Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 195 - seduta del 15-03-1949
1949 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 177
  • Comunicazioni del governo

è stato male, signor presidente ; è stato male, onorevoli colleghi , che il breve ma animato dibattito di procedura, col quale si è aperta questa discussione sulle dichiarazioni del Governo , sia finito nel modo che voi sapete. a che cosa tendeva — e scusatemi se torno a parlarvi di questo problema la nostra richiesta di spiegazioni supplementari da parte del Governo? non certo a procrastinare una discussione nella quale eravamo impegnati e che da noi stessi veniva sollecitata, e nemmeno a disturbarla, che questo è lungi da ciò che noi desideriamo; bensì tendeva a dare a questa discussione quella impronta e quel contenuto che noi credevamo fossero più consoni e alla dignità del Parlamento e all' argomento stesso che stiamo dibattendo. il Governo, il quale si presenta a noi chiedendoci l' autorizzazione ad aderire a uno strumento diplomatico dell' importanza del patto atlantico , aveva il dovere di dirci quali erano stati gli atti preparatori, sul terreno diplomatico, di questa sua decisione. abbiamo sentito parlare di un invito: ne abbiamo sentito parlare dalla nostra stampa e anche dalla stampa internazionale. non sappiamo a tutt' oggi se un invito vi sia stato; se vi è stato, ne ignoriamo e il contenuto e le condizioni e il tono. si è parlato di una posizione o di una serie di posizioni assunte dal governo italiano , attraverso il suo rappresentante a Washington, nei contatti preliminari che hanno avuto luogo fra l' Italia e gli USA in preparazione a quell' atto che l' onorevole De Gasperi ci propone di autorizzarlo a compiere. ignoriamo completamente qual è il contenuto di questi atti preparatori. infine, la consultazione del Parlamento in questa forma è stata chiesta al nostro Governo, o è stato suggerito al nostro Governo di compierla, allo scopo di vedere chiaro il modo come è orientata la pubblica opinione italiana, da qualcuno che non abbia la fiducia che ella, onorevole De Gasperi , crede si debba ciecamente avere nella solidità della sua formazione governativa? è un' ipotesi, ed è anche una domanda alla quale non siamo in grado di rispondere sulla base di quello che è stato detto finora. né d' altra parte il discorso che abbiamo testé udito del nostro ministro degli Esteri ha colmato queste lacune. il discorso è stato vario, vorrei dire anche variopinto più che vario, ma per la maggior parte del suo contenuto credo non si possa farlo entrare altro che. tra i documenti di quella « immonda propaganda antisovietica » di cui l' onorevole Sforza parlava nel 1944, quando esprimeva in altre circostanze la sua opinione sugli orientamenti della pubblica opinione dopo la seconda guerra mondiale . poiché dunque non abbiamo ricevuto i necessari chiarimenti sopra questi che sono i temi concreti di un dibattito di tecnica di politica estera , e di politica estera nel suo contenuto, ci troviamo di fronte ancora una volta, come già ci siamo trovati di fronte altre due o tre volte a proposito della politica estera del nostro paese, unicamente ed esclusivamente alla richiesta della fiducia da parte del Governo. non è difficile per questo Governo ricevere la fiducia da quest' Assemblea, per il modo come essa è costituita; né gli è difficile riceverla per il modo stesso come il dibattito è stato preparato nell' interno dei differenti gruppi parlamentari della maggioranza, dove si è proceduto in modo tale da togliere a noi, o meglio all' Assemblea e al popolo, la facoltà di conoscere precisamente quali sono i motivi per cui una parte dei colleghi di altri gruppi dissentano dalla politica governativa. in queste condizioni è facile avere la fiducia; in queste condizioni potrebbe anche sembrare che il compito dell' opposizione fosse ridotto quasi a nulla. quest' ultima cosa però non la credo. il compito nostro è di fare quello che voi non avete voluto fare, quello che anzi voi vi adoperate per impedire che avvenga. il nostro compito è d' illuminare il paese; fare in modo che il paese sappia; comprenda di che si tratta. è per questo che sin dall' inizio abbiamo invocato un dibattito largo, sereno, tranquillo e abbiamo fatto tutto quanto stava in noi affinché il dibattito in questo modo si svolgesse. abbiamo fatto e faremo tutto il possibile, anche per la parte della, discussione che ancora dev' essere svolta, affinché più grande che possibile sia il contributo che diamo alla illuminazione dell' opinione pubblica . per questo appunto ci sforzeremo, e mi sforzerò io in particolare, di orientarci sui fatti, trascurando le polemiche astiose e in particolare lasciando da parte la ricerca delle intenzioni, questo fantasma che continuamente, ci si sforza di far sorgere fra di noi, allo scopo di impedire che ci comprendiamo, che troviamo, se è possibile, una via di politica estera che possa essere comune alla grande maggioranza degli italiani e sia quindi veramente nazionale. ho già avuto occasione, nel mio breve intervento di tre giorni or sono, di dire che sento come elemento particolarmente commovente di questa discussione il fatto che forse per la prima volta noi rileviamo, qui e fuori di qui, che una grande parte di coloro, che pur non sono d' accordo con noi nella conclusione, condividono però le nostre preoccupazioni, la nostra ansia, la nostra angoscia di fronte alle prospettive tragiche che vengono aperte all' avvenire del nostro paese dall' inconsiderata adesione a questo patto. mi pare che questo elemento sia affiorato in modo fin troppo chiaro in alcuni degli interventi che ho ascoltato fino ad ora. l' onorevole Cappi si è ieri vagamente difeso ai limiti della politica estera e della politica interna . gli risponderò su alcuni dei punti che egli ha sollevato; ma desidero dir subito che non ho sentito nelle sue parole il calore di convinzione che altre volte avevo colto nelle sue polemiche. l' onorevole Corbino ha creduto di analizzare e dimostrare. onorevole Corbino, ella non l' ha fatto! ella non ha statura tale per cui possiamo essere tenuti a credere sulla sua parola che il tale o talaltro strumento diplomatico non abbia un carattere aggressivo, ma soltanto carattere difensivo. ella aveva il dovere, dopo, averlo affermato, di dimostrarlo, e quando ella, sfuggendo alla dimostrazione, si rifugiava nel tentativo del motto di spirito del popolino napoletano (ella sa, onorevole Corbino, quant' io sia rispettoso dei miei avversari e rifugga dalle insolenze nei loro confronti), il suo atteggiamento mi ricordava una affermazione, non so se di Francesco De Sanctis o di uno degli Spaventa, quando diceva, attorno al 1860, credo, che per molto tempo ancora il nostro paese sarà dominato da due forze: il Vaticano e Pulcinella. l' onorevole La Malfa ha fatto un tentativo, di cui gli do atto, di portare la discussione su un terreno più elevato. egli stesso però ha protestato contro gli accenni che venivano fatti alla storia della diplomazia, cioè alla storia dei rapporti fra le differenti grandi nazioni dell' Europa e del mondo. ma è proprio questo il terreno su cui dovremmo muoverci, il terreno sul quale dovrebbe svolgersi la discussione. l' onorevole La Malfa del resto, così buon ragionatore quando vuole, è stato costretto egli pure a sfuggire a una risposta concreta ai nostri argomenti concreti, e si è sforzato di creare, nel corso di tutta la sua esposizione, una particolare atmosfera non di ragionamento, ma di emozione. le disgrazie d' Italia sono sempre incominciate di lì; sono sempre incominciate nel momento in cui i capi del Governo e dello Stato, invece di venire davanti ai rappresentanti della nazione a esporre e discutere, in modo preciso i fatti, e in cui una maggioranza, invece di affrontare sinceramente e apertamente l' opposizione in questo dibattito sui fatti, sono sfuggiti a questo dovere e hanno intorbidato