Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 387 - seduta del 08-02-1950
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1978 ; Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 1976
1950 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 271
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , questo Governo è sorto fra le critiche non soltanto dei settori dell' opposizione ma anche di alcuni settori della maggioranza. si è criticato l' atteggiamento del presidente del Consiglio per il modo con cui ha impostato la crisi, lo si è criticato per il modo come l' ha risolta. la crisi è nata il giorno in cui tre ministri del partito socialista dei lavoratori italiani hanno rassegnato le dimissioni. il presidente del Consiglio , invece di sostituirli, ha collocato in quei tre ministeri dei ministri ad interim e si è riservato, prima di dare una soluzione definitiva alla crisi, di attendere l' esito di un congresso. le critiche che si sono, mosse al presidente del Consiglio in quella occasione sono state le seguenti. si è detto: perché il presidente del Consiglio non sostituisce immediatamente i ministri dimissionari? perché non fa un rimpasto? che ragione ha di rimaneggiare completamente il ministero dal momento che non c' è stato un voto contrario della Camera o del Senato? ve stato persino chi ha accusato il presidente del Consiglio di incostituzionalità. questa accusa era esatta? lo non credo. stando alla lettera della Costituzione, nulla si può obiettare al presidente del Consiglio , ma la crisi, così come è stata condotta, non essendovi stato voto contrario né da parte dell' uno né da parte dell' altro ramo del Parlamento, ha avuto in apparenza un certo carattere di artificiosità. ora, se ciò è vero, v' è però un elemento che colloca il problema in altri termini. ricordo che due anni fa, dalla tribuna presidenziale, un illustre parlamentare, Vittorio Emanuele Orlando , ci parlava della nozione del diritto pubblico e della nozione di Stato nel diritto moderno e ci diceva come noi assistessimo a una trasformazione radicale del concetto di democrazia per il fatto che sorgeva nel mondo contemporaneo un ente nuovo, il partito politico , che appare oggi come il fondamento della democrazia moderna. credo che in nessuna delle Costituzioni europee esistano le parole « partito politico » , ma non vi è una sola democrazia, in Europa, che non esista in virtù dei partiti politici . se i partiti politici scomparissero; se non fossero organizzati, la democrazia moderna non esisterebbe. perché, che cosa è un partito politico ? ridotto nei suoi termini parlamentari di democrazia formale, il partito politico non è altro che lo strumento di gestione del suffragio universale . senza partiti politici , non è possibile il suffragio universale non è possibile la democrazia. ebbene, quantunque questa realtà (partito politico ) non sia scritta nella Costituzione, il presidente del Consiglio , di fronte a una crisi che nasceva in seno a un partito che appoggiava il Governo, ha ritenuto suo dovere, dal punto di vista dello spirito della democrazia moderna, di attendere i risultati del congresso di quel partito. mi pare che in questo caso il presidente del Consiglio , che fu rimproverato di incostituzionalità, non abbia fatto che precorrere, sul cammino della democrazia, quelle tappe che la coscienza popolare ha già raggiunto. quindi, sarebbe molto audace rimproverare il presidente del Consiglio per aver seguito un atteggiamento che, a nostro avviso, è conforme tanto alla lettera quanto allo spirito di una Costituzione democratica e repubblicana. un' altra critica mossa al presidente del Consiglio è stata di fondo: la critica sul modo come ha costituito questo Governo. in realtà, questo Governo è sorto mentre il paese era turbato da una dramma dolorosissimo. se la tragedia dei contadini calabresi e i fatti luttuosi delle Puglie sono stati accolti dall' opinione pubblica con un senso di umiliazione, i fatti di Modena sono stati accolti da tutti noi con un senso di sgomento. ci siamo chiesti tutti: dove va la democrazia? questa Repubblica, che noi avevamo sognato negli anni delle nostre lotte come un qualche cosa di materno nei confronti della classe operaia , di colpo ce la trovavamo armata contro dei lavoratori. è stato un dramma per tutti noi. abbiamo fatto tutti l' esame di coscienza. in quel momento si formava il Governo; e abbiamo avuto, l' impressione che questi fatti fossero il riassunto tragico di una situazione da cui bisognava ad ogni costo cercare una via di uscita; abbiamo avuto l' impressione che da essi si dovesse estrarre una indicazione per sapere quello che il futuro Governo avrebbe dovuto o non dovuto fare. quale è il primo dovere di (un Governo democratico, oggi? sul piano della politica estera , è quello di mantenere la pace; ma in politica interna è quello di mantenere la pace fra i cittadini, la pace sociale. la pace fra i cittadini è la premessa per migliorare il livello di vita della classe operaia , ed è sintomo di questo miglioramento. è, quindi, a questo criterio fondamentale di pace civica che si commisura l' efficacia di un Governo democratico, oggi. ho ascoltato con profonda delusione, ieri, il discorso dell' onorevole Di Vittorio . io pensavo che, attraverso una analisi dei fatti di Modena, egli avrebbe estratto un' indicazione di carattere politico. ho atteso invano. ho udito accuse che mi sono parse enormi. a un certo punto, egli ha accusato il Governo di voler uccidere i lavoratori. io avrei compreso se avesse accusato il Governo di fare una politica che portava a quelle conclusioni! ma come si può supporre che vi sia un Governo che vuol commettere questi crimini deliberatamente? questi fatti vanno analizzati per estrarne un insegnamento. e li abbiamo analizzati anche noi. abbiamo individuato in essi quattro cose fondamentali, che tenterò di riassumere. la prima causa è da ricercarsi in una situazione economica di depressione. è indubbio che, quali che siano i motivi occasionali che possano portare ad un conflitto fra la, forza pubblica e i lavoratori, questo conflitto assume una particolare gravità se si svolge su un terreno di depressione economica. se non ci fosse una larga disoccupazione, se non ci fosse una situazione di grande sofferenza fra la classe lavoratrice , difficilmente potrebbero avvenire questi episodi. causa, quindi, di carattere generale che indica già una politica da seguire, una politica che vada incontro ai bisogni della classe operaia , che cerchi di rimediare a questa depressione profonda della economia nazionale. la seconda causa è parimenti grave. da un' inchiesta che noi abbiamo condotto sul posto, attraverso uomini che meritano la nostra piena fiducia, è risultato in maniera indubbia un fatto: la irresponsabilità grave di alcuni dirigenti industriali italiani. quando io ho letto sui giornali che nelle officine alle cui porte sono avvenuti quei dolorosi avvenimenti si erano verificate nel corso di poche settimane più di 50 agitazioni operaie, mi sono detto che, evidentemente, in quegli stabilimenti i costi di produzione dovevano essere saliti ad altezze vertiginose, ma, nello stesso tempo, ho pensato che, in una azienda dove si erano verificate tante agitazioni, le responsabilità maggiori dovevano ricercarsi, alla testa di essa. infatti non è possibile che un industriale il quale abbia un minimo di autorità morale sulla classe operaia , che sia stimato dai suoi operai possa essere oggetto di tanto intenso accanimento. per quanto le organizzazioni politiche e sindacali potessero influire su quelle agitazioni, evidentemente dovevano aver trovato un punto debole. per dirigere un' azienda, signori, non basta infatti avere la maggioranza delle azioni, occorre anche una certa statura morale, occorre un certo prestigio che possa imporre la personalità del dirigente sui dipendenti. ebbene, dalla nostra inchiesta è risultato che alla testa delle officine che sono state teatro dell' eccidio di Modena è un uomo il cui livello morale non gli conferiva l' autorità necessaria per poter dirigere gli operai. abbiamo constatato che quell' uomo non soltanto è disistimato dalla classe operaia , ma lo è anche dai suoi colleghi industriali della zona di Modena. fatto molto grave, questo! non è ammissibile che uomini che guidano altri uomini non godano la stima pubblica perché non moralmente degni. fenomeno grave che il Governo deve considerare con estrema attenzione. passiamo alla terza causa. qui devo rivolgermi agli organizzatori sindacali: e mi spiace che non sia presente l' onorevole Di Vittorio . dalla inchiesta che abbiamo fatto, c' è derivata l' impressione che non sempre gli organi sindacali