Pietro NENNI - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 15 - seduta del 11-06-1948
Sulla tutela dell'ordine pubblico
1948 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 110
  • Comunicazioni del governo

onorevoli colleghi , io non credo, si possa accettare l' opinione espressa poco fa dall' onorevole Cappi, che si possa cioè, considerare il dibattito nel quale siamo impegnati, come rivolto esclusivamente versò l' avvenire, a prescindere dal giudizio della Camera sul recente passato della nostra vita politica. ritengo, al contrario, che il dibattito debba rivestire necessariamente un doppio carattere; esso è la conclusione, della polemica, che si è svolta in quest' Aula fra opposizione e Governo, nel 1947; è la conclusione della lotta elettorale, ed è un proemio, una introduzione sui temi che via via l' Assemblea dovrà affrontare negli anni prossimi. il 18 aprile ha profondamente modificati la struttura dell' Assemblea ed ha altrettanto profondamente modificati i rapporti di forza fra i partiti e le classi qui rappresentate. noi socialisti non abbiamo nessuna intenzione di minimizzare ciò che è successo il 18 aprile. non abbiamo minimizzato l' insuccesso relativo del Fronte, non abbiamo minimizzato l' insuccesso del nostro partito nel Fronte, e giacché molti giornali hanno parlato di miei errori, consentitemi di aggiungere che io non ho affatto minimizzato la mia parte di responsabilità in errori tattici, i quali abbiano potuto influire sull' esito delle elezioni. in verità la polemica sui miei errori l' avrei fatta volentieri, se coi miei critici esistesse un comune criterio di valutazione dei fatti e delle cose. è certo che, se l' ideale della mia vita fosse stato quello di occupare una poltrona ministeriale o di non abbandonarla più, avrei oggi qualche motivo di rimpiangere i miei reali o pretesi errori, ma l' ideale della mia vita, essendo soltanto quello di secondare la classe operaia in tutte le sue lotte, trovo naturale che in un momento in cui la classe operaia ha subito un insuccesso, io ne segua il destino. scandaloso sarebbe il contrario; scandaloso sarebbe che di un insuccesso della classe operaia un socialista potesse fare una occasione di personali fortune politiche o ministeriali. a quanti conoscono la storia del movimento socialista degli ultimi 50 anni, non ho bisogno di dire che i partiti socialisti sono sempre entrati in crisi non appena si sono verificate situazioni analoghe a quella del 18 aprile. sono sopratutto le correnti della sinistra socialista, che si trovano le più esposte a beneficio della destra, la quale si presenta come atta a salvare quello che ancora è salvabile. con un paradosso soltanto apparente si potrebbe dire che la storia dei partiti socialisti è la storia delle loro scissioni, unificazioni, rescissioni. non vorrei però che si esagerasse sulla portata del nostro insuccesso. la modificazione dei rapporti che si è determinata il 18 aprile incide sulla nostra rappresentanza parlamentare e dimostra che c' è stato un fenomeno generale di polarizzazione verso gli estremi, di cui anche noi abbiamo sofferto. eravamo 61 in quest' Aula; torniamo in 51 compresi i 7 indipendenti che hanno voluto far causa comune col nostro gruppo. ma i liberali erano 36 e sono tornati 16, i repubblicani 24 e sono 10, i secessionisti 54 e sono 33. le preci funebri sono soltanto per noi. esse sono sprecate, ed ho l' impressione che la vitalità del partito socialista italiano sia per riservare ancora molte sorprese ai nostri avversari! diverse cause hanno influito sul nostro insuccesso relativo, è in primo luogo la riluttanza del corpo elettorale socialista a dare le preferenze, ed un poco anche (l' onorevole Cappi l' ha ricordato qualche istante fa) quello che io chiamai scherzosamente l' imperialismo dei nostri compagni di cordata comunisti che è la tendenza a sopravalutare i propri interessi di gruppo e di partito. se, è una virtù, finiremo per impararla e praticarla anche noi! ma non sono questi, onorevoli colleghi , gli argomenti che possono imbarazzarci. ciò che dovreste cercare di dimostrare per confonderci è che lo sforzo che abbiamo compiuto nel 1946-1947, e poi nelle elezioni dell' aprile, di portare a compimento il processo di inserzione delle masse popolari nella direzione dello Stato, non valeva la pena di essere fatto, non era conforme all' interesse della classe lavoratrice e di tutta la nazione. io credo invece, che verrà il giorno in cui voi del centro e della destra rimpiangerete di aver distrutto per fanatismo ideologico e interesse