le acque gridando: « viva l' Italia » . di lì sono incominciate sempre le nostre sciagure. ella, onorevole La Malfa , non ha gridato: « viva l' Italia » ; ha gridato: « viva l' Europa » ; ma il metodo è lo stesso. le abbiamo chiesto: ci spieghi che cosa è questa Europa, come è sorta, che vuole, che significa. a questa nostra domanda ella non ha dato una risposta. e così nel corso di altri interventi, non escluso in prima linea quello del ministro degli Esteri , abbiamo sentito parlare di civiltà latina, occidentale e cose simili; l' onorevole... presidente del Consiglio ci ha parlato delle vie « fatali » di comunicazione fra i grandi imperi, tentando infine la evocazione di un nuovo mitico personaggio, che dovrebbe oggi dominare la storia del nostro paese, e che non sarebbe più il capo di partito o di Governo, che si ricorda fino all' ultimo le promesse fatte ai propri elettori e le mantiene; no, sarebbe « l' uomo che non ha paura » . è il primo passo per quella strada per cui altri sapete dove è arrivato. in questa atmosfera non di ragionamento, ma di agitazione di motivi sentimentali ed emotivi, privi alle volte di ogni contenuto reale, lo riconosco, è difficile intendersi. questa fu l' atmosfera che venne creata nel 1915, e successivamente, nel 1935, nel 1937, nel 1939, sempre, quando si è cercato di nascondere al popolo italiano la tragica gravità delle decisioni che si stavano prendendo; quando si è cercato di non lasciar vedere che quelle decisioni portavano il paese verso la rovina. voi mi avete dato l' impressione, quando vi ho ascoltato, di credere che non dovete convincere nessuno. ma vi sbagliate profondamente! il paese non è convinto della giustezza di quello che state facendo; il paese e profondamente preoccupato: una parte di esso è angosciata, è in ansia; un' altra parte, e per merito nostro, è già in una posizione attiva, di resistenza e di combattimento contro la politica di guerra che voi proponete. può darsi che questa sia ancora una minoranza, su tutto l' assieme degli italiani, ma se guardo alle grandi masse degli abitanti delle città, delle campagne, del ceto medio , soprattutto, sento che essi non capiscono quello che voi state facendo. se quindi avete argomenti, enunciateli affinché si possa discutere a fondo; ma almeno superate, eliminate questa atmosfera di passionalità ideologica, nella quale nessun dibattito chiaro è più possibile. procedendo avanti così dove si arriva? non si arriva a capire la verità, a far vedere la strada che il paese deve seguire. si arriva alla confusione, alla rissa, alla rottura dell' unità nazionale , al disastro! io cercherò di essere rapido e riassumere le nostre posizioni, che del resto sono già state esposte e illustrate con argomenti e documenti da molti colleghi; cercherò di riassumerle in alcune affermazioni che contrappongo alle vostre, ma che documenterò con una serie di considerazioni strettamente oggettive, lontane da ogni passionalità di partito. la prima nostra affermazione è che il patto che voi proponete è, per la sua indole, per il suo contenuto, un patto aggressivo, tale da contribuire oggi ad accentuare quel panico di guerra che veniva denunciato poco fa da un collega che vedeva in esso uno dei più gravi pericoli; tale anche da aprir la strada alle peggiori avventure, e non solo per noi ma per tutti i firmatari, vorrei dire per tutto il genere umano..... gli argomenti con cui avete cercato di respingere queste nostre affermazioni sono tali che nessuno di essi convince, perché nessuno di essi ha consistenza oggettiva. la principale delle vostre tesi e che le democrazie, come voi le chiamate, non fanno le guerre. ma, signori, per chi ci prendete? credete veramente che non abbiamo un minimo, di cultura politica e storica? le democrazie non fanno guerre? ma tutte le guerre coloniali del XIX e XX secolo sono state fatte da regimi che si qualificavano democratici! così gli USA fecero una guerra di aggressione contro la Spagna per stabilire il loro dominio in una parte del mondo che li interessava; fecero la guerra contro il Messico per conquistarsi determinate regioni provviste di sorgenti notevoli di materie prime ; fecero la guerra per alcuni decenni contro le tribù indigene delle Pellirosse, per distruggerle, dando uno dei primi esempi di quel crimine di genocidio che oggi è stato giuridicamente qualificato e dovrebbe in avvenire essere perseguito legalmente. della Inghilterra basti ricordare la guerra contro i Boeri, che venne fatta quando l' Inghilterra si diceva paese democratico ed era in effetti una democrazia parlamentare borghese. lascio da parte il 1914, perché riconosco che nel 1914 vi fu una responsabilità prevalente, ma non esclusiva, degli imperi centrali, retti da regimi autoritari. tutte le indagini storiche hanno però portato alla conclusione che una parte almeno della responsabilità di quel conflitto ricade pure sulle democrazie, in quanto anche nei paesi retti a regime democratico vi erano gruppi aggressivi, gruppi di capitalisti monopolistici, gruppi imperialistici i quali spingevano alla guerra. dopo il 1918 si viene al tema di oggi, cioè alla guerra contro l' Unione Sovietica . chi ha fatto la guerra all' Unione Sovietica dopo il 1918? chi ha lanciato la parola d'ordine dell' attacco alla giovane Repubblica dei Soviet se non l' Inghilterra e la Francia democratica, se non il Giappone — allora considerato esso pure democratico se non gli USA? persino l' Italia nostra si sarebbe messa su quella strada se non ci fosse stato un uomo politico saggio e prudente, che al momento opportuno fermò la mano dei criminali che volevano trascinarci a quella guerra. la « crociata delle 21 nazioni » , come venne chiamata allora da Churchill, chi l' ha organizzata? l' hanno organizzata governi democratici. non crediate quindi di aver convinto l' opinione pubblica col vostro argomento secondo il quale le democrazie non farebbero guerre, perché il passato ci dice esattamente il contrario. e nemmeno serve il richiamo patetico alla situazione attuale della « povera Olanda » , della « povera Inghilterra » , della « povera Francia » ! ma no: questa « povera » Olanda, il paese dei formaggi: sta facendo la guerra in Indonesia a un popolo che, con le armi alla mano, combatte per difendere la propria libertà. la « povera » Francia sta facendo la guerra al popolo del Vietnam, per impedirgli di organizzare un proprio Stato autonomo e indipendente, anche se — come i capi di quel popolo avevano ammesso — nell' ambito di una Unione francese. l' Inghilterra sta facendo la guerra ai popoli della Birmania e difende con le unghie e con i denti l' ultimo brandello di territorio che le rimane attorno alla capitale di Rangoon. tutto il resto del territorio di quella colonia è ormai governato da un popolo che ha deciso di mettersi sulla via della libertà e dell' indipendenza e che non è nemmeno diretto da comunisti, ma da democratici sinceri, i quali difendono l' indipendenza del loro paese contro lo sfruttamento degli oppressori coloniali. quanto agli USA, essi hanno fatto fino a ieri la guerra in Cina, e se ne sono ritirati solo perché sono stati battuti dal popolo cinese ; oggi stanno facendo la guerra contro il popolo greco, e noi auguriamo che presto giunga il momento che anche di lì si ritirino perché battuti dalle valorose truppe della libera Grecia! non crediate, quindi, che il vostro argomento serva. esso non ha, alla prova dei fatti, nessuna consistenza. i ma io non voglio accontentarmi di toccare questi problemi generali; che potrebbero da alcuno essere considerati estranei al contenuto del nostro dibattito, perché non investono la politica che gli USA fanno attraverso il patto atlantico , benché investono senza dubbio, altri momenti di questa politica. voi che sostenete che gli USA sono il paese più pacifico del mondo, diteci quante e quali sono le basi militari degli USA nel mondo, e all' interno e al di fuori di quelli