operai hanno avuto quel senso di responsabilità che occorre avere quando si spingono degli uomini contro le forze armate , specialmente se si sa che le forze armate presidiano un' officina con l' ordine di non lasciarla occupare. su questo punto è evidente che almeno un errore tattico da parte degli organizzatori sindacali c' è stato. e alla onorevole Borellini che ha lanciato quel pacco di manifestini contro il Governo devo dire, con tutto il rispetto che ho per questa collega che ha tanto lottato per la libertà del paese, che ella quel gesto non aveva il diritto di compiere. gesti del genere si possono compiere quando si ha la coscienza pienamente a posto; non ci si erige a giudici quando si è tra gli accusati. infine — quarta causa — un errore è stato compiuto certamente anche dagli organi preposti alla sicurezza pubblica in quella zona: c' è stata, per lo meno l' incapacità a prevenire. ma non riduciamo questi problemi gravi ad un fatto di violenze tra lavoratori ed altri lavoratori che sono quelli preposti all' ordine pubblico . il problema è più vasto, più complesso. vi sono stati indubbiamente errori di carattere politico, probabilmente collusione fra gli organi periferici dello Stato e gli industriali di cui ho parlato poco prima. lo Stato deve assolutamente essere al di sopra della mischia e considerare tutti i cittadini uguali di fronte alla legge. quindi, quattro ordini di cause, di cui tre almeno possono essere affrontate dal Governo. è il Governo che ha la responsabilità della politica generale, ossia di lottare contro le difficoltà di carattere economico che sono la causa prima di questi avvenimenti; è il Governo che ha il dovere di vigilare l' esecuzione degli ordini, di vegliare sull' ordinamento dei servizi di Pubblica Sicurezza ; è il Governo che ha la responsabilità di vegliare sui rapporti con queste classi dirigenti italiane che ho testé descritto. c' è però un elemento che sfugge al Governo e che dipende invece, dall' opposizione. ma i primi tre riguardano il Governo e indicano la politica che esso deve fare, in modo che avvenimenti come quello di Modena non abbiano più a ripetersi. al di là di questi avvenimenti che sono il sintomo di una situazione grave, noi sentiamo che la democrazia italiana oggi è entrata in un periodo di crisi profonda. in questo momento tutti i partiti sono in crisi, tutti i partiti i quali per lo meno sono consapevoli della loro responsabilità verso il paese. è in crisi probabilmente anche il partito comunista , quantunque alla superficie lo si veda poco. lo siete anche voi della Democrazia Cristiana . sarebbe un brutto segno che un partito non fosse in crisi nel momento in cui entrano in contradizione gli ideali di giustizia e di democrazia. la causa di questa crisi della democrazia è imputabile sia a motivi esterni, che sfuggono al nostro controllo, sia a cause interne che noi analizzeremo, ma è imputabile soprattutto ad una ragione più profonda e più importante, ed è che la democrazia politica ad un certo momento del suo sviluppo si impiglia nelle sue contradizioni. questo è il fatto fondamentale, indipendentemente dalle contingenze di carattere interno ed esterno: la democrazia politica, ad un certo momento del suo sviluppo — e noi socialisti lo sappiamo bene e lo dovete sapere anche voi della Democrazia Cristiana — si impiglia nelle proprie contradizioni. e perché? quali sono queste contradizioni? questo è il punto. noi socialisti democratici naturalmente non accettiamo l' impostazione che danno, di questo fatto, i colleghi dell' estrema sinistra . la posizione del comunismo e che la democrazia politica non è che la forma specifica di dittatura della classe borghese. questa è la loro impostazione che noi non possiamo accettare. noi socialisti sappiamo che la lotta delle classi è una realtà che non si può contestare e che si adatta molto male agli schemi della democrazia politica. noi sappiamo che la lotta di classe e una realtà incandescente che rischia ad ogni istante di frantumare l' involucro democratico in cui è contenuta. parrebbe ad un esame molto superficiale del problema che un vero socialista dovrebbe accettare la democrazia per ragioni soltanto di carattere tattico, salvo poi abbandonarla il giorno che questi risultati si fossero raggiunti, o accettarla unicamente perché la democrazia politica permette alla classe operaia di contarsi, come diceva Engels. la verità è che noi accettiamo la democrazia politica e la difendiamo con particolare accanimento proprio quando è in crisi, per una ragione profonda, e, non già, come dicono taluni piccoli-borghesi italiani, perché noi siamo dei socialisti all' acqua di rose. se noi avessimo in vista soltanto l' interesse immediato della classe operaia , probabilmente potremmo infischiarcene della democrazia politica e accettare un' altra impostazione della lotta di classe . ma se la classe operaia , rinunzia alle vie della democrazia, rischia di cadere dopo una. emancipazione momentanea sotto forme di oppressioni maggiori. appunto perché noi siamo legati a interessi permanenti e fondamentali della classe operaia , noi difendiamo con la democrazia tutto il suo avvenire. e del resto la contradizione in cui cadono i comunisti è provata dall' atteggiamento assunto dalla classe borghese. se fosse esatto che la democrazia politica i: una forma specifica della dittatura della borghesia, mi chiedo perché abbiamo assistito, nella nostra generazione, alla dittatura nazista e a quella del fascismo? perché la borghesia, a un certo momento, è costretta a. rinnegare questa democrazia borghese e ricorre a forme di dittatura al di fuori e... al di sopra della democrazia, come il fascismo e come il nazismo? quando una classe decade, può rinnegare i valori democratici ma, quando sorge, non può rinnegarli. la borghesia, quando rinuncia al suo primato storico, può sbarazzarsi della democrazia, ma una classe che avanza deve fare corpo con essa. c' è qualcosa di profondo in questa dialettica tra democrazia politica e lotta di classe , che i nostri avversari non vedono. noi socialisti critichiamo la democrazia politica per le sue limitazioni, mentre la borghesia la critica non per le sue limitazioni, ma per il suo potere liberatore. è nell' atteggiamento antidemocratico delle classi reazionarie che noi vediamo tutto il potere rivoluzionario della democrazia politica. noi sappiamo perfettamente che la democrazia politica non è la più alta forma di emancipazione umana; l' abbiamo imparato fin da ragazzi leggendo i testi dei nostri maestri, ma sappiamo che la democrazia politica è lo sfondo su cui prendono potente rilievo tutte le forme di oppressione umana. essa permette agli uomini di sentire la forza della loro oppressione: quanto più una classe è democratica, tanto più sente la forza della sua oppressione economica. un uomo che è politicamente libero non può accettare di essere economicamente schiavo, ed è per questo che la democrazia politica è il terreno ideale per la lotta di classe , nel senso progressivo di queste lotte. ma noi crediamo — ed è questo il punto fondamentale — che ci divide dai comunisti — che la coscienza di classe sarà produttiva di una forma più alta di libertà umana solo se non rinnegherà quei valori che bisogna invece portare alle estreme conseguenze. la logica della libertà è nello stimolo ad attingere un livello più alto, più pieno di vita o, per dirla con Marx, nel suscitare il bisogno di diventare umani. ugualmente la logica della democrazia politica è di superare le proprie limitazioni politiche, e di attingere la pienezza del proprio sviluppo integrale, come democrazia a un tempo politica e sociale. noi siamo, a questo punto, in quello cioè in cui la democrazia politica può far passi in avanti e avviarsi a forme sociali piene e andare incontro ai bisogni di giustizia delle classi operaie , oppure crollare. oggi noi vediamo che una parte dell' opinione pubblica è come presa da un delirio di autodenigrazione. vi sono molte esagerazioni quando si parla della situazione italiana. ho letto giorni fa un libro che va per la maggiore, in cui questo delirio è portato all' estremo; non v' è niente di peggio come quando i romanzieri si mettono a fare della sociologia e a fare del pessimismo che poi è pessimismo di bassa letteratura. e si dimenticano le cose veramente positive che vi sono nel nostro paese. facciamo una critica seria dei fatti come stanno. è con stupore che l' altro giorno ho letto proprio in questa Assemblea un ordine del giorno presentato da un uomo del nostro settore, l' onorevole Belloni, in cui questa forma di letteratura decadente è portata alle sue estreme conseguenze. v' era una descrizione dell' Italia