Nichi VENDOLA - Deputato Maggioranza
XIII Legislatura - Assemblea n. 648 - seduta del 23-12-1999
1999 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 387
  • Comunicazioni del governo

signor presidente del Consiglio , noi pensiamo che la sua crisi e il suo Governo rappresentino una ferita ulteriore al corpo ed al senso della politica, una nuova e perfino drammatica divaricazione tra politica e società, un nuovo e perfino inquietante colpo alla credibilità della sinistra. se taluno tra voi avesse aperto una crisi di Governo sulla guerra balcanica o sulla malasorte di Ocalan o sulla devastazione della scuola pubblica o sui tagli al welfare, il paese avrebbe capito. ma questa crisi, la vostra crisi, ha avuto contenuti opachi, oscuri, indecifrabili. non ha parlato al paese, non ha parlato del paese; ha parlato a voi e di voi, dei vostri riti bizantini e separati, della pompa magna della governabilità, del ritorno irresistibile della « saga di Ceppaloni » , di quel tanfo di trasformismo che voi assumete come un dato fatale ed ineluttabile, come la pioggia di Cervinara. forse non è neppure vero che ci sia in voi una seria sottovalutazione degli effetti che questo degrado della politica produce nella pubblica opinione , e cioè il disincanto, la passivizzazione di massa, lo smarrimento di un ethos condiviso fino alla crescente diserzione dal voto. forse l' agonia della politica e la morte della partecipazione popolare alla politica sono l' inevitabile corollario della modernizzazione tecnocratica e neoamericana della nostra società; forse il deserto della politica ci predispone meglio alla giungla del mercato. questa giungla è stata l' orizzonte delle sue parole, signor presidente del Consiglio ; di questo parlavano i suoi indicatori economici, la sua enfasi ragionieristica, il suo trionfalismo fuori luogo . dico « fuori luogo » perché il luogo italiano, a cui ella non dedica parametri né indicatori né risorse, in questi giorni di fine millennio patisce il freddo e teme il vento e la pioggia. quel luogo ci dice ciò che voi non dite più: dello stupro del territorio, della cementificazione selvaggia, dei disboscamenti, dell' inquinamento dei corsi d' acqua, della speculazione edilizia, di tutto ciò di cui potrebbe parlarci con competenza l' onorevole Mastella. onorevole D'Alema , non le sto imputando le colpe del passato, la trasformazione — per esempio — dei Regi Lagni di Sarno in discariche o l' edificazione di un palazzo a Foggia su pilastri di cemento disarmato, e neppure il fatto che piova o che nevichi. noi non siamo propagandisti, sappiamo discernere tra responsabilità politiche e dinamiche meteorologiche; sappiamo distinguere tra i governi di ieri e quelli di oggi: ma c' è o no una colpa dell' oggi, una responsabilità che è anche vostra, se in queste ore i terremotati umbri e marchigiani vivono ancora prigionieri di container che sono celle-frigorifero e temono che il vento possa scoperchiare quei loro così precari rifugi? e come quest' Italia, celebrata nei salotti buoni della globalizzazione, risponde alle domande che chiedono di Sarno e di Cervinara e dell' Irpinia e del sud maledetto di troppe calamità innaturali, figlie di ciò che ogni stagione politica ha denominato modernizzazione? quanti sono i metri quadri del dissesto idrogeologico del nostro territorio? quanti sono gli appartamenti a rischio di crollo? la sua diligente compilazione ha espunto questi indicatori forse prepolitici, un po' sporchi di terra e di calcinacci. ma non era questo il banco di prova decisivo di una nuova classe dirigente , non era... signor presidente , sono presenti pochi colleghi Democratici di sinistra , ma sono molto rumorosi. è faticoso continuare l' intervento. non era e non è questo il terreno più congruo di un' autentica sfida riformatrice, di un' innovazione politica e programmatica che assumesse la centralità della cura e della manutenzione del territorio, del riutilizzo