Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 145 - seduta del 02-12-1948
Sulle conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro
1948 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 158
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signore, onorevoli colleghi , quando venne annunciata questa discussione sulla politica estera del nostro Governo, impostata dalla mozione presentata dai colleghi del partito socialista , era opinione che il dibattito avrebbe potuto limitarsi a chiedere spiegazioni al Governo e, in particolare, al ministro degli Esteri e al presidente del Consiglio , circa alcuni atti della loro politica estera ; e, in seguito, a un confronto delle posizioni dei partiti di questa Assemblea relativamente a questi atti. se si fosse trattato solo di questo, il dibattito avrebbe forse potuto più opportunamente svolgersi nella nostra Commissione per gli affari esteri , benché la Commissione degli affari esteri di questo Parlamento; non certo per colpa del suo egregio presidente, ma del ministro degli Esteri e del capo del governo , è uno degli organismi meno efficienti del nostro sistema parlamentare. oppure ci si sarebbe potuti limitare a delle dichiarazioni di voto dopo aver ascoltato lo svolgimento delle mozioni. nel frattempo, però, le cose sono cambiate. vi è stato un primo periodo di esasperato isterismo bellico, periodo nel quale determinate questioni sono state dibattute e, soprattutto, presentate all' opinione pubblica internazionale da una propaganda dotata di mezzi infiniti, come problemi di tale acutezza per cui il contrasto attorno ad essi dovesse ormai portare a uno scatenamento di forze armate . era inevitabile che sorgesse nel popolo, di fronte a questa campagna, un senso non solo di preoccupazione, ma di ansia e di angoscia per l' avvenire. in seguito, soprattutto dopo le elezioni del presidente degli USA e, direi anche, dopo i successi dell' esercito popolare cinese, questa campagna ha stagnato un poco. d' altra parte, gli uomini e i gruppi imperialistici che sull' arena dei dibattiti internazionali diffondevano coi loro atti e discorsi e attraverso i loro propagandisti la convinzione che si fosse ormai al limite della guerra, si sono trovati di fronte a una tranquilla, pacata, prudente, ma attiva politica di pace della Unione Sovietica ; si sono trovati di fronte a proposte che nessuno vorrà negare fossero proposte pacifiche, in quanto tendevano alla distruzione delle armi micidiali, alla riduzione collettiva degli armamenti; e all' inizio di trattative dirette per regolare le più acute delle questioni pendenti. la situazione è allora leggermente cambiata. non è però cambiata del tutto. la preoccupazione, l' ansia, l' angoscia delle masse popolari non sono scomparse e non potevano scomparire, soprattutto perché, se anche noi non leggiamo più ogni sera o ogni seconda sera nelle edizioni straordinarie dei giornali che sta per scoppiare la guerra, però vediamo essere compiuti atti, i quali non possono essere qualificati come atti di organizzazione di un mondo pacifico, in quanto sono atti di organizzazione di blocchi, non più soltanto economici, come si disse un tempo per il Piano Marshall e nemmeno più soltanto politici, come si disse che il Piano Marshall avrebbe potuto diventare, ma di blocchi militari. non è solo nelle miniere di carbone del Belgio, visitate dall' onorevole presidente del Consiglio , che i lavoratori interrogano con ansia l' avvenire e si chiedono se, veramente: a distanza di tre anni e mezzo dalla fine delle operazioni militari del secondo conflitto mondiale, ci troviamo già alla soglia dello scatenamento di un altro conflitto. l' onorevole De Gasperi , avendo sentito questo stato d'animo di quei lavoratori, ne dava la colpa al manifestino che in mezzo ad essi era stato distribuito dai compagni e fratelli comunisti di quel paese. ma voglia la sorte che, in momenti come questi, sempre ci siano in mezzo ai lavoratori degli uomini, dei partiti, delle organizzazioni efficaci, capaci di denunziare il pericolo di guerra, di smascherare i provocatori di guerre, di suscitare, stimolare, dirigere contro di essi la vigilanza del popolo. questo rende più difficile lo scatenamento delle guerre. il grande Lenin diceva che la guerra si prepara dagli imperialisti nel mistero. ebbene, il nostro compito è di dissipare almeno una parte di questo mistero. la guerra è recente; le ferite sono ancora aperte; i popoli si ricordano ancora di tutto ciò che hanno sofferto; i mobilitati di oggi sarebbero, in gran parte, gli stessi mobilitati di ieri. in questa situazione, non crediate che un dibattito come questo, sui problemi della nostra politica estera o della politica degli altri Stati in questo momento, possa essere contenuto in una Aula parlamentare. no! oggi vi sono masse di decine e centinaia di migliaia, anzi vi sono milioni di uomini, che riflettono a questi problemi, che hanno fatto una esperienza tragica di recente e, sulla base di quella esperienza, giudicano e si orientano. ed è per loro, soprattutto, che noi parliamo. parliamo per la massa del popolo italiano , il quale, quando si pone il problema della preparazione di una nuova guerra, o di una politica di pace e dei modi di farla, si pone non soltanto il problema — aveva ragione il collega che ne parlava ieri — della esistenza dei singoli, ma della esistenza della nazione italiana nel suo complesso; perché da un conflitto il quale scoppiasse nelle condizioni in cui si stanno preparando oggi i nuovi conflitti mondiali, non so chi di voi possa ritenere che la nazione italiana potrebbe uscire ancora vivente. d' altra parte, è merito dell' onorevole Nenni e degli altri colleghi che lo hanno seguito in questo dibattito, se esso si è allargato, investendo, direi, tutta la politica italiana e non soltanto gli aspetti internazionali dell' azione governativa. parecchi dei colleghi che mi hanno preceduto hanno già sottolineato il fatto che una politica estera non si può separare mai dalla politica interna . una propaganda di guerra non è separabile mai da una propaganda di odio o di incitamento all' odio contro una parte della nazione. per questo l' atmosfera, anche se qui è relativamente calma, è arroventata nel paese, dove i nostri manifesti per la pace vengono lacerati dai poliziotti di un Governo che dice di fare una politica di pace; dove le iniziative nostre pacifiche dove persino la nostra azione per la raccolta di adesioni a iniziative che manifestino la volontà di pace di una parte sempre più grande del popolo italiano , sono considerate come delitti che devono essere perseguiti! onorevoli colleghi della maggioranza governativa : godo del vostro applauso, qualunque cosa esso abbia voluto significare, tanto se ha voluto significare — come non credo — consenso a ciò che io dicevo quanto se attraverso di esso voi avete manifestato quella parte dell' animo vostro che intendevo precisamente qui di mettere in luce. in una delle mozioni che sono state presentate al nostro dibattito, e precisamente in quella che reca la firma dell' onorevole Giacchero, è fatto poi un richiamo a tutti noi, e in particolare al nostro « dovere inderogabile di assumere nettamente le nostre responsabilità sull' indirizzo della politica estera italiana nel momento presente » . apprezzo questo richiamo; però ritengo che noi comunisti questo dovere lo abbiamo adempiuto sempre, non solo dal momento in cui, onorevole Calosso, la terza parte del corpo elettorale italiano ci ha fatto l' onore di eleggerci a questa tribuna, ma anche prima, quando da questa tribuna eravamo stati cacciati e, in tutti i modi e con tutti i mezzi, si era cercato di impedirci di esprimere il nostro pensiero, di lottare per il bene del nostro popolo, per la salvezza del nostro paese. lo stesso richiamo ho sentito fare da altri oratori, particolarmente dall' onorevole Del Bo , il quale iniziava il suo dire affermando che era l' ora di dire la verità su codeste questioni. nel sentire questa sua espressione, forse ho compreso, meglio di quanto non avessi compreso prima, il significato anche di quella formula dell' ordine del giorno Giacchero che, in un primo momento, non era stata chiara per me. ho pensato che il fatto che questi colleghi esprimessero questa esigenza forse era l' indice di un guizzo della loro coscienza. essi, forse, volevano dire che, di fronte alla gravità della situazione che sta davanti a tutto il mondo ed a noi in particolare, primi essi sentivano il dovere di condursi in modo tale che permettesse di avere quella discussione politica obiettiva che è nostro dovere inderogabile di dare al paese che qui ci ha mandati; una discussione tale che permetta di uscire dagli equivoci, di far capire a tutti di che si tratta e da che parte