Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 102 - seduta del 12-10-1948
Misure urgenti in materi di tariffe, di prezzi amministrativi e di indennità di contingenza
1948 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 138
  • Attività legislativa

le confesso, signor presidente , che quando il comitato direttivo del nostro gruppo parlamentare mi ha proposto di intervenire nella discussione dello stato di previsione della spesa del bilancio del ministero dell'Interno , sono rimasto a lungo perplesso prima di accettare. vi confesso, onorevoli colleghi , che dopo avere esaminato con una certa attenzione i dibattiti che finora si sono svolti a proposito dei bilanci di questo esercizio, non ho potuto sfuggire all' impressione di fare cosa vana intervenendo in questi dibattiti. e tutt' ora questa impressione rimane in me, l' impressione che la discussione che si svolge in quest' Aula, a proposito di quella che dovrebbe essere la parte più concreta e più sostanziale della nostra attività parlamentare, sia qualcosa di assai poco efficace e concludente. mi conferma, del resto in questa opinione il fatto stesso che se oggi l' Aula è discretamente affollata, nelle altre sedute dedicate esclusivamente alla discussione dei bilanci, la maggioranza dei colleghi è assente. perché? di che si tratta? si tratta di una precoce senilità, forse, di questo nostro Parlamento, per cui già tanta gente è presa dalla stanchezza sino a questo punto, ovvero di qualche altra ragione? la ragione è effettivamente un' altra. si dice che il dibattito sul bilancio sia la sede della tecnica, della ricerca dei particolari, della critica la quale scende a questi particolari e indica gli errori, i difetti, le lacune. esso sarebbe quindi la sede di elezione del dialogo, non soltanto fra il Governo e il Parlamento, ma, direi, tra un Governo di maggioranza e l' opposizione parlamentare. noi siamo scesi o continueremo a scendere su questo terreno. vogliamo scendere su questo terreno e crediamo di avere dimostrato possibilità e capacità di farlo. con quale risultato l' abbiamo fatto, però, all' infuori di quello di trovare o suscitare una eco nel paese alle concrete critiche che noi facciamo? scarso risultato; risultato forse soltanto di dimostrare che nell' attuale situazione parlamentare e politica del nostro paese anche questo dialogo sembra diventato qualche cosa di impossibile di fronte a quella che vorrei chiamare la « negazione del fatto » fondata sopra una schiacciante, diciamolo pure, maggioranza parlamentare ; per cui è inutile che noi scopriamo il particolare dove sta l' errore, la deviazione dalla linea democratica, il difetto, è inutile che lo critichiamo e mettiamo in mostra, è inutile che cerchiamo di impegnare il dibattito sopra di esso, ricorrendo a quella che è la tecnica di ogni opposizione. tutto è inutile, vi sono 300 e non so quanti più voti di maggioranza. qualsiasi critica è vana. ella, presidente del Consiglio , è impegnato da uno, anzi da due articoli della Costituzione a giurare fedeltà alla nuova Costituzione repubblicana; non l' ha fatto: 307 voti diranno che l' ha fatto e la questione sarà chiusa. ella, ministro dell'Interno , è impegnato dalla legge a difendere la Costituzione repubblicana, a illustrarla, a farne propaganda prima di tutto in mezzo alle forze armate che da lei dipendono. ella, invece, pubblica una cosidetta « rivista di polizia » , nella quale questa Costituzione repubblicana e i suoi principi, sono trattati in quel modo che qui è stato denunziato. deve quindi andarsene da quel posto, perché quello non è il compito suo ma, se mai, di quei signori che domenica manifestavano, o hanno, tentato di manifestare, per le vie e le piazze di Roma, cioè dei fascisti. ma non importa: 307 voti diranno che quella cosa non l' ha fatta, anche se il documento è lì che parla. questo foglio è bianco! nossignori, 307 voti affermeranno che esso è nero, e non ci sarà più niente da fare. in questa condizione ci veniamo a trovare di fronte a un muro, ed è un elemento, questo della nostra situazione parlamentare e politica su cui intendo ritornare in seguito. vi è un muro che non permette più né critica, né discussione, né dialogo di alcuna sorta. ora, per quanto io abbia la testa dura e per quanto, recentemente — permettetemi di ricordarlo — abbia dato una prova abbastanza rumorosa di questo fatto, tuttavia non amo dare la testa contro i muri. penso sia un' operazione che non serve a niente. ad ogni modo, nei particolari siamo entrati: abbiamo dimostrato quel che dovevamo dimostrare sulla base dei fatti, sia nel corso di questo dibattito, sia dei precedenti, sia con le interpellanze e interrogazioni, relative in grande maggioranza alla politica interna di questo Governo, che abbiamo svolto da quando questo Parlamento ha cominciato a funzionare. oggi non vorrei ribattere quel cammino e chiedo quindi venia ai colleghi se sarò costretto ad attenermi a temi più generali, ma sempre legati all' argomento che oggi dibattiamo: la politica interna del Governo e, quindi, la situazione interna del nostro paese. qual è oggi questa situazione interna? l' onorevole presidente del Consiglio indicava l' altro giorno, o per meglio dire ripeteva in quest' Aula, quello che sta diventando uno dei suoi ritornelli propagandistici: 16 milioni di voti, egli diceva, sono la base di questo Governo! bella cosa 16 milioni di voti! se poi si considera che in questi 16 milioni di voti si deve comprendere la parte politicamente non attiva della popolazione, si tratta veramente di qualche cosa di schiacciante! un Governo che ha un simile appoggio dovrebbe avere davanti a sé la più tranquilla, la più pacifica, la più comoda, direi anche, delle situazioni interne. ed è vero, invece, il contrario. non voglio troppo insistere con giudizi che vengono dall' estero. non voglio dunque ricordarvi il recente giudizio di quel giornalista americano che vi ha detto sulla faccia che se non vi fosse l' appoggio e la minaccia dell' America, questo Governo in Italia non durerebbe nemmeno 48 ore. mi riferirò soltanto a quello che voi stessi dite, ai fatti. e sta di fatto che voi stessi, uomini del Governo, che vantate una così schiacciante maggioranza nel paese, avete condotto e state conducendo tuttora, attraverso la vostra stampa e attraverso i vostri uomini più rappresentativi, una campagna