Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 164 - seduta del 15-07-1977
Sfiducia al Governo
1977 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 476
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevole presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, prima di fare un' osservazione di carattere generale sulla replica del signor presidente del Consiglio , direttamente pertinente alla nostra mozione ed al sospetto subito sottolineare l' ambiguità pericolosa, per evitare di dimenticarla, e forse non consapevole — per una volta — del suo richiamo finale a proposito di ordine pubblico . mi pare ambiguo e grave questo richiamo. signor presidente del Consiglio , ella ha ricordato che dopo l' altra guerra vi è stata una situazione di crisi dalla quale il nostro paese, secondo gli storici borghesi e gli storici che comunque hanno avuto quasi il monopolio dell' insegnamento nelle nostre scuole, uscì definitivamente solo con le norme del codice Rocco . prima la marcia su Roma e poi il ristabilimento dell' ordine contro il caos che dilagava — si diceva a causa di norme troppo liberali. in realtà, sappiamo che quelle norme liberali avevano retto nello scontro sociale, e sappiamo che la speculazione sulla inadeguatezza della risposta liberale per edificare il consenso democratico fu lo strumento principale di affermazione del colpo di stato fascista nel momento in cui, in realtà, di già, in qualche misura, l' ordine pubblico democratico stava per essere riconquistato. noi sentiamo profondamente i pericoli di questa analogia, e siamo con lei, signor presidente del Consiglio , nel rilevare che dopo trent' anni che la Democrazia Cristiana ha fatto proprie le leggi fasciste del codice Rocco (sicché mi pare ormai equo nella storia regalare alla Democrazia Cristiana l' alta dignità tecnico-giuridica del pensiero e delle norme di Alfredo Rocco , per non inchiodarla solo alla povertà e alla miseria della legge Reale e dei successivi peggioramenti che quanto a dignità giuridica sono unanimemente riconosciuti infimi) dobbiamo anche considerare che il Parlamento italiano, unanime, le ha volute mantenere se è vero come è vero , che queste norme del codice Rocco sono state « falciate » in parte solo dalla Corte costituzionale e non dal Parlamento, certamente per volontà dalla Democrazia Cristiana , ma certamente anche per il limite grave, ideologico, e politico, delle opposizioni antifasciste in quest' Aula. signor presidente del Consiglio , inserita in questo quadro la sua perorazione finale giustifica ed in qualche misura trova rispondenza piena con le nostre preoccupazioni. sempre, quando si sostiene che si — possa edificare meglio su norme liberticide o autoritarie o di violenza perché, ella stesso lo ha detto, il processo più o meno liberale postbellico di questo trentennio non consentirebbe una risposta adeguata alla criminalità, ci troviamo di fronte allo spartiacque fra l' ideologia e la filosofia democratica e quella autoritaria. abbiamo ricordato altre volte — credo non sia inutile ricordarlo ancora — che è liberale proprio colui che ritiene che una normativa liberale serva proprio nel momento di difficoltà, nei momenti di disordine. la filosofia, l' ideologia, — la posizione liberale portano a crederci proprio nei momenti di disordine e di crisi sociale. ed io credo in questo. anche il regime fascista, negli ultimi anni, quando il consenso era ormai saldamente edificato, con pochi « esibizionisti » chiusi al confino o nelle carceri, poteva manifestare una notevole liberalità « bottaiana » sotto la quale, si è formata una parte della nostra classe dirigente , anche antifascista, all' interno dei Littoriali e dei Guf, cioè di quella attività che era in effetti culturalmente abbastanza più libera e liberale. quando però si usa l' argomento (che viene usato ora anche dai banchi della sinistra, naturalmente con echi di sinistra storica e crispina) che nei momenti di disordine lo Stato deve sospendere la scelta liberale, si giustifica in radice l' ideologia e la scelta autoritaria, che è sempre scelta che ipotizza la violenza e l' autorità solo eccezionalmente, nei momenti in cui i conflitti sociali lo richiedono, non certo nei momenti di quiete e di serenità. partendo proprio da questo finale, da questa ammissione estremamente importante, potrei dire che il presidente del Consiglio ha veramente, con questa dichiarazione, apposto una firma qualificata ed ha anche dato chiarezza all' economia e alle ragioni dell' accordo tra i sei partiti, accordo