di classe, l' equilibrio del 1946-47; verrà presto il giorno in cui riconoscerete che un alito di solidarietà fra gli italiani vale, ai fini della ricostruzione del paese, più di tutti i piani Marshall presenti e futuri. so non credo, onorevoli colleghi , che voi abbiate contribuito alla pacificazione politica e sociale del paese impostando la lotta elettorale contro di noi, come se fossimo tanti Erostrati che corrono a bruciare i templi. l' onorevole De Gasperi mi fece una volta una confessione, fu al Viminale, nel maggio 1947, mentre egli consumava quella scissione delle forze popolari di cui ieri ha parlato l' onorevole Togliatti. come io mi accomiatavo da lui, dopo avergli detto quanto paventassi ciò che stava succedendo, per il presente e l' avvenire del paese, egli mi disse: « l' uomo che siederà a questo tavolo — e indicava il tavolo del presidente del Consiglio — da ora in poi sarà un uomo nuovo. » onorevole De Gasperi , ho pensato sovente alle vostre parole nel corso della campagna elettorale , ed ho dovuto constatare che l' uomo nuovo che voi annunciavate, è un uomo molto vecchio nella vita politica del nostro paese, è l' uomo contro il quale le forze progressive della democrazia italiana si battono da secoli; è il suscitatore dei fantasmi del passato contro l' irrompere delle nuove classi che avanzano sulla via del progresso. l' uomo nuovo che era in voi è quello della contrapposizione manichea del bene al male, della luce alle tenebre; Claudio Treves direbbe dell' irrazionale al razionale; è l' uomo che applica all' Italia la maledizione biblica caduta su Caino: in preda all' inquietudine ed alla paura andrai vagando per la terra. la campagna elettorale ha avuto la caratteristica del « concerto dell' antiprogresso » , di cui parla uno scrittore francese. a noi che facevamo appello alla ragione, che mantenevamo il contatto coi problemi reali, che condannavamo le evasioni spiritualiste e idealiste, voi non avete saputo opporre che le illusioni del soprannaturale, della religione, della metafisica, chiamate a sostegno dell' ordine borghese e capitalista. voi avete mobilitato contro di noi tre paure che sapevate corrispondere a tre menzogne onorevole Cappi, voi avete giustificato l' atteggiamento della Chiesa cattolica , richiamandovi ad una esigenza, che ci guardiamo bene dal contestare. quando voi asserite che la, Chiesa ha il diritto di prendere una determinata posizione polemica e critica nei confronti del marxismo, avete ragione; la, Chiesa cattolica ha questo diritto ed essa lo esercita da 2000 anni contro ogni idea e movimento eretico. senonché una cosa è l' esercizio di tale diritto, e una tutt' altra cosa l' intervento diretto in una lotta di carattere elettorale. un conto è che la Chiesa, nell' esercizio del suo ministero affronti l' eresia, un conto è che essa ponga le armi spirituali della religione al servizio di un partito o di una classe in una campagna elettorale . lungi da me l' idea di contestare alla Chiesa il diritto di considerare il marxismo fuori di quella somma di valori spirituali di cui assume la tutela. inamissibile è invece che, per finalità quanto mai profane, la Chiesa abbia creato l' ottavo peccato mortale per le elettrici e gli elettori del Fronte. la figura di questo dannato alla perdizione perpetua è stata delineata non soltanto nei manifestini di cui dava lettura avant' ieri il collega onorevole Gullo, ma nella lettera quaresimale del patriarca di Venezia, ripresa dagli arcivescovi di Milano di Genova e da, tutti i vescovi. cosa c' entra l' ottavo peccato mortale con la missione spirituale della Chiesa, rivendicata, a giusto titolo, dall' onorevole Cappi? peggio ancora. durante la campagna elettorale noi abbiamo visto la religione scendere al livello della taumaturgia, con le apparizioni della croce divina, le Madonne che movevano gli occhi i ragazzi e le donne invasate, tutte cose di cui fu ricca la storia della Francia nel periodo dal 1870 al 1880, quando ogni tanto appariva una Vergine ad annunziare la fine della Repubblica ed il prossimo ritorno della monarchia. onorevole Cappi, tutto ciò non ha veramente niente a che vedere con la missione spirituale della Chiesa. e se fossi in voi, molto mi avrebbe preoccupato davanti a codesta rifioritura di fanatismo taumaturgico la soddisfazione dei superstiti borghesi volterriani o degli pseudoliberali cavouriani, i quali professarono in confronto ai preti l' opinione del cavalier Monaldo, che li teneva per utili solo perché « più birbanti dei birbanti » . comunque, ciò pone dei problemi: dove va a finire il Concordato onorevole presidente del Consiglio , quando la Chiesa assume un tale atteggiamento? dove vanno a finire, onorevole ministro degli Interni gli articoli 70 e 71 della legge elettorale , quando la Chiesa trasforma l' altare in una agenzia elettorale? voi avete l' obbligo di darci una risposta, quella del « leader » della maggioranza non potendo essere considerata come soddisfacente. il presidente del Consiglio , a cui è devoluta la tutela della legge, non può, perché cattolico militante, sottrarsi all' obbligo di dirci che cosa sta diventando la sovranità dello Stato, che ha costituito uno dei principi fondamentali del Risorgimento. pare a me che quanto è accaduto abbia riaperto il problema della Conciliazione, ed abbia dimostrato come Giovanni Bovio non avesse torto allorché, da questi banchi, definiva la Conciliazione « un patto di mutua mediocrità fra lo Stato e la Chiesa » . il problema della laicità dello Stato è di nuovo posto di fronte alla nazione e al Parlamento non potrà a meno di affrontarlo a fondo. del resto non è un problema solo italiano. in Belgio e in Francia la coalizione dei cattolici con i socialdemocratici è in crisi sulla questione, appunto, della laicità della scuola. non mancheranno le occasioni, nel corso della legislatura che si inizia, di approfondire questi problemi. noi dell' opposizione avevamo il dovere ed il diritto di sottolineare l' atteggiamento della Chiesa, molto meno per il danno momentaneo che può aver provocato in una lotta elettorale, quanto in rapporto al principio della sovranità dello Stato, della sovranità del potere civile di fronte al potere religioso, al quale non intendiamo rinunciare né oggi né mai. sull' intervento americano, quanto ha detto l' oratore della maggioranza dev' essere considerato come assolutamente inadeguato. c' è intanto questa faccenda dei quattro milioni di dollari che l' America ha speso in Italia per le elezioni, e in merito alla quale non abbiamo avuto dall' onorevole Cappi una risposta soddisfacente! vi è una dichiarazione del senatore Bridge, attestante che quattro milioni di dollari sono stati messi a disposizione per le elezioni in Italia. dove sono andati? l' indagine sull' uso di questi quattro milioni può essere fatta anche dall' opposizione, ma noi ci troveremmo nella impossibilità di fare luce senza il concorso del ministro dell'Interno . l' onorevole Cappi ha riconosciuto la materialità del fatto, limitandosi ad escludere la responsabilità del suo partito. noi chiediamo una risposta più concreta. senonché, onorevoli colleghi , il problema dell' intervento americano, è di più vasta portata e pone un grave problema di carattere generale . nessuno può negare che l' intervento ci sia stato. a prescindere da quanto hanno detto e scritto uomini politici e giornalisti di oltre Atlantico, ci sono le dichiarazioni assolutamente, esplicite del signor Marshall; « se le elezioni italiane portassero a questo risultato (la vittoria del Fronte) il nostro Governo dovrebbe concludere che l' Italia ha deciso di rinunciare ai benefici del programma di ricostruzione europea » . in questo modo il dipartimento di Stato si autorizzava a dare della politica estera che avrebbe seguito il Fronte una interpretazione arbitraria, che si risolveva in un intervento diretto nella lotta elettorale. a questo proposito io desidero leggere — perché resti negli Atti parlamentari la protesta di un uomo, che noi tutti stimiamo, Gaetano Salvemini, a cui il lungo esilio non ha tolto il sentimento della dignità nazionale. ora, Gaetano Salvemini aveva preparato, per il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio , la protesta seguente, che credo non sia stata in definitiva inoltrata, avendo il Salvemini temuto di diventare lo strumento di qualche manovra di politica interna . ecco il testo della sua dichiarazione: « i sottoscritti biasimano energicamente l' intervento di americani nelle elezioni italiane. gli italiani non sono un popolo selvaggio che ha bisogno che si dica quel che deve fare. nessun americano tollererebbe un intervento italiano nelle elezioni americane. noi siamo veramente, indignati per la partecipazione dell' ambasciatore americano nella campagna elettorale italiana. a nessun ambasciatore italiano sarebbe permesso intrigarsi in elezioni americane. noi speriamo che a questa — vergognosa attività dell' ambasciatore americano in Italia sia messa una fine dal governo americano per effetto di proteste che sorgono dagli stessi italiani » . è d' altro canto noto come la valanga di lettere