per denunziare che dal 18 aprile ad oggi, nei mesi da che siete al potere, si è inserito niente meno che un tentativo di insurrezione popolare contro di voi. insurrezione popolare! grossa parola: grossa parola sopratutto perché — io non l' ho visto, ma unanimemente me lo hanno riferito — lo sciopero generale seguito all' avvenimento del 14 luglio non avrebbe potuto avere una così larga estensione e ripercussione se non avesse partecipato ad esso la maggioranza del popolo in tutta Italia, con la sua adesione diretta e con le sue simpatie. l' insurrezione, del resto, è cosa che non si fa se non con l' adesione delle masse: è un atto della maggioranza del popolo. voi avete dunque avuto un tentativo d' insurrezione a poca distanza da quello che avete detto essere stato il più grande successo elettorale mai ottenuto e che vi avrebbe dato l' adesione della maggioranza schiacciante del paese. vi è qui una evidente contraddizione, e non credo che qualcuno di voi voglia spiegarla risfoderando, proprio nella seduta in cui abbiamo ricordato quei grandi che furono Turati e Treves che noi pure avemmo, a maestri, in parte per lo meno, della nostra attività, non credo che proprio in questa seduta in cui abbiamo ricordato Filippo Turati, si voglia spiegarla risfoderando la teoria dei sobillatori, dei facinorosi che, in piccol numero, sono però così forti da suscitare un così grande movimento attorno a sé. se seguo la vostra propaganda, trovo continuo in essa il richiamo a forze misteriose che sarebbero al di fuori della nostra società, a un organo misterioso, a un castello misterioso, enti che stanno chissà dove, solo l' onorevole De Gasperi lo sa, e da cui arriverebbero tutti i malanni. questa interpretazione viene indifferentemente applicata, tanto a un movimento come quello che si è avuto dopo il 14 luglio, quanto a tutti gli altri fatti della nostra vita economica e sociale che non sono di vostro gradimento; per cui è lo sciopero degli spazzini di Roma e la protesta degli operai della Navalmeccanica di Napoli e tutti gli altri schieramenti e le manifestazioni a voi contrarie che si producono nel paese verrebbero di là, dal castello misterioso, dall' organo tenebroso che sta lontano dai nostri confini, e ordina e dispone. se volete dar prova di possedere ancora un minimo d' intelligenza e di rispetto per voi stessi non credo vogliate sostenere questa dottrina e questa interpretazione in questa sede. ciò che avviene in Italia ha in Italia, nella vita e nella coscienza delle nostre masse lavoratrici , le proprie condizioni. rimane dunque il fatto che voi denunciate di aver dovuto far fronte già a un tentativo di insurrezione; e di insurrezione tramata nell' ombra sentiamo parlare sui vostri giornali ogni giorno, ad ogni passo, ogni volta che una categoria entra in lotta per la difesa del proprio salario ed oggi credo anche in occasione della agitazione giusta, sacrosanta dei dipendenti dello Stato per le loro rivendicazioni. mi pare che la insurrezione sia diventata per voi, non so se un incubo o un sogno. voi la sognate la insurrezione, voi la desiderate forse, voi vorreste evocarla ad ogni istante! che cosa vi spinge a farlo lo sappiamo: certo è, però, che quando voi a questo modo giudicate la situazione interna e dall' altra parte esaltate i vostri sedici milioni di voti come base incrollabile del vostro potere, sento una profonda contraddizione dalla quale esce una chiara indicazione circa il giudizio che si deve dare sulla nostra situazione interna. al movimento del 14 luglio, che voi chiamate insurrezione, ha tenuto dietro, poi, quella che permetterete a me di chiamare una ondata inaudita di repressione, arresti e denunzie. secondo le mie statistiche, che senza dubbio sono incomplete, si tratta di 3.455 arresti; se poi includiamo le denunzie a piede libero e i fermi, saliamo a 6.943, cioè circa settemila interventi dell' autorità giudiziaria per motivi politici nel periodo di non più di 2 o 3 mesi. si tratta, onorevoli signori, di un primato. non credo che questa cifra sia stata mai raggiunta, nemmeno nelle epoche più fosche del governo fascista. è sintomatico che questo primato sia stabilito proprio da quel Governo che dice di avere una così vasta adesione della massa del popolo italiano . perché lo mettete in prigione, allora, questo popolo? perché questo popolo, che aderirebbe quasi. all' unanimità al vostro partito e al vostro Governo, lo perseguite in questo modo e con questa frequenza? lo stesso fatto drammatico che ha dato origine e al movimento del 14 luglio e alle successive persecuzioni, non poteva non denunziare e non può non essere considerato come un fatto che indica l' esistenza di una situazione interna grave. esso ha rivelato, infatti, come alle porte di questo nostro stesso palazzo siano annidati gli agenti di quel fascismo che, seguendo un' altra politica, avremmo dovuto essere riusciti ad eliminare dalla vita politica italiana . domenica scorsa voi lo avete visto manifestare, questo fascismo, per le strade della capitale d' Italia e, poche ore fa, secondo ciò che mi hanno detto, la stazione governativa della radio del nostro paese ha annunziato che le deposizioni che verranno fatte nell' Aula del tribunale da colui che per ogni onesto patriota italiano è il campione del tradimento degli interessi della nazione, verranno trasmesse per radio, affinché tutto il paese possa averne nozione e affinché, in questo modo, i più potenti mezzi di propaganda siano posti al servizio di quel fascismo... lo hanno fatto anche in Russia..... contro il quale si ostenta poi di scagliare la forza della polizia. proseguendo, osservo che voi stessi avete denunziato recentemente in quest' Aula la situazione di una parte della Sicilia, dove non riuscite a controllare l' ordine pubblico ... sappiamo tutti, dall' altra parte, cosa avviene in una delle più popolose, industri e democratiche regioni d' Italia, nell' Emilia, dove sono stati, perfino, tracciati sulla carta geografica i « triangoli della morte » che sarebbero zone dove sono morti, sì, parecchi traditori della nazione italiana — e ben sono morti — pagando con la vita i loro delitti e il loro tradimento, ma dove oggi è morta una cosa sola: la legalità costituzionale, la legalità repubblicana, perché ivi, non dico i cittadini, ma la parte migliore dei cittadini, coloro che hanno combattuto nelle