Pietro NENNI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 147 - seduta del 04-12-1948
Iniziative a tutela delle tradizioni culturali e religiose italiane
1948 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 381
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevoli colleghi , credo di non essere il solo, a questo punto del dibattito, ad essere pervaso da un senso di umiliazione; umiliazione che fino a pochi istanti or sono speravo potesse essere dissipata dal discorso del presidente del Consiglio , ma che purtroppo è stata da quel discorso non solo confermata ma piuttosto aggravata. addirittura mi chiedo se non ci troviamo di fronte ad una svalutazione volontaria dell' istituto parlamentare. infatti, la discussione da noi promossa non è di quelle che si esauriscono con una serie di atteggiamenti teatrali e con la politica dell' alzarsi in piedi e mettersi a sedere al grido di viva qualche cosa. siamo stati abituati per molto tempo alla mentalità fascista che tutto credeva di risolvere con gli « evviva » e gli « abbasso » , e speravamo di non vedere mai più queste cose. non è alzandosi in piedi a gridare « viva Trieste » o « viva le colonie » che si troverà una via di uscita alle difficoltà tra cui ci dibattiamo. il solo modo di riuscire utili a Trieste ed alla revisione del trattato è fare una conseguente politica nazionale, rinunziando a manifestazioni che non ingannano più nessuno. prima di rispondere al ministro degli Esteri e al presidente del Consiglio , ho il dovere verso i colleghi della maggioranza intervenuti nel dibattito molto più utilmente del Governo, di accennare ai temi che essi hanno sviluppato nei cinque giorni di discussione. debbo fare inizialmente una dichiarazione di carattere generale . durante il discorso introduttivo del dibattito, discorso molto più lungo di quello che pronuncio a chiusura, ebbi l' occasione di fare tre riferimenti concreti alla neutralità. la prima volta fu per dire perché nella nostra mozione si accusa il Governo di aver tradito o eluso l' istanza popolare della neutralità; le due volte successive fu per indicare come la politica che noi propugnamo (non da oggi, ma da quando si è riproposto il problema di una politica estera italiana) la politica cioè della libertà dagli impegni internazionali, sia la condizione pregiudiziale per ricorrere alla neutralità, ove le cose si aggravino. invece, onorevoli colleghi , la maggior parte degli oratori della maggioranza hanno discusso la mozione socialista come se contenesse la proposta concreta di organizzare giuridicamente e di far garantire internazionalmente la neutralità italiana fino da questo momento. il che non è. l' onorevole Calosso ha perfino creduto di potere interpretare il mio discorso come una conversione a certe sue idee di neutralità perpetua e di disarmo totale, alle quali utopie non mi sento di aderire oggi come non vi ho aderito allorché furono formulate sulla stampa socialista di Torino. sotto questo aspetto, l' osservazione dell' onorevole Togliatti circa il carattere artificiale e pericoloso di una disquisizione sulla neutralità impostata su simili basi, è — a mio giudizio — del tutto pertinente. non sarebbe giusta invece se riferita alla tesi socialista, che lega l' astensione dagli impegni internazionali ad una prospettiva di neutralità; non sarebbe giusta se non nel caso in cui noi ritenessimo possibile una politica per il tempo di pace differente dalla politica per il tempo di guerra. ora, la politica di guerra è la politica di pace con l' intervento di altri mezzi e con diverse manifestazioni esterne. ma non c' è rottura di continuità fra la politica di pace e la politica di guerra. ond' è che se, onorevole, De Gasperi , noi accusiamo il Governo di mettere in pericolo la pace, non è perché attribuiamo a questo o quel ministro l' intenzione obiettiva o subiettiva di portare l' Italia in guerra, ma appunto perché siamo convinti che si va alla guerra o alla pace non secondo le intenzioni degli uomini, ma secondo la loro politica; perché siamo convinti che la politica odierna decide se l' Italia fra un anno, cinque o dieci anni, nel caso di terza guerra, sarà o no