Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 1067 - seduta del 10-01-1953
Modifiche al testo unico delle leggi per l’elezione della Camera dei deputati. approvato con decreto presidenziale 5 febbraio 1948. n . 26.
1953 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1067
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , anziché esprimermi sui singoli emendamenti e sugli emendamenti agli emendamenti, sia per ragioni di brevità e soprattutto per le ragioni di chiarezza che hanno consigliato il presidente a organizzare la discussione in questo modo, io mi esprimerò sul principio informativo di tutto questo gruppo di emendamenti. chiarirò i motivi per cui il nostro parere è ad essi contrario. le argomentazioni con le quali gli emendamenti sono stati sostenuti, sia dai colleghi che li hanno presentati e svolti sia dai colleghi che sono intervenuti nella breve discussione, sono state di un triplice ordine: morale, politico e tecnico. noi riconosciamo senz' altro e ben volentieri che le argomentazioni di carattere morale sostenute dai colleghi intervenuti hanno una loro notevole validità. ci sembra che esse abbiano una validità al 100 per cento sul piano polemico, cioè quando sono indirizzate a combattere sul piano morale il sistema dei collegamenti e degli apparentamenti; ci sembra però che questa validità si riduca al 50 per cento quando dal terreno polemico si passa al terreno delle valutazioni positive e, quindi, si tenta o si pretende di giustificare e di consigliare sul piano morale, anziché il sistema degli apparentamenti e dei collegamenti, l' altro sistema qui proposto delle liste unificate. dal punto di vista polemico le argomentazioni sostenute mi sembrano valide, ed io intendo con brevi considerazioni convalidarle per chiarire che il nostro punto di vista contrario a questi emendamenti è pienamente meditato e maturato. sono valide le argomentazioni dei colleghi sul piano morale contro il sistema dei collegamenti anzitutto per un argomento che è stato più volte sostenuto in quest' Aula, non solo in questa fase della discussione ma anche in sede di discussione generale (nella sua conclusione), e che è un tema fondamentale del quale ci dobbiamo occupare a proposito di questa legge: l' argomento relativo alla connessione che vi è tra il sistema dei collegamenti e degli apparentamenti e la concessione del premio di maggioranza . argomento, questo di cui testé parlava l' onorevole Martuscelli, che è assolutamente valido dal nostro punto di vista per documentare che, se si vuole raffrontare l' attuale legge con la famosissima o famigeratissima legge Acerbo , bisogna pur convenire — a prescindere da qualsiasi considerazione di carattere politico o storico — che, se immorale era quel sistema, certamente l' attuale è più immorale. ciò, in quanto non è affatto vero che questo sistema conferisca il premio di maggioranza ad una lista che consegua con le sue sole forze la maggioranza assoluta dei voti, ma è esattamente vero — e lo si è lungamente e ripetutamente dimostrato che attraverso il sistema dei collegamenti può conseguire in ipotesi (ipotesi tutt' altro che irrealizzabile) la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento un partito il quale non abbia la maggioranza dei voti nel paese. da questo punto di vista le accuse di immoralità mosse da quella parte della Camera ed anche dalla nostra parte contro il sistema dei collegamenti mi sembrano valide — dicevo — al 100 per cento . vi sono, però, altri motivi, che possono apparire minori e sono certamente di minor peso, di minore gravità, ma che sono tuttavia sostanziali, sulla base della recente esperienza delle elezioni amministrative , sia di quelle che si svolsero nel 1951 nel settentrione d' Italia sia di quelle che si sono svolte nel 1952 nell' Italia meridionale. voi sapete benissimo, colleghi di tutte le parti della Camera — almeno in questa constatazione ci possiamo trovare, credo, tutti d' accordo — che cosa accade durante una campagna elettorale organizzata con il sistema dei collegamenti e degli apparentamenti. accade che la concorrenza agisce non tanto e non soltanto fra i diversi gruppi che si sono collegati quanto nell' interno dei gruppi stessi. si dice, da parte della maggioranza, che in ciò consiste proprio la probità di un sistema, perché il sistema dà modo a ciascuna lista, pur entro il meccanismo dei collegamenti, di manifestare la sua autonomia. io vi rispondo che ben diverso è il giudizio dell' opinione pubblica , e lo sapete benissimo, perché di ciò si è lungamente dibattuto sulla stampa durante le precedenti campagne elettorali . la pubblica opinione ha assistito, durante