Fausto BERTINOTTI - Deputato Appoggio
XIII Legislatura - Assemblea n. 304 - seduta del 28-01-1998
Revisione della parte seconda della Costituzione
1998 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 304
  • Attività legislativa

signori presidenti, signore e signori deputati, svolgiamo questo dibattito — mi pare — con un distacco ed una distanza rispetto al paese reale . la discussione, del resto, è avara di tensione politica. il clima, insomma, è lontano dallo spirito di riforma. ho letto qualche aristocratica stroncatura di entrambe queste distanze, come riferita a chi non capisca l' importanza di quello che sta accadendo. penso, invece, che si tratti di un distacco — quello del paese reale da questo dibattito — in larga misura meritato. si paga lo scotto di una forzatura politicista e di una forzatura politicista nella direzione sbagliata. non c' è il clima perché questa che stiamo discutendo, così come la stiamo discutendo, non è una necessità sentita prioritariamente dal paese. è stato confuso un sentimento di diffusa critica di un sistema politico colpito a morte da Tangentopoli con la richiesta di un nuovo ordine costituzionale. la richiesta era invece di cambiare la politica, non la Costituzione. naturalmente una Costituzione come la nostra richiede dei miglioramenti, degli aggiornamenti, degli adeguamenti, ma questa è altra questione che non richiede né un' Assemblea costituente né una bicamerale e del resto ha iscritta in sé la possibilità di operare questi cambiamenti. la Costituzione si cambia per grandi eventi, per grandi passaggi di storia, per guerre o rivoluzioni. il presidente D'Alema è sembrato consapevole di questa difficoltà, quando ha detto che non ci è stato dato il tempo eroico della difesa della democrazia. noi possiamo dire con Bertolt Brecht « beati i popoli che non hanno bisogno di eroi » perché crediamo che, anche in tempi che non hanno bisogno di eroi, la politica possa essere alta. la politica nella pace e nella democrazia non è necessariamente grigia, solo deve trovare nella soluzione dei grandi problemi del suo tempo la sua ragione fondamentale. se, come diceva Bernardo, siamo nani seduti sulle spalle di giganti, dobbiamo saper vedere che ieri, lo « ieri » di questa Costituzione era quello del vento del nord, non dell' attuale vento della Lega, ma del vento del nord che chiedeva un cambiamento profondo del modello sociale del paese, della sua idea di giustizia. oggi viviamo in tempo di bonaccia e così abbiamo sentito anche delle relazioni introduttive a questo dibattito quasi apolitiche. con quelle si può cambiare un regolamento, non la Costituzione. invece, quasi di soppiatto, grandi cambiamenti vengono annunciati, tali da sfigurare la Costituzione repubblicana così come la abbiamo ereditata. a tale riguardo vi è una contraddizione molto grave. non c' è il clima, la tensione politica per il grande cambiamento, eppure si fanno grandi mutamenti. la responsabilità di questa maggioranza è grave perché realizza una regressione nell' ordinamento costituzionale. a questa noi abbiamo annunciato, con la relazione di minoranza di Armando Cossutta, la nostra radicale opposizione; un' opposizione dovuta al fatto di vedere questa regressione guidata da due sostanziali concessioni alle destre: l' una a fini, la tendenza presidenzialista, bandiera sua e del suo partito fin da quando si chiamava Movimento Sociale Italiano ; l' altra a Berlusconi, con un ridimensionamento dell' autonomia della magistratura che sembra essere la sua ossessione e quella della sua forza politica . questo è il frutto di un errore costituzionale e di un errore politico delle forze di centrosinistra: quello di perseguire un' intesa ad ogni costo con le destre, anche a rischio di produrre la dissoluzione del ruolo di questa maggioranza progressista. per quanto concerne l' errore di politica costituzionale, si è detto che la prima parte della Costituzione non doveva essere toccata, perché essa era l' ispirazione fondamentale alla quale dobbiamo ancora attingere. ma se questo non vuole essere un inerte riconoscimento, dopo di che si passa all' ordine del giorno vero, bisogna chiedersi che cosa vive nella realtà e se vive l' ispirazione alta della Costituzione o se, invece, si è prodotto uno scollamento tra il paese ed il suo grande ordinamento. noi ci troviamo di fronte ad una Costituzione mutilata; mutilata nella sua ispirazione civile. la spinta propulsiva della Resistenza è messa in discussione, l' antifascismo come religione civile di questo paese è oscurato da un revisionismo storico spesso d' accatto, che tende a mettere in discussione il suo valore fondativo. ci troviamo di fronte ad una Repubblica che rischia di essere senza padri, che rischia di recidere le sue radici da cui invece può venire ancora una linfa vitale. è inoltre una Repubblica mutilata socialmente, essendo l' altro elemento fondativo della nostra Costituzione proprio la giustizia sociale . la Costituzione materiale dell' Italia oggi non è più soltanto una incompiuta opera della Costituzione, come lo è stata fino agli anni Settanta . no, essa sta producendo un distacco dalla Costituzione. l' offensiva liberista, il primato del mercato scavano sotto la prima parte della Costituzione, la logorano, tanto che autorevoli esponenti di questa cultura chiedono la messa in discussione della