Pietro NENNI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 431 - seduta del 01-04-1950
Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Medio Oriente.
1950 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 27
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , se le circostanze avessero permesso alla Camera di discutere la nostra mozione concernente i cinque punti di pace, alcuni dei problemi che direttamente interferiscono nella discussione odierna, avrebbero già ricevuto una risposta, e una risposta che avrebbe potuto confermare o dissipare alcune delle preoccupazioni nostre nei confronti delle inspirazioni a cui obbedisce la politica interna del nostro paese. non c' è dubbio, infatti, che esiste, una stretta correlazione tra la politica estera e la politica interna ; tale connessione esiste in ogni tempo e in ogni momento; essa si fa sentire in modo più particolare e diretto nella fase attuale della politica generale del paese, dell' Europa e del mondo, mentre assistiamo alla spinta verso una nuova guerra. non solo il nostro Governo, ma tutti i governi che hanno aderito al patto atlantico , subiscono in questo momento la pressione del dipartimento di Stato e dei circoli militari americani; i quali non nascondono le serie preoccupazioni che nutrono circa il destino che può attendere le armi che stanno, inviando in Europa. il problema non lo poniamo soltanto noi, obbedendo alla logica della nostra opposizione, esso è stato posto in modo assolutamente chiaro dallo stesso signor James Bruce, direttore del programma per la reciproca assistenza difensiva (pam) nel discorso che ha di recente pronunciato a Miami, dando il via all' invio delle armi in Europa. in quel discorso, egli ha espresso delle gravi preoccupazioni circa la sorte che può attendere le armi inviate in Europa, e, con quel realismo brutale e sportivo che caratterizza gli uomini politici degli USA, non ha esitato a riconoscere che esse possano in definitiva servire a scopi diversi da quelli cui sono destinate. nel discorso di Miami, il direttore del PAM ha detto che « la possibilità che i nostri materiali vadano perduti, rappresenta un rischio messo a carico ed inerente alla realtà stessa della situazione » . si spiega, in tali condizioni, che gli USA si sforzino di ridurre al minimo il rischio che riconoscono esistere. ed è comprensibile, dal loro punto di vista , che si preoccupino di scatenare in tutti i paesi una offensiva contro le masse popolari , tale da diminuire, in una certa misura, il rischio che essi intravedono. da ciò l' aperta pressione che una parte della stampa americana, interprete dei circoli ufficiali di quel paese, ha esercitato nelle ultime settimane in favore di misure eccezionali destinate a colpire il movimento popolare. da ciò la concordanza, niente affatto causale, tra le decisioni che sembra aver preso ormai in modo definitivo il nostro presidente del Consiglio in favore della politica forte e l' arrivo delle armi americane. da ciò infine la coincidenza fra le misure eccezionali di polizia, prese dal governo francese e quelle prese dal nostro Governo, che sembrerebbero assolutamente sproporzionate al fine che si propongono, ove poste in rapporto alla crisi sociale che travaglia i nostri paesi, crisi che per la sua stessa natura non si risolve con provvedimenti di polizia. in questi giorni, uno dei più autorevoli giornali americani, il New York Times , ha fatto un grande elogio dei due ministri « energici, duri, coraggiosi » che dirigono nel nostro paese le forze armate , quelle di polizia e quelle dell' esercito: il ministro Scelba e il ministro Pacciardi. ed è caratteristico che questo giornale, dopo un elogio, del quale non so quanto saranno fieri i ministri ai quali è diretto, abbia ammesso la possibilità e la eventualità che la situazione sfugga di mano a chi dovrebbe controllarla, per aggiungere, subito dopo, che in ogni caso i profittatori della situazione non potrebbero essere i comunisti né i « socialfusionisti » . in verità, una ben nota giornalista americana, la signora Mc Cornick ha espresso una opinione diversa, scrivendo sullo stesso giornale che se qualche estremismo dovesse trionfare in Italia sarebbe quello socialcomunista. preoccupazioni analoghe si ritrovano anche nei documenti ufficiali. un po' per scherzo, un po' sul serio, ho avuto occasione di chiamare « discorso della corona » la relazione presentata alla Camera dei rappresentanti americani dalla Sottocommissione degli Esteri che esamina la situazione e i progetti del Piano Marshall in Italia. la caratteristica di quella relazione è che essa non presenta la politica del governo italiano come coincidente con quella dell' ECA; ma rovescia il rapporto logico che in questo campo dovrebbe esistere, e presenta la politica del governo italiano come la conseguenza dei programmi dell' ECA asserendo che tutta l' attività in Italia della missione ECA è volta a spingere il Governo verso la riforma agraria e quella fiscale. è detto in modo implicito nella relazione che il sentimento che muove i circoli dirigenti americani ad interessarsi della riforma fondiaria o della riforma fiscale nel nostro paese non è quello della sollecitudine per i nostri braccianti o per i nostri contadini, non è il sentimento della giustizia, ma la convinzione che la riforma fondiaria o quella fiscale costituiscono un mezzo efficiente per controbattere la propaganda socialista e comunista. e pazienza, onorevoli colleghi , se l' America, per contrastare in Italia i socialisti e i comunisti non avesse altro da proporre che la riforma fondiaria e quella fiscale: benvenute cotali riforme, anche se mosse dall' illusione e dalla speranza che in un clima di attenuati contrasti sociali la nostra propaganda possa diventare più difficile. sorvolo sulla considerazione che la verità esattamente il contrario come lo dimostra il fatto che le città più antisocialiste o più anticomuniste d' Italia non sono né Torino né Milano, ove esistono le migliori condizioni di vita per le masse lavoratrici e popolari. non quindi ci può preoccupare la spinta alle riforme anche se viene dall' America, anzi! ci preoccupa invece il costante suggerimento a misura di forza che si suppone siano in grado di porre in grande difficoltà il movimento operaio . una simile mentalità dimostra a quale grado di ossessione e di furore siano giunte le classi conservatrici dell' Occidente. mezzo secolo fa, uno degli scrittori politici che ebbero maggior fama e merito, il De Viti De Marco , constatava come la paura del socialismo avesse accecato la borghesia conservatrice del nostro paese. oggi, se egli fosse ancora tra noi, dovrebbe constatare come la paura del socialismo o del comunismo non accechi più soltanto le classi conservatrici dei paesi meno progrediti, ma puranco quelle dei paesi socialmente più avanzati ed economicamente più solidi. non è dubbio che la tensione eccezionale dei rapporti sociali e politici in grande parte è la conseguenza di un tale stato degli spiriti, di una ossessione che ha determinato lo stato permanente di paura che noi ritroviamo alla base di tutte le decisioni del nostro e di molti altri governi. ora, la paura è di per se stessa causa di un complesso di inferiorità che sempre ha impedito di comprendere la vera natura dei problemi, e tanto più lo impedisce nel momento attuale irto di difficoltà. la paura può suggerire soltanto una politica intessuta di delitti e di errori, quale è quella appunto del Governo del 18 aprile. la serie dei delitti va da Melissa a Lentella; la serie degli errori è culminata nei provvedimenti oggetto delle odierne interpellanze. io trovo inconcepibile che il presidente del Consiglio , parlando giorni or sono al gruppo parlamentare del suo partito, e facendo davanti ai deputati democristiani l' elogio del modo « patriottico e democratico » con il quale il suo ministro di polizia assolve il suo compito, non si sia reso conto che faceva l' apologia degli episodi di sangue e di terrore che hanno desolato il paese. l' onorevole collega che mi ha interrotto non sa quanto io concordi seco lei nel considerare che si tratta di una vecchia, di una vecchissima canzone. in ciò appunto io trovo la condanna maggiore dell' attuale Governo, che ci costringe a parlare e riparlare eternamente di cose che consideravamo sparite nella rinnovata vita democratica italiana. tanto vero è ciò che dico che, proprio mentre il presidente del Consiglio parlava nei termini sopra ricordati al gruppo parlamentare del suo partito, nuovo sangue veniva sparso nel villaggio di Lentella in condizioni che abbiamo sentito evocare in quest' Aula con un sentimento di angosciosa mortificazione. vero è che il Governo aveva fatto annunciare dai suoi giornali che avrebbe fatto delle gravi