Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 1033 - seduta del 11-12-1952
Sul caso Moro e sui problemi dell'ordine pubblico
1952 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 289
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , prendo la parola in questo dibattito come rappresentante di un partito che forse più degli altri partiti si è travagliato attorno al problema della legge elettorale . è un problema che venne affrontato in un congresso; problema che ha sollevato, nel nostro partito, delle discussioni appassionate, e che ne solleva ancor oggi; problema, in ogni caso, che è stato sviscerato da noi sotto tutti gli aspetti, e di fronte al quale noi ci poniamo con lo stato d'animo di uomini che sanno di compiere un dovere, un duro dovere, se volete, ma un dovere che corrisponde agli interessi del paese e della democrazia del nostro paese. la situazione che si è manifestata in questa Camera durante il presente dibattito mi ricorda un pochino quella che abbiamo vissuto nel periodo delle discussioni sul patto atlantico : anche allora vi era la stessa atmosfera appassionata, si sentivano gli stessi discorsi veementi; ed anche allora noi socialdemocratici eravamo fatti oggetto alle accuse più severe da parte, soprattutto, degli oratori dell' estrema sinistra . si trattava, allora, di un grosso problema di politica estera che investiva la sicurezza nazionale; e, dopo tutto, oggi, a distanza di anni, possiamo considerare che l' atteggiamento che abbiamo preso in quel periodo, di fronte a quel problema, corrispondeva agli interessi del paese: non si sono verificate le apocalittiche previsioni degli oratori dell' estrema sinistra , e il patto non solo non ha provocato la guerra ma, al contrario, per dichiarazione stessa del maggiore esponente della Russia sovietica , non ha certamente peggiorato la situazione europea. un anno fa Stalin dichiarava che la situazione non era, dal punto di vista internazionale, peggiorata. oggi ci troviamo di fronte ad un grave problema di politica interna : il problema di questo progetto di legge elettorale , che nei suoi presupposti politici è stato già accettato dalle direzioni di quattro partiti democratici del nostro paese. io non discuto qui le pregiudiziali che sono state sollevate sulla costituzionalità o meno di questo progetto; pregiudiziali che a mio avviso sono superate da un voto che abbiamo avuto in questa Camera l' altro giorno. tuttavia, vorrei riconoscere lealmente che, dei vari argomenti sollevati dall' opposizione, uno merita di essere sottolineato (se non sbaglio, è stato un argomento sollevato dall' onorevole Nenni), vale a dire quello della Corte costituzionale , che potrebbe veramente dare garanzia a tutti sulla legittimità o meno di questa legge. ma questo argomento vale per questa come per tutte le altre leggi che sono state presentate. l' argomento dell' onorevole Nenni merita di essere attentamente valutato, ed io penso che sarebbe giusto che prima della fine della legislatura questo istituto venisse approvato. ad ogni modo, abbiamo avuto un voto del Parlamento che garantisce alla nostra coscienza il carattere costituzionale di questa legge, anche perché si tratta del voto di un Parlamento che essendo stato eletto con il sistema proporzionale secondo le teorie dell' onorevole Togliatti rispecchierebbe esattamente la volontà della nazione. rimane per noi, quindi, un problema politico. qual è l' obiettivo che ci siamo posti noi concordando con gli altri partiti democratici un accordo politico, che poi è stato rispecchiato in questo progetto di legge ? questo è il punto. abbiamo smentito molte accuse lanciate contro di noi: siamo stati accusati di voler strangolare la democrazia, di voler soffocare la possibilità di vita degli altri partiti, e via discorrendo. ma qual è stata la nostra intenzione? la nostra intenzione è stata questa, molto semplicemente: di tentare di assicurare la stabilità di una eventuale maggioranza assoluta . questo è il problema politico. in altre parole, qualora alle prossime elezioni si manifestasse una maggioranza assoluta , tentare di assicurare a questa maggioranza la possibilità, di avere una certa stabilità dal punto di vista governativo e dal punto di vista parlamentare. sono giuste le obiezioni dei colleghi i quali ci dicono: come mai, se vi è una maggioranza, è necessario assicurarne la stabilità? questo il problema. come sorge questo problema? perché proprio in Italia sorge il problema di dover assicurare la stabilità di una maggioranza? l' onorevole Togliatti, che ha parlato con molta eloquenza su questi problemi, ha detto: badate che con questa legge voi create nel paese una situazione estremamente grave. secondo l' onorevole Togliatti la situazione italiana sarebbe, se non normale, almeno sufficientemente tranquilla, e questa legge getterebbe dei fermenti malsani nella vita del paese e creerebbe un profondo turbamento. credo che la tesi dell' onorevole Togliatti vada completamente rovesciata: non è questa legge che determina una situazione grave; è una situazione obiettivamente grave che ha portato, invece, a formulare questo progetto di legge . questo è il punto fondamentale. ora si pone il problema di sapere in che consiste la gravità di questa situazione. perché degli uomini che sono democratici, degli uomini che credono nei principi della democrazia politica, si sono posti ad un certo momento questo problema? avranno avuto torto o ragione: questo è un altro discorso, di cui ci occuperemo più oltre. perché questi uomini democratici si sono posti il problema di assicurare una stabilità ad una eventuale maggioranza assoluta nel paese? questa vostra obiezione prova la mancanza totale di convinzione nei vostri argomenti; prova che siete completamente fuori strada paragonando noi a Mussolini; prova che non avete nessun' idea del significato del problema che si pone di fronte alla nostra coscienza di democratici. prima desidero fare un' osservazione di carattere generale . una prima cosa mi ha colpito seguendo questo dibattito ed ascoltando i discorsi degli oratori dell' estrema sinistra e dell' estrema destra , ed è stata questa: essi hanno attaccato questa legge (che noi avevamo presentato con lo specifico scopo di difendere la democrazia politica) non in nome di altri principi, ma anch' essi in nome della democrazia politica. noi difendiamo un progetto