popolare. è stato forse l' atteggiamento che i tories dell' Inghilterra assunsero 50 anni fa di fronte alla rivolta dei boxers? è proprio al caso di Formosa che voglio arrivare. onestamente dobbiamo riconoscere che l' atteggiamento assunto dall' America nei confronti del vasto moto popolare cinese, non può essere interpretato come lo ha fatto l' onorevole Nenni. se l' America avesse voluto impegnare le sue forze per ostacolare l' avanzata delle truppe di Mao, avrebbe potuto farlo. non lo ha fatto poiché la pressione della classe più progressiva di quel paese ha permesso alla parte dirigente americana di intendere quel fenomeno nella sua giusta portata. e consideriamo, onorevoli colleghi , se permettete, la politica coloniale britannica di questi ultimi decenni. noi socialisti abbiamo sempre combattuto la politica imperialistica di tutte le classi dirigenti , e in particolare di quella che era la più fanaticamente legata al colonialismo tradizionale: la classe dirigente inglese. e come non riconoscere oggi l' autentica rivoluzione che in questo, terreno, per merito dei laburisti, è stata compiuta in Inghilterra? come non riconoscere lo sforzo di quel Governo laburista che ha cercato di distruggere secoli di tradizione coloniale? e in questa lotta ha vinto, poiché i 350 milioni di indiani sono stati restituiti alla loro libertà. e l' Egitto oggi non è più una colonia ma un paese autonomo. come non riconoscere l' immensa portata di questi fatti umani? come potete non vederli, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , e almanaccare di assurde identificazioni tra hitlerismo e democrazia americana, tra hitlerismo e laburismo britannico? quanto a Formosa, il cui nome mi è stato lanciato da un collega che ha interrotto, faccio rilevare che il caso di questa isola deve invitare alla meditazione i colleghi comunisti. è vero, il caso di Formosa è la prima deviazione della politica americana da quella linea liberale che ho più sopra descritto rivoluzione pericolosa come sintomo di una nuova strada che le democrazie occidentali potrebbero percorrere se non venisse da parte vostra qualche cosa che possa arrestare la marcia fatale. rendetevi conto che nella politica di espansionismo russo non è soltanto il lord inglese o il miliardario americano, ma il minatore del Galles, l' operaio tessile di Manchester, il metallurgico di Pittsburg che vedono una minaccia al loro interesse nazionale e alla pace mondiale. non sono un giurista e non so quale giudizio formulare sul piano giuridico intorno agli avvenimenti di Formosa, ma storicamente e politicamente so che è il sintomo primo di una involuzione che dovrebbe farvi meditare, se veramente siete amanti della pace. non vi siete mai chiesti, onorevoli colleghi della estrema sinistra , dove porta la vostra politica? l' involuzione, a cui ho accennato, potrebbe aggravare la frattura che già oggi esiste, e in questo senso io rivolgo un invito a voi dell' estrema sinistra perché diciate alla Russia di cessare la politica funesta che porta il mondo alla guerra. se voi volete veramente la pace, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , dovete abbandonare il fanatismo in cui vi siete imbozzolati e in primo luogo essere più giusti nei confronti di coloro che considerate come i vostri principali nemici: America ed Inghilterra. cercate di farvi un giudizio obiettivo della situazione. noi abbiamo visto l' America e l' Inghilterra respingere con orrore dalla comunità delle Nazioni Unite la Spagna di Franco. io non so se la Russia farebbe altrettanto qualora, i suoi interessi di Stato la consigliassero a tendere la mano a un governante fascista. non abbiamo noi visto nel 1939 la Russia stringere la mano insanguinata di Hitler sul cadavere lacerato della Polonia? questo non può stupire poiché quando un paese è convinto che il suo interesse di Stato si identifichi con quello dei lavoratori di tutto il mondo, può fare qualsiasi cosa. ma è questo il pericolo più funesto del dogmatismo. una burocrazia che identifichi i suoi interessi con quelli del proletariato mondiale, è capace di tutto. e può