che qualsiasi intelligenza umana può considerare come i confini di questo popolo e di questo Stato? esse sono 484, di cui 256 nel Pacifico e 228 nell' Atlantico; e si estendono in tutto il mondo, dalle isole Aleutine fino all' Islanda. nei luoghi più impensati, dove mai nessuno aveva saputo che vivessero americani, che vi fossero interessi americani da difendere, che avesse mai sventolato la bandiera stellata degli USA, ivi vi è una base militare, strategica, di guerra, degli USA. vi siete mai domandati che cosa avverrebbe se l' Unione Sovietica stringesse un patto di alleanza militare col Messico; un patto, supponiamo, di unificazione degli armamenti tra la Russia e la Repubblica messicana? che cosa avverrebbe? ognuno di voi risponde immediatamente che per gli USA questo sarebbe caso di guerra. ma gli USA vanno a stringere, e sollecitano la conclusione di patti non economici, di patti militari, con paesi che stanno direttamente alle frontiere dell' Unione Sovietica , come la Norvegia, come la Finlandia. e voi negate che questa sia una politica di guerra e di aggressione? può darsi che in quel paese ci sia un candidato presidente che a quindici anni non si era messo ancora le scarpe e un altro capace di scrivere mentre girano le rotative. tutto può darsi, onorevole Sforza; tante cose strane succedono sotto la volta celeste: il mondo è grande e terribile! ma quelli che io ho citato sono i fatti che ci interessano ora, in questo momento: quando stiamo per decidere se autorizzare o meno il nostro Governo a entrare in un' alleanza militare con gli USA. perché — chiedete voi — dovrebbero gli USA provocare la guerra? prima di tutto vi è uno scopo molto chiaro, preciso, che è stato qui denunciato da altri colleghi: perché col traffico delle armi, con lo sviluppo della industria di guerra, pensano di poter dilazionare le più gravi manifestazioni di quella crisi, i cui primi sintomi sono già cominciati a manifestarsi nel continente americano. no, onorevole collega, queste non sono ingenuità: sono cose che la storia documenta. la stessa cosa fecero i tedeschi nel periodo 1935-39; la stessa cosa hanno fatto altri Stati capitalistici e imperialistici in altri momenti della storia; questa è anzi una delle leggi dello sviluppo del mondo capitalistico. il solo mezzo che finora hanno trovato i grandi gruppi monopolistici che hanno nelle mani la direzione politica di un paese imperialista per dilazionare lo scoppio delle periodiche e inevitabili crisi economiche , è di aprire il problema della guerra, di preparare la guerra, di renderla inevitabile. in questo modo forse essi guadagnano tempo, ma in questo modo l' umanità viene spinta verso il baratro. ma v' è di più — e scusatemi se mi richiamo a cose che abbiamo detto e ripetuto tante volte — è stata formulata una dottrina Truman, dottrina ripetuta da Marshall, diffusa, commentata, esaltata in tutti gli USA. secondo questa dottrina gli USA pretendono che spetta loro il dominio sul mondo intiero e ciò per la preminenza che garantiscono loro, su tutti i paesi, il potenziale industriale ed economico, la capacità organizzativa e tutte le altre superiorità che una volta anche i tedeschi si vantavano di avere e per cui, ieri gli hitleriani, e oggi gli americani sarebbero chiamati al dominio mondiale. voi non potete negare che questa è la dottrina dominante e ufficiale oggi degli USA, e non solo la dottrina delle sfere dirigenti, ma purtroppo anche quella che viene diffusa coi giornali, con le riviste, coi libri nel popolo, così come gli hitleriani diffondevano in Germania, quando stavano preparando quell' altro delitto, la dottrina della superiorità della nazione tedesca su tutte le altre nazioni. proprio oggi è arrivato nelle mie mani l' esemplare del libro di un americano, scrittore e studioso noto, il signor Burnham, autore di scritti di economia, di cui uno tradotto anche in Italia, edito credo dal Mondadori. il libro si intitola per il dominio mondiale; e in esso viene espressa a tutte lettere e documentata e giustificata la dottrina del diritto degli, USA a comandare il mondo intiero. potrei citarvi parecchie espressioni terrificanti di questo libro. eccone una: che dà ragione a noi per tutto ciò che riguarda il piano ERP: « membri del Congresso, come uomini di affari, discutono a proposito dei prestiti alla Gran Bretagna , alla Francia, alla Cina, come se parlassero di crediti da consentire a un' impresa da una banca locale, invece di concepirli come strumento di una politica mondiale , quali essi sono in realtà. e ancora: « per impero mondiale si intende uno Stato, non necessariamente mondiale per la sua estensione fisica, ma il cui potere politico dominerà il mondo; potere imposto in parte dalla coercizione, probabilmente con la guerra, ma certamente con la minaccia della guerra e nel quale un gruppo di popoli il cui nucleo sarà una delle nazioni esistenti, avrà più della sua parte uguale di potere » . questo è, espressa nella forma pseudo scientifica in uso tra gli americani, la dottrina del soggiogamento di tutti i popoli a una sola potenza, quale fu praticata da Hitler, ed è predicata oggi al di là dell' oceano. ma voglio citarvi ancora qualcosa da una specie di decalogo della politica estera americana, che questo scrittore presenta come quello che dovrebbe guidare la politica degli USA nel momento presente. non vi leggo tutti i punti, ve ne leggo alcuni. il primo punto dice: « bisogna riconoscere che la pace non è e non può essere l' obiettivo della politica estera » . mi pare che sia molto chiaro! il secondo punto continua: « bisogna rinunziare a ciò che sussiste della dottrina dell' uguaglianza delle nazioni; gli USA devono porsi apertamente candidati alla direzione della politica mondiale » . anche questo è chiaro; ma ancora più chiaro è il punto terzo che dice: « bisogna abbandonare interamente il principio del non intervento negli affari interni degli altri paesi » e così via . gli altri punti corrispondono a questi: ve ne faccio grazia. questa è manifestazione tipica della dottrina sulla quale viene costruita e con la quale viene giustificata la politica estera degli USA nel momento presente. se avessi potuto parlare da questa Camera al popolo nel 1939 avrei citato Rosenberg e mi avrebbero obiettato anche allora: questa è solo una voce! ma noi sappiamo cosa vuol dire e a quali conseguenze porta il fatto che uno Stato si proponga di conquistare l' egemonia sul mondo intiero. lo sappiamo dall' esempio della Germania di Hitler. per la stessa strada si stanno ponendo oggi i circoli dirigenti degli USA. certamente ella, onorevole La Malfa , non poteva citare queste cose, perché non sarebbe riuscito a dimostrare la tesi che ci ha esposto. ella, onorevole La Malfa , ci ha parlato dell' Europa come scopo: tutto il resto, ci ha detto, è un mezzo: il patto atlantico è anch' esso un mezzo, lo scopo è l' Europa. ella ha però dimenticato di dirci — e io le avevo molto cortesemente posto la domanda — che cosa quest' Europa sia, dove cominci, dove finisca. l' Europa di cui ci ha parlato non è l' Europa, è una parte dell' Europa, è un blocco politico, è un' alleanza, come ce ne sono state in Europa dieci e venti volte: vi è stata la Santa Alleanza , vi è stata la triplice alleanza, vi è stato l' asse d' acciaio, oggi vi è questa sua nuova costruzione. ma questo è un blocco politico che viene costruito sulla base di una frattura, che per giunta, a differenza del passato, con tutti i mezzi si cerca di rendere permanente, al punto tale che per la prima, anzi, per la seconda volta, che già i fascisti e gli hitleriani avevano fatto la stessa cosa, non si chiamano nemmeno più europei coloro che non partecipano a questo blocco. l' Europa non è più il grande territorio che comprende tanto le pianure della Francia e dell' Italia come le immense pianure russe; le valli dell' Elba, e del Rodano, e del Volga, e del Danubio, e del Tago. no, l' Europa siete