prima parte proprio per questa ragione. vogliamo vederla più da vicino questa prima parte? uno dei suoi articoli più importanti — l' articolo 4 — come sappiamo tutti recita: « La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto » . dove? come? quando? quasi il 13 per cento di disoccupati, un' intera generazione fuori dal lavoro in intere realtà del paese! come volete che non ci sia un distacco quando la Costituzione, in sue parti vitali, risulta lettera morta ? e ancora l' articolo 3, lo sappiamo tutti, recita: « è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l' eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona... » . uno dei punti più alti toccato dal pensiero costituente, ma oggi persino nella difesa del bene più elementare, quello della salute, questo non è vero: chi è ricco può avere subito una visita specialistica, chi è povero, invece, rischia di non averla quando ne ha bisogno. persino nella scuola, da tutti considerata il luogo strategico di formazione, ritorna la selezione di classe per il costo dei libri e della formazione. lo stato sociale è un fondamento essenziale della legittimità democratica della Repubblica; se viene meno, va in crisi la coesione sociale e l' apporto vivente alla Costituzione. è un modo di ragionare solo dei marxisti, solo delle sinistre? non lo credo. non devo essere io a ricordare ai cattolici che nella Centesimus annus si recita: « esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato. è stretto dovere di giustizia e di verità impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano insoddisfatti » . si può discutere di riforme istituzionali senza discutere di giustizia e di verità, senza discutere della natura dello stato sociale , della Costituzione materiale, di come vive e, se non vive, di come può essere modificata? invece si è fuggiti verso l' ingegneria delle forme di governo e dello Stato, e male. vi siete rifiutati di vedere che la sovranità è attaccata da fenomeni giganteschi di trasformazione dell' economia su scala mondiale, che viviamo qui, in Europa, una crisi della democrazia. eppure è una realtà che non è sfuggita a liberali avvertiti. Ralf Dahrendorf scrive su Die Zeit che i fenomeni che vengono compresi nel termine « globalizzazione » influiscono negativamente sui sistemi democratici, così come sono stati concepiti in Occidente negli ultimi duecento anni. dice ancora Dahrendorf: « la globalizzazione sottrae infatti ogni valore economico all' unica sede delle democrazie rappresentative che lo abbiano fatto finora funzionare, lo Stato nazionale, e mina la coesione delle società moderne » . aggiunge: « queste riflessioni inducono a pensare che gli sviluppi della globalizzazione e le sue conseguenze sociali favoriscano sistemi costituzionali di tipo autoritario, piuttosto che democratico » . afferma Dahrendorf: « non mi sembra affatto inverosimile affermare che il XXI secolo sarà il secolo dell' autoritarismo » . speriamo di no, ma intanto anche qui, in questo dibattito, voi « andate in bocca » a questa tendenza, accogliendo la tendenza presidenzialista, che produce due gravi guasti insieme: il danno di introdurre i germi di culture autoritarie (la personalizzazione della politica, la delega al leader, l' idea dell' affidarsi al « salvatore della patria » ) e il danno — come ricordava Armando Cossutta — di una conflittualità nel Governo del paese tra il presidente della Repubblica ed il presidente del Consiglio , con fenomeni di instabilità e di conflittualità che rischiano soltanto di oscurare il conflitto politico positivo e dinamico, quello sui programmi, quello che rende le grandi organizzazioni protagoniste della politica. anche sulla questione della giustizia non siete riusciti a leggerla dal punto di vista della democrazia. l' autonomia della magistratura certo deve rispondere, in primo luogo, alla costruzione di una garanzia di tutti i cittadini e delle persone. su questo terreno do atto che un certo lavoro è stato fatto, mentre non è stato risolto il problema di come questa vada coniugata con l' istanza democratica dell' uguaglianza di tutti di fronte alla legge e della sottrazione della magistratura alla soggezione ad altri poteri, come quello esecutivo. siete sicuri che siamo immuni da tentazioni di giustizia di classe? siamo sicuri che un episodio, come quello che ha riguardato l' onorevole Previti, non induca il paese a pensare che vi siano potenti e poteri forti che possono sottrarsi al giudizio ordinario della magistratura? siete sicuri che anche operando la divisione nel Csm non si dia un colpo all' autonomia della magistratura stessa e si apra la strada ad una sottomissione della giustizia al potere esecutivo ? invece di fronteggiare queste tendenze, si è prodotto un arretramento del livello dell' autonomia della magistratura. così si sono perseguite piste sbagliate, sia in direzione del presidenzialismo sia verso una riduzione dell' autonomia della magistratura. contemporaneamente non si è data una risposta convincente al problema esistente del mutamento della dislocazione delle sedi di decisione nell' ordinamento statuale, di fronte alla sfida della globalizzazione e dell' integrazione europea . così si sono rincorse le mode, gli strattonamenti della Lega, piuttosto che rispondere alla domanda: questa cessione di sovranità che pur lo Stato nazionale deve fare