veramente apocalittica. ora, basterebbe un solo fatto per smentire questo pessimismo eccessivo: la mortalità dei bambini. nel 1938 su mille bambini italiani ne morivano 107; oggi, a dieci anni di distanza, ne muoiono 72. è un progresso. sono 36 bambini strappati alla morte. ciò dire che c' è qualche cosa di vitale nel nostro paese, che esso non è in decadenza e niente affatto in sfacelo!... ma quando abbiamo lasciato da parte queste critiche eccessive, questa cattiva letteratura, e guardiamo la realtà così com' è, vediamo che è una realtà grave, una realtà dolorosa. per quanto si siano fatti dei passi in avanti è certo che la meta è ancora enormemente lontana. basterebbe la cifra che tutti conosciamo, che è diventata universalmente nota, e che è stata citata pochi giorni fa anche da un laburista inglese, da Morrison, quella dei nostri disoccupati. sono due milioni di disoccupati. cifra tremenda. in un paese in cui ci sono 28-20 milioni di lavoratori, due milioni di disoccupati è una cifra enorme. e poi c' è il basso livello di vita delle popolazioni meridionali italiane. ho visto pochi giorni fa un manifesto in cui si esaltava il fatto che in Italia tutti i controlli sulla vendita delle merci sono aboliti e si faceva il paragone con l' Inghilterra, dove ci sono ancora questi controlli. in Italia non ci sono, ma questa differenza è molto semplice da spiegare. in Inghilterra tutti i bambini, tutti i vecchi, hanno il latte, hanno gli oggetti che occorrono per la loro esistenza. in Italia questo non avviene. vi sono larghe zone della classe lavoratrice italiana che sono prive delle cose assolutamente più necessarie per la loro esistenza. ci sono anche dei poveri in Italia che muoiono di fame! si esaltano a volte certe condizioni di via degli italiani, per esempio quelle della Sicilia, e si dice che la Sicilia ha un bilancio attivo perché la Sicilia produce più di quanto importa. se però i contadini siciliani consumassero una sola zolla di zucchero al giorno, il bilancio sarebbe passivo! vi è tutta una parte della classe lavoratrice che è ad un livello di vita al di sotto del livello medio. vedete il livello di vita dei nostri braccianti! chi ha fatto un viaggio in Italia meridionale e ha visto come vivono i braccianti italiani, sente che lì c' è un problema di carattere umano, nazionale, che dev' essere assolutamente risolto. e basterebbe uno solo di questi problemi per costituire uno stimolo potente ad un Governo democratico, ad un Governo di uomini di cuore, per creare un incentivo a risolverli. il vero ideale di un Governo democratico, onorevole Pella, oggi non è soltanto di avere il bilancio della moneta (cosa eccellentissima): il bilancio dell' economia pubblica (cosa eccellentissima). tutto ciò è puramente una premessa. l' obiettivo di un Governo democratico moderno è far sì che il bilancio di tutte le famiglie italiane sia in pareggio. ebbene: oggi siamo entrati in questa situazione: o la democrazia politica saprà affrontare le contradizioni in cui sta impigliandosi e saprà andare incontro a questa esigenza di giustizia che è nel cuore della classe operaia italiana, oppure sarà costretta a cedere di fronte all' irrompere delle classi su un piano completamente diverso. non è a caso che le contradizioni che ho descritto si siano abbattute sul partito in cui ho l' onore di militare e in cui questi gravi temi si agitano con particolare veemenza. i partiti che oggi si sentono immunizzati da queste crisi o non sentono profondamente la giustizia sociale oppure sono insensibili alla libertà politica . se sono dominati da questa duplice esigenza la crisi è anche in loro. la funzione storica di noi socialisti democratici di fronte all' incomprensione quasi generale dell' opinione pubblica specialmente borghese in Italia è di mantenere la lotta di classe ad un livello civile. se per avventura la democrazia socialista dovesse scomparire nel nostro paese è certo che vedreste immediatamente il livello della vita politica degradare di parecchi cubiti. l' onorevole Nenni ha detto parecchie volte che non c' è posto per la democrazia socialista in Italia. non è questo un atto di fede nella civiltà del nostro paese. il margine di esistenza della democrazia socialista è piuttosto ristretto, da noi. ma è una garanzia per tutti che questo margine si allarghi sempre di più. l' esistenza della democrazia socialista è condizionata da un certo livello di vita della classe operaia . l' eccesso di sofferenza impedisce ad essa di assurgere alla conoscenza reale dei motivi della sua oppressione. noi socialisti comprendiamo le ragioni per cui i braccianti pugliesi o i poveri contadini della Sicilia non possono venire facilmente a noi, comprendiamo le ragioni per cui si orientano verso partiti molte volte di carattere totalitario. ma c' è da felicitarsi per il fatto che ci siano zone della classe operaia italiana che sono già assurte a un' alta visione del problema sociale, ossia alla pienezza della coscienza di classe; e sappiano che la classe operaia si può emancipare identificandosi con la libertà politica , facendo corpo con essa. ma non voglio continuare su questo argomento: perché mi porterebbe lontano. in questo momento decisivo noi socialisti democratici pensiamo che il problema del superamento delle contradizioni della democrazia nel nostro paese non è un problema soltanto di carattere tecnico, o di programmi. si dice: ci vuole un bel programma. dato il programma vedremo di andare incontro a queste esigenze della classe operaia . il problema è più profondo. vediamo di che si tratta. il problema è soprattutto di una politica che abbia capacità di azione, di una articolazione della democrazia: è un problema di impostazione di un Governo, di organizzazione di partiti, di rapporti di partiti tra di loro. prima quindi di esaminare il programma è da vedere se esiste lo strumento di una politica sociale . mi permetterò quindi di esaminare brevemente l' aspetto politico della composizione di questo Governo. oggi si discute da tutti i punti cardinali sullo schieramento dei partiti per rendere più viva, più articolata la democrazia. coloro i quali non vedono la democrazia politica che sotto l' aspetto formale o nei suoi termini di tattica parlamentare o magari di tattica elettorale hanno già le ricette pronte: ci dicono oggi che la democrazia non funziona, perché manca una opposizione costituzionale. mi pare di vedere nelle redazioni dei giornali, soprattutto settimanali, questi teorici quando discutono sul modo migliore di articolare la democrazia italiana: c' è una bella democrazia; c' è un partito al Governo; ci sono due ali di opposizione, che non sono abbastanza democratiche; bisogna creare una opposizione costituzionale; bisogna crearla artificiosamente secondo i dettami della tecnica parlamentare. abbiamo noi stessi dei consiglieri che dicono: « voi socialisti dovreste uscire dal Governo per fare voi questa opposizione » . permettete che non creda a tutti questi giochetti di carattere ideologico. il problema è molto più serio, molto più profondo. una democrazia si articola in funzione di qualche fatto reale, non in funzione di una costruzione artificiosa di ideologhi, che si impancano a dettar legge sul modo come deve funzionare. la verità è che si è visto il problema della articolazione della democrazia sotto il profilo puramente formale. la sostanza delle cose è un' altra. la democrazia politica oggi si deve articolare in funzione non di costruzioni di carattere parlamentare o elettoralistico o di argomenti di tattica, ma di una esigenza fondamentale, la lotta contro la miseria, la lotta per rispondere ai bisogni della classe operaia . è cimentandosi con queste esigenze che la democrazia si deve articolare, e sulla pressione di una politica di quel tipo noi vedremo come la democrazia si organizza e si manifesta. altro che articolazione creata in base a vecchi concezioni di meccanica più o meno parlamentaristica! tuttavia, anche se questa discussione giunge a conclusioni quasi sempre superficiali e meccaniche, v' è tuttavia in essa una cosa giusta: è il suo punto di partenza , la consapevolezza cioè che siamo entrati in un periodo di crisi. converrà esaminare molto rapidamente i punti di vista prospettati dalle varie correnti politiche per risolvere questa crisi. primo punto di vista : quello dei partiti di estrema sinistra , dei partiti comunista e socialista italiano, i quali prendono atto di questa crisi profonda della democrazia italiana e dicono che v' è un sistema solo per risolverla: creare un Governo di unanimità nazionale. al posto di un Governo formato dai partiti democristiano, socialista democratica e repubblicano, occorrerebbe cioè creare un