Pietro NENNI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 488 - seduta del 10-06-1950
1950 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 118
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , avrei potuto essere ancor più breve di quanto sarò, se non mi incombesse l' obbligo di chiarire un caso che, ove fosse un caso personale fra me e l' onorevole Giuseppe Bettiol, non interesserebbe nessuno, e me meno di tutti, ma è, invece, un vero e proprio caso politico. considero che una delle forme tipiche della disonestà intellettuale consista nel non prendere mai atto delle smentite, e nel comportarsi come se le smentite non fossero esistite. io ho dato ieri comunicazione alla Camera di due documenti (avrei potuto leggerne, una diecina) i quali attestano, appunto, come le affermazioni dell' onorevole Bettiol siano prive di qualsiasi fondamento. in sé l' incidente sarebbe trascurabile se le stesse cose dall' onorevole Bettiol dette ieri alla Camera, non fossero state già dette, e smentite, in sede di Commissione degli esteri. comunque debbo dichiarare una volta ancora: 1°) né il mio atteggiamento, né — ciò che più conta — l' atteggiamento del partito socialista sulla questione istriana, ha subito mai la minima variazione. noi abbiamo coscienza di aver fatto quello che dipendeva da noi, perché la tesi italiana prevalesse nei consessi internazionali. il primo atto compiuto dal partito socialista in tal senso fu un memorandum inviato al partito laburista inglese e al ministro Bevin, all' indomani della vittoria laburista del 1945. in tale memorandum chiedevamo l' appoggio del labour party per garantire all' Italia una giusta frontiera orientale, secondo il tracciato della linea Wilson. noi non abbiamo mai cambiato opinione e non è evidentemente colpa né del partito socialista , né mia, se la conferenza dei 21 passando oltre le nostre rivendicazioni, ci ha imposto gli articoli 11 e 21 del trattato di pace . 2°) per quanto si riferisce ai confini del Territorio Libero di Trieste noi abbiamo fatto quanto era possibile perché comprendessero tutta l' Istria occidentale, fino a Pola. l' ipotesi che fosse possibile riaprire la discussione sulla linea francese, venne affacciata dal segretario di Stato americano, signor Byxnes, purché Gorizia, oltre a Pola, fosse compresa nel Territorio Libero . confesso che non mi sarei sentito di non prendere in considerazione il suggerimento. praticamente, però, né il Governo né io avemmo a dibattere questa o altre proposte del genere, tutte naufragate di fronte alla intransigenza jugoslava. si dimentica troppo facilmente come la Jugoslavia abbia sempre sperato di pater ottenere dalla conferenza dei ventuno e poi dalla conferenza dei quattro condizioni migliori di quelle formulate nel primo progetto di trattato. il terzo ed ultimo punto di questo caso non personale ma politico, si riferisce alla pretesa mancata protesta del Governo contro l' ammissione dei titini tra le truppe straniere autorizzate a stazionare nel Territorio Libero . ho detto ieri in quali condizioni ci siamo allora urtati al rifiuto dei « quattro » sia di accettare una guarnigione italiana, sia di far ritirare le truppe jugoslave dal Territorio Libero . non ci sono, quindi, castagne mie da ritirare dal fuoco. devo aggiungere che se in questo come in altri casi, pure intervenendo col massimo possibile di efficacia, non moltiplicammo le proteste, fu perché il meno sta nel più. con la nota del 4 novembre 1946 e con quella del 20 gennaio 1947, il Governo elevò una ferma protesta contro l' insieme delle deliberazioni della conferenza dei ventuno e della conferenza dei quattro per le decisioni prese senza tener conto del diritto e dell' interesse italiano. ciò detto, debbo constatare come da nessuno dei gruppi intervenuti nel dibattito sia venuta una proposta qualsiasi suscettibile di aiutare il paese ad uscire dalla situazione presente. non credo, ad esempio, che l' onorevole Bettiol abbia imbarazzato minimamente i colleghi comunisti, chiedendo loro di intervenire presso l' Unione Sovietica , perché essa dia la sua adesione alla dichiarazione tripartita , onorevoli colleghi la politica estera di un grande paese non va confusa con un bazar levantino aperto al miglior offerente e agli interventi più o meno sentimentali. vi è un principio della politica estera sovietica, del quale ho parlato ieri, dimostrando come esso corrisponda alla situazione di fatto in cui l' Unione Sovietica è stata posta dalla guerra; questo principio è l' esecuzione dei trattati. l' Unione Sovietica non chiede il rispetto del trattato a Trieste per far dispetto agli istriani o, meno che mai , per far dispetto all' onorevole Bettiol del quale ignora la esistenza. non lo chiede neppure per far piacere ai comunisti triestini o italiani, ma perché ciò fa parte della sua politica generale. ora il Governo, allorché sbandierava davanti agli elettori italiani, o a quelli di Trieste, la dichiarazione tripartita , era in mala fede, proprio perché sapeva come tale dichiarazione, nella situazione attuale dell' Europa e del mondo, non potesse diventare operante, non fosse quindi un mezzo adeguato a risolvere il caso di Trieste e del