Aldo MORO - Deputato Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 1028 - seduta del 08-12-1952
1952 - Governo I Berlusconi - Legislatura n. 12 - Seduta n. 119
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , toccano a me questa sera, per le condizioni di salute dell' onorevole Giuseppe Bettiol, al quale, a nome del mio gruppo, invio un affettuoso augurale saluto, l' onore e l' onere di parlare contro le pregiudiziali di carattere costituzionale, o meglio contro l' articolata pregiudiziale di carattere costituzionale avanzata finora dai colleghi dell' estrema sinistra attraverso quattro autorevoli oratori. compito questo difficile per la vastità ed importanza dei temi che sono stati trattati in questa giornata, nel corso di un dibattito che ha avuto un tono elevato e sereno, in tutto degno del Parlamento italiano. e questa difficoltà mi conferma nella opinione circa la inopportunità di proporre in sede di pregiudiziale argomenti di questa natura che toccano nel profondo la legge in discussione. del resto, questa mia opinione circa la impossibilità di discutere in sede pregiudiziale siffatti argomenti non è isolata: sono in ciò autorevolmente confortato dal parere dell' onorevole Terracini, il quale, occupandosi al Senato della Repubblica della pregiudiziale di incostituzionalità opposta dal senatore Franzo contro la legge per la repressione dei movimenti neofascisti, così si esprimeva: « parlare contro la pregiudiziale non vuol dire parlare contro il diritto di porla, e in questo momento non vuol neanche dire parlare a favore della legge. ma devo fare una considerazione: il senatore Franzo ha parlato abbastanza a lungo — ed era suo diritto — per svolgere una parte delle sue considerazioni che egli ritiene stiano a dimostrare la incostituzionalità della legge. ma il fatto stesso che egli abbia parlato così a lungo dimostra che, per sostenere la tesi o per controbatterla, di fatto è necessario entrare nel merito. mi pare dunque che accogliere la pregiudiziale vorrebbe dire privare tutti noi della facoltà e del diritto di esprimere il nostro giudizio sulla legge e sui problemi gravissimi che essa coinvolge » . e in realtà questa è la situazione. sono certo che molti degli argomenti addotti oggi, che non sono del resto tutti di stretto carattere giuridico costituzionale, saranno ancora oggetto di dibattito approfondito nel corso della discussione generale della legge. si tratta infatti di problemi che coinvolgono il merito della legge e la risoluzione dei quali meglio si sarebbe potuta avere attraverso la valutazione della legge nel suo complesso, attraverso quindi la votazione circa il passaggio agli articoli e in concreto l' esame dei singoli articoli della legge. con questa riserva, che serve anche a giustificare di fronte agli onorevoli colleghi la frammentarietà e, credo, la insufficienza della mia risposta a discorsi che si sono svolti nell' ambito di questa stessa seduta, io cercherò di ribattere nel modo migliore, secondo la mia convinzione, gli argomenti addotti per sostenere la incostituzionalità dai nostri colleghi dell' estrema sinistra . io ho ascoltato con molto interesse le argomentazioni dell' onorevole Togliatti e dell' onorevole Basso, soprattutto quelle che hanno toccato non già punti marginali, ma punti essenziali di questa discussione e ho notato nei loro interventi calore, passione e una grande preoccupazione di assicurare l' attuazione dei principi fondamentali di democrazia e di libertà così come sono sanciti nel nostro ordinamento costituzionale. ora io non voglio personalmente sollevare dubbi circa la sincerità delle intenzioni di questi autorevoli colleghi. ma debbo dire che il valore degli argomenti addotti dai colleghi di estrema sinistra sarebbe maggiore, se intorno a questa impostazione di principio, a questa valutazione elevata della democrazia, che in certo senso rivendica a sé e sviluppa le alte tradizioni del passato politico liberale del nostro paese, non vi fossero delle ombre; le ombre di difficili e dure situazioni di fatto che inducono a dubitare della effettiva rispondenza delle affermazioni di principio alle ideologie liberali con tanto vigore professate. in realtà l' adesione ai principi di libertà e di