di legge che crediamo sia stato formulato per difendere la democrazia politica: ebbene, questo progetto di legge viene attaccato dall' estrema destra e dall' estrema sinistra in nome dello stesso principio. se fosse stato attaccato in nome di altri principi, avrei potuto capire. ma ciò che mi rende perplesso è come mai questo progetto, che è stato formulato per raggiungere un certo scopo, è attaccato proprio per gli stessi scopi ai quali noi ci siamo ispirati... in particolare, l' onorevole Togliatti ha criticato questo progetto di legge non in nome di altri principi, di principi suoi, principi di democrazia popolare , principi di un ordine nuovo di carattere comunistico, ma in nome dei principi della democrazia politica « borghese » . l' aspetto più significativo di queste critiche è che esse vengono mosse in nome della democrazia politica sottolineo bene questo aspetto « politico » ; non dico soltanto « democrazia » da partiti che istituzionalmente dico istituzionalmente hanno sempre assunto un atteggiamento critico nei confronti di questo principio. e queste accuse vengono mosse nei confronti di partiti, come il nostro, che istituzionalmente hanno sempre accolto la democrazia politica come una forma storicamente acquisita, oltre la quale si può andare, ma che non si può in nessun caro sopprimere. è stato posto il problema in modo molto sommario, da alcuni, in termini di opposizione fra partiti totalitari e partiti democratici. non credo sia questo il modo di porre i problemi politici. è troppo comodo risolvere un problema di questa gravità, parlando delle forche di Praga o della sedia elettrica dei Rosenberg. il problema politico va visto in altro modo. sarebbe troppo comodo che io dicessi: come mai i partiti che istituzionalmente tendono verso il totalitarismo, come il partito fascista ed il partito comunista , criticano proprio noi, che siamo dei convinti democratici, accusandoci di venire meno ai nostri principi? ripeto, mi pare un modo troppo sommario e troppo comodo di porre i problemi. scarto questi argomenti,...... che possono essere efficaci, ma che il mio stile non accetta. per quale motivo, per esempio, il partito fascista , il partito missino , ci accusa di ledere il principio democratico politico, proprio esso, partito il quale ha della democrazia una concezione che è profondamente diversa, che non è certo una concezione della democrazia politica come l' abbiamo noi, anzi che rinnega il principio della democrazia come democrazia politica. non voglio dire con questo che il partito fascista non possa essere democratico a suo modo, ma certo non è un partito il quale creda, in ragione della logica dei suoi principi, alla democrazia politica. abbiamo tutti letto gli autori fascisti, e la critica che essi muovono al principio atomistico, al principio dello Stato rappresentativo; abbiamo letto l' esaltazione, che essi fanno, dello Stato corporativo , dello Stato organico. non escludo che possano essere Stati anche democratici, ma certo non hanno nulla di comune con quella che noi chiamiamo democrazia politica, che è altra cosa. molto più importante, dal nostro punto di vista , è la critica che è stata mossa dall' onorevole Togliatti. anche l' onorevole Togliatti ha attaccato questo progetto di legge in nome della democrazia politica. ed è strano che il suo partito si ponga su questa posizione, quando sappiamo che istituzionalmente si è posto sempre da un punto di vista critico nei confronti della democrazia puramente politica. l' onorevole Togliatti ha tracciato un quadro molto ampio. ho letto tutto il suo discorso nel testo integrale pubblicato sull' L'Unità di ieri; l' ho letto con molta attenzione. è un discorso importante ed è una bella lezione di diritto costituzionale , dal punto di vista storico; ma non vedo come la sua argomentazione dimostri qualche cosa nei confronti di questa legge. l' onorevole Togliatti parte dall' esame delle società preliberali, società in cui il rapporto politico ha i caratteri dei rapporti privati; estrae a poco a poco da questa situazione gli sviluppi fino alla nozione di rappresentanza tipica dello Stato liberale; esamina il passaggio dallo Stato liberale allo Stato democratico ed arbitrariamente trae delle conclusioni che noi non possiamo accettare: vale a dire che questa legge in partenza sarebbe una legge anticostituzionale perché non garantisce una rappresentatività equa per tutti allo stesso modo. ma io vorrei porre il problema in un modo un po' diverso: vale a dire vedere veramente quale è il movente che spinge veramente il partito comunista alla critica di questa legge, e quindi quale è il significato esatto della concezione di democrazia politica. questo è il punto. perché, se non ci mettiamo d' accordo su questo, sarà difficile che arriviamo ad un accordo sulla materia su cui si discute. e mi permetto anch' io di rifarmi un po' indietro (non dico addirittura alla storia antica, come ha fatto ieri l' onorevole Marchesi, ma per lo meno alla società feudale, da cui prende sviluppo lo Stato moderno) per vedere che cosa intendiamo noi per democrazia politica, vale a dire per vedere se le critiche che sono state mosse hanno un fondamento e se i motivi che ci hanno spinto a formulare questo disegno di legge sono giustificati. nella società preliberale, nella società medioevale, il rapporto politico è stato giustamente detto ha tutti i caratteri di un rapporto privato. in altre parole i rapporti della società privata, della società economica, si trasferiscono senza modificazione alcuna in termini di rapporti politici. lo Stato non è qualche cosa di separato dalla società naturale , ma è la stessa società economica come esiste, con un determinato tipo di economia; in altri termini, lo Stato è il feudo. lo Stato nella forma moderna non esiste, o, se esiste, ha il valore puramente di un simbolo (sacro romano impero e via discorrendo), ma non è ancora lo Stato come lo intendiamo noi, non è ancora il compendio separato dalla società civile di certi valori, di certi interessi; compendio che vediamo sorgere solo con la decadenza del feudalesimo, con le grandi monarchie. allora veramente nasce quello che noi consideriamo lo Stato politico, vale a dire una realtà la quale è il compendio di certi interessi dominanti e che si separa progressivamente da questi interessi o appare come una realtà a sé. e faccio un salto