le precedenti prove elettorali svoltesi con il sistema dei collegamenti — ed assisterà, senza dubbio, se alle future consultazioni con lo stesso sistema si arriverà a questo edificante spettacolo: vi è un gruppo di partiti il quale dichiara di aspirare al conseguimento della maggioranza e del premio di maggioranza , in quanto si presenta all' opinione pubblica con una piattaforma comune, con un programma comune e per assicurare, soprattutto, il futuro svolgimento di un programma comune, vuoi amministrativo (se si tratta di elezioni comunali e provinciali), vuoi politico generale, se trattasi delle elezioni politiche . questo vale fino allo scatenamento della campagna elettorale ; questo vale fino a quando sono stati affissi, nelle varie città d' Italia, i manifesti comuni dei partiti che mirano a lottare in comune. ma, non appena i primi esponenti dei singoli partiti collegati parlano nelle piazze, tengono i loro comizi, enunciano i loro propositi, si assiste al curioso, poco edificante e certamente poco morale e poco producente spettacolo, anche sul piano politico, delle inevitabili polemiche che sorgono entro il raggruppamento medesimo. voi ricorderete che la campagna elettorale amministrativa del centro-nord fu caratterizzata molto più dalle polemiche che sorsero, per esempio, tra socialdemocratici e democristiani o fra liberali e socialdemocratici che dalle stesse polemiche che sorsero — e non potevano non sorgere — fra socialcomunisti e missini o fra missini e democristiani. perché? perché, evidentemente, le polemiche che sorgevano in seno ai partiti apparentati del gruppo di maggioranza avevano una caratteristica scandalistica che attirava su di sé l' attenzione della stampa e dell' opinione pubblica molto più di quanto non potessero attirare l' attenzione della stampa e dell' opinione pubblica le polemiche (scontate in anticipo) fra estrema sinistra ed estrema destra o fra centro ed estrema destra . ricorderete anche che non si trattò, in quella occasione, di polemiche di carattere formale, di polemiche nate e sfumate nel clima incandescente dei comizi elettorali e della concorrenza elettorale, ma di polemiche che ebbero il loro diretto influsso anche sulla formazione dei consigli comunali , sulla elezione dei sindaci o di taluni sindaci di importanti città, sulla composizione delle Giunte dei consigli comunali delle città stesse. a sufficiente ricordare il caso tipico di Milano; è sufficiente che ricordiamo, per un momento, alla nostra memoria, quello che anche a Torino si stava verificando, perché vi convinciate di questo aspetto sostanzialmente e innegabilmente immorale del sistema dei collegamenti. vi è un altro e sostanziale aspetto di questa immoralità del sistema (esso è stato già sottolineato dai colleghi che sono intervenuti precedentemente), il quale si riferisce non solo a quanto accade inevitabilmente durante una campagna elettorale condotta col sistema degli apparentamenti, ma a quel che accade successivamente allo svolgimento della campagna elettorale condotta con lo stesso sistema. l' esperienza di quella che fu la dolorosa istoria della formula del 18 aprile mi sembra piuttosto importante a questo riguardo. la formula del 18 aprile, anche se non costituì, dal punto di vista tecnico, un apparentamento perché quelle elezioni furono svolte con il sistema proporzionale della vecchia legge — indubbiamente, dal punto di vista politico, costituì un primo saggio di apparentamento. i partiti che il 18 aprile si presentarono al popolo italiano con una formula comune, collegati con un manifesto elettorale comune e con un programma comune, dichiararono al popolo italiano che qualunque di quei quattro partiti avesse avuto i voti avrebbe, in sostanza, di quei voti fatto un uso comune a quello che ne avrebbero fatto gli altri tre partiti, appunto su una base solida e organica per lo sviluppo di un comune programma di Governo . e questo costituì senza dubbio un inganno nei confronti del corpo elettorale . un inganno involontario, ve ne do atto. indubbiamente, quando, prima del 18 aprile, quel manifesto comune e quel programma comune furono concordati e vergati, i quattro partiti, o per lo meno i loro rappresentanti ufficiali, i loro dirigenti, assicurarono che successivamente, se essi avessero ottenuto la vittoria elettorale, avrebbero saputo anche concordare, dopo il manifesto elettorale, il manifesto governativo, cioè il programma di Governo , ed avrebbero continuato a essere — come diceva il presidente del Consiglio — dei buoni compagni di cordata per tutto il quinquennio. ma il fatto che l' inganno sia stato involontario — almeno così mi piace credere — non toglie