stia la verità. per ottenere questo risultato, però, non basta dire sinceramente ciò che si pensa; bisogna fare anche un' altra cosa un po' più difficile, soprattutto per voi, colleghi della Democrazia Cristiana : bisogna dire anche esattamente ciò che pensa il proprio avversario politico, e rispondere ai suoi argomenti. non bisogna camuffare, travestire, falsare questo pensiero e questi argomenti per rendersi facile la risposta ad essi. questo è il punto di partenza di ogni dibattito oggettivo e, soprattutto, questo è l' indispensabile punto di partenza in un dibattito di politica estera , cioè tale che dovrebbe servire non solo a illuminare le coscienze, ma soprattutto a cercare quale sia il possibile punto di confluenza delle posizioni diverse in una comune politica nazionale. non ho riscontrato il rispetto di questa esigenza nel modo come finora si è discusso, né mi attendo, del resto, che una correzione di questo grave errore possa venire dai banchi del Governo . così, è capitato a Nenni di sentirsi fare un discorso nel quale lo si criticava e attaccava per cose che non ha detto, per una formula che egli non ha avanzato. peggio ancora, poi, quando gli è capitato di sentirsi dire, da un oratore della parte democristiana, che questi in sostanza riconosce giuste le posizioni presentate dallo stesso onorevole Nenni, ma che, dal riconoscimento della giustezza di queste posizioni, non può ricavare quella conseguenza politica che logicamente e politicamente ne discende, cioè di concorrere insieme a fissare una politica nazionale comune. no, questo l' onorevole democristiano non può farlo, perché il sistema di idee — o l' ideologia, come si dice oggi con termine assai brutto che orientano l' azione dell' onorevole Nenni diverge dal sistema delle idee che orientano l' azione di quell' altro nostro collega. a questo punto — e qui apro una parentesi, anticipando un accenno a quello che sarà forse il tema centrale di questo mio intervento — a questo punto dico che o io non capisco più nulla — e questo non lo credo oppure noi ci troviamo di fronte ad una aberrazione veramente incredibile. perché noi stiamo discutendo di politica estera , colleghi, stiamo discutendo della politica dell' Italia come nazione, di fronte alle altre nazioni e di fronte al mondo. ora, la politica estera , e precisamente una politica estera nazionale incomincia precisamente in quel punto in cui coloro i quali divergono nell' adesione a differenti sistemi di idee avvertono la necessità, nell' interesse supremo della nazione, di convenire in una politica comune che entrambi hanno dedotto, per vie diverse, da diressi punti di partenza. quando voi negate questo principio, non ditemi, dopo, che fate una politica nazionale, e non ditemi nemmeno che il vostro dibattito è un dibattito di politica estera . no, è il solito dibattito di politica interna , e, direi il solito confronto, il solito urto, anzi, fra due posizioni politiche, ideali e di classe inconciliabili o per loro natura o perché voi stessi le avete rese tali e tali volete che siano. non è facile in questa atmosfera trovare una via di uscita in una soluzione nazionale delle nostre difficoltà. e, in genere, è difficile, molto difficile, muoversi nell' atmosfera che tutti i mezzi di propaganda che sono a vostra disposizione, e a disposizione delle forze imperialistiche al cui servizio voi siete in questo momento, fanno agire nel paese. parlo dell' assenza di informazioni vere, de diluvio di informazioni parziali, tendenziose, false, da cui esce un' atmosfera di menzogna, di irritazione, di isterismo, di odio civile, in cui il vero e il falso non possono più essere conosciuti. da quando abbiamo un Governo come questo, non si riesce più a distinguere il vero dal falso, nel nostro paese. è il trionfo della menzogna e della ipocrisia. la cosa è di così vasta portata che io mi scuso se in questo dilagare di organizzata menzogna sono costretto a scegliere alcune delle bugie diffuse ad arte circa la politica di noi comunisti italiani, per fare in merito un po' più di chiarezza. è stato detto, per esempio, durante il periodo preparatorio di questo dibattito, che noi vorremmo il disarmo completo del nostro paese, perché ciò ci permetterebbe di consegnarlo inerme, non so nemmeno a chi... ad ogni modo, tutti coloro che sono stati con noi al Governo possono far fede a noi, come a tutta la nazione, una estrema attenzione, sempre, da parte nostra è stata data a tutti i problemi che riguardano la riorganizzazione delle forze armate italiane su una base democratica. così si è detto che noi respingeremmo la formula della neutralità, presentata ad un certo momento dai colleghi socialisti. neanche questo è vero. io ho criticato alcuni aspetti di questa formula, ma posso dire che un partito comunista può, anzi deve, in determinate circostanze, sostenere una politica di neutralità. forse che non l' hanno fatto i comunisti nel corso dell' ultimo conflitto mondiale, in alcuni paesi dove il peso della loro opinione, più o meno grande che fosse, ha servito a mantenere la neutralità di determinate nazioni? cercate dunque, se volete, di polemizzare contro le nostre posizioni quale esse veramente sono. noi non perdiamo molto in questa continua falsificazione del nostro pensiero a cui voi vi dedicate, perché abbiamo tali forze, che ci permettono di farci capire dal popolo in misura molto più grande che non si creda, ma, forse, sarebbe utile per voi, e senza forse ed è questa la cosa più importante, sarebbe utile per tutta la nazione italiana che voi abbandonaste questo metodo della menzogna e della falsificazione. così l' onorevole Mondolfo, che non so se sia ora presente in quest' Aula, cercando motivi per la sua agitazione anticomunista e antisovietica, diceva che nella conferenza di Yalta sarebbe stata decisa una divisione del mondo in sfere di influenza . gli ho detto ieri che egli commetteva un errore; che forse è stato male informato. mi sono interessato della cosa; sono andato a cercare il protocollo della conferenza di Yalta, e ho trovato che non ve ne è altro in cui in modo così chiaro venga sottolineata la « unità di scopi e di azione » delle grandi potenze, allora alleate contro l' imperialismo tedesco e contro il fascismo, nella lotta per instaurare nel mondo un ordine democratico e una collaborazione democratica fra tutte le nazioni. tutti devono sapere, poi, che uno dei principi della politica sovietica è di non ammettere che questioni essenziali per la pace del mondo, in qualsiasi parte si presentino, possano risolversi se non attraverso la collaborazione delle grandi potenze. cerchiamo, dunque, di non travisare i fatti, prima di tutto. e dovremmo proprio scendere a discutere i banali argomenti antisovietici che ieri ci sono stati serviti da un giovane deputato della Democrazia Cristiana e dall' onorevole Mondolfo? dovremmo ricordare, all' uno, che ci parlava del colosso militare sovietico e dell' innocente e disarmata America, che le spese di guerra dell' Unione Sovietica sono pari oggi al 17 per cento del bilancio dello Stato sovietico, mentre le spese di guerra degli USA sono pari al 46 per cento del bilancio? non travisate i fatti, perché, almeno fino a che non avrete definitivamente soppresso la libertà di stampa , i fatti si imporranno, poiché hanno la testa dura, quasi come me! l' onorevole Mondolfo ha dedicato tutta una parte del suo discorso a passare in rivista questo che io chiamo il « banale armamentario » della propaganda antisovietica e anticomunista. io ricordo altre polemiche con l' onorevole Mondolfo. se egli non è più giovane, infatti, anche io, pur non essendo come lui attempato, non sono più troppo giovane. ricordo, dunque, le polemiche che feci con lui nel 1919. noi eravamo allora quasi sbarazzini, in confronto con questo professore titolato di socialismo riformista . ed egli, quando noi esaltavamo la rivoluzione russa e orientavamo verso di essa la nostra fede, la nostra speranza, e la speranza e la fede di tutto il popolo, ci ammoniva con burbanza professorale che da quella rivoluzione non sarebbe uscito niente di nuovo, perché i bolscevichi russi avevano osato fare una rivoluzione senza rispettare il catechismo del perfetto riformista quale era stato scritto da Kautsky, da Hilferding e da tutti gli altri della stessa risma. allora noi efficacemente rispondemmo a Mondolfo; ma ora in modo molto più efficace gli ha risposto la storia, la realtà. la rivoluzione bolscevica e lo Stato da essa fondato hanno trionfato. in seguito, quando forse l' onorevole Mondolfo era stato privato dal fascismo della libertà di parlare, ma, invece di lui e come lui, continuavano a parlare gli Hilferding e i Kautsky, quando la rivoluzione passò dalle prime vittorie all' opera sua costruttiva, ad