Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 275 - seduta del 13-07-1949
1949 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 349
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , il modo come si è svolto e concluso il breve dibattito che ha avuto luogo ieri, all' inizio della discussione di questo disegno di legge , mi consentirebbe, credo, di riproporre la questione della incostituzionalità di questo articolo, e del suo contrasto fondamentale con la legge che regge questo Parlamento e cioè col nostro regolamento, come questione, preclusiva, ossia pregiudiziale. se non erro, infatti, il voto che ieri ha avuto luogo non è stato un voto sulla forma o sul merito, ma soltanto sulla proponibilità di detta questione all' inizio del dibattito generale ovvero in sede di articolo 3. potrei quindi, dicevo, in questa sede riproporre la preclusiva chiedendo cioè che dell' articolo nemmeno si discuta. ritengo sia meglio però ch' io non riproponga la preclusiva in questo momento: risparmierò così all' Assemblea una votazione, a me stesso un intervento, e a lei, signor presidente , il disagio di un parere personale. affronterò quindi assieme la questione di questo articolo, della sua forma, della sua incostituzionalità e inammissibilità a termini del regolamento della nostra Assemblea e la questione della sostanza dell' articolo stesso, in relazione con tutto il contenuto della legge che stiamo discutendo. ciò mi permetterà, del resto, di chiarire, in modo più preciso di quanto non sia stato fatto finora, il proposito che mi ha guidato nel sollevare questa questione. ho visto infatti che parecchi dei commenti che sono stati fatti alla seduta di ieri non hanno colto esattamente il significato della mia iniziativa. lascio stare i commenti malevoli, quello ad esempio di un quotidiano, credo dell' Azione Cattolica , che ha parlato di manovra ostruzionistica. per costoro, forse, non esisterà più ostruzionismo solo quando noi, qui dentro, stessimo zitti per sempre, o avessimo mozza la lingua e incatenate le labbra sull' entrare! ho sollevato una questione che esiste, e quindi doveva essere sollevata da me o da qualche altro collega e discussa alla presenza di tutti. un onorevole collega mi ha rimproverato la circostanza che tre deputati che in un settore di estrema destra rappresentano qui la corrente neofascista si sarebbero nel voto, ieri, espressi nello stesso modo nel quale io mi ero espresso. onorevoli colleghi , io non vorrei parlare d' ipocrisia, ma so che siete voi che continuamente, nelle elezioni amministrative e in quelle di fabbrica o di azienda, bloccate con gli uomini di quella parte. cosa rimproverate dunque a me se tre colleghi di quel settore hanno espresso un' opinione che coincideva con la mia? del resto, io vorrei aggiungere che, se fossero trenta potrei come uomo politico preoccuparmene: essendo tre, non mi interessano. altri si è espresso come se si trattasse di chiarire un mistero: perché il partito comunista solleva tale questione? e, cercando di chiarire il preteso mistero, rispondeva: i comunisti hanno il piano di insinuarsi in questo nuovo organismo europeo per realizzare chi lo sa quali tenebrose loro manovre. no, colleghi: la nostra posizione di principio e politica di fronte a questo progetto di legge che tende a creare un cosiddetto « Consiglio d' Europa » è chiaramente definita da tutta la nostra politica attuale. potrà nel futuro determinarsi una situazione differente, che ci induca a giudizi e posizioni differenti? non lo so, non posso escluderlo: non mi impegno sul terreno delle profezie. mi basta accennare che nel periodo tra le due guerre la vecchia Società delle Nazioni ebbe funzioni diverse in 2 diversi momenti di quel periodo, e diverse dovevano quindi essere verso di essa le posizioni di democratici conseguenti. ma questo aspetto del problema, ora, non mi interessa e non intendo trattarlo. vorrei dire di più: io non ho sollevato e non sollevo la questione del partito comunista e di una sua eventuale partecipazione a un organismo come quello di cui discutiamo. la