che inganno vi sia stato. che cosa hanno pensato, durante il quinquennio, durante le fasi critiche del quinquennio, quegli elettori che il 18 aprile si risolsero a votare Democrazia Cristiana o partito socialdemocratico , partito repubblicano o partito liberale , non tanto perché convinti della bontà dei rispettivi programmi singolarmente concepiti quanto perché convinti che quei programmi avrebbero costituito l' ossatura organica di un unico edificio, di un' unica impalcatura: l' ossatura organica di un Governo stabile e funzionale, come voi dite adesso, che avrebbe assicurato agli italiani una certa tranquillità, un certo ordine e l' adempimento di determinati piani e formule? che cosa pensano oggi quegli elettori i quali hanno constatato che la formula del 18 aprile, malgrado la vostra maggioranza assoluta in questo ramo del Parlamento e la vostra maggioranza nell' altro ramo del Parlamento, è stata tutt' altro che stabile e funzionale? che cosa hanno pensato e pensano quegli elettori i quali hanno assistito alle vostre divisioni e suddivisioni, i quali hanno potuto constatare, attraverso le vostre enunciazioni, a seguito delle vostre polemiche, che eravate appena appena d' accordo su un manifesto elettorale, ma che non eravate affatto d' accordo su un programma, tanto è vero che durante il quinquennio vi siete ripetutamente divisi fra voi e vi sono state divisioni anche nel seno dei vostri partiti, non già per questioni personali ma proprio per motivi programmatici? nel corso della discussione generale , io ho ricordato che il partito liberale (il quale è venuto in questi giorni a garantirci qui che esso deve difendere la Democrazia Cristiana dalle tendenze di destra, che deve garantire esso, partito liberale , con le sue tradizioni ed i suoi precedenti, con i suoi uomini e le sue clientele, la politica verso sinistra della Democrazia Cristiana ) è uscito dal Governo annunciando che avrebbe fatto un' opposizione costituzionale che è stato organicamente incapace di condurre come lo è tuttora (tanto che vi ha rinunciato del tutto); in realtà esso si separò dalla formula del 18 aprile per motivi programmatici, in quanto ritenne di non essere d' accordo, allora — perché oggi è perfettamente d' accordo — con le riforme elettorali amministrative e politiche che la Democrazia Cristiana andava progettando. e, così, il corpo elettorale si chiede: ma allora problemi fondamentali di tal genere, come la politica agraria e la politica elettorale, erano o non erano stati concordati fra i quattro partiti alla vigilia del 18 aprile? se non erano stati concordati, che razza di collegamento politico era quello; che razza di garanzie mi potevate offrire? e, se gli accordi erano stati conclusi, come mai sono andati a gambe all' aria non appena essi sono stati raffrontati con i fatti politici e con la necessità di prendere impegni politici? pertanto, la triste istoria, il destino non edificante della formula del 18 aprile, in questo quinquennio, anche se al termine del quinquennio e al ripristino della formula si è giunti — e vi si è giunti in condizioni e in una situazione ancora meno edificante delle vicende che nel quinquennio hanno accompagnato la formula stessa — non vi ha portato a presentarvi al corpo elettorale italiano con un programma unico. allora un programma unico, almeno esteriormente, c' era, mentre in questa occasione malgrado le trattative estive di Sella di Valsugana ad un programma unico non siete arrivati, e neppure ad un manifesto elettorale unico siete arrivati; le trattative di Sella di Valsugana hanno condotto soltanto a stabilire il numero di seggi di cui vorreste appropriarvi. il destino della formula del 18 aprile, ai suo inizio, nei suoi sviluppi e nelle sue conclusioni, dimostra in maniera chiara la fondatezza della tesi della immoralità politica del sistema degli apparentamenti e dei collegamenti. ciò premesso, debbo subito per onestà aggiungere che, se immorale ci sembra senz' altro — e l' abbiamo combattuto a viso aperto anche in occasione della sua introduzione nel sistema elettorale amministrativo — il sistema degli apparentamenti e dei collegamenti, non molto più morale ci sembra il sistema delle liste unificate che viene proposto con gli emendamenti che stiamo in questo momento esaminando. onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , si è proporzionalisti o non lo si è. non vedo come si possa essere proporzionalisti a mezzo. la proporzionale, come ogni sistema, come la democrazia in generale, offre vantaggi e svantaggi. in questa particolare fase della battaglia politica italiana vi sono determinati partiti politici i quali, avendo sempre