rivelazioni. al contrario l' onorevole sottosegretario per l' Interno si trovò nella necessità di leggere senza convinzione l' eterno rapporto della locale Pubblica Sicurezza , naturalmente incline ad accusare per giustificarsi. la tendenza dell' onorevole De Gasperi a giustificare sempre la polizia trova un precedente sul quale vorrei che egli meditasse. lo racconta un nostro collega in giornalismo, Gaetano Natale, nel suo recente libro su Giolitti. nel 1893, ministro dell'Interno per la prima volta, in occasione di subbugli avvenuti a Napoli, Giolitti ordinò un' inchiesta e mandò un ispettore telegrafando a quel prefetto essere sua impressione che la polizia locale fosse stata inetta ed avesse ecceduto nella fase conclusiva degli incidenti. in quella occasione re Umberto scrisse a Giolitti la lettera seguente: « ... non le nascondo il timore che una inchiesta in momenti nei quali è necessaria l' azione possa scuotere la compagine dei pubblici funzionari, già abbastanza intimoriti... » . con queste parole Umberto rimaneva fedele all' antica aulica opinione della polizia che non ha mai torto. ho appena bisogno di ricordare al presidente del Consiglio come re Umberto pagasse a caro prezzo l' abitudine di prendere sempre parte e causa per la forza pubblica , anche quando versava il sangue del popolo. delitti, dunque, gli eccidi dei quali molto si è parlato nelle ultime settimane. errori che rischiano di provocare ancora delitti, i provvedimenti presi o annunciati dal Governo e che caratterizzano la politica del ministro di polizia e dell' intero gabinetto. anche codesti provvedimenti denunciano uno stato sorprendente di smarrimento. accenno agli emendamenti proposti dal ministro Scelba in sede di discussione della legge di Pubblica Sicurezza e alle « ordinanze » dell' ultimo Consiglio dei ministri . le condizioni medesime nelle quali furono presentati gli emendamenti Scelba alla legge di Pubblica Sicurezza hanno sorpreso il paese e non possono non aver sorpreso la maggioranza parlamentare . la Camera ricorda come noi stessimo discutendo la legge, già approvata dal Senato, soppressiva di alcuni capitoli della legge di Pubblica Sicurezza , allorquando all' improvviso, il ministro Scelba presentava gli emendamenti tendenti a ristabilire la piena validità del titolo IX del testo unico di Pubblica Sicurezza , da tutti — e in primo luogo dallo stesso ministro — considerato in aperta contraddizione coi principi della Costituzione repubblicana! basti ricordare che nel titolo IX figurano due articoli il 214 e il 215, che suonano esattamente così: « nel caso di pericolo di disordine, il ministro dell'Interno , con l' assenso del capo del governo , o i prefetti per delegazione, possono dichiarare con decreto lo stato di pericolo pubblico » . e l' articolo 215 aggiunge: « durante lo stato di pericolo pubblico il prefetto può ordinare l' arresto e la detenzione di qualsiasi persona, qualora ciò ritenga necessario per ristabilire o per conservare l' ordine pubblico » . ora io domando all' onorevole Scelba di citare un solo articolo della nostra Costituzione il quale autorizzi un tale scempio della libertà! la legge fascista di Pubblica Sicurezza era già in aperto contrasto con lo Statuto albertino e, a maggior ragione, è in antitesi assoluta con lo spirito e la lettera della Costituzione che assieme abbiamo votato e ci siamo impegnati di rispettare! una ulteriore manifestazione della volontà del ministro di polizia e dell' intero gabinetto di non tenere in nessun conto la Costituzione, si è avuta con le « ordinanze » del 18 marzo scorso. con esse i prefetti sono autorizzati a disporre il divieto di comizi pubblici e cortei tutte le volte che si verifichino gravi atti di violenza e di intolleranza politica; a proibire comizi all' interno delle fabbriche, a vietare lo strillonaggio di giornali, e perfino la vendita a domicilio. inoltre il Consiglio dei ministri ha dato disposizioni perché in caso di occupazione di terre siano immediatamente arrestati e perseguitati quanti sono considerati promotori o organizzatori delle occupazioni. onorevoli colleghi , allorché io noto tra di voi segni di stupore per la nostra critica debbo dedurne che lo spirito della Costituzione vi è ostico quanto vi è ignota la lettera della Costituzione. proprio ieri il partito liberale , che ha fatto parte della maggioranza governativa fino a pochi