che, in termini di filosofia politica , di ideologia e di metodo, mostra indubbiamente una scelta di tipo autoritario: nei momenti gravi — esso dice — non possiamo essere né socialisti, né liberali, né comunisti; ma dobbiamo tutt' al più essere giacobini, recuperare, all' interno delle tradizioni della sinistra, la dimensione borghese e autoritaria per usarla contro quella socialista, libertaria, autonomistica, di base e popolare, per imporre la salvezza del paese. certo, la buona fede appartiene alla scelta autoritaria come a quella libertaria, non è questo il problema: chi crede nel valore dell' autorità non è moralmente meno rispettabile di chi crede nei valori di libertà, ma io credo che non a caso ci troviamo in una situazione in cui sono gli extraparlamentari a dimostrarsi ultraparlamentari in questa Assemblea, anche per fatti minimi, e difensori di principi e metodi liberali contro quelli opposti, della maggioranza. in realtà, la continuità dello Stato ricostituito agli inizi degli anni 50 da De Gasperi e Togliatti, contro la tesi azionista e di alcuni socialisti, è stata assicurata proprio grazie alle norme che ci hanno retto, o colpito, fino adesso. lo si ribadisce con questa mozione, con questo comportamento, con questa mortificazione del momento e parlamentare e governativo, con questo attacco continuo e concreto alla Costituzione. io credo che su questo bisognerà, sia pure un momento, riflettere. magari questa riflessione ad alta voce rimarrà per memoria futura affidata soltanto agli Atti del nostro Parlamento, proprio perché ormai dilaga una cultura di tipo altamente fascista, con il disprezzo per ogni vera minoranza, con il giudizio di irrilevanza e di fastidio che si dà del dissenso: questa è la convergente continuità di quelle componenti autoritarie della sinistra e della destra che riuscirono a fare del fascismo un coacervo di estrazioni di sinistra e di destra. basta ricordare Mussolini, Rossoni, ed altri che, seguendo la linea della denuncia del formalismo delle libertà costituzionali borghesi, avevano, da posizioni massimalistiche e socialiste, proposto un certo schema di classe ma finivano poi per collegarsi con quella grandissima parte della borghesia (rinnegatrice di se stessa e dei suoi valori) che accampa continuamente i miti dello stato di diritto finché gli consentono di usare il potere di classe: li lascia però sempre cadere nella spazzatura delle dittature e dei comportamenti violenti quando non sono più atti a mantenere il potere di classe, per cui sono spesso invece necessarie scelte autoritarie. mi spiace imporre un momento di fastidio ai sei compagni del gruppo comunista che, con pazienza esemplare, sono restati in Aula mentre io parlo, mentre gli altri sono usciti. devo proprio dire, con la lealtà che dobbiamo a noi stessi che, quando ieri il compagno Enrico Berlinguer, per evocare l' esarchia di maggioranza, si è riferito a « tutti i partiti costituzionali » , a « tutti » quelli facenti parte dell' arco costituzionale , quando il compagno Berlinguer, a livello semantico, compie questa scelta di violenza verbale, è stato in quel momento il giacobino a parlare; è stato il compagno della sinistra, che opera una scelta di sinistra storica , nella quale il dissenso dei compagni non deve essere ammesso, il compagno che dissente non deve esistere. questo tentativo è tanto più grave quanto più è forse inconsapevole. ma si può davvero sostenere che noi siamo contro la Costituzione? ma allora c' è la maggior finezza, l' eleganza di sempre — devo proprio dirlo, vivaddio del presidente del Consiglio al quale più decenni passano e più siamo grati noi avversari — le direi nemico se per un laico avesse senso dire nemico in politica, ma non l' ha — per l' eleganza anche nel suo cinismo, per l' eleganza delle sue proposizioni. gli siamo grati per aver sentito il dovere di trovare questa sera una espressione più adatta, di « tutti i partiti » , ed ha detto « i partiti dell' accordo » . era così semplice! è raro e non piacevole vivere momenti nei quali, anche a livello di parole, dobbiamo andare a cercare proprio negli avversari un dato di tolleranza liberale. non possiamo tacere, signor presidente della Camera, non possiamo tacere quando, proprio nella Camera — passi tra i giornalisti; passi nel linguaggio comune, il capo del più grande dei nostri partiti, il segretario nazionale del partito comunista , colui al quale oggettivamente sono affidate per l' 80 per cento le speranze di chiunque sia di sinistra, in un intervento