dall' America che si è abbattuta sul nostro paese sia stata organizzata dai pubblici poteri. ho qui la dichiarazione di un italiano residente a San Francisco , il quale dichiara che se fosse venuto in Italia avrebbe votato per i saragattiani, che non è, quindi, sospetto di eccessiva simpatia per noi del Fronte. la sua lettera dice: « milioni di lettere sono partite dagli USA, secondo le statistiche del dipartimento delle poste. lettere politiche. l' ambasciata italiana in Washington esorta a scrivere, i consoli della Repubblica, seguendo le istruzioni dell' ambasciata, esortano a scrivere. lo stesso segretario degli Esteri degli USA suggerisce di scrivere » . l' onorevole ministro degli Esteri è stato molto severo nei confronti di un ambasciatore che ebbe il torto, o la ragione (questo si deve ancora appurare) di venire in Italia a fare il suo dovere di candidato. spero che egli sia d' accordo con noi nel ritenere che le ambasciate ed i Consolati all' estero non sono delle agenzie elettorali della Democrazia Cristiana ! infine, la terza grane paura mobilitata contro di noi è stata quella del comunismo. non condivido, onorevole Cappi, il suo giudizio in materia. se ella si richiama a tempi non molto lontani, concorderà con me che la paura, del comunismo dell' anno 1948 è un fenomeno del tutto analogo alla paura del liberalismo un secolo fa e alla grande paura del socialismo che si determinò nel nostro paese alla fine dell' 800 e che fu l' arma di Governo di Crispi e della destra tra il 1890 e la fine del secolo. il fenomeno è anche molto analogo alla paura del massimalismo di trent' anni fa, di cui approfittarono abilmente Mussolini ed i suoi luogotenenti, facendo fare all' Italia una cura di anticomunismo di cui il paese subisce e subirà per molto tempo ancora le conseguenze. codeste grandi paure si insinuano, si accentuano, esplodono e poi passa il tempo e ci si accorge che sono la mascheratura degli interessi di classe. in questi giorni Panfilo Gentile , storico un poco « salotier » , di 50 anni di socialismo in Italia, ha fatto la constatazione che la grande paura della fine dell' Ottocento, quando, come oggi, in ogni sciopero si vedeva una innovazione e ogni moto di piazza era gabellato per rivoluzione, altro non era, che una reazione borghese al movimento operaio e socialista « guidata solo dall' istinto generico della conservazione » . è vero, onorevole Cappi, non c' era la Russia, come nel 1934 non c' era un partito comunista in Austria, ed il partito cristiano sociale adoperò i cannoni contro i socialisti come non c' era onorevole Cappi un grande partito comunista in Spagna nel 1934... mi dispiace per l' ignoranza politica del collega che mi ha interrotto, ma nelle Cortes spagnuole del 1934 c' era un solo deputato comunista e in quelle del 1936 i comunisti erano 15. c' erano però da 130 a 140 deputati socialisti, e l' Austria e la Spagna insegnano, che voi non fate alcuna differenza tra socialisti e comunisti. tutto ciò dimostra come la politica dei moderati si fonda sullo sfruttamento della religione e dell' autorità come sotto l' antico regime. in questo senso il fenomeno va oltre le elezioni, e non può essere isolato nel tempo. esso pertanto non ci impressiona. c' è una virtù che vorrete spero riconoscerci, quella della pazienza: siamo stati pazienti per 25 anni; lo saremo quanto sia necessario perché il paese riconosca l' errore del 18 aprile. ma per voi è chiaro, che il modo con cui avete fatto la campagna elettorale è il preannuncio del modo con cui vi apparecchiate a dirigere lo Stato; ora che in virtù delle tre paure, avete conseguito la maggioranza assoluta nell' Assemblea. noi ci siamo trovati sovente di fronte a situazioni ben altrimenti gravi e non abbiamo piegato, né siamo portati in linea generale a dare troppa importanza al fatto elettorale, così da farne un motivo di lutto. abbiamo però il diritto di dire che la vostra vittoria è fondata sulla menzogna, che secondo il vecchio motto di Metternich è il vuoto. vittorie fondate sulla menzogna non possono che provocare un progressivo aggravamento dei rapporti politici e di classe. ovunque il partito cattolico è stato al governo, in Austria, in Germania, nella Spagna e in Portogallo esso è stato trascinato. pressoché inevitabilmente verso l' abisso della guerra civile , la cui premessa psicologica è nella constatazione che faceva poco fa l' onorevole Cappi circa l' ininterpenetrabilità dei nostri linguaggi, che fa si che anche se diciamo le stesse parole, in realtà pensiamo cose diverse. voi avete incominciato nel 