formazioni partigiane, ed hanno dato il loro sangue e la vita dei loro familiari per la salvezza del nostro paese... sulle persecuzioni poliziesche contro il movimento democratico e i partigiani dell' Emilia avrò occasione di dire poche parole ancora in seguito. tutti i fatti che ho citato e altri su cui sorvolo, dimostrano una situazione interna non normale. il bilancio stesso della spesa di previsione che ci viene presentato, conferma del resto questo giudizio e lo conferma con le percentuali stesse di spesa che esso prevede per la polizia e per gli altri scopi della politica interna governativa. già altri colleghi hanno sottolineato l' anormalità di un bilancio dell' Interno nel quale i due terzi sono spesi per questo scopo; in cui una cifra astronomica, di 68 miliardi, è assegnata per le forze armate di Pubblica Sicurezza , con un aumento del 50 per cento sulle spese previste per l' anno decorso. fatto curiosissimo è l' aggettivo più benevolo che abbia potuto trovare — è che questo bilancio prevede 78.000 agenti di Pubblica Sicurezza in servizio, mentre se andiamo a vedere i bilanci passali, anche del tristo periodo fascista, e risaliamo, per esempio, al 1935, troviamo, se non vado errato, che in quest' anno vi erano soli 14.000 agenti della Pubblica Sicurezza . onorevole Cappugi, io attendevo questa sua interruzione. sono lieto che ella l' abbia fatta, perché questa interruzione rivela a tutto il paese quello a cui voi aspirate, quello che voi volete, quello che voi state facendo. voi volete e state restaurando, in altre forme, l' OVRA e la milizia. senza di esse non vi sentite di governare. è proprio questo ch' io stavo dimostrando. la realtà è che la situazione interna che sta oggi davanti a noi è la più grave, la più tesa che sia esistita dal 25 aprile fino ad oggi. essa rivela una frattura profonda che esiste nel paese come esiste in questo Parlamento, una frattura fra il Governo e una parte che non vorrete negare, è tra le forze organizzate, la più considerevole del paese. se voi vi limitate a considerare quelli che sono gli strati politicamente energici e attivi della popolazione, vedrete che questa parte, anzi, comprende la maggioranza degli italiani... mi si dirà che la situazione è transitoria, che siamo in un dopoguerra e che in un periodo successivo a una guerra si producono sempre queste situazioni anormali, poiché questo avvenne anche dopo il 1919. ma ciò che ci riempie di preoccupazione; ciò che dovrebbe riempire di preoccupazione ciascuno di voi, segga o non segga sui banchi della maggioranza e del Governo, e che dal 25 aprile in poi questa situazione non è venuta migliorando, ma peggiorando. alla fine della guerra infatti — forse per una situazione di eccezione di cui godette l' Italia — ben altra era la speranza, l' attesa della grande maggioranza dei cittadini italiani. qui sta la differenza tra questo dopoguerra e il precedente; tra il dopoguerra del 1945 e quello del 1918-19. allora, durante la prima guerra mondiale , nel corso di tutto o quasi tutto il conflitto la maggioranza, senza dubbio, della classe operaia , il contadiname e una gran parte della piccola borghesia delle città e delle campagne era stata contraria alla guerra: una parte era disfattista, un' altra si trincerava sulla famosa posizione del « non aderire alla guerra e non sabotarla » , e l' altra, — e questa era la parte cattolica — era ad ogni modo ostile. tutte queste parti del popolo italiano , poi, erano confortate in questa loro ostilità alla guerra dall' atteggiamento di notevoli correnti della borghesia stessa. completamente diverso è il quadro di questo dopoguerra, il quale si chiude con un armistizio che pone fine a un conflitto a cui ha aderito, negli ultimi due anni, la parte più attiva del popolo, il quale l' ha combattuta di sua iniziativa, sapendo di combattere per la salvezza della nazione italiana. voi assistete così in questo dopoguerra — direi per la prima volta nella nostra storia — a una riconciliazione degli ideali nazionali con gli ideali sociali delle grandi masse lavoratrici . da questa riconciliazione sorse la speranza che si potesse costruire alfine nel nostro paese qualcosa di nuovo; la speranza che, fondandosi sopra la collaborazione degli elementi e attivi degli strati sociali produttivi si potesse veramente, questa volta, rinnovare l' Italia. noi, vi confesso, siamo tra coloro che , pur rilevando tutti gli aspetti negativi e talora tragicamente negativi di questo dopoguerra, hanno nutrito questa speranza, l' hanno diffusa, hanno desiderato che su basi nuove qualcosa di nuovo si potesse veramente costruire. ciò che dovevamo e volevamo costruire era un regime democratico, un regime di libertà e di giustizia per la grande maggioranza del popolo italiano , il quale è costituito da masse che vivono del loro lavoro, che sempre, ma soprattutto nel ventennio terribile che abbiamo passato, si sono sentite e sono state oppresse e sfruttate, e partecipando alla guerra erano sicure che questa loro partecipazione costituisse per lo meno un titolo per vedere modificato qualche cosa della ingiusta struttura politica e sociale che da secoli grava sopra di loro. ripeto: si trattava e si tratta di costruire un regime democratico. a questo punto non voglio aprire un dibattito di dottrina. l' onorevole Basso, che mi ha preceduto, ha già bene illuminato alcuni degli aspetti di questa questione. per noi la cosa è molto semplice e in ciò che dirò sta la chiave per comprendere tutti i dibattiti e le lotte degli ultimi due anni, la famosa e non intelligente polemica sul cosidetto « doppio giuoco » di questa parte e così via . tutto sta nel fatto che per noi costruire, in Italia, in questo momento, dopo questa guerra, in questa situazione economica e politica, un regime di democrazia, significa modificare. profondamente le strutture economiche del paese. so benissimo che vi sono stati nel passato progressi democratici che non sono giunti fino a questo punto, ma che ciò nonostante sono stati progressi. ciò corrispondeva alle condizioni di quelle epoche storiche. oggi si tratta di vedere quale è il progresso democratico da farsi in Europa e in Italia, nella situazione uscita e dal fascismo e dalla guerra. in questa situazione non si va avanti verso la democrazia, non si istituisce un regime democratico se non si tagliano le escrescenze del