Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 1071 - seduta del 14-01-1953
1953 - Governo Goria - Legislatura n. 10 - Seduta n. 52
  • Attività legislativa

è stata fatta, signor presidente , dal collega Corbino una proposta concreta di sospensione della seduta e di rinvio della discussione. a questa proposta daremo la nostra approvazione se verremo da lei consultati in merito. il tema proposto alla Camera in questo momento è di tale peso e importanza per la vita politica nazionale, infatti, che è legittimo che tutti noi e, credo, ella per primo, signor presidente , chiediamo tempo per riflettere. però, poiché la questione è posta, è inevitabile che, anche nel momento in cui dichiariamo di accettare il rinvio d' un dibattito, qualche cosa diciamo. ora, io riconosco giusta una delle affermazioni contenute o chiaramente sottintese nel comunicato governativo che ci è stato letto dal presidente del Consiglio , cioè che la situazione politica e parlamentare è tesa oltre misura e che questo fatto non può non destare preoccupazioni in tutti noi. tutti siamo tenuti a conservare e difendere il prestigio dell' istituto parlamentare, perché nel prestigio dell' istituto parlamentare vediamo una delle colonne del nostro regime democratico. in particolare, noi che sediamo in questa parte della Camera ed a cui tutti i meriti potranno essere negati, eccetto quello di essere stati fra gli iniziatori della trasformazione politica che ha dato vita alla Repubblica italiana e al nostro regime democratico, non possiamo essere insensibili al fatto che una esagerata tensione dei rapporti politico-parlamentari possa in una parte dell' opinione pubblica provocare dannose reazioni a favore di gruppi non democratici e non repubblicani. riconosco quindi che la situazione è grave, che tutti dobbiamo renderci conto di questa gravità. ella però mi permetterà, signor presidente , di osservare che siamo spinti dalle cose stesse a ricercare le cause di questo fatto. se si è creata nel Parlamento questa situazione così tesa, ciò è avvenuto per due motivi fondamentali, l' uno di procedura, l' altro di fondo. il motivo di fondo è che ci siamo trovati di fronte a una legge, proposta dalla maggioranza governativa , la quale non poteva — e per il contenuto e per le condizioni stesse in cui si è svolta la vita politica italiana negli ultimi venticinque anni — avere l' adesione di questa così importante parte del Parlamento, doveva anzi suscitare in essa l' opposizione più radicale, più aspra. ci si è rimproverato di aver parlato di legge Acerbo ; di aver evocato dei fantasmi; ma era inevitabile che questo avvenisse, di fronte a una legge simile. e poiché questo era inevitabile, cioè si doveva prevedere che si sarebbe giunti a una situazione così aspra, era dovere del Governo risolvere a tempo il problema della procedura, cioè pensarci prima, e prima di tutto presentare la legge a tempo perché potesse seguire il suo itinerario normale, se pur aspro, nella Commissione e nell' Aula, senza che venissimo a trovarci nella situazione in cui ora ci troviamo, di fronte alla imminente scadenza di inderogabili termini costituzionali. noi non ci sentiamo responsabili della gravità di questa situazione, se non per il fatto che abbiamo raccolto la sfida che è stata lanciata alla democrazia, lanciata all' onestà, e alle tradizioni stesse di questa parte della rappresentanza politica del popolo italiano . non potevamo non raccogliere questa sfida non potevamo e non possiamo dibattere la legge in modo diverso da come stiamo facendo e non potranno non dibatterla in modo analogo i colleghi di nostra parte che si trovano sui banchi dell' altra Assemblea. riconosco perciò che abbia ragione. sì, il Governo di cercare oggi una via d' uscita. tutti sanno che, nei giorni passati, della ricerca di questa via di uscita a noi stessi da parecchie parti si è parlato, dopo che erano state fatte determinate proposte, che noi avevamo già qualificato come da respingere perché non corrispondenti alla lettera e allo spirito della nostra Costituzione. allora ci si è chiesto se saremmo stati d' accordo di contenere il nostro dibattito entro certi limiti, qualora queste proposte incostituzionali fossero state ritirate da chi le aveva presentate a nome della maggioranza. abbiamo risposto che la lettera e lo spirito della Costituzione non si barattano. in pari tempo pero abbiamo aggiunto che se si riteneva necessaria — e noi stessi pensiamo che lo sia — una distensione della situazione creatasi nel Parlamento e nel paese, non vi era da far altro che modificare il contenuto della legge. posti di fronte a una modificazione del contenuto della legge, eravamo pronti a prenderla in considerazione e a vedere quali conseguenze ne potevano derivare per il corso