verso l' Europa è verso un' Europa democratica che vuole colmare il suo deficit di democrazia o verso un' Europa tecnocratica? ancora: l' attribuzione, che noi riteniamo necessaria e che va fatta coraggiosamente, di poteri alle comunità locali, territoriali, regionali e cittadine a che fine deve essere perseguita? ai fini di rafforzare anche qualitativamente lo Stato universalistico e una cittadinanza universale o al fine di frantumare e dividere la cittadinanza tra aree ricche e aree povere? lo si deve fare per riqualificare un progetto pubblico, oggi colpito anche da elementi di discredito per i processi corruttivi che ha subito, oppure questo progetto deve essere rilanciato per riorganizzare nel territorio modelli di vita e di lavoro che diano una risposta alla crisi dello sviluppo del nostro tempo? o questo decentramento dei poteri deve accompagnare un laisser faire , un laisser passer , cioè la cancellazione dell' idea del progetto pubblico? così è uscito un patchwork incongruo, il cui segno prevalente è un colpo di piccone sul grande edificio costituzionale progressivo che abbiamo ereditato. il centrosinistra ha inventato l' esigenza della bicamerale e poi l' ha piegata alla congiuntura politica. in nome della priorità del risultato, cioè della conclusione quale che sia dei lavori della bicamerale, ha perseguito un' intesa con le destre. così si è introiettata una divisione nella maggioranza e di volta in volta la parte del centrosinistra più vicina alla destra è quella che è andata alla conclusione su quel punto; la parte del centrosinistra più convinta di una tendenza presidenzialista ha dettato l' intesa su questo punto; la parte del centrosinistra più vicina all' idea della separazione delle carriere è andata più vicino all' intesa su questo punto. nel patchwork prevalgono dunque i colori della destra. questa la ragione della nostra radicale avversità e della nostra preoccupazione forte per la dissoluzione della maggioranza di fronte ad un problema grande ed impegnativo di progettazione della politica. abbiamo evitato, in tutti i modi, di trascinare le conseguenze di dissenso su materie così altamente politiche sul terreno del Governo. abbiamo evitato cioè che il dissenso che si è manifestato nella bicamerale producesse effetti negativi sulla vita del Governo. ma abbiamo il dovere di segnalare l' indebolimento della maggioranza e della coalizione per questa via che si produce. si indebolisce la maggioranza, si indebolisce nel paese e rispetto al paese. questa maggioranza di centrosinistra più Rifondazione comunista ha vinto nella battaglia contro le destre, certo, in primo luogo per una richiesta di cambiamento sulle grandi questioni economiche e sociali e sulle questioni di civiltà, anche di civiltà del diritto. ma ha vinto anche esprimendo ed interpretando una forte attesa di democrazia e di partecipazione. non si può non vedere che questa attesa oggi viene colpita. non si può non vedere che, attraverso questo, si introduce un logoramento dell' immagine, della forza dello schieramento progressista nei confronti del paese e si introduce una divisione al suo interno. può una maggioranza di Governo che si vuole riformatrice, non avere un' idea comune sullo sviluppo della democrazia colpita dal riemergere dei poteri forti e dai grandi processi di scompaginamento dell' economia del mondo? non si oscura così la sua capacità di organizzazione e di promozione del consenso riformatore del paese? noi pensiamo di sì. allora, non ci si può affidare a dei bizantinismi. una maggioranza divisa su punti essenziali, anche e specie in materia costituzionale, è una maggioranza meno autorevole sul terreno direttamente politico. non è la crisi di Governo ; non l' abbiamo voluta e quando siamo stati costretti a perseguirla, l' abbiamo perseguita sul terreno specifico e diretto dell' azione del governo . abbiamo però il dovere di segnalare alla maggioranza che così è come se si riducessero le difese immunitarie di un corpo, in questo caso il corpo politico della maggioranza. quando si riducono le difese immunitarie ci si può ammalare più facilmente; anche se le malattie non sono previste, possono provenire da parti diverse e, in ogni caso, aumenta l' esposizione al rischio. ci ripensi il centrosinistra! si può ancora? nella politica ordinaria e grigia non si può più; la macchina è avviata, il convoglio è partito, la meta è attesa e sembra che essa, quale che sia, sia considerata salvifica per le sorti del paese, ma così non è! la politica può uscire da questo ambito ordinario e, scusate, un po' grigio; può riscoprire le sue ragioni di fondo; può tornare ad indagare il rapporto tra la Costituzione reale, materiale e la Costituzione; può indagare il rapporto tra la legittimità della sovranità e la rimozione delle cause che ostacolano la libera crescita della personalità umana, il rapporto tra lo stato sociale e lo stato di diritto . è sempre tempo, è ancora tempo per la politica alta! si può avere il coraggio anche di constatare che una strada intrapresa ha dato cattivi frutti, pochi frutti e domani alcuni di questi potrebbero essere velenosi. ci si può fermare, riaprire una discussione, ricominciare dal paese reale , dalle tante ragioni per cui il paese reale ha bisogno di una grande riforma, di una riforma sociale, di una riforma democratica, di una riforma morale.