vecchio regime capitalistico reazionario, se non si pone alla testa della nazione un Governo il quale senta che questa è la sua funzione: appoggiandosi sul popolo sviluppare un' azione, condurre una lotta, impegnare tutti mezzi governativi per riuscire ad aprire una strada alle profonde trasformazioni economiche e sociali che si impongono. questo lo diciamo dappertutto dove la situazione richiede che venga detto. in realtà nel nostro paese una democrazia, cioè un regime che rispetti le libertà dell' uomo e del cittadino e corrisponda a un minimo di giustizia sociale , i lavoratori non l' hanno conosciuto se non per brevissimi periodi di tempo: quando hanno avuto le armi in mano per conquistarlo. permettetemi di citare degli scritti di un nostro grande compagno, di Antonio Gramsci, che da questi banchi più di vent' anni fa denunziò queste cose, al tempo in cui là sedevano i rappresentanti della aperta reazione di classe, del fascismo. ecco com' egli caratterizzava la situazione politica quale si è presentata alle masse lavoratrici nei decenni dalla costituzione dello Stato italiano sino ad oggi: « la classe dominante italiana — scriveva egli — non ha neppure avuto l' ipocrisia di mascherare la sua dittatura; il popolo lavoratore è stato da essa considerato come un popolo di razza inferiore, che si può governare senza complimenti, come una colonia africana. il paese è sottoposto a un permanente regime di stato d' assedio ... gli agenti vengono sguinzagliati nelle case e nei locali di riunione, la libertà individuale e di domicilio è violata; i cittadini sono ammanettati, confusi coi delinquenti comuni in carceri luride e nauseabonde, la loro integrità fisiologica è indifesa contro la brutalità; i loro affari sono interrotti e rovinati. per il semplice ordine di un commissario di polizia, un locale di riunione viene invaso e perquisito, una riunione viene sciolta. per il semplice ordine di un prefetto, un censore cancella uno scritto il cui contenuto non rientra affatto nelle proibizioni contemplate dai decreti generali. per il semplice ordine di un prefetto i dirigenti di un sindacato sono arrestati e si tenta di sciogliere una associazione. così egli scriveva, non riferendosi al regime fascista, ma ai precedenti regimi politici a cui erano sottoposti per decenni i lavoratori italiani. oggi, quando rileggiamo questa descrizione, ci sembra di vedere il quadro della vita politica come si svolge nella maggior parte delle regioni d' Italia e soprattutto al di fuori della cerchia delle grandi città, dove più attivo è il controllo delle organizzazioni politiche e sindacali dei cittadini. ma non è un caso che questa situazione sia esistita così a lungo in Italia, e non è un caso che questa situazione oggi si venga ricostituendo. bisogna creare una situazione simile, occorre mantenere una simile situazione quando si è decisi a mantenere in vita ad ogni costo un regime di privilegi a favore di piccoli gruppi capitalistici reazionari, in una situazione in cui questo regime è condannato ormai nella coscienza di milioni e milioni di lavoratori. fin di qui, e non dai fantastici castelli e organismi altrettanto misteriosi che viene quella rottura tra il Governo e i governati che prima denunziavo. la coscienza dell' ingiustizia del regime attuale si diffonde oggi infatti da per tutto, dall' Aula del Parlamento sino all' ultima officina, sino all' ultima azienda agricola, all' ultimo casolare. dappertutto si sente che dopo la guerra molto doveva e poteva essere mutato, mentre viene invece ricostituito il vecchio Stato reazionario e poliziesco per impedire appunto che qualche cosa venga mutato. e qui si inserisce la questione della nostra Costituzione e del modo come voi, con la vostra politica interna , la state lacerando, calpestando. la nostra Costituzione è costruita su due serie di affermazioni: l' una riguarda l' ordine legale del paese, l' altra l' assetto economico. vi è però una profonda coerenza tra le varie parti della Costituzione repubblicana: fra quella in cui sono affermati i diritti dei cittadini e quindi limitati i poteri, per esempio, della polizia, e quella in cui è indicata la necessità di profonde riforme sociali. non è vero che queste due parti non siano collegate, come da taluno è stato detto; anzi, l' Assemblea che ha scritto quella Costituzione, ha compreso che in un paese come il nostro, così gravido di ingiustizie sociali, in un paese in cui ad ogni crisi che scuote la nostra società si leva il grido delle masse che chiedono la fine di queste ingiustizie, in questo paese non è possibile istituire un regime di eguaglianza e libertà per tutti i cittadini se non si conduce una lotta decisa, forte e che parta dallo stesso Governo per distruggere queste ingiustizie e i privilegi economici che sono la base di esse. la vostra posizione è un' altra. la vostra posizione è quella che più o meno ingenuamente manifestava l' altro giorno l' onorevole Corbino, quando con energia rivendicava la necessità di difendere sino all' ultimo i privilegi della classe reazionaria borghese, contro i quali invece si rivolta la coscienza delle masse lavoratrici . il Governo che là siede, egli diceva, vi siede per difendere fino all' ultimo questi privilegi, e a qualunque costo. questo legame di asservimento del Governo e dei suoi alleati ai gruppi reazionari economicamente dominanti, il legame di asservimento ai gruppi più reazionari internazionali e — diciamo — seminternazionali, poiché si è tratta dell' imperialismo degli USA e delle sfere dirigenti del Vaticano, che detta la vostra politica interna . questi gruppi considerano se stessi e sono in realtà l' ultimo baluardo del capitalismo reazionario e dello imperialismo. voi siete al loro servizio, e per servirli state portando l' Italia alla rovina, sciupando la più bella occasione di rinnovamento nazionale che mai si sia presentata nella nostra storia. in questa situazione, la Costituzione che abbiamo scritto ed elaborato appare oggi a quelli di noi, che vedono ciò che avviene nelle città e nelle campagne, come qualche cosa di molto distante. si ha l' impressione che questa Costituzione l' abbiamo approvato e poi l' abbiamo affissa non so dove, forse su un pino come un bel trofeo, come vennero affisse l' arme e l' armatura di Orlando, quando il nobile paladino fu impazzito e sul trono vennero incise, più