questione del partito comunista è stata sollevata dall' onorevole Sforza, quando, in sede di Commissione ci ha detto che egli farebbe una legge che escludesse i comunisti da quel consesso, in linea di principio . a tal livello di abiezione è giunto il conte Sforza; a quel livello di abiezione che egli stesso una volta rimproverava ai fascisti e nel quale io lo abbandono volentieri. io non ho sollevato dunque la questione del partito comunista . qui seggono, tra la minoranza dei due rami del Parlamento, anche esponenti di altre tendenze che non fanno parte della compagine governativa: qui seggono socialisti, democratici, repubblicani e liberali indipendenti; seggono anche dei monarchici. la questione che io sollevo riguarda tutti coloro che rappresentano in questa Camera e al Senato una posizione divergente da quella dal blocco democristiano che oggi governa il paese. e io sollevo questa questione, prima di tutto, in base al regolamento della Camera, che nel suo articolo 13 stabilisce che tutte le Commissioni costituite da questa Camera devono esserlo con la rappresentanza della minoranza. non è possibile l' eccezione; è possibile il cavillo, per torcere questo articolo a dir cosa diversa da ciò che dice, non è possibile l' eccezione. il più autorevole commento che io abbia trovato al regolamento della Camera, quello dell' avvocato Galeotti, a sostegno della lettera di questo articolo richiama la consuetudine e dice: « fu consuetudine costante della Camera italiana di assicurare un' equa rappresentanza alle minoranze » . in tutte le Commissioni nominate dal Parlamento italiano da quando esso esiste questa consuetudine è stata sempre rispettata. il nostro regolamento, che, come vedete, è tassativo, ha ispirato due articoli della Costituzione, il 72 e l' 82. a proposito di questi articoli, che si riferiscono uno alle Commissioni della Camera e l' altro alle Commissioni d' inchiesta parlamentare , e fanno esplicito richiamo alla necessità della rappresentanza delle minoranze, se voi consultate i documenti dell' Assemblea costituente vedrete che essi sono stati cosi formulati perché si voleva solennemente confermare nella Costituzione un principio che si temeva e credo foste voi democristiani ad avere quel timore — potesse essere contraddetto da una tracotante maggioranza parlamentare . nella Costituzione quindi il richiamo al regolamento della Camera dà al principio un valore che non è più soltanto di disciplina interna dell' Assemblea, ma costituzionale. è vero che quando ieri accennai alla Costituzione come alla legge che dovrebbe essere comune a tutti noi, come a quel qualcosa di comune a tutti che lo stesso onorevole Calosso sembrava cercare, egli mi rispose con disprezzo, come se avessi evocato un nodo di sottigliezze giuridiche. per l' onorevole Calosso la Costituzione è un cavillo, oggetto di cavilli. può darsi sia, per lui e per altri, un documento da trattarsi con cavillo; per noi è la legge che ci siamo data, anzi che abbiamo conquistato combattendo con tutte le nostre armi, e sulla base di essa pretendiamo che sia fondata la convivenza non solo dei partiti qui dentro, ma dei partiti e dei cittadini in tutta la vita della nostra società. passando alla pratica, per quanto abbia fatto non ho trovato nessuna nomina di organismi di questa Assemblea in cui sia stata esclusa la minoranza. mi richiamavo e mi richiamo anche oggi all' esempio di un organo quale l' Alta Corte siciliana , che ha carattere giurisdizionale, per dimostrare sino a qual punto si è arrivati nel rispetto di questo principio. si è immessa una minoranza in un collegio giudicante, cosa che potrebbe sembrare paradossale ad un costituzionalista ortodosso e rigoroso. ma lo abbiamo fatto per non violare il principio della rappresentanza delle minoranze. a questo principio dunque, a questa lettera del nostro regolamento, a questo spirito della nostra Costituzione, a questa pratica costante delle nostre assemblee parlamentari, io mi richiamo. qui, in questo articolo, essi sono contraddetti, calpestati, violati. per questo l' articolo non