voi, voi che avete concluso questa alleanza che è una frattura dell' Europa in due e in modo tale che voi vorreste rendere irreparabile! onorevole La Malfa , ella per non essere costretto a rispondere alla domanda che le ho posto circa la natura di questa sua Europa... no, ella ha detto che questa è una trasformazione della vecchia struttura europea, trasformazione che sarebbe conseguenza della guerra, perché « dopo la guerra, così ella ha detto, si trasformano le strutture del mondo » . in quest' ultima affermazione sono d' accordo con lei. dopo la guerra del 1914-18 le strutture del mondo sono pure cambiate: la rivoluzione russa del 1917 ha aperto la prima breccia nella catena dell' imperialismo, e adesso per quella breccia noi andiamo avanti, e andremo avanti fino alla vittoria! dopo la seconda guerra mondiale altre trasformazioni di struttura vi sono state, e di grande rilievo. vi è stato ciò che non vi era stato nella stessa misura l' altra volta, e cioè una grandiosa spinta in avanti del movimento di liberazione dei popoli coloniali, dalla Cina alle Indie, ai popoli arabi , e adesso anche all' Africa. in secondo luogo, vi è stato il distacco dalle strutture capitalistiche tradizionali di una serie di paesi dell' Europa centrale e orientale. perdoni, onorevole La Malfa , mi lasci dire, io l' ho ascoltata con tanta tranquillità. l' onorevole Cappi si è doluto che non esistano oggi più i Balcani del bel tempo passato, che non ci sia più una Rumenia dei Bojari, grandi proprietari di terre, predoni che condannavano i contadini a morire per fame che non ci sia più un' Ungheria dove il segreto del voto esisteva soltanto per la popolazione della città di Budapest, ma non esisteva per i contadini, che dovevano votare in pubblico, apertamente, sotto l' occhio del padrone... l' onorevole Cappi si duole che non ci sia più la Polonia di Pilsudski. ma questo è il più grande progresso che abbia fatto l' Europa dopo la seconda guerra mondiale , e non posso che stupire che l' onorevole Cappi a nome del suo partito indirizzi in quella direzione le sue simpatie! ma l' onorevole La Malfa , e qui vengo alla vera risposta che bisogna dare alla sua argomentazione, ci ha esaltato l' Unione Europea come una di queste modificazioni strutturali progressive. no, questo non è vero. questo avrebbe ancora potuto esser vero se si fosse trattato di un punto di partenza , di un accordo tra paesi progressivi fatto in assenza di altre organizzazioni unitarie internazionali. ma il punto di partenza è stato un altro: il punto di partenza è stata l' Organizzazione delle Nazioni Unite . tutto questo che voi state oggi esaltando e di cui ha parlato l' onorevole Sforza, dal Piano Marshall all' OECE, al federalismo, all' Unione Europea , fa a pezzi non solo l' Europa, ma anche l' Organizzazione delle Nazioni Unite ! nessuno di voi ha avuto il coraggio di scendere sul terreno della polemica diretta con noi, quando, a proposito del Piano Marshall , abbiamo dimostrato, con fatti e documenti, che la proposta sovietica era non già di respingere l' aiuto americano e la collaborazione reciproca degli Stati europei , ma di organizzare questo aiuto e questa collaborazione nel quadro delle Nazioni Unite . la proposta dell' Unione Sovietica era di non rompere col Piano Marshall il quadro delle Nazioni Unite , ma di far sì che l' aiuto americano servisse al consolidamento dell' unità democratica di tutto il mondo e non alla sua scissione. nessuno ha dato la risposta a questa nostra dimostrazione, fondata su documenti e su fatti. ci si i risposto ripetendoci cose non vere. così l' onorevole Cappi, tutte le volte che prende la parola in polemica con noi, ci dice che la Cecoslovacchia aveva aderito al Piano Marshall e che poi si è ritirata! questo fatto non esiste. nessuno di voi potrà portare la minima prova della sua esistenza. mi vorrete ammettere, spero, che gli articoli e le notizie de Il Popolo e di altri giornali simili non sono prove, perché non si prova mai niente con delle bugie. la realtà è che tutte le iniziative sedicenti unitarie che voi esaltate sono iniziative che hanno — io spero non irrimediabilmente rotto e l' unità europea e l' unità dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . se si vuole realmente attuare una modificazione della struttura del mondo bisogna sempre riferirsi a questa ultima unità, bisogna rafforzarla, e non distruggerla. qui ha il suo luogo il dibattito con l' onorevole Ambrosini, il quale molto dottamente ha dissertato stamane sul valore degli articoli 51,52,53,54 della Carta delle Nazioni Unite . ma, onorevole Ambrosini, avevo motivo di credere ch' ella avesse letto tutto il documento e che non le fosse sfuggito un punto, che è quello che informa di sé tutta l' Organizzazione delle Nazioni Unite , costituendo anzi la differenza di questa formazione dalla vecchia Società delle Nazioni . questo punto è la necessità dell' accordo fra le quattro o cinque potenze più forti del mondo. su questo punto è fondata tutta la Organizzazione delle Nazioni Unite . coloro che sono pratici (mi scusi l' onorevole La Malfa ) di documenti di storia della diplomazia sanno che, per esempio, Churchill, nello scrivere le sue memorie del periodo fra le due guerre, si dolse che la Società delle Nazioni non fosse fondata essa stessa su questo principio, riconoscendo nell' assenza di esso, una delle cause della sua fine. in questa occasione egli rivendicava che, se si fosse un' altra volta dovuta costituire una organizzazione analoga, essa dovesse costituirsi sulla base del diritto di veto, come mezzo per mantenere ad ogni costo la unità direttiva delle più grandi potenze. orbene, e il Piano Marshall e l' organizzazione ERP, e l' OECE e tutte le altre diavolerie di questo genere a che cosa tendono se non a rompere questa unità delle grandi potenze? ciò è tanto vero che voi stessi, quando ne discutete — e l' onorevole ministro degli Esteri , non so con quanta abilità diplomatica, ce ne ha dato oggi un lamentevole esempio — tessete tutti i vostri discorsi sulla pretesa dimostrazione di una intenzione aggressiva dell' Unione Sovietica . vi proverò tra poco che tutto ciò che dite a questo proposito è falso; per ora mi basta affermare e constatare che voi stessi, quando ragionate a questo modo, documentate la vostra volontà di scissione dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . questa è la cosa non accettabile. qui è il passo indietro, onorevole La Malfa , non il passo in avanti. il passo in avanti era stato fatto, oppure si era cercato di farlo fondando una organizzazione unitaria mondiale. tutti i passi che state facendo adesso, sono passi indietro, e a forza di passi indietro, c' è un abisso che vi attende, una nuova guerra. il patto atlantico non è difensivo. ma da chi volete dunque difendervi? secondo le vostre parole, volete difendervi dall' Unione Sovietica . ma che cosa ha fatto l' Unione Sovietica da quando la guerra è finita per cui si debba costruire una alleanza militare per difendervi da essa? e qui non parlo di propaganda, parlo di politica estera e militare. parlerò poi della propaganda. la Russia si è trovata due volte, nel corso di circa 150 anni, nella situazione di poter porre la sua candidatura a dominare l' Europa: nel 1813, dopo la Beresina, e nel 1945, dopo l' occupazione di Berlino. è interessante ricordare che nel 1813 scoppiò un dibattito tra i responsabili della politica militare della Russia di allora, circa quello che la Russia avrebbe dovuto fare, dopo essere riuscita a stritolare l' invasore napoleonico. i generali della corte di Alessandro sostenevano che si doveva approfittare della vittoria per invadere tutta l' Europa e stabilire sul continente la propria egemonia. vi fu invece un uomo che protestò e si oppose. fu il maresciallo Kutusov, il vincitore di Napoleone, il quale disse: « no, il popolo russo ha salvato la sua indipendenza; ora basta; fermiamoci, il