1947 a fare senza di noi per poi passare alla seconda fase, quella delle elezioni contro di noi. già oggi dimostrate che l' opposizione vi riesce intollerabile, onde non e arbitrario pensare che subite già la spinta a sbarazzarvene... oppure a metterci in condizioni di non potere esercitare il nostro mandato. questo vi chiede la parte più reazionaria del vostro corpo elettorale ; la medesima che negli ultimi venti anni ha votato per i plebisciti fascisti. se potrete resistere a questa pressione ve ne daremo atto. è però un dato pressoché costante della nostra storia politica, da Crispi a Mussolini, allo stesso Giolitti, sebbene con altri mezzi, quello di mettere l' opposizione in condizioni di non esercitare la sua funzione. a questo ci opporremo con estrema energia. voi non avrete da questi banchi una opposizione di comodo. ond' è che i sermoni sulla pacificazione, dopo una lotta elettorale come quella che si è svolta due mesi fa, ci lasciano indifferenti. del resto le manifestazioni più evidenti dello spirito di pacificazione del Governo, noi le ravvisiamo nelle forze dell'ordine pubblico poste a protezione dei crumiri della Valle Padana ; a protezione della mafia in Sicilia (dove ci sono, onorevole Cappi, tanti Don Rodrigo !); a protezione delle serrate industriali; e ciò in ispregio dell' esperienza giolittiana del 1920, allorché il vecchio mago di Dronero fronteggiò l' occupazione delle fabbriche senza l' intervento della forza pubblica , che complica e non risolve i conflitti sociali. il fatto che siedono al Governo i rappresentanti di altre correnti politiche non modifica il giudizio che portiamo nella maggioranza e su ciò che essa rappresenta. non sono sorpreso, di vedere al Governo i liberali, il liberalismo avendo ormai rotto con le tradizioni laiche del Risorgimento. non sono sorpreso che vi siano i repubblicani così detti storici, data l' intima natura conservatrice del loro movimento. neppure sono sorpreso che l' onorevole Saragat e i suoi amici siedano al Governo, per inaugurarvi una esperienza assolutamente nuova nella storia del socialismo. se non sbaglio, nella storia del socialismo, dall' inizio del secolo fino ad oggi, ci sono quattro tipi di collaborazione, di partecipazione socialista al Governo. tra il 1900 e la prima guerra mondiale vi sono le evasioni individuali: Millerand, Briand, e da noi Bissolati. durante la guerra, da parte di alcuni partiti socialisti ci sono state le esperienze dell' « unione sacra » , che provocarono numerose scissioni. fra le due guerre c' è tutta una fioritura di esperienze: c' è la classica esperienza della socialdemocrazia tedesca, basata sulla teoria Kautskiana dell' equilibrio delle forze; c' è il Governo di minoranza di MacDonald in Inghilterra; ci sono i fronti popolari in Francia e in Spagna. nell' attuale dopoguerra abbiamo avuto le esperienze tripartitiche in Francia e in Italia e abbiamo attualmente la coalizione dei cattolici coi socialdemocratici in Belgio, Francia, Olanda; coalizioni che sono tutte zoppicanti, tutte, in crisi. e evidente che in Francia il Centro cattolico sta subendo una violenta attrazione verso la destra degaullista, rendendo precaria l' esistenza del Governo attuale. e altrettanto evidente che il partito cristiano-sociale del Belgio penzola sempre più verso il « leopoldismo » , la forma belga di una reazione di carattere militare. comunque, siamo sul piano di esperienze, le quali possono avere la loro giustificazione nel fatto che i cattolici senza i socialisti non potrebbero governare, e neppure i socialisti senza i cattolici. l' onorevole Saragat inaugura l' esperienza dei socialisti invitati al Governo. che cosa possa dare una tale esperienza lo vedremo, ma essa non può che essere negativa. allo stato delle cose m' è sembrato di cogliere nelle parole imprudenti, pronunciate pochi istanti fa dall' onorevole Cappi, una nota di diffidenza nei confronti di invitati al Governo che sono sospettati di partecipare al banchetto ministeriale per mettere uno scivolo sotto i piedi dell' onorevole De Gasperi . fosse vero! comunque, onorevoli colleghi , il solo precedente che si adegui alla situazione dei secessionisti è quello della collaborazione del Partito Popolare con il primo Governo Mussolini, negativa sotto ogni aspetto, anche in rapporto a quelle che poterono essere allora le illusioni di don Sturzo e di De Gasperi . non ne risulterà niente di utile per le classi lavoratrici e per la vita democratica del paese, se non forse la comprova della giusta posizione del socialismo italiano sulla questione