dovrebbe nemmeno essere messo in discussione, per questo l' articolo deve essere respinto. è necessario però che io esamini qualcuna delle obiezioni che sono state fatte alla tesi così da me presentata e che nella sua limpidezza credo non ammetta contestazioni se non da chi voglia veramente cavillare. si è detto: qui non si tratta di commissione, qui si tratta di delegazione in un organismo internazionale. io non lo so: battezzate come volete l' organo di cui state per fissare le norme di elezione. ma in qualsiasi modo lo battezziate esso sarà sempre una rappresentanza del nostro Parlamento, e una rappresentanza del nostro Parlamento, dato il modo del nostro regime, date le leggi sulle quali esso è fondato, e la pratica nostra costante, non può essere che una rappresentanza nella quale si faccia luogo a delegati, commissari, rappresentanti (come volete) delle minoranze parlamentari, qualunque esse siano. l' onorevole Cappi, nella sua breve e succinta relazione al progetto di legge , riferendo opinioni da me sviluppate nella commissione parlamentare , mi ha fatto carico di avere sviluppato una curiosa dottrina per cui si porrebbe una identità fra il paese, lo Stato e, quindi, il Parlamento. onorevole Cappi, vorrei darle amichevolmente un consiglio: non indulga troppo frequentemente alla pericolosa tendenza di rendersi la polemica facile facendo dire all' avversario ciò che non ha detto! ai miei propagandisti, ai propagandisti del partito comunista io raccomando sempre di non adottare mai questo metodo. non escludo del resto che vi possano essere propagandisti del mio partito che non seguano questo mio consiglio. segnalatemeli, li correggerò. volevo ad ogni modo dirle, onorevole Cappi, che a quei propagandisti del mio partito, che seguono questo metodo io dico sempre di stare attenti, perché questo metodo ha come conseguenza inevitabile l' atrofia mentale, nel senso che non si è più capaci di riconoscere dove sta la forza dell' argomento avversario e di rispondere ad esso come si deve, e si lasciano quindi le cose come stavano all' inizio del dibattito. io mi sono ben guardato dallo stabilire una identità fra lo Stato, il paese, il Parlamento. so benissimo che sono esistiti Stati non parlamentari: si dice che l' orda di Gengis Khan fosse uno Stato e pur non aveva Parlamento; voi dite che il Vaticano è uno Stato, e certamente non ha un Parlamento. questo tema non è in discussione. unicamente, avendo letto la relazione presentata dal presidente del Consiglio e dal ministro per gli Affari esteri alla Commissione degli affari esteri , e avendo cercato in essa la definizione dell' organismo di cui stavamo per fissare le norme costitutive, ne ho ricavato prima di tutto che questo organismo è indicato come organismo pubblico, come organismo rappresentativo del paese, anzi rappresentativo dello Stato. in questo Consiglio europeo sono gli Stati che vengono a contatto, ma mentre lo statuto del Consiglio stesso lascia a ciascun governo la possibilità di fissare quali sono le norme di rappresentatività del proprio Stato per la delegazione che esso invierà la relazione che ci viene presentata ci dice che questa rappresentatività viene delegata dal Governo all' Assemblea parlamentare . secondo quindi le vostre stesse parole, coloro che vengono mandati a rappresentare il paese, lo Stato italiano, nel Consiglio europeo , devono essere i rappresentanti del Parlamento, che è chiamato ad eleggerli. la mia argomentazione è quindi fondata unicamente sulle vostre affermazioni. sono le affermazioni vostre che a me servono, perché è sulla base di esse che io voglio giudicare e giudico, la natura di quello che voi state facendo. è dal modo, cioè, come voi volete costituire la rappresentanza dello Stato italiano nel Consiglio europeo , che io giudico della natura stessa di questo organismo. mi permetterà quindi il signor presidente se alcune volte, argomentando in questa direzione, vi sarà l' apparenza che io invada il terreno del dibattito generale. l' onorevole Calosso, tra le varie banalità lucidate che ieri ci ha esposto (mi