resto non ci interessa » . signor presidente , preghi l' ottusità dei colleghi di riservare le interruzioni a quando parlerò del Cominform, tra poco. ora non parlo che di storia, col permesso dell' onorevole La Malfa . ebbene, quell' uomo, il solo che avesse. ragione, venne scartato dalla direzione dell' esercito e della politica militare russa. venne seguita l' altra via e ne seguì quello che voi sapete. questa volta, a differenza del 1813, la Russia ha seguito una via diversa: si è fermata a Berlino e a Berlino...... ha partecipato, insieme con la Gran Bretagna , con gli USA, con la Francia, all' organizzazione di quella conferenza di Potsdam, nella quale venne sancito non un principio di divisione di sfere di influenze, di cui nel Protocollo di Potsdam non vi è traccia; ma il principio della collaborazione di tutte le grandi potenze all' inizio, e in seguito anche delle medie e piccole potenze liberate dai residui nazisti e fascisti, alla costruzione di un' Europa in cui tutti i popoli fossero liberi, indipendenti e si aiutassero reciprocamente senza farsi la guerra. non vi è problema posto dalla vittoria sull' hitlerismo e dalle necessità della ricostruzione europea, che a Potsdam non sia stato considerato come problema da risolversi attraverso la collaborazione più stretta di tutti i vincitori. questa è stata la linea direttrice della politica dell' Unione Sovietica dal giorno della presa di Berlino. con questa linea sono coerenti tutte le dichiarazioni dei capi della politica estera e militare dell' Unione Sovietica ; particolarmente quando essi, modificando in parte precedenti affermazioni per tener conto dei fatti come sono ora, affermano che nelle condizioni attuali del mondo, come esce dalla seconda guerra mondiale , i due sistemi, il socialista e il capitalista, possono coesistere pacificamente; non, devono per forza farsi la guerra. naturalmente, questo non vuol dire che il socialismo non debba progredire; questo non vuol dire che il capitalismo non si debba difendere. ma lo facciano senza fare la guerra, e cioè attraverso quei sistemi di competizione e di emulazione che non mettano in pericolo l' esistenza stessa di qualsiasi civiltà. nessuno ha mai dimostrato né in questo Camera, né altrove, che diversa da questa sia la dottrina e la pratica degli uomini che dirigono la politica estera e la politica militare dell' Unione Sovietica . l' onorevole La Malfa — e glielo riconosco nel suo discorso di ieri non ha fatto che confermare questa affermazione. desidero però leggervi una nuova conferma di essa nelle parole di uno degli uomini che sono stati fra i principali responsabili della politica americana fino a ieri, il signor Foster Dulles , il quale, in un discorso pronunciato dieci giorni or sono al Consiglio federale delle Chiese protestanti americane, affermava in tutte lettere questo: « io non conosco nessuna alta personalità ufficiale responsabile, militare o civile, nel Governo degli USA o in alcun altro governo, la quale creda che l' Unione Sovietica pensi attualmente a delle conquiste col mezzo di una aggressione militare. è un' affermazione che smentisce in modo aperto tutto quello che il nostro ministro degli Esteri qui ha preteso dire circa la necessità di difendersi dalla Russia; che distrugge tutto quello su cui voi volete costruire una politica antisovietica; che annienta tutto quello su cui si è costruita la criminale politica di guerra del patto atlantico . ma vi è ancora un argomento e decisivo. come potete voi e perché, organizzare un' alleanza militare, e quelle basi aeree e navali che sono parti integranti di una alleanza militare, contro un paese il quale, tra, l' altro, tre volte in quest' anno ha offerto a tutto il mondo, e in prima linea agli USA, di iniziare trattative per la conclusione di un patto di pace, attraverso l' eliminazione di tutti i dissidi che esistono oggi fra le più grandi potenze del mondo intiero? come potete dire che voi avete l' obbligo, non di accettare queste proposte di pace, ma di costruire un' alleanza militare contro questo paese? né parlo di intenzioni; parlo di fatti. confronto ciò che voi state tramando con la realtà della politica dell' Unione Sovietica . ma forse voi credete di dovervi difendere dall' Unione Sovietica come nazione italiana, e credete di poterci presentare una politica antisovietica come una politica italiana , nazionale? anche per questo, non solo vi manca qualsiasi argomento; ma non vi è fatto che non parli contro di voi. l' onorevole La Malfa ha cercato la mozione degli affetti parlandoci delle navi consegnate all' Unione Sovietica ... esse sono state consegnate in base al trattato di pace che questo Parlamento ha approvato...... ed è assurdo considerare o anche lontanamente presentare questo atto come tale che giustifichi da parte vostra una politica di alleanza militare contro la Russia. voi dimenticate poi che, se è vero che nella politica dell' Unione Sovietica vi sono stati nei nostri confronti degli atti, che possono aver portato dispiacere a una parte della nostra opinione pubblica , nel momento in cui l' Italia era giunta nel punto più basso dell' abisso, in cui l' aveva gettata il fascismo, la prima potenza che ci ha offerto la mano e stata l' Unione Sovietica . è per colpa esclusiva dei nostri governanti se la Russia non ha potuto continuare quella politica, che noi tutti speravamo di lunga durata, nei nostri confronti. dall' Unione Sovietica l' Italia ha avuto il primo riconoscimento, il primo segno di comprensione e amicizia dopo la disfatta; e quel riconoscimento l' Unione Sovietica lo ha dato, credo, senza chiedere nulla in cambio. è stato esso che ci ha permesso di riprendere una politica estera ; perché, se non ci fosse stato, non sappiamo per quanto tempo sarebbe durata per il nostro paese una situazione molto più simile a quella della Germania di quanto non sia la situazione in cui siamo vissuti dal 1944 ad oggi. quando voi dite che volete difendervi dalla Unione Sovietica voi giocate sull' equivoco. partite da un' impostazione che vorrebbe essere di politica estera ; confondete con essa una impostazione di politica sociale , di politica economica , di politica interna se volete, cioè, in sostanza, di esasperata difesa capitalistica dell' ordine costituito, come voi lo concepite. allora precipitate per quella china, per cui è precipitato l' onorevole ministro degli Esteri nel discorso fatto poco fa. ripeto: ai temi di politica estera , che dovrebbe essere cura del dirigente nazionale di sottrarre in tutti i modi possibili all' influenza delle lotte sociali ed economiche che hanno luogo nell' interno del paese, voi sostituite quelle abiette, quelle immonde campagne antisovietiche e anticomuniste, che io non voglio qualificare con parole mie, ma con parole di altri. sentite: « lo spauracchio russo » è uno dei più immondi e pericolosi rimasugli della propaganda fascista... la verità sulla Russia è questa: che dopo uno sforzo eroico, in cui la tradizione nazionale moscovita ha operato insieme col mistico neofitismo sovietico, quello che i russi vogliono per domani è una lunga pace, per sviluppare le risorse del loro immenso paese... io dico a quei conservatori, che con la loro cecità sono i principali seminatori di rivoluzioni (stia attento, onorevole Cappi): volete voi limitare i pericoli rivoluzionari? leggete nel fatale andare della storia. date al popolo pace e libertà e non vi saranno rivoluzioni. se invece voi continuate a trastullarvi con queste stupide (il testo dice: stupide) espressioni poliziesche e con una diffidenza astiosa verso coloro che per anni hanno tutto sacrificato all' idea della libertà, voi creerete con le vostre mani quei pericoli rivoluzionari di cui dite di aver tanto paura. onorevole Sforza, questo lo ha scritto lei! ecc, onorevole Sforza, lei che si vantava in altri tempi di essere stato il primo a bollare come idea folle, in quest' Aula, nel 