del patrimonio abitativo, del recupero e della bonifica dei centri storici e delle periferie urbane? fa pena, fa veramente pena leggere quanto è stanziato nella legge finanziaria a questo proposito. e non poteva essere seminata qui la promessa di nuovo lavoro, di lavoro buono, cioè di quel lavoro che coniuga valori ambientali e diritti sociali, il contrario del lavoro nero e precario praticato nei cantieri del Giubileo, magari per fare una vergognosa rampa sul Gianicolo? penso al contrario dei lavori a perdere, comprati e venduti, leggeri e pesantissimi, a cottimo e sotto caporali multinazionali, che sono la fioritura dei contratti atipici. anche questo ha dimenticato, signor presidente del Consiglio , nel suo almanacco sulle virtù del paese normale : l' algebra aspra della disoccupazione nonché la geografia caotica dei lavori a rischio (a rischio di vendette padronali, a rischio di licenziamento, a rischio di incidenti). conosce queste cifre da record europeo: 1200 morti all' anno, 27 mila feriti all' anno? di questi, molti, anzi, troppi sono bambini. è la nostra Bosnia confindustriale, il nostro Kosovo neoliberista. possibile che la vostra ingerenza umanitaria si fermi dinanzi ai cancelli di una fabbrica? non avete truppe da inviare nei cantieri in subappalto, nelle cave, nei porti, nelle campagne dove vive e muore un nuovo bracciantato multirazziale? giustamente, la vostra politica non vede il dolore sociale; non lo capisce neppure, quando gli dedica la culla ottocentesca della cosiddetta sussidiarietà; vi spaventa l' idea che esso possa organizzarsi in conflitto, che possa conficcare nelle carni del vostro pluralismo asociale le spine della questione sociale, del vivere, dell' abitare, dello studiare, del lavorare, dell' invecchiare, del soffrire. il vostro maggioritario non è altro che la rimozione ontologica del conflitto, la sua narcotizzazione nella finta dialettica dei notabili, dei loro conflitti di interessi e dei loro interessi senza conflitto sociale, dei loro duelli rusticani, come quelli cui spesso si assiste in quest' Aula, che galleggiano per aria chiassosi e lontani dal moto spontaneo di quel mercato che governa tutto. per questo, contro il vostro bipolarismo che è la mancanza, la privazione di alternativa, riproponiamo il nodo della rappresentanza democratica, a partire dal metodo proporzionale di selezione del personale politico. per questo, denunciamo il legame organico che vi è nei referendum di Pannella e Bonino tra i quesiti di tipo elettorale e i quesiti contro il lavoro e i suoi diritti e contro lo stato sociale . si potrebbe svolgere un' utile dissertazione sull' incompatibilità tra liberismo e democrazia, ma il vostro Governo sospinge a riflessioni assai meno elevate. signor presidente del Consiglio , non ci avete risparmiato nulla, neppure un sottosegretario che fu, fino a tempi recenti, il leader dell' estrema destra in Ciociaria; neppure quella Commissione d' inchiesta su Tangentopoli che assume la corruzione politica come un fondamento della fisiologia delle moderne democrazie, che chiude con una indecorosa pacificazione — quella di cui ci ha parlato poc' anzi — le ferite degli anni Ottanta e che porrà uno sguardo minaccioso e deterrente sul lavoro autonomo della magistratura. onorevole D'Alema , un tempo quelli che vengono dalla stessa nostra tradizione dicevano: « veniamo da lontano e andiamo lontano » . ora non si sa più da dove venite: da un buco nero della storia, da uno smemoramento che si fa smarrimento. si sa, invece, dove andate: non molto lontano, comunque al centro. il centro sembra essere il suo destino e la sua prigione. noi, nel nome del decoro della politica, della sua memoria e delle sue passioni, le voteremo contro. lo faremo per noi, per rimarcare una diversità di fondo. lo faremo per la sinistra, per il suo tempo perduto nell' orologio di Palazzo Chigi , perché tornino in campo le sue ambizioni e le sue ragioni sociali.