democrazia appare poco convincente, mentre l' attuazione concreta di essi nel mondo al quale appartengono gli onorevoli proponenti conduce spesso a tanto gravi deviazioni dal sistema democratico. molto più persuasive, perciò, sarebbero state quelle argomentazioni, se fossero state pronunciate nell' ambito di un sistema politico che avesse potuto autorizzare a credere senza riserve alla loro sincerità. questa legge, dunque, non si dovrebbe nemmeno cominciare a discutere, secondo gli onorevoli colleghi che sostengono le pregiudiziali, perché essa sarebbe in contrasto con varie norme sancite dalla nostra Costituzione che essi elencano in gran numero. se si guarda poi il pensiero espresso dagli onorevoli colleghi dell' opposizione in sintesi, nel suo elemento centrale, si può affermare che essi assumono la incostituzionalità della legge per il fatto che essa non realizza un sistema, proporzionale nella elezione dei deputati; in altre parole tutte le norme costituzionali violate sarebbero da accentrare intorno al principio fondamentale della proporzionale come sola autentica garanzia di democrazia. insomma, la legge non è conforme alla Costituzione, perché quest' ultima considera il sistema proporzionale come l' unico capace di realizzare veramente una elezione democratica. senonché, proprio il sistema proporzionale non è consacrato, da nessuna norma della nostra Costituzione; lo ha riconosciuto lo stesso onorevole Basso, il quale con abile dialettica, tuttavia rivelatrice della sostanziale debolezza della sua posizione, ha affermato che l' omissione è dovuta al fatto che si volle riservare una libertà di valutazione al futuro legislatore. ma non una qualsiasi libertà di valutazione, egli ha aggiunto, ma soltanto la libertà di perfezionare il sistema proporzionale per altro assunto in linea di principio . tutto ciò è coerente al sistema dal quale l' onorevole Basso ha preso le mosse, ma non trova alcuna conferma nella realtà dei fatti, nella realtà delle disposizioni legislative costituzionali, nell' ambito delle quali vi è appunto un vuoto intenzionale la dove si tratta del modo secondo il quale devono, svolgersi le elezioni politiche per la Camera dei Deputati e per il Senato. è noto che l' emendamento diretto a costituzionalizzare il principio della rappresentanza proporzionale non fu accolto dalla Costituente, che votò invece un ordine del giorno nel quale si stabiliva, con evidente impegno limitato alla vita dell' Assemblea costituente stessa, che le elezioni per la Camera dei Deputati dovessero aver luogo con il sistema proporzionale , così come per il Senato della Repubblica si stabiliva che le elezioni dovessero aver luogo mediante il sistema uninominale . insomma la Costituente ritenne che non si potesse cristallizzare un determinato sistema elettorale e che, sanciti alcuni principi fondamentali inerenti alla rappresentanza politica e al giuoco democratico, dovesse lasciarsi libertà al futuro legislatore di adeguare di volta in volta il sistema elettorale prescelto alla realtà del momento politico, della quale esso doveva essere l' espressione. ora il punto è questo: qual è l' istanza motrice di questa legge? da che cosa essa parte? essa nasce nell' ambito della nostra realtà politica; non è una escogitazione arbitraria, non è un' invenzione bizzarra. essa rappresenta una correzione, un' integrazione del sistema proporzionale in rapporto alle esigenze specifiche del nostro momento politico, alle quali appunto si crede di dover andare incontro mediante un sistema elettorale che sia adeguato a questa realtà. e il principio ispiratore della legge è questo: l' assicurazione d' una maggioranza effettiva ed efficiente nel Parlamento e nel Governo, partendo dall' idea base di un sistema democratico che è articolato — e in ciò io sono d' accordo con l' onorevole Basso — in maggioranza e in minoranza. anch' io son disposto a riconoscere che la democrazia non è soltanto il regime della maggioranza, ma è il regime del rapporto necessario, della garanzia permanente di esistenza e di funzionalità, ciascuna nel proprio ambito, d' una maggioranza e di una minoranza. partendo da questa che è l' essenza stessa dell' istituto democratico, si è inteso, mediante questo disegno