1920, l' antisovietismo, ecco a cosa si è ridotto: a venirci a giustificare con gli argomenti più triti dell' antisovietismo e dell' anticomunismo una politica contraria ai nostri interessi nazionali . onorevole Sforza, non voglio far torto alla sua cultura e intelligenza storica: credo che in quel momento i paesi ai quali ella si riferisce erano posizioni dello stato maggiore inglese o francese, e dominati da regimi di tipo fascista: non erano liberi. oggi quei popoli sono liberi. ad ogni modo quei popoli hanno fatto quel che volevano, e ciò è quello che più importa. ma voi sollevate, a questo punto, la questione del Cominform. scusate, colleghi, se parecchie volte ho scherzato su questo argomento e sono disposto a scherzarci ancora: desidero oggi dare una risposta precisa su questo tema, perché il tema in questo momento è molto serio. la classe operaia , nelle sue formazioni di avanguardia, ha sempre rivendicato il diritto di stabilire legami di solidarietà internazionale, e anche di organizzazione e di azione comune con i proletari di tutti gli altri paesi. nel nome di questo ideale, al grido di « proletari di tutti i paesi, unitevi! è sorto il socialismo. collega Mondolfo, per rivendicare questo diritto noi abbiamo combattuto, e decine e centinaia di assertori del socialismo hanno rischiato e sacrificato la libertà e la vita! onorevole Mondolfo, perché la solidarietà dei lavoratori dovrebbe cessare quando la classe operaia diventa, in un paese, classe dirigente ? può darsi che il fatto che la classe operaia conquisti il potere in uno Stato e diventi per ciò dirigente dello Stato stesso, renda più difficile e delicata l' organizzazione e la manifestazione concreta della solidarietà internazionale dei lavoratori, in questo posso essere d' accordo con lei; ma un assurdo sarebbe se noi rompessimo la nostra solidarietà con i proletari dell' Unione Sovietica , solo perché essi non sono più oppressi e sfruttati come da noi, ma sono alla testa dello Stato. questo fatto, se mai, rende più forte ancora quel vincolo, ci spinge a guardare a ciò che essi hanno fatto e fanno, come a un esempio e una guida per tutti noi. se noi, sotto la pressione delle vostre campagne « immonde » , delle vostre menzogne, della vostra pubblicazione in massa dei cosidetti documenti segreti del Cominform (uno dei quali, scusate la parentesi, in cui si accusava il mio partito, sotto la mia direzione, di organizzare l' insurrezione per pochi giorni dopo, è stato pubblicato proprio tre giorni prima che mi facessero il tiro che mi hanno fatto sulla porta del Parlamento), se sotto la pressione di queste campagne, dico, qualunque sia il loro punto di partenza e qualunque possa essere disgraziatamente per qualcuno di noi il loro punto di arrivo , rinunciassimo al principio della solidarietà internazionale dei lavoratori nella lotta per la pace e per il socialismo, noi tradiremmo i nostri doveri. i nostri doveri verso la classe operaia non li tradiremo mai; anzi, quanto più vediamo che si intessono nel mondo intrighi imperialistici che minacciano la pace dei lavoratori e di tutta l' umanità, tanto più sentiamo che il nostro dovere è di fare sì che questi legami di solidarietà e di coordinazione dell' azione siano più stretti di quanto non siano mai stati nel passato... trascuriamo, quindi, i manifesti di propaganda che vengono dai Comitati civici , questi manifesti che contengono una così repugnante miscela di fascismo e di clericalismo. trascuriamoli! essi servono, semmai, a rilevare quello che è il fondo abietto del vostro pensiero. ma, onorevole La Malfa , stia attento, ella, dopo aver cominciato a ragionare come democratico, di non andare a cadere nello stesso fango, come quando, dopo aver sviluppato i suoi argomenti con tutti i fiori della retorica e della dialettica, finisce per dire che noi e i compagni nostri francesi saremmo le truppe di copertura dell' imperialismo slavo. no! noi siamo la classe operaia italiana la quale ha sempre...... la quale ha sempre combattuto contro la guerra....... per la pace, per la difesa dell' Unione Sovietica , per il trionfo del socialismo nel mondo intiero. vengo al terzo dei miei argomenti. avete voi la facoltà di fare questa politica aggressiva, di preparazione alla guerra contro l' Unione Sovietica , che si esprime con l' adesione al patto atlantico ? sostengo che non l' avete. prima di tutto non vi autorizza a questa politica la nostra Costituzione. la nostra Costituzione dice che il popolo italiano respinge la guerra come mezzo di politica estera ...... questo vuol dire, se le parole hanno un senso, che noi dobbiamo anche astenerci dall' aderire a un patto che, per la sua natura, per il modo come è costituito, e per il modo stesso come voi lo state spiegando e popolarizzando sui muri di tutte le nostre città, è un patto di guerra...... che offende la nostra libertà, e minaccia la nostra indipendenza. non faccio qui questione di neutralità o di armamento. i colleghi che sono stati con me nel Governo sanno che, riguardo a questa questione, non assomigliamo né agli anarchici, né ai massimalisti di una volta, nemmeno da lontano. comprendiamo tutta la necessità di una politica nazionale; ma una politica che inserisce il nostro paese in una formazione militare e di guerra nel momento in cui nessuno ci minaccia, e possiamo tranquillamente procedere alla ricostruzione della nostra patria, questa politica non è nazionale e la Costituzione non vi permette di farla. ma vi è di più. non vi permette di compiere questo passo di politica estera il risultato stesso del 18 aprile. non è vero che il 18 aprile abbia dato carta bianca all' onorevole Sforza e all' onorevole De Gasperi per fare la politica estera che vogliono. non è vero che il 18 aprile abbia dato al vostro Governo la facoltà di fare tutto quello che fa dispetto ai comunisti. interpretare in questo modo una consultazione politica di quel peso, veramente sarebbe cosa assai meschina, sarebbe segno di essenza di qualsiasi intelligenza politica! no, il 18 aprile vi fu una divisione politica, ma pure in quella divisione fummo tutti uniti, credo, salvo rarissime eccezioni di quella parte nel rivendicare una politica la quale non facesse aderire l' Italia a nessuno dei blocchi rivali che già allora si stavano costituendo nel mondo. questo era detto nel documento di fondazione della coalizione elettorale nella quale si è presentato agli elettori il nostro. partito; questo era detto nei vostri documenti; questo fu detto nei discorsi fatti da tutti voi, dal primo sino all' ultimo, per tutta la campagna elettorale . tanto è vero questo che forse per forza di inerzia dal 18 aprile si arriva fino al dicembre del 1948, quando trovate l' onorevole De Gasperi che a una domanda sul patto atlantico risponde che non ne sa nulla, e l' onorevole Saragat, che nel rapporto al congresso del proprio partito apertamente prende posizione contro una politica di adesione a qualsiasi blocco occidentalistico. siamo dunque di fronte a un impegno che abbiamo preso tutti e che non possiamo tradire. sono accaduti nel frattempo fatti così gravi, si sono precisate così serie minacce alla nostra vita nazionale — parlo di fatti, intendetemi e non di manifesti dei Comitati civici o di discorsi del ministro Sforza — che impongano a noi di cambiare quello che era l' orientamento politico che tutti pensavamo dovesse venire seguito dalla nazione italiana in questo difficile periodo della propria ricostruzione, della propria storia. se e così, avete il dovere di dircelo. dovete dirci: da parte dell' Unione Sovietica , o da parte di altri paesi, si minaccia la nazione italiana. non dovete ripeterci la solita solfa del Cominform, delle tenebrose azioni dei partiti comunisti, dei piani segreti che solo voi conoscete e così via . lasciamo andare, onorevole Sforza, le immondezze dell' antisovietismo: discutiamo di politica nazionale. voi non potete dare l' adesione dell' Italia