come minaccia che per informazione, le parole « armatura d' Orlando paladino » , come volesse dire — Nessun la muova che star non possa con Orlando a prova . nessun chieda che questa Costituzione venga applicata nei suoi principi elementari, di eguaglianza, di libertà, di giustizia sociale , nessuno rivendichi le riformo ch' essa prevede ed impone, se non vuole stare alla prova di quelle forze di Pubblica Sicurezza che sono comandate dal ministro di polizia di questo Governo e che sono lì per far rispettare l' ordine vecchio, che questa Costituzione ha previsto venisse distrutto. i diritti di eguaglianza, che si riferiscono alla persona umana, senza dubbio, in tutte le sue esplicazioni, materiali e spirituali, e che sono solennemente sanciti nella Costituzione, oggi sono dimenticati da buona parte dell' apparato dello Stato e precisamente da quell' apparato dello Stato che viene mantenuto con le spese che stiamo ora discutendo. così vediamo introdursi, ad opera di questa parte dell' apparato dello Stato — come è stato denunziato qui ormai infinite volte il criterio della discriminazione, cioè della preconcetta privazione dei diritti per una parte dei cittadini. ho detto che ritengo superfluo ripetere i fatti. con un voto, del resto, voi i fatti li annullate. i fatti, però, rimangono, e nella realtà e nella coscienza dei cittadini. questa discriminazione che io denuncio è partita dalla vostra propaganda di partito ed è entrata nella politica governativa. essa parte dall' asserzione che tutta una parte del paese, e precisamente la maggioranza della classe operaia e il Partito di maggioranza degli operai, che è il partito comunista italiano, alleato del partito socialista e di altre forze democratiche, sono da mettersi al bando, sono privi di diritti. voi siete partiti dal negarci, nel modo più ridicolo e assurdo, persino il diritto di avere contatti e legami con i nostri compagni di classi: e di fede politica oltre le frontiera, diritto che nessuno in Italia, se non il fascismo, aveva negato, e siete arrivati, in questa direzione, fino alle conseguenze estreme, fino all' incitamento al delitto, all' assassinio. partiti dal castello di Bialystock — che forse non sapete nemmeno dove stia — siete arrivati, voi, colleghi democristiani, a farvi eleggere con un manifesto elettorale dove il nome di un vostro collega è coperto da una macchia di sangue. non so se è presente l' onorevole La Pira , così mellifluo sempre nelle sue manifestazioni personali: cerchi lui, se può, di detergersi da questo sangue che ora è stato anche versato. questa propaganda di menzogna e di delitto vediamo ogni giorno nei vostri giornali, in quelli dei vostri « Comitati civici » . vergogna per chi dice di essere democratico! vergogna! questi uomini hanno nel sangue la menzogna, l' odio nel cuore: l' odio di classe contro i lavoratori e contro quei partiti che marciano sicuri per rivendicare in nome dei lavoratori libertà e giustizia sociale . la cosa grave è, che queste posizioni faziose e criminali sono diventata o si vorrebbe diventassero quelle di una parte degli organi di Stato. ieri un ministro, nell' Aula del Senato, non si vergognava di dire che nell' esercito esistono legittimi sospetti, e sapete contro chi? non contro chi nel passato ha tradito la patria, ma contro di noi, contro di noi, colleghi, cioè contro quella parte della nazione italiana che proprio a una restaurazione dell' onore militare del nostro paese ha dato il più grande contributo di opere e di sangue. riconosco che un contributo abbiano dato anche altri, tra cui alcuni di voi, ma il contributo decisivo l' ha dato la parte migliore del popolo, che oggi milita in questo partito. questa discriminazione si cerca di far diventare e già in parte è la linea di condotta di centinaia, di migliaia di funzionari dello Stato. i lavoratori che hanno convinzioni democratiche conseguenti e una fede politica avanzata, ed hanno diritto di averle, perché questo diritto è sancito loro dalla Costituzione repubblicana, questi lavoratori devono conquistarsi o riconquistarsi il diritto della loro eguaglianza con movimenti, agitazioni che alle volte scuotono intiere regioni. lo stesso è dei diritti di libertà di domicilio, di pensiero, di manifestazione del proprio pensiero e di organizzazione. i fatti sono stati portati qui a decine, a centinaia. con 307 voti di maggioranza, avete cercato di cancellarli; ma essi rimangono, impressi profondamente nella coscienza dei cittadini, dalle perquisizioni non autorizzare e quindi illegali, ai rastrellamenti di paesi intieri, agli arresti arbitrari, alla soppressione permanente della libertà di esprimere il proprio pensiero. sì, colleghi, la Costituzione repubblicana in uno dei suoi articoli sancisce la libertà di esprimere la propria opinione con tutti i mezzi a disposizioni, siano essi la radio, i manifesti o i giornali. di fatto, oggi, questa libertà è stata soppressa. noi facciamo tutto questo perché siamo forti, perché siamo capaci di riconquistarci volta per tutte, con la nostra forza, i nostri diritti, perché ad un nostro appello, e senza l' impiego di alcun particolare mezzo di organizzazione mezzo milione di cittadini si raccolgono come qui a Roma... ma andate a vedere i villaggi, dove batte il polso della vita di una parte così importante del paese e dove i cittadini non possono più esprimere pubblicamente le loro opinioni senza essere continuamente sottoposti alla discriminazione e alla preventiva censura delle autorità di Pubblica Sicurezza , esse stesse spesso sorprese degli ordini che ricevono dal ministro e che sanno essere illegali, consigliati alle volte apposta soltanto per creare una nuova frattura fra queste autorità è le popolazioni lavoratrici. noi abbiamo sancito, nella Costituzione, infine, che il potere esecutivo , attraverso qualsiasi suo organo, non deve intervenire nelle funzioni del potere giudiziario . ma qui abbiamo un ministro degli Interni il quale decide lui le questioni più delicate del giudizio penale. questo ministro ha deciso lui, che sono i dirigenti della Camera del Lavoro che devono essere perseguitati per determinati atti che egli stesso già qualifica secondo il codice penale . si tratta di un intervento assolutamente incostituzionale, che viola tutte le libertà scritto nella nostra Costituzione. lo so, con 307 voti avete deciso che