trascinata nel conflitto! ritengo necessaria una dichiarazione preliminare anche a proposito delle istanze federaliste che hanno avuto così larga eco nel corso del dibattito. e a questo proposito vorrei eliminare un equivoco. allorché stamane l' onorevole Zagari ricordava il federalismo di Eugenio Colorni, il socialista caduto qualche ora prima che Roma fosse liberata, egli ridestava in me un senso di profonda commozione non soltanto per il ricordo dell' amico e compagno assassinato, ma anche per l' evocazione delle nostre discussioni del periodo della lotta clandestina, quando in effetti Colorni mi assillava coi suoi appelli alla federazione ed io, nella piena conoscenza della nobiltà dei suoi sentimenti e delle sue idee, ero costretto a trattarlo come avrei trattato chi nel ventennio della lotta contro il fascismo mi avesse detto (e ce n' erano tanti!): il fascismo cadrà quando il socialismo trionferà in tutto il mondo! come allora non potevansi attendere le vittorie del socialismo per fare qualcosa contro il fascismo, così oggi non possiamo attendere gli USA d' Europa per fare qualcosa per la pace. a noi tocca di risolvere problemi di oggi, i problemi delle prossime settimane, dei prossimi mesi, dei prossimi anni, senza rinviarli al giorno in cui, attraverso l' evoluzione, saremo arrivati alla federazione europea o addirittura alla federazione mondiale. del resto il carattere astratto delle istanze federaliste è denunciato dalla difficoltà con la quale i federalisti si esprimono. ho ascoltato il discorso dell' onorevole Giacchero, ammirandone il candore. ma come posso io intendermi con lui se pur parlando di cose che dovrebbero essere quant' altre mai positive e concrete, mi accorgo che pronunciando le stesse parole ci riferiamo a cose diverse? la federazione dell' onorevole Giacchero e la federazione dei paesi cattolici, tutt' al più è la federazione dei paesi cristiani, è quindi qualcosa senza rapporto con la crisi attuale della politica europea e mondiale. e la sua Europa che cosa è? l' Europa dell' onorevole Giacchero è una entità metafisica della quale egli non è in grado di indicare i limiti e le frontiere. per me invece, volgarmente materialista, l' Europa è un continente che si stende tra gli Urali e l' Atlantico, tra l' Artico e il Mediterraneo. ora a chi parla di Unione Europea e pensa ad una Europa che finisce all' Elba o al Reno, o alla linea Trieste-Stettino, io ho il diritto di dire che la sua Europa unita è in verità la divisione dell' Europa. questa Unione Europea è il contrario di ciò che vogliono i federalisti in buona fede , per i quali noi non abbiamo né sarcasmi né ironie. la diffidenza nasce allorché si cerca di confondere l' Europa marshalliana, alla quale anche il nostro Governo dà mano, con la federazione europea. allora si casca in piena farsa e in piena impostura. l' onorevole Zagari stamattina avrebbe potuto fare un discorso di estrema utilità se avesse approfondito le critiche alle quali ha soltanto accennato, e che appunto sottolineano la distanza, l' abisso fra l' Unione Europea del signor Churchill o dell' onorevole De Gasperi e gli ideali di federazione europea concepiti come superamento delle lotte per le nazioni e dei conflitti imperialistici. un altro collega avrebbe potuto tenere un discorso di grande interesse, ed è l' onorevole Amadeo. io speravo che parlando a nome del gruppo repubblicano storico egli ci illuminasse sulle lotte che il suo leader politico, l' onorevole Pacciardi, conduce al Consiglio dei ministri . ma, evidentemente, il nostro collega non aveva niente da dire, sia che ignori i termini della polemica fra l' onorevole Pacciardi e gli altri ministri, sia che si consideri tenuto dalla disciplina di partito a non esporre pubblicamente cose che noi vogliamo conoscere e delle quali, fra poco, chiederò espressamente conto al Governo. infatti, se la nostra è un' Assemblea seria il dibattito non finisce, ma comincia con la rinnovata richiesta al Governo di dire la verità al Parlamento e al paese. non seguirò l' onorevole Taviani nella polemica alla quale mi invita e che ci porterebbe assai lontano. il suo discorso è una specie di antologia di