al patto atlantico , fino a che rimanete legati a quello che avete detto agli elettori prima del 18 aprile, a quello che gli elettori si attendevano da voi e si attendono da tutti noi sulla base di quelle promesse. ha ragione l' onorevole Nenni: la questione che voi sollevate pone il problema di una nuova consultazione popolare . onorevole Tonengo, si auguri che con l' approvazione del patto atlantico non venga approvata qualche clausola segreta con la quale si imponga persino a lei di bere la coca-cola anziché il vino dei colli dell' Astigiano. riconosco, ripeto, che ha ragione l' onorevole Nenni di dire che un simile atto di politica estera , contraddicendo a tutte le impostazioni date a questa politica fino ad ora, e date particolarmente nel corso della campagna elettorale da tutti i partiti rappresentati in questa Assemblea, e non essendo giustificata da nessun fatto che minacci l' indipendenza della nazione italiana, richiederebbe una nuova consultazione popolare ; ma voi siete così poco democratici siete così lontani dall' ammettere questa necessità elementare, che nonché volgervi al popolo e permettergli di esprimere una sua opinione, impedite persino ai vostri colleghi, ai membri del vostro partito che sono contrari a questo atto di politica estera di venire a esprimere apertamente i loro argomenti in quest' Aula. ebbene, sappiatelo, il voto che voi darete — e noi sappiamo che voi lo darete — non sarà riconosciuto da noi. questo voto non sarà riconosciuto da noi, e noi ci rivolgeremo al popolo italiano dicendogli che ha il diritto e il dovere di non riconoscerlo. sì, questa è democrazia, cioè prevalere della volontà del popolo contro quella di un Governo che spinge il paese per una strada che da tutti è stata indicata, nel periodo elettorale, come una strada che non doveva essere seguita. quello che sta avvenendo oggi è cosa molto seria. molte stanno cadendo illusioni che forse erano state alimentate anche da qualcuno di noi. io non mi sono mai fatte eccessive illusioni sulla capacità del partito cattolico in Italia di realizzare rapidamente grandi riforme sociali, perché so il peso che in questo partito hanno gruppi sociali reazionari contro i quali debbono essere dirette inevitabilmente queste riforme. pensavo però talora che il prevalere del partito cattolico nella vita politica italiana avrebbe potuto avere, se non altro, una conseguenza benefica, e cioè che, sia per l' influenza di potenze le quali dovrebbero avere, se tenessero fede ai loro principi, una più grande tradizione universalistica del vostro partito, sia per una certa efficacia delle tradizioni, sarebbe stata frenata la marcia dei ceti dirigenti italiani verso la realizzazione di una politica simile a quella che è stata fatta nel passato e che ci ha portato tante volte sull' orlo della catastrofe. purtroppo, questo non sta avvenendo. voi state compiendo un atto che è contro le vostre stesse tradizioni, che è contro quello che si aspettava da voi la massa di quel ceto indifferenziato, non ancora educato politicamente, attaccato però soprattutto a una politica che conservi la pace dei focolari e la pace di tutto il paese. voi state tradendo la fiducia che questi ceti hanno riposto nel vostro partito il 18 aprile. voi vi mettete per una strada la quale assicura all' Italia la certezza, il giorno dopo che voi avrete firmato il patto, che il nostro paese sarà sede di basi militari di una grande potenza imperialistica straniera. questo è detto in tutte lettere, non so se negli articoli del patto che ancora non conosco, ma certo in tutto ciò che è scritto intorno al patto stesso, e il nostro ministro degli Esteri , invitato dall' onorevole Nenni a dare in merito una precisazione, non l' ha data, mentre questa era la sola cosa buona che avrebbe. avere sul proprio territorio basi militari di una grande potenza imperialistica straniera vuol dire essere oggetto di guerra sin dal primo momento in cui una guerra possa scoppiare. voi state per compiere un atto che assicura agli italiani la certezza, sin dal momento in cui il patto atlantico sarà da voi firmato, che il nostro paese sarà. trascinato — voglia o non voglia — e travolto dalla febbre della propaganda di preparazione di una nuova guerra. voi state per compiere un atto il quale dà all' Italia la certezza che, se scoppia la guerra, direi in qualsiasi parte del mondo, l' Italia sarà oggetto e teatro di guerra. l' Italia sarà uno di quei paesi che devono essere — come elegantemente si esprimono gli strateghi americani — « tappeto di bombe atomiche » . questo voi state facendo. voi dite che in questo modo rivedete il trattato di pace . no, voi non rivedete niente. rivedere il trattato di pace , per un paese come l' Italia, dopo i delitti del fascismo e la catastrofe cui essi hanno portato, è possibile soltanto adoprandosi con tutte le forze perché trionfi nel mondo una politica di distensione, di accordo, di collaborazione fra tutte le grandi potenze, non di rottura dell' Europa e del mondo. se questo infatti avverrà, e dal momento che avrete aderito al blocco aggressivo atlantico, vi sarà sempre la parte avversa che vi ricorderà tutte le clausole del trattato, ed esigerà che le rispettiate sino alla fine e vi sbarrerà la strada delle Nazioni Unite . e sarete stati voi a provocare questo fatto. voi state ripetendo quel che hanno fatto, purtroppo, per parecchi decenni e in troppe altre occasioni le vecchie classi dirigenti capitalistiche italiane: voi sbarrate la strada a una politica di riforme sociali, sbarrate la strada a una politica di redenzione del Mezzogiorno, sbarrate la strada a quella politica di distensione sociale di cui il nostro paese ed io in questo sono sinceramente d' accordo. con lei, onorevole Cappi, di cui il nostro paese ha bisogno in questo momento. credevo però che l' onorevole Cappi, quando ha sollevata questa questione, parlasse come uomo politico e non, come il ragazzino che, alla mamma che lo sgrida, dice che non è stato lui a cominciare. così non si può porre, onorevole Cappi, il problema della distensione. non le voglio nemmeno dire che l' iniziativa di una distensione debba partire da chi ha il potere nelle mani; no, non scendo neanche a questo; dico soltanto che la distensione incomincia dal momento in cui si tiene conto della opinione e dell' orientamento di tutto il paese, in tutte le sue parti. vi sono otto milioni di elettori, i quali non approvano la vostra politica estera di guerra: questo vuol dire che vi sono per lo meno sedici milioni di cittadini su questa posizione. oltre a ciò, vorrete ammettere che almeno una parte di coloro che hanno votato per voi abbiano creduto alla promessa fatta da voi prima del 18 aprile, che non vi sareste messi per una via come quella che oggi proponete; e che quindi oggi sono d' accordo con noi nel condannare l' adesione a questo patto e blocco di guerra. ecco dove incomincia una politica nazionale e di distensione. che conto tenete di questa forza? siete capaci ancora di tenerne un conto politico o siete soltanto più capaci di affidarla alle cure della polizia? qui è tutto il succo del problema, che vedo tanto dibattuto, dei rapporti tra la maggioranza e l' opposizione. qui nel Parlamento il problema ha aspetti di importanza secondaria, in quanto possono essere regolati o dall' applicazione del regolamento della Camera o dalle votazioni. ma quando si tratta della realtà e delle necessità più profonde della vita del paese; quando sapete che avete di fronte a voi una forza così imponente e vi rallegrate e battete le mani all' onorevole Sforza che vi dice che la Svizzera ha mantenuto la sua neutralità sciogliendo il partito comunista , vi ricordate, per lo meno, che questo lo ha fatto anche Mussolini e a che gli è giovato? onorevole Sforza, voglia ricordarsi almeno di una parte del suo passato! ma ritorno al tema della distensione. voi non potete sopprimere la realtà; non potete dire che