di legge , di correggere le possibili debolezze ed insufficienze della maggioranza, dando così al paese — il quale abbia espresso in modo chiaro la sua volontà delineando una maggioranza — la possibilità di vedere questa maggioranza adempiere effettivamente, con un minimo di tranquillità e di sicurezza, nell' interesse del paese, nel Parlamento e nel Governo, a quella che è la funzione specifica della maggioranza; la quale, evidentemente, nulla toglie alla funzione specifica della minoranza, la cui presenza, la cui esistenza, la cui garanzia sono veramente essenziali al sistema democratico. bisogna, nell' ambito di un reggimento democratico, che la maggioranza possa orientare, dirigere, prendere iniziative e decisioni, e che la minoranza possa con forza e sicurezza operare secondo la sua funzione di controllo, proporre delle alternative, permettere eventuali mutamenti nell' orientamento del paese. tutto ciò è dettato evidentemente dalla realtà storica, dal nostro momento storico, il quale, di fronte all' avanzare di forme imperiose, di forme forti di Stato, di fronte alla minaccia dello Stato totalitario, richiede anche per lo Stato democratico un minimo di efficienza e di sicurezza, un minimo di sicura direttiva che sia ricevuta dal paese, che sia di conforto al paese, una guida sicura insomma della maggioranza democratica. l' onorevole Basso ha parlato or ora di una minoranza, di una opposizione. c' è stato anche qualche punto nel quale l' onorevole Basso ha parlato delle due minoranze e ha chiesto che almeno una delle minoranze possa avere quella consistenza che ad essa permetta di mettere in moto taluni congegni del meccanismo costituzionale; ma prevalentemente il suo interesse si rivolgeva all' idea di una minoranza, di una opposizione. però la realtà italiana è questa: che siamo di fronte ad almeno due opposizioni nettamente individuate, ad almeno due opposizioni le quali hanno — ciascuna — una propria forza, una propria consistenza, una certa aderenza a taluni strati della realtà sociale del nostro paese. sono due opposizioni le quali potrebbero essere unite in una istanza polemica e disgregatrice nei confronti della maggioranza, unite nel negare alla maggioranza la possibilità di orientare il paese, mentre esse non potrebbero — « per la contradizion che nol consente » — essere unite anche in un programma costruttivo e presentare unite di fronte al paese un' alternativa alla maggioranza esistente. questo è il rischio che corriamo. siamo di fronte ad una realtà sociale nelle quale una alleanza di opposizioni è possibile per impedire alla maggioranza di assolvere alle sue funzioni, ma non esiste la possibilità del costituirsi — per aggregazione — di una maggioranza, nascente dalle opposizioni, che permetta di governare il paese. da questa situazione scaturisce un' esigenza di assicurazione, di garanzia della maggioranza: l' esigenza di completare, di integrare entro limiti ristretti la maggioranza, che sia stata espressa attraverso le elezioni, in modo da rendere ad essa possibile l' assolvimento delle sue funzioni, in modo da renderla in linea di principio intangibile dalla alleanza innaturale e provvisoria delle opposizioni. l' esigenza, dunque, alla quale obbedisce questo progetto di legge è quella di correggere e di integrare il metodo della proporzionale, che resta a base del nostro sistema politico , correggerlo e integrarlo in una misura limitata e sulla base di talune ragionevoli condizioni le quali dovrebbero indurre gli onorevoli colleghi delle opposizioni a considerare più serenamente il progetto di legge che oggi è sottoposto al nostro esame. in che limiti si effettua questa integrazione, questa correzione del sistema proporzionale ? si tratta innanzitutto, onorevoli colleghi , non già di un partito solo, ma di una coalizione di partiti che si presenta al popolo italiano , che pone ad esso, come, del resto, può porre qualsiasi altro partito o gruppo di partiti, la sua candidatura a conseguire la maggioranza e pertanto a governare nell' esercizio delle funzioni proprie di essa. si tratta, quindi, di un sistema vario, di un sistema composito. è vero che voi molte volte accomunate i vari partiti che compongono questa coalizione e tendete