pezzi scelti della letteratura mondiale antisovietica. naturalmente fra noi e il suo settore la discussione su tale tema riesce assai difficile, dato che valutiamo storicamente, socialmente e quindi ideologicamente in modo radicalmente diverso la rivoluzione bolscevica. è un fatto però che trent' anni di esperienza attestano che la pace è stata la più costante e la più profonda aspirazione dei popoli e dei governi dell' Unione Sovietica . questo dato di fatto determina la nostra posizione verso la politica internazionale dei Soviet. solo se voi ci dimostraste il contrario con inoppugnabili dati di fatto... la frontiera di Koenisberg è una conseguenza dell' aggressione subita dall' Urss ed indica la necessità in cui si è trovata di sottrarsi ad una minaccia permanente... dicevo che solo dimostrando il contrario, si metterebbero in crisi le nostre convinzioni che non sono basate su una accettazione a priori di qualunque cosa avvenga per iniziativa sovietica ma derivano da una valutazione obiettiva e a posteriori della politica dei paesi dell'est . posso, per esempio, considerare come pertinente quanto l' onorevole Taviani, e più marcatamente di lui l' onorevole Mondolfo, hanno detto dell' imperialismo sovietico? signori, o voi cambiate il senso delle parole, o volete rinunciare all' argomento. imperialismo è la tendenza caratteristica di una determinata società (per noi la società capitalista) che, giunta ad un grado di sviluppo della sua capacità produttiva superiore alla richiesta del mercato nazionale , tende ad espandersi in altri paesi affrontando, se necessario, i rischi della guerra; non potete quindi applicare questo concetto ad un paese che indipendentemente da ogni valutazione di carattere politico, è ancora impegnato nello sforzo di portare la sua produzione al livello dei suoi bisogni; un paese, un mondo impegnato a trasformare radicalmente la struttura sociale così da rendere possibile il passaggio dal sistema: « ad ognuno a seconda del proprio lavoro » a quello: « ad ognuno secondo i propri bisogni » . l' onorevole Mondolfo avrebbe se mai potuto parlare, secondo i vecchi schemi girondini o del socialismo quarantottesco, di guerra rivoluzionaria (nella quale io ebbi il torto di credere nel 1915)... senonché Mosca non ha fatto mai nessuna concessione all' idea della guerra rivoluzionaria. e l' onorevole Mandolfo non ignora che il primo grave dissidio all' interno del partito bolscevico tra Lenin e Trotski è sorto proprio su questo terreno dalla guerra rivoluzionaria, quando Trotski voleva spingere la Russia e portare la guerra, e con la guerra la rivoluzione, oltre le sue frontiere, e Lenin subiva il trattato di Brest-Litowsk negando che la rivoluzione si possa portare sulla punta delle baionette. ma, onorevole Taviani, anche se la tesi della Democrazia Cristiana fosse giusta, non ci sarebbe perciò, motivo di rinunciare alla politica estera che noi proponiamo. noi siamo portati logicamente ad identificare la responsabilità delle crisi della pace nei gruppi capitalistici i più agguerriti, i più virulenti. è la base stessa della nostra dottrina e chi non l' accetta respinge in verità la moderna dottrina del socialismo. naturale che voi respingiate e la nostra dottrina e la nostra interpretazione dei fatti, così come noi respingiamo la vostra. dopo di che rimane inalterata la nostra richiesta che il paese sia mantenuto libero da impegni suscettibili di trascinarlo nella terza guerra. mancherei di rispetto all' Assemblea, se non mi occupassi dell' incidente sorto quando l' onorevole Taviani ha alluso a un discorso del mio amico e compagno senatore Pertini. un tema che è stato ripreso da altri oratori, pochi minuti fa dallo stesso presidente del Consiglio . sono sicuro che allo spirito critico dei membri della maggioranza, non è sfuggito, mentre l' onorevole Taviani leggeva le dichiarazioni di Pertini, come esse non abbiano che un addentellato indiretto con l' attuale dibattito. il senatore Pertini si è posto dal punto di vista della guerra già dichiarata, dell' Italia trascinata dalla politica di questo o di un altro governo nell' alleanza con l' Occidente ed entrata in guerra. ed