Territorio Libero . delle altre proposte ho già detto l' essenziale. non presenta alcun interesse la minaccia dell' onorevole Covelli di denunciare il trattato di pace , il quale purtroppo sta e vive con o senza la nostra ratifica o la nostra denuncia. non ha valore concreto la proposta del plebiscito avanzata dall' onorevole Cocco Ortu . anzi, mentre nel caso dell' onorevole Covelli si tratterebbe soltanto di un colpo di spada nell' acqua, il proposto plebiscito rischierebbe di mettere in movimento una procedura che non possiamo e non dobbiamo accettare. ripeto che l' idea del plebiscito, ottima quando chiedevamo il plebiscito in tutta la Venezia Giulia , o per lo meno in tutta l' Istria, è senza interesse, e pericolosa, limitatamente alla zona B o all' insieme del Territorio Libero . vado più in là e dico che la proposta del plebiscito contiene in sé i medesimi pericoli insiti nell' accenno del ministro degli Esteri a una linea etnica nel territorio B. con ciò noi arriveremmo a una mutilazione di un territorio già mutilato e rimetteremmo in discussione l' italianità del Territorio Libero dopo aver perduto Pola e l' Istria occidentale. allora cosa si ricava dai diversi interventi? nient' altro che la manifestazione di stati d' animo contradittori ed incapaci di concretarsi in una politica. abbiamo sentito l' onorevole Bartole, il quale sente il problema istriano come problema suo, della sua famiglia, della sua gente; lo abbiamo sentito passare dalla apologia del principio e della necessità delle trattative dirette, dalla speranza che esse arrivino a una conclusione positiva, alla proposta di rompere le relazioni diplomatiche con il governo di Belgrado. abbiamo sentito l' onorevole Covelli esaltare il patto atlantico e poi meravigliarsi se, nella logica di questo patto, gli interessi italiani vengono sacrificati a Tito. ma, onorevole Covelli, se fossero giuste le sue premesse, ella avrebbe torto nelle conclusioni, e lo stato maggiore americano avrebbe ragione. accettato il principio della crociata antisovietica, è comprensibile che lo stato maggiore americano non si fermi di fronte alle complicazioni che possono sorgere a causa del « porticciolo » di Trieste, come dice l' ex re Pietro di Jugoslavia. noi cogliamo nel vivo in questo dibattito, il caso di deputati, di rappresentanti della nazione, i quali si pongono di fronte ai problemi nazionali a della politica estera , con l' animo del crociato, e smarriscono quindi la coscienza degli interessi che dovrebbero difendere. su quanto ha detto l' onorevole Sforza non ho da fare che poche osservazioni. appunto perché credevamo di non avere più niente da dire col ministro e col Governo, abbiamo trasformato la nostra interpellanza in mozione. non attendevamo in questo dibattito dall' onorevole Sforza e dall' onorevole presidente del Consiglio , dichiarazioni diverse da quelle che hanno fatto. voglio tuttavia protestare contro la disonestà politica implicita nel tentativo del ministro di far credere all' opinione pubblica che la insistenza da noi posta nel dibattere la questione istriana possa avere un rapporto diretto con la posizione assunta, anche di recente, dall' Unione Sovietica . onorevole Sforza, onorevole De Gasperi , quella che io difendo oggi era anche la vostra politica nel 1947 e fino ai primi mesi del 1948. con quale diritto osate a rimproverare a me di considerare tuttora valida una politica, che è stata nostra quanto vostra, e nella quale entrambi abbiamo visto una via di uscita alle difficoltà del paese? certo, io so come oggi sia molto più difficile attuare questa politica di quanto non lo fosse nel 1947 e nel 1948. e qui sta la responsabilità diretta del Governo. ho l' impressione che l' onorevole Sforza non avesse mai proclamato con la chiarezza di cui si è valso nel suo intervento odierno, come in effetti la famosa carta della dichiarazione tripartita fosse destinata fin dall' inizio a rimanere nel cassetto. eppure è con quella carta che il Governo, per due anni e più, ha ingannato il paese, e forse se stesso . in ciò è la causa del suo insuccesso. il Governo ci dice che continua ad avere fiducia, che continua ad inviare proteste alle varie cancellerie; che tiene in serbo la dichiarazione tripartita per situazioni future. onorevole Sforza, ella si è valso di una immagine veramente assai arrischiata allorché ha paragonato la sua famosa carta al parafulmine che permette agli inquilini di dormire tranquilli. io non so se ella dorma tranquillamente. so per certo che non dormono tranquilli gli italiani del Territorio Libero , e in modo particolare quelli della zona B . so che il dialogo che la maggioranza sta per interrompere col suo voto lo riprenderemo fra tre mesi o fra sei mesi in condizioni più gravi di quelle di oggi. constato che voi siete sfuggiti al problema principale da me posto; non avete detto, cioè, se siete o non siete in grado di chiedere agli USA di facilitare la soluzione del problema italiano ritirandosi da Trieste. il vostro silenzio, signori del Governo, significa che non siete liberi di chiedere agli americani lo sgombero di Trieste, il che fa di voi i responsabili della permanenza dei titini a Capodistria e nella zona B !