ad elidere le differenze che sussistono fra essi. per altro, in altri momenti voi accentuate invece le differenze fra questi partiti. la vostra polemica è oscillante: per un momento questi partiti sono schiavi della Democrazia Cristiana e hanno abdicato interamente dal loro programma, in altri momenti essi invece appaiono differenti, eterogenei, tanto che si spera che questa coalizione non si faccia o che questa coalizione non duri. ebbene, la verità delle cose è questa: che vi è fra i partiti della coalizione un sufficiente cemento unitario che è dato da una comune idea della democrazia da difendere, della democrazia di tipo occidentale e di contenuto sociale. ma vi è fra essi una completa articolazione, una notevole diversità di impostazioni programmatiche, di principi supremi, di mete ultime dell' azione politica. tanto che vi è — e voi lo sapete bene — in quei limiti in cui esso è ammissibile quel tanto di diversità ed articolazione nella nostra vita politica, e nell' ambito stesso della maggioranza, che permette di togliere ogni mortificante uniformità della maggioranza, che si profili come un pericolo per lo sviluppo democratico del paese. quindi, una maggioranza composita, una maggioranza di coalizione unificata saldamente da un principio comune e tuttavia articolata in diverse sfumature, non solo, ma in diverse impostazioni di carattere politico generale. inoltre, esigenza riconosciuta dalla legge, è che sia raggiunta la metà, che sia superata la metà dei voti; occorre cioè, affinché la maggioranza espressa possa conseguire questa integrazione di seggi, che sia stato raggiunto questo limite, che rappresenta la maggioranza assoluta dei votanti. cioè l' opinione pubblica si deve essere espressa con una chiara indicazione. e non è già una maggioranza relativa che si trasformi in una più o meno solida maggioranza assoluta . è una maggioranza assoluta già conseguita che viene integrata in qualche modo, per assicurare quella funzionalità della quale abbiamo parlato. e infine, sotto questo profilo, io credo che si debba aver presente la sostanziale tenuità, la sostanziale moderazione di questo premio, se vogliamo chiamarlo così, o di questa integrazione di seggi che vien data alla maggioranza. il premio, se di premio si vuol parlare, è tenuto al di sotto del 66 per cento , che costituisce quel limite dei due terzi intorno al quale tanto si è polemizzato sulla stampa e intorno al quale ha parlato con tanto preoccupato vigore l' onorevole Basso. e anzi credo di poter dire che il limite stesso dei 385 seggi dovrebbe subire una certa, sia pur lieve, riduzione, che porterebbe il premio di maggioranza ancora più in basso, ancora più lontano dal limite dei due terzi dei seggi. il che è tanto più importante, se si abbia presente che si tratta ancora appunto di una coalizione di partiti, fra i quali resta una certa varietà di ispirazione, una certa articolazione di impostazione politica. in sostanza, mediante questa legge ed in considerazione di quella realtà politica che è stata descritta, si ha una tenue riduzione delle opposte forze di opposizione, in modo da rendere per esse meno facile di attentare alla vita e alla funzionalità della maggioranza parlamentare mediante la loro alleanza meramente negativa. l' onorevole Togliatti ha parlato, nel corso del suo elevato intervento, dei vari articoli, dei vari principi costituzionali che sarebbero violati dal progetto di legge in esame. io non potrò seguirlo, per mancanza di tempo, nel completo svolgimento delle sue argomentazioni. vorrei fare qualche osservazione innanzi tutto sull' affermazione secondo la quale il progetto di legge in esame costituirebbe una violazione del principio dell' eguaglianza del voto. voglio appena soffermarmi sul punto, che può essere anche considerato teorico (benché io creda che tutte le forze politiche affrontino la lotta elettorale con la fiducia di poter raggiungere le mete più alte), sul fatto secondo il quale a tutti i partiti, senza preclusione alcuna, è aperta la possibilità di raggiungere quella metà dei voti alla quale consegue quella certa integrazione di seggi. ma io vorrei soprattutto soffermarmi su questo punto: che cosa significa nella Costituzione voto eguale? ha detto