Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 260 - seduta del 25-06-1949
Sulla relazione del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza relativa al caso Cirillo
1949 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 216
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , è già stato detto che un dibattito sulla richiesta, da parte del Governo, di autorizzazione all' esercizio provvisorio, entro i limiti consentiti dalla Costituzione, non può essere se non un dibattito politico, a meno che non sia intervenuto precedentemente al dibattito stesso un accodo fra i differenti gruppi dell' Assemblea. se questo accordo fosse intervenuto, non vi è dubbio che un dibattito non vi sarebbe stato; e l' accordo sarebbe intervenuto. se da ambe le parti, esaminate in comune le condizioni in cui si sono svolte le discussioni sui bilanci e su altri disegni di legge nel corso degli ultimi mesi, si fosse unanimemente addivenuti alla convinzione che era necessario prendersi e concedere alcuni mesi di respiro per condurre l' esame dei bilanci con maggior calma. se questo accordo fosse intervenuto, ripeto, la richiesta da parte del Governo di essere autorizzato all' esercizio provvisorio entro i termini previsti dalla Costituzione non avrebbe avuto se non il carattere di un atto di ordinaria amministrazione . se è, questo, onorevole Pella, che ella e i colleghi della sua parte hanno voluto dire, siamo d' accordo; ma questo non è stato e noi ci troviamo quindi di fronte a una richiesta di esercizio provvisorio la quale viene quando i dibattiti si sono iniziati, sono condotti in un certo modo e sono giunti a certi risultati. inoltre noi ci troviamo di fronte a questa richiesta dopo analoga richiesta e dell' anno precedente e di tutti gli anni nei quali ha ripreso a funzionare il Parlamento in Italia dopo il crollo del regime fascista. la questione allora è di fondo e non più di finanza. tutti i colleghi intervenuti sinora hanno infatti lasciato da parte le cifre, sia quelli della maggioranza che quelli della minoranza. il problema è allora quello dei rapporti tra Governo e Parlamento, fra assemblee parlamentari e potere esecutivo . questo è il vero problema! è per questo del resto che nella nostra tradizione parlamentare tutti i dibattiti su richieste di esercizio provvisorio fatte da un qualsiasi governo, sempre sono stati ampi dibattiti sulla politica governativa e hanno investito anche aspetti di questa politica estranei alla finanza, al Tesoro e alle cose puramente amministrative e contabili. alcuni colleghi hanno affermato il contrario; credo che questi colleghi ignorino quale è la nostra tradizione in questo campo, o siano fuori di essa. esaminiamo come sono andate le cose dalla liberazione in poi. nel 1944-45 una parte del paese era occupata, il Governo sotto il controllo di autorità straniera: non si poteva pretendere nulla. nel 1945-46, cominciarono a funzionare determinati organi rappresentativi, prima la Consulta e poi l' Assemblea costituente . le condizioni, però, del paese erano analoghe per la gran parte a quelle degli anni precedenti. dunque, pretese limitate, per questi motivi, da tutte le parti. nel 1946-1947 le cose cambiarono. si incominciò ad avere la possibilità di un dibattito ordinato, davanti all' Assemblea costituente . ricordo agli onorevoli colleghi della maggioranza che se allora, come avremmo voluto noi e anche un' altra parte dell' Assemblea avrebbe voluto, non si poté dare tutto il contributo che avremmo voluto dare all' esame dei bilanci dello Stato, fu perché si dovettero discutere altre questioni. fra l' altro, le Commissioni incaricate di elaborare la nuova Costituzione repubblicana e l' Assemblea stessa furono paralizzate per mesi e mesi per poter respingere la posizione ultraregionalista dei vostri predecessori su quei, banchi. anni 1947-45 e 1948-1949: assemblee elettive, normalmente funzionanti: ciò nonostante, impossibilità per queste assemblee di esaminare e di approvare, entro i termini normali, i bilanci preventivi e consuntivi dello Stato. quindi, esercizio provvisorio! ed oggi siamo nella stessa situazione: ci troviamo di fronte allo stesso problema. è evidente che se il fatto si fosse prodotto una volta, e fossimo d' accordo tutti nel riconoscere la esistenza di condizioni eccezionali che spiegassero la difficoltà, assurdo sarebbe farne una questione politica. ma la cosa non si è prodotta una volta sola. non possiamo dunque disgiungere l' esame della vostra richiesta odierna da altre posizioni assunte e dal Governo e dalla maggioranza parlamentare su problemi di carattere analogo; ed è evidente quindi che noi si scenda sul terreno politico. infatti voi già siete colpevoli di avere sottratto, con un voto di maggioranza, l' esame dei consuntivi ai termini normali fissati dalla legge sulla contabilità generale dello Stato. con analogo colpo di