giungere a qualunque eccesso per difendere la sua politica e i suoi interessi di casta. meditate su questi fatti e ricordatevi che se è vero, come diceva Marx, che le rivoluzioni come Saturno divorano i propri figli, oggi la Russia, figlia di una rivoluzione, se non cambierà strada, divorerà la propria madre: la lotta di classe . la Russia ha già dimostrato, travolta dal suo imperialismo, di non intendere più neppure il linguaggio di quei proletari che avendo assunto tutti i suoi metodi di lotta hanno respinto una cosa sola: la sua egemonia. è bastato, per esempio, che il proletariato della Jugoslavia, il quale aveva copiato nei minimi dettagli le stesse esperienze economiche della Russia sovietica , si dichiarasse autonomo, perché i dirigenti russi lo mettessero al bando e lo considerassero come un nemico da abbattere. la verità è che è Stato russo oggi preferirebbe l' alleanza con uno Stato fascista che gli fosse amico anziché con uno Stato comunista che rivendicasse nei suoi confronti una piena autonomia. quello che avviene nei paesi al di là della cortina di ferro sta a provare quanto in affermo. voi qui avete il diritto, il giusto diritto, di parlare liberamente come volete, di organizzarvi e di lottare per i vostri ideali, ma dall' altra parte ogni voce che non sia prona ai voleri della Russia, è soffocata. proprio in questi giorni dei compagni ungheresi che per decenni si sono battuti contro ogni forma di oppressione sono stati messi in galera da quel Governo. mando a quei valorosi compagni, da questa libera Assemblea, il commosso saluto di tutti i militanti del mio partito e di tutti gli uomini liberi del mio paese. ciò che avviene in quei paesi non è il fatto della malvagità degli uomini; ciò che avviene in quei paesi è il risultato della politica di uno Stato il quale identifica i propri interessi con un principio di natura universale che trascende, invece, i limiti di ogni Stato. e questa identificazione arbitraria è propriamente ciò che si chiama totalitarismo. la Russia di oggi sfrutta gli antichi errori delle potenze occidentali nelle colonie; sfrutta gli antichi errori e gli antichi delitti, e Nenni ha opportunamente ricordato i delitti del colonialismo riferendosi all' Indocina; ma la tragedia è che queste lotte di emancipazione delle popolazioni coloniali appaiono, ai lavoratori delle potenze occidentali più evolute, come qualcosa che può costituire per essi una minaccia e precisamente una minaccia sul piano della sicurezza nazionale, poiché queste lotte vengono legate ed aggiogate agli interessi imperialistici di un altro Stato. come volete che il proletariato inglese possa vedere in quella che voi considerate l' emancipazione dei lavoratori della Corea ciò che per esempio ci vede l' onorevole Nenni? il proletariato britannico ci vedrà una minaccia della Russia contro la potenza inglese. ora il problema è questo: se noi vogliamo fare veramente degli sforzi per la pace, noi dobbiamo far sì che con l' autorità dei nostri partiti, e soprattutto dei vostri partiti, vengano spiegate queste cose a coloro che sono in grado di modificarle. per voi comunisti si tratta, anziché far firmare ai nostri lavoratori degli appelli contro la minaccia della bomba atomica , di spiegare ai dirigenti sovietici che sarebbe assai meglio sganciare la loro politica di Stato dagli interessi e dalle lotte della classe lavoratrice degli altri paesi: ciò sarebbe assai più importante per la causa della pace. è chiaro quindi che se vogliamo lavorare veramente per la pace dobbiamo uscire dal campo polemico, dobbiamo non cristallizzarci nella mentalità di guerra perché molti parlano di pace quando in cuor loro si augurano la guerra per risolvere i loro problemi. dobbiamo innanzi tutto cercare di convincere anche Truman, ma soprattutto Stalin e i dirigenti russi che il mondo può essere salvato soltanto a due condizioni: la prima è che la burocrazia sovietica rinunzi a subordinare gli interessi del proletariato mondiale a quelli imperialistici dell' Unione Sovietica . si tratta poi, infine, di convincere i governanti di tutti i paesi a praticare una vera