ufficiale, da parlamentare, dice « tutti i partiti » per intendere sei partiti, i partiti dell' arco costituzionale , i gruppi dell' arco istituzionale, per escludere ogni altro dalla legittimità costituzionale , ripetendo quindi questo inconsapevole tentativo di intolleranza giacobina e poi fascista, per la quale, in nome di una Costituzione che si tradisce poi nei fatti ogni giorno qui dentro, si escludano prima come anticostituzionali, i paleofascisti che sono dalla parte opposta alla nostra, per poi meglio attenuare, un tratto, sulla scia di questo, che saremmo anticostituzionali, costituzionali anche noi. ma, vivaddio! sarebbe semplice contrapporre il testo degli accordi che abbiano dinanzi agli otto referendum abrogativi che abbiamo fatto firmare al paese, che hanno raccolto 5 milioni e 800 mila firme legalizzate, tutti su richieste di formale e sostanziale attuazione costituzionale, contro l' anticostituzionalismo dei partiti dell' arco costituzionale ! è per questo che mi sembra che in sede di replica mi corra l' obbligo di dire al presidente del Consiglio che gravemente delusi ed allarmati restiamo del modo corrivo e sbrigativo, che può fare precedente, con cui ha risposto alla nostra mozione. non vogliamo tacere su questo, attenti come siamo sempre ai problemi dello stato di diritto e della Costituzione, attenti come siamo a non ripetere in questo campo i vizi della sinistra storica e a cercare di reincarnare, semmai, le speranze iniziali della destra storica , poi tradite. come può il presidente del Consiglio rispondere alla serie di domande incalzanti che abbiamo fatto sul significato del comportamento dei partiti, e poi, del Governo, in questo dibattito dicendo che dopo tutto gli accordi erano già stati approvati nelle sedi dei partiti? questo è uno scherzo triste, signor presidente del Consiglio . abbiamo certo l' articolo 49 della Costituzione, che fa un richiamo ai partiti nei quali ci associamo. ma dichiarare, come ha fatto il presidente del Consiglio , che la sede costituzionalmente rilevante e legittimante la mozione, gli accordi e il comportamento del Governo, sia nel fatto che nelle nostre sedi di partito le avevamo accolte o respinte, costituite un ulteriore aggravamento della situazione patologica, in termini costituzionali, nella quale i sei partiti dell' arco così poco costituzionale continuano a spingere il paese. avevamo chiesto al presidente del Consiglio di venire autonomamente ad assumersi la responsabilità di dirci, secondo gli articoli 94 e 95 della Costituzione, che cosa egli riteneva di fare sugli accordi tra i partiti. adesso, finalmente, il presidente del Consiglio ce lo ha detto. il presidente del Consiglio non poteva che dire — come ha detto — « obbedisco » , prendo atto. certo, Giulio Andreotti — non il presidente del Consiglio — ha aggiunto: ma io sono anche democristiano, il mio partito ha già discusso e approvato quegli accordi (tra l' altro, non credo in Consiglio nazionale ), quindi questo mi basta. invece continuate ad ogni livello, di Governo, di partiti, di sinistra, di destra, a dilatare il senso dell' articolo 49 della Costituzione, per cui stiamo facendo divenire arbitre della situazione le assemblee o degli iscritti della Democrazia Cristiana (che non ci sono state), del Pci e del Psi. dice Giulio Andreotti: noi questi accordi li avevamo già convalidati nelle nostre sedi di partito e dice questo come risposta alla nostra obiezione contro l' ingresso in Parlamento di questi accordi con una mozione surrettizia, antiregolamentare, che toglie a lei, toglie al Governo, il diritto dovere dell' iniziativa; che toglie al Governo il tempo anche di fare quanto l' articolo 95 della Costituzione prescrive: il presidente del Consiglio mantiene, elabora e assicura l' unità di indirizzo politico ed amministrativo del Governo. ebbene, era auspicabile che dopo aver dato al Governo il tempo di recepire queste cose approvate dai partiti e non si venisse invece qui, in modo protervo, ad imporle al Parlamento e al Governo, quasi come ad organi di registrazione tecnica, caro Zanone; e lo dico a te non solo perché così ti ringrazio vedendoti tra i pochi colleghi presenti, ma perché, vivaddio!, credo che tu sia tra i pochi liberali « ufficiali » che non abbiano in realtà interessi e condizionamenti salandrini; hai una sensibilità diversa, che non è nemmeno malamente giolittiana, dei « ministri della malavita » . e come avete potuto apporre la firma a questa procedura (non mi interessano qui i contenuti) così stravolgente? avete