Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 1023 - seduta del 05-12-1952
1952 - Governo Goria - Legislatura n. 10 - Seduta n. 9
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , io pure incomincerò col dire che se si fosse trattato esclusivamente d' una questione di persona non avrei preso la parola, limitandomi a lasciar comprendere ai colleghi che capisco quali sono le necessità di quel funzionamento pacifico dell' Assemblea che noi tutti dobbiamo desiderare, e che comprendo anche, signor presidente , le necessità del suo ufficio. parlo esclusivamente perché desidero — di fronte a lei, ai colleghi e all' opinione pubblica , che so, che ho visto, che ella stessa avrà visto, signor presidente , come si cerca di influenzare e di orientare in un determinato modo — di precisare alcune cose e prima di tutto un perché. l' onorevole Nenni si è riferito al modo come in generale è stata discussa nell' ultimo mese la legge di riforma del sistema elettorale . lo mi riferirò invece esclusivamente, con una brevissima osservazione, a ciò che è avvenuto nella seduta di ieri. nella seduta di ieri ci siamo trovati davanti alla proposta avanzata dall' onorevole Scalfaro, a nome della maggioranza, di prendere una misura relativa al corso dei lavori nelle giornate di sabato, domenica e lunedì prossimi. questa era la portata precisa della proposta dell' onorevole Scalfaro dopo la limitazione ad essa data dal presidente Martino. qual era il contenuto di tutte le proposte fatte. da noi, la prima fatta dall' onorevole Gullo, la seconda dall' onorevole Assennato, l' ultima da me (di natura sospensiva)? il contenuto di tutte queste proposte era di chiedere un rinvio di 24 ore nell' esame e nel voto della proposta Scalfaro. cioè noi chiedevamo 24 ore di tempo per esaminare e deliberare una proposta la quale si riferiva a qualche cosa che doveva essere fatto dopo le 24ore. è assolutamente assurdo affermare che qui vi fosse da parte nostra una manifestazione di violenza diretta contro la maggioranza. anche se fossero state accolte le proposte nostre, la proposta che la maggioranza faceva avrebbe avuto ugualmente il suo corso e le nostre controproposte non ne ledevano in verun modo l' efficacia. le nostre proposte si ispiravano dunque a quello che è il vero senso del regime parlamentare , cioè alla ricerca, non dico in ogni caso di un accordo se questo non vi è, ma per lo meno di un terreno di dibattito accettabile dalle due parti, cosicché si possa evitare di scaraventarsi ad ogni occasione gli uni contro gli altri come degli infuriati. questa, se non erro, è la vera essenza del regime parlamentare , sia nelle piccole cose, che riguardano il regolamento della Camera, sia in quelle grandi, che riguardano il modo di fare le leggi, e sia in quelle più grandi ancora, che riguardano tutta la vita politica del paese. il parlamentarismo, in fondo, non è che un grande sistema di mediazione e la sua virtù è proprio quella di consentire alla volontà popolare di manifestarsi attraverso una maggioranza, ma tenendo conto delle minoranze e con esse discutendo ragionevolmente. se da parte mia, dunque, vi fu, ad un certo, momento, un accento vibrato di protesta, è stato proprio perché vedevo che si abbandonava questo metodo, che è l' anima del parlamentarismo. pertanto credo che voi, onorevoli colleghi che appartenete a quei gruppi dirigenti che menarono vanto, un tempo, di aver introdotto il regime parlamentare come suprema forma regolatrice della vita nazionale, avreste, dovuto applaudirmi ed essere contenti. voi, invece, la bandiera del parlamentarismo come espressione suprema della volontà del popolo e moderatore della vita politica la buttate a mare e siamo noi che la raccogliamo. non vi è stata in me, signor presidente , nemmeno la più lontana intenzione, di recare offesa non dico all' uomo che sedeva in quel momento alla Presidenza dell' Assemblea, verso il quale ho deferenza e stima, ma meno ancora alla Presidenza o all' Assemblea come tale. ho voluto soltanto esprimere i sentimenti democratici che ci animano e che non possiamo permettere vengano calpestati.