e profonda politica di natura sociale, a non spingere la loro politica interna sulla via dell' involuzione di natura imperialistica. questo mi pare essenziale per la causa della pace. tutte le contradizioni della situazione presente vengono messe a fuoco dalla tragedia coreana che non voglio giudicare dal punto di vista giuridico per sapere, cioè, chi ha sparato per primo, anche se la cosa ha la sua importanza nella sede competente a giudicare di questo problema, vale a dire al Consiglio di sicurezza . la tragedia coreana mette in luce tre cose: in primo luogo l' indubbio carattere sociale delle lotte che vi si svolgono; in secondo luogo un tentativo espansionistico dell' imperialismo sovietico, perché non c' e nessun dubbio che se quelle lotte assumono un carattere militare lo si deve esclusivamente alla volontà della Russia che ciò avvenga e al suo desiderio di conquistare posizioni strategiche nuove sul Pacifico; in terzo luogo, ed è forse il fatto più grave che emerge dalla tragedia coreana, l' inizio di un principio di involuzione della politica americana denunziato dall' episodio di Formosa. oggi noi non possiamo dare un giudizio che soltanto la storia sarà in grado di dare. ma se veramente vogliamo la pace dobbiamo, ciascuno nel nostro settore, adoperarci per risolvere le contradizioni che ho denunziato, adoprarci per attutire i dissensi e restituire alla lotta di classe la sua vera funzione liberatrice anziché aggiogarla a finalità egemoniche ed imperialistiche. questo è il dovere principale dei comunisti, i quali invece di invitare l' onorevole De Gasperi e l' onorevole Pacciardi a non invadere la piccola e disarmata Russia sovietica , dovrebbero invitare Stalin a cambiare politica estera ed ad assumere un atteggiamento diverso nei confronti delle altre potenze. egualmente il dovere delle potenze democratiche occidentali è di non lasciarsi attirare dalle sirene reazionarie, di non cadere nei pericoli di una politica di involuzione sociale, la quale avrebbe per la pace conseguenze egualmente catastrofiche come quelle che ha la politica sovietica. se per sventura le potenze democratiche si lasciassero prendere dal timore della potenza russa, per compiere delle persecuzioni contro la classe operaia che alla potenza russa guarda come a un miraggio, il mondo cadrebbe in una tragedia senza nome. i governi democratici debbono respingere con orrore l' ipotesi di una politica, reazionaria, debbono respingere con orrore l' ipotesi di persecuzioni contro i lavoratori che seguono il dogma comunista. essi debbono affrontare il comunismo sul solo terreno in cui hanno il diritto e il dovere di farlo: sul terreno della politica sociale . questa è la duplice politica che condotta con perseveranza tanto dal governo sovietico che dai governi occidentali, può condurre progressivamente ad una distensione internazionale, può saldare la frattura che si è venuta formando sul fronte delle lotte sociali, può salvare definitivamente la pace. ma nell' attesa che ciò avvenga, nell' attesa che la frattura venga sanata, in attesa che si ristabilisca un linguaggio comune tra tutti gli uomini di questo pianeta, il dovere dei nostri governanti è sopra tutto questo: tutelare il proprio paese, tutelare la sicurezza nazionale, tutelare la libertà della patria. e qui entra in gioco il dibattito sulla politica che il nostro Governo ha condotto in questi ultimi mesi. ma credete davvero, onorevoli colleghi comunisti (non vi chiamo più compagni) che sia stato con entusiasmo che noi abbiamo aderito al patto atlantico ? con quanto maggiore entusiasmo noi avremmo salutato una situazione dell' Italia tale che ci avesse consentito di non firmarlo! lo abbiamo firmato perché abbiamo avuto paura, letteralmente paura, per l' autonomia del nostro paese, per la libertà della nostra patria. e questa paura è nata in noi dalla politica che conducono i vostri amici russi. se la Russia non si fosse presentata con il volto minaccioso di chi vuole invadere gli altri paesi, non saremmo ricorsi a quello strumento. di fronte alla minaccia che sentivamo pesare sulla libertà del nostro