sostenuto il sistema proporzionale , pur rendendosi conto dei vantaggi e degli svantaggi che esso offre, ritengono che dal loro punto di vista gli svantaggi siano superiori ai vantaggi e abbandonano il sistema. noi diciamo, più politicamente, che rinnegano il sistema, e vogliono che sia adottato il sistema maggioritario . è questa una tesi che noi combattiamo sul piano morale ancora prima che sul piano politico; è una tesi che ci sembra contraria agli interessi del paese; è una tesi che comunque — lo vorrete riconoscere, perché voi stessi lo dite è contraria agli interessi della nostra parte. e questo sarebbe sufficiente a rendere più che legittima la nostra accanitissima battaglia contro questo sistema: per lo meno quella della maggioranza, da questo punto di vista , è una tesi che si presenta come tale, è un sistema che ci viene proposto come tale, almeno quando la maggioranza, ha il coraggio, come in taluni momenti ha avuto, di presentarlo come tale, senza pretendere di venirci a raccontare che non si tratta di uscire dalla proporzionale, ma soltanto di atti me alcune piccole modifiche al sistema precedente. di fronte a questa tesi non può esservi che l' altra, onorevoli colleghi , e cioè la difesa integrale dell' altro sistema, soprattutto quando si imposta il problema morale. se voi vi foste limitati ad impostare il problema politico, forse vi sarebbe anche stato possibile sostenere questa tesi: posto da un lato il sistema degli apparentamenti e dall' altro quello della unificazione, senza fare la questione morale e programmatica di principio, limitandoci cioè solo alla questione politica, può essere meno svantaggioso o meno contrario alla rappresentatività che vogliamo conseguire, per l' espressione della sovranità politica che vogliamo sia raggiunta, un sistema di unificazione di liste anziché il sistema dei collegamenti. ma, quando si imposta il problema di principio, quando s' imposta il problema morale, non si può uscire dal dilemma; l' alternativa diventa rigida: o si è proporzionalisti o non lo si è. e mi sembra che ragioni di immoralità, seppure forse meno gravi, militino anche contro il sistema delle liste unificate, che ci viene proposto. e mi sembra, altresì — e qui credo di avere ancor più ragione — che contro il sistema delle liste unificate, che ci viene proposto, militi l' esperienza; perché, se vi è una esperienza negativa, fatta, come dicevo, attraverso i risultati portati dalla formula del 18 aprile e attraverso i risultati della formula dell' apparentamento sancita nella legge elettorale amministrativa, se vi è una esperienza negativa per quanto riguarda l' apparentamento, dovete convenire che vi è un' esperienza altrettanto negativa (o per lo meno non positiva, non chiara sul piano morale) per quanto riguarda i blocchi. a proposito dei blocchi, riferendosi alla esperienza del passato, si fa sempre menzione di un solo blocco, quello di Garibaldi: la lista del Fronte popolare , presentata nelle elezioni politiche generali del 1948. ci si dimentica di altra esperienza, che, a parer mio, è ancor più interessante e che, in certo senso, è più vicina al mio settore e riguarda un settore abbastanza vicino al nostro, non tanto come uomini rappresentativi quanto come base popolare: è il blocco liberalqualunquista, che fu presentato alle elezioni politiche del 1945. esso pure quale risultati ha portato? ha portato ad un enorme disorientamento in questo settore; al frantumarsi, anziché al consolidarsi, di forze le quali avrebbero potuto avere ben altra funzione, se una politica più chiara fosse stata seguita in quel settore, se non si fosse preteso di arrivare ad una strana simbiosi liberalcorporativa, come si pretese in quello strano programma che accompagnò il lancio del blocco, se si fossero chiarite le posizioni, se si fosse chiarita la posizione del blocco sul piano istituzionale — e non si ebbe il coraggio di farlo — , se si fosse chiarita la posizione sul piano sociale — e non si ebbe il coraggio di farlo — , se vi fosse stato il coraggio da parte degli esponenti di quel blocco di dichiarare che si trattava di dar vita ad un gruppo parlamentare e ad un blocco che avrebbe sostenuto una politica, direi, conservatrice (absit iniuria verbis , che questo è un termine che si ha paura a pronunziare da quando sono diventati tutti — a cominciare dai democristiani — di sinistra o di quasi sinistra o, addirittura, sinistri; come purtroppo stanno diventando soprattutto in questa fase della loro battaglia politica). quel tale blocco a che risultato ha condotto? al risultato di un disorientamento totale del corpo elettorale ; anziché condurre al chiarimento e al