Governo di larga composizione di tutti i settori della Camera. è possibile questo Governo? questo è il punto. v' è un denominatore minimo comune, che possa legare i partiti comunista, socialista italiano, il nostro, il democratico cristiano , il liberale i partiti di destra, nei tre settori principali su cui si articola la politica di un Governo politica interna , politica estera e politica economica ? io non avrei alcuna difficoltà a mettermi d' accordo anche in cinque minuti con l' onorevole Di Vittorio sul piano della politica economica . ma, onorevole Nenni e onorevole Togliatti, è possibile che troviamo il denominatore comune sul piano della politica interna e sul piano della politica estera ? sono frasi generiche queste. vedremo in concreto quali sono gli interessi italiani. per la politica interna , per esempio, i comunisti sono disposti ad accettare le regole del gioco democratico? vale a dire a partecipare al Governo, accettando in pieno la logica della democrazia politica, anche, se sappiamo che la democrazia politica non è l' ultima forma di emancipazione della classe operaia ? purtroppo, vediamo che questa formula di unanimità nazionale, che i comunisti desiderano ed auspicano, dove si sono realizzate sempre si sono risolte in modo diverso, cioè con un Governo monocolore comunista. questo ci insegna la storia contemporanea: dappertutto, dove questi tipi di Governo e di coalizioni, in cui i comunisti sono stati ammessi, si sono potuti realizzare, abbiamo visto che o i comunisti sono Stati estromessi e costretti ad uscire, oppure sono rimasti da soli ed è scomparsa l' opposizione. è possibile trovare in Italia una formula che superi queste difficoltà, che abbiamo visto, purtroppo, manifestarsi negli altri paesi? non si tratta di superare le contradizioni della democrazia politica, liquidando la democrazia politica. sarebbe molto comodo! si tratta di risolverle, mantenendola. la formula suggerita dai comunisti è troppo radicale: risolve le contradizioni, ma, sposta il problema su un piano completamente diverso. del resto abbiamo l' impressione che per la politica estera le difficoltà siano analoghe. non voglio che sfiorare ora questo tema, che mi riservo di esaminare quando farò un breve accenno al programma del Governo. è facile forse, onorevole Nenni, e onorevole Togliatti, un accordo sull' orientamento generale della politica estera italiana? so che voi parlate un linguaggio che è suadente; ma possiamo noi credere sinceramente che la vostra politica estera sia in armonia con le vostre parole quando, ad esempio, ci parlate di neutralità? su questo terreno è difficile trovare un pulito comune per l' accordo fra noi e voi. la mia impressione è che voi volete un Governo di unanimità nazionale perché tendete a creare un Governo monocolore comunista, magari socialcomunista in un primo tempo, ma un Governo che esula comunque da quella formula di democrazia repubblicana che noi intendiamo salvare, perché crediamo sia la formula più corrispondente agli interessi della classe operaia . mentre si svolge da sinistra quest' azione tendente ad un Governo di unanimità nazionale, e che mira in sostanza a formare un Governo monocolore, vediamo dall' estrema destra delle formule analoghe, sia pure con obiettivi socialmente opposti. abbiamo, all' estrema destra ; due partiti: il « Movimento Sociale Italiano » e il partito monarchico . non m' interrompa prima che io abbia completato il mio concetto. quando si parla di monarchia, ella si alza subito ad interrompere. dicevo che questi due partiti parlano anch' essi di unanimità nazionale, ma anch' essi — missini e monarchici — cercano la soluzione della crisi della democrazia politica repubblicana su un piano che non è il nostro. l' azione dei due partiti ai quali ho accennato tende a superare le contradizioni della democrazia politica non nel quadro della democrazia politica, ma fuori di questo quadro. i monarchici vogliono rovesciare la situazione repubblicana per creare una monarchia magari socialista, o qualcosa del genere, e i missini vogliono invece rovesciare la democrazia per creare una repubblica neofascista; ma entrambi questi movimenti hanno, oltre a una base sociale comune, un' ideologia comune che è l' ideologia nazionalista, dottrina errata per tutti i popoli ma soprattutto — a nostro avviso — per il popolo italiano . i nazionalismi in genere svolgono dove le coscienze non sono molto libere. le fortune della nostra patria sono state sempre legate ad uno sviluppo di ideali la cui validità ha un carattere universale. lo stesso nostro sorgere come nazione indipendente ha coinciso in un momento in cui il sentimento di nazionalità assumeva, nel suo generalizzarsi in Europa, un carattere di universalità. questa universalità dei principi ai quali dobbiamo ispirarci nella condotta della nostra politica nazionale fissa — secondo noi i limiti oltre i quali è, per il popolo italiano , l' avventura. il nazionalismo è oltre questi limiti. la monarchia, quando ha voluto deviare dalla grande tradizione unitaria e dai principi liberali del Risorgimento — che abbia voluto o che ne sia stata costretta è un altro discorso — e ha confuso la sua azione con altre forze sociali che la portavano su quella strada, allora ha varcato questi limiti, e ha portato alla rovina il paese e se stessa . si dice, e certamente lo dice l' amico onorevole Marchesano, che la monarchia ammaestrata dalla storia non ricadrà in questi errori. ebbene, onorevole Marchesano i popoli non sono delle cavie da esperienze, sulle quali sia possibile, quando si sbaglia, ritentare una seconda prova! i popoli possono anche dimenticare, possono essere anche generosi, ma la storia è implacabile contro gli istituti che hanno rinnegato le sue leggi profonde. ora soltanto gli errori della Repubblica potrebbero imporre di nuovo il problema che sta a cuore all' onorevole Marchesano. ma imporlo in modo illusorio, perché, qualora si verificasse una crisi, l' alternativa credo che sarebbe non tra repubblica e monarchia, ma tra democrazia e dittatura! questa sarebbe l' alternativa! coloro i quali giuocano con tanta leggerezza sulla crisi della Repubblica, sperando di trovare dei vantaggi per il ritorno di istituti che storicamente hanno avuto la loro funzione, in realtà giuocano molto pericolosamente. noi assistiamo a questo fenomeno curioso: che il partito comunista , il partito socialista italiano; le correnti dell' estrema destra , vogliono governi monocolori, per liquidare la democrazia, mentre nel seno della Democrazia Cristiana c' è una corrente politica la quale tende ad un Governo monocolore con obiettivi opposti, per fare la democrazia politica. capisco la logica dell' onorevole Togliatti, che tende ad un Governo monocolore per fondare un regime totalitario; capisco la logica dell' estrema destra , che vuole un Governo monocolore per fare una repubblica sociale antidemocratica. il paradosso della corrente dossettiana è di volere un Governo monocolore per fare la democrazia. mi pare logica la posizione di Togliatti e dell' estrema destra , molto meno logica la posizione dell' onorevole Dossetti! è inevitabile che per fondare un totalitarismo occorra un solo partito, ma è più difficile ancora che si possa fare la democrazia con un solo partito! la democrazia è una cosa che esige degli equilibri, delle forze e delle controforze, ed è difficile (non voglio escluderlo a priori ), molto difficile che si possa estrarla da un solo partito politico , e soprattutto da una sola corrente di un partito politico . tutti i partiti, per esempio, hanno la pretesa di rappresentare da soli il cosmo, questo lo sappiamo. noi italiani soprattutto (che siamo così modesti), quando partecipiamo a partiti, siamo convinti di rappresentare tutto l' universo. l' onorevole Giulietti, per esempio, quando poco fa parlava della « Garibaldi » lo faceva in modo quasi volesse rappresentare tutto il genere umano. è una presunzione naturale, ma qui, ripeto, si tratta non di dare alla crisi italiana una soluzione qualsiasi, ma di darla nel quadro della democrazia politica; questo è il punto fondamentale! ora, la concezione di un Governo monocolore sarebbe scevra di pericoli qualora tutta la vita politica italiana fosse articolata con partiti schiettamente democratici, e qualora quel partito che pone in modo univoco la sua candidatura al Governo esprimesse in modo efficace i due temi fondamentali della giustizia e della libertà. noi sappiamo che questo, purtroppo, non è. noi sappiamo che non tutti i partiti — non voglio offendere nessuno — sono democratici, almeno come intendiamo noi la democrazia politica, e nessuno dei partiti democratici esprime da solo in modo efficace