lasciato dire al compagno Craxi quello che doveva esser detto non solo da noi: perché il Governo non è venuto a farci le sue comunicazioni? certo anche questo è un po' strano. il compagno Craxi lascia firmare dal compagno Balzamo la mozione che è presentata anche per il compagno Craxi, e poi presenta questa doglianza essendo, a mio avviso, tra i correi di questo piccolo crimine ai danni di una corretta procedura costituzionale. ci troviamo dunque davanti a una ennesima mortificazione di equilibri costituzionali. non possiamo passarlo sotto silenzio. mi auguro anzi vivamente che il Governo colga qualche occasione per ristabilire il diritto dovere di iniziativa, di proposta. proprio perché noi crediamo nel Parlamento; sentiamo il bisogno, signor presidente del Consiglio , di un Governo che difenda il suo perimetro di responsabilità, che abbia la sua forza. un dialogo, una dialettica democratica, presuppongono l' esistenza e il mantenimento delle sue proprietà perimetriche, dei poteri, dei doveri. un Governo, dinanzi a cose approvate dai partiti, comunicategli dai segretari dei partiti, apprese dalla radio e dalla televisione, ha due scelte. dire: « tutto questo non è rilevante ai miei fini e quindi non ho da comunicare alla Camera alcunché di nuovo » ; oppure questo: « un accordo rilevante, nell' ambito dei miei doveri costituzionali diretti a mantenere l' unità d' indirizzo politico e amministrativo, turba in qualche misura i miei equilibri precedenti; mi presento quindi alle Camere rielaborando il programma e risollecitando la fiducia » . ed infatti, l' intervento del Governo oggi, a dimostrazione dell' esattezza della nostra preoccupazione di tipo costituzionale, è stato nella prima metà nella tradizione delle esposizioni in occasione di mozioni di fiducia o di presentazione del Governo alle Camere. è stata una sua decisione, signor presidente del Consiglio ; questo l' apprezzo per un verso ma ne resto allarmato per l' altro, poiché solamente la seconda parte era pertinente al nostro dibattito. avrei preferito che ella si fosse riservato, fra dieci o venti giorni, di venire a farci una comunicazione più ampia, non dando questa ulteriore copertura — oltre quello che è stato richiesto o al quale l' hanno costretta — a questa operazione corriva e sbagliata. si tratta di una operazione alla Oronzo Reale, non alla Alfredo Rocco . passiamo ad altro. sotto la pressione di un' attualità sempre più drammatica in termini di ordine pubblico , noi mettiamo in causa e colpiamo continuamente istituti e regole fondamentali. così è accaduto anche in termini di ordine pubblico . ma che cosa doveva e deve servire il fermo di polizia? doveva servire a rendere definitivamente chiusa nel 1 1969 la pagina della strage di piazza Fontana , con colpevoli Pinelli e Valpreda. questa era l' operazione di Allegra, di D'Amato , dell' ufficio affari riservati. mi pare che il presidente del Consiglio abbia avuto anche una finezza per la quale non gli sono grato: egli ha rimproverato solamente al collega. Franchi del Movimento Sociale Italiano una sua certa interpretazione, che è da molti più anni propria della nostra parte politica . non dubitavo, signor presidente del Consiglio , che, mentre ella era sicuramente attento alla legge numero 382 (la conosciamo ormai abbastanza), lei fosse altrettanto attento al dibattito. non ho nemmeno dubitato dal fatto che, convocato qui come è stato convocato, avesse scelto questo modo di essere qui presente, distratto, credo che anche il presidente della Camera , forse in certi casi, con queste cose, in qualche momento (mi scusi signor presidente , parlavo in astratto, non di lei), può dinanzi a certe « invasioni di campo » , certi atteggiamenti ed a certe sensibilità forse non sufficienti dei partiti, in termini di correttezza e di stile costituzionale — avere la tentazione di piegare distratto il capo, anche se non nell' inchino. così abbiamo interpretato il suo essere sempre chino in questo dibattito, come attento, finora, ad altro. dunque, il collega Franchi lei lo ha ben sentito. anche questo è tipico. lei ha sentito il bisogno di sbarazzarsi di quel sospetto e di quell' accusa allo stato di essere tollerante nei confronti della violenza attribuendolo solo ad altri e non a noi. invece noi continuiamo a ripeterlo: perché pensare sempre che questa sia una nostra ostilità ed una mancanza di misura? signor presidente del Consiglio , ella ha ritenuto giusto dire su Giannettini, in una occasione, null' altro che lo Stato aveva ritenuto