maggioranza avete sottratto all' esame delle Commissioni parlamentari e del Parlamento la fissazione delle tariffe ferroviarie, problema che interessa milioni e milioni di cittadini. non si poteva fare quello che avete fatto, se non violando la legge: e voi avete violato la legge. è vero che eravate, nel farlo, 307 e più, ma una violazione di legge resta tale anche se è fatta da 307 deputati in una volta. per questo abbiamo il diritto di dire che non si tratta più di un problema di ordine amministrativo, ma politico, e cioè dei rapporti fra il Governo e il Parlamento. questo è il problema posto dal mio ordine del giorno , né io intendo svolgere a fondo questo tema, perché spero di avere occasione di farlo esaurientemente un' altra volta. ma il tema rimane: esso è quello della difesa conseguente delle prerogative parlamentari. aveva quindi un po' di ragione, almeno formalmente, chi si stupiva che fossimo proprio noi comunisti a interessarci della cosa e a criticare certe situazioni. bisognerebbe che intervenissero, in questo caso, tutti coloro che sono rispettosi di certe tradizioni. onorevole Corbino, riconosco che la questione avrebbe dovuto essere affacciata, forse, da chi, come lei, si dice rappresentante del partito liberale , perché se il liberalismo italiano ha qualcosa di onorevole nella sua tradizione e nella sua storia, questo è di essere riuscito in Italia, non troppo a lungo invero, a far funzionare un Parlamento. il giorno in cui l' uomo che vi dirigeva in questo Parlamento capitolò di fronte al vociare di qualche migliaio di facinorosi, quel giorno si iniziarono le sciagure più gravi per la nostra patria. non sempre però, onorevole Corbino, le offese e le insidie al Parlamento vengono dal vociare dei facinorosi. oggi ci troviamo di fronte a qualcosa di offensivo che è molto più sottile e pericoloso, e vorrei che non le facesse difetto quella vigilanza che dovrebbe esservi in chi fosse davvero il rappresentante e il difensore delle tradizioni cui si richiama. comprendo, però, onorevole Corbino, perché ella non sia in questo momento in grado di fare questa parte. altri interessi sollecitano la sua vigilanza: gli interessi di quelle categorie e caste di proprietari di terre e di industriali, contro le quali i lavoratori italiani stanno combattendo tante battaglie. ella ha troppo bisogno dell' alleanza degli uomini che dirigono il Governo a favore di quelle caste, per avere tempo di dedicare un po' della sua attenzione a salvare almeno una parte della tradizione liberale italiana. è un fatto che questa funzione oggi la compiamo noi, e la compiamo con semplicità di intenti, con profonda sincerità e convinzione. la nostra politica generale è fondata su questo documento, che ho qui sul mio tavolo, sulla Costituzione repubblicana. noi ci muoviamo entro l' ambito di questa Costituzione e chiediamo che la Costituzione venga applicata. chiediamo che la vita italiana, economica e sociale, venga foggiata secondo il modello che dagli articoli di questa Costituzione bene o male risulta. orbene, da questa Costituzione risulta che il Governo che presiede al potere esecutivo non è un Governo il quale possa agire indipendentemente dalla volontà parlamentare e presentarsi poi al Parlamento per chiedere in momenti determinati questa o quell' altra sanzione del suo operato. il Governo, cioè, non è qualcosa che stia al di fuori e al disopra del Parlamento. il Governo è nella nostra Costituzione il Governo del Parlamento. esso non può, quindi, rompere o modificare a suo libito quelle consuetudini e quelle norme scritte, secondo le quali devono essere regolati i rapporti fra il Governo stesso ed il Parlamento nel campo amministrativo e in tutti i campi. invece, è proprio dal Governo, anzi, dai suoi principali esponenti — onorevole Pella, io non voglio qui discutere se ella sia uno di quelli — e prima di tutti dal presidente del Consiglio , che sentiamo continuamente espressioni di rabbuffo, e quasi di messa in stato di accusa, al Parlamento; e nemmeno è detto chiaramente perché. sarebbe colpa nostra se non si possono rispettare i termini, le modalità e le forme previste e dalla Costituzione e dalle altre leggi fondamentali dello Stato, perché, ad esempio, noi svolgeremmo troppe interpellanze. io forse non sono troppo assiduo alle riunioni parlamentari, ma non ho sentito svolgere efficacemente che due o tre interpellanze. non ho visto ancora, per esempio, signor presidente , che sia consacrata alle interpellanze, come dovrebbe essere di diritto, ogni seduta del lunedì. così si produce lo scandalo che quando presentiamo una interpellanza su argomenti politici che interessano l' opinione pubblica del paese, e sui quali una parola, detta dal Governo è necessaria per orientare, ma è necessaria se detta subito, ci sentiamo rispondere che la discussione della nostra interpellanza è rinviata di un mese, due mesi, sei