mesi or sono e che ha tenuto a non creare confusione alcuna fra i suoi motivi di opposizione e i nostri, ha votato sulle ordinanze in discussione la deliberazione seguente: « disapprova tali misure in quanto esse, pur movendo dalle premesse della indispensabile tutela della autorità dello Stato e della libertà dei cittadini, esorbitano dalla Costituzione e in concreto si traducono nella arbitraria limitazione dell' attività politica ed organizzativa dei partiti democratici » . spero che anche i partiti governativi, quello repubblicano e il socialdemocratico, se sottoporranno ad attento esame le ordinanze ministeriali, arriveranno alle medesime conclusioni, dovranno cioè riconoscere assieme a noi che con tali provvedimenti il Governo scivola nell' arbitrio il più assoluto. ed in effetti, come è possibile interpretare nel senso delle ordinanze del Governo, l' articolo 17 della Costituzione, il quale al diritto di riunione non pone alcun limite ove si tratti di riunioni in luogo aperto al pubblico e richiede il preavviso solo ove si tratti di riunioni in luogo pubblico, per queste ultime accordando volta a volta alle autorità l' autorizzazione di vietarle « per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica » . la Costituzione non pone altro limite al diritto di riunione, dev' essere quindi considerata come arbitraria e legalmente nulla ogni altra disposizione, non impegnativa comunque per il popolo il quale ha il diritto di rifiutare obbedienza a disposizioni che siano in contrasto con il testo della Costituzione. certo, onorevoli colleghi , è causa di profonda amarezza per noi discutere nel 1950, nel Parlamento repubblicano, del diritto di riunione... tanto più che il Governo ha aggravato il carattere arbitrario dei suoi provvedimenti non ricorrendo all' istituto del decreto legge , nella speranza forse di sottrarsi alle disposizioni dell' articolo 97 della Costituzione, è in definitiva al controllo del Parlamento. il Consiglio di Stato avrà, probabilmente, l' occasione di pronunciarsi sulla validità delle disposizioni date dai prefetti in conseguenza delle ordinanze governative. intanto si è già pronunciata la suprema autorità giudiziaria del paese, cioè la Corte di cassazione , con sentenza del gennaio scorso su materia analoga, cioè sul carattere precettivo dell' articolo 21 della Costituzione. dice la sentenza della Cassazione che vi sono norme costituzionali di carattere precettivo (quelle che riguardano i diritti e i doveri dei cittadini) che, per la loro applicazione diretta e immediata, non hanno bisogno di nessuna legge del Parlamento, mentre ve ne sono altre di carattere programmatico, che evidentemente non possono trovare attuazione se non attraverso leggi future. sul carattere precettivo dell' articolo 17 nessun giurista ha sollevato la minima eccezione. altrettanto incontestabile è l' arbitrio insito nell' ordinanza del Governo con la quale il potere esecutivo detta a quello giudiziario l' atteggiamento da tenere in ordine agli attuali conflitti sociali, creando la figura del responsabile morale nella persona dei capi lega o degli attivisti della Federterra, laddove le agitazioni dei contadini hanno dato luogo all' invasione delle terre incolte o mal coltivate. ora la Camera sa come in questo caso le organizzazioni della Federterra siano uscite dalla legalità, nel senso stretto del termine, onde ristabilire la sovranità del diritto, violato impunemente per lunghi anni dagli agrari con la non applicazione dell' imponibile di manodopera. il Governo ci dica quando mai è intervenuto per denunciare gli agrari che non applicano le leggi sociali e, di fronte alla prova manifesta della sua faziosità di classe, tolleri che noi dichiariamo che la sua non è una politica di pacificazione sociale ma di guerra civile , comunque una politica che tende a suscitare nei ceti più poveri il sentimento che essi non hanno nulla da attendere dalla sollecitudine del Governo, in mancanza della loro azione diretta. ripeto che è mortificante un dibattito di questo genere nel Parlamento repubblicano! cinquant' anni or sono i gruppi democratici dovettero affrontare in sede parlamentare una delle lotte rimaste memorabili col nome di ostruzionismo. ci furono allora dei socialisti oggi universalmente onorati, in quell' epoca combattuti e denigrati quanto noi lo siamo oggi, alieni comunque da ogni spirito di violenza (parlo di Prampolini, Bissolati, Ferri, Turati, Morgari) i quali spezzarono le urne per protestare contro leggi limitative dei diritti di riunione, di associazione e di stampa. si videro allora dei liberali, come Zanardelli o Giolitti schierarsi a fianco di repubblicani come Pantano o Mirabelli, in difesa delle pubbliche libertà. noi siamo accusati di demagogia, quando ammoniamo la maggioranza a pesare la sua responsabilità, ma Enrico Ferri, nel 1900 rivolto alla maggioranza diceva: « pensate ai casi vostri, noi vi abbiamo significato il nostro convincimento » . Bissolati, al cui pensiero ed insegnamento di sovente si ricorre contro di noi, in quella occasione si alzava a dire: « noi difendiamo il nostro diritto con tutte le nostre forze, e l' avvenire sarà con noi. sarete voi — diceva al Governo — i condannati della storia » . e Mirabelli (lo ricordo ai repubblicani storici che l' avessero dimenticato)... Mirabelli accusava di microcefalia il Governo che aveva tentato — sono sue parole — « di ridurre a grazioso beneplacito del potere esecutivo il diritto di riunione, che è stato il frutto di lotte secolari nel campo del pensiero e della vita, ed una conquista civile nella evoluzione democratica del mondo » . pantano paragonava il diritto di riunione all' idrometro che annuncia le inondazioni, e domandava al Governo di non sottoporlo a limitazione alcuna se voleva sapere cosa ribollisse alla base, tra gli strati più infimi del popolo. vi è del resto sulla questione tutta una giurisprudenza del Parlamento, che risale al 1862, alla data stessa di costituzione del primo Parlamento italiano. da allora ad oggi, il dibattito sul diritto di riunione si è rinnovato periodicamente, e uomini di tutte le parti della Camera, moderati come Ricasoli, tiepidi radicali come Cairoli, hanno condannato gli straripamenti del potere esecutivo . io vorrei che l' onorevole De Gasperi rileggesse quello che uomini di parte moderata e conservatrice — dal Ricasoli al Crispi, da Cairoli a Giolitti hanno detto o scritto sul diritto di riunione; egli allora arrossirebbe delle ordinanze del 18 marzo!... onorevoli colleghi , le ordinanze del Governo vanno considerate anche da un altro punto di vista , quello della loro pratica inefficienza; inefficienza che non costituisce una scusa ma un' aggravante. cosa si ripromette il Governo con questi provvedimenti? cosa spera che possa derivare dall' interdetto, gettato su un certo numero di città e di province? è probabile che in definitiva si sia offerto alle organizzazioni popolari un nuovo motivo di agitazione e nient' altro. cosa vuol dire limitare il diritto di riunione? l' onorevole De Gasperi non ha certo dimenticalo che soltanto cinque o sei anni or sono il diritto di riunione era interdetto dalle « SS » tedesche e dalle brigate nere fasciste, (e come malgrado ciò, gli elementi più animosi del movimento antifascista organizzassero comizi volanti che ebbero una efficacia superiore alle più grandi riunioni pubbliche. cosa può attendersi il Governo, per la causa dell' ordine pubblico , dagli arresti dei supposti fomentatori della occupazione delle terre? onorevoli colleghi , le manette che stringono i polsi dei perseguitati chiamano su di essi l' attenzione delle folle. non è in potere di nessun governo di rendere impopolare un movimento soltanto ordinando un certo numero di arresti. ogni arrestato, ogni famiglia di arrestato diventerà un focolare di agitazione contro la politica del Governo. noi organizzeremo attorno ai detenuti un movimento nazionale di solidarietà popolare e democratica che costituirà il mezzo più efficace di lotta contro le misure liberticide del Governo... voi avrete la soddisfazione, fra qualche tempo, di vedere su questi banchi uomini che oggi mandate davanti al tribunale. identica sorte toccherà alla disposizione che proibisce i comizi nelle fabbriche. anche questa fu una delle conquiste che gli operai realizzarono nel periodo più duro della nostra storia sotto l' occupazione straniera, ed è assurdo credere che il Governo disponga dell' autorità morale e dei mezzi per strappare ai lavoratori tale loro diritto! non parliamo, poi, del provvedimento, più ridicolo che pericoloso, con il quale si vuole interdire lo strillonaggio dei giornali, dopo che lo stesso sottosegretario alla presidenza ha citato ad esempio, l' abnegazione con cui comunisti e socialisti prendono