tutto è in ordine e che non importa nulla; ma credete voi che con ciò tutto sia finito? non è finito niente: il problema rimane nella coscienza dei cittadini, i quali sentono che si erano conquistati qualcosa combattendo per la patria, e che questo qualche cosa, elemento essenziale per la loro dignità, per la loro libertà, viene distrutto dal ministro dell'Interno con un tratto di penna. ma questo ministro non soltanto interviene in questo modo, diciamo così generale, dettando all' autorità giudiziaria ciò che essa dovrebbe fare secondo lui, ma anche in concreto, nel singolo processo, dando come risolte ai magistrati le questioni che sono sottoposte al loro giudizio. chiedo scusa di riferirmi a fatti che riguardano anche la mia persona. cercherò di farlo sino alla fine il meno che sia possibile; ma non posso nascondere che vi è un processo in corso per un atto criminale che contro la mia persona è stato commesso. orbene, due volte il ministro dell'Interno è intervenuto per dettare all' autorità giudiziaria che cosa dovrebbe fare, secondo lui, in questo processo. è intervenuto il giorno stesso dell' atto criminoso, quando non era ancora possibile che alcun funzionario sapesse qualcosa del come era stato preparato questo atto; è intervenuto un mese dopo, verso la fine di agosto, con un comunicato steso da non so qual funzionario del ministero dell'Interno proprio nel momento più delicato dell' istruttoria, quello in cui si stava per decidere se dovesse compiersi il passaggio dal sommario al formale. in quel momento il ministro dell'Interno decide che è stato già stabilito e non si sa da che, che il delinquente non ha complici. chi gli consente di sostituirsi all' autorità giudiziaria , e di violare il segreto di un' istruttoria? questo non è ammissibile, non è possibile che avvenga. invece questo è avvenuto, onorevole ministro: io non so quale dei vostri funzionari abbia scritto quel disgraziato comunicato o se l' abbia scritto lei. sento però che quando l' autorità giudiziaria , nella persona del procuratore generale della capitale, è investita del problema, un intervento di quel genere poteva essere fatto solo da un complice o da colui che volesse coprire i complici. questa è l' atmosfera di situazione delle libertà elementari costituzionali che voi avete creato e contro cui si ribella la parte migliore del popolo italiano . che dire poi dei processi contro i partigiani, cosiddetti delinquenti comuni? qui s' invoca l' autorità dello Stato e della legge. ma non dimentichiamo che cosa è avvenuto in Italia nel 1944 e nel 1945. vi è stata una guerra di popolo, una rivoluzione. farete voi il processo a queste cose? andrete voi a vedere chi è colui che nel corso di questo movimento grandioso ha agito secondo i perfetti dettami del diritto o colui che è andato un palmo più in là? non è possibile che questo venga fatto! badate, la magistratura italiana è stata in questo campo molto prudente. essa è stata prudente e forse anche troppo, anche nell' istruire i processi contro gli organizzatori delle truppe della cosiddetta repubblica di Salò , cioè delle forze del tradimento e della guerra civile . è stata prudente, forse credendo non fosse conveniente che essa scendesse, come magistratura, su un così ardente terreno. questo è anche uno dei motivi per cui, quando fui al ministero di Grazia e Giustizia , sollecitai una misura di clemenza che in parte liberasse la nostra magistratura da questa preoccupazione. la magistratura credo sarebbe stata prudente anche nella ricerca di pretese illegalità commesse dai combattenti per la libertà della patria. le pressioni e le intromissioni sono venute dal potere esecutivo . sono i funzionari del ministero dell'Interno che vanno a istruire i processi contro la Resistenza, cercando se vi è qualcuno che possa venir accusato di aver fatto un po' di più di quello che avrebbe dovuto fare. questo è un assurdo, è un delitto contro il nostro paese, è un' ingiustizia profonda, che scava nuovi abissi nella coscienza dei lavoratori, i quali sanno quanto hanno dato per la salvezza d' Italia, i quali sanno quanto hanno sofferto sotto il tallone dei traditori fascisti, i quali sanno che tutte le reazioni in quel momento furono giustificate, tutte, qualunque esse siano state, perché troppo grande era il dolore, lo sdegno nazionale e umano da cui esse partivano. ora, voi a tutto questo volete fare il processo! volete andare a vedere chi ha passato il segno, e ordinate le razzie nelle zone che hanno dato il fiore dei combattenti dell' epopea partigiana, tanto che in quelle case già è avvenuto — questo mi hanno narrato donne del popolo con le lacrime agli occhi — che le porte delle case sono state sfondate perle vostre perquisizioni ed è apparso ai cittadini lo stesso uomo, sebbene vestito di altra divisa, che due anni prima compiva le stesse azioni al servizio della repubblica dei traditori, al servizio dell' invasore tedesco, al servizio dei fascisti. un Governo il quale questa posizione prende nei confronti di quella che è stata la pagina più bella della storia del nostro paese negli ultimi anni, non è un Governo il quale possa avere una situazione interna tranquilla, solida, calma. è un Governo di faziosi, di provocatori. la coscienza dei cittadini si ribella a queste cose. per questo, ciò che avete avuto dopo il 14 luglio e che avete voluto definire una « insurrezione » , lo potrete avere ancora una e dieci volte in qualsiasi momento, come reazione a un atto compiuto per vostro ordine o per vostro suggerimento, da forze dello Stato male orientate, scatenato in una direzione che non è quella in cui devono lavorare coloro che hanno il compito di tutelare la pace, l' ordine pubblico , la tranquillità dei cittadini. seminate l' ingiustizia e l' odio, non potete raccogliere altro che la tempesta! l' altro ieri ho sentito un collega democratico cristiano dire: ma perché vi lamentate, poiché questo non è ancora un « vero » regime di polizia? lo ammetto. non siamo ancora arrivati al punto a cui forse vorrebbe arrivare il nostro ministro dell'Interno . ma perché non ci siamo arrivati? ho già risposto a questa interruzione non eccessivamente intelligente. non ci siamo arrivati per un essenziale motivo: perché esistono grandi forze organizzate, le quali difendono con energia le libertà democratiche e costituzionali. esistono il nostro