ogni tappa, questi signori ci dissero le stesse cose che l' onorevole Mondolfo ci diceva ieri e ad ogni tappa i loro giudizi e le loro profezie vennero smentiti dalla realtà. auguro all' onorevole Mondolfo lunga vita; mi auguro di poter avere con lui nuovi dibattiti su questo problema: sono certo che potrò ribatterlo ancora con gli stessi argomenti di oggi, cioè con la prova dei fatti. vorrei però fargli una raccomandazione. vorrei dirgli che quando uno si è sbagliato tante volte, non credo spetti proprio a lui persistere nel fare il professore, nel pretendere di insegnarci la strada giusta a proposito di questo problema. dissipate, dunque, questa atmosfera di menzogne, di falsificazione dei fatti, di calunnie anticomuniste e antisovietiche. potremo così discutere meglio e il popolo meglio capirà. qui, del resto, non si sono sentite che le note più banali dell' antisovietismo di marca americana. vi è un giornalista americano, specialista nella polemica antisovietica, il signor Bullitt, che ha scritto tutto un libro falsificando ad uso imperialista i fatti della storia dell' ultimo decennio per dimostrare che tutti i mali vengono dall' Unione Sovietica , la quale ha sempre dichiarato guerre, ha sempre calpestato i piccoli popoli, è, insomma, il prepotente universale, l' incarnazione del demonio contro cui tutto è lecito e tutto può e deve essere fatto. nessuno ancora ci ha citato quel libro. nessuno ha osato ammannirci quelle menzogne. forse il nostro ministro degli Esteri si accinge a farlo: lo attendo al varco. ad ogni modo, vi prego di sforzarvi per fare in modo che la nostra discussione si svolga in un' atmosfera più limpida e più elevata. proseguendo nell' esame delle questioni fino ad ora dibattute, ritengo che alcune delle formule complessive presentate per definire quale dovrebbe essere la nostra politica estera , siano per lo meno equivoche, se non del tutto false. e sono equivoche soprattutto se sono prese come punto di partenza e punto di arrivo della nostra politica nel momento presente. e qui ritorno al tema della cosiddetta neutralità. questa parola d'ordine e soluzione ha un valore concreto soltanto nel momento in cui la guerra scoppia, a meno che non venga presentata come richiesta di neutralizzazione di un territorio con garanzia plurilaterale, il che non ho sentito proporre da alcuno. la parola della neutralità ebbe un valore concreto nel 1914, e difatti allora la opinione pubblica italiana si schierò a favore o contro la neutralità. ebbe un valore nel periodo 1939-43 per parecchi popoli d' Europa; e non è vero che tutti i popoli i quali lo vollero non siano riusciti a mantenere la loro neutralità. anche allora si sentiva dire che tutto era finito, che nessuno più sarebbe riuscito a mantenere la propria neutralità, e si ripetevano, a proposito della Svizzera, della Svezia, eccetera gli stessi argomenti che sentiamo ripetere ora. la realtà è che vi sono stati popoli e Stati i quali sono riusciti a mantenere la propria neutralità anche nel corso del secondo, tremendo conflitto mondiale. non parlo più della Svezia o della Svizzera perché altri ne hanno parlato: parlo della Turchia, parlo della Spagna. senza dubbio; e nella Spagna, onorevole collega, noi comunisti perseguitati, messi in carcere, trattati come voi sapete le dittature fasciste trattano partiti democratici avanzati come il nostro, lottavamo perché quel paese non uscisse dalla neutralità. ma questa parola d'ordine , se può essere giusta in una situazione determinata, lanciata in un momento in cui non siamo ancora in tale situazione, disorienta gli spiriti, e può contribuire, ritengo, ad accentuare quell' isterismo di guerra, dal quale, invece, dobbiamo cercare di liberarci, di liberare l' opinione pubblica e di liberare il paese in generale, alla diffusione del quale dobbiamo cercare di resistere, e di resistere insieme, con tutti i mezzi che sono a nostra disposizione. ripeto, nel momento in cui si tratti di schierarsi o di non schierarsi in un conflitto, chi potrà respingere a priori la parola della neutralità? ma oggi si tratta di vedere quale sia la situazione concreta in cui ci troviamo e che cosa dobbiamo fare per contribuire con le nostre forze acché un tale conflitto non sia scatenato. così, ritengo non corrisponda alla situazione reale il dibattito, interessante per molti aspetti, con tutti i suoi rilievi storici ed altro, circa la opportunità. o meno di una politica « di isolamento » . anche qui vi è il pericolo di trarre in inganno l' opinione pubblica . politica di isolamento! ma questa suppone che noi siamo già potenza tra potenze; e noi non siamo ancora potenti fra potenti: noi siamo uno dei paesi vinti; noi siamo quello tra i paesi vinti che, grazie al contributo del proprio popolo, è riuscito a farsi una posizione migliore di altri; ma abbiamo un trattato di pace dai limiti del quale, per il momento, è assai difficile uscire. discutere se, in questo momento, la nostra politica estera possa essere diretta secondo i criteri con cui essa venne diretta nel periodo in cui l' Italia era potenza tra potenze, pur con le sue debolezze anche allora gravi, credo sia cosa interessante, forse, ma che non ci può troppo illuminare su quello che è da farsi nel momento presente. la questione è un' altra; anzi, altre sono le questioni su cui noi dobbiamo pronunciarci, e precisamente queste: esiste o non esiste un pericolo inevitabile di guerra? crediamo noi che la guerra sia inevitabile? e crediamo noi, una volta che si sia data una risposta affermativa a questa prima domanda, che una nuova guerra sia imminente? questo è il primo punto. secondo: la politica che noi facciamo, pur tenendo conto di tutti i limiti che sono posti oggi all' iniziativa della nazione italiana nel campo internazionale , è un freno, un ostacolo allo scatenamento di una nuova guerra, oppure agevola il compito di quei gruppi imperialistici i quali preparano una, guerra, e spingono ad essa? e infine: la politica che noi facciamo è conforme o non è conforme agli interessi permanenti della nazione italiana? noi riteniamo, prima di tutto, non essere vero che la guerra sia inevitabile oggi. storicamente sappiamo come sorgono nell' attuale periodo. storico le guerre; sappiamo che esse traggono origine da quei balzi in avanti coi quali i paesi capitalistici e imperialistici fanno il loro sviluppo, per cui in un determinato momento i loro gruppi dirigenti sono spinti ad affermare la loro potenza al di sopra di tutti, vogliono conquistare il mondo intiero, ridurre gli altri popoli al vassallaggio. se questo è vero, e se è vero che le leggi di sviluppo del capitalismo sono ben lungi dell' essere cambiate, vero è altresì che siamo arrivati a un punto di sviluppo della storia mondiale in cui l' opinione e la volontà dei popoli, contano sempre di più e sempre di più si fanno valere. la coscienza dei problemi politici, o anche solo l' interesse ai problemi politici, si diffonde in modo sempre più largo e in masse sempre più estese. i lavoratori si interessano ai problemi di politica internazionale , si schierano a favore o contro determinate soluzioni, si schierano in difesa dei loro interessi e della loro esistenza, e prima di tutto di quell' interesse fondamentale che è il mantenimento della pace, da cui la loro vita dipende. inoltre, le masse lavoratrici sono oggi organizzate, in organizzazioni professionali, in grandi partiti politici e, in buona parte del mondo, hanno nelle mani il timone dello Stato. in questa situazione può essere evitata una guerra? noi rispondiamo: sì, può essere evitata. a questo scopo, però, bisogna riuscire a mettere la museruola (scusate l' espressione poco elegante) a coloro i quali provocano la guerra e che hanno interesse a farla; e costoro è facile sapere chi sono. negli USA 53 miliardi di dollari di profitti sono stati accumulati dai fabbricanti di armi e dagli altri grandi capitalisti nel corso dell' ultima guerra. eccoli, i provocatori di guerra! si comprende che costoro hanno interesse, oggi e prima di tutto, a vendere armi in ogni parte del mondo, e domani a scatenare una guerra nuova. si comprende che costoro oggi stesso abbiano interesse, là dove un conflitto sorge, come in Palestina, a soffiare nel fuoco per impedire che il conflitto possa finire. in Cina le armi le han mandate gli americani, ed è con armi americane, colte sul campo di battaglia , che combatte l' esercito di liberazione. vi ho dunque indicato almeno una delle categorie di nemici del genere umano che alla guerra sono interessati e la preparano. per lo meno questa categoria — questo me lo concederete — non esiste nell' Unione Sovietica . i popoli non guadagnano niente dalla guerra. hanno fatto una dura esperienza; sanno che, in una prossima guerra, possono