della partecipazione. giorni or sono uno scrittore liberale, il Missiroli, faceva a me l' onore di paragonare il mio errore del 1947 all' errore di Filippo Turati del 1921-22. m' è avvenuto molte volte, accompagnando Turati nelle sue passeggiate lungo, la Senna, di discutere con lui della mancata collaborazione al Governo. ne aveva conservato una certa amarezza, ritenendo che la classe lavoratrice non avesse allora sfruttato abbastanza l' arma parlamentare per arrestare il cammino del fascismo. non aveva però rimorsi, in quanto riteneva inutile per i socialisti essere al Governo, se non avendo dietro di se l' azione poderosa e disciplinata delle classi lavoratrici . Turati sentiva che diversamente si diviene lo zimbello della borghesia e delle classi reazionarie. se quindi un problema di unità socialista e di unità democratica esiste nel nostro paese, è come esigenza di lotta contro questo Governo, di lotta contro la restaurazione capitalista nel nostro paese, di lotta contro la restaurazione capitalista in Europa, della quale si sono fatti alfieri i ceti dirigenti degli USA. per quanto riguarda l' avvenire, la critica che noi del gruppo socialista facciamo al programma del Governo è che esso è in strettissima armonia con la campagna elettorale , dove si è parlato più di Cristo o di Mefisto col piede forcuto, che dei problemi, dalla soluzione dei quali dipendono l' avvenire della democrazia e della Repubblica. non è ammissibile che il Governo taccia su ciò che intende fare per attuare l' articolo 43 della Costituzione, che contiene un invito esplicito al Parlamento di procedere alla nazionalizzazione di determinati servizi di interesse pubblico. ciò è tanto più necessario; ove si tenga conto che non sarà possibile affrontare la riforma agraria se prima non si saranno nazionalizzate le fonti dell' energia elettrica e l' industria chimica, o per lo meno il ramo di essa legato allo sviluppo dell' agricoltura. quanto al programma enunciato dal Governo in applicazione dell' articolo 44 della Costituzione, esso elude e non promuove la riforma agraria . l' onorevole De Gasperi si mantiene ancora nell' ambito delle esperienze semisecolari della bonifica e dell' esproprio dei terreni non bonificati o non convenientemente sfruttati. ora, la riforma agraria è tutt' altra cosa e presuppone che venga senz' altro fissato il limite massimo del diritto privato di proprietà e la ridistribuzione della proprietà fondiaria. si tratta, come già è stato detto, di una questione essenzialmente politica, e che l' attuale Governo non osa e non può affrontare, in quanto e l' eletto degli agrari, che dovrebbe colpire con una legge di espropriazione. il presidente dei Consiglio non ha neanche citato l' articolo 45 della Costituzione, il quale concerne un problema di straordinario interesse, cioè l' aiuto alla cooperazione; ed ha ignorato l' articolo 46, che implica il riconoscimento giuridico dei consigli di gestione. ora è vero, onorevoli colleghi , che la Commissione che elaborò l' articolo 46 non fu concorde. essa escluse la direzione in condominio delle aziende, ma le dichiarazioni dei deputati democristiani Dominedò, Togni e Fanfani non lasciano dubbi circa il riconoscimento dei consigli di gestione, almeno con funzioni di consulenza se non di deliberazione vincolante. il silenzio del Governo in questo campo, è la dimostrazione della sua cattiva coscienza! ora, quello che il Governo non vuole e non può fare noi lo faremo. se il Fronte avesse vinto, esso si sarebbe presentato al Parlamento con una serie di progetti tendenti a dare attuazione ai punti fondamentali della Costituzione. il Fronte, non avendo avuto l' onore di vincere, si varrà del diritto d' iniziativa parlamentare per presentare esso i progetti elusi dal Governo e non esiterà a ricorrere al referendum non appena ne sia venuto il momento, lieto delle confluenze che potessero determinarsi fra l' opposizione e determinati settori della maggioranza. l' onorevole Dossetti ha lasciato, ironicamente intendere in un trafiletto di « cronache sociali » , che il solo mistero nel quale noi « laici » crediamo è quello dell' unità della Democrazia Cristiana . il « dottore sottile » del centro, avrà l' occasione — io spero — di provare coi fatti il nostro errore. se nelle elezioni avessimo conseguito la maggioranza relativa , nella quale speravamo, avremmo messo subito alla prova il mistero della unità della Democrazia Cristiana . non mancheranno le occasioni per saggiare fino a che punto sono una ed indivisibile la maggioranza governativa e la Democrazia