subito alla forma più compiuta di questa separazione, di questa alienazione dalla società privata che è lo Stato liberale. nello Stato liberale questa separazione è totale, completa. abbiamo l' uomo da un lato, il quale si divide in lavoratore e in cittadino. abbiamo la sfera dell' attività privata e la sfera dell' attività pubblica. abbiamo lo Stato liberale, il quale anche nella sua dottrina finge di ignorare tutte le forme dell' attività privata, vale a dire dell' economia. e nasce quindi il liberalismo economico : lo Stato il quale non si occupa degli affari del privato. è la forma più alta di separazione, in cui veramente abbiamo lo Stato come compendio, almeno formale, di interessi generali di fronte al quale si pone la società borghese, la società dei produttori. la democrazia politica ed è qui che dissento profondamente dalla tesi dell' onorevole Togliatti non è un completamento dello Stato liberale, ma è in un certo senso un rovesciamento del processo che ha portato a questa forma di organizzazione della società. con lo Stato democratico si inizia un processo completamente opposto. lo Stato liberale si separa completamente dall' attività privata. con lo Stato democratico assistiamo al processo inverso, vale a dire al tentativo di assorbire nella sfera degli interessi pubblici l' attività privata. è uno Stato il quale a poco a poco progressivamente si occupa anche degli affari privati. la differenza che passa tra lo Stato liberale e lo Stato democratico quindi non è una differenza di gradi ma una differenza rivoluzionaria, veramente rivoluzionaria. lo Stato democratico non è un gradino al di sopra dello Stato liberale, ma è addirittura un rovesciamento dei rapporti propri dello Stato liberale, perché distrugge l' alienazione fra la sfera di attività pubblica e quella di attività privata. è cioè un primo passo verso quella organizzazione umana che ha al suo vertice lo Stato socialista. in altre parole ciò che caratterizza la democrazia politica è il fatto che essa assume sotto di sé l' attività privata. per noi, insomma, lo Stato democratico non è l' ultima forma tipica della società borghese, come pensa l' onorevole Togliatti: forma quindi che va rinnegata; ma il punto di partenza per lo sviluppo della società socialista. per noi, quindi, la democrazia politica non costituisce un valore transitorio, pur essendo come tutti i valori umani un fatto storico, ma ha un carattere permanente come la libertà stessa. per i comunisti il processo è visto in modo completamente diverso e la ragione va ricercata nel fatto che essi risolvono tutti i rapporti umani in termini di classe, per cui anche lo Stato democratico politico appare per essi come una forma borghese, in quanto dominata da una determinata classe. ne consegue che i comunisti, considerando lo Stato democratico come una forma della società borghese, sono pronti a considerarlo come qualche cosa di transitorio che va superato il giorno in cui si possa passare ad una forma più alta di organizzazione umana. cioè, risolvendo essi tutti i problemi in termini di classe, in maniera integrale, arrivano alla conclusione paradossale che la libertà politica non è un fatto umano ma essa pure un fatto di classe. anche noi naturalmente riconosciamo ed affermiamo la esistenza delle classi e sappiamo pure che esse alterano i rapporti umani, ma riteniamo che questi rapporti preesistano alle classi medesime e, in un certo senso, siano il tessuto su cui la storia lavora. l' arte, per esempio, non è un fatto di classe anche se la classe può determinarla: gli eroi di Omero non vanno in automobile ma a piedi od a cavallo, e non maneggiano la mitragliatrice ma hanno l' arco e le frecce; cionondimeno il valore estetico dei poemi omerici non è un fatto di classe, ma un fatto umano permanente. intendo dire, insomma, che vi sono certi valori che sono deformati dalla classe, ma non si possono qualificare in termini di classe. si veda ancora la libertà di coscienza e la libertà di religione: si tratta certamente di fatti che scaturiscono da determinati rapporti di classe, ma per ciò stesso noi non possiamo negarne l' altissimo valore umano. le stesse considerazioni valgono per la democrazia politica: essa è il risultato di una società determinata e di una lotta di classe , ma essa costituisce un valore puramente umano e pertanto non possiamo rinnegarla. non si tratta, quindi, di considerare la libertà come un fenomeno borghese, ma semmai di liberarla dalle deformazioni che la classe borghese le impone e dalle catene che la tengono imprigionata. né si può davvero confondere questo tentativo di liberazione con la volontà di ucciderla e di distruggerla. la democrazia politica è uno di questi valori per noi di carattere permanente. per riassumere su questo punto il mio pensiero, voglio fare un' immagine che probabilmente lo chiarirà meglio di quel che io non sia riuscito con questa analisi piuttosto arida e piuttosto astratta. l' immagine è questa; i comunisti concepiscono la democrazia politica come un ponte che permetta di arrivare su un' altra riva, che è la riva dove essi costruiscono un ordine nuovo; ma il giorno in cui è costruito quest' ordine nuovo, per impedire un riflusso verso il passato, essi tagliano il ponte, ma non solo metaforicamente: lo tagliano anche di fatto, lo tagliano storicamente. il giorno in cui essi sono passati, questo ponte crolla: essi lo fanno cadere. per noi, invece, socialisti democratici , la democrazia politica non è un ponte. io vorrei che mi si lasciasse parlare. ho ascoltato con molto rispetto gli oratori di quella parte: desidero essere ascoltato anch' io. da noi invece, dicevo, la democrazia politica, anche se non è fine a se stessa , è però il terreno sul quale noi vogliamo costruire. in questo senso essa ha valore permanente. non è, intendiamoci, che non si voglia andare oltre; noi si vuole andare oltre, ma il terreno rimane: non è un ponte che distruggiamo dopo essere passati, ma è un terreno su cui costruiremo la nostra casa, il nostro ordine nuovo. questa è la differenza fra noi e i comunisti: differenza importante. ed è curioso che proprio essi accusino noi di violare questo principio di democrazia politica che fa parte della nostra dottrina e che non fa certamente parte della loro dottrina. per loro, insomma, si tratta di un principio che ha, un valore funzionale, mentre per noi