Alcide DE GASPERI - Deputato Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 218 - seduta del 09-04-1949
Sulla crisi in Kosovo
1949 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 513
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

per essere più esatto, ho scritto o fissato sulla carta il mio pensiero. l' onorevole Targetti chiede di sapere « se corrisponde a verità che il ministro dell'Interno , nel discorso tenuto il 3 aprile 1949 a Siena, abbia affermato, come è stato riferito da vari giornali, che le armi affidate alle forze dello Stato devono essere anche strumento di offesa ed abbia anche incitato tutti i poteri dello Stato e in primo luogo la magistratura a condannare rapidamente e severamente i responsabili di una specificata pubblicazione periodica » . no, onorevole interrogante, il testo ch' ella riferisce come riportato da vari giornali, non è esatto, anzi in qualche parte è, dagli stessi giornali, tendenziosamente deformato. l' agenzia Ansa, immediatamente dopo il discorso, cioè nel pomeriggio di domenica, aveva diramato un testo, in cui le dichiarazioni del ministro suonano come segue. circa l' uso delle armi: « è chiaro che di fronte a tentativi insurrezionali lo Stato si difenderà senza esitazioni; ho già dichiarato altre volte che le armi affidate alle forze dello Stato non costituiscono elementi decorativi ma mezzi di difesa e di offesa. di fronte al diffondersi di voci di ricorso a mezzi illegali per annullare il voto del Parlamento, affermo nettamente che lo Stato è in grado di difendere la libertà costituzionali ed è deciso a farlo » . dalle dichiarazioni fatte dal ministro dell'Interno appare chiaro anzitutto come l' ipotesi dell' impiego delle armi si riferisca al caso deprecato di un moto insurrezionale, mirante ad annullare la volontà del Parlamento; e vogliono essere tali dichiarazioni un monito preventivo che in caso di conati insurrezionali gli autori non si troverebbero di fronte ad una resistenza passiva delle forze dello Stato, ma ad una difesa attiva di cui subirebbero tutte le conseguenze. onorevoli colleghi , gli italiani non devono dimenticare la tragedia del 1922: è evidente che la Repubblica non ha né privilegi, né posizioni ereditarie, né regime di classe o di partito da difendere; difende la libertà di tutti, difende la democrazia parlamentare , difende il suffragio universale ; di qui il suo diritto di essere forte nella legalità, il suo dovere di essere vigilante contro ogni tentativo di ricorso alla violenza per sovvertire le nostre libere istituzioni e instaurare lo Stato-partito. mi auguro che questo monito, il cui stile e la cui risolutezza si spiegano quando si pensi alle minacce che sono risuonate nelle due Camere durante la recente discussione di politica internazionale e alle agitazioni nel paese, si dimostri superfluo; né io, né il ministro dell'Interno , né, penso, l' onorevole interrogante possiamo augurarci di meglio. in quanto al secondo addebito mosso dall' interrogante al ministro di « un' aperta ingerenza del potere esecutivo nell' amministrazione della giustizia » , mi pare anch' esso infondato. il ministro ha espresso la speranza che « tutti i poteri dello Stato, magistratura compresa, si preoccupino della difesa della democrazia » , con riferimento a una pubblicazione menzognera che, in momenti di tensione internazionale, poteva creare alla Repubblica italiana seri imbarazzi. gli organi dell' Esecutivo denunziano la magistratura sentenzia, nella sua indipendenza. il Governo la rispetta, e nessun caso ci può venir rimproverato di illecito intervento, come accadde — e ne abbiamo anche esperienza personale — nel passato regime. la difesa della democrazia, cioè della Costituzione e delle sue leggi è certo sentita da tutti i cittadini — magistrati compresi — come un dovere da compiersi in piena libertà e coscienza. questo è il senso, questa è la portata delle dichiarazioni del ministro; tanto è vero che , per sostenere il contrario, L'Unità del 7 corrente, nella scia di una pubblicazione de La Repubblica , del giorno avanti, ha ritenuto di dover inventare che « nel tentativo di minimizzare la gravità delle dichiarazioni di Scelba, De Gasperi ne ha fatto addirittura modificare il testo dal Popolo » . ciò è completamente falso: Il Popolo ha semplicemente riprodotto il testo dell' Ansa; ma da questa mistificazione risulta che, anche secondo il parere della stampa di estrema sinistra , le dichiarazioni genuine dell' onorevole Scelba non permettono l' interpretazione grave che ne dà l' interrogante. comunque, l' onorevole interrogante sa che con una frase si può impiccare un galantuomo. si rilegga tutto il suo discorso, e si vedrà che il ministro dell'Interno , pur dimostrandosi, come è ovvio per la sua funzione di tutore dell' ordine pubblico , oltremodo sensibili innanzi agli indizi e ai pericoli — la notevole quantità di armi lubrificate scoperte anche in questi giorni, le violenze contro la libertà di lavoro accumulatesi negli ultimi mesi bastano già a dimostrare che tali pericoli non possono dirsi immaginari — ha riaffermato che egli si propone di superarli, in completa adesione al metodo di libertà e democrazia. è la legge insomma che s' intende tutelare contro l' illegalismo, sono le libertà, compresa quella del lavoro, che si vogliono difendere contro la violenza faziosa, è la Costituzione che si vuole salvaguardare contro ogni sovvertimento, da qualunque parte esso venga. « al partito comunista — ha concluso il ministro Scelba — chiediamo soltanto che esso consideri anche per sé come un imperativo categorico il rispetto della legge, della democrazia » . onorevoli colleghi , io ricordo parecchi ministri dell' Interno, che nei loro discorsi furono forse più sinuosi e più vellutati dell' amico Scelba, ma nessuno che più di lui o come lui fosse così appassionato nel difendere, al Governo, la libertà, nessun che avendo in gioventù deplorata la fatale debolezza dei cosidetti uomini abili e poi esperimentato come antifascista l' arbitrio crudele dello Stato-partito, sentisse come lui l' impegno di salvare nella più ampia giustizia sociale . onorevoli colleghi , non indugiate su delle frasi, come si trattasse di ermeneutica guardiamo all' intimo delle cose, guardiamo al paese. il paese ha bisogno di rinascere e vivere, e non vive se non v' è la disciplina della legge. questo principio vitale, supremo, quest' esigenza inderogabile di ordine e di lavoro è la legge ferrea nel destino di ogni popolo. la storia c' insegna ch' essa si attua inesorabilmente col consenso o con la forza. noi democratici abbiamo l' impegno e l' orgoglio di arrivare alla meta col suffragio popolare e nella libertà dei partiti. onorevoli colleghi , accompagnateci su questa via, perché è la via della dignità politica, del progresso morale e della pace tra le classi e tra le nazioni.