Cristiana . forse questo lo si potrà constatare su un' altra delle questioni sulle quali il Governo ha taciuto, voglio dire, la questione meridionale . è vero che il Governo ha nominato nella persona di un illustre rappresentante di Napoli un vicepresidente del Consiglio , il quale avrà l' occasione — io temo — di apprendere a sue spese quanta verità ci sia nella vecchia massima francese che dice: « il rango senza il potere è quanto di più triste ci sia al mondo » . non si risolve purtroppo la questione meridionale con la nomina di un vicepresidente del Consiglio . per noi è vera l' affermazione fatta al congresso meridionalista di Napoli, e cioè che il problema del Mezzogiorno si risolve mutando l' indirizzo generale, politico, economico-sociale della vita italiana. signori, qualunque cosa voi facciate in questa: direzione, siate sicuri che non troverete ostacoli nel nostro settore. quanto a ciò che non farete, perché non lo potete fare, siate altrettanto sicuri che considereremo dovere dell' opposizione prendere le iniziative che la maggioranza ed il suo Governo avranno eluso. è questo il nostro dovere di repubblicani, la sorte della Repubblica non dipende da una legge di polizia, ma dalla sua capacità di legare a sé le vaste masse del popolo. io credo del resto che non sia senza un meditato disegno che si tenta da molti di abbassare la Repubblica alla misura della monarchia. onorevoli colleghi , prima di concludere desidero sottolineare l' importanza che noi del gruppo socialista diamo ai problemi della politica estera , e come ci abbia sorpresi in questo campo la lacuna delle dichiarazioni del Governo . se ho ben capito le dichiarazioni del presidente del Consiglio , la vostra politica estera si risolve nell' atteggiamento da assumere nei confronti del Piano Marshall e dell' ERP, al Piano Marshall noi socialisti abbiamo fatto due critiche fondamentali: lo abbiamo considerato come lo strumento tecnico della restaurazione capitalista nell' Europa occidentale , concordando in ciò con lo stesso amministratore del Piano Marshall , il signor Hoffmann. la seconda delle nostre critiche incide sul legame fra il Piano Marshall , la dottrina Truman e la politica del blocco occidentale . in sede tecnica il mio collega e compagno, onorevole Riccardo Lombardi ha detto tutto ciò che si doveva dire del Piano Marshall . io aggiungerei due osservazioni: che esso è paragonabile ad un polmone di acciaio il quale permette, è vero di respirare, ma che se si arresta condanna alla morte. vedremo, onorevole De Gasperi , fra un paio d' anni, dal raffronto fra la situazione economica dei paesi dell'est europeo, che si ricostituiscono senza il Piano Marshall e la nostra, che affidiamo al miracolo Marshall, la fondatezza della nostra critica. vedremo quale dei due gruppi di paesi si troverà in una situazione economica più progredita. noi non abbiamo in proposito alcun dubbio, anche perché il Piano Marshall non risolve due problemi per noi di capitale importanza: quello dello smercio dei nostri prodotti e quello dell' emigrazione. tuttavia la nostra maggiore preoccupazione è un' altra, è che la politici del Governo sia indirizzata verso l' adesione, del paese al blocco occidentale , il quale si avvia — secondo una dichiarazione del Times — a diventare unione atlantica. su questo punto l' opposizione richiede al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri una dichiarazione chiara e precisa, tale da eliminare ogni equivoco di interpretazione. noi diciamo « no » in modo assoluto. se il presidente del Consiglio mi consente di valermi di una sua espressione, dirò che « costi quel che costi » , l' Italia non deve aderire al blocco occidentale , né nella forma che esso ha assunto con il patto dei Cinque a Bruxelles, né in quella che sembra ci sia suggerita, di un patto mediterraneo, qualcosa come il club dei pezzenti a lato del club dei signori, che sarebbero i cinque di Bruxelles. su questo punto noi siamo intransigenti, perché consideriamo l' adesione dell' Italia al blocco occidentale come la condanna del popolo italiano a fare la guerra per conto di terzi, come una inserzione nel processo di guerra di difesa capitalista che è in corso in Europa, e che passa sotto il nome di « occidentalismo » o di « europeismo » . una tale politica riuscirebbe nefasta anche ai fini della revisione del nostro trattato di pace . io sono convinto che la revisione si farà, se restiamo fedeli al principio di accordi bilaterali con i paesi direttamente interessati a risolvere con noi i problemi rimasti aperti dopo la