l' onorevole Basso: noi non combattevamo contro ombre, contro vani fantasmi quale il voto plurimo. ora è certamente vero che ogni Costituzione nasce da una determinata situazione storica e risponde alle esigenze polemiche e costruttive di quella situazione storica; non di meno è certo che nel suo significato letterale l' asserita eguaglianza del voto si riferisce appunto a questo istituto superato e che la Costituzione ha inteso seppellire mediante quella espressione. ma, in concreto, si può dire che il voto non sia eguale? poiché è data a tutti la possibilità di raggiungere un certo risultato, il voto è eguale nella sua potenzialità, nel suo significato come espressione di un diritto. è diverso il voto, se volete, soltanto se considerato nel suo risultato, per essere esso riuscito ad unirsi ad altri voti, ad un certo numero di voti, costituendo pertanto, se raggruppato con una certa quantità, un volo di maggioranza e, se raggruppato con una quantità minore, un voto di minoranza. ma nello stesso sistema uninominale , per il quale voi vi siete battuti nell' ambito della Costituente richiedendo l' applicazione di questo sistema elettorale per il Senato della Repubblica , non si ha in sostanza addirittura l' annullamento totale dei voti della minoranza? ed è affidata la possibilità che dal sistema uninominale esca una rappresentanza di minoranza alla accidentalità che siano variamente distribuite le maggioranze e le minoranze nell' ambito del territorio nazionale . ha detto l' onorevole Togliatti che la legge in esame impedirebbe, ostacolerebbe la partecipazione dei partiti (partecipazione che, secondo la Costituzione, deve avvenire con un metodo democratico) nel determinare la vita politica del paese. ma l' onorevole Togliatti ricorderà certamente che l' espressione « metodo democratico » fu sancita nella Costituzione per porre questa suprema esigenza: che, superata l' esperienza del fascismo, la vita dei partiti si svolgesse senza ricorso a violenze e sopraffazioni, con perfetto rispetto del metodo democratico. ora, tutti i partiti, nel rispetto del metodo democratico, concorrono a costituire la vita politica del paese, in quanto tutti hanno la libertà garantita di raggiungere la maggioranza. e quando siano compiute le elezioni e la vita politica abbia avuto la sua articolazione in maggioranza e minoranza, con la garanzia del metodo democratico, tutti i partiti concorrono a costituire la vita politica del paese, a dare direttive alla nazione attraverso alla funzione della maggioranza o attraverso alla funzione di controllo democratico della minoranza. si è detto che la legge in esame sarebbe contro il principio per il quale la Repubblica italiana è una Repubblica fondata sul lavoro. ma come è possibile, onorevole Togliatti, porre una netta linea di separazione tra i lavoratori che sarebbero tutti da una parte, e i non lavoratori che sarebbero dall' altra? comunque, io penso che, nell' ambito dei principi democratici dell' articolazione della maggioranza e della minoranza, i lavoratori appartenenti a tutti i partiti, siano essi di maggioranza o di minoranza, possano — nella garanzia della libertà che noi intendiamo assicurare sopra ogni altra cosa — concorrere alla vita della Repubblica e alla realizzazione del progresso sociale . permettetemi di dire qualche cosa — cercherò di farlo con la maggiore rapidità — sull' importante intervento dell' onorevole Basso, tutto incentrato, esso pure ed anzi in modo forse più vivo, sulla interpretazione della democrazia in funzione di rappresentanza proporzionale . l' onorevole Basso, sulla base di autorevoli testimonianze scientifiche da lui addotte e sulla base della sua stessa vivace esperienza politica, ha identificato, in sostanza, il regime democratico con il sistema proporzionale ed ha visto la garanzia della democraticità delle istituzioni in una ripartizione di forze parlamentari le quali dovrebbero rispecchiare fedelmente, numericamente (come, del resto, aveva già osservato l' onorevole Togliatti questa mattina) le varie forze sociali del paese, la reale consistenza della vita nazionale. quindi esigenza di democrazia e, per l' onorevole Basso, questa: che sia reso il più possibile difficile il costituirsi di una