invece è la sostanza della nostra concezione politica. ora, di fronte a queste critiche, che vengono mosse dall' estrema destra e dall' estrema sinistra , noi abbiamo il dovere di guardare a fondo per vedere di che cosa si tratta. noi, prima di tutto, ci accorgiamo che queste critiche non hanno colpito il bersaglio. non v' è stata nessuna affermazione critica (così dall' estrema destra , come dall' estrema sinistra ) la quale sia valsa a scalfire la nostra convinzione profonda di aver fatto un atto in difesa della democrazia. e perché non sono riusciti a convincerci? perché muovevano da un problema non sentito. non vi era nessuna emozione in ciò che dicevano; vi era, sì, molto ingegno: non vi era nessuna emozione, perché essi non credono in questi valori. il problema che si pone qui non è di dissenso fra vari partiti sul miglior modo di difendere la democrazia politica; se vi fosse un dissenso di tale natura, noi avremmo avuto qui una discussione appassionata, ardente, avremmo sentito della sincerità in questa discussione. ora, noi abbiamo visto invece in questa Assemblea molte cose, degli scorci eloquenti, e anche delle risse, ma non abbiamo avvertito quel pathos che deriva da una convinzione profonda. abbiamo sentito piuttosto qualche cosa di precostituito, di prefabbricato, nello spirito di coloro che parlavano o agivano contro il progetto di legge . in questa discussione si palesa un aspetto che è stato sottolineato dall' Avanti! Avanti! ! se ne è reso conto quando, qualche giorno fa, imbarazzato di fronte alle nostre accuse, ha detto: sì, è vero, i fascisti sono con noi in questo caso, e vi è in ciò qualche cosa di paradossale, di grottesco, che non può però inficiare la nostra lotta. ma tutta la vostra lotta è inficiata da questo carattere grottesco: questa crociata di uomini che istituzionalmente non credono nella democrazia politica contro uomini che della democrazia politica hanno fatto il loro credo. di qui il carattere un po' falso e un po' ipocrita di questa discussione. e quindi l' onorevole Nenni, quando ha parlato di ipocrisia, aveva ragione. ma egli non avrebbe dovuto riferirsi a noi, ma a uomini che vengono dalla sua parte. del resto, se v' è ipocrisia, dobbiamo eliminarla, dobbiamo vedere come stanno realmente le cose. il problema si pone in questi termini: prima di tutto, quali sono le intenzioni nostre? questo è un punto importante. qual è l' intenzione di quei partiti che hanno, con l' accordo politico, preparato le condizioni che hanno reso possibile la presentazione di questo disegno di legge ? le nostre intenzioni sono molto chiare: noi vogliamo difendere questi principi di democrazia politica ai quali ho fatto cenno poco fa. volete fare il processo alle nostre intenzioni? potete farlo, ma in questo modo voi non ponete il problema in termini politici, perché sono discussioni perfettamente inutili. mi pare che questa discussione sulle nostre intenzioni non conduca politicamente a nulla. il problema, invece, è un altro, secondo me: il problema è quello di sapere se ci siamo sbagliati nella nostra intenzione di difendere la democrazia con questo metodo. non si tratta di sapere se i nostri partiti vogliano o non vogliano difendere la democrazia politica, perché porre il problema in questo modo non sarebbe serio. ma di sapere se, comportandoci in questo modo, facciamo un gesto politicamente conforme alle nostre intenzioni oppure facciamo un gesto politicamente sbagliato. questo è il problema. ora, le critiche mosseci dai nostri avversari su questo punto fondamentale, cioè se ci siamo sbagliati veramente nel credere di difendere la democrazia politica in questo modo, mi pare che non abbiano affatto colpito il bersaglio. questa prova si può dare in un solo modo, cioè esaminando la situazione obiettiva del paese e vedendo quali sono state le condizioni che hanno condotto certi partiti a determinate conclusioni. ho detto prima che noi riteniamo che nella situazione attuale italiana sia necessaria una maggioranza politica. questo problema della maggioranza non dipende da noi. il paese può darcela o può non darcela. questo problema non possiamo risolverlo noi. ma v' è un altro problema che possiamo risolvere noi. se questa maggioranza eventualmente fosse conferita a una parte del paese, a noi pare necessario che, nella situazione attuale italiana, questa maggioranza debba essere posta in grado di poter governare il paese. poiché s' è parlato di diritto della maggioranza, debbo precisare il mio pensiero. la maggioranza ha il dovere di governare il paese. è un dovere, ripeto. il giorno che si formi nel paese una maggioranza assoluta , questa maggioranza non solo ha il diritto ma il dovere di governare l' Italia e ha il dovere di precostituire le condizioni che rendano possibile esercitare questa sua funzione. questo è il punto. il problema è qui. noi pensiamo che sia necessario al paese di avere una maggioranza. non dipende da noi precostituirla, perché è il paese soltanto che può darcela e può non darcela; ma noi dobbiamo fin d' ora preoccuparci di una cosa importante: permettere a questa maggioranza, il giorno che eventualmente sorgesse, di compiere il suo dovere. con la proporzionale è probabile che si formerebbe una maggioranza. se le prossime elezioni fossero condotte con la proporzionale, è probabile che i partiti democratici sommati assieme avrebbero una maggioranza. ma, questa maggioranza eletta con il sistema della proporzionale, vi è qualcuno che seriamente pensi che nella situazione attuale italiana, con lo scarso margine che avrebbe, sarebbe messa nelle condizioni di esercitare questo suo dovere grave verso il paese, ossia di governarlo? noi crediamo di no. e debbo notare che questa osservazione che è stata fatta dall' onorevole Corbino, cioè che vi sono dei paesi in cui con una maggioranza di due o tre deputati si può governare (osservazione che ha ripreso in questo momento l' onorevole Nenni), fra tutte le battute spiritose del suo discorso è stata la meno divertente. l' onorevole Corbino sa benissimo che nella situazione italiana una maggioranza di due o tre deputati non permetterebbe alla maggioranza stessa di esercitare il suo dovere di governare il paese. e pongo qui due problemi che nelle interruzioni mi sono stati affacciati ora, ma che del resto avevo previsto, cioè: perché nella situazione attuale italiana una maggioranza