Pietro NENNI - Deputato Maggioranza
I Legislatura - Assemblea n. 1026 - seduta del 07-12-1952
1952 - Governo V De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 349
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , la mia proposta sospensiva si inserisce in tutta una serie di iniziative che il gruppo parlamentare socialista ha avuto occasione di prendere nel corso degli ultimi tre anni, sia verso il presidente della Camera ed il presidente del Senato , sia verso la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Repubblica, per sollecitare l' approvazione delle leggi costituzionali . a noi, che siamo gli attori della prima legislatura repubblicana, è difficile prevedere quale sarà sui nostri lavori il giudizio, non dirò tanto della storia, quanto della cronaca politica. penso, tuttavia, che se prima che la Camera si sciolga non avremo assolto al compito di votare le leggi costituzionali , ciò sarà dalla cronaca politica e dalla storia considerato come uno scandalo. sollecitazioni in questo senso sono venute da tutte le parti: apparentemente sono venute anche dal Governo. concorde è sembrato il giudizio della stessa maggioranza, almeno finché si è trattato di assumere precise responsabilità verso l' opinione pubblica . uno dei più autorevoli membri del Parlamento, il senatore Enrico De Nicola , già Capo provvisorio dello Stato, prima di assumere la Presidenza del Senato, ebbe occasione di esprimere l' augurio, mai esaudito « che il 1951 (signori, il 1951!) segni finalmente la data di promulgazione, se non di tutte, delle principali leggi reclamate dalla Costituzione, cioè di quelle tendenti ad istituire il nuovo organo con funzione giurisdizionale di natura politica per i giudizi su determinate controversie di legittimità costituzionale , su determinati conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato e su determinate accuse promosse contro determinate persone; a dettare le norme di attuazione del referendum popolare; a provvedere all' ordinamento della Presidenza del Consiglio e a determinare il numero, le attribuzioni e l' organizzazione dei ministeri; a dare un assetto definitivo all' ordinamento giudiziario ; ad organizzare i pubblici uffici in guisa da assicurare il buon andamento e l' imparzialità dell' amministrazione; a fissare una completa disciplina giuridica della stampa; a regolare il diritto di sciopero » . quest' augurio, formulato all' inizio del 1951, ci trova alla fine del 1952 senza che nessuna delle leggi di attuazione della Costituzione abbia avuto esecuzione. così noi abbiamo codici, leggi e regolamenti di polizia in pieno contrasto con la lettera e con lo spirito della Costituzione; abbiamo un ministro dell'Interno che esercita il suo delicato ufficio valendosi di leggi e regolamenti fascisti che la Costituente delegò al primo Parlamento di seppellire per sempre e al più presto; non abbiamo la Corte costituzionale , non le norme per il referendum, non ancora il Consiglio superiore della magistratura , né è stato creato il Consiglio dell' economia e del lavoro; non abbiamo le regioni, buona o cattiva che fosse la decisione di istituirle (per poi imbrigliarle con un troppo ristretto concetto di autonomia). né vi è la fondata speranza che quello che non è stato fatto in quattro anni e mezzo possa essere fatto nei pochi mesi che ci separano dalle nuove elezioni politiche generali; anzi, vi è motivo di credere che, una volta approvata la legge elettorale , la Camera venga sciolta o che — come si è udito dire in questi giorni — le stesse difficoltà che incontra l' approvazione di questa legge possano provocare lo scioglimento anticipato della Camera. in tali condizioni si può dire che questo è l' ultimo momento utile per prendere una decisione, se la decisione ha da essere presa con lealtà: cioè con il proposito di dare effettivamente al paese l' ordinamento costituzionale previsto e voluto dalla Costituzione. la mia richiesta non può essere, quindi, interpretata come il tentativo di introdurre nelle discussioni in corso un elemento che con esse non abbia rapporto. la legge elettorale