questa duplice esigenza di libertà e di giustizia. nessuno! non è a caso che al Governo monocolore tendono precisamente delle correnti politiche — che rispetto molto, soprattutto per la qualità morale dei membri che le compongono in cui, se è notevole lo stimolo della giustizia sociale , meno notevole è lo stimolo della libertà di pensiero, della libertà di coscienza , della democrazia intesa nel senso laico e moderno della parola. mi pare che quando si parla in questa Camera di giustizia sociale si confondono due cose diverse: si confonde la democrazia sociale , ossia quella organizzazione delle forze produttive che favorisce l' autonomia di ogni persona umana, con il corporativismo sociale che mutila la personalità umana. non basta far propria la nozione di comunità per essere socialista. no, l' idea di comunità non è in sé un' idea socialista anche se è uno degli elementi costitutivi della società socialista. non basta chiudersi in un convento e parlare di comunità per avere il diritto di chiamarsi socialista. no: il problema è diverso. abbiamo sentito in questi giorni dei discorsi interessanti, ma che noi non abbiamo potuto ascoltare senza una grande perplessità. per esempio, si è fatta in quest' Aula la critica del liberalismo — l' ha fatta l' onorevole Del Bo — critica su un piano che un socialista come sono io non può accettare. noi siamo gli avversari del liberalismo, ma ci sentiamo un po' come i figli verso il padre, con una certa gratitudine e una certa pietà filiale. diceva l' onorevole Del Bo che il liberalismo dove è passato ha fatto fallimento, ed e venuto il comunismo. ma in Inghilterra non vi è oggi il comunismo, vi è il socialismo democratico , e noi vediamo che l' eredità, dove esso e passato, è raccolta proprio da noi. noi socialisti possiamo guardare con ostilità, dal punto di vista politico, il pensiero liberale, ma lo guardiamo sempre con rispetto storico, poiché esso è all' origine del nostro stesso pensiero. vi è intanto nel liberalismo un aspetto laico, che noi socialisti accettiamo, facciamo nostro; vi è nel liberalismo un contenuto di autonomia della persona umana che noi socialisti superiamo nella visione della libertà sociale, in cui però la persona umana è sempre rispettata. ebbene, il linguaggio dell' onorevole Del Bo è un linguaggio che noi socialisti conosciamo bene, perché lo abbiamo letto in vecchi libri. io l' ho letto in Joseph De Maistre , in cui vi è il concetto della socialità, ma in cui vi è anche la negazione totale dei principi della rivoluzione francese, in cui vi è anche la negazione della persona umana, vi è la negazione di tutto quello che forma la sostanza del pensiero democratico moderno. non vorrei quindi che si confondessero certe forme di giustizia sociale con la democrazia sociale . concludendo per questa parte, non si tratta di risolvere le contradizioni della democrazia liquidando la democrazia e lasciando in piedi le sue contradizioni, ma liquidando le sue contradizioni e lasciando in piedi la democrazia. e allora? e allora la soluzione del problema non può essere trovata che tra i partiti che si pongono sul piano della democrazia politica; in altri termini tra i partiti del 18 aprile. se noi vogliamo risolvere la crisi della democrazia italiana, è nel quadro dei partiti democratici che dobbiamo cercare la via d' uscita. quale è la validità storica della formula del 18 aprile? non nel fatto che un partito abbia avuto più milioni o meno milioni di voti, ma nel fatto fondamentale che tutti i partiti di maggioranza si sono posti sul terreno della libertà politica . ed è ancora valida quella formula, anche se non è più una formula di Governo, anche se si articola diversamente. e allora, dov' è questo Governo che è con le spalle al muro, onorevole Lombardi? lo schieramento del 18 aprile, se è entrato in crisi come formula di Governo non è entrato in crisi come formula nel cui quadro deve essere cercata la soluzione del problema della democrazia italiana. non ci troviamo oggi di fronte ad una articolazione nuova, sorta da qualche cosa di concreto e di reale. questo è il punto. la nuova articolazione della democrazia italiana è sorta non già perché qualcuno sia venuto a dire: « facciamo una opposizione costituzionale » . no, la nuova articolazione è sorta per un fatto e per un elemento reale, e si è enucleata attraverso un atto concreto che è un programma. c' è stato infatti un programma, e si è articolata su questa base una forma nuova della democrazia italiana. si è creato così un Governo nuovo. ora, nell' atto in cui si pone il problema dello Stato stimolatore dell' economia, è chiaro che quelle correnti che rappresentano una concezione liberalistica dello Stato se ne siano allontanate, e l' uscita dei liberali dal Governo rappresenta appunto questa fatto. che poi il Governo abbia un certo pudore o un certo interesse tattico a mascherare questo, è anche ammissibile: ma il fatto è là. il partito liberale è uscito dal Governo per la riforma agraria . la verità è che il Governo si è articolato in modo nuovo perché c' è stato un programma dal quale si è enucleata una formula nuova. i liberali non hanno accettato il programma e dal loro punto di vista hanno fatto bene: perché i liberali avrebbero dovuto, ad esempio, accettare la riforma agraria che è stata proposta? badate: si tratta appena — ho detto di un inizio; non voglio dire che il Governo sia già innanzi sul cammino della giustizia sociale . no, ma noi vediamo che, invece di piegarsi verso una formula di pura politica, esso tende verso una formula di socialità: è già un' indicazione. un' indicazione che noi socialisti saremmo dei superficiali se non cercassimo di sottolineare con forza. oggi la Democrazia Cristiana ha due alternative che prima non aveva; non certo perché queste due alternative siano state poste dai tecnici della politica, ma perché è il programma che le ha generate automaticamente: può fare il Governo con noi socialisti e può farlo con i liberali. il problema si pone in termini, come vedete, molto semplici. ciò è perfettamente logico; a meno che non ci sia la soluzione proposta dall' onorevole Dossetti, di un Governo monocolore. io mi chiedo però se questo Governo monocolore sarebbe possibile perché, se qui alla Camera c' è una maggioranza, al Senato non c' è. accade infatti alle volte che si lancino degli slogans cosi, senza poi vedere quale sia la realtà. quanti siete al Senato? fate il conto. oppure un' altra soluzione: quella che è stata escogitata in Francia. ma quelle sono alchimie che noi non abbiamo mai capito; sono eleganze che noi giovani alla democrazia non possiamo permetterci: potrebbero esserci fatali. ora, la formula di Governo attuale, con tutti i suoi difetti, ci appare oggi, nonostante le forze in contrasto esistenti, come la migliore. questa formula è rispondente ad alcune esigenze, ad alcuni lineamenti della situazione attuale. noi, per conto nostro, aderiamo alla politica estera di pace annunciata dal Governo. so che i colleghi dell' estrema sinistra non sono d' accordo, ma noi riconosciamo che la politica del nostro Governo è una politica di pace. noi abbiamo l' impressione che la tensione internazionale, che un anno fa era gravissima, si sia ora leggermente allentata. il presidente della Commissione parlamentare americana per il controllo dell' energia atomica, ossia una delle più alte autorità degli USA, ha fatto l' altro giorno proposte veramente importanti, tra cui quella di un prestito di 50 miliardi di dollari a tutte le nazioni del mondo per sostituire un intervento, di carattere massiccio, economico, a una politica di carattere militare. l' onorevole Laconi sorride di queste inezie, ma si tratta di fatti che hanno la loro importanza. vi è un altro fatto: non so se sia sfuggito. il signor Churchill, parlando giorni fa in Inghilterra sul programma del partito laburista (forse l' avrà fatto anche per ragioni demagogiche, ma mi sembra strano che egli voglia fare concessioni alla demagogia su questo terreno) ha deplorato che i laburisti abbiano stanziato 750 milioni di sterline all' anno per spese militari. egli ha detto che un governo conservatore deve ridurre queste spese; e ha dichiarato testualmente che la ragione di questa riduzione è in funzione del fatto che i pericoli di una guerra sono diminuiti. questo discorso è stato pronunciato tre giorni fa. che poi vi siano correnti politiche che hanno interesse a presentare la situazione come esasperata, che vi siano correnti imperialistiche in tutte le parti del mondo, lo sappiamo; ma sentiamo che l' eccesso stesso degli orrori che le scoperte scientifiche rendono possibili rende sempre più problematica la guerra, anche perché