Pietro NENNI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 393 - seduta del 14-02-1950
Informativa urgente del Governo sul grave attentato subito da una pattuglia del contingente militare italiano a Nassiriya
1950 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 9
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il gruppo parlamentare socialista considera la risposta del Governo come assolutamente inadeguata ed insuficiente e per queste ragioni voterà contro la mozione di fiducia . desidero dire brevissimamente su quali punti in particolare noi consideriamo insodisfacente la risposta del Governo. per quanto riguarda la politica economico-finanziaria, non abbiamo avuto le assicurazioni richieste ma soltanto una ottimistica descrizione delle condizioni attuali della finanza e dell' economia, in contrasto assoluto con la realtà delle cose. unico punto di riferimento è la riaffermata volontà del Governo di difendere ad oltranza la lira. ma è proprio sull' interpretazione da darsi ad una politica di difesa della lira, la quale sia nello stesso tempo una politica di propulsione di tutte le forze economiche del paese, che è nato e permane il dissenso tra il nostro gruppo ed il Governo. circa la risposta che il presidente del Consiglio ha dato alle critiche da noi rinnovate in sede di discussione generale sulla politica estera e sugli atti esecutivi in materia di corsa agli armamenti, devo dire che essa appare piuttosto una conferma della nostra tesi che una confutazione. avevo chiesto al presidente del Consiglio se egli consideri garantito il paese con gli accordi militari firmati a Washington. egli non ha potuto rispondere affermativamente tanto è evidente come con tali accordi noi siamo sempre più impegnati e sempre meno garantiti. le armi che ci verranno dall' America o costituiscono un apporto alla politica interna di repressione della quale tanto si è parlato nel corso di questo dibattito, ed in tal caso sono pienamente giustificate e la nostra opposizione e i tentativi che faremo per far prevalere una diversa politica, oppure sono considerate come un elemento di sicurezza militare per il paese, nella eventualità di una terza guerra, ed in quest' ultimo caso la sproporzione è evidente fra l' aiuto che l' America dà e l' impegno che chiede non soltanto all' Italia, ma a tutti i paesi dell' Europa occidentale . ripeto che la neutralità è la sola nostra garanzia di sicurezza. del resto la tesi della neutralità, respinta dal Governo, guadagna larghissime adesioni in tutta l' Europa; ed è caratteristico come anche il più grande giornale della borghesia francese Le Monde abbia riconosciuto in questi giorni come la corsa agli armamenti costituisca per l' Europa un pericolo che supera di molto l' elemento di sicurezza rappresentato dagli aiuti americani. per quanto riguarda la risposta dell' onorevole De Gasperi alla nostra denuncia sulla progressiva clericalizzazione dello Stato e della scuola, il presidente del Consiglio sa, per averlo io più volte detto alla Camera, come il gruppo socialista avesse l' ardente desiderio di non dover sollevare mai tale questione. anche quando fummo indotti, per coerenza col nostro pensiero e la nostra tradizione, a votare contro l' articolo 7 della Costituzione, dichiarammo come ci interessasse assai più la riforma agraria che non la revisione del Concordato; una politica di unità di tutte le masse popolari sulla base di un concreto programma di progresso sociale che una politica di scissione fondata su temi, che consideravamo superati, del clericalismo e dell' anticlericalismo. così dicevamo all' indomani delle elezioni del 2 giugno, all' indomani di una competizione elettorale nella quale la Chiesa aveva osservato un atteggiamento di relativa neutralità, difendendo i suoi principi morali e religiosi, ma non intervenendo direttamente nella contesa elettorale. la situazione si è profondamente modificata il 18 aprile, con l' intervento massiccio della Chiesa nelle elezioni politiche e nelle lotte sociali del paese ed in conseguenza è cambiato anche il nostro atteggiamento. non noi abbiamo cercato la controversia con la Chiesa, sibbene i fatti ce l' hanno imposta. dopo quanto è avvenuto il 18 aprile e con la scomunica, la pace religiosa è stata denunciata proprio dalla Chiesa. non quindi da un capriccio ha origine la nostra risposta, ma da una provocazione che non poteva rimanere senza replica. infine, per quanto si riferisce alla politica interna , non possiamo che ribadire la nostra tesi. io non so a quale suggerimento abbia obbedito il presidente del Consiglio