allora è ovvia la risposta che ogni proletario, ogni socialista darebbe in una situazione del genere. però, onorevoli colleghi , noi abbiamo provocato l' attuale dibattito non per discutere ciò che faremo il giorno in cui la guerra sarà scoppiata (perché allora è chiaro che tutti obbediremo ad imperativi della nostra coscienza, che stanno al di sopra di ogni prudenza); ma per cercare di evitare al popolo italiano l' alternativa della guerra o della rivolta. ed io ho la convinzione che ciò sarebbe possibile, ma che per l' appunto voi non lo volete. è tutto il dibattito. per non allungare troppo la mia replica, rinvio ad altro momento la risposta all' accusa che ci è stata rivolta dall' onorevole Cocco Ortu di avere fatto nostra, inconsciamente o consciamente, la vecchia politica crispina o addirittura mussoliniana di cercare salvezza per l' Italia nell' alleanza col paese continentale più forte in Europa, ieri la Germania, oggi la Russia. ma, onorevole Cocco Ortu , alla base di questa accusa, c' è un errore profondo di valutazione. le ragioni della nostra simpatia per la Russia non dipendono dal fatto ch' essa sia il paese continentale più forte. potrebbe essere il più piccolo paese d' Europa e continueranno ad ammirare e rispettare in essa il ciclopico tentativo di rinnovare da cima a fondo le strutture economiche e le condizioni della vita sociale, non il fatto che sotto le sue bandiere siano raccolti più di 200 milioni di uomini. una parola debbo conservare agli onorevoli colleghi Del Bo e Tambroni, i quali hanno parlato con l' aureola di una recente ribellione in fieri; ciò che vale sempre un quid di simpatia. ho l' impressione però che essi siano gli esponenti non di una politica, ma di uno stato d'animo ; che abbiano ancora molto da lavorare per approfondire il loro stato d'animo , per trarne le linee d' una politica conseguente. quando saranno arrivati alla prima coscienza dei fini e dei mezzi che intendono usare: allora, io spero, cadrà il teologico non possumus , che ha lanciato verso i nostri banchi l' onorevole Del Bo . se fosse vero, che non ci può essere nessuna collaborazione fra noi e la sinistra democristiana, soltanto perché essa lavora per un mondo cristiano e noi per un mondo socialista, allora bisognerebbe constatare che le divisioni ideologiche rendono impossibile ogni politica nazionale. ora, onorevoli colleghi ; la sola definizione che si può dare della politica nazionale è quella enunciata dall' onorevole Togliatti, allorché ha detto che nazionale è la politica che trascende gli interessi di un solo partito, di una sola classe, di una sola categoria e, su un programma di realizzazioni più o meno immediate, associa gli sforzi e le volontà di una larga parte del paese. ciò precisato devo aggiungere, sempre a proposito dei discorsi della maggioranza, che le sole cose aventi una incidenza diretta coi problemi da noi posti sono state dette dall' onorevole Mondolfo. naturalmente, non mi riferisco alle sue idee sulla Russia, la democrazia; il socialismo: sono vecchi temi abituali alle nostre dispute di congresso, che potremo riprendere in altra sede. constato dall' orientamento generale dell' onorevole Mandolfo, che il vecchio suo riformismo è giunto al naturale punto di approdo, di un liberalismo moderato. ma questo non c' entra col dibattito parlamentare . prendo atto e prendo data — come dicono i francesi — di quanto ha detto l' onorevole Mondolfo, circa l' opposizione recisa del suo gruppo al patto di Bruxelles , al patto atlantico , al patto mediterraneo, a qualsiasi patto militare. ed esprimo la convinzione che, se l' onorevole Mondolfo ed il suo partito non si rimangeranno quanto hanno proclamato — e spero sia così — allora i giorni della loro partecipazione all' attuale Governo sono contati, e non siamo soltanto alla fine della luna di miele di cui ha parlato l' onorevole Saragat; ma siamo alla vigilia del divorzio, giacché nulla fa ritenere che la loro istanza possa trovare nel Governo un fedele esecutore. a questo punto dovrei rispondere al discorso dell' onorevole Sforza, ma mi chiedo se vi sia un solo membro dell' Assemblea il quale possa dire che il ministro Sforza