Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
XIII Legislatura - Assemblea n. 45 - seduta del 01-08-1996
Riordino, coordinamento ed integrazione della legislazione in materia di ambiente
1996 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 373
  • Attività legislativa

onorevole presidente , onorevoli colleghi , signori del Governo, mi atterrò scrupolosamente credo all' orario, ma certamente al tema oggetto del dibattito. credo che se nella nostra discussione anziché incentrarsi con maggiore attenzione sulla procedura perché la proposta di legge costituzionale che discutiamo riguarda appunto la procedura ci facessimo prendere dalla tentazione di legare a quella norma regolamentare il risultato, probabilmente non faremmo un buon lavoro. la discussione se l' articolo 138 vada più o meno rispettato, credo che non possa essere posta in maniera contraddittoria, come mi è parso di ascoltare in diversi interventi e talvolta anche nell' ambito dello stesso intervento. l' articolo 138 definisce, e con una certa rigidità, le procedure di revisione costituzionale. questo è vero; credo però che la nostra riflessione non vada riferita alla modifica di questa procedura, alla modificabilità in assoluto collega Grimaldi — , ma alla straordinarietà che impone alle forze politiche di recuperare una distrazione, direi storicamente giustificata, determinata da una mancata politica costituente nel nostro paese da quando è stata fatta la Costituzione. noi patiamo questo! voler discutere senza tener conto di questo dato storico solo dal punto di vista istituzionale e formale a mio avviso non ci porta da nessuna parte. all' onorevole Grimaldi ma anche all' onorevole Meloni che a quanto si dice è uno studioso di diritto romano vorrei ricordare che i romani inventarono la dittatura come strumento straordinario per ripristinare la regola. quando cioè il processo ordinamentale entra in conflitto con l' evoluzione, con le cose che deve amministrare, c' è allora questa procedura straordinaria... meloni, io ho già pochi minuti, non ho i suoi ed inoltre non sono capace di parlare con le interruzioni; mi intimorisco. è vero! perché non volete credere ad una cosa vera? credo che dobbiamo fare questa riflessione, altrimenti rischiamo di impantanarci e, a mio avviso, anche di commettere un errore. la questione relativa all' articolo 138 secondo me si spiega benissimo perché noi conveniamo di adottare una procedura straordinaria con riferimento ad alcune parti definite della Costituzione. non sono d' accordo, lo voglio dire all' onorevole Sanza, ma anche a chi, come Sanza, ha osservato che potrebbe esserci anche qualche altra norma della Costituzione, non compresa nella seconda parte, che potrebbe essere modificata. vi confesso che faccio una enorme fatica lo dico con grande cordialità all' amico Boato, del quale ho sempre apprezzato l' onestà intellettuale e il rigore nella costruzione delle analisi ad affermare questo luogo comune che occupa non solo i titoli dei giornali ma talvolta anche la cultura accademica, secondo il quale poiché la Costituzione fu fatta cinquant' anni fa essa andrebbe riformata. ma anche qui ci aiutano sempre i romani, i quali andarono avanti per trecento anni con le leggi delle Dodici Tavole senza aver bisogno di modificarle. il che non significa che le norme, il precetto o la motivazione del precetto rimanessero ad « impiccare » i processi di trasformazione nelle società. la norma costituente amico Sanza, apro un dialogo! non ha valore precettivo, ma di aggregazione del consenso di una comunità, perché poi sono le altre istituzioni che si incaricano di provvedere all' amministrazione dei problemi che le comunità hanno e dei problemi che cambiano rispetto alle comunità. nel mio precedente intervento credo che questo sui problemi istituzionali sarà fatto a rate: poi lo metteremo insieme un bel giorno riflettevo che il problema vero dal punto di vista ordinamentale che abbiamo di fronte non è tanto quello delle norme di principio, delle norme costituzionali. io sono preoccupato quando sento dire qua e fuori di qua che dovremmo risolvere tutti i nostri problemi con una norma costituzionale, quasi che i problemi della convivenza complessa di una comunità cresciuta e trasformata come la nostra potessero avere nelle indicazioni di una norma la risposta salvifica. i problemi che sconvolgono l' ordinamento civile e democratico del nostro paese sono altri: hanno rilievo istituzionale, ma non sono di ordine costituzionale. i problemi più urgenti, più veri, quelli con i quali la gente, il comune cittadino deve fare i conti sono di altra natura. uno, onorevole Grimaldi, riguarda il diritto di cittadinanza questo sì a fondamento della libertà in un ordinamento democratico che attiene al riordino dello stato sociale . noi stiamo giocando una partita