partito, il partito socialista , i sindacati. ecco perché non ci siamo ancora arrivati. e poiché oggi migliaia di cittadini sono in carcere, condannati o non ancora condannati per avere espresso il loro pensiero..... per avere protestato contro queste violazioni delle libertà democratiche costituzionali; poiché migliaia di altri cittadini attendono ancora di essere per questo motivo giudicati, l' ho già fatto una volta, permettetemi ancora una volta di mandare un saluto a questi combattenti. a loro e a coloro che sanno lottare come loro noi dobbiamo se la marcia verso la instaurazione di un regime di polizia puro e semplice, completo, come diceva il collega democratico cristiano , è resa a voi ogni giorno più difficile. presenteremo in questa Camera o nell' alta assemblea senatoriale la proposta di un atto di clemenza a favore di coloro i quali sono stati arrestati o condannati per fatti compiuti in occasione degli ultimi movimenti politici e sindacali. riteniamo infatti che questa sia una necessità. qualunque siano stati i fatti compiuti, ci troviamo veramente in uno di quei casi — e lo comprenderanno tutti i colleghi, se terranno presenti quali sono stati i punti di partenza di quei movimenti in uno di quei casi, dicevo, in cui veramente l' estremo del diritto è l' estremo dell' ingiustizia. occorre che noi, legislatori, come la Costituzione ce ne dà diritto, interveniamo. a questi cittadini, che sono in carcere ingiustamente, io do un consiglio da questa tribuna: li invito ad essere tranquilli e approfittare del periodo in cui sono in carcere, per studiare, come hanno fatto quei nostri colleghi che oggi siedono nell' Aula del Senato. il fascismo credeva di aver tolti per sempre questi uomini dalla vita pubblica . nel carcere essi hanno studiato; hanno capito perché aveva luogo quella persecuzione contro di loro; hanno imparato a comprendere la legge terribile di sviluppo della lotta di classe in una società divisa in classi, come la nostra; si sono legati per sempre non soltanto alla causa della redenzione dei lavoratori dallo sfruttamento di classe, ma anche alla vita e alle opere di questo nostro grande partito, il quale è capace di condurre e condurrà fino alla vittoria la lotta per distruggere questo sfruttamento e creare una nuova società di liberi e di eguali. studino, non si perdano d' animo. anche se il punto di partenza è una ingiustizia, qualche migliaio di lavoratori di più, che legano la loro vita e la loro sorte all' attività di un partito rivoluzionario, quale è il nostro, è un grande vantaggio politico. alcune decine o centinaia di migliaia di lavoratori, di donne, di bambini, i quali sentono l' ingiustizia di classe che fate gravare sopra di loro e sopra le loro famiglie, tutto questo è anche, per un certo aspetto, un contributo alla vittoria della nostra causa. il fascismo fece cose analoghe, credendo di garantirsi il successo; ma il successo non l' ha avuto. ma io vi pongo, a questo punto, un problema: dove andiamo per questa strada? andiamo verso un regime di reazione aperta, di tipo fascista? non lo so. lungi da me l' intenzione di confondere le cose, di confondere i primi passi con gli ultimi. non dimentichiamo però che tutti i regimi di reazione aperta, di tipo fascista, e da noi e in Germania e altrove, sono stati sempre preparati da regimi e governi del tipo di questo, contro cui noi combattiamo. noi non sappiamo se dovremo assistere, in un avvenire più o meno lontano, a un dispiegarsi di quegli elementi di fascismo, che oggi sono andati nell' attività di questo Governo e, particolarmente, del suo ministro dell'Interno , nella sua opera faziosa. non lo sappiamo; dobbiamo tener sempre presente che questo è uno dei pericoli che ci minaccia. d' altra parte, sappiamo che vi sono forze, oltre ai gruppi dirigenti reazionari della società capitalistica italiana, che vi spingono, e la cui sfera di azione va al di là della società italiana . ho già indicato quali esse sono: le sfere dirigenti della Chiesa cattolica e i gruppi imperialistici dirigenti degli USA. il problema della nostra situazione interna e delle sue prospettive e quindi legato a tutto lo sviluppo della situazione del mondo intero. già altre volte, e in tempo recente, i gruppi dirigenti e specialmente la parte relazionerai dei gruppi dirigenti delle alte gerarchie cattoliche hanno preso, nei confronti delle lotte politiche italiane, posizioni da cui doveva uscire il danno e la vergogna per il nostro paese. ciò avvenne al tempo della marcia su Roma , nel 1924, nel 1925 e 1926, o in seguito. oggi assistiamo da quella parte ad uno scatenamento di propositi e di azioni, che si sviluppano nella direzione di rimettere a nuovo vecchie parole d' ordine e vecchi costumi, in cui sentiamo echeggiare l' aspirazione al ritorno a situazioni e condizioni politiche e sociali completamente superate, o che, almeno fino a ieri, ci ritenevamo in diritto di credere completamente superate nella società moderna. si predica il ritorno a regimi di intolleranza ideologica e religiosa, a un nuovo medioevo. vi è già stato un nostro collega, il quale ha espresso per l' Italia e per tutto il mondo l' augurio, ahimè, ben tristo, che questo ritorno si debba compiere al più presto. ho già avuto una volta, parlando in questa Camera, l' occasione di dire cosa penso di queste posizioni delle alte gerarchie cattoliche. ritengo inevitabile che esse, data la loro stessa origine e natura, assumano come loro compito la difesa conseguente di quel regime capitalistico reazionario, di quell' imperialismo che oggi, in seguito alla seconda guerra mondiale , ha subito tali nuovi colpi che in tutto il mondo ormai lo fanno vacillare. è inevitabile che la Chiesa cattolica stia ormai pagando le conseguenze di questa posizione delle sue alte gerarchie. per questo essa ha perduto o sta perdendo, in Europa e in altre parti del mondo, il controllo politico che prima aveva su paesi interi, e precisamente su tutti quei paesi, che hanno voluto compiere il passo che era necessario compiere per vibrare un colpo al vecchio regime capitalistico, per sottrarsi al dominio dell' imperialismo e avanzare verso una nuova società. per questo vi è esteriormente qualcosa di difensivo nella posizione di molti cattolici, qualcosa di difensivo, però, che è basato su un profondo errore di apprezzamento della situazione attuale. oggi