perdoni il collega se lo perseguito: è appunto perché le sue banalità, essendo lucidate, attirano l' attenzione; quelle del conte Sforza nemmeno hanno questo merito), ha sviluppato l' argomento dell' associazione dei pompieri e dell' associazione degli incendiari, tra di sé non conciliabili. oh, il bellissimo argomento. prima di tutto cosa sono queste associazioni? sono esse private, pubbliche? l' onorevole Calosso non se ne intende e non lo sa, ma a me l' argomento suo è piaciuto e sono contento che egli lo abbia sviluppato come argomento di diritto pubblico , di diritto costituzionale ; che abbia detto rivolgendosi a noi che siamo gli incendiari e quindi non abbiamo certi diritti, spettanti invece ai pompieri. mi è piaciuto perché l' argomento è di quelli che sviluppava il conte Solaro della Margherita in quei consessi in cui si discuteva, prima del 1848, se si dovesse o no dare uno statuto al popolo, e costituire una, assemblea rappresentativa del popolo stesso. questo è l' argomento del signor De Maistre ; questo è l' argomento di Metternich e di tutti gli altri di quella risma. valga la volontà del popolo e dei suoi rappresentanti quando essa non sia in contrasto con la volontà del sovrano. e chi ha deciso che voi siete i pompieri, e noi gli incendiari? sì, entro quei limiti che voi dovete rispettare. chi ha deciso, onorevole Sforza, che noi siamo o non siamo quella opposizione ammissibile, tollerabile di cui ora ella ci parla? chi deciderà quale delle opposizioni deve essere tollerata? signori, la rivoluzione francese è avvenuta più di un secolo fa; lo statuto l' abbiamo avuto nel 1848 e un secolo dopo, nel 1948, abbiamo avuto la Costituzione della Repubblica italiana . è stato posto fine da un pezzo a questo sedicente paternalismo che non è altro che l' ultima forma della tirannide. onorevole Calosso, ella è precipitato molto all' indietro con questo argomento; ella è andato a finire nelle braccia del conte Solaro della Margherita. forse ella sta bene in quella compagnia, e io la lascio in quella compagnia, perché questo è precisamente il punto al quale volevo arrivare e che voglio sviluppare ora, perché va al di là delle nostre e vostre intenzioni contingenti, al di là del giudizio che noi diamo sul valore maggiore o minore in questo momento del Consiglio, d' Europa, sul significato che la formazione di questo organismo può avere nel momento politico internazionale presente. questo punto investe tutta la vostra concezione politica e sociale, quella concezione che lentamente, forse, ma sicuramente, viene affiorando, maturando ed impadronendosi, purtroppo, di una parte dell' opinione pubblica , e precisamente, della opinione della maggioranza di questa Assemblea, di questa maggioranza sanfedista di cui anche ella fa parte. gli ideali federalistici! io li rispetto perché so quale sia l' importanza che essi hanno avuto nella storia, nella evoluzione dello spirito umano. so quanto il germe di questi ideali abbia pesato nelle concezioni di quel razionalismo e illuminismo settecenteschi, di cui tutti siamo figli anche se qualche volta cerchiamo di rinnegare la paternità; di cui è figlia la parte migliore degli ideali sociali correnti, e particolarmente lo spirito che spinge a riformare il presente per creare un nuovo, migliore avvenire. rispetto gli ideali federalistici. ritengo però che questi ideali di federazione o unificazione del continente europeo possano realizzarsi solo attraverso una profonda trasformazione del substrato economico di tutta la società europea. per questo, il mio federalismo nella misura in cui esiste, è indissolubilmente accoppiato al mio socialismo, al fatto che io penso che tutte le società europee nazionali devono trasformarsi nel senso del socialismo, e che questa è la sola via attraverso la quale troveranno la possibilità della federazione o della unificazione. in sostanza, quindi, se vi sono dei veri federalisti, siamo noi che vogliamo una trasformazione socialista della società, quella trasformazione, ripeto, la quale è l' unica che permetta una unificazione del mondo