con uno scarso margine (una maggioranza assoluta ) non potrebbe esercitare il suo dovere? secondo punto, che è ugualmente importante: quali sono i pericoli che deriverebbero alla democrazia italiana per il fatto della impossibilità per questa maggioranza di esercitare il suo dovere? se veramente i colleghi che hanno parlato nel corso di questo dibattito credono sul serio nella democrazia politica, è chiaro che si devono preoccupare di questo problema: della situazione di gravità che deriverebbe al paese nel caso in cui una maggioranza non fosse in grado di governare, nel caso in cui vi fosse una carenza da parte dello Stato italiano preso nel suo complesso. il primo punto, cioè la difficoltà di risolvere il problema del Governo da parte di una maggioranza con scarso margine, è anche in funzione come dice l' onorevole Nenni della politica della maggioranza. sono, perfettamente d' accordo. ma è in funzione soprattutto dalla politica della minoranza, cioè della qualità della minoranza che abbiamo nel nostro paese. vogliamo rapidamente esaminare cosa è questa minoranza ipotetica che si formerà dopo le elezioni nel 1953? abbiamo una opposizione di estrema destra ,...... formata da correnti di origine fascista e da correnti di aspirazione monarchica. le correnti di aspirazione monarchica tendono naturalmente al rovesciamento delle attuali istituzioni e alla sostituzione delle attuali istituzioni con istituzioni di carattere diverso. mi pare che sarebbe difficile pretendere dai partiti di centro che allarghino la loro base associandosi a partiti i quali vogliono rovesciare le attuali istituzioni. credo che nessuno che ami questa democrazia politica, soprattutto quelli che come l' onorevole Togliatti hanno insistito perché la si difendesse, ci potrebbe chiedere l' allargamento della maggioranza al punto da andare verso quelle correnti politiche che vogliono precisamente rovesciare questa Costituzione. quindi mi pare che il problema, per quanto si riferisce all' opposizione di destra, sia un problema che non può neanche essere posto. rimane l' altro problema: quello dell' opposizione comunista e nenniana. lo non voglio porre il problema dei rapporti fra i partiti democratici e il partito comunista o il partito socialista italiano (visto che dispiace all' onorevole Nenni che lo si chiami nenniano); non voglio porre il problema in termini di democrazia politica. voglio limitarmi strettamente all' esame della situazione attuale. non voglio pregiudicare affatto gli sviluppi della situazione del futuro. può darsi benissimo che sorga una situazione in cui sia possibile riprendere contatti anche di carattere politico con questi partiti. io non lo so, non lo escludo a priori : noi sappiamo che la politica non è la logica. le posizioni sulla democrazia politica del partito comunista possono essere superate da impegni sia pur temporanei, come è già avvenuto altre volte, che possono rispondere all' esigenza di una coalizione di larga base. non lo so: non pongo una pregiudiziale assoluta contro la collaborazione di partiti di tipo comunista o di tipo socialfusionista come abbiamo oggi in Italia. non pongo affatto questa pregiudiziale. ma oggi, nella situazione attuale, è possibile giungere ad una collaborazione fra i partiti democratici e i partiti dell' estrema sinistra ? il problema che ci divide (problema di carattere contingente; lascio da parte il problema della libertà) è di carattere politico. a un problema che tutti i giorni sollevate voi stessi. non credo che sia un problema di politica interna . penso benissimo che su molti problemi di politica interna si potrebbero trovare degli accordi importanti con il partito socialista e con lo stesso partito comunista . quante volte abbiamo udito in questa Aula discorsi dell' onorevole Di Vittorio che ci hanno trovato consenzienti! e discorsi di altri oratori di parte comunista e socialista su problemi di economia, che ci hanno trovato consenzienti! non mi pare affatto che sui problemi di politica interna si crei questo abisso. ma nella situazione attuale, o in quella che probabilmente si verificherà nel giugno o nell' agosto del 1953, quando si tratterà di formare una maggioranza, noi dobbiamo constatare che vi è e vi sarà purtroppo un grave elemento di dissenso tale da impedire l' allargamento di questa base democratica. e qual è l' ostacolo profondo, grave; la diversità che rende impossibile questa coalizione? parliamoci chiaro: sono problemi di sicurezza nazionale, di politica estera . problemi di politica estera , caro onorevole Nenni; e qui è il punto fondamentale. oggi noi abbiamo creato un dispositivo di difesa del nostro paese che ci impegna di fronte a parecchi altri popoli, di fronte a Stati europei , di fronte a Stati di oltre Manica, di fronte a Stati di oltre oceano. abbiamo creato un dispositivo di difesa che, bene o male, secondo l' esperienza di questi anni ha assicurato al nostro paese una certa sicurezza. voi, invece, volete toccare questo dispositivo, volete modificarlo. ed è chiaro che fino a quando rimarrete in questa posizione, fino a quando considererete i problemi di politica estera da un punto di vista completamente diverso dal nostro (noi vi chiediamo di vederli non dal nostro punto di vista , ma almeno da un punto di vista non completamente diverso), mi pare sia molto difficile pretendere di formare una coalizione democratica, di formare un Governo insieme. non so come l' onorevole Nenni possa pretendere di collaborare con gli altri partiti i quali credono nel patto atlantico , quando egli assume la posizione che tutti sanno nei confronti della Russia sovietica , nei confronti degli Stati europei , nei confronti di quelle posizioni che sono state generalmente assunte dalla socialdemocrazia europea. Bevan è un fautore convinto del patto atlantico . Bevan fece, naturalmente, delle riserve, che sono le stesse che facciamo noi. ma, se l' onorevole Nenni ragionasse come Bevan, sono sicuro che non si porrebbe il problema della legge elettorale che stiamo discutendo in questo momento. tuttavia accetto questa affermazione dell' onorevole Nenni come augurio che l' onorevole Nenni si avvii veramente ad assumere nella politica italiana la stessa posizione che assume Bevan in seno alla politica britannica. non vedo in questo niente di drammatico, badate. capisco benissimo quali possono essere le preoccupazioni