firma del trattato; mentre non si farà, se la revisione viene considerata come una questione internazionale. allora ognuno continuerà a offrirci quello che non ha e a tenersi quello che ci potrebbe dare con una decisione unilaterale. onorevoli colleghi , non è certo indifferente a nessuno di voi la constatazione che la politica occidentalista è in crisi su tutti i suoi settori. è in crisi nel Medio Oriente , come lo dimostra la guerra in Palestina; è in crisi in Grecia, come lo dimostra, l' incapacità delle potenze, così dette protettrici, di metter fine alla guerra civile da esse provocata; è in crisi in Spagna, dove proprio in questi giorni la Agrupación guerrillera de Levante y Aragón , ha risollevato la bandiera della lotta con un appello alla unità di tutti i repubblicani all' interno e all' estero; è in crisi negli USA, dove il contrasto tra la Camera dei rappresentanti e il Senato va oltre la questione della riduzione del 25 per cento degli aiuti, e investe tutta la politica del dipartimento di Stato ; è soprattutto in crisi in Germania. la decisione dei « sei » , che dà volto alle due Germanie , è il segno del fallimento di tutta la politica così detta occidentalista; suona annuncio di prossima guerra; scatena l' opposizione di quasi tutta l' opinione tedesca e di quella sovietica; mette in crisi — una vera crisi di disperazione — la Francia. onorevole Sforza, io voglio sperare che non le sfugge quanto la situazione attuale ha di comune con la stolta politica delle potenze vincitrici della guerra del 1928. nel diario del generale inglese Wilson, alla data del 9 novembre 1918, figura l' annotazione seguente: « per noi il vero pericolo non e più la Germania, ma il bolscevismo » . se potessimo gettare uno sguardo ai diari dei marescialli, ministri, ambasciatori delle potenze occidentali, forse, alla data dell' 8 maggio 1945, quando finalmente la guerra prendeva fine, leggeremmo: « il pericolo non è più Hitler, il pericolo è Stalin » . signori, affar loro. noi non abbiamo il diritto di impegnare l' avvenire del nostro paese, il sangue della nostra gioventù, in avventure antisovietiche. il pericolo per noi resta il nazismo, resta il fascismo. e abbiamo tutte le ragioni di credere che potremmo vivere in pace ed in collaborazione con l' Unione Sovietica e con i paesi dell'est europeo. a questa politica noi opponiamo il principio della pace una ed indivisibile nella coesistenza di regimi sociali diversi e contrastanti. a questa politica opponiamo l' idea della neutralità italiana, col sentimento che essa ha il carattere di una protesta contro il partito mondiale della reazione che prepara la terza guerra. queste sono, o signori, le nostre preoccupazioni. né voglio nascondervi che noi ravvisiamo nelle affinità ideologiche emerse nella campagna elettorale fra l' attuale maggioranza e il partito mondiale della guerra, un pericolo mortale per il paese. la politica così detta occidentalista è la controrivoluzione europea. voi della maggioranza siete la controrivoluzione interna. da ciò nasce la collusione spirituale fra voi e il partito mondiale della guerra, che può diventare domani una collusione politica, e rischia di risolversi in una collusione di carattere militare. direi che voi siete, secondo le parole che Filippo Turati pronunciò in quest' Aula nel 1922, la controrivoluzione prima della rivoluzione. dal 1845 ad oggi; ogni iniziativa rivoluzionaria dal basso si è risolta in un compromesso moderato, e poi nel tentativo di ricacciare il movimento popolare fuori della legalità. voi rinnovate al Governo la tradizione moderata al punto che tre anni dopo la liberazione già avete dimenticato quanto la patria deve al moto popolare e ai partigiani, sui quali non è guari, piovevano fiori, anche se portavano il fazzoletto rosso, al quale il ministro Scelba dà la caccia. non fidatevi troppo, signori della maggioranza, delle vittorie elettorali, che sono le più effimere di tutte. le forze della controrivoluzione possono conseguire ed hanno certamente conseguito in tutto l' Occidente dei successi temporanei. noi siamo, di fronte al ritorno offensivo della destra, più sereni di quanto non immaginate, perché abbiamo appreso da coloro che ci hanno preceduti nella lotta e dalla stessa nostra esperienza, che non è possibile costringere la storia a far macchina indietro. il moto iniziatosi nel settembre del 1943, è stato momentaneamente arrestato. lo riprenderemo e non mancheremo al destino che hanno segnato alla democrazia italiana i morti dell' antifascismo e i morti della guerra partigiana .