economico e quindi del mondo politico e sociale europeo. il capitalismo, senza dubbio, ha esso pure contribuito a spingere il mondo verso una unificazione; ha avuto una sua missione unificatrice, ma è riuscito a realizzare questa sua missione solo attraverso contraddizioni, contrasti, guerre, che continuamente distruggevano la raggiunta unità. ma oggi siamo arrivati a un punto tale che attraverso una nuova guerra si distruggerebbe non solo la civiltà europea, ma tutta la civiltà mondiale. dobbiamo quindi non attraverso la guerra, ma attraverso una pacifica emulazione tra i popoli ottenere la trasformazione del tessuto economico stesso della società, e quella avanzata del socialismo e della democrazia, in cui sono le premesse indispensabili di ogni più alta unità. onorevole Sforza, ella ci ha detto, ed io apprezzo per quello che vi è in esso di apprezzabile in questa frase, che l' Europa non deve conoscere schiavi. le dico però che l' Europa sarà, anzi potrà essere veramente unita solo quando non conoscerà più quella particolare classe di schiavi che sono i salariati. distruggete la servitù capitalistica, distruggete l' imperialismo, se volete poter creare una Europa unita. ad ogni modo io lascio questo problema, anche per non farmi richiamare dal signor presidente . osservo che forti correnti federalistiche esistono nell' opinione pubblica media indifferenziata. la gente è stanca del modo come sono andate le cose nel corso delle ultime tre generazioni. un' altra strada loro viene offerta dal federalismo. il federalismo sembra che offra a molti, in buona fede , un punto di approdo. ma questa strada diversa, che poi non è altro che quella della collaborazione tra i popoli, sembra che l' avessimo presa proprio subito dopo questa guerra. non è esatto che il periodo immediatamente successivo a questa guerra sia stato un periodo di scatenamento di nazionalismi. al contrario, fu un periodo nel quale si arrivò, forse per la prima volta nella storia europea, alla formulazione di atti di natura diplomatica, come quelli di Teheran, di Yalta, e di Potsdam, dove si tentava, per lo meno, di gettare le basi per la collaborazione di tutte le grandi potenze, e per riuscire a risolvere in modo unitario tutti i problemi che si presentavano sull' arena internazionale. poi si è cambiata strada, perché hanno ripreso a manifestarsi e hanno cercato di imporsi dei nuovi imperialismi quello americano e quello inglese prima di tutto. ora, noi affermiamo che le attuali correnti cosiddette federalistiche ed europeistiche non sono altro, e per quelli che ne sono stati gli iniziatori e per il loro contenuto, che la maschera di correnti imperialistiche. il discorso di Fulton e il federalismo di Churchill marciano sopra questo parallelo: l' uno è l' appello alla guerra contro l' Unione Sovietica , l' altro è la maschera con cui si cerca di coprire questo appello per ingannare quell' opinione pubblica che di guerre non ne vuol più sapere e anela a una nuova pacifica organizzazione del mondo. questo è il punto su cui ci vogliamo particolarmente soffermare e che direttamente si riferisce a questo articolo 3 che voi presentate alla nostra approvazione. sotto l' apparenza di voler raggiungere un' unità, in realtà si cerca di rompere questa unità. si parla di Europa e ci si presenta una parte dell' Europa escludendo a priori l' altra parte, fino ad arrivare, con questo articolo 3, ad escludere perfino una parte del paese stesso, dello Stato, del Parlamento oggi esistenti, perché non godono la grazia del sovrano. lascio da parte le considerazioni che si potrebbero fare a questo punto e che sono state in modo molto interessante ampiamente sviluppate dal collega onorevole Basso, riguardo al significato concreto delle manovre che determinati gruppi imperialistici stanno svolgendo con la falsa bandiera del federalismo. all' inizio di queste manovre vi fu, certo, un motivo del rinascente imperialismo britannico per riuscire a conquistarsi un' area di espansione sul continente europeo e un punto di appoggio per la guerra antisovietica. il Piano