maggioranza e di una maggioranza omogenea; necessità del realizzarsi di compromessi politici i quali facciano sì che le decisioni inerenti alla politica nazionale siano prese mediante accordo di forze diverse e qualche volta — me lo consenta, onorevole Basso — non siano prese affatto in conseguenza di una neutralizzazione delle diverse volontà che potrebbero concorrere a costituire la maggioranza. può darsi che il sistema al quale l' onorevole Basso ha fatto riferimento con tanto appassionato calore sia idealmente il migliore, sia un sistema del tutto accettabile in un mondo politico nel quale vi sia costantemente un dialogo costruttivo tra le varie forze, tra le varie ideologie; un sistema che non sia minacciato dalla forza; un sistema politico idilliaco e tranquillo. e allora credo che tutti potremmo essere d' accordo su questo dialogo costruttivo che avrebbe, forse, qualche cosa di accademico e di riposante. ma la realtà politica nella quale noi viviamo non ci dà garanzie così complete come si vorrebbe — mi consenta, onorevole Basso — della realizzazione di questo dialogo; non ci dà l' assicurazione di un così completo rispetto delle regole del gioco per cui si possa, in un certo senso, fare a meno di quella energia ed efficienza della maggioranza, di quella capacità di iniziativa, di quel poter prendere decisioni orientative nella vita del paese, di cui si è parlato prima. ed, è per questa ragione che, proprio per amore di libertà e di vitalità concreta della società, a mio parere non può porsi questa pressoché totale identificazione fra democrazia e rappresentanza proporzionale del paese. l' onorevole Basso ha fatto ricorso a vari articoli della Costituzione che fanno riferimento a maggioranze qualificate di varia entità, e con vari argomenti, qualche volta molto penetranti, ha cercato di dimostrare che esse starebbero a significare l' esigenza di comporre la maggioranza, sulla base della rappresentanza proporzionale , mediante unificazione di diverse forze politiche . la volontà unitaria del paese si determinerebbe appunto attraverso questi accordi, questi amalgama, che permettono di costituire, solo quando sia possibile, la maggioranza che debba prendere le decisioni politiche. desidero far notare all' onorevole Basso che il presupposto del nostro sistema è che sia raggiunta la maggioranza assoluta dei voti e che soltanto dal conseguimento di questa maggioranza deriva l' attribuzione del premio. e, anche l' argomento per cui taluno dei partiti della coalizione potrebbe non far parte del Governo, non far parte della maggioranza governante in un certo momento, non tiene conto, non solo della realtà e vitalità politica della coalizione, ma anche del fatto che la coalizione, se per ipotesi non dovesse esprimere costantemente e integralmente un Governo, dovrebbe, io credo, almeno nelle supreme direttive politiche, esprimere la maggioranza parlamentare , che guidi e orienti il paese. e allora, non soltanto nella varietà della coalizione, ma nella stessa consistenza di maggioranza assoluta conseguita nelle elezioni dalla coalizione, vi è la garanzia che queste maggioranze rafforzate e qualificate non siano annullate. e tanto meno potrebbero essere annullate queste esigenze in rapporto al problema, del quale io non mi dissimulo tutta la gravità e la delicatezza, della riforma costituzionale . anche qui queste esigenze non sono frustrate, in quanto la maggioranza parlamentare non raggiunge i due terzi ed essa è costituita del resto da vari partiti di cui sono note le differenze di vedute sul tema costituzionale. sicché non potrebbe realizzarsi una riforma costituzionale se non attraverso un compromesso, un amalgama di volontà, il che dovrebbe rendere, io credo, più tranquillo l' onorevole Basso circa i pericoli ai quali si andrebbe incontro con la costituzione di una maggioranza di questa natura. qualche parola io vorrei aggiungere a proposito degli argomenti di incostituzionalità addotti dall' onorevole De Martino e dall' onorevole Ferrandi; lo faccio molto rapidamente in quanto il tempo a disposizione è breve. dicevo, ho la più grande stima, la più grande deferenza per l' acutissimo senso giuridico dell' onorevole De Martino , con il quale ho avuto l' onore