presentata dal Governo pone dei grossi problemi di ordine costituzionale, alcuni dei quali non potrebbero non interessare la Corte costituzionale ove essa fosse costituita e funzionante. lo so, le corti costituzionali non possono impedire i colpi di Stato, e d' altro canto noi non ignoriamo che la Costituzione non può affidare la sua esclusiva difesa a un organismo giuridico costituzionale, ma soltanto alla volontà dei cittadini di difenderla ad ogni costo e di esporre, se necessario, in sua difesa anche la loro vita. tuttavia, così com' è prevista dalla Costituzione, la Corte costituzionale offre una garanzia per la nazione contro gli abusi di potere, sempre possibili sia per opera dei governi sia per opera delle assemblee parlamentari. io credo, onorevoli colleghi , che la maggioranza sarà saggia se non si lascerà travolgere dal gusto di sopraffare le minoranze, ostentando il costume littorio di non tener conto delle osservazioni dell' avversario, anzi di tenerne tanto meno conto quanto più l' argomentazione dell' avversario è fondata. la Camera sa che queste sopraffazioni non hanno mai portato fortuna a nessuno. la nostra storia è piena di dimostrazioni in questo senso, che vanno dai secoli passati agli ultimi tempi. in quest' Aula sono ancora presenti gli echi mussoliniani, ma si sa anche che cosa la dittatura è costata alla nazione, allo Stato e allo stesso Mussolini. la maggioranza non ignora come la legge elettorale abbia sollevato in larghi strati dell' opinione pubblica dei gravi dubbi di ordine costituzionale, dubbi i quali non sono stati sollevati soltanto dalla nostra parte politica (basterà ch' io ricordi le eccezioni formulate dal presidente della Vittoria, che abbiamo in questi ultimi giorni, accompagnato all' estrema dimora; basterà che ricordi le opinioni espresse dal senatore Jannaccone e dal collega onorevole Calamandrei; basterà riferirsi all' opinione di giornali governativi, quali Il Giornale d'Italia , la Gazzetta del popolo , La Stampa , Il Tempo ); dubbi a proposito del rispetto del principio, dell' eguaglianza del voto; dubbi a proposito della consuetudine costituzionale dei paesi democratici secondo cui le leggi elettorali non possono essere discusse da un Parlamento che riprendendo una espressione di Turati, chiamerò anch' io « scadente » o sul punto di scadere, ma esigono il mandato specifico del corpo elettorale . si tratta ancora di dubbi a proposito delle maggioranze speciali previste dalla nostra Costituzione rigida, e che hanno una ragione di essere se la maggioranza è reale e genuina. è evidente che, se si stabiliscono dei premi, la maggioranza qualificata perde significato o, quanto meno, non ha più il significato ad essa attribuito dalla nostra Costituzione. onorevoli colleghi , ho parlato di dubbi. essi sono per noi certezze. ma voi non ignorate come essi, almeno allo stato di dubbi, siano condivisi da larghissimi strati della opinione pubblica . né si tratta di dubbi morali o di dubbi politici, ma di dubbi giuridici, dubbi di illegittimità costituzionale, che in certe ipotesi vanno addirittura fino al dubbio di possibili colpi di Stato e di attentati alla Costituzione. del resto, questi dubbi li ha avuti anche la maggioranza, quando, di fronte alle critiche sollevate dal primitivo progetto di legge per quanto riguarda la maggioranza dei due terzi , ha accettato di ridurre di una decina di seggi il premio precedentemente fissato. ora, quale organo di diritto pubblico è qualificato a risolvere i dubbi costituzionali di una larga parte del paese, se non appunto la Corte costituzionale ? e, d' altro canto, quale procedura ha previsto la Costituente ed è stata sancita dalla Costituzione per quei larghi strati di cittadini che ravvisassero nelle stesse deliberazioni del Parlamento un abuso di potere? la Costituente e la Costituzione hanno inteso dare vita per una tale eventualità all' istituto del referendum. sono quattro anni, onorevoli colleghi , che se ne discute. i relativi disegni di legge sono stati financo per più di un anno in Commissione e non vi è stato nessuno che abbia pensato di fissare