ci ha esposto le linee concrete e positive di una qualsiasi politica estera ; se vi sia un solo collega il quale possa affermare che il ministro ha dato una risposta, sia pure approssimativa, ai quesiti da noi posti. onorevoli colleghi , noi avevamo chiesto al ministro Sforza di spiegarci qual era il significato di quella parte del memorandum del 24 agosto in cui è un riferimento concreto al patto di Bruxelles . l' onorevole Sforza ci ha risposto con un silenzio che può darsi sia pieno delle cose più belle di questo mondo, ma che io non sono in grado di interpretare. onorevole Sforza, questo lei lo aveva detto anche quando il memorandum era già a Parigi e lei ha legittimato così la nostra diffidenza, a superare la quale occorrono spiegazioni più precise e concrete. avevamo chiesto al ministro Sforza di darci una spiegazione autocritica del fallimento della sua politica revisionista. egli ci ha risposto attaccando il partito comunista francese, cosa che non disturba molto i comunisti di oltr' alpe e i comunisti in questa Assemblea, e che non vedo quale rapporto abbia con la nostra politica estera . peggio, onorevoli colleghi , noi ci eravamo permessi di mettere in guardia l' onorevole Sforza contro la tendenza a farci dei discorsi antisovietici, egli ministro degli Esteri , che deve ogni giorno trattare con l' Unione Sovietica ; e (cosa inaudita e forse senza precedenti nella storia parlamentare), egli ha risposto leggendoci i rapporti segreti dei suoi agenti di Sofia, di Bucarest e di Budapest sul preteso aumento delle forze militari dei rispettivi paesi. cosi non arrischiamo di togliere la seduta nell' ignoranza dei più gravi avvenimenti; una cosa sappiamo, e cioè che la minaccia della guerra non viene dall' Unione Sovietica né dagli USA, ma viene da Sofia. la Bulgaria è il centro della contaminazione militarista. in verità, onorevole presidente della Camera, se io non temessi di farmi richiamare all' ordine direi che il ministro degli Esteri ha preso in giro il Parlamento ma poiché voglio evitare il suo richiamo... cosi mi permetterà onorevole presidente , di esprimere il mio pensiero con le parole con le quali Filippo Turati da questi banchi, si rivolse una volta al Governo dicendo: « oh, che ci buffoniamo? » . io speravo, che i lumi ci venissero almeno dal presidente del Consiglio . anch' egli ci ha deluso, ed, ancora una volta, vorrei sottolineare un difetto della sua formazione. quando si è presidente del Consiglio , capo di un grande partito, non si leggono i giornali, non si leggono i manifesti! nel 1947, l' onorevole De Gasperi ci offrì lo spettacolo, non so quanto consono al suo prestigio, di un capo di governo il quale faceva le crisi ministeriali semplicemente perché i cronisti dell' Avanti! e dell' L'Unità , nei resoconti del Consiglio dei ministri , non erano gentili ed equanimi con lui e con i ministri della Democrazia Cristiana . i resoconti parlamentari attestano l' immensa importanza che l' onorevole De Gasperi attribuisce a queste cose. ragione per cui, vorrei pregare i nostri colleghi comunisti di non metterlo in questo stato e di rinunciare a manifesti che fanno perdere il controllo di sé al capo del governo . venendo alla sostanza delle cose, non trovo molto da dire. il presidente del Consiglio ha ripetuto di bel nuovo la difesa del patto di Bruxelles , già fatta nel discorso di Trento. ora, se il patto di Bruxelles fosse una cosa innocente, come l' onorevole De Gasperi dice, io gli domanderei di firmarlo. non avrei nessuna obiezione a che il governo italiano firmasse un patto puramente difensivo! ma; perché allora il vicepresidente del Consiglio Saragat si batte contro l' adesione al patto? il patto fra la Svezia e la Norvegia, onorevole Saragat, è limitato ai paesi scandinavi. no. il patto di Bruxelles è aperto a quanti vogliono aderirvi... onorevole Saragat, si risparmi una inutile sciocchezza. di quale blocco orientale parla? chi ci chiede di aderirvi? restando al patto di Bruxelles è evidente che esso non va giudicato dal testo, ma dallo spirito e soprattutto dalla situazione che lo ha determinato. non ho sott' occhio il famoso patto di acciaio, ma anch' esso