Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 349 - seduta del 17-11-1949
Disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi
1949 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 223
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , io non vorrei qui occuparmi della parte più politica del discorso dell' onorevole Nenni; non vorrei, cioè, ripetere qui una discussione di politica estera , che abbiamo fatto recentemente, o anticipare una discussione di politica interna e di politica economica che potremmo fare tra breve. vorrei soltanto dire al collega Nenni di non preoccuparsi molto delle dichiarazioni, dei suggerimenti di Zellerbach a Washington, o della maniera in cui il rappresentante dell' amministrazione dell' ECA in Italia vede il problema economico italiano. posso assicurare (per quel che mi è possibile assicurare) l' onorevole Nenni che le determinazioni di politica economica spettano insindacabilmente e sovranamente a questo Parlamento e al Governo. a questo nostro dovere, a questa nostra precisa responsabilità nessuno dei partiti di maggioranza, e credo nessuno dei membri del Parlamento, intende sottrarsi. non teoricamente, onorevole collega. in materia di problemi economici, in una situazione complessa di carattere internazionale come quella che oggi viviamo, è corrente dare dei suggerimenti e scambiarsi delle opinioni. non deve sfuggire, per esempio, all' onorevole Nenni che proprio da questo paese e da questi banchi è partita una critica di fondo alla politica del Piano Marshall , alla politica dell' amministrazione dell' ECA in Europa. e devo rivendicare al governo italiano una iniziativa in questo campo, che non solo ha avuto significato per quanto riguarda il nostro paese, ma altresì nei riguardi del problema europeo in generale. uno dei risultati di quella che io considero, per molti aspetti, disgraziata riunione del Fondo Monetario di Washington, giustamente criticata dall' onorevole Corbino, uno dei risultati positivi fu l' adesione di uomini responsabili americani ai criteri sostenuti dall' Italia circa la revisione del Piano Marshall , e alla necessità di una sua diversa attuazione in Europa. ora, sarebbe curioso che noi leggessimo su un giornale americano un' osservazione simile a quella fatta dall' onorevole Nenni, che cioè gli italiani, non paghi dell' assistenza, si sono permessi di fare una critica al sistema di applicazione del Piano Marshall in Europa. evidentemente, le opinioni di Zellerbach sono autorevolissime. ma le decisioni del governo italiano non sono legate a questi suggerimenti e devono dipendere dalla valutazione diretta che noi facciamo delle necessità del nostro paese e delle linee di sviluppo che noi riteniamo di assegnare alla nostra economia. e, per quanto riguarda la Germania, onorevole Nenni, mi ha molto impressionato questo richiamare subito, fin da questo momento, lo spettro della grande armata tedesca. troppo presto, onorevole Nenni troppo presto, e soprattutto da parte di un socialista. l' onorevole Nenni sa che nell' ambito occidentale esiste, come io già ho riconosciuto, una lotta tra correnti democratiche e correnti reazionarie o di risorgente fascismo, lotta di cui abbiamo un modesto esempio anche qui dentro. ma sarebbe estremamente pericoloso che uomini pensosi delle sorti della democrazia, quando la lotta è ancora aperta: prendessero di fronte alla Germania di oggi l' atteggiamento che l' onorevole Nenni, in certo senso, ci suggerisce. che la Germania diventi finalmente democratica, cioè superi la crisi che ha rovinato essa e l' Europa per ben due volte, dipende dal sentimento con cui noi andiamo incontro al popolo tedesco e dalla comprensione che noi abbiamo dei problemi fondamentali del popolo tedesco . ma voi non potete aver deciso questo problema fin d' ora. dal mio punto di vista , è stato estremamente incauto dare già un giudizio di questo genere sulla Germania di oggi, ipotecare in un determinato senso l' avvenire di quel paese. non crediate che non ci si preoccupi della situazione della Germania e degli sviluppi generali della situazione politica europea : ce ne preoccupiamo ogni giorno, come ci preoccupiamo ogni giorno degli sviluppi della situazione politica italiana . ma non possiamo, evidentemente, giudicare di questi problemi con troppa leggerezza o, peggio, con un senso di pregiudizio, con una diffidenza preconcetta: non lo possiamo fare. in quanto al problema del Mezzogiorno, onorevole Nenni, credo che tutti noi, o gran parte di noi, condividiamo il giudizio espresso. quando l' onorevole Nenni ha denunciato l' incapacità del vecchio Stato italiano (fosse monarchico, o liberale, o fascista) a