queste scoperte non sono monopolio di nessuno. abbiamo visto come la bomba all' uranio non è stata monopolio americano, che per pochi mesi; probabilmente, l' ultima bomba non lo sarà anch' essa che per pochi mesi. anzi. forse è già in mano russa, come appare dalle dichiarazioni dei giornali. non mi pare neanche che i moti emancipatori che avvengono nei popoli sino a ieri soggetti siano di natura tale da pregiudicare la pace del mondo; anzi, mi sembra il contrario. occorre tutta l' angustia mentale degli elementi conservatori per credere che le grandi trasformazioni a carattere sociale, che avvengono per esempio in Cina oggi e potranno avvenire domani nell' Oriente in genere, siano elementi che turbino la pace. a me sembra precisamente il contrario. potrà stupire che un socialista dichiari che apprezza altissimamente certe forme di emancipazione, anche se non corrispondono a quelle socialistiche. è chiaro che il movimento emancipatore cinese non può avvenire sulla piattaforma di quello inglese: avviene su forme condizionate dalla storia di quel paese, ma che rappresentano un progresso rispetto alle forme precedenti. ebbene, questi grandi moti emancipatori, pur nella forma elementare in cui avvengono, rappresentano un passo innanzi delle grandi masse lavoratrici e costituiscono, secondo me, un contributo alla pace. non si vede infatti che questi avvenimenti possano turbare l' equilibrio del mondo. abbiamo visto crollare, ad esempio, l' impero olandese, senza che la pace del mondo sia stata turbata; anzi se ne è avuta, come conseguenza, una stabilità maggiore. forse vedremo in seguito il crollo dell' Indocina francese e non saremo certo noi socialisti a metterci a lutto. anzi dirò che, se il ministro Sforza un bel giorno ci facesse la gradita sorpresa di comunicarci che l' Italia democratica ha trovato il modo di stringere relazioni diplomatiche con la Cina attuale, io lo assicuro che il nostro gruppo lo approverà in modo assolutamente incondizionato. ora dobbiamo continuare in questa politica di pace e non dobbiamo perdere nessuna occasione per mantenere i migliori rapporti con tutti, sfuggendo — bene inteso — a quella astuzia del doppio giuoco che non deve essere nella nostra natura. e — intendiamoci — non sarebbe doppio giuoco riconoscere la Cina comunista , perché anche l' Inghilterra, che non fa il doppio giuoco e che è un' alleata fedele degli USA, ha riconosciuto pochi giorni fa quel Governo. bisogna, inoltre, assecondare ogni iniziativa atta a rinsaldare e a favorire le amicizie internazionali e l' Unione Europea . ebbene, io penso che l' attuale politica del Governo, nelle sue linee generali, sia giusta, e non sia, al contrario, giusta la critica che muovono i comunisti contro di essa, critica che parte da preconcetti che non tengono conto della realtà italiana e nemmeno dell' intenzione reale del nostro Governo. quando, per esempio, i comunisti affermano il carattere imperialista della nostra politica, secondo me, si fanno eco di preoccupazioni che partono da ambienti troppo legati a concezioni assolutamente diverse da quella che è la politica italiana . e la neutralità che i comunisti vogliono, non è evidentemente una neutralità cui noi possiamo aderire. la neutralità che i comunisti chiedono per l' Italia è molto simile a quel Governo di unanimità nazionale che auspicano e che nasconde l' alleanza con la potenza continentale più forte, cioè con l' Unione Sovietica . e qui mi corre l' occasione di accennare ad un equivoco in cui cade l' onorevole Nenni quando parla del patto atlantico , equivoco curioso, o addirittura errore di prospettiva. l' onorevole Nenni dice che il patto atlantico , che noi abbiamo accettato e al quale intendiamo rimanere fedeli, non è che la continuazione logica del patto d' acciaio . egli, così ragionando, prende, a nostro avviso, una cantonata formidabile. che cos' era, infatti, il patto di acciaio? era l' alleanza dell' Italia con la potenza continentale più forte. il patto atlantico , al contrario, è precisamente una alleanza con quelle potenze marittime ed oceaniche che nei secoli hanno rappresentato, se lo permette l' onorevole Nenni, una garanzia dell' autonomia delle potenze europee. qual è stata la funzione secolare di queste potenze marittime? quella di impedire che si formasse un' egemonia continentale, nel loro interesse, intendiamoci, ma interesse che coincideva in questo caso con il nostro. questa è sempre stata la politica inglese; e la politica americana è oggi sulla stessa linea. l' America non ha interesse — è chiaro — a che si stabilisca una egemonia in Europa. ma nemmeno l' Italia ha questo interesse. l' Inghilterra non voleva l' egemonia della Germania hitleriana, come non voleva l' egemonia della Germania guglielmina, come oggi non vuole l' egemonia di quell' altra potenza continentale più forte che è la Russia. e, al contrario, la politica del patto d' acciaio era la politica di coloro che volevano l' alleanza dell' Italia con la potenza continentale più forte. politica estera , dunque, di pace, in sostanza; politica di pace più di quella che propugnano ad ogni occasione i comunisti, che sono proprio coloro che oggi vogliono l' alleanza con la potenza continentale più forte. passiamo alla politica interna . i risultati di questa politica sono in rapporto a fattori di carattere generale che dipendono dal Governo in parte, ma non del tutto (e quando abbiamo parlato dei fatti di Modena abbiamo visto come una parte degli elementi che costituiscono il movente di questi fatti risiedono in fattori che il Governo non ha sotto il suo controllo, ma che dipendono dall' opposizione). l' onorevole Di Vittorio , nel suo discorso di ieri (che ha costituito per me — ripeto — una grossa delusione, perché mi aspettavo dal segretario generale della Cgil un discorso costruttivo che trattasse, almeno in parte, il programma futuro della Confederazione del lavoro stessa), mi ha fatto nascere il dubbio se veramente l' opposizione collabori con i partiti di Governo per mantenere la pace sociale da tutti auspicata. per esempio, l' onorevole Di Vittorio con che diritto ha detto che i comunisti, nell' interesse della pace, diranno domani ai portuali di non prestarsi allo scarico delle armi nei porti? chi vi ha detto che il vostro punto di vista è quello che risponde all' interesse generale del paese? qui c' è una maggioranza, c' è un Parlamento che dichiara che la sicurezza del paese si difende in un certo modo. perché vi volete opporre con la vostra visione particolaristica? io non capisco questo vostro punto di vista . voi dite: noi vogliamo la pace. siamo d' accordo. ma noi diciamo: vogliamo la pace nella sicurezza nazionale: chi è il giudice in questo? non c' è altro criterio che la maggioranza. se ogni partito si arroga di interpretare i canoni fondamentali della pace e della sicurezza nazionale, si cade nell' anarchia. qui c' è una maggioranza democratica. se questo Parlamento non fosse l' espressione di una forma democratica, avreste ragione voi. se questa fosse la Camera dei fasci e delle corporazioni , avreste ragione voi; ma in una democrazia, come quella italiana, è la maggioranza che decide. potete criticare, ma non avete il diritto di fare atti di sabotaggio contro quelli che sono gli interessi del paese. ora, vedete, la politica interna esige la vostra collaborazione. noi saremo pronti a fare le critiche più severe se il ministro dell'Interno non farà il suo dovere, ma voi dovete concorrere a far sì che la pace sociale sia tutelata. dovete concorrere, non offendendo i sentimenti profondi della maggioranza del paese. quando parliamo di pace nella sicurezza nazionale, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , noi non siamo imperialisti, ma siamo degli italiani che vogliono il benessere del paese. ma che armamenti? non parliamo di armi quando abbiamo una nazione che si arma mille volte di più. non tocchiamo questo tasto. è ridicolo. abbiamo appena quattro divisioni. cercate altri argomenti e non quelli che feriscono il sentimento nazionale che voi stessi sentite profondamente. sul terreno economico e sociale , perché l' opposizione ha chiesto un diverso indirizzo? ha criticato il passato Governo. perché critica quello attuale? questo non lo capisco. il programma del Governo contiene due indicazioni fondamentali a questo riguardo: un programma di investimenti per il Mezzogiorno, per le aree depresse, programma poliennale e per una somma notevole, 1200 miliardi, e la riforma agraria ; che richiederà pure degli investimenti notevoli. la richiesta che il nostro Tremelloni ha fatto, che i repubblicani hanno fatto, che la Democrazia Cristiana ha fatto, che la stessa opposizione ha fatto, è