consolidamento di forze politiche , ha condotto al dissolvimento, al franamento di forze politiche , che, comunque giudicate, avrebbero potuto avere in questa Camera una funzione ed avrebbero impedito, per esempio: ai liberali, che in questa Camera siedono e sono venuti con voti espressi indubbiamente dalla destra economica, di mettersi a sedere al centrosinistra e di venire a dichiarare, in questa discussione, che essi sono i tutori, i santoni del sinistrismo del Governo. vi sarebbe stato un chiarimento, perché è mancato il settore della destra economica; essa, anziché affidarsi ad una forza qualificata, si è affidata ad un coacervo di forze, che, in sostanza, hanno finito per dissolversi e distruggersi, per disorientare il corpo elettorale e per dare dei vantaggi, in quelle zone dell' Italia meridionale dove una forza di quel genere avrebbe potuto contare qualche cosa, proprio a quelle forze di estrema sinistra che essa si riteneva destinata a combattere. quanto all' esperienza cui ha condotto il blocchismo, chiamiamolo così, del settore dell' estrema sinistra , se ne è parlato troppo in queste settimane e se ne parla troppo sulla stampa perché io voglia riprendere l' argomento, anche perché non ci riguarda tutto quello che sta accadendo o è accaduto in casa altrui. mi sembra indubitato che anche in quel settore, se gli stessi esponenti del settore medesimo (si veda il discorso dell' onorevole Pietro Nenni pronunciato a Milano l' altro ieri) sono giunti a concludere, dopo cinque anni da quando si presentarono in blocco, che è molto meglio politicamente, più proficuo ai loro fini ed interessi (e addirittura più morale, mi pare abbia detto l' onorevole Nenni) presentarsi in liste separate, ciò significa che l' esperimento e stato a loro giudizio improduttivo e non proficuo. pertanto essi oggi dovrebbero essere gli ultimi a presentare degli emendamenti per sostituire al sistema dei collegamenti, che dichiariamo senz' altro immorale, il sistema dei blocchi che è ugualmente immorale. ritengo che sia un po' meno immorale; comunque sempre immorale. quando due o più partiti alla vigilia di una prova elettorale blocchino e presentino un' unica lista, anche se essi non intendono chiarire interamente se stessi di fronte alla opinione pubblica , anche se essi non intendano chiarire fra loro i reciproci rapporti, anche se non vi i: da parte dei singoli partiti che si raggruppano l' effettiva volontà di arrivare ad un programma concorde, tuttavia è la realtà delle cose che praticamente li costringe al chiarimento. in molti casi magari sarà un chiarimento per soppressione, ma è la natura delle cose che conduce a questo. infatti può darsi che di tre o quattro partiti che si riuniscono, uno prevalga ed inghiotta gli altri, i quali diventano anche meno che satelliti. ma anche questa è una chiarificazione, perché se ciò accade significa che le forze che in tal modo si lasciano inglobare da una forza maggiore non avevano una capacità di resistenza politica, non avevano un' effettiva funzione politica e rappresentativa e pertanto non era giusto che aspirassero ad averla attraverso le elezioni, neppure con il sistema proporzionale . infatti, anche se con il sistema proporzionale avessero condotto una loro autonoma rappresentanza nel Parlamento, quella autonoma rappresentanza lo sarebbe stata solo formalmente, non già sostanzialmente, ed avrebbero finito per fare da satelliti nel Parlamento pur non avendolo fatto durante le elezioni. perciò il sistema dei blocchi e delle liste unificate mi pare meno immorale, pur essendo anch' esso immorale, del sistema dei collegamenti: perché può condurre ad una determinata chiarificazione, sia pure per soppressione non violenta ma naturale di talune forze politiche , mentre il sistema dei collegamenti né prima, né durante, né dopo la battaglia elettorale conduce ad alcuna chiarificazione ma induce ad una enorme confusione... sul piano politico, poi, mi sembra che ugualmente la richiesta di sostituire al sistema dei collegamenti il sistema delle liste unificate non si giustifichi pienamente, né voglio ripetere ancora una volta (ché sarebbe pleonastico) che la nostra avversione agli emendamenti in esame non implica affatto accettazione del sistema dei collegamenti ma vuole ribadire la nostra piena ed integrale difesa del sistema proporzionale . l' unificazione delle liste alla vigilia delle elezioni o coincide con l' unificazione e con la fusione dei partiti, ed allora politicamente si ha una fusione di quelle forze, oppure dà luogo all' unificazione delle liste indipendentemente dalla fusione dei partiti nel quadro dei patti di unità d' azione fra i partiti (che non si sa mai bene cosa siano ed in qual parte lascino intatta l' autonomia dei partiti e in qual parte la vincolino e la vengano a violare). una unificazione di liste, dicevo, che non sia stata una unificazione di partiti non vedo quale funzione politica, abbia e nei riguardi della battaglia elettorale in si: e per sé e nei riguardi delle conseguenze politiche che si determinerebbero a battaglia elettorale conclusa e a nuovo Parlamento aperto. sul piano politico, dicevo, mi sembra non siano neppure da accettare gli emendamenti presentati dall' estrema sinistra , in quanto essi complicherebbero la situazione e non la chiarirebbero. lo stesso mi sembra si possa dire sul piano tecnico, e per dimostrarlo — non lo farò per risparmiare tempo — dovrei addentrarmi nell' esame dei singoli emendamenti ed emendamenti agli emendamenti. sufficiente la lettura piuttosto complessa e complicata di questi emendamenti e degli emendamenti agli emendamenti per dimostrare che, se si accettasse questo sistema, si entrerebbe, dal punto di vista tecnico, in un ginepraio non molto difforme da quello in cui ci fa entrare il disegno di legge presentato dal Governo. a facile sostenere il principio delle liste unificate; ma, quando poi si devono unificare delle liste e si deve stabilire con quale criterio l' unificazione debba avvenire, e si propone addirittura da parte di alcuni colleghi che per stabilire il criterio proporzionale della rappresentanza dei vari partiti nelle liste unificate ci si debba rifare ai risultati ufficiali del 1948, evidentemente si cade in delle contradizioni o addirittura in delle manifeste assurdità, le quali non tanto rivelano, a mio avviso, l' errore in cui può essere incorso il singolo collega che ha presentato l' emendamento o l' emendamento all' emendamento quanto rivelano la sostanziale difficoltà dal punto di vista tecnico che si presenta a tutti i colleghi i quali vogliono attuare in norme di legge un sistema di unificazione che non ha bisogno — e questo poi è l' argomento fondamentale — di alcuna norma di legge per essere consacrato. l' onorevole Tesauro, che nella sua relazione ha fatto una sfuriata contro il sistema dei blocchi, dicendo che questa legge moralizza la situazione perché blocchi non se ne potranno fare più in quanto vi sono i collegamenti, ha in questo caso detto una delle parecchie assurdità consacrate in quella sua relazione. perché la possibilità dei blocchi e della unificazione delle liste rimane perfettamente inalterata con questo sistema elettorale , come era sancito, senza che fosse detto e scritto, per il passato e come risulta da qualunque sistema. se il mio partito volesse presentarsi alle elezioni in lista unificata con un altro qualsiasi partito, sarebbe sufficiente, prima delle elezioni, combinare un accordo, stabilire una lista unificata, e poi, spetterebbe all' accordo fra i due partiti il presentare un simbolo piuttosto che un altro, o il presentare addirittura i due simboli accoppiati. infatti, nelle elezioni provinciali abbiamo visto, in molti collegi un cerchio che raccoglieva due o tre simboli di diversi partiti per indicare all' elettore che un solo candidato esprimeva il programma di un gruppo di partiti e doveva raccogliere i voti di questo gruppo. che cosa era questo se non un blocco? vi era bisogno di una norma di legge per consacrarlo? non vi era bisogno, e quindi ha torto l' onorevole Tesauro quando sostiene che il sistema proposto in questo disegno di legge esclude l' immoralità dei blocchi, ed hanno ugualmente torto i colleghi i quali, per escludere l' immoralità dei collegamenti, sostengono che con una norma di legge si debba sancire il sistema dei blocchi, perché i blocchi sono la conseguenza politica di determinate situazioni, così come conseguenza politica di determinate situazioni sono le scissioni che avvengono in uno stesso partito. quindi, la possibilità che un partito presenti due liste, come la possibilità che due sistemi di unificazione presentino una sola lista, è data dall' evoluzione della situazione politica: la legge in tutto ciò non ha nulla a che vedere. noi siamo pertanto contrari a questi emendamenti, perché, ripeto, ad un sistema immorale ne sostituiscono uno che, se non è altrettanto immorale, morale certamente non è, perché ad un sistema che politicamente ingenera confusione ne sostituiscono un altro che politicamente ingenera confusione, perché ad un sistema tecnicamente involuto ed informe ne sostituiscono un altro tecnicamente involuto ed informe. e perché infine non vi è alcun bisogno di norme di legge per sancire la possibilità che due o più partiti formino blocco in una prova elettorale.