di una lunga consuetudine di comune vita accademica, ma mi sembra che gli argomenti da lui addotti oggi esprimano, più che altro, quella simpatica lealtà che ogni uomo deve all' idea politica professata, anziché, io credo, un' autentica convinzione. perché, non mi pare che si possa parlare di un vincolo derivante dall' ordine del giorno votato dalla Costituente, e che fissa il principio della proporzionale per le elezioni della Camera dei Deputati , per l' argomento addotto dall' onorevole De Martino , che cioè, essendo fissato nello statuto siciliano l' adozione dello stesso sistema elettorale approvato dalla Costituente (notate non dalla Costituzione, ma dalla Costituente), ne derivi, per evitare una inammissibile contradizione, la necessità di adottare lo stesso metodo anche per l' elezione della Camera dei Deputati . ma per quali motivi essendo detto soltanto esplicitamente nello statuto che la elezione dei rappresentanti della regione debba avvenire col sistema proporzionale fissato dalla Costituente (e non già, evidentemente, concretato nella Costituzione) — per quali motivi da ciò si dovrebbe desumere che analogo vincolo vi sia per la elezione della Camera dei Deputati ? limitatamente alle elezioni regionali della Sicilia. ed anche l' altro argomento, quello relativo alla partecipazione dei rappresentanti delle assemblee regionali, insieme con i parlamentari, alla elezione del presidente della Repubblica , non mi pare che sia persuasivo. non è affatto rispondente ai canoni della logica ed alla lettera della legge che il sistema elettorale debba essere uguale per la rappresentanza politica nazionale e per i delegati eletti dall' assemblea regionale. anzi, si è voluto allargare e rendere più vario il collegio elettorale del presidente della Repubblica . brevi osservazioni credo siano sufficienti per quanto riguarda l' intervento dell' onorevole Ferrandi, relativo alla garanzia della rappresentanza proporzionale , che sarebbe contenuta nello statuto del Trentino Alto Adige . è vero, ma essa riguarda soltanto la rappresentanza locale, la distribuzione delle rappresentanze nell' ambito degli organi della regione. non è scritto nello statuto e non si può desumere dal generico principio della tutela delle minoranze, assunto a norma dell' articolo 6 della Costituzione, nessuna ragione che obblighi ad applicare la proporzionale alla minoranza etnica, quando essa non sia applicata nella forma pura o cosiddetta pura per il resto del territorio nazionale . onorevoli colleghi , io credo, in conclusione, che noi possiamo con animo tranquillo respingere, come il gruppo della Democrazia Cristiana farà, le pregiudiziali di carattere costituzionale sollevate dagli onorevoli colleghi dell' estrema sinistra . ci è stato posto dinanzi, oggi, un ideale di democrazia, di effettiva rappresentanza delle forze del paese. e noi non siamo secondi ad alcuno nell' affermazione dei principi di libertà e di democrazia; ma noi crediamo che con aderenza alla realtà storica si debba interpretare in questo senso la volontà del paese, che si debba delineare un orientamento politico, che costituisce la via per la salvezza della libertà e per il progresso del popolo italiano . potrà essere vero che in qualche modo questa legge, portandoci a costituire una coalizione tra i partiti che rappresentano l' ideale di democrazia veramente libera, pur nel suo contenuto sociale, ponendo delle rigide alternative al paese, costituisca una certa cristallizzazione della situazione politica. ma di ciò la colpa non è nostra; la colpa è da addebitare alle forze politiche le quali — talora in atto e talora potenzialmente — hanno interrotto il dialogo democratico ed introdotto un significato di democrazia che sostanzialmente contrasta con un autentico ideale democratico. siamo costretti a questa scelta rigorosa alla quale siamo chiamati e alla quale dovremo chiamare il popolo italiano . del resto, il supremo giudizio sulla validità della legge sarà dato dal popolo italiano , in quanto sarà il popolo italiano che attribuendo più del 50 per cento dei voti (come noi crediamo) alla coalizione democratica dimostrerà di accettare la legge e di voler difendere con essa i supremi principi di democrazia e di libertà.