a cuore la diffusione della loro stampa. l' immaginazione popolare è fertile e troverà la maniera di eludere le disposizioni governative... per la vostra reputazione... inefficaci quindi, oltre che anticostituzionali, le ordinanze del 18 marzo. tuttavia pericolose per la tendenza che denotano e il precedente che creano. se la politica potesse essere considerata come qualche cosa di statico, noi non avremmo nessun motivo di preoccupazione davanti a provvedimenti i quali non possono alterare l' efficacia della nostra propaganda e della nostra azione... sennonché la politica va considerata non come stasi ma come movimento. ogni provvedimento ne chiama uno nuovo; ogni arbitrio suscita un arbitrio. è di fronte alla legge della concatenazione delle cose, che sorge la necessità di prendere posizione fin da oggi. cosa farà il Governo quando dovrà riconoscere l' inanità e l' insufficienza dei suoi provvedimenti di polizia? io non faccio alla maggioranza l' ingiuria di credere che essa non si renda conto che le misure poliziesche non hanno mai fermato il cammino della storia, non hanno inceppato, se non momentaneamente, le organizzazioni democratiche e operaie. il problema è quindi quello degli sviluppi di una determinata politica. noi avevamo avuto l' esperienza del triste settennio, dal 1893 al 1900, col fallimento delle misure poliziesche con cui si tentò allora di sbarrare la via al socialismo. quando il fascismo prese il potere avvertì le insufficienze dell' esperienza di Crispi e di quella di Pelloux; si rese conto come non bastasse sopprimere il diritto di riunione se permaneva un simulacro di libertà di stampa ; ebbe coscienza dell' inutilità di soffocare l' opposizione nel paese se sopravviveva il diritto di opposizione nel Parlamento. se la voce del popolo fatta tacere nei pubblici comizi poteva alzarsi nell' Aula parlamentare, ogni provvedimento poliziesco e repressivo diventava in gran parte caduco. il fascismo intese come non si potessero sopprimere a metà le garanzie costituzionali; o tutto o niente. nacque così la legislazione fascista intesa a distruggere ogni possibilità di vita democratica e liberale. dopo aver soppresso il diritto di riunione, fu soppresso quello di organizzazione e quindi quello di stampa. si creò attorno ai detenuti una atmosfera di terrore. fu drasticamente proibito parlare degli antifascisti che davanti ai tribunali speciali difendevano con tanto valore e con tanto accanimento i principi della libertà e della democrazia. in tal modo il fascismo durò invece di pochi anni, 20 anni. però Crispi e Pelloux erano morti nel loro letto, e il destino di Mussolini e dei suoi fu alquanto diverso. forse non fareste male, voi deputati della maggioranza a pensare alla logica infernale delle cose. onorevoli colleghi , tra le cose dette o lette negli ultimi giorni, l' episodio che mi ha colpito di più è quello che si riferisce agli incidenti di San Severo , dove per la prima volta dopo la liberazione, squadre fasciste col bracciale tricolore sono intervenute a fianco delle forze di polizia con la presunzione di tutelare l' ordine. il Governo, che io sappia, non ha preso nessuna misura contro i funzionari che hanno tollerato una simile collusione. ora, io domando: ma da chi è composto questo Governo? onorevole De Gasperi , onorevole La Malfa , onorevole Piccioni, ognuno di voi sa, come sappiamo noi, che lo Stato costituzionale in Italia non è morto nell' ottobre del 1922 con la marcia su Roma , ma era già morto mesi prima, era morto durante lo sciopero legalitario del luglio, allorché per reprimere le agitazioni popolari e lo sciopero legalitario intervennero affiancate alle forze dell'ordine pubblico le camicie nere ; quella collusione segnò la data di morte dello Stato costituzionale, dopo di allora fu una puerile illusione credere che un tardivo decreto di stato d' assedio potesse ristabilire le distanze tra l' amministrazione dello Stato e le squadre fasciste. e proprio sotto il vostro Governo ecco rinnovarsi gli episodi del 1922, appena cinque o sei anni dopo la lotta di liberazione che tutti noi speravamo avesse creato una barriera insuperabile fra le reminiscenze e le nostalgie fasciste e la vita costituzionale e democratica del nuovo Stato repubblicano. sono queste le cose che ci preoccupano, non in sé e per sé il tale o il tale altro provvedimento. la verità è che le cose sono