di dover mentire e di essere tollerante rispetto ad episodi di violenza per « ragion di Stato » e per « ragion di partito » . anche lei, invece, oggi cerca di squalificare, attribuendola al paleofascismo, la tesi delle stragi di Stato . lo ha detto Franchi — insomma — e questo basta. il suo ministro di polizia non è ancora riuscito a criminalizzarci in modo ignobile fino in fondo, allora questa tesi delle stragi di Stato (e qui viene ancora fuori la sua finezza) meglio per ora rimproverarle al solo collega Franchi, missino. in effetti, da quella parte, è un po' difficile essere credibili fino in fondo quando si difende lo stato di diritto , la tolleranza delle istituzioni, il dovere dello Stato di essere più tollerante verso l' individuo e di sottrarsi alla legge del taglione più dei poveri individui che siamo noi e che, a livello di passione individuale, possiano trovarci a rispondere con la legge del taglione e farci giustizia da noi. è da questa parte, signor presidente del Consiglio , che noi diciamo — come ha detto il collega Franchi — che questo regime e questo sistema, quando si è sentito nella morsa di qualcosa di nuovo, è ricorso, attraverso i suoi servizi segreti , non solo a stragi di legalità, ma anche a coprire stragi di persone, per quella logica per cui lei, non a caso, nella sua replica oggi ci ha detto: anche allora, dopo l' altra guerra, le leggi liberali non bastavano contro il disordine pubblico, e ce ne sono volute delle altre per riaffermare l' ordine in Italia. certo, signor presidente del Consiglio , la tolleranza non è un valore specificamente costituzionale perché una Costituzione veramente laica non può — specificamente e letteralmente recepire un valore come quello della tolleranza che è innanzi tutto di carattere morale; qualsiasi Costituzione che pretenda di imporre come giuridica una interpretazione morale contiene in sé i germi dell' intolleranza giacobina, autoritaria, fascista o clericale. il modo di difendere la tolleranza giuridica è quello di difendere concretamente lo spirito della legge ogni giorno, aderendovi e soprattutto chiedendo allo stato di difendere innanzi tutto le istituzioni. voi che avevate ed avete le leggi Di Rocco vi dolete oggi di non avere delle leggi idonee a mantenere l' ordine pubblico in Italia! vi rendete conto che ci state dicendo che il nostro paese oggi è meno civile e meno capace di autodifesa democratica di quanto non lo fosse sotto il fascismo? perché se quel paese con un Governo a pretesa autoritaria, che però era un paese con il 36 per cento di analfabetismo, con un altro 12 per cento di analfabetismo di ritorno, quel paese diseducato dal fascismo, ebbene, se quel paese riusciva ad avere ordine grazie alle misure autoritarie Di Rocco così ben trovate, adesso voi democristiani e voi repubblicani (perché no) dite che queste leggi non sono sufficienti. naturalmente poi c' è un collega del Movimento Sociale che vuole invece la legislazione dei tribunali militari; certo, quelli sono borbonici ed evidentemente andrebbero meglio! vorrei poi vedere se i ragazzi aderenti al Movimento Sociale in buona fede capissero quello che c' è dietro, che cosa ne penserebbero loro per primi. voglio però sottolineare che è una mentalità gravissima e che dobbiamo denunciare quella di ritenere che perfino le leggi fasciste e anticostituzionali che difendete non sono atte a mantenere ordine nello Stato italiano così com' è. voi pensando in questo modo vi sbagliate e offendete la gente. perché non vi chiedete con umiltà se siete stati capaci, come lo erano i fascisti, di usare le norme del codice Rocco ? o se invece non siete stati incapaci perfino di questo? lo stesso Cossiga, quando non era schiavo per autodifesa della peggiore e della più pericolosa delle demagogie, aveva detto che la legge Reale non serviva a nulla. si fanno adesso — come la collega Bonino ha osservato — le leggi con il « reato di casco » , ma il reato di casco c' era già nella legge Reale : nella legge Reale c' era tutto, Cossiga non ha saputo usarla, non ha voluto usarla, perché non serviva a nulla usarla. non so infatti se Cossiga ha un figlio di 16-17 anni: se questo suo figlio uscisse con la motocicletta senza il casco e lui non gli dà due sberle, evidentemente Cossiga è un cattivo padre. se si va poi anche in motorino ad una manifestazione, è chiaro che si deve indossare il casco; ma Pinelli, Calabresi, Passamonti, sono morti con il casco? per un casco? di fotografie ne abbiamo poche, abbiamo solo quella del 12 maggio: Paolo Grassi