di uomini che militano da quella parte nei confronti della politica estera . non credo che bisogna drammatizzare la situazione; ma bisogna prendere atto della realtà delle cose, se si è uomini politici . quando si prende una posizione come la prendete voi in tema di politica estera , bisogna avere la lealtà di riconoscere che è impossibile collaborare con i partiti che invece assumono in politica estera una concezione completamente diversa, e di accettare la situazione che si viene creando per questo stato di cose . e allora, quando l' onorevole Nenni ci dice (e ce lo ha detto molte volte, superando tutte le contradizioni del suo atteggiamento): « ma, dopo tutto, potete contare su noi; se non fate questa legge, potete contare su noi per tutti i problemi che interessano la vita nazionale » , ebbene, io rispondo all' onorevole Nenni: « accetto i suoi titoli di legittimità, ma come diceva San Pietro a Dante, che vantava i suoi mi faccia un po' vedere se le monete le ha veramente nella sua borsa » . ma, se guardo nella sua borsa, onorevole Nenni, cosa vi trovo? prima di tutto vi trovo il patto di unità d' azione con i comunisti, cioè la colleganza del suo partito con una politica estera completamente contraria, a nostro avviso, agli interessi nazionali . la seconda cosa che vi trovo è questa: un ripudio ad accettare le condizioni che tutti i partiti socialisti europei hanno accettato come militanti di una internazionale a cui sono associati. ella pretende di partecipare ad una coalizione democratica con partiti di democrazia borghese e non è capace nemmeno di trovare un terreno di accordo con i socialisti democratici italiani. abbiamo posto questo problema al congresso internazionale per vedere se era possibile che ella stringesse la mano che le tendevamo. abbiamo detto: rinunziamo a tutte le altre condizioni e ne poniamo due sole: l' accettazione dei principi della democrazia politica, che sono propri di tutti i partiti dell' Internazionale socialista ; e la rottura del patto di unità d' azione con un partito che istituzionalmente rinnega i principi della democrazia politica. ella ha risposto di no. e dopo questo chiede di poter partecipare a una coalizione in cui non sono soltanto i socialdemocratici ma anche partiti che non sono socialisti! la sua incapacità di venire incontro ad un accordo con noi sottolinea in modo grave questa sua incompatibilità con la coalizione di larga democrazia in un paese come il nostro. qual è la situazione che si verificherebbe in Italia nel caso in cui una maggioranza non fosse in grado di governare? questo è il punto fondamentale. e qui si vede la sensibilità democratica dei vari partiti. se veramente credete nella democrazia politica, voi non dovete essere insensibili ai pericoli che la democrazia può correre per il fatto di una impossibilità di governare il paese. voi dovete ascoltare con una certa pazienza le cose che verrò dicendo adesso, perché vi prospetto questi pericoli e vi dico ciò che potrebbe sorgere in Italia il giorno in cui il Parlamento eletto con la proporzionale abbia solo il 51 per cento di maggioranza e si trovi nell' impossibilità di compiere il proprio dovere. noi socialisti democratici abbiamo la precisa impressione che si potrebbe creare, nel paese, se le elezioni venissero fatte con il sistema della proporzionale pura, uno stato di pericolosità per la democrazia stessa, per l' esistenza stessa della Costituzione. noi socialisti democratici siamo stati sempre dei proporzionalisti convinti; e, se siamo stati indotti, oggi, ad abbandonare provvisoriamente questo principio, lo abbiamo fatto perché ci siamo sentiti responsabili di fronte a una situazione minacciosa per la democrazia stessa. del resto, la nostra è la identica situazione nella quale ci siamo trovati di fronte al patto atlantico : un partito come il nostro, che è per tradizione pacifista, ad un certo momento, di fronte a un pericolo terribile, ha sentito la necessità di fare delle transazioni con la sua politica tradizionale, per ricorrere a certi espedienti, a certi accorgimenti, che però servivano ad allontanare un pericolo maggiore, quale era quello costituito dalla eventualità di una guerra. il nostro stato d'animo oggi è identico. noi siamo proporzionalisti convinti, i quali si trovano nella penosa e dolorosa necessità di correre ai ripari, perché vediamo che, se si applicasse la proporzionale pura, oggi si creerebbe una situazione di pericolosità che metterebbe in gioco l' esistenza stesa della democrazia in Italia. al punto in cui sono le cose, bisogna ammettere o che i comunisti e il partito socialista italiano non vedano il pericolo (e questo non farebbe onore alla loro acutezza politica), oppure che deliberatamente lo provochino perché si illudono di poterlo superare facilmente. vediamo che cosa succederebbe in Italia con una Camera che avesse un margine di maggioranza troppo esiguo. la Camera probabilmente sarebbe ingovernabile, e dovrebbe essere sciolta; avremmo una specie di vacanza di legalità di un periodo di cinque o sei mesi: elezioni a distanza di altri sei mesi. io penso che, in questa situazione, le istituzioni stesse repubblicane potrebbero essere rimesse in discussione. è un motivo serio quello che spinge i monarchici, in questo momento, a criticare aspramente questa legge; essi hanno perfettamente ragione, dal loro punto di vista , sanno quale situazione di vantaggio sorgerebbe per i loro principi politici il giorno in cui vi fosse una democrazia incapace di sorreggere un Governo, sì da ravvisarsi la necessità di nuove elezioni politiche . essi lo sanno perfettamente; ed hanno ragione, dal loro punto di vista . capisco anche la posizione dei fascisti, i quali sanno benissimo cosa avverrebbe per la democrazia il giorno in cui la maggioranza fosse incapace di compiere il suo dovere. sarebbe una critica vivente della democrazia politica, a tutto vantaggio dei loro principi. se in questa Camera tra gli avversari della legge vi è qualcuno logico in questo momento, sono i fascisti e i monarchici. capisco molto meno, però, la posizione dei comunisti e dei socialisti italiani, e debbo considerare che essi o non vedono il pericolo oppure lo vogliono provocare, illudendosi di poterlo superare a loro vantaggio. e vedremo subito se questo è possibile. con una Camera che non potesse governare, in cui la maggioranza avesse un