giunte al punto in cui o la maggioranza è capace di far intendere al Governo che è necessario fermarsi sulla strada dell' arbitrio, oppure il disordine diventerà cronico e permanente. allora potrebbe verificarsi una delle ipotesi del giornale americano or ora citato, la situazione cioè potrebbe diventare incontrollabile per il Governo. a questo punto ci troviamo tutti voi della maggioranza e noi dell' opposizione davanti al quesito che poneva alcuni decenni or sono l' onorevole Sonnino: quid agendum ? non credo che la sola cosa che si possa fare sia o che noi socialisti e comunisti diventiamo democristiani o che i democristiani diventino socialisti e comunisti; c' è ancora un margine di sicurezza da utilizzare; c' è la possibilità di ritrovare i termini della civile convivenza. ciò comporta una somma di responsabilità che ricade in primo luogo sulla maggioranza. quando noi proponiamo o riproponiamo questo quesito è chiaro che non domandiamo alla maggioranza di accettare i nostri programmi — ciò che sarebbe impossibile — le domandiamo di tener conto del nostro programma e soprattutto delle esigenze delle masse; le domandiamo di non dimenticare che noi rappresentiamo le forze più attive della nazione, senza delle quali e contro le quali non è possibile governare, a meno di ricorrere a soluzioni totalitarie di tipo fascista. molto si è parlato di Stato forte e da un po' di tempo in qua anche il presidente del Consiglio si è dato a questo tipo di letteratura. ma lo Stato italiano non è mai stato tanto debole come nel momento in cui ricorre alle « ordinanze » in discussione o ad espedienti anticostituzionali privi fra l' altro di ogni efficacia. io penso che se facessimo tutti uno sforzo per rientrare nella Costituzione la soluzione la potremmo facilmente trovare. la causa del disordine in Italia è la miseria, e lo è più di quanto non lo fosse 50 o 100 anni or sono, giacché oggi la miseria è diventata esplosiva; non è più una miseria rassegnata, non è più la miseria di uomini o di donne che credono ad una specie di maledizione divina o ad una legge della natura. oggi gli uomini sanno che la miseria è la conseguenza dell' ingiustizia sociale e non l' accettano più con la rassegnazione dei tempi passati. non si riuscirà, signori, ad uscire dall' attuale situazione, finché la classe dirigente continuerà a credere, o a fingere di credere; che quanto avviene in Italia sia la conseguenza di misteriosi ordini di Mosca. se la maggioranza non si decide a considerare i fenomeni sociali e politici nella loro complessità, essa andrà sempre alla ricerca di soluzioni fallaci; di soluzioni di polizia che aggravano il marasma del paese e rendono permanente il disordine che senza di ciò sarebbe momentaneo ed occasionale. quanto si farà per andare incontro alla miseria e per eliminarla non sopprimerà di colpo la lotta di classe , la quale esiste con non minore intensità in paesi assai più progrediti del nostro. ma concorrerà a portarla ad un livello più alto, il livello al quale noi desidereremmo che essa fosse già pervenuta. l' onorevole De Gasperi ci dirà che proprio adesso egli sta pensando alla riforma fondiaria . gli rispondiamo che la sua riforma è del tutto insufficiente, pur riconoscendo che qualche cosa è meglio di nulla. diceva Lenin che chi è condannato a 50 colpi di verga, trova che le cose vanno meglio se ne prende soltanto 25. sennonché, onorevoli colleghi della maggioranza, è tempo di rendersi conto che la riforma fondiaria , anche nei limiti modesti in cui vi proponete di contenerla, non si può ottenere perdurando l' attuale clima sociale e politico del paese. senza una profonda revisione degli attuali rapporti sociali e politici, la maggioranza resterà inchiodata alla sua politica di repressione, come noi saremo inchiodati alla politica di agitazione, con una tendenza reciproca ad uscire dall' ambito costituzionale per porre i problemi esclusivamente sul piano della forza. ora, io non mi stancherò di ripetere che come è stato possibile nel passato recente trovare fra noi un termine comune di collaborazione tale da impedire che il paese sprofondasse nella guerra civile , così ciò sarebbe tuttora possibile se la maggioranza fosse in grado di sganciarsi dagli interessi del capitalismo monopolistico ed agrario che spinge attualmente il paese verso una forma nuova di fascismo clericale. che cosa si poteva e si può