risolvere questo problema, tutti abbiamo sentito che egli ha detto qualcosa che obiettivamente e storicamente è vero. e mi fa sorridere l' onorevole Almirante quando parla della giustizia sociale e dei braccianti del Mezzogiorno. ma il vostro Mussolini, per venti anni, non si è accorto dei braccianti del Mezzogiorno! credo anch' io, onorevole Nenni, che se la Repubblica, se la democrazia italiana non saprà risolvere il problema del Mezzogiorno, essa sarà condannata. ma non vorrei, ripeto, insistere su questi problemi di politica generale, che non mi pare costituiscano il tema di questo dibattito. il tema di questo dibattito, secondo l' ordine del giorno presentato dall' onorevole Nenni per l' opposizione di sinistra e secondo l' interpellanza dell' onorevole Giannini, è un tema più specifico e ristretto e riguarda la soluzione della cosidetta crisi o crisetta. ed è bene — a mio giudizio — che su questo tema specifico si svolga e venga a conclusioni esatte, senza il tentativo del tutto improduttivo in questo momento, di sfruttare politicamente la situazione che attraverso la crisi si determinata. mi meraviglia la posizione presa al riguardo dall' opposizione. l' onorevole Nenni si è cavato d' impaccio elegantemente: noi — ha detto — non abbiamo mai sopravalutato la partecipazione di queste formazioni minori al Governo della Democrazia Cristiana ; noi anzi abbiamo sempre ritenuto che non fosse qualcosa di veramente importante, un risultato positivo delle elezioni del 18 aprile: tuttavia oggi riconosciamo che con l' uscita dei ministri socialdemocratici dal Governo qualcosa è avvenuto. ora, per quel che riguarda i partiti politici che sono rappresentati su questi banchi, il riconoscimento politico che l' opposizione dà sia pure con eleganti argomentazioni, all' importanza della loro transitoria o definitiva uscita del Governo, è indice di quanto falsa fosse la posizione di denigrazione e di svalutazione compiuta in tutti questi mesi dall' opposizione stessa nei riguardi dei partiti minori, quanto falsi fossero, onorevole Nenni, i motivi di propaganda che giornalmente ci somministrate sui giornali, secondo i quali siamo al Governo per riscaldare le sedie, siamo al Governo perché a Pacciardi piace di essere al Governo: o perché all' onorevole Saragat. ma, colleghi dell' opposizione, se questo fosse vero e se voi foste coerenti rispetto a questa vostra impostazione, il dibattito di oggi non avrebbe dovuto aver luogo, sarebbe stato inutile. voi non avreste dovuto presentare ordini del giorno né aprire una discussione; e avreste dovuto dire semplicemente: il Governo continua. la situazione derivata dal 18 aprile, l' esistenza di un governo di coalizione , che non è il comitato di gestione del partito numericamente più forte, va riconosciuta nella sua importanza e nel suo significato politico, non solo dalla maggioranza, ma dall' opposizione; ciò che toglie ogni valore, e ne fa semplice strumento di propaganda spicciola, agli argomenti da voi usati finora. ma trascuriamo pur questo aspetto, e andiamo al fondo delle critiche mosse alla soluzione della crisi dopo l' uscita dei ministri socialdemocratici dal Governo, si è detto che la soluzione ha avuto carattere non conforme alla Costituzione. si dimentica di aggiungere che mentre i ministri uscivano dal Governo, la direzione del partito socialdemocratico confermava il suo incondizionato appoggio al Governo e la sua fedeltà alla formula del 18 aprile. la direzione di quel partito ha confermato la sua solidarietà al Governo e i due gruppi parlamentari , considerati insieme, hanno nella loro maggioranza, preso lo stesso atteggiamento. ora, non sarò io che vorrò erigere il giudizio della direzione di un partito a primo elemento per le determinazioni del presidente del Consiglio . per il carattere della nostra Costituzione, i gruppi parlamentari hanno rilievo e riconoscimento costituzionali, i partiti no. ma se questo è vero, è altresì vero che esiste un determinato rapporto, sia pure di valore interno, fra direzioni di partiti e gruppi parlamentari . se voi, partiti di sinistra, mi negate questo rapporto, evidentemente lasciate cadere quello che è il significato stesso dei partiti nella vita moderna. quindi, esiste un rapporto fra direzioni di partiti e gruppi parlamentari , una responsabilità dei gruppi rispetto al partito. se fosse scoppiato un conflitto aperto, formale, tra direzione del partito socialdemocratico e gruppi parlamentari , il presidente del Consiglio non avrebbe potuto operare come ha operato. in presenza di un tale conflitto, egli avrebbe dovuto aprire la crisi. ma il conflitto non è mai scoppiato nel momento in cui il