negherete all' opposizione la facoltà di esprimere il proprio pensiero, di manifestare il proprio orientamento a proposito di questa che è la questione centrale di tutta la nostra vita nazionale nel momento presente. ma questo vuole dire che ogni giorno in modo più acuto si porrà davanti a voi il problema della rottura in due della nazione. non potete infatti credere che il dissenso sulla questione della pace, che noi vogliamo e della guerra, che voi preparate, sia paragonabile al disaccordo su qualsiasi altro problema politico o legislativo. qui si apre, infatti, una lacerazione insanabile. qui dovrebbe soccorrere, per evitarla, una politica estera nazionale. ma ogni possibilità di politica nazionale finisce quando voi, inebriati dal voto più o meno spontaneo dei 307, dite come De Gasperi : io faccio quello che voglio, io non ho paura, io impegno l' Italia per la via fatale, per la via ineluttabile, e tutte le altre cose che abbiamo già sentito dire molte volte, e che sono sempre state l' inizio di una politica di disfatta e di catastrofe. noi vogliamo evitarla, questa disfatta, vogliamo evitarla, questa catastrofe. su di voi, uomini dirigenti del Governo e del partito democristiano , nel momento presente non ci facciamo però nessuna illusione: sappiamo infatti che per la maggior parte, quello che fate non lo decidete voi: lo decidono forze che ormai sono più grandi di voi...... e che vi dettano la loro volontà. non parlo qui — perché non voglio lasciar nemmeno il dubbio che voglia offendere nessuno — delle influenze e degli ordini stranieri; parlo prima di tutto delle forze capitalistiche, le quali e nel 1911 e nel 1925 e nel 1935 e in seguito, sempre hanno cercato la via d' uscita dalle loro difficoltà per la strada dei blocchi militari, delle alleanze di guerra e della guerra. non ci facciamo illusioni. ci auguriamo che qualcuno di voi apra gli occhi, a tempo, che molti di voi, colleghi della Camera, aprano gli occhi; ce lo auguriamo. ma se noi non ci facciamo illusioni su di voi, vi prego, signori, non fatevi illusioni nemmeno a nostro proposito. ricordatevi, davanti a voi avete una classe operaia , una massa di lavoratori...... un partito di avanguardia, il quale si è forgiato in una lotta contro avversari che hanno usato tutte le armi per distruggerlo e non ci sono riusciti: dalle armi che hanno portato alla morte il povero Gramsci e quelle che per poco non facevano far la stessa fine anche a me pochi mesi fa. abbiamo saputo fare in ogni situazione il nostro dovere: il dovere dei socialisti, dei democratici, dei proletari nella lotta contro la guerra. al congresso di Stoccarda dell' Internazionale socialista , questo dovere è stato indicato in un modo molto chiaro: « nel caso che nonostante tutto scoppiasse la guerra, i proletari hanno il dovere di intromettersi per farla cessare prontamente, e di utilizzare con tutte le loro forze la crisi economica e politica creata dalla guerra, per agitare gli strati popolari più profondi e precipitare la caduta del dominio capitalistico » . oggi si tratta però di una guerra particolare, della guerra contro l' Unione Sovietica . ebbene, contro l' Unione Sovietica la guerra non si farà, perché il popolo vi impedirà di farla. questo è nella tradizione della classe operaia e dei lavoratori dell' Italia, della Francia, dell' Inghilterra, degli USA, di tutto il mondo capitalistico. andate a rivedere la cronaca, se volete, o la storia degli anni dal 1919 al 1924 e trarrete insegnamenti in proposito. è presente l' onorevole Giulietti? non lo vedo. l' onorevole Giulietti l' altro giorno mi ha mandato un suo opuscolo di quel periodo in cui egli narra l' impresa avventurosa che condusse a termine quando si impadronì, in pieno mare, di un bastimento carico di armi dirette all' Unione Sovietica , per armare gli eserciti che inglesi, francesi e americani avevano mandato per strozzare la Repubblica dei Soviet . l' onorevole Giulietti non era allora comunista né socialista; non è né comunista né socialista adesso; ma sono convinto che oggi rifarebbe quello che ha fatto allora. ed oggi non ci sono soltanto uomini e gruppi isolati, disposti a far ciò; ci sono centinaia migliaia, milioni di lavoratori che seguiranno lo stesso cammino, lo stesso esempio. non fatevi, a questo proposito, alcuna illusione: la guerra contro l' Unione Sovietica non si può fare e non si farà. ma voi insistete forse troppo e vi è senza dubbio una intenzione provocatoria nella domanda che continuamente ci rivolgete: che cosa farete, diteci, nel momento in cui ci sarà la guerra? ce lo avete già detto. non vi accorgete nemmeno della profonda contraddizione che vi è tra quello che dite di volere e questa domanda che rivolgete a noi. io desidero superare il problema. non ho bisogno di rispondere a questa domanda. il compito nostro, il compito del partito comunista e degli altri partiti collegati alle masse lavoratrici e che sentono gli interessi di queste masse e della nazione, non è quello di dibattere quello che faranno il giorno in cui ci sarà la guerra, ma è, oggi, di salvare la pace. perdonatemi se ho usato l' espressione « nostro compito » , la quale mi sembra inadeguata all' idea che voglio esprimere. il compito di salvare la pace non è di un partito, è di tutti i partiti, perché risponde a un interesse nazionale e umano. il fronte della pace è più largo di qualsiasi partito e di qualsiasi blocco di partiti, sia esso di maggioranza o di opposizione. il fronte della pace deve comprendere tutti gli italiani che amino il loro paese e la libertà. esso abbraccia tutte le classi, tutte le regioni, tutte le credenze politiche, tutte le fedi. nel combattere, nel lavorare, nel fare una grande opera di persuasione e di organizzazione perché un simile fronte si costituisca in Italia e fermi la vostra mano, io mi auguro che tutti i membri del mio partito e dei partiti che combattono insieme con noi per la pace sappiano dare all' azione loro un respiro più profondo, più largo, più umano di quanto non abbiamo fatto fino adesso. questo è l' augurio che faccio al mio partito e a tutti coloro che vogliono salvare la pace del nostro paese. quando vediamo ciò che voi state facendo e pensiamo alla conseguenza delle vostre azioni, ci sentiamo animati oggi dallo stesso sentimento che provavamo all' inizio della seconda guerra mondiale , quando vedevamo, gli aeroplani mandati dal fascismo e dal nazismo in Ispagna, fare strazio di quelle popolazioni. sapevamo che vi erano degli italiani su quegli apparecchi, ma non dicevamo, no, che l' Italia e le popolazioni italiane avrebbero dovuto sopportare le conseguenze di quel delitto. dicevamo soltanto che il nostro dovere era di combattere di più, con maggiore tenacia, per rovesciare al più presto il regime che perpetrando quei delitti preparava alla nostra patria le sciagure che voi tutti sapete. spero che questo sentimento ispiri e inciti all' azione non solo i nostri compagni, ma milioni e milioni di cittadini. combattenti della pace in Italia, collegati e uniti ai combattenti per la pace in tutto il mondo capitalistico e coloniale, vogliamo unire in un solo fronte, per un' azione comune, tutti quelli che vogliono preservare la pace e per questo sono pronti a combattere contro la vostra politica di guerra. vogliamo essere in questa lotta più impavidi, più decisi di prima, più capaci di tender una mano a tutti coloro che non vogliono la guerra, che vogliono fare passi concreti per evitarla, realizzando una positiva politica di pace. in nome di tutti costoro, noi diciamo no al patto atlantico , perché patto di preparazione alla guerra; diciamo no alla vostra politica perché politica di ostilità e aggressione contro l' Unione Sovietica , diciamo no agli intrighi imperialistici che voi state tessendo ai danni del popolo italiano , della sua indipendenza, della sua libertà, e faremo tutto quanto sta in noi per smascherare e far fallire questa vostra politica!