non si può tornare indietro; si deve andare avanti. qualsiasi barriera venga frapposta al progresso sociale , questa barriera potrà opporre una resistenza per un certo periodo di tempo , potrà rendere più difficile la situazione in un paese come il nostro, più dolorosa la marcia, in avanti, non potrà resistere a lungo. chi avrà cercato di porre questa barriera pagherà le spese, inevitabilmente, delle situazioni nuove che in tal modo si vengono a determinare. prego, passi prima lei, onorevole collega! d' altra parte, l' intervento straniero nella nostra vita politica, intervento che detta la maggior parte della vostra attività di Governo, particolarmente in ciò che si riferisco alla politica interna , quell' intervento straniero che vi detta la tendenza alla discriminazione e alla negazione dei diritti politici dei lavoratori di convinzioni comuniste, alle leggi e alle azioni repressive contro il movimento sindacale , a cosa prelude e dove ci può portare? prelude a una situazione in cui il nostro Governo apertamente ci dirà che vuol legare, oppure che già ha legato l' Italia a quelle potenze che appaiono oramai unite in un blocco di guerra reazionario, imperialistico, del tipo hitleriano? il regime che il ministro dell'Interno sembra auspicare e al quale tende con tutta la sua azione si addice forse soltanto a una situazione come questa; è forse dettato prevalentemente da questa intenzione. di fronte a queste prospettive grande è la nostra responsabilità; grande, schiacciante la responsabilità comune di tutti noi, di tutti coloro che negli anni trascorsi sono stati anche per un momento solo uniti da una volontà di rinnovamento del nostro paese. noi non dimentichiamo questa responsabilità. per questo denunciamo con parole così aspre la situazione che si viene creando. tutti siamo legati a questa situazione interna, poiché essa ha le sue inevitabili prospettive, che non possono essere se non quelle che ho indicato. a questa situazione è legata non la sorte di questo ministero, o di questo Governo, o di questa maggioranza; è legata la sorte di tutta l' Italia. non crediamo e nessuna persona sensata crede a quello che leggevo l' altro giorno su un giornale della maggioranza governativa , e cioè che è sufficiente che le forze di polizia vengano aumentate, e questo basterà perché il ministro di polizia possa dominare la situazione. queste sono assurdità, sono pazzie. tutti coloro che hanno pensato di risolvere in questo modo problemi così profondi, come quelli che affiorano oggi nella società italiana , sono finiti nell' abisso, e qualcuno di loro ha trascinato nell' abisso il proprio paese. noi sentiamo che sotto l' attuale regime, le nostre libertà non possono che estinguersi; sentiamo che cosa significherebbe per tutta l' Italia il verificarsi di questa prospettiva. sentiamo il dovere di combattere perché questo non avvenga, e sentiamo in pari tempo che questa lotta non è lotta soltanto nostra, ma di tutti i buoni cittadini italiani. no, noi non faremo, come non abbiamo fatto finora, l' errore che altre volte è stato compiuto d' isolare la classe operaia nell' azione e nella lotta, di isolare le forze avanzate della democrazia dalle grandi masse dei cittadini. questo vorreste voi, ma questo non avverrà. no, l' obiettivo per il quale abbiamo combattuto e continueremo a combattere è quello di suscitare nella società italiana tutte le forze le quali sono capaci di unirsi per impedire che i propositi di trasformazione dell' Italia in uno Stato di polizia e di reazione, per impedire che i propositi di costringere l' Italia a una guerra a favore di interessi stranieri vengano realizzati. questo è il nostro dovere, il dovere che noi adempiremo fino all' ultimo. non so se in questo Parlamento potrà realizzarsi una situazione politica corrispondente alla nostra aspirazione. probabilmente no, ma non importa: al di là vi è il paese, il quale ogni giorno, noi lo sentiamo; è più profondamente preoccupato di quello che sta avvenendo in Italia e di ciò che scorge attorno a sé, di questo accumularsi di sdegno da una parte e di volontà di reazione dall' altra, di questo abisso che si apre e spezza in due ancora una volta la nazione italiana, attirata ancora una volta nel vortice di una guerra. il paese è profondamente preoccupato, e noi sentiamo che è nostro dovere avvicinarci a tutti coloro che nutrono questa preoccupazione, qualunque sia il motivo che li spinge, per trovare un terreno aperto d' intesa, di azione comune, per far rivivere gli ideali per i quali abbiamo combattuto nella guerra di liberazione, per realizzare questi ideali. da questa situazione non si esce se non con una politica interna diversa, con un diverso ministro dell'Interno , con un diverso Governo..... con un diverso Governo; ma essenzialmente con un Governo il quale, appoggiato sulla grande maggioranza del popolo, e prima di tutto appoggiato sulle masse lavoratrici le quali oggi maggiormente soffrono, sugli operai, sui contadini poveri, sui contadini medi, sui piccoli e medi coltivatori e produttori oggi avviati ancora una volta verso la rovina, conduca a termine un' opera energica per la realizzazione delle riforme sociali che più non possono essere rinviate, cioè dia colpi decisi ai vecchi gruppi dirigenti reazionari e ai loro privilegi, che voi, Governo di De Gasperi , Governo democristiano, invece vi adorate con tutta la vostra politica di difendere e conservare. questo è quello per cui noi combattiamo. il nostro presidente ricordava, poco fa, una pagina di Filippo Turati, che io avrei potuto leggere a chiusura di questo mio intervento. ricordava le parole di Turati in cui egli diceva che la rivoluzione « in pari tempo » un evo e una giornata. la giornata può essere quella del 14 luglio, se volete, e lo sciopero che ne è seguito, è l' evo, la lotta che noi conduciamo da decenni e decenni, per unire le forze della classe operaia e della democrazia italiana e guidarle verso la libertà, verso il socialismo. onorevoli colleghi , cittadini italiani, questa minaccia non si ferma; nessuna delle vostre misure, reazionarie e anticostituzionali, signori del Governo, riuscirà a fermarla. noi siamo sicuri della nostra vittoria, perché alla nostra vittoria sono legate le sorti non solo della classe operaia , ma del nostro paese, e le sorti — permettetemi di dirlo — di tutta l' umanità.