perdere tutto, e per questo cresce in essi la volontà di pace. ma accanto ai popoli e alla loro testa vi sono oggi quegli Stati dove il potere è nelle mani dei lavoratori, i quali esercitano questo potere per costruire regimi economici che voi probabilmente considerate come un assurdo, perché non corrispondono ai vostri principi e alle vostre dottrine, ma corrispondono alle aspirazioni dei popoli stessi che li costruiscono. oggi più della metà d' Europa è impegnata in questo lavoro di costruzione di un mondo nuovo, diverso da quello esistito sinora. vi è impegnata l' Unione Sovietica : paese dove il socialismo ha trionfato e da cui abbiamo ricevuto poche settimane fa, la notizia di un nuovo grandioso piano di 15 anni per il rimboschimento delle steppe del Volga e dell' Asia centrale e meridionale sovietica, un piano tale che deve cambiare la faccia della natura, trasformare i deserti in superfici coltivabili a. coltivazione erbacea, accrescendo il rendimento per ettaro delle culture a grano in misura non mai vista prima d' ora. pensate veramente che un paese il quale imposta simili problemi, e che mobilita l' entusiasmo di tutti i cittadini per la soluzione di essi, sia un paese il quale pensi di scatenare guerre di conquista e di oppressione? onorevole collega che mi chiede quanti italiani vi potremo mandare, io non posso saperlo, io non lo so, perché l' avvenire non è nelle mie possibilità prevederlo; ma io so che se nel nostro paese, in Italia, nelle sole regioni meridionali (perché mi pare — dall' accento — che ella sia meridionale), noi avessimo distrutto le vecchie strutture feudali e capitalistiche e potessimo impiegare la nostra energia e la nostra intelligenza per impostare simili piani e attuare trasformazioni di questo genere, anche se di misura tanto più piccola, milioni di italiani ci benedirebbero perché questo sarebbe per loro la vita e il benessere! vi sono, dunque, popoli e Stati che non vogliono la guerra. essi sono tanti e così potenti che possiamo dire che le forze che non vogliono la guerra sono più grandi delle forze che la preparano. questa è la verità. nell' America stessa, nell' ultima competizione elettorale, pur fatta coi modi con cui si fanno le elezioni in quel paese, è bastato che uno dei candidati si presentasse come il candidato di alche iniziative atte a conservare la pace, perché la sua elezione fosse sicura. occorre, soltanto, che le forze di pace si sveglino, si raccolgano, si organizzino. il mondo appartiene a loro. quanto alla domanda se una nuova guerra sia imminente o non lo sia, ritengo che la guerra possa diventare imminente soltanto nella misura in cui le forze di guerra riescano ad avere il sopravvento sulle forze di pace . ricordatevi del 1939. anche allora noi dicevamo che la guerra non era inevitabile e lottavamo con tutti i mezzi e su tutti i fronti perché si costruisse un fronte solido di pace, che, se si fosse costituito, avrebbe risparmiato all' Europa e al mondo la tragedia... la guerra diventò inevitabile... onorevole Saragat, non vorrei essere in disaccordo con lei su questo argomento, sul quale in quei giorni, quando alla era in grado di giudicare a mente più fresca e senza essere ministro della Marina mercantile , fummo invece d' accordo! la guerra diventò inevitabile, ripeto, il giorno in cui gli ultimi resti delle eroiche divisioni dell' esercito popolare Spagnuolo passarono, sconfitte, il confine dei Pirenei e la Spagna repubblicana fu perduta! quel giorno divenne inevitabile la guerra e ciò che l' aveva resa inevitabile era stata la criminale politica del cosiddetto « non intervento » , cioè la politica di strangolamento della Repubblica spagnola . allora ella era con noi, onorevole Saragat, nel giudicare così. quanto all' accordo russo-tedesco del 1939, esso è stato conseguenza diretta di questa politica, e di quella di Monaco. esso è stato in pari tempo, però, una delle premesse della vittoria dell' Unione Sovietica e della nostra vittoria sull' imperialismo tedesco e fascista. si tratta, perciò, di vedere in qual modo noi possiamo oggi contribuire al rafforzamento di un fronte di pace. ripeto ciò che ho già detto, e che cioè oggi nel mondo noi non contiamo gran cosa. i colleghi che hanno fatto appello al senso della realtà hanno quindi detto cosa giusta. vorrei aggiungere che quando discutiamo di queste cose dovremmo sforzarci anche di non essere troppo provinciali. non credo che un discorso di uno di noi possa servire a svelare al mondo, o a modificare, le riposte intenzioni dell' Inghilterra, o degli USA, o di questo o di quell' altro paese. questo si fa nelle farmacie di campagna, non nel Parlamento. purtroppo sono oggi molte le cose che sono molto più grandi di noi. cerchiamo di capire, nonostante tutto questo, che cosa possiamo fare. e qui è il punto in cui si concentrano le nostre critiche e le nostre accuse. il poco che potremmo fare; voi non lo fate; fate anzi il contrario. e fate il contrario perché! idea fondamentale che ispira a vostra politica estera non è un' idea che possa essere chiamata di politica estera , ma è qualche cosa di ben diverso, è spinta reazionaria, è adesione reazionaria a quel movimento che, partendo dai centri dirigenti dell' imperialismo mondiale, e in particolare degli USA, tende alla difesa esasperata, con tutti i mezzi e persino a costo della guerra atomica , del sistema capitalistico tradizionale, dell' imperialismo, detto con i termini che a noi sono abituali, e credo siano abituali oggi anche a voi. questo è il punto fondamentale e qui è la colpa vostra. ammetto che il problema esista. vi è un ordine capitalistico che sta crollando; vi è un imperialismo le cui basi stanno sfasciandosi non soltanto in questa parte del mondo, ma in parecchi altri punti di importanza decisiva. è crollato l' imperialismo tedesco, che era stato, negli ultimi dieci anni prima del 1939, il grande baluardo europeo del capitalismo reazionario. è crollato il militarismo fascista, parodia miseranda, nell' ultima fase della sua esistenza, dell' imperialismo tedesco. nell' Europa centrale e orientale nuovi popoli hanno abbandonato la via tradizionale del vecchio ordinamento capitalistico, dando vita a ordinamenti diversi, nuovi, profondamente e sostanzialmente democratici. hanno espropriato i grandi industriali e nazionalizzato la industria; non hanno « parlato » di riforma agraria , ma l' hanno fatta, e rapidamente, e in modo radicale. su questa base costruiscono oggi un' economia nuova e in queste condizioni economiche nuove è evidente che abbiamo anche regimi politici diversi dal nostro. a voi non piacciono, onorevole colleghi, questi regimi, ma non crediate di poter cancellare questa realtà con la barzelletta di un foglio umoristico. dimostrereste soltanto di essere, come tutti i rappresentanti di classi condannate a sparire, dei ciechi. apprezzo di più l' argomento di quel collega che ieri diceva che qui sono venuti a trovarlo uomini che sono usciti da quei paesi e gliene hanno detto cose d' inferno! ma si tratta anche qui di capir le cose. il giorno in cui un governo repubblicano e popolare italiano avrà espropriato, diciamo, la grande industria tessile, certamente ci sarà qualche Brusadelli che andrà in America a lacrimare nel panciotto di uno Sforza o De Gasperi di quel paese, e proclamerà di essere il vero democratico e invocherà sopra di noi i fulmini delle vere democrazie! guardate che cosa sta succedendo in Cina dove un popolo di 400 milioni di anime si sta mettendo per quella stessa strada per cui si son posti i popoli più avanzati! dopo aver fatto la guerra all' imperialismo giapponese e aver versato il proprio sangue per quasi un decennio in questa guerra, il popolo cinese credeva di avere la pace e non l' ha avuta. per conquistarsi pace e libertà ha dovuto combattere una sanguinosa guerra civile . al povero contribuente degli USA sono stati estorti dai banchieri di Wall Street e dalle cricche imperialistiche governative 4 miliardi di dollari per tener soggiogato quel popolo. ma non è servito a niente. oggi i nostri compagni di lotta, i capi del partito comunista cinese; sono già alla testa della metà del popolo di quella grande nazione. domani saranno a capo di tutta la nazione cinese. onorevoli colleghi , voi sapete — lo ricordava poco fa l' onorevole Calosso — come la mia vita sia stata avventurosa, tempestosa. la colpa non è stata tutta mia. sono state le classi dirigenti italiane, quelle che oggi sono qui rappresentate da voi che non mi vorreste lasciar parlare, che mi hanno costretto a portar fuori dai confini della mia patria la mia esistenza e la mia lotta. ebbene, permettetemi di rievocare qui le figure dei dirigenti del grande partito comunista cinese, come li ho conosciuti negli anni terribili