fare? noi lo abbiamo detto molte volte, senza chiedere mai l' impossibile, sforzandoci anzi di conciliare i nostri programmi con le possibilità attuali del paese, con le sue risorse, con le prospettive di progresso, di sicurezza, di indipendenza. il Governo si è ostinato a battere la via contraria. in politica interna è arrivato alla pratica costante degli eccidi e a queste ordinanze che lo squalificano come Governo democratico e lo pongono su un piano di permanente anticostituzionalità tale da autorizzare le forze popolari a rifiutare obbedienza alle sue disposizioni. in politica estera era facile trovare un termine comune di intesa nazionale e pareva perfino che lo avessimo trovato almeno fino alle elezioni del 18 aprile. ed ecco, voi invocate le armi straniere e sapete che sono le armi della servitù. ecco, il Governo non esita a mentire asserendo che le armi di cui si annuncia imminente l' arrivo serviranno a tutelare la nostra sicurezza! non c' è uno solo fra voi che non sappia che ciò non è vero! e se ce n' è uno egli è un illuso al quale i prossimi avvenimenti infliggeranno una bruciante smentita. un giornale monarchico e nazionalista ha pubblicato il disegno di un' Italia povera, disarmata, spinta dallo zio Sam verso l' orso sovietico. la leggenda dice: « vai, italietta, vai, fra alcuni anni verrò a liberarti » ! non un deputato il quale non sappia che le cose stanno proprio in questi termini e le armi americane costituiscono una duplice servitù: servitù nei confronti della politica americana che si aggiunge alla servitù del trattato di pace , dagli americani riconfermato nell' atto stesso in cui ci compromettevano di fronte all' Europa e al mondo! sola spiegazione di questa politica: la paura, che è il sentimento determinante delle azioni e degli spropositi della nostra classe dirigente . e non è tutto giacché nel momento stesso in cui l' opposizione chiede conto al Governo delle ordinanze del 18 marzo, ecco il ministro del Lavoro , il quale avrebbe tante occasioni di intervenire utilmente per attenuare la crisi sociale, annunciare al Senato l' imminente presentazione di leggi antisciopero! ora io domando: ravvisa davvero la maggioranza un elemento di ordine in una simile politica? crede davvero che questi siano mezzi adatti a conseguire la distensione nelle lotte sociali e politiche? aprendo i porti alle armi straniere crede sul serio di fare l' unità del popolo nel sentimento della sua dignità, della sua indipendenza, del suo destino? lo credo al contrario che se taluni fondamentali valori nazionali non fossero stati fiaccati nel corso delle dure e dolorose prove della disfatta e sotto l' untuoso manto del clericalismo, oggi saremmo tutti d' accordo per cacciare in mare le armi straniere e rivendicare il diritto alla nostra sovrana indipendenza. credo al contrario che presentando delle leggi antisciopero non solo non si facilita il riassorbimento del malcontento, ma lo si aggrava, senza venire a capo di nulla. non fare e non lasciar fare diventa in queste condizioni la legge comune. chi rischia di farne le spese è prima di tutto il paese e sono in seguito le istituzioni democratiche e repubblicane, che abbiamo assieme fondato, con il presupposto che esse potessero costituire, per un lungo periodo di tempo , una salda impalcatura per lo sviluppo sociale e politico del nostro popolo. signori del Governo, la verità è che la vostra politica alza sempre più in alto il muro delle implacabili incompatibilità. se voi non lo avvertite e non ve ne preoccupate, vuol dire allora che o ignorate lo stato reale degli spiriti, oppure deliberatamente andate verso soluzioni totalitarie nelle quali il dinamismo delle cose finirà per travolgere anche la vostra maggioranza. sotto questo aspetto la nostra interpellanza, benché diretta al Governo, da esso non attende una risposta sodisfacente. più della risposta del Governo ci interessa quella della maggioranza, che ci rifiutiamo di considerare come tutta prona, e in modo definitivo, ad una politica le cui conseguenze stanno sotto gli occhi del Parlamento ed hanno tendenza ad aggravarsi. nell' attesa ripetiamo con gli uomini dell' ostruzionismo del 1900 che ogni diritto è una conquista storica e che la maggioranza la quale cede alla illusione di ritogliere agli individui o alle collettività la conquista storica dei loro diritti è una maggioranza che scherza col fuoco.