era, stilato in modo da risultare il più pacifico degli accordi concluso tra due Stati da quando mondo è mondo. ora, al patto di Bruxelles risale la definitiva rottura dell' unità dell' Europa; esso si è già concretato nella organizzazione degli Stati maggiori generali della terza guerra ed attende di essere completato nel prossimo gennaio con l' approvazione da parte del Congresso americano del patto atlantico e della legge affitti e prestiti. ecco perché noi domandiamo al Governo di rifiutare l' adesione del paese a questo patto. e allorché il capo del governo , pur dicendo che non è nei suoi propositi sollecitare l' adesione al patto di Bruxelles , del patto si fa difensore, egli ci fa pensare alla favola dell' uva acerba. ora, quell' uva, anche se matura, non dev' essere assaggiata da palati italiani. onorevole De Gasperi , forse la parte più importante del suo discorso, oltre la polemica con i giornali, oltre le pretese rivelazioni tratte dai fascicoli dell' onorevole Scelba, è l' accenno al dilemma che noi porremmo al Governo: o di subire una violenza interna o di ricorrere alla protezione delle armi straniere. orbene, né l' una né l' altra. appunto perché non ci sia da scegliere fra i corni d' un dilemma assurdo, noi reclamiamo una politica estera nazionale che trovi la sua espressione nella libertà dagli impegni. onorevoli colleghi , giunti a questo punto, e constatato che non abbiamo avuto le risposte sollecitate, io mi domando: v' è ancora un Parlamento? se non si riesce a stabilire un dialogo utile tra i vari settori della Camera ed il Governo, che cosa diventa il Parlamento? noi facciamo dei monologhi dei quali nessuno tenta la sintesi. ora, il Parlamento è dialogo, è approfondimento e superamento dei contrasti; è chiarezza di posizioni. in questa discussione non v' è chiarezza. vi è stata una crisi di politica estera , ma essa si è svolta fuori di qui. la crisi si colloca tra il momento in cui l' onorevole Saragat, martedì, non è comparso al banco del Governo a fianco del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri , ed il momento in cui è ricomparso più battagliero del solito. noi non siamo ritenuti degni di sapere in che cosa consiste la crisi rientrata della politica estera . il presidente del Consiglio non ne ha parlato; il ministro Sforza ha taciuto; l' onorevole Saragat non ha qualità per parlarne in questa sede. ed allora, per sapere qualche cosa dobbiamo leggere i giornali. io sono ricorso al giornale e precisamente all' Umanità, organo pressoché personale dell' onorevole Saragat. ecco cosa scrive l' Umanità: « detti colloqui (tra De Gasperi e Saragat) hanno chiarito un punto che non era risultato troppo chiaro alla nostra delegazione ministeriale nell' ultima seduta del Consiglio dei ministri , dove — il fatto è ormai noto — Pacciardi, confortato da Gonella e Fanfani aveva dato libero sfogo ai suoi impulsi militaristi, scoprendo un po' troppo certe riposte batterie di Palazzo Chigi » . onorevoli signori, è possibile che noi delle riposte batterie di Palazzo Chigi non dobbiamo sapere niente? è possibile che siamo trattati come degli scolaretti ai quali si lascia ignorare quanto avviene nel settore più delicato della vita nazionale? è possibile che noi dobbiamo apprendere dalle colonne della Umanità i dissidi del Consiglio dei ministri ? qui si tace sul patto di Bruxelles , sul patto atlantico , sul patto Mediterraneo, ma al Consiglio dei ministri su queste cose v' è baruffa. se avessimo bisogno di una conferma, ce la dà un giornale:... la conferma ce la dà un giornale moderato romano, grande amico del Governo, il quale fa all' onorevole Saragat l' oltraggio di crederlo capace — forse per vecchie reminiscenze, vecchie amicizie, che so io — di riprendere la strada della collusione col socialcomunismo dell' onorevole Nenni... così, quello che un giornale ci apprende col suo notiziario un altro conferma ingiuriando l' « ottimo socialista » che è l' onorevole Saragat! onorevoli colleghi , ho chiesto se v' è un Parlamento. ma si ha il diritto di chiedere se v' è un Governo. v' è un Governo? vi sono dei ministri, ma non sempre dove vi sono dei ministri v' è un