dei dibattiti. questa era una via d' uscita. un' altra via d' uscita era quella cui ha accennato testé l' onorevole Nenni. non abbiamo Corte costituzionale a cui appellarci, non abbiamo una legge che disponga le modalità pratiche del referendum. il problema posto con la presentazione di questa legge è stato invece da noi. fin dal primo momento indicato come un problema che richiedeva il giudizio e di una Corte costituzionale e del popolo chiamato a pronunciarsi per referendum, secondo le norme fissate dalla Costituzione. è impossibile questa soluzione? non lo credo, signor presidente . fra l' altro, abbiamo nella nostra recentissima storia costituzionale l' esempio di una consultazione elettorale del paese che è stata contemporanea a un referendum. il 2 giugno 1946, che cosa abbiamo referendum e in pari tempo ha eletto i propri rappresentanti, i quali sarebbero stati rappresentanti del popolo in una Camera dei Deputati della monarchia se avessero prevalso i voti monarchici nel referendum, e sono stati invece rappresentanti del popolo in una Camera repubblicana perché ha vinto la Repubblica. perché questa soluzione non potrebbe essere saggiata oggi, per questa legge? così si potrebbe agevolmente trovare un terreno, non già di consenso nostro alla legge, per carità!, ma di ragionevole discussione o di distensione. credo che alla mente di tutti questa si presenti tuttora come una via di uscita ragionevole e possibile. aderisco, a questo proposito, a quello che ha detto l' onorevole Nenni. presentata che, ci fosse stata una simile via di uscita ragionevole, noi non ci saremmo dimostrati persone irragionevoli. siamo qui per trovare una via di uscita nell' interesse del rafforzamento della Repubblica e delle istituzioni repubblicane, democratiche e parlamentari. invece, che cosa ci viene proposta? ci viene proposta una cosa che non ha nessun contenuto, perché il problema della fiducia è sempre posta nell' Aula parlamentare, ma il regolamento non lo si può cambiare. ricordo il capo canuto dell' onorevole Orlando quando ci gridava, nell' Assemblea costituente , di non dimenticare mai che in un Parlamento sempre è pendente la questione di fiducia ! il Governo poteva però, e potrà porre quando vuole, la questione di fiducia . poteva porla sul passaggio agli articoli e sugli ordini del giorno . poteva porla, e l' ha posta, in un certo senso, indirettamente, con la sua apparizione improvvisa nell' Aula quando si decise, all' inizio del dibattito, di far seduta anche il sabato, la domenica e il lunedì, rompendo una consuetudine parlamentare. anche allora vi fu, in un certo modo, la posizione di una questione di fiducia . vi sono molti emendamenti: su ciascuno di essi ponga il Governo la questione di fiducia , su ogni parola di emendamento, su ogni virgola e infine sul voto generale della legge. nessuno di noi ha obiezioni da fare a un simile contegno del Governo. questo è affar suo. ma se il comunicato che l' onorevole De Gasperi ci ha letto non contiene altro che questo, il comunicato è vuoto, perché non vi è posizione di questione di fiducia che superi o annulli la Costituzione e il regolamento della Camera. di fronte a questo comunicato noi non abbiamo che da parafrasare la espressione famosa che risuonò in una delle prime grandi assemblee parlamentari borghesi: noi siamo stasera gli stessi che eravamo stamane; siamo stasera, dopo aver sentito la dichiarazione del Governo , allo stesso punto in cui ci trovavamo stamane. andremo avanti. quando sarà chiesta la fiducia, chi ha fiducia nel Governo voterà in quel modo, chi non ha fiducia nel Governo voterà in modo contrario, e basta. per quanto il Governo ponga la questione di fiducia , esso non può, infatti, annullare la Costituzione, la quale dice che ogni Camera esamina le leggi secondo le norme del proprio regolamento, e questo regolamento ha, circa la procedura di formazione delle leggi, norme precise che non si possono sopprimere in nessun modo. non è possibile annullare questa norma della Costituzione; non è possibile che il Governo venga a dirci che sceglie tre emendamenti, che solo questi sono legittimi e ammessi e del resto non si può più discutere. questa è una cosa che non si può nemmeno pensare, tanto è lontana dalla sostanza e dalla forma del regime parlamentare . per questo — e concludo, signor presidente — a nome del mio gruppo dico che siamo dispostissimi ad accogliere la proposta dell' onorevole Corbino di rinviare l' esame di queste questioni affinché tutti abbiano il modo di rifletterci a fondo; ma fin d' ora rileviamo che, la proposta che ci ha fatto il Governo è vuota di contenuto, e, a meno che non tenda alla soppressione di fatto del Parlamento, non sposta di nulla la situazione nella quale ci trovavamo alcune ore or sono.