Pietro NENNI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 228 - seduta del 09-04-1949
Iniziative volte a introdurre nuove regole in materia di democrazia sindacale
1949 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 381
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

nella seduta del 12 marzo scorso, allorché si sono discusse alla Camera le dichiarazioni del presidente del Consiglio sull' autorizzazione, che il Governo chiedeva, di « trattare » l' adesione dell' Italia al patto atlantico , io ebbi occasione di dire da questi banchi che ci saremmo valsi di ogni mezzo, per ostacolare la ratifica. uno dei colleghi democristiani interruppe domandando: « quali mezzi? » al che risposi che i mezzi dei quali intendevamo valerci erano quelli iscritti nella Costituzione della Repubblica. l' interpellanza da me presentata e quelle presentate da altri colleghi hanno riferimento diretto e con l' impegno, che noi assumevamo allora, e col rispetto che il Governo deve alla Costituzione. dissi in quella occasione che non avremmo potuto, salvo un provvedimento speciale del Governo, domandare il referendum, giacché la Costituzione sottrae la ratifica dei trattati internazionali al referendum. accennai alla possibilità che il Governo sottoponesse la questione al corpo elettorale indicendo nuove elezioni. ed infine, convinto, come ero, che al referendum non avremmo potuto fare ricorso e che le elezioni non erano nelle intenzioni e nel gusto del Governo, accennai al diritto di petizione garantito dall' articolo 50 della Costituzione che riconosce « a tutti i cittadini » il diritto di « rivolgere petizioni alle Camere, per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità » . di questo diritto si è valso un gruppo di cittadini, fra i quali sono alcuni uomini che altamente onorano l' intelligenza italiana. questo gruppo, attraverso una petizione largamente motivata, intende chiedere alle due Camere di non ratificare il patto atlantico . non è questa la sede, o meglio non è il momento di entrare nel merito della petizione; ne discuteremo quando essa sarà presentata alla Camera e quando il Governo proporrà la ratifica del patto atlantico . voglio solo accennare all' opinione che è stata espressa da un giornale cattolico, anzi da un giornale democristiano, sulla natura di questa petizione, la quale esprime una preoccupazione, una opinione largamente condivisa da larghi strati dell' opinione nazionale. scrive questo giornale democristiano, Cronache sociali : « l' atteggiamento degli estensori della petizione è la neutralità assoluta. la posizione dell' estensore della petizione non è suscettibile di obiezioni di coerenza; egli non è con nessuno, è solo contro la guerra, e parla a nome di milioni di uomini che come lui non sono per nessuno, ma sono soltanto contro la guerra » . sembra del tutto naturale che gli estensori della petizione non si siano limitati a parlare a nome dei milioni di uomini, che pensano in maniera identica o analoga, ma abbiano cercato di ottenere la firma di tutti costoro. può darsi che ciò crei delle difficoltà di esecuzione, ma a queste il Governo doveva pensare a tempo presentando una legge o un regolamento, che disciplinassero l' esercizio del diritto di petizione. niente di ciò è stato fatto. noi non abbiamo la legge sul referendum; non abbiamo il regolamento sulle petizioni, e il ritardo del Governo nel valersi delle sue prerogative, non può evidentemente precludere il diritto dei cittadini di servirsi di un mezzo che la Costituzione pone a loro disposizione. invece, che cosa è successo? un certo numero di questori, i quali certamente non hanno agito per iniziativa personale, hanno cercato di ostacolare, con mezzi illegali, l' esercizio del diritto di petizione. il questore di Milano ha per parte sua motivato il suo intervento nel modo seguente: « potendo l' iniziativa, se attuata in luogo pubblico o aperto al pubblico, determinare incidenti e perturbamenti, mentre se attuata a domicilio o nelle aziende in genere si concreterebbe in una indiretta e non consentita indagine sulla opinione politica dei cittadini, la questura in data odierna ha diffidato la presidenza del detto comitato ad astenersi dall' attuare iniziativa predetta con le modalità su indicate, e cioè in luogo