margine troppo scarso, una crisi di quel tipo provocherebbe molto probabilmente uno slittamento verso destra di larghe zone del ceto medio . abbiamo assistito a questo fenomeno nel 1920-21-22 in Italia. avremmo una frattura profonda tra ceto medio e classe operaia , frattura che precisamente noi vogliamo evitare. avremmo un fenomeno di polarizzazione delle forze. ed è chiaro che con questo fenomeno avremmo un indebolimento dei partiti democratici, un indebolimento del partito socialista democratico ; indebolimento di cui mi preoccupo. il giorno in cui si determinasse una frattura nel paese diviso tra estrema destra ed estrema sinistra , sappiamo quale sarebbe storicamente la posizione del partito socialista democratico . non avremmo risolto, però, il problema che ci siamo posti. ci troveremmo nella situazione del periodo dal 1926 al 1943; ma non avremmo risolto il problema della democrazia, che ci interessa. il nostro scopo è di dare una soluzione democratica al problema italiano. e, tutte le volte che noi vediamo messa in pericolo l' integrità di queste forze di democrazia politica e vediamo l' ampliamento delle forze di carattere totalitario, abbiamo diritto di essere molto preoccupati. si tratta di sapere se possiamo impedire che si manifesti una situazione di quel tipo, se possiamo favorire il rafforzarsi della democrazia, per dare una soluzione democratica al problema italiano. del resto, questo e stato il tema delle nostre discussioni: cioè, difendere la Costituzione e la democrazia politica, dare ai partiti democratici la possibilità di esercitare il loro mandato. se le forze democratiche retrocedono e franano, si verifica una situazione simile a quella verificatasi in Francia tre anni fa, quando si assisteva al logorio di quelle forze democratiche. ricordo gli ultimi colloqui con Blum, quando egli mi parlava della erosione che subivano lo forze democratiche nel suo paese. ebbene, noi sentiamo questo stesso pericolo in Italia e cerchiamo di difenderci e di impedire il franamento delle forze di democrazia e di impedire diciamolo pure politicamente il rafforzamento delle forze estreme, le quali non credono nella democrazia politica. se si verificasse una situazione di erosione dei partiti democratici pensate voi, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , che sarebbe una situazione che gioverebbe a voi? in un primo tempo, forse sì; perché la forza della disperazione, di fronte al pericolo reazionario, porterebbe alcuni di noi a schierarsi con quelli che sono più affini al loro temperamento. ma avremmo la lacerazione del paese, foriera di una guerra civile , non la soluzione democratica che noi vogliamo dare alla vita nazionale. e allora, voi volete praticare questa politica? non capisco per quali motivi. volete praticare la politica del tanto peggio, tanto meglio, sperando di poter essere i trionfatori nel conflitto, che sorgerebbe il giorno in cui venissero meno le forze di democrazia? non so in questo caso chi vincerebbe: ed in fondo da un certo punto di vista mi interessa poco saperlo, perché il giorno in cui non esistessero più le forze democratiche, vincano gli uni o vincano gli altri, la democrazia politica italiana ed il popolo italiano sarebbero sconfitti; ed è questo che vogliamo evitare. dovete rendervi conto che questa è la nostra preoccupazione fondamentale e non dovete trattare il problema con quell' acrimonia con cui lo trattate, come se per noi fosse un problema di voti o di seggi alla Camera. no, per noi è un problema di democrazia! noi socialdemocratici siamo convinti di una cosa che ci differenzia da voi: noi siamo convinti che la democrazia politica è la condizione stessa di sviluppo della classe operaia italiana. se voi aveste su questo punto la convinzione che abbiamo noi, probabilmente avreste la stessa sensibilità che abbiamo noi nel vedere i pericoli che minacciano la democrazia politica italiana . voi non legate il problema dell' interesse operaio a quello dell' interesse democratico perché pensate che siano problemi diversi. invece per noi socialdemocratici sono problemi identici. noi siamo profondamente convinti che, se la democrazia politica italiana viene meno, è l' interesse stesso della classe operaia italiana che è colpito a morte. l' abbiamo visto nel 1922. chi ha pagato le spese della dittatura e di venti anni di fascismo è stata la classe operaia italiana; la grande vittima del crollo delle libertà politiche italiane. chi pagherebbe nuovamente le spese di una nuova dittatura di estrema sinistra o di estrema destra ? sarebbe ancora una volta la classe operaia italiana; ed è questo che noi non vogliamo. ecco perché noi poniamo questo problema e lo sentiamo con grande intensità. nella disinvoltura con cui i partiti di estrema sinistra trattano questa materia e nella loro indifferenza per i pericoli che la democrazia politica può correre nel nostro paese, io ravviso l' insensibilità di queste correnti di fronte a questo problema fondamentale. è chiaro che, se un partito non ritiene che la democrazia politica è essenziale per lo sviluppo della classe operaia , evidentemente non può vedere il problema come lo vediamo noi. ma se si è convinti, come noi siamo convinti, che lo sviluppo della classe operaia italiana come classe che è chiamata a creare nel nostro paese un nuovo ordine civile, umano, sociale democratico è legato all' esistenza della democrazia politica, evidentemente la difesa dei valori della democrazia si pone come un problema di fondo in cui siamo impegnati tutti noi stessi, un problema di coscienza, per dirla in una parola molto semplice. ecco la differenza fra noi e l' estrema sinistra . la cosa curiosa è che vi è un rovesciamento di posizioni in quest' Assemblea: coloro che hanno scarsa sensibilità democratica in questo momento si levano come accusatori di coloro che , in ragione della loro sensibilità democratica, hanno escogitato uno strumento per impedire il crollo ed il franamento della democrazia politica in Italia. questo rovesciamento di valori si è creato anche di fronte all' opinione pubblica . è una situazione che dobbiamo rovesciare attraverso la dimostrazione delle ragioni che ci hanno portato a compiere quello che abbiamo fatto, dei motivi profondi che ci hanno portato a redigere questo progetto, dei motivi che ci spingono ad affrontare situazioni difficili, anche nel seno del