probabilmente si è portato a Roma i costumisti della Scala, li ha prestati al ministro dell'Interno , sicché il 12 maggio abbiamo avuto tutti i possibili volti del teppista e del delinquente, perché c' era quello con il fazzoletto, con la mazza, la pistola, il « sampietrino » , e via dicendo. tutti nostri agenti, signor presidente , costretti a travestirsi da delinquenti, da teppisti, da assassini; quando l' ho detto in televisione ed ho protestato perché si costringono i nostri agenti a vestirsi come dei delinquenti, a fingere di essere degli assassini, c' è stato immediatamente il linciaggio. « hai detto che gli agenti sono delinquenti! » . è questo modo che questa sera ha trovato eco anche in lei, che se ogni tanto fa della retorica, lo fa con stile, è elegante. però, anche lei, signor presidente del Consiglio , ha detto: « quello che ci richiedono gli agenti... » . chi? signor presidente , viva un poco con gli agenti, magari quelli di scorta, se il partito o lo Stato gliene lasceranno un momento le possibilità dopo trentacinque anni di onorato ed importante servizio! se lei salirà sugli autobus, incontrerà le mogli e i figli degli agenti; ma anche dei carabinieri, di cui qui non si parla se non per incitarli al nostro linciaggio. il 12 maggio è riuscita l' operazione: adesso, quando camminiamo per strada, noi radicali, ogni tanto avviene che dei carabinieri sputano in un angolo, quando ci vedono. non ci è stato dato un solo secondo di replica alla radio o alla televisione per dire quello che pensavamo. avete ragione: accadranno delle cose gravi. certo, i carabinieri, gli agenti, sentono dire le voi sapete quanto sia falso) che qui abbiamo parlato solo quando venivano assassinati dei compagni e non partivamo quando erano assassinati dei poliziotti; mentre abbiamo fatto 70 giorni di digiuno — non io, me gli altri — per gli agenti di custodia! tra l' altro, signor presidente del Consiglio , l' hanno costretta a mentire, quando a marzo aveva preso quell' impegno di riforma degli agenti di custodia. ma il ministro non è Bonifacio, è Altavista: ormai abbiamo certa burocrazia a livello della giustizia, e anche degli Interni, che è l' unica ad esercitare il potere! una persona così sensibile e così preparata a certe scelte e metodi di civiltà giuridica, come il sottosegretario Dell'Andro , cosa può pensare quando sul problema degli agenti di custodia si costringe gente di opposizione, gente da « armata Brancaleone » , a fare dei digiuni per ottenere che vi siano più secondini? signor presidente del Consiglio , sarà magari Rauti a volere i pallettoni di gomma e le bande chiodate; non le vuole la gente. la prima cosa della quale il carabiniere ha bisogno è il diritto civile e non di divenire brigadiere o maresciallo, a seconda che, con il passare dei giorni e degli anni, si riduca di più a « pecora » , dicendo sempre « signorsì » , legato ad un codice militare barbaro, che si fonda sullo sfruttamento in sede di ordine e di servizio dello Stato, sull' ignoranza, sulla negazione dei diritti umani . i poliziotti, gli agenti vogliono questo: vogliono che i loro figli a scuola possano dire che il loro padre è un poliziotto o un carabiniere. ora, dopo cinque mesi di queste scelte, grazie alla debolezza di certe componenti Dc e alla debolezza complice dei nostri banchi, abbiamo i poliziotti assediati i poliziotti assassini degli studenti, gli studenti assassini di poliziotti. si è di nuovo fatta rovinare questa cultura, vecchia, fascista, borbonica, classista, quella che intuiva benissimo Pasolini nel 1968. fummo tra i pochissimi noi a dire chi a Valle Giulia aveva ragione (ed era difficile dirlo nel 68. essendo non poeti, ma politici com' e eravamo noi): a Valle Giulia coloro che aggredivano e avevano il volto cattivo, erano i nostri compagni studenti della borghesia. e coloro che erano costretti a « mobilitarsi » a difesa dello Stato erano i contadini; odiavano quegli studenti, anche perché c' era tutto un riconoscere in realtà, dall' altra parte, prima il padrone borghese nel Mezzogiorno, adesso il figlio del padrone borghese. da tutte le parti che cosa si pensa? « se faccio il delinquente, mi mettono dentro, se faccio il poliziotto, per il borghese illuminato, sono un essere secondario » . è vero che c' è tutto questo. ma allora da parte della collega Faccio o della collega Bonino, da parte di noi radicali signor presidente del Consiglio , non è affatto demagogia, nemmeno non violenta, quella per la quale siamo qui in questa occasione a dirle che è vero che