presidente del Consiglio ha dovuto decidere della soluzione da dare alla crisi: egli si è trovato di fronte ad una deliberazione formale della direzione di un partito, di fronte alla deliberazione formale della maggioranza dei due gruppi parlamentari (onorevole Nenni, ho sentito dire a proposito dell' amnistia che, su questo problema, il Governo risponde del voto espresso dalla Camera, anche se il voto del Senato è stato diverso; ma un Governo che voglia tener fede ai suoi impegni costituzionali deve rispettare le situazioni che si creano insieme alla Camere e al Senato, altrimenti manca ai suoi doveri costituzionali). quindi, dal punto di vista formale il presidente del Consiglio si è trovato di fronte a deliberazioni tali da autorizzarlo a considerare come immutata la maggioranza parlamentare . una crisi che richiedesse diversa soluzione costituzionale per questo fatto non sorgeva. è badate bene, onorevoli colleghi , questa situazione vale per il momento in cui formalmente si crea. non ha importanza che una determinata maggioranza abbia subito ancora qualche sgretolamento. non ha importanza che non vi sia formalmente un vero e proprio cambiamento di giudizio nel gruppo parlamentare interessato. altrimenti, il presidente del Consiglio che, a termini degli articoli 92 e 95 della Costituzione, ha determinate responsabilità e determinati poteri, non potrebbe mai costituire un Governo. vi sono momenti in cui una decisione è valida per il presidente del Consiglio , per dare una soluzione al problema del Governo, che è problema che poi interessa il paese. se il giudizio formale non è cambiato, nulla si può sindacare circa la soluzione data al problema del Governo. la possibilità di un appunto costituzionale per me non esiste. e non ho mai capito come vi siano stati costituzionalisti così sottili da potere, da questo punto di vista , fare una critica al Governo, al comportamento del presidente del Consiglio , e a quello degli stessi partiti, perché qui non è coinvolta soltanto la responsabilità del presidente del Consiglio , ma anche quella dei partiti e dei gruppi parlamentari che li rappresentano. ma l' obiezione costituzionale non è la sola. superata questa — e a me pare facilmente — dagli argomenti che affermano la costituzionalità della soluzione, si affaccia il concetto della prassi parlamentare e della violazione che di questa prassi si sarebbe fatta attraverso il ricorso all' interinato. l' interinato non sarebbe nella nostra tradizione parlamentare. io ho letto a questo proposito un articolo dell' onorevole Terracini, articolo molto brillante dal punto di vista giuridico. egli è andato a spulciare i precedenti e ho potuto stabilire che da questo a quell' anno della nostra vecchia vita parlamentare si è avuto un numero irrisorio di interinati, per cui il ricorso largo che se ne è fatto in questa crisi ha rappresentato una violazione della prassi fin qui seguita. ma la voce del senatore Terracini non è rimasta sola. ad essa si è aggiunta una voce ben più autorevole, di un vecchio uomo di Stato, Nitti. ora, io devo parlare, una buona volta chiaramente, molto chiaramente sulla posizione che spesso assumono i vecchi parlamentari! questo richiamo continuo a come era amministrata l' Italia dal 1870 al 1922 comincia — permettetemi di considerarmi giovane da questo punto di vista — ad apparire argomento frustro e noioso. non era usuale fare degli interinati durante la lunga carriera politica dell' onorevole Nitti, ma doveva anche essere inusuale aprire le porte d' Italia al fascismo, come è stato fatto! onorevoli colleghi , a me pare che sia questo un argomento che dobbiamo mettere a punto, una volta per tutte. sì, sì, perché è estremamente curioso che una Italia, come quella che è uscita dal 1919, sia finita così male! ora, io non credo che noi possiamo considerare la nostra vita politica, come si è svolta dalla liberazione in poi, come una vita normale. io non credo che noi possiamo dire tanto. noi abbiamo una Costituzione repubblicana e nel quadro di tale Costituzione conduciamo una lotta per la democrazia in questo paese, lotta che è ancora apertissima. il paese, l' opinione pubblica e direi la stampa si debbono abituare a non far riferimenti ad un periodo di normalità, nel quale non siamo ancora. il nostro paese, nel suo sviluppo, è uscito da una crisi fondamentale, da una crisi che, con insodisfazione dell' onorevole Almirante, io considero quasi mortale. onorevole Almirante, il nostro paese ogni giorno supera un pericolo e salva la democrazia, cerca di gettare le basi di una vera stabilità democratica. se il richiamo alla Resistenza, fatto dall' onorevole Nenni, ha un valore per