Pietro NENNI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 432 - seduta del 02-04-1950
Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale
1950 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 36
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , noi non possiamo considerare le dichiarazioni del Governo se non come una specie di giustificazione preventiva di nuovi eccidi e di nuove restrizioni alle pubbliche libertà. il modo, oso dire, inaudito con cui il ministro di polizia ha cercato di eludere l' accusa di aver preso delle misure in flagrante contradizione con il testo della Costituzione, non può essere considerato, in effetti, se non come una preparazione psicologica e politica a nuove « ordinanze » aventi lo stesso carattere e la stessa portata. che cosa ha risposto il ministro alla documentazione irrefutabile del carattere anticostituzionale delle ordinanze emesse dal suo dicastero e convalidate dal Consiglio dei ministri ? egli ha risposto riferendosi ad una interrogazione del senatore Terracini, con la quale l' eminente nostro collega richiamava il Governo al dovere di rispettare l' articolo XII delle norme transitorie della Costituzione, circa il carattere sovversivo e fuorilegge di ogni manifestazione fascista. più grave ancora è il riferimento ad una legge inglese e ad una legge rumena. onorevole ministro, se una disposizione come quella alla quale ella si è riferita fosse a disposizione di un ministro che avesse delle sue funzioni la concezione che ella ha dimostrato di avere, l' Italia sarebbe in una situazione permanente di stato di assedio. ricordo che la legge inglese alla quale si è riferito il ministro di polizia, ha avuto due sole applicazioni recenti: la prima nel 1920 allorché si svolgeva in Inghilterra una agitazione popolare per impedire l' imbarco di armi contro la Russia. la legge è precedente e, se bene ricordo, nel 1936 fu estesa a nuovi casi di infrazione dell' ordine pubblico . il precedente del 1920 prova come le agitazioni contro l' imbarco o lo sbarco di armi non siano una diabolica invenzione del Cominform, ma abbiano lontani precedenti, tanto da essere, come furono, dirette nel 1920 dall' attuale ministro britannico degli Esteri Revin. la seconda applicazione è recente e si riferisce ad uno sciopero dei portuali di Londra. ma, onorevoli signori del Governo, questa legge c' è; le organizzazioni sindacali inglesi conoscono la sua esistenza. tocca a loro, tocca al Governo, tocca alla magistratura, prevederne e dosarne l' applicazione. non è tuttavia richiamandosi ad una legge inglese che si possono giustificare nel nostro paese le patenti violazioni della Costituzione da noi denunciate. né ha maggior valore riferirsi ad una legge adottata dalla Rumenia. anche in questo caso di tratta di una legge... o di un decreto, non di un' ordinanza ministeriale. il nostro Governo ha eluso la Costituzione, anche nella forma, in quanto non è ricorso all' istituto del decreto legge , ma a quello della circolare, seguendo un procedimento, contro il quale hanno protestato tutti i giuristi. la prima protesta contro tale sistema fu del professore Carnelutti e risale al gennaio del 1948. la più recente è stata quella del chiaro professor Cangian. del resto, onorevoli colleghi , non vedo perché occorra invocare l' autorità di questo o di quel giurista, allorché ci sono già due sentenze della suprema Corte di cassazione , che richiamano il Governo al carattere precettivo degli articoli della Costituzione concernenti l' esercizio dei diritti di libertà , individuali o collettivi. c' è una sentenza del 1948 e ve ne è una più recente la quale dice testualmente: « la questione deve essere risolta alla stregua del criterio indicato da questo supremo collegio circa la necessità di distinguere nelle norme della Costituzione quelle di carattere precettivo, suscettibili, cioè, per la loro completa formulazione, di diretta e immediata applicazione, da altre, programmatiche, che stabiliscono soltanto il principio a cui debbonsi uniformare le leggi future. su questo punto già è stato precisato che le norme consacranti diritti di libertà sono di massima precettive e di immediata applicazione purché non abbiano bisogno di essere integrate dal legislatore ordinario » . questo dice la suprema Corte di cassazione e, di fronte alla sua sentenza, quale valore possono avere le ordinanze e le circolari di un ministro? i cittadini sanno oggi che i provvedimenti presi dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro di polizia costituiscono una violazione della Costituzione e hanno quindi il diritto di non tenere nessun conto delle ordinanze emanate dal Consiglio dei ministri . in verità, la Costituzione è il patto nazionale che tutti ci lega e infranto il quale si cade nella legge della giungla , così che nessuno sa più ciò che può fare e ciò che deve fare; quello che può dire e quello che non può dire, né quali siano i suoi limiti di iniziativa o di controllo. ecco perché non possiamo accettare l' interpretazione che si è tentato di dare all' articolo 17 della Costituzione, in flagrante contrasto con due sentenze della Corte di cassazione . a tale proposito vorrei essere sicuro di aver compreso bene quanto ha detto il ministro. egli — se non erro — ha inteso stabilire che le riunioni pubbliche alle quali si può, a suo giudizio (non si può, a nostro giudizio), applicare l' ordinanza data ai prefetti di interdire per un periodo determinato l' esercizio del diritto di riunione sono soltanto quelle per le quali l' articolo 17 della Costituzione prevede l' obbligo del preavviso alle autorità di Pubblica Sicurezza . da ciò deriva che riunioni convocate in luogo aperto al pubblico (teatri, cinema, eccetera) non sono proibite, in quanto non soggette a preavviso. prendo