pubblico o aperto al pubblico, a domicilio, nelle aziende in genere. a carico dei contravventori sarà proceduto a norma di legge » . naturalmente, l' autorità non si è limitata a far conoscere il suo punto di vista , certamente arbitrario, ma è intervenuta. ed ho qui la lista degli interventi provocatori della questura di Milano in una serie di aziende, di ditte; ho i nomi delle persone che sono state invitate a presentarsi o alla questura, o ai commissariati, o alle tenenze dei carabinieri per sentirsi diffidare a non svolgere una determinata azione; persone individuate non perché avessero compiuto determinate azioni, ma soltanto perché presidenti di associazioni, o segretari di partiti aderenti alla petizione. il questore di Firenze ha proceduto con lo stesso criterio. interventi altrettanto o forse anche più arbitrari si sono avuti a Sesto Fiorentino dove, per esempio, il comandante della tenenza dei carabinieri si è recato ad ispezionare quel comune, e avendo appreso che si era iniziata la raccolta delle firme ha invitato il sindaco e sei impiegati del comune a seguirlo alla caserma dei carabinieri, ha proceduto al loro interrogatorio e li ha rilasciati diffidandoli in nome ed in virtù di una legge della quale non ha dato nessuna precisa indicazione. altrettanto grave e la motivazione con la quale i questori di Firenze, di Pistoia e di altre città giustificano il loro intervento. udite: « le firme devono rispondere, per conseguire il valore giuridico del suffragio popolare, ai due requisiti della spontaneità e dell' autenticità; diversamente si perverrebbe all' assurdo logico e giuridico che le norme programmatiche dettate dalla Costituzione della Repubblica italiana potrebbero essere impunemente violate mediante vie artificiose e illegali che quei principi ideali per la costruzione del nuovo Stato democratico deformassero per esclusivi motivi di parte » . ora, l' onorevole ministro di polizia non penserà certo che l' interpretazione delle leggi spetti ai questori. non spetta ai questori; non sono i questori, non è l' autorità di Pubblica Sicurezza , non è neppure l' autorità giudiziaria che può intervenire per determinare il carattere di autenticità e di spontaneità di una petizione. il solo potere legislativo del paese è il Parlamento. presenti il Governo al Parlamento un progetto di legge per regolamentare l' uso del diritto di petizione; definisca in un progetto di legge le caratteristiche che possono dare al diritto di petizione il duplice carattere della autenticità e della spontaneità. solo quando una tale legge esisterà i questori e l' autorità giudiziaria saranno abilitati ad intervenire per farla applicare. allo stato delle cose , nessun questore, nessun prefetto, nessun procuratore della Repubblica e neppure il ministro dell'Interno e neppure il presidente del Consiglio , hanno il diritto e la possibilità di sostituirsi alle Camere e di fare essi la legge che non v' è. a Trento e in altre città si è proceduto alla stessa stregua. il questore ha diffidato un certo numero di cittadini presumendo la loro adesione alla petizione, ma non perché questi cittadini avessero comunque turbato l' ordine pubblico . onorevole presidente del Consiglio , mi dispiace dire che così procedeva il fascismo, allorché si rifiutava di ricercare le responsabilità individuali, ritenendo che il fatto solo di appartenere a una data organizzazione costituisse motivo di diffida, di ammonizione, di arresto o di condanna. ricevo ora un telegramma dal senatore Pietro Mancini il quale mi informa che la polizia e i carabinieri danno la caccia, in quel di Cosenza, ai membri del comitato della pace nei differenti paesi, permettendo la raccolta delle firme solo nella sede dei partiti politici . casi analoghi mi sono segnalati dalle organizzazioni di Pistoia. ora, sul carattere arbitrario di simili interventi polizieschi non può sorgere la minima contestazione. certo, noi non discuteremmo il diritto dell' autorità di Pubblica Sicurezza ad intervenire ove si esercitasse della violenza, o si tentasse comunque di imporre a dei cittadini di firmare una data petizione. ma per l' appunto violenze non ce ne sono state. quanto all' autenticità della petizione il regolamento del Senato ha già risolto il caso. nel regolamento del