Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 1020 - seduta del 03-12-1952
Disegno di legge elettorale
1952 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 1020
  • Attività legislativa

onorevoli colleghi , prescinderò completamente — come è giusto desiderio del presidente — dal merito politico della legge. il nostro atteggiamento è, come è noto, atteggiamento di recisa e integrale opposizione alla legge stessa, ma non di questo oggi si discute. io ho chiesto la parola anche come membro del famoso Comitato dei nove, per esporre ai colleghi, e un po' anche all' opinione pubblica , per ciò che mi riguarda, quale è lo stato dei nostri lavori e quale la mortificazione che io provo e credo provino anche gli altri colleghi componenti il comitato, non esclusi quelli della maggioranza (a cominciare, anzi, da costoro). la mortificazione grava — ripeto — su tutti e nove (non sono certamente autorizzato a parlare a nome degli altri, ma credo di poter interpretare quello che qualcun altro, per ragioni di opportunità politica, non dirà) di fronte alla situazione in cui ci siamo venuti a trovare. si è chiesta una proroga; ora, però, siccome da qualche settimana si va drammatizzando l' atmosfera intorno a questa legge, e siccome da qualche settimana, qualunque cosa accada su questa delicata materia elettorale, viene presentata, da un lato come sopraffazione, dall' altro come ostruzionismo, si è dato, anche a questa richiesta di proroga, un significato che essa obiettivamente non ha. la situazione, onorevoli, colleghi, è la seguente (e vi prego di credermi: ne chiamo a testimone l' onorevole Marazza, presidente della Commissione e presidente del Comitato dei nove, che non vorrà smentirmi, da quel galantuomo che è). vorrei chiedere allo stesso onorevole Marazza, e agli altri colleghi che fanno parte del comitato, se il comitato stesso, questa sera, è in condizioni di considerare assolto il suo mandato. noi non abbiamo adempiuto al nostro mandato, e non per nostra colpa. il Comitato dei nove si è riunito ieri mattina per la prima volta. ieri mattina sembrava, attraverso colloqui assolutamente amichevoli, che si fosse giunti ad un accordo ragionevole e ragionato, in base al quale ci si concedevano — soprattutto a noi relatori, che siamo sottoposti a fatiche non indifferenti in questi giorni — 48 ore di tempo, onde presentare le relazioni sabato a mezzogiorno, il che ci avrebbe consentito, nei nostri confronti con il presidente della Camera , di far fronte al precedente impegno di metterlo in condizioni di porre la legge all' ordine del giorno della seduta del 9 corrente. era un accordo ragionevole, era un accordo concluso tra tutte le parti: ma, improvvisamente, è intervenuto l' ukase del gruppo di maggioranza a mandare all' aria l' accordo. onorevoli colleghi della maggioranza, voi potrete anche, con il vostro voto, fra breve, negare la richiesta di proroga, ma quando lo avrete fatto avrete fatto fare una pessima figura, ed avrete reso un pessimo servizio, anche ai vostri colleghi della maggioranza che hanno l' onore e la responsabilità di far parte del Comitato dei nove. perché il Comitato dei nove non può rendere conto di ciò che ha fatto, perché, in realtà, non ha fatto; noi, non siamo ancora entrati nel merito della legge: non abbiamo neppure cominciato a discutere, non dico gli emendamenti, ma il testo. ma vi è di più (non so se questo vi sembrerà paradossale, ma è la realtà, che non può essere contestata): in questo momento non esiste una legge di fronte a noi, che non sappiamo di fronte a quale testo ci troviamo. infatti, durante la discussione in Commissione, di fronte alle osservazioni e alle richieste di chiarimenti, di fronte alle contestazioni dei deputati dell' opposizione, più volte molto onestamente i rappresentanti della maggioranza, e addirittura il rappresentante del Governo onorevole Bubbio, hanno dovuto ammettere che questo o quel punto della legge (ve li potrei citare, ma risparmierò citazioni di questo genere che vi farebbero perdere del tempo) erano e sono meritevoli di emendamenti. di fronte a dichiarazioni simili è lecito pensare che se la Commissione dell' interno e il Comitato dei nove avessero potuto compiere fino in fondo il loro mandato ed esaminare quegli emendamenti che la maggioranza e lo stesso Governo considerano necessari al testo della legge, oggi ci si troverebbe in Aula, come sempre è capitato, di fronte a un testo governativo da una parte e di fronte ad un testo della maggioranza della Commissione dall' altra. ora, questo non è accaduto. vi è ancora di più. sappiamo tutti che vi è un emendamento, per lo meno « un » emendamento, sul quale i quattro partiti del centro si sono accordati fuori del Parlamento, con il quale si tende a portare il numero dei deputati della maggioranza da 385 a 380. esiste, o non esiste, questo emendamento? quando si verrà in Aula ad esaminare la legge, si dovrà discutere anche su questo emendamento? su quale testo la Camera sarà chiamata a discutere? se non lo sappiamo, su che testo dovremo discutere: sul nulla? vi sembra tutto questo confacente alla dignità della Commissione: cioè di arrivare in Aula in queste condizioni, senza avere neppure incominciato a discutere? io mi sono trovato in queste ultime ventiquattro ore nella necessità (per non trovarmi fuori tempo, come può capitare ad un corridore) di compilare frettolosamente, o di iniziare a compilare la mia relazione; ma, giunto al merito della questione, tenendo presenti gli innumerevoli problemi che sono stati sollevati e sono stati discussi in Commissione, mi sono trovato nel massimo imbarazzo. io non so che cosa pensi il Governo su questa legge di fronte ai problemi che in Commissione sono stati sollevati, perché ad essi in quella sede non si è risposto né positivamente né negativamente. questa è una questione importante, né ci si può illudere che voi possiate modificare la vostra opinione (ed è assai difficile che poi potremo modificare la nostra). ma io alludo soprattutto ai problemi tecnici che sono stati sollevati. questa è una legge elettorale , una legge che comporta una infinità di questioni tecniche, che modifica il testo unico delle leggi elettorali , già estremamente complesso. voi ci avete fatto un rimprovero, ed è assai strano; avreste dovuto invece farci un elogio per aver parlato per parecchie ore in Commissione. noi abbiamo fatto dei discorsi pertinenti alla materia, abbiamo parlato della legge senza divagazioni, occupandoci soprattutto delle questioni tecniche. abbiamo sollevato una infinità di problemi ai quali, ripeto, non si è risposto, e di fronte a questa nostra esposizione vi è stato solo il silenzio; si è alzata una barriera, un muro. su che cosa, dunque, dobbiamo riferire? così non facciamo forse perdere del tempo? abbiamo veramente assolto al nostro mandato? io mi rivolgo, anche al di fuori del regolamento, alla cortesia ed alla comprensione dell' onorevole presidente della Camera perché prenda atto della situazione, in relazione anche alla richiesta avanzata dal collega Dugoni e da altri colleghi, richiesta che io appoggio altresì come membro del Comitato dei nove. io credo che questi colleghi facciano il loro dovere. comunque, ho io pure la piena coscienza di fare il mio dovere nel dichiarare come stanno le cose, e mi dispiace molto, quale membro del Comitato dei nove, di trovarmi nella necessità mortificante, quando si arriverà alla discussione della legge in Aula, di dover dichiarare di non aver potuto adempiere al mio mandato. io dovrò dichiarare di non essere in grado di illustrare e di riferire all' Assemblea. qui non si tratta neppure di proroga vera e propria, in quanto ella sa bene, onorevole presidente , che il termine previsto, il vero termine prefissato concordemente, era quello del 9 dicembre. si era stabilito un amichevole accordo, come spesso avviene: che il 3 dicembre si dovesse presentare la relazione con l' intesa che il 9 dicembre si sarebbe incominciato a discutere la legge in Aula. abbiamo chiesto 48 ore di proroga per poter procedere alla redazione delle relazioni, ed oggi ci vengono negate; anzi, si parla di anticipare persino la presentazione in Aula del disegno di legge . onorevoli colleghi della maggioranza, io, ripeto, non faccio appello alla sensibilità di alcuno, perché indubbiamente ne avete da vendere. se voterete contro la nostra proposta, voterete contro perché queste sono le direttive e le disposizioni del gruppo. fate quello che volete, ma badate che indebolite le vostre posizioni politiche agendo così in questo momento; badate soprattutto che vi irrigidite su una questione sulla quale a nessuno conviene irrigidirsi e mettete tutti, noi componenti la Commissione, e particolarmente noi del Comitato dei nove, nella spiacevole, avvilente ed immeritata situazione di non fare la figura che vorremmo e di non essere in grado di riferire con quella competenza con cui vorremmo riferire. mi rivolgo al presidente della Commissione e gli chiedo se questa mia presa di posizione gli sembri per caso inadeguata alla situazione effettiva creatasi in seno al Comitato dei nove, situazione che fino alle ore 10 di ieri era stata riconosciuta dai colleghi della maggioranza ed in parte anche dallo stesso presidente della Camera .