Governo. ecco quanto ho letto stamane nel più accreditato giornale governativo (ho preso il vizio di De Gasperi , e decisamente leggo troppo i giornali) nel resoconto che pubblica Il Corriere della Sera di una intervista del capo di Stato maggiore dell' esercito italiano coi giornalisti americani a Washington: « due domande fondamentali sono state rivolte al generale: prima domanda: intende l' Italia aderire al patto atlantico ? domanda politica — ha risposto Marras — che esula dal mio campo e a cui è stato risposto da chi cura queste cose (leggi Sforza!). tuttavia posso dire che l' Italia evidentemente fa parte della famiglia delle nazioni dell' Europa occidentale ed è orientata verso di esse, e che, altrettanto evidentemente, dal punto di vista militare tende a concepire le modalità della sua difesa nel quadro della difesa dell' Europa occidentale . seconda domanda: se l' Italia riavesse la Libia, farebbe essa della Libia una parte del sistema difensivo del blocco occidentale ? » anche questa volta il generale, dopo avere in un primo tempo elusa la domanda come politica, ha dichiarato che dal punto di vista militare, « ove l' Italia avesse un esercito rimodernato e ove essa avesse la possibilità di tenere forti basi sia sul continente sia in Cirenaica che in Libia, essa sarebbe certamente in grado di dare un prezioso contributo alle nazioni occidentali per la difesa strategica del Mediterraneo. Marras ha aggiunto che non ha alcuna preoccupazione circa la capacità dell' esercito italiano di controllare eventuali disordini interni, eccetera » . sorvoliamo su quest' ultima parte e nell' elemento di demoralizzazione nazionale implicita nel fatto che un generale vada a raccontare in America che vi sono le armi per tenere a posto l' opposizione. quello però che non possiamo ammettere, onorevole De Gasperi , quello di cui abbiamo non il diritto ma il dovere di chiedere conto al Governo, è come mai un generale dell' esercito, capo di Stato maggiore , possa impegnare a Washington la parola del paese, quando il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri non lo fanno dal banco del Governo e parlano con reticenze che acquistano il carattere di consapevoli menzogne di fronte a tutto il popolo. non ho il menomo dubbio, onorevoli colleghi , che il mio sdegno è condiviso da tutta la Camera, anche dalla maggioranza, la quale non può ammettere che della politica italiana si parli e si decida fuori dell' unica sede in cui se ne deve parlare e decidere: il Parlamento eletto dal popolo. dopo di ciò, onorevoli colleghi , voi sembrate disposti a chiudere il dibattito ed a passare ai voti. io dico, invece, che il dibattito non è chiuso; che esso dovrebbe ricominciare sulle rivelazioni dell' « umanità » e sulle dichiarazioni del capo di Stato maggiore dell' esercito; io dico che se accettiamo procedimenti del genere rischiamo di trasformare in commedia le discussioni parlamentari. se, onorevoli colleghi della maggioranza, fra qualche minuto darete la vostra approvazione al Governo, vi rimarrà l' amarezza di non essere andati a fondo in una questione che ormai non riguarda i rapporti dell' opposizione col Governo, ma i rapporti delle assemblee legislative con l' Esecutivo e coi suoi organi dipendenti. da questo dibattito io speravo che, malgrado i contrasti inevitabili, sorgesse un motivo di riavvicinamento nella chiarezza e che pur restando ognuno nelle sue posizioni ci ritrovassimo alla fine della discussione con l' animo sgombro da preoccupazioni, inquietudini, sospetti. devo concludere che, il Governo non avendoci dato la garanzia di una politica di pace, noi non daremo pace al Governo nel solo modo che è a nostra disposizione: quello di mantenere aperto il dibattito qui e fuori di qui. dopo di che non ho altro da aggiungere. si chieda la maggioranza, se essa può tacere di fronte all' andazzo delle cose; si chieda il Governo se sia lecito considerare esaurito il dibattito con delle divagazioni sui pericoli della civiltà. l' opposizione ha la coscienza di aver fatto e di fare il suo dovere, e dell' inevitabile inasprimento della lotta interna essa lascia la responsabilità al Governo ed alla maggioranza.