paese, ci siamo posti il problema del che fare, ed abbiamo firmato il patto. che cosa è il patto atlantico ? null' altro che il prolungarsi con nuovi mezzi di una politica tradizionale alle correnti democratiche della storia italiana e di quella degli altri paesi dell' Europa occidentale . è la politica che i paesi minori hanno sempre condotto quando si sono sentiti minacciati da una potenza egemonica continentale: la politica delle alleanze con le potenze marittime i cui interessi coincidono con i nostri. qual è l' interesse reale dell' America? soltanto dei fanatici possono immaginare che essa abbia interesse a stabilire la propria egemonia sul nostro continente. il vero e vitale interesse dell' America e che non si stabilisca una egemonia nel continente europeo. anche l' Inghilterra nei secoli scorsi fu dominata da questo interesse e l' onorevole Cifadi, molto opportunamente, ha ricordato quali furono i movimenti che spinsero la Gran Bretagna a sbarrare la strada a tutti coloro che tentarono di dominare l' Europa: da Filippo II di Spagna ad Adolfo Hitler. noi italiani, che apparteniamo ad una potenza minore, abbiamo interesse a che non si formi nessuna egemonia continentale e pertanto siamo naturalmente spinti ad associarci a quelle potenze marittime i cui interessi coincidono con i nostri. ecco la ragione vera e profonda del patto atlantico . che opponete voi dell' estrema sinistra a questa politica? voi dite: buttate via questo patto atlantico . ebbene io sono sicuro che ognuno di noi lo ripudierebbe con gioia se venissero a cadere le circostanze che ce l' hanno imposto nell' interesse supremo del paese, se ognuno di noi avesse la garanzia che l' Italia non e più soggetta alla minaccia di una invasione. state certi che l' onorevole De Gasperi non avrebbe difficoltà a buttare nel cestino il patto atlantico , se avessimo la certezza storica, politica e morale, che la Russia non intende invadere il continente europeo. questo è il fatto fondamentale; è per questo che di fronte alla politica del patto atlantico noi non possiamo accettare l' invito che ci muove l' onorevole Nenni, non lo possiamo accettare proprio in ragione del tono e della sostanza del discorso da lui pronunciato ieri. egli non ha fatto un discorso in cui si vedesse la volontà di eliminare le cause che possono alimentare la guerra, egli ha fatto l' apologia di queste cause e il suo discorso non è stato che un inno alla fatale politica della Russia. con quanto maggiore sodisfazione avremmo accolto le sue parole se avessimo notato in esse il principio di un' autocritica, il principio di un esame di coscienza! è in questa situazione che sorge l' episodio coreano, ed e su questo episodio che la discussione è aperta. i colleghi dell' estrema sinistra dicono che la colpa è tutta dei sudisti, altri hanno detto e diranno che la colpa è dei nordisti. a me la logica delle cose suggerisce che aggredito sia colui che è invaso. ad ogni modo ammettiamo pure che uno più uno faccia tre e che siano i sudisti aggressori, non per questo cambia la sostanza delle cose, vale a dire che oggi in Corea è minacciata la pace del mondo, poiché e chiaro che i cittadini d' Inghilterra, di America, di Francia, d' Italia e di tutti gli altri paesi, non vedono nell' episodio coreano un fatto puramente locale, ma, come riconosceva lo stesso onorevole Nenni, qualcosa che può accendere la scintilla di una conflagrazione mondiale. a questo punto interviene l' Onu, si riunisce cioè l' unico ente internazionale che ha il riconoscimento di tutti, anche quello, sia pure con riserva, della stessa Russia sovietica . l' Onu è l' unico organismo internazionale esistente oggi che sia in grado di disciplinare lo statuto mondiale. che cosa vuole questo ente? vuole forse la luna? no. il Consiglio di sicurezza si riunisce e lancia un telegramma ai coreani del nord che hanno varcato il 38° parallelo invitandoli a cessare il fuoco. di fronte a questo invito non c' era che una sola cosa da fare, se si voleva veramente lavorare per la pace, se la Russia voleva veramente dimostrare la sua buona volontà a tutti i popoli