stata in larga misura accolta. il Governo non mira più, come obiettivo supremo, al pareggio, ma si impegna su un programma concreto, propulsivo; e ciò nel campo degli investimenti pubblici, cosa che i socialisti e i repubblicani hanno sempre chiesto. ma c' è di più il Governo impegna le sue energie in due fra i più gravi problemi strutturali della vita italiana: problema del Mezzogiorno (attraverso il piano pluriennale) e problema della riforma agraria . come fa l' onorevole Riccardo Lombardi a dire che non c' è nulla di nuovo? è proprio voler criticare per il piacere di criticare. si può dire che il programma e insufficiente, che si poteva fare meglio, ma non si può dire che non c' è nulla di nuovo. dire che il Governo e andato a destra perché non c' è più La Pira , non è serio quando c' è un Governo che presenta un piano pluriennale per 1200 miliardi: presenta la riforma agraria ed una politica di investimenti per il Mezzogiorno. è una cosa poco interessante questa per l' opposizione? l' onorevole Riccardo Lombardi contrappone al programma del Governo il programma della Confederazione del lavoro . io non conosco ancora questo programma: e da tre mesi che insisto presso Di Vittorio perché me ne dia traccia; e Di Vittorio mi risponde che una prossima conferenza dovrà metterlo a punto. e anche ieri siamo stati per tre ore con la matita in mano per ascoltare questo programma e non abbiamo sentito niente di concreto. ci si dia questo piano; noi lo studieremo e, se questo programma conterrà delle cose interessanti, vedremo di spronare il Governo per accoglierlo. ma il problema non è qui. il piano della Confederazione generale del lavoro , suppongo, sarà un piano propulsivo, un piano propulsivo come un altro. è difficile sostenere che un intervento nel campo elettrico (perché l' onorevole Di Vittorio ha fatto accenni al campo elettrico come quello fondamentale) sia più utile che un intervento propulsivo nel Mezzogiorno d' Italia. vuol dire che il Governo, sul piano economico, ha scelto uno dei due programmi, che è ugualmente efficace. si potrà discutere sulla sua opportunità tecnica, ma l' indirizzo politico è quello. la verità è che la Confederazione del lavoro , col piano dell' onorevole Di Vittorio , ha dato l' indicazione di una politica da seguire. non si tratta di applicare il suo piano, punto per punto, ma si tratta di dimostrare che si segue questa via; e questa è l' importanza del piano governativo, quella cioè di una indicazione di carattere politico. questa indicazione della Confederazione il Governo l' ha accolta. il Governo ha stabilito un piano di propulsione in una certa direzione; il Governo ha scelto un campo di investimenti diverso da quello che non sia l' industria elettrica, ma ha scelto l' Italia meridionale e la riforma agraria . l' impegno assunto dal Governo in tema di riforma agraria e in tema di investimenti nel Mezzogiorno e nelle aree depresse è un impegno preciso. non dovete criticare il Governo dicendo: il piano non sarà realizzato. questo lo vedremo. intanto l' impegno c' è, e vi sono gli strumenti per cui deve essere eseguito. l' impegno c' è e non abbiamo ragione di dubitare che sarà applicato. l' attuazione di tale programma, che potrà essere esteso nel futuro, rappresenta una tale modificazione di alcuni aspetti della nostra vita nazionale, che da questo punto di vista il Governo merita l' attesa fiduciosa e la fiduciosa collaborazione. si dice che il Governo ha troppi indirizzi politici ed economici. si parla di una linea Campilli, di una linea Pella, di una linea La Malfa ; si parla, e argutamente, da parte dell' onorevole Riccardo Lombardi, di una troika in cui ciascun cavallo tira nella sua direzione. sono immagini che non hanno consistenza politica. dunque, la politica dell' onorevole Pella, come politica diretta al pareggio puro, come obiettivo supremo del Governo, è chiaro che è stata superata dal programma governativo. che cosa voleva l' opposizione? che l' onorevole Pella fosse allontanato, che fosse sconfessata la politica monetaria ? vi è stato, nella discussione economica, un problema delicato, al quale tutti — compresa l' opposizione — hanno dedicato la loro attenzione, cioè il problema di non mettere in forse la stabilità monetaria. nessuno potrebbe assumersi la responsabilità di un nuovo indirizzo economico, quando questo potesse creare l' impressione di aprire la porta a movimenti di carattere inflazionistico. a questo punto conviene notare che la politica del passato Governo ha creato le premesse di una politica più coraggiosa, di condizioni che non debbono essere toccate. guai se ciò fosse, perché, cadendo le premesse, cadrebbero anche le conseguenze. sarebbe stato un gravissimo errore dare oggi l' impressione, quando si fa un passo in avanti, di sostituire un indirizzo ad un altro indirizzo che ha creato le premesse di una politica nuova. la stabilità rimane e deve rimanere fondamento della politica governativa; ma non si tratta più di un fine, come era ieri, ma di un presupposto, con un fine nuovo, con un fine ulteriore. e se l' onorevole Pella è al Tesoro (dico Pella per dire la politica di equilibrio del bilancio) è per indicare che questo presupposto di ogni politica seria rimane e deve rimanere la base dell' azione governativa. e noi che abbiamo potuto combattere certi orientamenti di una politica che poneva come fine ciò che per noi non è che un mezzo, oggi dobbiamo riconoscere che questo mezzo è premessa per una politica di più largo respiro. non v' è quindi un salto fra la politica della difesa della lira di ieri e il nuovo programma di Governo . ieri c' era la difesa della lira e oggi, su questo presupposto della difesa della lira, c' è un programma propulsivo sul terreno economico e sul terreno sociale. pare quindi che la politica di Pella si integri felicemente con la politica produttivistica. se il Governo, rispettando le acquisizioni del passato, saprà fare arditi passi in avanti, noi lo approveremo con fervore. io non posso dimenticare che in questo Governo c' è un' indicazione che per noi socialisti è molto importante, un' indicazione alla quale noi socialisti siamo particolarmente sensibili. non l' ho detto io, ma l' ha accennato un uomo della destra, l' ha accennato l' onorevole Consiglio, e la sinistra non se ne è accorta, o, per lo meno, ha fatto finta di non accorgersene, perché gli uomini di sinistra sono molto accorti nel non vedere quello che di fattivo c' è nel Governo e molto accorti al contrario nel trasformare in cose grosse ciò che è criticabile. e qual è questo fatto che l' onorevole Consiglio ha visto così acutamente? l' indicazione è contenuta nell' incarico dato a un ministro, il quale si deve occupare dei beni di proprietà dello Stato che sono orientati verso un' attività produttiva. durante la crisi il problema è stato posto da noi socialisti. si tratta oggi, dato che questo problema ha trovato un inizio di soluzione, di procedere ad un inventario, e poi, dopo, quando l' inventario sarà fatto, di procedere ad un' organizzazione strutturale di questi enti nei quali lo Stato ha una larga partecipazione. ecco un' indicazione importante per noi socialisti, un' indicazione che per noi ha un' importanza fondamentale. un campo in cui c' è tutto da fare, perché non vi sono studi, come, per esempio, ve ne sono invece nel campo di cui si occupa l' onorevole Petrilli. in quel campo c' è tutta una biblioteca già pronta. l' onorevole La Malfa lavora in un terreno vergine, e dovrà dissodarlo questo terreno se vuole. l' onorevole Lombardi avrà occasione di riconoscere che è in errore supponendo che La Malfa sia messo lì unicamente per non fare nulla. vedrà che l' onorevole La Malfa ha un tale dinamismo che riuscirà a svolgere il compito che gli è stato assegnato. penso che se gli è stato assegnato questo compito è perché il Governo ha visto con grande chiarezza che si tratta di un problema fondamentale che costituisce uno dei campi in cui è necessario creare ordine e chiarezza di idee, che in Italia non vi sono. che cosa possono fare questi enti? quale inquadramento devono avere, quale autonomia, quali funzioni? sono tutti problemi questi a cui il Governo deve dare una risposta. è necessario che l' amministrazione degli enti economici pubblici cessi di essere una organizzazione parassitaria ed una sovrastruttura capace di degenerare in piccoli? grandi monopoli ed in grandi parassitismi, per diventare invece un elemento integratore dell' economia italiana ed un fattore propulsivo di essa. noi abbiamo compiuto in questo settore un grande passo per la ricostruzione democratica e politica del nostro paese. riassumendo, io non intendo qui sostenere che la politica