tutti, questo valore è che dalla Resistenza noi siamo partiti per creare la Repubblica, e, attraverso la Repubblica, una vera democrazia. un paese uscito da una sconfitta, da una sconfitta come quella che noi abbiamo subito, e che giorno per giorno cerca di guadagnare qualche cosa, mostra una responsabilità e una consapevolezza diverse da un paese che dalla vittoria è precipitato nel caos, nella dittatura e nella sconfitta. può darsi dunque che noi dobbiamo dare al paese uno o due mesi di interinato; ma se questo mese o questi due mesi, onorevole Nitti, possono evitare al paese avventure o possono impedire che si spezzi quel processo di ricostruzione e di unificazione democratica del nostro paese che noi perseguiamo, con immutabile spirito, dalla liberazione in poi, ben vengano: la prassi ne soffrirà, ma l' Italia ne guadagnerà. quando parla l' onorevole Pajetta, onorevoli colleghi , io non so mai se si tratti di pagliettismo politico e di pajettismo soltanto! riconosco, onorevoli colleghi , che questa soluzione dell' interinato è una soluzione eccezionale, riconosco che, alla fine di questo nostro lungo e faticoso cammino verso la normalità, non si debba parlare di interinato come di tante altre cose, incompatibili con una seria vita democratica e repubblicana. ma riconosco altresì che, per il modo con cui si sono presentati i problemi di questa crisi, il presidente del Consiglio ha operato saggiamente nell' interesse del paese e della salvaguardia delle forze politiche che devono difendere la democrazia. detto questo, io non mi nascondo tuttavia la gravità della situazione; detto cioè come non si potesse fare in questo momento di meglio, non mi nascondo le conseguenze di quello che è avvenuto. sebbene il partito socialdemocratico , ritirando i suoi ministri, abbia mantenuto l' appoggio al Governo, evidentemente esso ha creato una situazione di carattere eccezionale, ha indebolito indirettamente la situazione di Governo. ed ha continuato a vivere una sua crisi che si ripercuote, anche per questo periodo limitato, sul Governo stesso. cioè, noi ci troviamo di fronte ad un partito che, pur dando il suo appoggio al Governo, si trova in condizione quasi di minorazione, di difficoltà, di impotenza politica. ed abbiamo avuto un altro partito, quello liberale che pur avendo dato formalmente la sua adesione alla formula governativa, ha avuto ed ha una crisi di carattere quasi incomprensibile. onorevoli colleghi , uno degli elementi di quella eccezionalità cui facevo riferimento e in cui viviamo, uno degli elementi distintivi della lotta democratica che perseguiamo, è che essa macera uomini e partiti, li scarnifica, li spinge ad assumere precise posizioni e responsabilità. equivoci in questa nostra vita politica non sono più possibili, né in campo interno, né in campo internazionale , non per quanto riguarda i problemi economici o i problemi sociali. ora, il partito liberale ha sollevato una eccezione di incostituzionalità, in quella parte che si considera la più progressiva del partito. che cosa ha voluto significare questa eccezione di incostituzionalità? mascherava un dissenso politico nel Governo? evidentemente non si può esprimere un dissenso sostanziale attraverso una eccezione di incostituzionalità, che non ha fondamento alcuno. e in quale campo il partito liberale intendeva manifestare un suo dissenso politico? il partito liberale ha espresso finora gravi e forti riserve in due campi della politica governativa, riforma agraria e autonomie regionali . sono queste le preoccupazioni che stavano dietro l' eccezione di incostituzionalità? ma perché non espresse dagli uomini del partito liberale che stanno al Governo o che più fortemente sentono questi due problemi, e perché l' insodisfazione si è espressa attraverso i giovani? evidentemente, il partito liberale non è in una crisi diversa da quella del partito socialdemocratico , e ha nascosto attraverso l' eccezione di incostituzionalità un suo più profondo travaglio interno. un altro degli elementi che ha contribuito a rendere la situazione più grave, e ha indebolito la posizione assunta dal Governo, è stata la dichiarazione del presidente del Consiglio di lunedì 7 in materia economica, una dichiarazione che ha richiamato l' attenzione di tutti, e ha lasciato assai perplesso, mi perdoni il presidente del Consiglio , il nostro partito. si era convenuta una soluzione coerente all' atto della crisi, la soluzione dell' interinato, cioè una sospensiva di certe decisioni definitive, in vista della possibilità che alcune correnti politiche che il presidente del Consiglio considera essenziali per l' equilibrio della coalizione, ritrovassero la via