Senato, l' articolo 93 stabilisce: « le Commissioni permanenti hanno facoltà di accertare preliminarmente l' autenticità delle petizioni, salvo che esse siano state presentate al segretario generale del Senato da un senatore » . un articolo analogo potrà essere introdotto nel regolamento della Camera. grazie, signor presidente . avevo sott' occhio il regolamento del Senato. la questione dunque è risolta. l' autenticità di una petizione, allo stato attuale delle leggi e dei regolamenti, è convalidata dal senatore o dal deputato che prende l' iniziativa di presentarla alla Camera. la maggioranza della Camera e quella del Senato restano naturalmente libere di giudicare se tale garanzia sia sufficiente o no; ma anche qui, onorevoli colleghi , è fuor di dubbio che la più corretta interpretazione dei doveri costituzionali del Governo è che esso non ha a che vedere né con la spontaneità, né con l' autenticità delle firme di una petizione. si può dire che finora l' esercizio dei diritto contemplato dall' articolo 50 della Costituzione non ha assunto forme di petizione di massa. il fatto nuovo può determinare misure nuove; ma esse devono essere deliberate dal Parlamento; non possiamo abbandonarle all' arbitrio di un ministro o del Governo, e meno che mai all' arbitrio di un funzionario subalterno. confesso, poi, di ignorare quali norme di legge giustifichino la diffida inflitta dai questori agli organizzatori della petizione. probabilmente si riferiscono al « diritto di diffida » contemplato dall' articolo 305 del regolamento per l' applicazione della legge di Pubblica Sicurezza . se così fosse, saremmo di fronte ad una patente illegalità, in quanto codesto diritto di diffida si riferisce all' articolo 164 della legge stessa, che riguarda i casi di ammonizione. ora l' ammonizione non fa più parte delle misure applicabili in materia politica, e se quindi, i questori ad essa si richiamano, sono fuori non soltanto della Costituzione, ma anche del codice penale . arbitrio patente, onorevole presidente del Consiglio , del quale noi non possiamo considerare responsabili soltanto i questori, che sono, degli esecutori di ordini, o soltanto il ministro di polizia, che dà loro queste disposizioni. purtroppo non conta il ministro dell'Interno , mentre esiste quello di polizia, cioè un ministro il quale pensa che questioni politiche come quella posta dalla petizione contro il patto atlantico possano risolversi con dei miserabili provvedimenti di polizia. ho trovato quindi assai logico che un giornale della vostra maggioranza, Il Giornale della sera, sia d' accordo con noi, una volta tanto, nel constatare che la democrazia del Governo zoppica da tutte le parti, e nel dire che queste misure di polizia non possono non apparire vessatorie. disgraziatamente la parte maggiore della stampa governativa si è espressa in altri termini; ma per farlo, essa ha dovuto ricondurre la questione al luogo comune che avvelena ogni dibattito politico e cioè all' antisocialcomunismo. ed io vorrei approfittare di questa occasione per richiamare le parole con le quali don Luigi Sturzo, capo morale della Democrazia Cristiana , ha stigmatizzato la tendenza a ricondurre ogni problema in discussione al minimo comune denominatore dell' anticomunismo. « se i partiti — ha scritto Luigi Sturzo — continueranno a presentarsi nel semplice dilemma di comunismo e anticomunismo, non si arriverà mai a formare, a creare quell' ambiente atto a, dare dottrina, tradizione, personalità alla nuova classe politica italiana e sarà un danno per il paese » . ne sarei lieto. ma allora eviti il presidente del Consiglio di ridurre la sua politica al minimo comune denominatore dell' antisocialcomunismo. onorevole presidente del Consiglio , io credo che dello stato attuale delle cose la responsabilità maggiore sia sua e non dei questori o del ministro dell'Interno o di polizia; la responsabilità è sua, perché siamo di fronte ad una aperta violazione della Costituzione. io ho l' impressione che i questori stiano diffidando in questi giorni non tanto dei singoli cittadini, i quali si avvalgono di un diritto costituzionale , ma la Costituzione stessa. e il Governo deve sapere che diffidando la Costituzione oltraggia la Repubblica che si è impegnato di difendere, nel Parlamento e nel paese.