della terra: essa doveva invitare i coreani del nord a cessare il fuoco. il fuoco invece non è cessato. e, non essendo cessato, la questione si poneva in termini drammatici: o saltava in aria l' Onu, oppure l' Onu doveva intervenire; o si liquidava l' unico organismo internazionale che regola oggi nel mondo i rapporti tra Stato e Stato, oppure questo organismo doveva imporre la sua norma disciplinatrice. voi comunisti avete posto il mondo di fronte all' alternativa di veder trionfare la legge della jungla coreana, oppure la legge delle Nazioni Unite . il Governo ha fatto benissimo a dare la sua adesione morale all' atteggiamento assunto dall' Onu a impedire che il conflitto si prolunghi, ad intervenire perché il conflitto si risolva senza che venga violata la legge internazionale. questo è il significato dell' intervento dell' Onu. gli invasori si ritirino oltre il 38° parallelo , poi si vedrà. oggi devono cessare il fuoco e ripassare la frontiera; chi non lavora per questo, qualunque sia il motivo che lo spinge, non lavora per la pace ma per la guerra. poiché lo stesso motivo potrà essere addotto, domani per giustificare qualsiasi aggressione, in qualsiasi altra parte del mondo. se per avventura la Germania orientale invadesse la Germania occidentale , si potrebbero invocare gli stessi motivi che ora udiamo sulla bocca dei comunisti per giustificare l' avventura coreana, e sarà la terza guerra mondiale . orbene, noi diciamo ai lavoratori della Germania orientale ed occidentale che c' è qualcosa di più alto delle più sacre loro rivendicazioni unitarie, ed è la pace del mondo. d' altro canto, se non si creano le condizioni che rendono possibile una distensione internazionale, il problema della unificazione degli Stati oggi lacerati come conseguenza della seconda guerra mondiale non potrà essere risolto senza una terza guerra; ciò vale per la Corea e vale soprattutto per la Germania. ma è proprio perché vogliamo l' unificazione di questi paesi, appunto perché in particolare vogliamo l' unificazione della Germania, perché non pensiamo che si possa indefinitivamente mantenere lacerato un paese, la cui unità è indispensabile alla civiltà europea, che dobbiamo lottare affinché queste unificazioni possano avvenire senza una guerra. e ciò si realizzerà nella pace e nell' interesse di tutti, se da un lato e dall' altro si approfondirà la comprensione delle cause profonde che oggi lacerano il mondo; se i comunisti intenderanno che le loro rivendicazioni, anche le più legittime, hanno un limite nell' interesse generale e se non continueranno a identificare le loro lotte e addirittura a subordinarle agli interessi della burocrazia sovietica. d' altro canto gli stati capitalistici democratici debbono intendere che solo praticando una audace politica sociale possono essere avvicinati margini della frattura che minaccia oggi di far perire l' umanità. ben ha fatto il nostro Governo ad agire come ha agito. il Governo ha agito con prudenza e con moderazione. si trattava di appoggiare moralmente l' iniziativa dell' Onu, ed il Governo non può e non deve fare di più nelle condizioni in cui si trova il nostro paese. concludo perché non voglio sottrarre tempo all' onorevole Togliatti, il quale è giusto che parli ampiamente, essendo il rappresentante maggiore dell' opposizione. se vogliamo veramente lavorare per la pace, dobbiamo noi e voi ritrovare prima di tutto un linguaggio comune. perché, onorevoli colleghi comunisti, in ultima analisi il vostro errore fondamentale consiste nel risolvere tutti i valori umani in termini di classe. voi credete che questo sia marxismo ortodosso, ma non è. in questi giorni Stalin vi ha dato una magnifica lezione di buon senso se non di filologia, dimostrandovi che vi sono cose che non si risolvono in termini di classe, per esempio la lingua. vi ha insegnato che la lingua di Puskin, di Tolstoi è quella stessa di Essenin, la lingua dei boiardi di Ivan IV è la stessa dei commissari del popolo di Giuseppe Stalin. ma vi sono altre cose che non si risolvono in termini di classe: per esempio la libertà umana. potete scavare come