di una collaborazione continua e responsabile. il giorno 7 invece il presidente del Consiglio , improvvisamente, ha annunciato che, per venire incontro al desiderio espresso dal Parlamento e dal paese, si potesse e si volesse subito risolvere in un determinato senso il problema del coordinamento dell' azione economica del Governo. badate, che noi repubblicani, nel giugno scorso, abbiamo presentato un ordine del giorno chiedendo appunto tale coordinamento. devo dire, che la cosa, da un certo punto di vista , non ci riguarda direttamente come partito. fin dal 1946, il gruppo parlamentare repubblicano, anche senza detenere dicasteri economici: ha dato un contributo essenziale alla soluzione di questi problemi: dalla battaglia per la difesa della lira all' imposta straordinaria, ai problemi di revisione del Piano Marshall , alla necessità di investimenti per il Mezzogiorno, il gruppo repubblicano non ha cessato di occuparsi di questi problemi, e da questi banchi. perché noi non diamo importanza soltanto all' azione del governo , ma anche all' azione che dai banchi parlamentari si può condurre per la migliore soluzione dei problemi del paese. in moltissimi casi e per lunghi periodi di tempo la politica dell' onorevole Pella, come continuazione della politica Einaudi per la difesa della lira, ha avuto il nostro pieno appoggio. aggiungo che, personalmente, in un discorso del giugno scorso, ho avanzato determinate preoccupazioni per vanto riguarda certi indirizzi di politica economica e finanziaria e soprattutto su quello che pareva essere il dissidio fra gli onorevoli Pella e Tremelloni nei riguardi di tali indirizzi. ponendo il problema di una revisione dei principi posti a base del Piano Marshall , abbiamo tentato una conciliazione di questo dissidio! abbiamo, cioè, tentato una soluzione del problema del Piano Marshall nei riguardi del nostro paese, in modo da consentire il contemperamento delle esigenze avanzate dall' onorevole Tremelloni nella sua qualità di socialista, con le esigenze di difesa monetaria poste dall' onorevole Pella. ripeto che noi, mentre da una parte abbiamo sempre seguito con estremo interesse i problemi economici e finanziari, dall' altra ci siamo costantemente tenuti estranei a gare di rappresentanze al Governo su questo campo. tuttavia il fatto che la soluzione del coordinamento economico sia stata adottata durante l' assenza dei socialisti, nel senso che essi non vi hanno contribuito e consentito, e prima di ogni e qualsiasi discussione tra i partiti della coalizione in proposito, ci è parso che abbia tolto alla soluzione dalla crisi quel carattere di provvisorietà che doveva avere; ci è parsa, cioè, una soluzione definitiva con innegabile conseguenza sull' atteggiamento dei partiti della coalizione nell' immediato futuro. quindi l' atteggiamento di almeno tre dei partiti al Governo ha indebolito la coalizione. e il partito repubblicano ? quando si parla del partito repubblicano , si parla di un piccolo partito, debolmente rappresentato in questa Camera. questa condizione tuttavia non diminuisce le nostre responsabilità né toglie il diritto di esprimere chiaramente il nostro pensiero. ho il dovere di dichiarare che noi abbiamo accettato la soluzione dell' interinato come l' unica opportuna e possibile in questo momento e che al significato di questa soluzione ci siamo tenuti rigidamente fedeli. voi sapete che noi non abbiamo colto tale occasione per avanzare pretese, non abbiamo voluto sostituire nessuno né provvisoriamente né definitivamente. noi abbiamo ritenuto che si dovesse rimanere in una posizione di attesa rispetto a quella che sarebbe la soluzione della grave crisi interna del partito socialdemocratico , che non interessa solo il partito socialdemocratico , ma il paese. un meschino, per non dire miserabile giornale ha pubblicato che noi repubblicani non abbiamo motivi di dissenso nei confronti del Governo perché Sforza e Pacciardi sono talmente forti da tenerci legati al Governo, senza possibilità di svincolo alcuno, quasi uomini con museruola. ripeto, il nostro è un piccolo partito, però in tanto disordine nell' interno di molti partiti, devo rivendicargli la capacità di rendere obiettiva la sua politica, di decidere la sua linea di condotta con ampia libertà, da parte di tutti i suoi membri, di manifestare il proprio parere, ma con forte disciplina verso il partito. Pacciardi, Sforza, Conti o La Malfa non sono uomini che possano imporre la loro volontà al partito, ma sono uomini che devono servire il partito, accettarne la libera e democratica determinazione. in verità noi non abbiamo subito crisi di pentimento e di rinsavimento a getto continuo. questo