mesi, un anno. questo non è rispetto del Parlamento. questo è un prendere a gabbo il regime parlamentare e l' Assemblea parlamentare . si dice che noi faremmo troppe discussioni politiche. ma noi facciamo discussioni politiche appunto perché non si discutono i bilanci. senza dubbio noi provochiamo dibattiti sulla politica interna del Governo, come l' altro giorno al Senato a proposito dei fatti siciliani. ma perché? perché non sappiamo nemmeno prevedibilmente quando verrà in discussione il bilancio dell' Interno a proposito del quale dovrebbe aver luogo quella discussione, entro i limiti dei mesi di gennaio e di giugno che sono quelli della più intensa attività parlamentare, secondo la tradizione. così noi presentiamo interpellanze per provocare un dibattito sulle condizioni dell' ordine pubblico e sulla posizione delle autorità governative nei confronti delle masse bracciantili in sciopero nelle campagne. questo è il solo modo che ci consente di affrontare questo problema nel momento in cui è acuto, ardente, e al Parlamento, discutendolo, di far sentire la propria autorità, e garantire il proprio prestigio di fronte a ciò che sta avvenendo nelle campagne. rendiamo grazie e onore al nostro presidente che in questa occasione ha saputo risollevare il prestigio del Parlamento svolgendo un efficace intervento per metter termine allo sciopero dei braccianti con una decisione di giustizia; ma avremmo voluto che il Governo, il quale dovrebbe essere Governo di questo Parlamento, si fosse adoprato esso in questo senso esercitando — e sin dall' inizio poteva essere esercitata — quella funzione di distensione e di pacificazione, la quale aveva come premessa indispensabile che si facesse sentire la ragione a quella parte dei proprietari terrieri che testardamente respingeva anche il minimo delle richieste dei nostri braccianti. il Governo invece ha fatto di tutto perché lo sciopero non terminasse, poiché contava di riuscire, attraverso di esso, a spezzare l' organizzazione operaia. queste sono le condizioni in cui funzionano da noi Parlamento e Governo. vi sono due leggi che si sono trascinate per un anno e più — la legge Fanfani-case e la legge Fanfani-collocamento — unicamente perché fin dall' inizio gli uomini che sono alla testa del Governo non volevano che su quei temi, sui quali i partiti dell' opposizione erano pronti a dare il loro contributo elaborando una linea che potesse essere approvata da tutti, una linea simile venisse seguita, perché ciò sarebbe stato contrario al clima di odio e di scissione del paese in due che essi vogliono seguitare a far regnare l' Italia. questo è il fondo della questione, che io ho sollevato col mio ordine del giorno e su cui vi sto intrattenendo, dei rapporti fra il Governo ed il Parlamento. altra cosa è un Parlamento, come esisté nel passato, dove avevate dieci deputati di minoranza rappresentanti i primi nuclei di una organizzazione di lavoratori la quale avanzava le sue istanze di maggiore giustizia sociale e di maggiore libertà, ed altra cosa è un Parlamento in cui voi avete sui banchi dell' opposizione la rappresentanza della terza parte del corpo elettorale . questa è la realtà di cui dovreste rendervi conto ad ogni istante e di cui invece il vostro odio ideologico e di classe non vi consente di rendervi conto. ha ragione quel nostro collega che vi ha fatto osservare non aver mai subito voi da parte nostra una tattica ostruzionistica. non ci siamo ancora comportati come i venti socialisti che nei tempi passati buttarono in aria le urne per impedire il funzionamento dell' istituto parlamentare piuttosto che subire un sopruso legale. siamo però qui circa duecento e siamo, ripeto, i rappresentanti della terza parte del corpo elettorale . il Governo, che si trova in una situazione simile, deve comprendere, se non se ne rende conto, essere egli stesso a rendere estremamente difficile e impossibile il funzionamento del Parlamento. alla fine viene a chiederci l' esercizio provvisorio: ma è la sua condotta, è tutto il modo com' esso lavora che ci ha portato a questa situazione; è l' atmosfera stesa che il Governo fa regnare nel paese che paralizza la stessa Assemblea parlamentare . d' altra parte, non nego che qualcuno di voi sia sensibile a questo problema. difatti l' altro giorno, leggendo, com' è nostro dovere, le risoluzioni conclusive del congresso del Partito di maggioranza (qui dentro), e cioè del partito democristiano , abbiamo appreso che in direzione di questo partito si propone di elaborare altri istituti, oltre quelli previsti dalla Costituzione, i quali dovrebbero rendere possibile, fra l' altro, un miglior funzionamento delle istituzioni parlamentari, e un miglior coordinamento dei rapporti fra il potere legislativo ed il potere esecutivo . ma quali istituti? mi scusi, signor presidente , se il tema non entra forse nel dibattito. abbiamo però il