Marshall e l' iniziativa americana, fondati su una base materiale molto più solida di quella attuale dell' imperialismo britannico, dovevano mettere a tacere, assorbendola e subordinandola, l' iniziativa britannica. per questo abbiamo avuto finora un Piano Marshall e non un' Unione Europea alla Churchill e alla Bevin. quello che ci si presenta adesso è il risultato e residuato di un contrasto assai fiero, di cui è difficile prevedere tutti gli sviluppi futuri. si è detto che si tratta di un compromesso in cui probabilmente si esprime la velleità, se non il proposito aperto, di determinati circoli imperialistici europei di fare una opposizione alla politica sfacciatamente espansionistica e imperialistica degli USA. quel che rimane di federalismo vero e proprio è, direi, meno ancora che una velleità, è un' ombra. quando poi voi parlate di mandare a sedere in questo luogo, dove quest' ombra incombe, il rappresentante non del Parlamento italiano, ma di una parte di esso, e cioè del Partito di maggioranza e dei suoi ammennicoli, voi ci mandate l' ombra di un' ombra. questo è, visto nella sostanza, il vostro federalismo. mentre voi parlate di federalismo, mentre vi richiamate — e non escludo che alcuni di voi vi si richiamino sinceramente — a ideali mazziniani o settecenteschi, progressivi e umanitari nobilissimi e che noi rispettiamo, mentre fate questo, voi vi prestate, nella realtà, a una manovra la quale copre tutt' altro contenuto. costituito, come lo volete costituire, questo organo non sarà più il rappresentante dello Stato, non sarà il rappresentante del paese: sarà un organo che raccoglie rappresentanti di un partito. questo, almeno per ciò che si riferisce all' Italia, perché so che altri paesi hanno inviato anche i rappresentanti delle minoranze, sia pur pochi. ripeto, voi, escludendo la rappresentanza delle minoranze parlamentari, inviate i delegati di un partito o di un blocco di partiti. questo voglio che sia chiaro; e, per questi motivi, ho sollevato questa questione, perché è di qui che bisogna partire per strappare la maschera al falso federalismo di cui ci si parla. il conte Sforza dice però che sarebbe disposto anche a dare il suo voto perché io ci andassi in questo Consiglio d' Europa . no, conte Sforza! lei non è il sovrano e io non ho più sovrani: sono figlio di una generazione di contadini, che si era conquistata già nel vecchio Piemonte una parte notevole delle libertà proclamate dalla rivoluzione francese. io non mi rivolgo a lei per avere la sua rappresentanza parlamentare: mi rivolgo ai miei elettori. se non me la danno, pazienza. ma è in nome del mandato che gli elettori mi hanno dato, che io dico che qui voi non potete escludere nessuno, dal momento che voi dite di voler eleggere una delegazione italiana attraverso una rappresentanza del Parlamento italiano. dite piuttosto, e sarete nel vero, dite che, attraverso la lotta che si è svolta fra le quinte fra i fautori dell' uno o dell' altro gruppo imperialistico, i problemi ideali sono stati scartati e calpestati, come era di dovere, e si è arrivati a un punto tale che in questa sedicente Unione Europea vi saranno i fautori di una particolare soluzione a favore di un gruppo particolare, cioè i rappresentanti del partito di quella soluzione. se direte questo e poiché voi siete il partito servo di quel gruppo imperialistico, non avrò più alcuna obiezione da fare. voi fate obiezioni quando noi mandiamo i nostri rappresentanti a una assemblea informativa di partiti comunisti: ne fate motivo di scandalo, e fabbricate documenti segreti, con i quali vorreste dimostrare come in questa Assemblea si trami misteriosamente. la verità è che in questa Assemblea si prendono accordi per lo sviluppo di una politica comune. ma questo vostro Consiglio europeo , attraverso questo articolo 3, voi proclamate in tutte lettere che non è altro che l' ufficio di collegamento e di informazioni di determinate maggioranze, che oggi appoggiano determinati gruppi imperialistici, con convinzione o senza convinzione, in pieno o a metà come dimostrerà il futuro. questa