atto del gesto affermativo del ministro, e faccio notare come attualmente la sua ordinanza venga interpretata dai prefetti, nel senso che non solo le riunioni in luogo pubblico ma anche quelle in luogo aperto al pubblico debbano considerarsi come sospese e proibite nei limiti fissati dalle ordinanze prefettizie. onorevoli colleghi , la prova che provvedimenti di tale natura ne richiamano fatalmente altri sempre più gravi è stata fornita dallo stesso ministro, e rende inutile ogni ulteriore mia insistenza. il ministro si è posto il quesito se lo sue ordinanze siano adeguate e sufficienti, ed alla nostra dimostrazione che tali non sono e che esse non attenueranno l' intensità della nostra azione pubblica, ha risposto... che sono inadeguate ed insufficienti. ed allora perché sono state prese? sono stati abbinati nella discussione temi e cose che noi vorremmo mantenere del tutto distinte, quali l' azione delle nostre organizzazioni e quella dei gruppi neofascisti. ebbene, a proposito dei gruppi neofascisti intendo dire che non attribuisco alcun carattere di serietà alla richiesta del Governo alla magistratura sul carattere fascista del Movimento Sociale Italiano . d' altro canto, non credo che tale parere sia indispensabile per ottenere dai poteri pubblici la sola azione che vorremmo che essi svolgessero: non tanto misure di scioglimento, efficaci fino ad un certo punto, quanto un richiamo costante alle responsabilità del passato regime, ed uno sbarramento costante ad ogni tentativo di reintrodurre gli uomini di quel sistema e di quella politica, le ideologie di quel regime nelle leggi e nel costume dello Stato democratico italiano. lo sbarramento contro gli uomini è più facile, e voi non solo avete aperto le porte a fascisti, ma le avete spalancate! avrei finito, se non mi fosse stato posto dall' onorevole Calamandrei un quesito che interessa il paese e al quale ho il dovere di dare una amichevole risposta... rivolto, in modo particolare al nostro gruppo socialista, l' onorevole Calamandrei ha detto a proposito del prossimo sbarco di armi nei porti italiani: « non create appigli, non create occasioni » . onorevole Calamandrei; chi ha vissuto il periodo precedente, il crollo delle pubbliche libertà nel nostro paese e all' estero, sa come sovente consigli analoghi siano stati dati al popolo negli anni che precedettero il 1925. ho avuto una lunga consuetudine di amicizia con Filippo Turati negli anni dell' esilio. la sola cosa di cui l' ho sentito rammaricarsi con accento di angoscia sono i consigli di questo genere da lui tante volte dati con animo purissimo, mentre si svolgeva la lotta politica in difesa delle pubbliche libertà. non creare appigli; non creare occasioni; e per non creare appigli e non creare occasioni, lasciare che le cose vadano per la china su cui vanno. è un atteggiamento il quale non può che derivare da una concezione pessimistica delle cose, quale quella apparsa nelle parole dell' onorevole Calamandrei allorché ha detto di avere l' impressione che il destino sia già segnato. noi non crediamo ai destini segnati: gli uomini hanno sempre modo di mutare il corso delle cose, se ne hanno la volontà. è in loro potere mutare il destino, che non è mai prefigurato dalle cose, ma dagli uomini, dallo spirito con cui affrontano la lotta. del resto, giacché l' onorevole Calamandrei parlava a nome del movimento socialdemocratico; così egli mi permetterà di rispondergli con le parole di uno dei più illustri rappresentanti della corrente socialdemocratica; di un uomo che è il beniamino, o lo è stato fino a questi ultimi giorni, della borghesia europea e di quella americana. parlo dell' onorevole Spaak, la più grande autorità internazionale, ormai, della socialdemocrazia, dopo la morte di Léon Blum. ebbene, l' altro giorno, a coloro che dicevano all' onorevole Spaak che egli non aveva il diritto di capeggiare agitazioni popolari e scioperi contro il ritorno del re Leopoldo in Belgio, dopo che in tale senso si era pronunciato il referendum, a costoro l' onorevole Spaak rispondeva nei termini seguenti: « è in gioco la nostra intera concezione della nazione nei suoi interessi e nei suoi doveri. quando tutto ciò è in ballo , la minoranza non si piega, e continua la lotta » . e definendo i limiti di tale lotta egli diceva che comprende tutti i mezzi: dall' opposizione parlamentare fino allo sciopero generale politico. ebbene, onorevole Calamandrei, il problema del ritorno di un re è ben piccola cosa di fronte a quello che ci pone la storia, quello di sapere se faremo o no quanto dipende da noi per impedire la terza guerra, quello di sapere se faremo tutto ciò che è possibile per impedire, almeno, che il nostro paese sia travolto nella terza guerra. siamo di fronte a problemi che non si risolvono richiamandosi al voto di una Assemblea parlamentare , e nemmeno al risultato di un referendum: se gli uomini si fossero sempre inchinati davanti alla decisione di una maggioranza formale, il mondo non avrebbe camminato, e, noi saremmo ancora alle condizioni di vita sociale e politica che esistevano nel medioevo. ecco perché al quesito che ci è stato posto rispondiamo che faremo tutto il possibile per dare al popolo italiano la coscienza di ciò che per esso e per il suo avvenire può rappresentare il fatto di ricevere armi straniere. sappiamo che la lotta intrapresa non si esaurisce in una protesta, sappiamo che essa richiede lunghi sforzi e duri sacrifici; non arretreremo né di fronte allo sforzo, né di fronte al sacrificio. concludo, onorevoli colleghi , dicendo al Governo: la vostra risposta è la conferma che volete persistere nella politica dell' arbitrio e del sangue. alla Camera, al Senato, nel paese, noi faremo ciò che è necessario per impedirvi di continuare su questa strada.