intorno al 1926, nel momento in cui per il tradimento di una parte della cricca dei generali che stavano alla testa del governo del Kuomintang, il movimento popolare cinese sembrava aver perduto per lungo tempo ogni possibilità di ripresa e di vittoria. li ricordo quei grandi compagni Mao-Tse Tung , Ciù DE , uomini capaci di profonde analisi e chiari dibattiti, e legati ad una fede, e audaci combattenti. non mi meraviglio che stiano riportando oggi queste vittorie. le hanno meritate, per la loro tenacia, per il loro eroismo, per l' attaccamento infrangibile alla causa del loro paese. permettetemi che mandi loro da questa tribuna il mio saluto e il saluto della parte migliore del popolo italiano . vorrei ora rivelarvi, a proposito della Cina, qualche cosa. non vi siete mai chiesto quali sono le armi con le quali il popolo cinese e il suo esercito di liberazione riescono a riportare così brillanti vittorie...... sino ad aver ragione persino dei quattro miliardi di dollari che tanta gola fanno al Conte Sforza? voglio farvi conoscere una di quelle armi. non abbiate timore: si tratta di un piccolo libretto, stampato anche in una carta — come vedete — molto brutta, di cui sono venuto in possesso. viene dalle regioni liberate della Cina e me ne sono fatto tradurre alcune frasi per potervele citare. si tratta precisamente dei principi fondamentali della legge agraria della Cina; dei principi che vengono realizzati nei territori liberati grazie all' azione dell' esercito di liberazione e del partito comunista . permettetemi di leggervene qualche cosa. ma perché v' inquietate? non vi propongo di sottoporre questo testo all' approvazione di questa Assemblea per farlo diventar legge italiana. voglio solo informarvi. l' articolo 10 così espone il primo principio fondamentale di questa legge agraria: « annientare il vecchio sistema agrario, lo sfruttamento feudale e semi feudale, e realizzare il principio: la terra a chi lavora la terra. secondo articolo: « annullare il diritto di proprietà dei proprietari feudali sulla terra » . vi risparmio le ulteriori citazioni, fino ad una ultima, la quale — credo — sia interessante, per chi vi farà comprendere meglio il carattere generale del movimento che si sta sviluppando in quel lontano paese. vi è un articolo che dice che la terra deve essere distribuita ai contadini, ai combattenti, ai soldati e ufficiali dell' esercito di liberazione; l' articolo successivo, però, aggiunge che « le famiglie dei soldati e degli ufficiali dell' esercito del Kuomintang e i funzionari del governo del Kuomintang, hanno il diritto di partecipare alla divisione delle terre come tutti gli altri » . ma non le avete fatte e non le volete fare voi. alcuni dei colleghi che seggono qui, signor presidente , mi dicono che la intolleranza dei colleghi della maggioranza deriverebbe dal fatto che non capiscono il valore delle cose che dico. credo sia il contrario. è perché lo capiscono che perdono la calma! la realtà, per concludere su questo punto che considero essenziale per comprendere qualsiasi questione di politica estera , è che vi è un mondo capitalista e imperialista il quale sta crollando; vi sono popoli che avanzano trasformando profondamente la loro vita economica, la vita politica, la vita sociale, fondandola sopra nuovi principi. quello che noi chiediamo, quello che è necessario affinché la pace sia conservata, è che tutti i popoli siano liberi di fare da sé; liberi di decidere da se le loro questioni; liberi di costruire da sé quell' ordine nuovo cui aspirano e che è conforme alla loro volontà. questo era lo spirito degli accordi di Yalta, ieri citati dall' onorevole Mondolfo; questo era lo spirito di Teheran, di Potsdam, della Carta delle Nazioni Unite . questo si può dire che fu anche lo spirito della politica degli USA fino a che visse il grande presidente Roosevelt; questo è lo spirito che ispira la politica sovietica e per cui l' Unione Sovietica combatte. esso è la base stessa di un ordinamento internazionale democratico e pacifico. dall' altra parte, vige una concezione opposta. prima è venuto il discorso di Fulton del signor Churchill, dal quale le posizioni della politica rooseveltiana venivano completamente rovesciate e si lanciava, invece, la parola d'ordine di raccolta di tutti gli elementi reazionari del mondo intero, per abbattere il regime sovietico se passibile, o per lo meno per impedire che nuovi popoli si mettano per la strada della liberazione dal capitalismo reazionario e dall' imperialismo. a questo ha fatto seguito la dottrina di Truman; poi il Piano Marshall ; e adesso fa seguito il tentativo di costruire, dopo le alleanze economiche e politiche, patti militari. vi è una logica in tutto questo. ma quali sono le prospettive di questa politica? questo io vi chiedo e questo dovremmo chiederci tutti, nel momento che sentiamo essersi il nostro Governo a questa politica ormai legato e ad essa voler mantenere legata la nazione italiana. dalla propaganda si è passati all' organizzazione economica; dall' organizzazione economica all' organizzazione politica; dall' organizzazione politica si è passati o si sta passando ai patti militari, alle armi... tanto è vero che vi sono già persino i capi di Stato maggiore nominati. non vi sono però ancora gli eserciti. per fare gli eserciti occorrono i popoli, ed è proprio in cerca di popoli disposti a farsi ammazzare per tenere in vita il sistema dell' imperialismo che stanno andando i governanti americani. credo che nessun italiano onesto oserà dire che sia nazionale una politica la quale offre all' imperialismo americano, proprio per lo scopo che ho detto, di disporre dell' Italia, del suo territorio e delle sue riserve umane. prima però di affrontare questo aspetto della politica del nostro Governo io vorrei ancora una volta domandarvi se avete un' idea di quali siano le prospettive di questa politica imperialista americana. non credo che le ipotesi siano così facilmente da affacciarsi, come ha potuto fare qualcuno di voi. no, le cose sono molto più complicate. oggi ci troviamo di fronte alla volontà dei gruppi imperialistici americani di imporre il loro dominio sul mondo intero: l' hanno detto, l' hanno proclamato, non lo possono negare. a questa volontà, corrisponde il loro tentativo di organizzare degli eserciti che possano domani servire alla realizzazione dei loro piani, pur consentendo loro di non mandare al macello gli americani stessi, ma gli italiani, i francesi, i beneluxesi (si dice così?), i tedeschi. ma quando ci saranno questi eserciti, come andranno le cose? è qui che vi invito a non cadere nella faciloneria. anche dopo l' altra guerra si è attraversato lo stesso periodo. vi è stata la famosa spedizione delle 17 nazioni, come la chiamò il signor Churchill, e anche il nostro paese, purtroppo, partecipò a quella crociata contro la giovane Repubblica sovietica. gli USA, pur essendo isolati allora dalla politica europea , intervennero attivamente — e come attivamente! — per far rinascere un capitalismo aggressivo, un militarismo e un imperialismo tedeschi. essi finanziarono quell' impresa sciagurata; essi dettero i miliardi per quella risurrezione. alla fine si trovarono di fronte alla situazione che tutti ricordiamo. non so come andranno le cose questa volta. so però che siamo soltanto alla prima fase, in cui si inizia la riorganizzazione di quelle forze aggressive che invece avremmo dovuto essere tutti d' accordo, finito il secondo conflitto mondiale, nel non lasciare che venissero riorganizzate. dove si arriverà e come a nuove fratture? questo non lo so io e non lo sapete voi; ma tutto quello che sta avvenendo ci dice che se vogliamo il bene del nostro paese, dobbiamo non solo tener fuori l' Italia da tutto questo lavorio di imperialisti che cercan la guerra e troveranno la loro rovina, ma essere a questo lavorio decisamente contrari, e opporci, mentre le cose sono ancora in germe, a che si vada avanti per questa strada disastrosa. voi, invece, signori del Governo, siete già schierati in questo fronte di imperialisti: per questo una politica nazionale non la potete più fare. politica nazionale è soltanto quella nella quale possono trovarsi concordi cittadini di differenti fedi, di differenti convinzioni politiche, di differenti tendenze, di classi differenti, uniti dalla coscienza di seguire una linea che sia nell' interesse di tutti. il fascismo non riuscì mai a fare una politica nazionale, perché aveva pregiudizialmente messo al bando della nazione una parte della nazione stessa: le forze della classe operaia e della democrazia. crollato il fascismo, abbiamo noi ripreso una politica nazionale? quali sono stati gli atti di politica nazionale italiana che dopo il crollo del fascismo abbiamo compiuto? ne trovo uno