e solo questa è la sostanza della misura che voi ci proponete. questa non è una Unione Europea . questo non è nemmeno l' avviamento ad una federazione unitaria dell' Europa; no, questo è unicamente l' accordo di un gruppo di partiti politici , per la lotta o la resistenza contro altre correnti politiche. né potete dire che. prevedete che questa Assemblea possa diventare veramente europea. oggi essa non lo è giacché non vi sono che stati occidentali. ma anche per il futuro non potete dirlo, dopo essere venuti con questo articolo 3 a proclamare ufficialmente, a sancire il carattere privato della delegazione che mandate a questo consiglio. l' Europa unita la vogliamo costruire e la costruiremo noi onorevole Cappi, attraverso la nostra lotta per il socialismo. state tranquilli! non nego le vostre intenzioni; sono disposto a discutere le intenzioni di tutti. ma voi quel che dite di voler fare, oggi, ci dimostrate coi vostri atti stessi che non lo potete fare e che non lo farete. onorevole Cappi, io ho sempre dimostrato grande rispetto per lei: per la sua età, prima di tutto per il suo passato, per il posto preminente che ella ha nel suo partito. ella farebbe bene ad avere però anche solo un minimo di rispetto per i suoi avversari. ella non dovrebbe nei nostri confronti usare la espressione che ella ha usato, quando ci ha detto che noi dobbiamo rientrare nell' alveo della convivenza civile. detto questo, ella aveva per lo meno il dovere di provare quando mai questo partito di lavoratori sia uscito dall' alveo della convivenza civile, questo partito che ha sempre lottato contro la barbarie fascista e a cui voi stessi dovete se sedete qui dentro ella aveva il dovere di dire questo. io ho detto che la rispetto, onorevole Cappi, ma chiedo pure rispetto; altrimenti, ella mi tira per i capelli a dirle che la vostra civiltà io l' ho conosciuta un anno fa sulla porta di questo palazzo. voi avete detto, onorevoli colleghi , per bocca dell' onorevole Cappi di aver paura che in un futuro da voi deprecato possa, dalle masse che noi rappresentiamo, scatenarsi un' ondata di violenza, che travolga quelle barriere di legalità, che assieme abbiamo stabilito, scrivendo la nostra Costituzione. non so quale sarà il futuro; questi avvenimenti sfuggono alla previsione della povera mente di uno di noi. ma io so una cosa: che queste cose diventano inevitabili, quando le fondamenta della legalità vengono calpestate, rovesciate, distrutte da coloro che hanno il potere. questo è ciò che incomincia ad avvenire oggi in Italia. badate, quindi, che quel pericolo, che voi deprecate, non siate proprio voi a farlo diventare una realtà, la realtà di un domani, che, purtroppo, sarebbe assai pesante per il nostro paese e non soltanto per voi personalmente. con l' articolo 3 di questo disegno di legge in violazione della norma costituzionale, della regola del nostro Parlamento, della prassi costante del Parlamento italiano da quando esso è esistito, voi date un nuovo esempio di questa vostra tracotanza, per cui ritenete vi sia lecito passare al di sopra, della legge scritta, del costume, della Costituzione, di tutto. potrei far mie le parole dell' onorevole Basso; potrei dirvi: sono lieto che questo avvenga, perché so che per questa strada andrete alla rovina. vorrei però che il nostro paese prendesse altro cammino; per questo ho lavorato e lottato alla testa del mio partito. ma voi, in tutta la vostra attività, invece di spingere il paese verso un rinnovamento politico e sociale fecondo, voi lo dividete, lo spezzate, lo avvelenate in modo irreparabile. credo che la legge che ci presentate, e particolarmente per il suo articolo 3, confermi questa vostra perniciosa politica. anche per questo, oltre che per gli altri argomenti di forma e di sostanza che ho sviluppato, questo articolo non dovrebbe essere messo nemmeno in discussione, dovrebbe essere respinto a ogni costo dalla Camera, ritornandovi, nel creare questa rappresentanza italiana al Consiglio europeo , alla costante norma del nostro paese, confermata e sancita nella nostra Costituzione.