difficile perché, volendo risolvere un problema complesso di risanamento economico senza affrontare la correlazione istituzionale con la garanzia di questo diritto di libertà e tentando di amministrarlo con i provvedimenti di riordino finanziario, in fondo a questo processo non riusciremo né a garantire i diritti né a fare il risanamento economico e finanziario. e questo problema non credo possa essere risolto con una norma costituzionale. l' altro problema vero non riguarda, onorevole Rebuffa mi dispiace non sia presente — , la nuova cultura giuridica (i moderni sarebbero quelli che ipotizzano la forma di governo presidenziale!). perché ripetere queste cose non vere? perché inventare una cultura giuridica moderna, quando essa è solo pressappochismo e argomento non sempre ragionato di propaganda politica? il problema vero di fronte al quale ci troviamo è il recupero del governo delle autonomie. la crisi della dimensione dello Stato nazionale questo va detto anche agli amici della Lega non nasce dalle ragioni che essi espongono: la crisi della dimensione dello Stato nazionale come orizzonte unificante della complessità degli interessi è legata, alcuni dicono, all' apertura dei mercati, ignorando che quest' ultima è figlia dell' evoluzione del complesso equilibrio politico del paese. quindi questo problema va risolto, da una parte, acquisendo la consapevolezza che l' orizzonte internazionale è molto più alto e, dall' altra, recuperando la conoscenza che se la convivenza dell' individuo che oggi diventa persona non trova un radicamento certo nella comunità, che non è solo territoriale, ma è anche la comunità degli interessi e dei valori, che vanno conservati, non avremo alcuna norma costituzionale che ci metta al riparo dal disordine che esiste all' interno delle nostre comunità. allora, non si deve discutere di questi problemi con l' illusione che, facendo presto, cambiando subito la norma, introducendo la forma di democrazia plebiscitaria , usciremo da una crisi notevole, sconvolgente, onorevole Meloni, ma anche di straordinaria crescita, che non tocca solo la nostra comunità, ma che tocca la nostra comunità in un orizzonte internazionale molto più vasto. partiamo allora con la consapevolezza della modestia del nostro impegno, perché la Commissione bicamerale, per come viene proposta, rappresenta un impegno modesto, che recupera solo alcune condizioni, ma quelle prioritarie per fare il resto. io dico qua, perché non avrò tempo di farlo illustrando gli emendamenti, che avrei avuto un' altra preferenza. avrei preferito che la commissione avesse la durata della legislatura non per rinviare di quattro anni la modifica delle poche norme costituzionali che dobbiamo cambiare, ma per acquisire una consapevolezza in via straordinaria della complessità di problemi che vanno risolti lo dico al ministro Bassanini, che credo sia consenziente perché i problemi non si risolvono facendo le circolari. abbiamo bisogno di recuperare il processo tra valore sollecitante della norma e comportamenti politici correlati. la democrazia si rompe su questo corto circuito che è intervenuto. sta crescendo una mentalità distorta, lo dico ai giuristi presenti in questo Parlamento, secondo la quale, siccome i comportamenti non funzionano, ci illudiamo di trasferire alla norma il comportamento delle persone, che non c' è. ma la democrazia non vive quando comincia a prevalere questa motivazione sul piano dell' organizzazione politica. onorevole Rebuffa, altro che cultura moderna dell' efficienza, questa è la cultura dell' autoritarismo, questa è la cultura che sostituisce la regola della convivenza democratica! Rebuffa, uno che di politica se ne intendeva e che stranamente scrisse cinque secoli prima della nascita di Cristo, Aristotele, nel libro III della Politica ci spiegò come potevano essere i diversi sistemi politici . l' onorevole Rebuffa ritiene sia moderno ciò che Aristotele prevedeva tanti secoli fa come una forma di organizzazione della convivenza. no, no, lo sa. questo io non lo dico, non lo penso e non è vero. è molto più grave perché, se non lo sapesse, ci sarebbe un esimente; il fatto che lo sappia e non lo dica, ma scriva e spieghi una cosa diversa, mi preoccupa di più. onorevole Grimaldi, noi dobbiamo votare questa legge con la consapevolezza che adottiamo una procedura straordinaria e limitata per recuperare un ritardo. al termine di questo processo si ripristineranno le norme di garanzia che la Costituzione ha. signor presidente , la prego di interrompermi due minuti prima dello scadere del tempo a mia disposizione; che non mi capiti quello che è successo l' altra volta! desidero sollevare un problema non perché debba essere incluso nella legge. il vero problema è rappresentato dal fatto che l' articolo 138 della Costituzione va recuperato a livello di garanzia