ci è stato riconosciuto spesso da varie parti, anche se taluno le può trovare sospette. don Sturzo, « Il Popolo » , il « Giornale d' Italia » , altri organi di stampa hanno spesso rilevato questa serietà di azione del nostro partito in materia di politica interna e di politica internazionale , nei confronti del Governo. perché noi abbiamo tenuto questo atteggiamento. onorevoli colleghi , un' azione di governo da parte dei partiti che vi partecipano non si può giudicare ogni 15 giorni. daremmo prova di grande irresponsabilità se ogni 15 giorni avessimo crisi di coscienza. l' azione di un Governo si giudica per lunghi periodi, sia in politica interna che internazionale. l' onorevole Almirante ama i fatti (come se per vent' anni ci avessero dato fatti e non petti in fuori e gagliardetti, i signori ai quali l' onorevole Almirante ha fissa la mente), ama i fatti e non i luoghi comuni ; ma vorrei dirgli che la politica estera non si giudica ogni tre giorni, come fa, il partito cui egli appartiene, è un ciclo di successi e di insuccessi che va seriamente meditato nelle sue fasi conclusive. ed anche la politica interna di un Governo, quindi, va giudicata dopo un lungo ciclo. ora, da questo punto di vista , che cosa è apparso evidente in tutti questi mesi, anche a prescindere dalla situazione creata dalle dimissioni socialdemocratiche? era evidente che la politica del Governo doveva essere rivista e rimessa a punto. in dicembre o in gennaio, con o senza la crisi socialdemocratica, una svolta della politica governativa sarebbe stata necessaria. con questo non intendiamo dire che tutto è stato negativo nell' azione di governo . c' e stato molto di positivo in questa azione di governo durata 20 mesi, e c' è stata la parte negativa. come partito abbiamo seriamente valutato l' una e l' altra parte. e siamo stati silenziosi, non perché sodisfatti, ma perché attendevamo il momento, in cui, in base all' esperienza fatta, potevamo indicare, quel che a nostro giudizio doveva essere ancora fatto, quel che non doveva più farsi. c' era in aria qualche cosa che doveva avvenire, e si è avverato. la crisi socialdemocratica ha accelerato e amplificato questo processo. ben venuto! il mese di gennaio sarà risolutivo di molti problemi. il mese di gennaio significa che noi chiudiamo un ciclo di Governo e di coalizione e dobbiamo porci il problema di come e in che senso ne apriremo un altro. il presidente del Consiglio ha affermato ripetute volte che il suo partito intende mantenersi fedele alla coalizione quale si presentò il 18 aprile. spetta a lui, di risolvere con i partiti il problema del Governo che rinascerà dopo un periodo di 20 mesi trascorso senza crisi. e il periodo di 20 mesi è veramente un lungo periodo: basti guardare a quello che avviene nella vicina Francia per capire (anche qui vorrei rivolgermi all' onorevole Almirante) quanta stabilità, relativamente ad altri paesi, v' è nella coalizione governativa e nelle formazioni politiche del nostro paese! in gennaio, onorevoli colleghi , noi avremo una svolta molto delicata e grave. io prego il presidente del Consiglio di dimenticarsi di aver dato una soluzione definitiva ai problemi di coordinamento economico, poiché essi costituiranno uno degli argomenti più vivi della discussione di allora. onorevoli colleghi , mi fa piacere che il presidente del Consiglio , nella sua saggezza, abbia dichiarato questo. è inutile che io qui affermi come nella persona del ministro Pella noi vediamo la possibilità di assicurare un coordinamento. non abbiamo nessuna pregiudiziale in questo senso, ma evidentemente questo sarà il risultato della discussione che i partiti faranno. non può essere un precedente o una pregiudiziale rispetto a quella discussione. quindi, una crisi molto grave. come ci presentiamo a questa crisi? io voglio essere molto riguardoso per gli amici socialisti. i loro sono problemi di coscienza e di responsabilità politica , e guai se un altro partito volesse entrare a sindacarli, a suggerire questa o quella decisione. però, se io lo potessi, darei un suggerimento a questi compagni di lotta, tanto a coloro che sono nel partito socialista dei lavoratori come a quelli cosidetti « autonomisti » ; io direi loro: le diverse correnti del socialismo si presentino alle discussioni del Governo, a gennaio. questa è la sola, prova di serietà che le varie correnti possono dare al paese. si presentino, perché non ci possano essere pregiudiziali rispetto alla possibilità di continuare o di non continuare il governo di coalizione . l' onorevole Romita. voi avete il diletto, direi quasi il gusto satanico di dileggiarvi fra di voi. io non ho queste abitudini. come