da oggi ognuno di noi è un poco meno libero; che è vero che il centro di gravità degli accordi dei sei, quello chiaro, e preciso, la « moneta contante » , l' unica che è corsa in quest' accordo tra i sei, è la parte sull' ordine pubblico , è la parte del fermo di sicurezza, di polizia. si dice: « abbiamo bisogno » — lo dice Cossiga — « di una polizia che sia più efficiente » . certo, ma efficace a che cosa? il fermo di polizia è servito per far volare dalla finestra Pinelli, 8 servito per cercare di incastrare Valpreda. i servizi di sicurezza c' erano, vivaddio! oggi si dice: « li abbiamo distrutti e quindi non possiamo dominare la eversione delle Brigate Rosse » . ma come? allora c' erano! Henke ancora non ha ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria; è al di sopra di ogni sospetto. ma non fummo denunciati quando su tutti i muri d' Italia, però, dovendo « emblemizzare » il responsabile, mettemmo non a caso, la fotografia di Henke, lorda di sangue: volevamo il processo come sempre, da non violenti , disobbedendo, cercando così di far fare dei passi più « su » . signor presidente del Consiglio , non è da lei, così come non è da compagni della sinistra, usare l' argomento che oggi l' ordine pubblico esige più strumenti violenti per lo Stato; non è da lei, che non è un giurista ma ha la sua finezza, come tutti gli altri, dirci davvero che crede, che credono i compagni comunisti nell' opportunità di certe scelte giuridiche, quelle scelte per le quali si aggravano le pene per il porto d' armi, le pene di tentativo, le pene di pericolo. così facendo sempre di più assecondiamo una certa logica. visto che « fuori » per il porto d' armi e su certi reati minori la pena diventa di qualità diversa, vi è un incentivo a sparare, così come lo è stato con la legge Reale . che cosa dicevano, infatti a Regina Coeli , i vecchi di Testaccio, della vecchia mala di Roma, signor presidente ? che cosa dicevano quelli di terza-quarta generazione? « la tariffa oramai è la stessa. queste cose non le possiamo più fare. noi andavamo con le false pistole, perché se erano false e ce beccavano c' era il diritto di fuga nei fatti. quindi non sparavamo. ma adesso... dopo la legge Reale ... la tariffa è la stessa, tanto vale che cerco de sparà e de liberamme » . purtroppo queste cose non si poteva rimproverare al codice Rocco di non conoscerle; non si poteva rimproverare alla borghesia fascista che ci offriva il meglio del suo sapere giuridico e autoritario, per esempio, di non proporre alla Camera dei fasci e delle corporazioni quelle indegne leggine che abbiamo ed avete votato, quelle del sequestro obbligato degli immobili. io non ho mai impugnato una pistola in vita mia, ma ho mezza voglia di prenderla e di chiedere al collega, amico Zaccagnini di ricevermi un giorno a Piazza Sturzo; sede di associazione politica, e di lasciare un momentino lì la pistola. il magistrato ha l' obbligo di sequestrare l' edificio. e evidente che non è così, ma la legge lo dice. sono queste le cose che sono mancate all' Italia. e vedete Le Monde , che era il più autorevole dei giornali stranieri che, nel 68-69 — non so, onorevole presidente del Consiglio , se ella lo ricorda — scrisse « il giorno in cui la Chiesa dovesse tollerare in Italia un compromesso storico , sarebbe Andreotti... » : perché non può, perché fa parte del disegno. queste cose le scrivevano a suo tempo e si consentiva; era il periodo del divorzio e di altri particolari avvenimenti. ebbene, che cosa scrive questo giornalista che tutti conosciamo come attendibile e che tra l' altro lavora per un giornale autorevole come Le Monde ? egli dunque scrive che i massimi dirigenti democristiani e comunisti ci assicurano in privato — ma un giornalista non è mai in privato quando è inviato speciale — che dietro le « Brigate Rosse » vi sono i cecoslovacchi. a questo proposito Nobécourt fa un commento un po' scettico, pur dicendo che potrebbe essere possibile. però anche ieri abbiamo sentito cose del genere ed abbiamo potuto, leggere su Panorama ipotesi analoghe. abbiamo sentito ieri la compagna Magnani Noya dire che si vuole conoscere il cervello che sta alle spalle di tutto. si cerca lo « 007 » , la mente che trama tutto. — ricomincia così a circolare, signor presidente : anche fra i laici, con recenti accreditazioni di oltretevere, la nozione che il demonio esiste in carne ed ossa ; pertanto in questa circostanza bisogna trovarlo e si dice che possono essere i cecoslovacchi. faccio notare come il laicismo italiano sia così