un limite di tempo alle Commissioni che li esaminano. essi hanno fatto e potrebbero continuare a fare all' infinito la navetta tra Montecitorio e Palazzo Madama , col che il Parlamento avrebbe dato una ipocrita prova di buona volontà , salvo ad impedire, con raffinata perfidia, il voto tempestivo delle leggi. che cosa ha voluto, onorevoli colleghi , la Costituente quando ha dato vita alla Corte costituzionale ? l' Assemblea costituente ritenne necessario affidare la difesa della Costituzione a un organo che, per la sua origine e la sua composizione, potesse dare affidamento di assoluta indipendenza di fronte al potere esecutivo e anche, per quanto riguarda il referendum, a quello legislativo. noto, onorevoli colleghi , che Ludovico Mortara fu sbalzato dalla presidenza della Corte di cassazione quando questa osò dichiarare incostituzionale un decreto emanato dal governo fascista, e, benché una situazione di tal genere non si sia riprodotta dal 1946 fino ad oggi, pure la Costituente volle prevedere il caso e contro di esso volle cautelarsi. non ho bisogno di ricordare ai colleghi della maggioranza come nelle file della Democrazia Cristiana numerosi e fervidi fossero i consensi per la istituzione della Corte delle garanzie costituzionali. senza indugiarmi in citazioni particolareggiate del pensiero espresso dai colleghi democristiani, basterà ricordare, fra gli altri, gli onorevoli Uberti, Mannironi, Cappi, nonché l' onorevole Leone (che non voglio mettere in causa perché egli occupa in questo momento la poltrona del presidente... lo so.... ma del quale basterà ch' io dica che come membro della seconda Sottocommissione, insieme con gli onorevoli Calamandrei, Ambrosini, Codacci-Pisanelli, fu concorde nel ritenere che, con una Costituzione rigida come quella che si stava preparando e che fu approvata, era una necessità imprescindibile la creazione della Corte costituzionale ). a proposito dell' onorevole Codacci-Pisanelli, mi piace ricordare ciò ch' egli ebbe a dire dinanzi all' Assemblea costituente : « bisogna impedire — sono sue parole testuali — gli abusi del potere legislativo (proprio quello che vogliamo fare noi); bisogna introdurre il sistema del controllo sul potere discrezionale degli organi legislativi, i quali devono tradurre per iscritto un diritto che preesista alla formulazione positiva » . e concludeva l' onorevole Codacci-Pisanelli: « per questo ritengo che si possa fare oggi eco al grido che, nel 1880, levò Silvio Spaventa, e, come egli auspicò la giustizia nella amministrazione, così noi oggi, istituendo la Corte costituzionale , possiamo gridare in quest' Aula: giustizia nella legislazione! » . io spero che nessuno pensi a ripudiare né parole così categoriche né le conseguenti decisioni della Costituente. comunque quel grido noi lo facciamo nostro facendo appello alla vostra coscienza e responsabilità di legislatori. e che cosa intese fare, onorevoli colleghi , la Costituente quando introdusse l' istituto del referendum nella Costituzione? l' istituto del referendum entrò a far parte del nostro ordinamento costituzionale con il pieno favore della Democrazia Cristiana , come del resto dei repubblicani e dei socialdemocratici: gli apparentati di oggi o, meglio, gli apparentati di domani, se la legge sarà approvata. noi socialisti, pur aderendo, dal punto di vista politico e giuridico, al principio di far partecipare il popolo direttamente alla formazione delle leggi, facemmo le più ampie riserve sul modo con il quale la Commissione dei 75 ne proponeva l' applicazione. e il collega e compagno onorevole Targetti, illustrando nella seduta del 16 ottobre 1947 all' Assemblea costituente la posizione del nostro partito su questa questione, propose la soppressione dell' articolo 72 del progetto, pur dichiarando che noi non eravamo contrari all' applicazione del referendum in determinati casi. appoggiata dal gruppo comunista, la nostra proposta fu respinta dal voto concorde della Democrazia Cristiana , dei repubblicani, dei socialdemocratici. il referendum divenne così un istituto che il Parlamento aveva l' obbligo di