delle libertà costituzionali nel nostro paese, in relazione alla già intervenuta modifica del sistema elettorale . questo è un problema reale perché il nuovo Parlamento, con l' attuale testo dell' articolo 138 della Costituzione, presenta dei problemi, dal momento che la legge elettorale trasforma in maggioranza giuridica una minoranza politica. ebbene, si discute molto del ruolo del Capo dello Stato e del fatto di procedere o no alla sua elezione diretta , che è la questione più banale del mondo, ma sorge per noi la necessità, in presenza di una evoluzione rapida, rapidissima delle regole della convivenza e con riferimento all' introduzione del sistema maggioritario , di ipotizzare o no una forma di garanzia dal punto di vista costituzionale che non preveda come sede definitiva di giudizio la Corte costituzionale , ma un' istituzione di autorità, come il presidente della Repubblica , che si faccia carico di garantire i cittadini rispetto a forme di prevaricazione che il Parlamento maggioritario potrebbe introdurre. la ringrazio. è una questione da tener presente nel riordino istituzionale che intendiamo realizzare. dal momento che ho già capito che si intende effettuare qualche richiamo, e che domani probabilmente verrà fatto, ad una certa questione, mi corre l' obbligo di dire, in questa sede, anche se i parlamentari sono pochi, intimi e amici, che la mia intenzione, le mie opinioni, le mie preoccupazioni in ordine alla definizione di questa procedura non hanno alcun fine recondito. nelle mie intenzioni vi è soltanto lo sforzo di concorrere, con quel poco che mi è dato di riflettere, perché la procedura che ci stiamo dando porti a risultati positivi. è questa la motivazione che mi ha portato a predisporre due emendamenti che riassumo molto brevemente. il primo prevede una commissione consultiva composta di esperti di chiara fama (una volta per i professori veri si diceva così, adesso non so se tale espressione abbia ancora valore) allo scopo di coinvolgere il mondo della dottrina, perché ne abbiamo bisogno, nel processo di elaborazione politica. onorevole Grimaldi, non intendo qui richiamare i precedenti, ma solo ricordare che (mi riferisco al mio secondo emendamento) anche la legge istitutiva della precedente Commissione bicamerale per le riforme istituzionali prevedeva i referendum, per di più era legge elettorale , non era certo legge di rango costituzionale. non dobbiamo avere paura del rapporto con la pubblica opinione , ma dobbiamo avere un' altra preoccupazione, quella di fare in modo che, quando si pronuncia, la pubblica opinione sia consapevole al massimo. per questo ritengo che il coinvolgimento dei rappresentanti del mondo della cultura, in un processo dialettico con i rappresentanti del Parlamento, sia una forma di trasmissione, di partecipazione, di consapevolezza, in modo che il giudizio sia sempre informato. voglio affrontare un' altra questione. io purtroppo prendo sul serio tutte le cose che ascolto, forse non sembra così, ma è così e quindi anche la proposta di istituire un' Assemblea costituente , avanzata da alcuni, mi ha trasmesso una preoccupazione poiché sono convinto (l' ho detto e lo ripeto) che le Costituzioni non si deliberano ma si fanno. è come il coraggio: uno ce l' ha quando si trova a compiere un atto coraggioso. non conosco nessuno che la mattina esca di casa pensando di compiere un atto di coraggio. onorevole Rebuffa, proporre la Costituzione in questa condizione è come dire: io oggi compio un atto di coraggio. la sola procedura coraggiosa è quella di utilizzare gli strumenti che abbiamo per affrontare e risolvere un problema. mi era parso però (quest' ultima spiegazione, onorevole Acquarone, e concludo il mio intervento) che in fondo alla richiesta di istituire l' Assemblea costituente (per taluno forse c' era anche una certa strumentalizzazione) fosse raccolta una esigenza reale, quella per cui il sistema politico , per le difficoltà che incontra, non dà alla pubblica opinione la sensazione di imboccare una strada che porta alla decisione. allora la norma che affida alla Commissione un potere redigente non intendeva sottrarre al Parlamento il concorso alla decisione (lasciatemelo dire con molta serenità, il resto non mi interessa, anche perché non penso di aver detto cose interessanti). ho paura che quando la commissione avrà finito di elaborare le proposte e queste saranno sottoposte all' esame del Parlamento, la discussione, in una Assemblea distratta su tali questioni e non attenta all' approfondimento ma molto condizionata dal fatto che sulle istituzioni si gioca in maniera strumentale sul piano politico, potrebbe non portarci a conclusione. quelli che votano contro, e saranno parecchi, debbono farlo impegnandosi ad una presenza, ad una mobilitazione attiva affinché questo rischio possa essere evitato.