per me sempre rispettabile è stata la posizione di Nenni, così è rispettabile la posizione di Romita. ripeto: se dovessi dare un suggerimento, direi quanto ho ora detto a tutte le correnti socialiste. direi loro che questa discussione di gennaio è una discussione fondamentale per l' avvenire del nostro paese. e non bisogna assumersi la responsabilità di essere stati assenti, di non aver fatto tutto il proprio dovere verso il paese. la discussione che, mi pare, è in atto fra le varie correnti socialiste, è sul modo come si deve stare al Governo. ebbene, fatela prima di gennaio questa discussione, e ponete i vostri problemi nei termini più chiari, in maniera che il paese possa sapere quel che vi divide dagli altri partiti; dal partito più forte della maggioranza. per quanto ci riguarda, seguiremo tale linea di condotta. noi, in base all' esperienza del passato, ci recheremo dal presidente del Consiglio , e diremo: « su questi punti siamo completamente d' accordo; su questi altri il Governo, nel suo insieme, ha fallito la sua azione. rivediamo i punti deboli dell' azione governativa. vediamo quali debbono essere i rapporti fra i vari partiti. facciamo ulteriori passi avanti » . ma io debbo dire di più, e spero che anche da questo punto di vista la crisi del partito liberale sia chiarita sulle ragioni sostanziali e anche sulle ragioni formali: la direzione del partito liberale vuole o non vuole la riforma agraria ? bisogna che si decida. è inutile stare al Governo in posizione equivoca. noi stiamo al Governo per realizzare certi obiettivi. il partito liberale rispetto a questi obiettivi non può presentarsi in una posizione equivoca. il nostro giudizio, onorevoli colleghi , è che la coalizione attuale serva gli interessi generali del paese, e quando noi andremo alle discussioni di gennaio, vi andremo fermamente convinti che bisogna mantenere la coalizione, anzi, faremo i maggiori sforzi per mantenerla. noi esporremo le nostre esigenze. certo, il mantenimento della coalizione non dipende solo da noi, ma dipenderà da una discussione generale alla quale noi andremo con l' animo spoglio da qualsiasi riserva mentale, e con abbastanza fermezza sui punti che ci interessano. non crediate che l' abitudine di gridare ogni giorno e di riempire le colonne dei giornali sia la migliore abitudine per difendere la propria ragione e per risolvere seriamente i problemi del nostro paese. la crisi di gennaio, dicevo, sarà risolutiva. e sarà risolutiva anche perché, se il governo di coalizione rinasce, non potrà rinascere per tre mesi, ma per un lungo periodo ancora. sarà una nuova tappa sulla via della ricostruzione della democrazia nel nostro paese. noi diamo un senso alla democrazia che voi non date. questo l' abbiamo detto per tanti mesi ed è inutile ripeterlo. ora il secondo governo di coalizione (volete chiamarlo secondo o volete chiamarlo reincarnazione del primo governo di coalizione ) non sarà — ripeto — un Governo di tre mesi. noi non possiamo aprire nel paese un' altra crisi dopo tre mesi. sarà un esame di coscienza e un nuovo slancio verso l' avvenire. noi vogliamo, dicevo, un governo di coalizione , noi lo riteniamo utile al nostro paese. perché abbiamo paura che si crei una grave irreparabile frattura. badate, un solco, una frattura irreparabile oggi c' è e c' è fra noi e i cinque deputati dell' estrema destra . personalmente, come partito, non portiamo nessun rancore verso i fascisti che hanno sbagliato, ma portiamo un forte rancore verso coloro che riprendono i motivi che hanno portato a rovina l' Italia. non si può, onorevole Almirante, fare appello alla solidarietà nazionale quando si ripresentano i motivi che hanno portato alla disfatta morale e politica del nostro paese, non si può ricadere in questo errore, non si può soprattutto volere, come volete voi, un piccolo paese mediterraneo, dittatoriale, al di fuori della vita del mondo, senza scavare un solco incolmabile tra voi e noi. voi volete una piccola Italia a immagine e somiglianza della Spagna di Franco! una cosa miserabile, che non ha nemmeno l' illusione della grandezza retorica di Mussolini. c' è veramente un solco e questo solco lo create voi. però, al di fuori di voi, qui c' è un Parlamento. voi non siete in Parlamento: lo avete dichiarato. io mi ricordo un vostro precedente discorso. non siete in Parlamento, perché non si è in Parlamento quando si dice che attraverso l' azione parlamentare voi volete distruggere il Parlamento. ma gli altri sono in Parlamento, e si differenziano solo politicamente. i fatti di Crotone, in definitiva — e questo è stato il pregio, direi la nobiltà del discorso di Nenni — i fatti di Crotone hanno