solo, un grande atto di politica nazionale, al quale hanno partecipato tutti quelli di noi che hanno dato un contributo per la liberazione del nostro paese. esso è la guerra partigiana combattuta dal popolo per la liberazione d' Italia. ecco il primo e, direi, fino ad oggi l' unico grande atto di politica nazionale compiuto dopo il crollo del fascismo. tutto quanto di buono e stato costruito dopo, all' interno e nei rapporti internazionali, è stato costruito su questo capitale che hanno accumulato per la patria italiana i giovani, i lavoratori, gli operai, i contadini, i comunisti, i socialisti, i cattolici anche, che hanno preso le armi, spontaneamente, per dare un contributo alla cacciata dei tedeschi e dei fascisti dal nostro paese. purtroppo questo capitale i nostri diplomatici hanno lavorato non a valorizzarlo, ma a sperperarlo. nella nostra diplomazia vi è un solo atto di politica nazionale che corrisponda a questo capitale. è stato l' atto con cui il Governo del maresciallo Badoglio otteneva il riconoscimento di un Governo sovrano italiano da tutti gli alleati, servendosi dell' appoggio dell' Unione Sovietica . onorevole Leone-Marchesano, quel Governo era un governo monarchico, lo so... ma dobbiamo storicamente riconoscere le cose come stanno. dopo, cerco invano gli atti di una politica veramente nazionale, perché in seguito, e particolarmente quando, in modo sempre più accentuato, si sono fatti sentire nella nostra politica interna ed estera le influenze della vecchia classe dirigente , che è stata fascista e che oggi è in gran parte fascista ancora negli orientamenti e nell' animo suo, tutto cambia a poco a poco. così abbiamo avuto, subito dopo la liberazione di Roma, i governi i quali dettavano note agli « alleati » anglosassoni, in cui non vi era più un senso di dignità nazionale, perché il tono di esse era quello di chi invocava l' aiuto di quelle grandi potenze capitalistiche contro il popolo italiano , contro la classe operaia e i suoi partiti avanzati, per frenarne l' ascesa; note che terminavano con l' apocalittica evocazione dell' Unione Sovietica che sogghignava al vedere gli alleati che trascuravano il nostro paese e lo facevan morir di fame. movendoci su questo campo, non potevamo più migliorare le condizioni dell' Italia. per questo voi avete vissuto per anni alla giornata; per questo avete accumulato in politica estera errori sopra errori; per questo non siete stati in condizione di discutere dignitosamente le clausole del trattato di pace , ma le avete dovute subire. dando prova di una incredibile assenza di riconoscenza, vi siete posti a intrigare proprio contro il paese che ci aveva aperto la strada di una rinascita. avete orientato la vostra politica nel senso della propaganda antisovietica prendendo pretesto dalla questione di Trieste, mentre avreste dovuto sapere — e se non sapevate allora lo dovete sapere adesso, perché la cosa è risultata chiara dalle ultime discussioni che l' Unione Sovietica frenava le impazienze del governo jugoslavo in quel momento. l' Unione Sovietica in realtà ci considerava come un paese che si era staccato dal fascismo e stava cercando una via democratica. essa attendeva. voi battevate alla porta degli imperialisti americani e vi offrivate come servi; voi avevate già allora la posizione del conte Sforza, quando dice che bisogna aderire a tutto quello che i grandi paesi imperialistici propongono, circa le sorti del nostro paese, senza nulla chiedere e nulla obiettare. un gruppo dirigente , il quale prende una posizione simile, nulla può salvare e voi nulla avete salvato. avete disprezzato l' appoggio che potevate avere in un determinato momento dall' Unione Sovietica per risolvere, a favore della nazione italiana, la questione coloniale. avevate già preso posizione, offrendo sin d' allora, a chi occupava i nostri vecchi territori coloniali, di servirlo persino militarmente. coloro per i quali in questo modo voi vi schieravate, non potevano non disprezzarvi, non potevano non esser portati da voi stessi a trascurare l' enorme capitale che era stato accumulato dal popolo italiano colla guerra di liberazione. se mi avessero mandato, vi sarei andato. oggi, vi presentate alla nazione con un fallimento completo; e invano cercate di mascherarlo con la vostra odiosa propaganda, la quale non ha nulla di nazionale, perché e una brutta edizione della propaganda di menzogne e di odio con le quali già il fascismo aveva cercato di spezzare l' unità della nazione sì, avete fatto tutte le promesse che avete fatto durante la campagna elettorale : ma voi stessi sapete che perfino Trieste, che allora venne fatta balenare agli italiani in quel modo. così indegno, oggi viene tenuta in serbo, dai vostri padroni, i quali pensano di potersene servire come offa per un tradimento e per un traditore. all' origine di tutto questo vi è il fatto innegabile, evidente anche ai ciechi, che voi siete partiti e partite da una posizione di classe reazionaria, gretta, egoista, e vi siete messi al servizio dei gruppi più aggressivi dell' imperialismo, perché da essi attendete la difesa estrema dell' interesse di classe che vi anima. questa e la verità: questa è la sostanza. ho seguito con grande interesse i dibattiti fatti circa la politica estera italiana dei decenni passati. non intendo entrare ora in essi. per quello che io conosco, per l' esperienza che ho tratto dalla politica del mio paese, penso però che al popolo italiano si possa dire una cosa sola: che noi dai grandi paesi imperialistici siamo stati sempre offesi e umiliati. quando poi abbiamo creduto che la strada della nostra salvezza consistesse nel metterci al servizio di interessi stranieri, ci siamo posti sempre sulla via della rovina. noi italiani non abbiamo nulla da temere per il fatto che il popolo cinese distrugga il feudalismo e il capitalismo corrotto che domina in quel paese; non abbiamo nulla da temere dalle riforme politiche, economiche e sociali dell' Oriente europeo; non abbiamo nulla da temere dal grande e vittorioso paese del socialismo, al quale siamo debitori della nostra libertà. è ora di finirla di essere spinti a versare il proprio sangue per una causa che non è la nostra. la stessa questione della revisione del nostro trattato di pace e della nostra adesione alla Organizzazione delle Nazioni Unite , non era e non è risolubile, data la posizione del nostro Governo. compagno Nenni, io non credo nemmeno alla possibilità di quella via, che tu ancora sostieni potesse essere seguita, degli accordi bilaterali di revisione. per meglio dire, non ci credo nella situazione attuale. non ci credo in una situazione di inasprita tensione fra gruppi di nazioni rivali. per questo penso che il problema del trattato di pace non si pone, come un problema di « revisione » , ma se mai come un problema di « superamento » , e cioè di facilitare con la nostra azione, sia pur limitata, e con una politica nazionale unitaria, la creazione di una situazione internazionale diversa dalla presente. solo per questa via possiamo arrivare a fare una condizione diversa all' Italia tra le nazioni del mondo intiero, il che e, poi tutto il problema del trattato di pace e della sua revisione. lo stesso per l' ingresso dell' Italia nella Organizzazione delle Nazioni Unite è inutile che voi ne facciate oggetto di una campagna antisovietica. siete arrivati a un punto tale che tacete persino, e date l' ordine alla vostra stampa di tacere le risoluzioni che vengono prese a favore nostro e degli altri paesi che come noi chiedono di entrare nella Organizzazione delle Nazioni Unite , e come noi hanno diritto di entrarvi. tale è infatti la risoluzione che venne approvata circa otto giorni fa dalla maggioranza dei membri dell' assemblea su proposta, credo, dell' Australia o della Svezia, e la quale auspicava l' ingresso nella Organizzazione delle Nazioni Unite di tutti quegli Stati che hanno chiesto l' ingresso in quella organizzazione, fra essi l' Italia. è mancato però a quella risoluzione il voto degli USA e dell' Inghilterra. naturalmente, voi non ne parlate, e strillate contro la Russia! anche questo problema non si risolve per questa strada, ma solo cercando con le nostre modeste forze di contribuire alla creazione di una situazione internazionale diversa da quella che sta oggi davanti a noi. e ora cosa ci proponete? ci avete detto poco tempo fa che il Piano Marshall è un piano economico senza impegni politici. ora ci dite, che siete per impegni politici, ma non militari; ma siete già in contraddizione con voi stessi, perché un impegno militare voi l' avete già preso, e precisamente il giorno in cui avete detto che accettereste — qualora una delle antiche colonie dell' Africa italiana ci venisse restituita anche solo sotto mandato — che ivi