Pietro NENNI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 191 - seduta del 11-03-1949
Iniziative normative per garantire la conformità delle decisioni giudiziariealla normativa vigente
1949 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 381
  • Comunicazioni del governo

con le dichiarazioni del presidente del Consiglio si conclude la prima fase di una polemica che è continuata due anni fra Governo e opposizione. da due anni noi affermiamo dalla tribuna parlamentare, nella stampa, nelle pubbliche manifestazioni che tutto il senso della politica estera di questo Governo sta nella sua volontà di inserire il paese in un' organizzazione di carattere militare. da due anni, alla nostra reiterata dichiarazione che Piano Marshall , OECE, patto di Bruxelles , Organizzazione delle Nazioni Unite o meglio disunite, patto atlantico , costituiscono un insieme, il Governo — la Camera ne è testimone ha sempre risposto che noi tentavamo ingiustamente di allarmare il paese, che non vi era nessun sottinteso di carattere politico e tanto meno militare nell' azione del ministro degli Esteri e nell' indirizzo del Governo. signori, ciò ci dà il diritto di dire alla maggioranza, al Governo, al paese che oggi crollano due anni di reticenze e di menzogne e che finalmente il fine perseguito dal Governo appare in tutta la sua evidenza: si voleva portare l' Italia in un patto militare, che voi affermate essere difensivo, noi diciamo essere offensivo e che, in ogni caso, vi è stato suggerito non dagli interessi del paese, ma dalla paura e dall' odio. signori del Governo, noi prendiamo atto della vostra dichiarazione, ma abbiamo il diritto di dire che le spiegazioni date in Parlamento non possono essere considerate sufficienti. sovente ho avuto occasione di dire da questa tribuna che mi pareva si riducesse il sistema parlamentare ad una cosciente mistificazione, si insisteva a porre la Camera di fronte ai fatti compiuti. non considero né democratico, né parlamentare il metodo oggi applicato di chiamarci a ratificare qualcosa su cui ci si danno spiegazioni reticenti e insufficienti. per la prima volta, da una frase del presidente del Consiglio , apprendiamo che contrariamente a quanto fino a questo momento si era fatto sperare e credere al paese, persino il problema della revisione del trattato di pace è stato sganciato dagli accordi ai quali il Governo ha dato la sua adesione. orbene, c' è una Commissione degli esteri la quale, prima che il dibattito si apra in pubblica assemblea, ha il diritto di conoscere i documenti che il Governo considerasse non di dominio pubblico, ha il diritto di conoscere i termini esatti del patto atlantico . domando perciò al ministro degli Esteri di fornire alla Commissione degli esteri le informazioni ch' egli non è in grado di dare all' Assemblea, tenuto com' è alla discrezione su certi atti del suo ministero. domando che il dibattito si apra in piena chiarezza, dopo matura riflessione sulla portata degli obblighi che assumiamo. possiamo divergere sulla valutazione della situazione attuale dell' Europa e del mondo, ma credo che saremo d' accordo almeno su un punto. la decisione che il Governo ha preso e che ci domanda di avallare è fra le più gravi nella storia del paese. è certamente altrettanto grave di quella che il governo fascista prese nel 1939, quando firmò il « patto d' acciaio » e lo illustrò al paese come tendente a preservare la pace europea. al sistema finora praticato di discutere in funzione di opposte ideologie, si sostituisca il solo metodo degno del Parlamento: discutere i fatti per quello che realmente sono, gli impegni per quello che realmente comportano. alla fine del dibattito noi respingeremo l' adesione italiana al patto atlantico con la coscienza di servire in tal modo la pace. ma prima che il dibattito si inizi abbiamo il diritto di chiedere che ci siano forniti tutti gli elementi di giudizio. spero che il Governo accetterà la nostra richiesta, che il ministro degli Esteri verrà davanti alla commissione. dopo di che potremo e dovremo prendere tutti le nostre responsabilità: noi lo abbiamo già fatto...... giacché, se la comunicazione del Governo può costituire motivo di sorpresa per quanti prestarono credito alle ripetute affermazioni dei ministri responsabili circa la loro volontà di astenersi da ogni accordo militare, noi, fin dal primo momento, abbiamo sempre accusato il Governo di volerci portare al punto a cui oggi siamo giunti. chiediamo al Governo gli elementi di fatto per giudicare in quale misura ha trascurato, abbandonato o tradito gli interessi fondamentali del paese.