dimostrato che c' è qualche cosa che ci unisce, c' è un' aspirazione comune che ci affratella. ed io non posso che elogiare il coraggio del Governo per il provvedimento che ha preso e che indica veramente una capacità di vedere i problemi di questo paese come si devono vedere nella nuova Italia. io vi pregherei di non abusare molto di questa comprensione che il Governo ha. questo è stato un atto di grande coraggio messo all' attivo della nostra democrazia. al di fuori di questo fatto, abbiamo serie e valide ragioni che ci dividono. la nostra concezione della democrazia è — ripeto diversa dalla vostra. ma la differenziazione è solo politica. guai se alla differenziazione politica se ne dovesse sovrapporre una ben più grave. la ragione per cui noi vogliamo il governo di coalizione è che temiamo una divisione del paese al di là delle questioni politiche. noi non possiamo trasportare la lotta su un terreno al di fuori della politica, su un terreno che in Italia diventa estremamente pericoloso. non possiamo andare allo schieramento: clericale e anticlericale. non possiamo andare a questo. la forza e il significato, onorevole Saragat, della coalizione non è tanto nel fatto che la Democrazia Cristiana vada a destra o a sinistra. ma una ragione fondamentale, per cui la nostra funzione nella coalizione è essenziale, è quella per cui noi impediamo, per il fatto che siamo al Governo, che diventi ineluttabile uno schieramento di carattere religioso, che avrebbe conseguenze morali estremamente gravi per il nostro paese. direi che un approfondimento della crisi in questo senso sarebbe molto più pericoloso di qualsiasi altra divisione che noi abbiamo avuto finora. il partito repubblicano si è posto, alla sua origine, in lotta contro alcuni poteri della Chiesa. ma in Repubblica, oggi, noi temiamo uno schieramento clericale-anticlericale, a fronti contrapposti, e cercheremo di evitarlo affinché la democrazia possa continuare a vivere. quindi, per questa preoccupazione, che è stata anche la preoccupazione dell' onorevole Togliatti, a suo tempo, noi riteniamo che il governo di coalizione debba essere mantenuto; e che niente possa sostituire questo, governo di coalizione come possibilità di avviare a una vita più normale il nostro paese. tutto il resto a noi sembra una escogitazione intellettualistica, che non tiene conto della realtà dei fatti. i socialisti, che si sono divisi da voi per una diversa interpretazione dei fatti interni e internazionali della nostra vita contemporanea, possono andare a discutere con l' onorevole De Gasperi . l' onorevole Romita dichiara oggi che il patto atlantico può essere interpretato anche come un patto di distensione. onorevole Nenni, questo l' abbiamo detto noi, da questi banchi: per noi il patto atlantico non è un patto di guerra. l' onorevole Romita ha superato questo punto. per quali altri motivi è diviso da noi l' onorevole Romita? se la ragione è l' azione del governo nel passato, ebbene, giudichiamo il passato e vediamo di ricreare un' azione di governo che sodisfi alle necessità della vita politica italiana per l' avvenire. non c' è alcun motivo per cui i socialisti autonomisti rimandino ad un lontano avvenire quello che possono fare seriamente entro breve tempo. badate, i partiti qui rappresentano qualche cosa. non si tratta della partitocrazia dell' onorevole Almirante, che evidentemente sogna un solo partito, ma di ben altro, dell' apporto di pensiero che ciascun partito dà alla vita nazionale. l' onorevole Giannini, bravissima persona, ha parlato ieri come un solitario. egli si rammaricava di un certo suo fallimento, che è fallimento dovuto al fatto che la nostra vita politica si articola non più per uomini qualunque ma per formazioni politiche , che assumano una responsabilità nella direzione della vita politica del paese. la sparizione dell' Uomo qualunque ha, quindi, una giustificazione obiettiva di cui dovrebbe rendersi conto egli stesso. la democrazia non si costruisce attraverso posizioni di scontento. onorevole Pajetta, non rispondo. qui c' è un uomo, l' onorevole Nenni, che può essere testimone della fermezza, della tenacia con cui io sono rimasto in una posizione e in una visione politica. nella mia breve carriera politica io non ho mai abbandonato la posizione che fin da principio ho assunto. non sono coi padroni. vorrei, onorevoli colleghi , che noi avessimo la coscienza di quello che oggi è il Governo, la coscienza dell' indebolimento che questo Governo ha subito per il fatto della crisi; avessimo chiara coscienza delle condizioni in cui noi dobbiamo ricreare il Governo e della responsabilità che assumiamo, a questo riguardo, verso il paese.