attuare senz' altro e, a questo scopo, fin dall' ottobre del 1948, fu presentata una proposta di legge del nostro collega e compagno onorevole Francesco De Martino , richiamandosi anche all' impegno che lo stesso presidente del Consiglio aveva preso fin dal dibattito che fece seguito alla dichiarazione del Governo dopo le elezioni del 18 aprile 1948: impegno esplicito di provvedere al più presto possibile a far sì che il referendum e gli altri organi e strumenti previsti dalla Costituzione diventassero senz' altro una realtà. « al più presto possibile » , onorevole De Gasperi : sono passati quattro anni e la proposta dell' onorevole De Martino si è arenata davanti alle Commissioni, finché lo stesso Governo dovette decidersi al gran passo e presentare un suo disegno di legge , accompagnato da una relazione nella quale l' onorevole Lucifredi, che oggi è membro del ministero, non solo non lesinò lodi all' istituto del referendum, qualificandolo « efficace strumento di genuina manifestazione della volontà popolare » , ma aggiunse che con il referendum e con l' iniziativa popolare si introducevano nella vita politica e costituzionale del paese i modi più idonei attraverso i quali i cittadini possono venire in contatto con i problemi essenziali della vita della collettività e giungere ad essere essi stessi artefici dei propri destini. del resto, onorevoli colleghi , noi non possiamo eternamente riferirci alle opinioni espresse in sede di elaborazione della Costituzione. è del tutto naturale che, studiando problemi costituzionali, ci siano state delle divergenze, qualche volta secondarie, qualche volta fondamentali; ma oggi fa testo la Costituzione, che noi possiamo modificare nei modi che, essa prevede, non violare. sta dunque di fatto, onorevoli colleghi , che molti di noi — e dietro di noi, presumibilmente, milioni di cittadini — considerano con viva preoccupazione gli strumenti che la maggioranza sta forgiando. ma anche chi accorda senz' altro alla maggioranza la buona fede delle intenzioni, anche chi crede che gli autori della legge vogliano davvero rafforzare la democrazia, come si dice, assicurando la stabilità del Governo, anche costoro non possono contestare che questi strumenti siano tali da rendere di per sé possibile ad una maggioranza, semplice o relativa, di contare per due terzi e di sopprimere anche — ove lo voglia — tutta la Costituzione senza l' obbligo di ricorrere al referendum. noi misureremo, onorevoli colleghi , le intenzioni della maggioranza dall' atteggiamento che essa terrà a proposito della Corte costituzionale e del referendum. queste leggi devono essere votate subito, prima della legge elettorale . e le ragioni sono ovvie. ho indicato quelle di ordine morale e politico, comuni a larghissimi strati della popolazione, che vanno molto al di là di quelli da noi direttamente rappresentati; ma devo anche richiamarmi ad una considerazione che ha il suo valore. per una norma votata dalla Camera e dal Senato, il Parlamento ha deciso che i giudici costituzionali da designarsi dal Parlamento, siano eletti a maggioranza di tre quinti. questo stabilisce l' articolo 3 del disegno di legge definitivo. e non ho bisogno di ricordare come a tale decisione si sia giunti dopo lunghi dibattiti e aspre polemiche, attraverso le quali la maggioranza finì per riconoscere alla minoranza il diritto di concorrere ad avere una sua diretta rappresentanza nella Corte costituzionale . ma è evidente, onorevoli colleghi , che, se la legislatura si chiudesse senza avere eletto la Corte costituzionale e se per avventura si dovesse realizzare il proposito vostro di tornare qui maggioranza assoluta , frustrereste la deliberazione che fu il frutto di un onesto compromesso fra maggioranza e minoranza. il sospetto è tanto più legittimo in quanto non abbiamo dimenticato lo « scherzo Fumagalli » , cioè il tentativo della maggioranza di interferire financo sui cinque membri della Corte costituzionale la cui elezione è deferita al presidente della Repubblica . noi vi richiamiamo, perciò, all' impegno che avete assunto: onorevoli colleghi , questo è