economica delineata dal Governo sodisfi immediatamente tutte le esigenze e tutte le concezioni di un socialismo democratico : no, ma è un primo passo , ed esso implica qualcosa che noi socialisti consideriamo con enorme interesse: e l' inizio di un' azione che richiederà molto coraggio da parte del presidente del Consiglio , perché troverà per la strada l' opposizione tenacissima dei ceti conservatori, e purtroppo non troverà comprensione dalle correnti di estrema sinistra che avrebbero interesse di assecondare e non di far fallire un' opera progressiva. ebbene, se il socialismo democratico collabora a questo Governo, è appunto perché è convinto che può dare un contributo all' azione di difesa della democrazia. e noi pensiamo che se il socialismo democratico aumenterà la sua forza, come ci auguriamo, potrà portare alla nuova costruzione politica maggiore impulso (impulso che, purtroppo, per la crisi attuale del socialismo non è possibile dare). in fondo ogni nostro sforzo è rivolto a far sì che l' unificazione socialista che è ineluttabile, avvenga su basi concrete, realistiche, costruttive. se volevamo fare l' unificazione su basi massimalistiche (il che è la malattia tradizionale del socialismo italiano) potevamo farla. è per un senso di responsabilità verso il paese che abbiamo voluto cimentare questo problema dell' unità a contatto dei grandi problemi di responsabilità nazionale. noi pensiamo che chi ha a cuore l' unità socialista e la vede con spirito di socialismo e non di bottega, deve intendere che la nostra politica di collaborazione è dettata da considerazioni di serietà e concretezza. la nostra ostinazione a rimanere al Governo, noi che siamo così poco ministeriali, è dovuta ad una preoccupazione di serietà politica che rifugge dalle vie facili della demagogia. è facile risolvere i problemi o credere di risolverli quando non si è al Governo, è difficile quando si ha la responsabilità concreta della vita nazionale. è per questo che siamo al Governo oggi. è una sfida un po' audace che diamo alla scarsa coscienza democratica del popolo italiano e soprattutto di talune zone dei dirigenti politici del nostro paese. siamo qui al Governo perché la sua composizione, il suo programma ci sembrano rispondenti alle esigenze nazionali. noi ci auguriamo che i rapporti di forze possano variare a vantaggio nostro, nonostante la crisi che ci travaglia e che invece sarà una crisi di rinascita del socialismo non solo in Italia, ma in tutta l' Europa. e a questo proposito mando qui un saluto ai laburisti inglesi, augurando che la loro vittoria segni un altro passo avanti verso il trionfo del socialismo. i rapporti di forza potranno variare. ma se anche non dovessero variare a nostro vantaggio, noi sappiamo che per lungo tempo ancora e, non solo in Italia, l' alleanza del socialismo democratico con la Democrazia Cristiana è un fatto ineluttabile dettato dalla storia. questa umanità, uscita da due guerre atroci, uscita da dittature, ha sentito il bisogno di ripiegare su delle concezioni che davano una risposta ai bisogni profondi della coscienza umana. io sono un socialista democratico , il quale non è toccato dalla grazia; però ho dovuto rivedere, nel corso della mia esperienza di socialista, le posizioni che mi allontanavano, con diffidenza estrema una volta, dalle posizioni cattolica, protestante e, in genere, cristiane. abbiamo visto l' umanità scendere al livello più basso; abbiamo visto una parte dell' umanità che metteva nei forni l' altra parte, perché di razza e di sangue diversi; cose queste che parevano relegate addirittura nella preistoria. ricordo un episodio della mia esperienza personale. quando avvenivano queste mostruosità, un giorno, io emigrato politico in Francia, nel momento in cui le persecuzioni erano più tremende contro gli ebrei, ho letto queste parole altissime del pontefice su un giornale: « noi siamo semiti » . in quel momento mi sono sentito cattolico ed ho sentito la voglia di inginocchiarmi. ho sentito qualche cosa che mi legava a questa concezione cristiana, di fronte agli orrori mostruosi che spazzavano il nostro pianeta. e quando la guerra è finita, abbiamo visto queste forze risorgere in forme politiche e rappresentare uno dei piloni della ricostruzione; piloni uniti da quest' arco, su cui passa il ponte che unisce passato e futuro: il passaggio obbligato e questo; i due piloni sono questi: quello della Democrazia Cristiana e quello umanistico del socialismo; al di fuori, non c' è salvezza; questa è la strada. si potrà litigare: uscire dal Governo o rimanere: ma per il momento siamo costretti a marciare insieme, se vogliamo salvare questa civiltà. ora, noi socialisti democratici abbiamo la consapevolezza di quello che portiamo in questa alleanza e di quello che ci costa; sappiamo in Italia quello che ci è costata; so personalmente io quello che è costata al mio partito. in questa collaborazione c' è l' incomprensione del sacrificio di un partito come il nostro, che ha senso di responsabilità politica; sacrificio compiuto con piena lucidità. sappiamo che chi marcia in avanti qualche volta cade, abbattuto da coloro che stanno indietro, che incalzano e prendono la sua posizione. siamo stati colpiti dalla incomprensione di coloro che avrebbero dovuto capire il valore del nostro gesto e della nostra collaborazione. era la volontà di salvare, col socialismo, certi valori umani, che sono connaturati con la esistenza stessa degli uomini civili. questa comprensione è mancata; non si è visto il sacrificio che noi facevamo in un certo momento in questa azione di collaborazione con voi altri. e noi vi chiediamo di capire ciò: che un partito come il nostro ha saputo affrontare, in nome dell' interesse nazionale , una grave crisi interna, come è avvenuto per il patto atlantico . sapevamo che era nostro dovere d' italiani farlo. un partito che sa fare questo con alto senso di solidarietà nazionale, è un partito che merita rispetto. un partito che, in nome dell' interesse nazionale , rinunzia alla facile tattica del passaggio all' opposizione, per speculare sul malcontento popolare, e che vuole cimentare i problemi del socialismo al vaglio dei problemi nazionali; accettando le responsabilità di Governo, anche se sono pesanti responsabilità, è un partito che merita rispetto. un partito che, in nome degli interessi permanenti delle classi lavoratrici , sa respingere le posizioni seducenti, ma che a lunga scadenza sono posizioni esiziali alla classe operaia , ha il diritto di rispondere a certi critici che il senso di responsabilità è più costruttivo della demagogia; un partito che alla strada facile preferisce quella difficile, perché sa che la prima non porta alla meta, mentre la seconda l' avvicina, questo partito merita il rispetto. in ogni caso, sia ben chiaro che noi socialisti ci impegniamo su questa strada con piena consapevolezza dei pericoli che corriamo e dei sacrifici che ci sono imposti. ci impegniamo con lealtà; lealtà che chiediamo e chiederemo a voi stessi. quando un movimento di democrazia socialista si impegna e si inserisce in un' azione di governo , come facciamo noi in questo momento, ed assume le gravi responsabilità che assume, urta contro tutte le contradizioni della società in cui vive, società della quale combatte, e con asprezza, alcuni odiosi aspetti, e di cui difende altri aspetti che vogliamo salvare. ci troviamo in questa tremenda difficoltà. quali aspetti di questa società vogliamo combattere, aspetti che ci troveranno sempre accaniti avversari? l' oppressione di carattere economico, l' ignominia di una ricchezza accanto alla miseria, lo sfruttamento di uomini da parte di altri uomini. e quali sono invece i valori che di questa società vogliamo salvare? i valori che — per non riferirmi ad esempi storici troppo lontani — abbiamo attinto dal nostro Risorgimento, i valori di libertà umana, di rispetto della personalità, di amore della nostra terra e della nostra gente senza odio per nessuno, che costituisce la sostanza del patriottismo vero. questi sono i valori che vogliamo salvare. in questa lotta in cui siamo impegnati, gli avvenimenti diranno — e forse lo diranno prossimamente — se ci siamo ingannati o se siamo stati ingannati; diranno se abbiamo troppo presunto dalle nostre forze; diranno se abbiamo visto giusto. oggi, per scegliere la nostra strada non abbiamo altro criterio che la nostra modesta facoltà di giudicare, la esperienza della nostra vita e, infine, la nostra buona coscienza. ebbene, in nome della nostra buona coscienza io dico che sono convinto — e parlo a nome del mio gruppo — che il nostro dovere in questo momento è quello di votare la fiducia al Governo democratico italiano.