volete, ma non giungerete mai a dimostrare che essa sia un prodotto di classe. la libertà è qualche cosa che nasce con il nascere degli uomini e che si sviluppa lungo tutto il corso della storia universale. le classi possono coartarla, deformarla, mutilarla, ma il suo contenuto profondo è unicamente umano. ritrovate, onorevoli comunisti, questo senso dell' umano che oggi vi manca e avrete veramente lavorato per la pace. avrete assai meglio lavorato per la pace di quanto non lo facciate oggi con la meccanicità della vostra propaganda, per cui cercate di spaventare il popolo italiano con l' idea che un giorno o l' altro le bombe atomiche potranno piovergli sulla testa. badate, onorevoli colleghi , che pur nella tragicità delle cose vi è un elemento erroneo in quanto voi affermate e propagandate. poiché vi sarà sempre qualcosa che spaventerà l' umanità, per lo meno nei suoi rappresentanti migliori, molto di più della bomba atomica , e questo qualche cosa è la paura di perdere la libertà. meditate quindi, onorevoli colleghi comunisti, sugli articoli di filologia di Stalin, cercate di intenderne il significato concreto che in essi traspare ed allora capirete che ci sono dei valori umani che non si risolvono in termini di classe. cercate di capire anche la posizione di noi socialisti che non siano bellicisti perché abbiamo firmato il patto atlantico . abbiamo firmato quel patto perché abbiamo paura della guerra. il vostro dovere è di aiutarci con una politica sinceramente di pace. quando vedo che assumete un tono tracotante e spavaldo di fronte alle avanzate degli uni ed alle sconfitte degli altri, mi chiedo: che razza di pacifisti siete mai voi? che pacifisti sono costoro che tanto assaporano la gioia delle vittorie militari? assumete un atteggiamento di maggiore serenità. scongiuro l' onorevole Togliatti, con l' autorità che ha raggiunto, di spiegare ai russi lo stato d'animo degli italiani di oggi, che non è di odio verso il popolo russo . parole! per la sua storia, per la sua letteratura, per le rivoluzioni del suo popolo; ma non possiamo ammettere che la nostra libertà possa essere minacciata dalla burocrazia sovietica, non possiamo spingere il nostro amore verso i russi fino al punto da sacrificare ad essi la nostra libertà e le nostre tradizioni più sacre! dite questo ai russi, e troveremo la via per intenderci. e al Governo dico di non cadere nella trappola che gli tendono i reazionari, i quali forse pensano che sia giunto il momento di perseguitare i comunisti ed i lavoratori che seguono i comunisti. noi invece diciamo: anche se questi lavoratori commettono degli errori e seguono i comunisti in dottrine letali non solo agli interessi del nostro paese, ma a quelli della stessa classe operaia , noi dobbiamo considerare questi errori con molta indulgenza. l' unico modo per andare incontro in maniera concreta ai lavoratori che seguono i comunisti è di fare della vera, seria giustizia sociale . signori del Governo, tutte le volte che vedo sorgere una casa per la povera gente , una casa operaia, ho come l' impressione di un passo avanti compiuto lungo la via della pace; tutte le volte che vedo sorgere una casa di lusso per i ricchi, ho come l' impressione di un arretramento, anche se la connessione tra quanto dico ora e la grande causa della pace possa non apparire molto stretta. ma nell' atto stesso in cui avanzerete risolutamente sulla via delle riforme sociali, dovrete difendere la libertà di tutti con grande fermezza. non abbiate debolezze per difendere la libertà. non crediate che su questo terreno la bontà si identifichi con l' indulgenza; su questo terreno la bontà si identifica con la durezza. quando si tratta di difendere la libertà dei cittadini, le libertà collettive, bisogna essere duri e, se occorre, implacabili. quando avrete fatto questo, penso che avrete fatto tutto il vostro dovere. lottate con coraggio per la giustizia sociale , difendete senza debolezze le libertà di tutti. seguendo questa politica voi farete tutto ciò che dovete e potete fare per la difesa e la salvaguardia della pace. il resto non dipende più da voi.