diritto di rivolgere al Governo democristiano una domanda a questo proposito, e abbiamo il diritto di attendere una risposta chiara: quali istituti? come vi proponete di rendere più sistematici i rapporti fra il Governo e il Parlamento, voi che non riuscite a portare a termine, nelle date fissate dalla legge, il dibattito sui bilanci, e ciò di fronte ad una opposizione in sostanza moderata come quella che noi stiamo facendo qua dentro; voi che non tollerate più il diritto di interpellanza e di discussione? che cosa state dunque tramando; quali nuovi colpi vi preparate a vibrare contro la democrazia italiana? onorevoli colleghi , non vi inquietate! perché siete così corrivi alle mie ingenue provocazioni? io ho del resto il diritto di formulare la domanda in questi termini quando parlo davanti a un presidente del Consiglio che ha detto a tutto il popolo italiano ch' egli sente qualche volta la tentazione di prendere una strada diversa da quella parlamentare, da quella del rispetto della Costituzione e dei diritti politici dei cittadini. sui vostri giornali, colleghi. che cosa senta la tentazione di fare il nostro presidente del Consiglio in questo momento è cosa che per ora non mi interessa. mi interessa il funzionamento dell' istituto parlamentare. e quando vedo che il partito democristiano , che è il Partito di maggioranza (qui dentro), è in grado, facendo violare contemporaneamente 307 volte la Costituzione da 307 deputati, di cambiarci da cima a fondo l' ordinamento costituzionale, allora ho il diritto di preoccuparmi anche delle tentazioni di De Gasperi . ho anzi il diritto, onorevoli colleghi , di lanciare un grido di allarme il quale sarà senza dubbio accolto nel paese con maggiore serietà di quanta voi non stiate dimostrando di possedere in questo momento. concludo. di fronte al problema che oggi è posto, l' alternativa è semplice: o voi non siete capaci di far funzionare il Parlamento, nonostante i tre o quattro anni di esperienza e di rieducazione parlamentare, alla quale tutti hanno contribuito, e noi per primi (è bene che il paese lo sappia); o voi avete invece altre intenzioni. e allora, che il paese sia vigilante; che siano vigilanti nel paese quelle forze di lavoratori che noi sappiamo essere forze organicamente democratiche e che tutt' oggi sono decisive. onorevole Corbino, se ella fosse coerente con le tradizioni del partito cui appartiene, forse in questo punto potrebbe esservi una confluenza fra lei e noi. noi infatti riconosciamo e affermiamo che nel momento presente la ripresa dell' istituto parlamentare e il suo retto funzionamento sono una conquista cui non si deve rinunziare. riconosciamo che attorno a questo istituto parlamentare: rettamente funzionante secondo i principi della Costituzione, si può realizzare una, sia pur relativa, unità, da opporre a coloro che con le loro predicazioni di odio e di astio cercano di dividere il paese e quindi lo rovinano. questo è un punto sul quale potremmo incontrarci con lei, e forse con molti altri. ma noi vogliamo che il Parlamento funzioni sul serio. noi, onorevole Scoca, di fronte agli argomenti dell' avvocato non più dello Stato, ma del Governo, che ci mostrano il bianco per nero e il nero per bianco, diciamo che la Costituzione l' abbiamo approvata con spirito di sincerità, non con animo di legulei. l' abbiamo approvata perché fosse applicata secondo la sua lettera e secondo le intenzioni che abbiamo voluto e potuto infondere in essa. esse erano profonde, sincere intenzioni di rinnovamento della vita sociale-politica italiana e di pacificazione del popolo italiano sulla via di questo rinnovamento. noi su questa linea continueremo a lavorare. forse ella non era presente all' inizio del mio breve intervento; quando ho detto che la richiesta attuale poteva essere accolta con voto unanime allorché vi fosse stato l' accordo di tutte le parti dell' Assemblea sulla necessità di essa, implicitamente avevo già risposto a questo suo argomento. a ogni modo, concludo: noi abbiamo approvato la nostra Costituzione, che è Costituzione democratica e parlamentare, con questo spirito di sincerità, ed esigiamo da voi che dal Governo, prima di tutto, questo stesso spirito di sincerità; in pari tempo, di fronte alla vostra condotta e alle minacce che da essa derivano, facciamo appello a tutte le forze democratiche del paese a essere vigilanti. la causa della democrazia è sempre riuscita a vincere. e non è mai morta, quando è stata posta, com' è oggi, nelle mani di milioni di uomini, di lavoratori, i quali, come hanno dimostrato di saper lottare e vincere anche nelle più dure condizioni per i loro interessi immediati di libertà e di giustizia, così saranno capaci di combattere e vincere per salvare da ogni pericolo, da ogni minaccia, da ogni tentazione, da ogni intrigo la lettera e la sostanza delle istituzioni democratiche, parlamentari e repubblicane.