nostro partito. badate: che sia un problema di coscienza per il nostro partito, e non un problema formale, è provato dalla serietà con cui esso è stato affrontato da noi, è provato anche dallo stato d'animo di alcuni dei nostri compagni, i quali sono travagliati anche in questo momento. può questo essere argomento di riso per gli stolti, può essere argomento di facile demagogia per coloro i quali sfruttano la situazione per ragioni di carattere elettorale, ma è prova di grande serietà da parte di un partito questo travaglio, che si manifesta in tutte le ore, di fronte ai gravi problemi della vita nazionale. io dissento da quei compagni i quali in questo momento credono di poter affermare un principio diverso, perché quando si tratta dell' azione bisogna essere tutti uniti. però, io mi rendo perfettamente conto dei moventi di carattere politico e morale che li animano e rispetto profondamente questo loro stato d'animo . noi siamo un partito democratico: questa è la differenza che passa fra noi e voi. noi crediamo veramente in questi valori! ed allora voi mi dite: ma è in ragione soltanto di questa fede nella democrazia politica che voi compite il vostro atto? è in ragione soltanto delle vostre convinzioni che avete fatto quello che avete fatto? ma l' esperienza storica ci suggerisce un atteggiamento di questo tipo, oppure un altro atteggiamento? io dico: se noi abbiamo preso questo atteggiamento, se abbiamo accettato questo progetto, se lo appoggeremo, lo abbiamo fatto non soltanto in base ad induzioni nostre, ma in base ad una esperienza storica, reale, concreta. quella famosa storia cui si richiamava l' altro giorno l' onorevole Togliatti, parafrasando una frase di Liebnecht (che diceva che la storia è la realtà che si svolge) ci è stata maestra anche in questo caso. sapete quale è l' esempio storico a cui ci siamo riferiti? è quello francese. la Francia, tre anni fa, era un paese in cui le forze democratiche erano corrose dalle forze di carattere totalitario: vi era una minaccia gollista, si vedeva la valanga reazionaria di destra avanzare. ebbene, i socialisti democratici francesi, il partito democratico francese e il partito radicale hanno elaborato una legge di questo tipo e l' hanno fatta approvare dal parlamento francese. vi furono anche allora alla Camera francese dei dibattiti di carattere drammatico; ma, quali sono state le conseguenze pratiche di questa legge? questa legge in Francia ha creato una situazione politica che ha dato i seguenti risultati... i colleghi comunisti dovrebbero capire che il mio silenzio, provocato dalle loro interruzioni, è molto più eloquente delle mie parole: quindi, dovrebbero stare zitti. il paese era minacciato da un movimento reazionario di destra; vi erano, d' altra parte, delle forze totalitarie di estrema sinistra che erano inassimilabili in un sistema di democrazia. si è dovuto ricorrere ad una legge di questo tipo, e oggi possiamo fare un bilancio. abbiamo visto rafforzati i partiti democratici; il partito socialista democratico francese ha migliorato le sue posizioni; e abbiamo visto soprattutto il crollo del gaullismo, che oggi non e più una minaccia per la democrazia francese. questo è dovuto ad una legge democratica del tipo di quella che stiamo discutendo. questi sono i precedenti di carattere storico che ci hanno portato ad elaborare il progetto di legge elettorale . quindi a me pare che se l' estrema sinistra esamina il problema con obiettività deve sdrammatizzare la situazione che artificiosamente si è venuta creando, deve rendersi conto che coloro i quali vogliono questo progetto di legge sono dei democratici convinti i quali lo vogliono per difendere la democrazia politica. se voi dell' estrema sinistra avete una missione da svolgere in questo momento, è di dimostrare che ci sbagliamo: questo lo potete fare. ma se siete mossi unicamente dal desiderio di impedire che si formi in Italia per una coalizione democratica la possibilità di governare il paese, voi non troverete quelle parole di verità le quali riescano veramente a scuotere gli animi, voi dovrete permanere in quell' atmosfera ambigua in cui vi siete mantenuti fino a ieri, vale a dire fingere di difendere la democrazia politica ma in realtà cercare di ostacolare le condizioni che la rendano possibile. ebbene, noi possiamo proseguire con serenità questo dibattito perché la buona coscienza è dalla parte nostra. l' onorevole Corbino, l' altro giorno concludendo il suo discorso, diceva: io faccio il mio dovere sostenendo una certa posizione politica. ma vorrei sapere se c' è qualche deputato che non sia convinto di fare il proprio dovere difendendo le proprie posizioni: sono convinti i comunisti quando difendono le loro posizioni e i loro ideali, quando difendono le condizioni che rendono possibile la formazione di una democrazia come la concepiscono loro; fanno il loro dovere i socialisti quando, leali al patto di unità d' azione coi comunisti, assumono le posizioni politiche che assumono (ma mi auguro che sorga il momento in cui i socialisti sentano che esiste per loro un dovere più alto, vale a dire di guardare dalla parte del socialismo democratico e cercare un accordo fraterno con i socialisti che credono nella democrazia politica). esiste una coscienza del dovere da parte dei monarchici, che sono convinti che la loro missione è di rovesciare la Repubblica. tutti agiscono in nome del loro dovere. ma permettete anche a noi democratici di agire in nome del nostro dovere, vale a dire del dovere di difendere la democrazia politica. di fronte a tutti questi doveri contradittori che sorgono in questa Assemblea, noi pensiamo che ci sia una sola cosa da fare, se si è dei democratici sinceri: rimettersi al giudizio dell' Assemblea stessa. di fronte a questi doveri che scaturiscono da tutti i partiti politici e che sono contrastanti, noi pensiamo che il nostro sia il più difficile ma anche il più alto di tutti. ad ogni modo mi pare che in una assemblea democratica non vi sia altro da fare che rimettersi alla maggioranza. quindi proseguiamo questo dibattito, sperando che si sdrammatizzi di tutto quel contenuto pseudopassionale che lo ha animato fino ad oggi ed attendiamo il verdetto di questa Assemblea convinti che essa, appunto perché democratica, affermerà che in questo momento il più alto dovere per gli italiani è la difesa della democrazia politica.