probabilmente l' ultimo momento in cui si può riparare l' errore di non aver dato vita alle leggi di attuazione della Costituzione. forse dovrò sentir dire che la mia proposta di sospensiva ha carattere ostruzionistico. in verità l' avrei fatta, tale e quale, anche se fossi favorevole alla legge elettorale in discussione; ma tengo a precisare che la mia proposta non ha nessun carattere ostruzionistico. al punto in cui sono le cose, le norme per la formazione della Corte costituzionale e le norme per il referendum possono dalla Camera essere votate in una sola seduta. le leggi sono infatti davanti alla Camera, dopo che il Senato ha in esse introdotto alcuni emendamenti. questi emendamenti non ci trovano pienamente consenzienti; ma credo di interpretare il pensiero di tutta l' opposizione dicendo che voteremo i due progetti di leggi così come sono dopo gli emendamenti in essi introdotti su proposta del gruppo democristiano del Senato. e se, come suppongo, tali emendamenti trovano consenziente il gruppo democristiano della Camera, allora io mi faccio per parte dell' opposizione mallevadore davanti al presidente, e il presidente può farsi mallevadore davanti a tutta l' Assemblea, che è possibile nella seduta di domani votare entrambe le leggi. con ciò, onorevoli colleghi , non saranno d' un colpo risolti gli ardui problemi politici e tecnici, posti dalla legge Scelba, ma per lo meno avremo sbarazzato il campo dal sospetto che attraverso la legge sia in atto il tentativo di smantellare la Costituzione che abbiamo giurato di rispettare e di servire e che intendiamo rispettare e servire. se così non dovesse essere, allora prenderebbe consistenza, non soltanto agli occhi nostri, ma agli occhi di tutti, il sospetto che si vadano predisponendo gli strumenti per il passaggio da un regime democratico ad un regime totalitario larvato di costituzionalità, di un regime cioè nel quale tutte le possibilità — l' esistenza della Costituzione compresa — siano nelle mani del gruppo politico dirigente, il quale si varrebbe di questo potere per tenere asservita la minoranza parlamentare, priva di qualsiasi peso e di qualunque efficacia costituzionale sostanziale, affinché essa dia al regime, per la facciata, il carattere formale di regime democratico. che poi è quello che il fascismo intese fare con la legge Acerbo del 1923. esso volle che nel Parlamento, che stava manipolando e creando a sua immagine, vi fosse una minoranza, non per rispettarne i diritti e le prerogative (e lo dimostrò non appena la Camera del 6 aprile fu convocata), ma perché voleva che la minoranza desse una parvenza di costituzionalità alla distruzione dall' interno dell' ordinamento costituzionale quale era venuto elaborandosi dal 1861 in poi. successe allora quello che doveva succedere; la truffa sfociò nella violenza e nel sangue e poi nella rivolta politica e morale, non vana e non ingloriosa, anche se non conseguente, dell' Aventino, al quale molti colleghi dell' attuale maggioranza si associarono, contraendo un impegno verso il popolo al quale verranno meno se respingeranno la proposta del nostro gruppo. onorevoli colleghi , ho la convinzione che procedendo per le vie che voi sembrate prediligere farete trovare il popolo dinanzi a problemi di una gravità tale che io per ora non voglio prendere in considerazione. ciò che chiediamo è che tutto l' ordinamento costituzionale del paese sia completato prima che la Camera proceda alla discussione della legge elettorale . ciò che chiediamo è che il Governo e il Parlamento rientrino nella legalità, perché il loro diritto d' iniziativa politica è strettamente condizionato al crisma della legalità, che oggi, non hanno o non hanno compiutamente. fuori di ciò, voi, signori della maggioranza, compireste una sopraffazione, di fronte alla quale toccherebbe al popolo o rassegnarsi o ribellarsi. può darsi che non sia del tutto sbagliato il calcolo che voi fate che il popolo possa rassegnarsi. non dimenticate però che quando il popolo sembra rassegnarsi ad una sopraffazione, è soltanto perché prepara ed attende le condizioni della ribellione.