venissero organizzate basi aeree e navali militari di grandi potenze imperialistiche. quando fate questa proposta, già accettate clausole militari. e non illudete il popolo: quando i capi di Stato maggiore fanno dei viaggi, non credo vadano ad occuparsi dell' allevamento dei conigli negli altri paesi: vanno per trattare questioni militari. voi siete oggi su questa strada, che è la strada più pericolosa per il nostro paese, e non potete tornare indietro, perché l' ispirazione da cui partite è un' ispirazione di politica interna e internazionale allo stesso tempo e da essa non vi potete staccare. voi rappresentate una strada per cui l' Italia viene portata, ancora una volta, a una rovina. però altre voci si son levate, prima quella dell' onorevole Giacchero, poi quella dell' onorevole Calosso, il quale con più ampio respiro , e levando lo stendardo di una « Europa » federale, ha cercato, sotto il nome della meravigliosa fanciulla che fu rapita mentre coglieva fiori sulle rive del mare e portata attraverso le acque dal toro divino, di proporci qualche cosa di diverso, qualche cosa di meno esiziale dell' attuale politica governativa. apprezzo la proposta, in quanto rivela un' inquietudine, una preoccupazione, derivanti dal fatto che voi stessi sentite come la politica estera del Governo attuale sia inammissibile e pericolosa. ma qui vorrei si parlasse più chiaro! cos' è questa politica « europea » che voi ci proponete? prendo la mozione a firma dell' onorevole Giacchero e trovo che essa, dopo una serie di considerazioni di diverso valore, e in parte accettabili — critica del nazionalismo, affermazione della necessità che vi siano limiti alla sovranità assoluta degli Stati per consentire la loro convivenza e collaborazione in un ordinamento internazionale democratico e così via — ci propone una Europa democratica federata. concretamente però questa Europa democratica federata non dovrebbe essere altra cosa che quel gruppo di paesi aderenti all' Organizzazione europea di cooperazione economica, e cioè al Piano Marshall . arrivato a questo punto dico: adagio! volete voi mettervi sulla via per cui si misero i fascisti e i nazisti, i quali pure credettero un certo momento che sarebbe stato loro utile servirsi del bel nome d' Europa per mascherare la loro politica? che cosa fecero essi allora? convocarono un convegno di studi fra cosiddetti scienziati e pseudo scienziati, e a questi dettero il compito di determinare che cosa fosse veramente l' Europa. ho qui i documenti essenziali di quella seduta e vi consiglio di darci un' occhiata. nel convegno si assistette al curioso, bizzarro spettacolo dei geografi e antropologi — anzi: pseudogeografi e pseudoantropologi — che con cura riferirono sulle più inaspettate particolarità delle diverse parti del nostro continente, a cominciar dal modo come scorrono i fiumi e come sono orientate le montagne, fino al modo come sono costruite le case degli uomini, e ci si soffia il naso, e tutto a un solo scopo: allo scopo non di capire chi sia l' Europa e di cercare le basi di un' unità dei popoli europei , ma di tracciare invece, proprio in mezzo all' Europa, una frattura, perché l' Europa doveva essere soltanto, per i fascisti, quella parte del nostro continente dove i lavoratori non erano ancora riusciti ad andare al potere ed essi avevano quindi speranza d' istallarsi. voi, per altra strada, state facendo la stessa cosa. l' organizzazione economica di collaborazione fra le nazioni europee è infatti l' organizzazione di alcune fra le nazioni europee. quando voi proponete di fondare sopra di esse una federazione di popoli europei , dovete onestamente riconoscere che voi volete non unire, ma scindere l' Europa. arrivati a questo punto, onorevole Calosso, di concretizzazione dei vostri obiettivi, voi avete almeno un dovere, quel dovere al quale io vi richiamai già due volte, credo, nel corso dei dibattiti di politica estera davanti a questo Parlamento, il dovere di studiare perché ha avuto luogo la frattura a proposito del Piano Marshall . avete il dovere di confrontare i due programmi che vennero contrapposti alla conferenza di Parigi: quello della Unione Sovietica e quello dell' Inghilterra e degli USA, e di dirci perché non poté essere realizzata un' unità di tutti i paesi europei , quando il piano sovietico riconosceva tutte quelle necessità di collaborazione e interdipendenza che voi proclamate. questa indagine, però, voi non la potete fare, perché in essa troverete la smentita di tutti i vostri argomenti. quando abbiamo posto questa questione al nostro ministro degli Esteri , egli, dall' alto, molto dall' alto — e quanto più il nostro ministro degli Esteri ci fa cadere le sue parole dall' alto, tanto più esse sono vuote di ogni contenuto e di ogni senso — ci disse: « c' era della reciproca diffidenza » . ma no! si trattava semplicemente di due programmi economici e politici diversi. l' uno democratico, che nella necessaria interdipendenza salvava l' indipendenza dei popoli d' Europa dall' imperialismo americano e cercava di impedire quell' espansionismo che tende a far dell' Europa occidentale una colonia degli USA, e l' altro, invece, che favoriva questo espansionismo e sanciva la dipendenza completa dei popoli dell' Europa occidentale dal capitalismo nordamericano. comprenderei ancora la vostra posizione, colleghi federalisti, e le vostre proposte, se voi alla fine del vostro ordine del giorno ci proponeste, per prima cosa, di riesaminare questa questione e di trovare la strada per superare la frattura che allora si realizzò. la frattura esiste. voi ne prendete atto, la lasciate sussistere, l' approfondite anzi, dando vita a un blocco politico e militare, e sopra questa frattura volete costruire una unità? vi è un' evidente contraddizione in questa vostra concezione, perché... onorevole Dominedò, apprezzo lo spirito forse tanto quanto l' apprezza lei, ma ho letto e studiato non soltanto la risoluzione di cui ella mi parla, bensì tutti i documenti del Movimento federalista europeo , e ho trovato che tutti sono costruiti secondo il principio fondamentale per cui si potrebbe costituire la « unione federativa europea » soltanto con quei paesi che accettano determinati principi, forme di vita e di civiltà, forme di organizzazione politica, economica, sociale. l' onorevole Giacchero, parlando l' altro ieri in quest' Aula, ha ancora accentuato questa posizione. l' Unione federalistica europea di cui egli ci parlava era sì, onorevole Calosso, qualche cosa di simile al sacro romano impero , o alla comunità cattolica dell' Alto Medioevo nell' Europa occidentale ; era qualcosa di simile alla Santa Alleanza ; era qualcosa di simile, — lo stesso onorevole Mondolfo lo ha dovuto riconoscere, — al patto anticomintern di fascistica memoria, ma non era nulla di unitario e democratico nel senso che oggi si possa augurare e desiderare. onorevole collega, so benissimo che ella preferisce mezzi di esecuzione più confacenti ai suoi principi: preferisce i plotoni di esecuzione di Franco e di Tsaldaris. ma io rendo onore alla sincerità dell' onorevole Giacchero, il quale ha parlato in modo da fornirci una brillante conferma della nostra critica e della nostra posizione. il nostro Governo si dice fautore ardente del federalismo europeo; ma intanto so benissimo che domani o dopodomani sentirò dall' onorevole Sforza e dall' onorevole De Gasperi un discorso che già conosco. verrà evocato il castello tenebroso di Bialystock, che poi nemmeno Sforza sa dove sia; si parlerà con orrore del patto del Cominform e di altre cose del genere . di queste cose ho preso conoscenza parecchi anni or sono, quando per la prima volta ho letto il documento da cui esse derivano tutte e che porta la firma di Hitler, Mussolini e del Mikado. si dice precisamente, in questo documento, che « considerando che lo scopo dell' Internazionale comunista e del Comintern (oggi si dice Cominform) è il disgregamento degli Stati esistenti mediante l' uso di ogni mezzo a sua disposizione e l' esercizio della, violenza contro di essi, convinti che tollerare l' ingerenza dell' Internazionale negli affari interni delle nazioni significa non soltanto mettere in pericolo la pace interna e il benessere sociale ma minacciare anche la pace del mondo, eccetera, eccetera » . seguono le firme, tra cui non è quella dell' onorevole De Gasperi , che però benissimo ci potrebbe stare, ma vi sono quelle, ripeto, di Mussolini, di Hitler e di Hiro Hito . è inutile quindi, onorevole De Gasperi e signori del Governo, che cerchiate di nascondervi dietro un mito e sia pure quello del federalismo europeo. so che voi non ci direte gli impegni che già avete presi, perché sapete che in questo momento il paese non tollererebbe simile dichiarazione. ma nel momento