facendo la lista delle vittime cadute negli eccidi del 1920 e del 1921 sotto i governi di Nitti e di Giolitti. spero che egli non fosse mosso dalla intenzione di vantare un credito nel conto dei morti e del sangue. il presidente del Consiglio fa un gesto di diniego che interpreto volentieri come l' affermazione che tale non era il suo proposito. ma allora le sue parole vengono a sostegno della nostra tesi, giacché, onorevoli colleghi , nessuno dovrebbe ignorare come il dramma dello Stato italiano nel 1922 sia da considerarsi proprio come una conseguenza del distacco delle masse popolari dallo Stato costituzionale di allora. se nel 1922 lo Stato risultò incapace di fronteggiare il pericolo fascista con una iniziativa popolare o con un gesto di virilità democratica, fu appunto perché gli eccidi del 1920 e del 1921 avevano spezzato ogni suo collegamento politico e morale con le masse popolari . infine, onorevole presidente del Consiglio , io debbo prendere atto che parlando al Consiglio nazionale del partito democratico cristiano di tre partiti che sarebbero fuori del sistema democratico e repubblicano, ella non pensava al partito socialista italiano. ne prendo atto, senza perciò modificare il mio giudizio. infatti la sua affermazione non è perciò solo meno arbitraria. il presidente del Consiglio di un paese democratico e di uno Stato repubblicano non ha il diritto di stabilire di ufficio quali siano i partiti che sono nell' ambito del sistema democratico repubblicano. egli ha soltanto il dovere di giudicare i partiti sulla base dei fatti. sono i fatti che decidono se un partito è dentro o fuori il sistema democratico e repubblicano. ora, per rispondere alla squalifica che l' onorevole De Gasperi fa cadere sui comunisti, io vorrei ricorrere alla eloquenza del mio compagno di un tempo, l' onorevole Saragat, e dire con lui come i comunisti non abbiano bisogno di dimostrare con le parole la loro fedeltà alla democrazia, giacché tale fedeltà hanno sottoscritto col sangue dei migliori tra loro. sono parole che l' onorevole Saragat pronunciava pochi anni or sono e che conservano per me un valore di non dubbia testimonianza. ed ora, onorevole presidente del Consiglio , mi lasci dire che noi socialisti siamo del tutto indifferenti al rinnovato suo invito di staccarci dai comunisti per ottenere un brevetto di legittimità democratica dalla Democrazia Cristiana . la nostra solidarietà coi comunisti è nata essenzialmente sul terreno dei fatti. fino al 1947 vi è stata anche la solidarietà della Democrazia Cristiana coi comunisti. l' onorevole De Gasperi non pensava a rigettare i comunisti fuori della democrazia e della legalità repubblicana, quando con essi e con noi lottava per ricostituire le fondamenta della nazione e dello Stato. la Democrazia Cristiana ha ripudiato nel 1947 la politica dell' unità antifascista e democratica. noi dal 1947 in poi, abbiamo trovato motivi supplementari per rafforzare la unità delle masse popolari e operaie, proprio nell' atteggiamento delle correnti di destra della Democrazia Cristiana . questa nostra solidarietà, nata dai fatti, poteva e potrebbe rompersi solo di fronte a fatti che ne alterassero il significato e la portata. ora, i fatti, quali sono? il presidente del Consiglio ha letto con aria di scandalo una circolare della federazione comunista di Venezia. orbene non sono certamente le cose dette in quella circolare che possono dividerci. la nostra solidarietà nasce da una comune volontà di lotta contro il patto atlantico , e se il presidente del Consiglio ci chiede di rinunciare alla opposizione al patto atlantico , in verità ci chiede di cessare di essere socialisti, e noi non cesseremo di essere socialisti. la nostra solidarietà nasce dalla lotta dei contadini e degli operai contro gli agrari e contro la Confindustria, e se non ci fossero i comunisti a fare la parte loro in questa lotta, noi la condurremmo da soli, così come i socialisti hanno fatto da sessant' anni a questa parte!... come sul terreno dei fatti si determinano le nostre affinità e confluenze di azione coi comunisti, così sul terreno dei fatti potrebbe determinarsi la possibilità di una distensione nelle lotte politiche e sociali e di nuovi rapporti tra l' opposizione e il Governo. noi ce lo auguriamo di tutto cuore ed abbiamo la coscienza di avere, dal 1947 ad oggi, lavorato per rendere possibile codesta distensione. prendiamo atto che le parole e gli atti del Governo tendono a distruggere tale possibilità e perciò votiamo contro voi traendo ispirazione e guida dai fatti, non dalle nostre prevenzioni.