in cui partiva per Parigi e Bruxelles, onorevole De Gasperi , ella sa quanto me, che organi di propaganda e anche organi più responsabili dell' imperialismo americano le facevano sapere: « che gli USA acconsentiranno ad aiutare solamente quegli Stati che abbandoneranno le riserve e le illusioni della equidistanza e saranno pronti a far parte di un sistema difensivo comune » , non solo: ma che « per coloro che volessero limitare la propria collaborazione nel campo strettamente economico, gli aiuti americani sarebbero progressivamente ridotti ai minimi termini se non addirittura sospesi » . gli accordi politici e militari sono nella logica di queste posizioni e dichiarazioni. l' unica originalità è quella che vi ha aggiunto il conte Sforza, quando ha detto che qualsiasi patto di qualsiasi natura, egli lo firma a occhi chiusi e senza corrispettivo di sorta. per questa via, signori, si entra sulla strada della guerra, e come servi dell' imperialismo. voi, europeisti, su questo problema essenziale da cui tutto dipende, nonostante ciò che dite, non riuscite a differenziarvi, perché la vostra ispirazione politica essa pure non è ispirazione nazionale, di una politica sulla quale possano trovarsi d' accordo rappresentanti di tutte le classi popolari, purché animati dal desiderio di difendere la pace e il benessere del proprio paese, ma è ispirazione reazionaria, parte dalla concezione di coloro che vogliono creare blocchi politici e militari allo scopo esclusivo di opporre una barriera all' avanzata di quelle forze popolari che vogliono trasformare il mondo nel senso della libertà, della democrazia, del socialismo! è inutile perciò che vi scandalizziate quando sentite autorevoli esponenti del nostro movimento rispondervi che per la strada per cui siete posti, se arriverete alla guerra, arriverete allo stesso tempo alla guerra, civile! è inutile che vi scandalizziate, perché questa conseguenza è insita nella vostra premessa, perché voi, rompete l' unità del paese nel momento stesso in cui iniziate questa politica, perché non siete più in grado di compiere lo sforzo unitario che deve saper fare colui che dirige la politica estera di una grande nazione. quali sono dunque le nostre proposte per una politica nazionale italiana? potrei riassumerle in pochi punti. prima di tutto a noi non si addice, ed è da respingere qualsiasi orientamento nazionalistico. in pari tempo è da respingere — come male altrettanto essenziale — una politica di difesa dell' imperialismo altrui, come quella che il conte Sforza sta seguendo! in terzo luogo affermiamo che non si servono gli interessi nazionali italiani — e questo è il punto su cui insistiamo particolarmente — quando si lavora, in qualsiasi modo, a mantenere, perpetuare, approfondire una rottura dell' Europa. se da questa rottura uscisse qualcosa di più grave ancora di ciò che esiste oggi, quali prospettive ci sarebbero per l' Italia? quelle di una devastazione e distruzione certa. infine, crollato il fascismo, avuto il trattato di pace che abbiamo avuto grazie in buona parte agli errori che i nostri governi hanno commesso, personalmente credo, che dobbiamo seguire una politica di grande riservatezza, starei per dire di grande modestia. nessuna ostilità, né al popolo americano , né al popolo inglese . nessuna ostilità al popolo sovietico . liquidare completamente l' antisovietismo, che alimenta oggi tutta la politica italiana all' interno e all' estero. cercar di impegnare le nostre forze, quali esse sono, non soltanto per risolvere nell' interesse, nostro quei problemi urgenti che si presentano per il nostro lavoro, per la nostra produzione, per i nostri scambi; ma soprattutto impegnare quel poco di influenza che abbiamo per impedire che vada avanti quella frattura del mondo che è stata provocata ed e ogni giorno aggravata dalla rinascita di un imperialismo aggressivo degli USA. far comprendere a tutti che l' Italia, qualunque sia il grado di progresso economico e sociale da essa raggiunto, non potrà mai essere ostile a quei popoli che abbiano scelto e scelgano la via della edificazione di regimi nuovi, liberi dal capitalismo e dall' imperialismo. i dirigenti del nostro Governo devono appoggiare tutte quelle proposte, tutte quelle iniziative, che tendano in qualsiasi modo a distendere la situazione internazionale; le proposte di distruzione delle armi atomiche ; le proposte di riduzione simultanea dell' armamento di tutti; le proposte di trattative dirette fra le grandi potenze per riuscire attraverso il contatto e la reciproca comprensione ad eliminare i motivi di contrasto, di frattura dell' Europa. essi devono fare invece opposizione ad ogni iniziativa la quale tenda ad accentuare questi contrasti. solo questa è una politica nazionale italiana. si chiama essa neutralità? si chiama essa isolamento? non so. essa si chiama utilizzazione nell' interesse della causa della pace — che è poi la causa di tutti noi, — delle forze del popolo italiano quali esse sono rimaste dopo la tragica avventura del fascismo. certo, solo sulla base di una larga unione di energie nazionali e democratiche una politica siffatta è realizzabile; ma è proprio questa unione che questo Governo non vuole e con tutti i mezzi impedisce. da parte nostra, qualsiasi proposta, qualsiasi iniziativa da qualunque parte venga, la quale significhi rottura con la politica che si è seguita finora, e che consideriamo esiziale agli interessi d' Italia, qualsiasi ricerca di una nuova politica nazionale, democratica e di lotta per la pace, qualsiasi mano venga tesa per collaborare alla salvezza della pace e della patria nostra, troverà in noi chi saprà comprendere e collaborare. bisogna pero prima di tutto dire chiaramente al popolo le cose come stanno, denunciare il pericolo di guerra, smascherare la politica di provocazione alla guerra dei grandi paesi imperialistici e la vostra politica di asservimento a questi paesi, far sì che il popolo italiano non sia sorpreso dagli avvenimenti, ma sia capace di impegnare le proprie forze in una lotta ampia e decisa per salvare la pace, e con la pace la propria esistenza. ed ora so che una domanda forse è sulle labbra di tutti voi: « insomma, — mi chiedete, — se vi fosse una guerra, voi la farete l' insurrezione, la guerra civile ; oppure che cosa farete? « vedete, anche nel fare questa domanda, voi mancate di originalità perché questa stessa domanda venne fatta al nostro grande compagno Gramsci dal procuratore generale del tribunale speciale che lo condannò a 23 anni di carcere e alla morte, di fatto. il procuratore generale gli chiese: « che cosa fareste se vi fosse la guerra? scatenereste la guerra civile ? » egli rispose: « voi state portando il paese alla rovina! noi siamo quelli che lo salveremo! » . onorevole Saragat, non basta ch' ella sia in un Governo perché questo, debba considerarsi democratico. al collega poi che mi ha interrotto dicendo che allora noi non ci saremo, dico che non lo so. probabilmente. qua non c' è più Gramsci... la sorte ha voluto che ci fossi io, anzi, che ci sia ancora io al suo posto. il futuro non lo sappiamo... ma certo è che quando i vecchi gruppi dirigenti reazionari italiani, che tante volte già hanno fatto questa esperienza, portandoci una volta dopo l' altra alla sciagura, e che oggi sono rappresentati e serviti da questo Governo riuscissero a far prevalere la loro politica, state sicuri che in quell' ora vi sarebbe, non so se a questa tribuna o nel paese, qualcuno che saprebbe fare ciò che occorrerà fare per salvare la libertà e l' indipendenza del popolo italiano , per salvare il nostro paese dalla catastrofe! di qui, la calma, la tranquillità. la sicurezza con la quale affrontiamo questi problemi. esse non sono indifferenza di fronte alla gravità delle cose che stanno davanti a noi, all' Italia, al mondo intiero. è coscienza della giustezza della strada che seguiamo e fiducia nelle forze del popolo. in due anni, dacché avete voluto che il nostro partito, da partito di coalizione governativa, accentuasse le sue caratteristiche di partito capace di raggiungere con una lotta diretta e indiretta i poi obiettivi... noi abbiamo la stessa forza numerica di prima e un' adesione più grande del popolo. non avete ottenuto, dunque, nessuno degli scopi che vi proponevate. ma lei, onorevole collega, prima di tutto è un maleducato, perché interrompe chi parla.... la nostra forza è nella giustezza della causa di pace per cui combattiamo, nella giustezza del modo come combattiamo per essa, nell' esperienza — ormai di parecchi decenni — che ci ha istruiti, nel legame inscindibile che ci unisce al nostro popolo. per questa via, o signori, noi andremo avanti, e per questa via — statene sicuri giungeremo a essere alla testa di tutto il popolo italiano .