erudito, ma così poco colto, e per molti versi così poco duro nelle sue convinzioni di tolleranza e di indifferenza, che poi queste trasmissioni di valori le accetta immediatamente. ma perché non si può dire che dietro le « Brigate Rosse » vi siano i palestinesi? si potrebbe anche dire che qualcuno dei compagni disperati che cercano di stare con i non violenti siano andati a dare una mano in Palestina e altrove e siano tornati con qualcosa! non è che io posso — né vorrei — fare qualcosa per lo Stato, come l' onorevole Rauti, collaborando con esso; tutto quello che posso fare per lo Stato, in termini di sicurezza, posso osare di darlo qui, non in altre vesti, come lei immagina, signor presidente del Consiglio . si parla dei cecoslovacchi, ma andate piuttosto nelle carceri a cercare le cause e le ragioni delle « Brigate Rosse » ! signor presidente del Consiglio , a questo proposito è esemplificativo quanto ci ha detto sulle carceri o: diciamo meglio, quanto la mozione dei sei dice — o meglio non dice — sulle carceri, quella mozione in cui i sei sono gli estensori oggettivi — ed allora anch' io faccio la dietrologia — del « ministro » della giustizia Altavista. dal carcere si evade, signor presidente del Consiglio , se come oggi si arriva alla cifra record di 35 mila detenuti (mi corregga se sbaglio, signor sottosegretario Dell'Andro ma mi pare che la cifra esatta sia di 31 mila 403 detenuti). a Regina Coeli il direttore mi ha confermato — e non c' è che da dirgli di aver fatto bene ad affermarlo che nel vecchio isolamento, qui a Roma, ancora in questi giorni si usano due « cose » che non sono mai state celle, nemmeno cinquant' anni fa, senza impianto elettrico. e continuano ad arrivare i detenuti ed arriveranno sempre di più! signor presidente del Consiglio , lei continua la dire che cercherete di studiare delle misure per le carceri eccetera; ma lei cosa crede? il carcere è l' accademia dei NAP! quando si vive nelle carceri in questo modo e si sa che se si ha un buon avvocato, comunista o radicale o democristiano, non si è delinquenti e si esce, ma che se si è fra un certo tipo di delinquenti si resta lì per mesi. mesi! senza magistrati che arrivano! e non fate più i processi ed i decreti di carcerazione non vanno più inoltrati! avete due milioni di processi che non farete; fate l' amnistia tutti i giorni! e le carceri devono essere piene, perché in tal modo i direttori non raccontano nulla, ed è la mafia la direzione del carcere pieno zeppo! ed allora le evasioni sono decise; evadono Lo Muscio e Zicchitella e quest' ultimo si trova in un certo modo, colpisce e viene ammazzato da Lo Muscio , senza che i due siano stati trovati prima. e Lo Muscio è ammazzato in condizioni che ancora non conosciamo. il generale Dalla Chiesa conosce bene i metodi per controllare le « Brigate Rosse » : con i frati-mitra e gli altri. c' è stato un momento di prima crisi apparente delle « Brigate Rosse » : nella « Brigata rossa » c' era uno della « Brigata rossa » che riteneva di essere della « Brigata rossa » e che aveva a fianco uno della « Brigata rossa » che probabilmente era di Dalla Chiesa e che stava a controllare. abbiamo sentito qui alla Camera il capo dell' antiterrorismo Santillo, che pure è uno che non ha mai avuto i guanti ed i cappotti di cammello, dire « sono contrarissimo, io capo dell' antiterrorismo, a prevedere la possibilità di utilizzare i nostri agenti come infiltrati nelle Brigate Rosse e nei NAP, perché, per esserlo seriamente, occorre pagare lo scotto della prova, ammazzare più degli altri, passare — cioè — attraverso la prova del fuoco. e questo no! » . mentre la linea del generale Dalla Chiesa è sempre stata un' altra; non a caso gli è stato fatto scegliere chi, dove e come! non tolleranza, è stato detto. compagni comunisti, stiamo d' accordo con voi che vi sono dei prezzi da pagare, ma è possibile — vivaddio! — che non stiamo in nessuna « fede » , non il 27 gennaio, non oggi? in termini di ordine pubblico va detto che se tolleranza deve finire è quella nei confronti dei generali! non è possibile che solo la magistratura dirvi, di volta in volta, ad individuare determinati fatti. come è possibile riformare, se gli Stati maggiori restano gli stessi? come non si potrebbe aiutare un Governo che volesse. in ipotesi, vivere altrimenti, costringendolo, consentendogli, sollecitandolo a talune epurazioni? l' epurazione è un dato necessario quando passano trenta, quindici anni in un certo modo! quando abbiamo « leali » servitori dello Stato, quali De Lorenzo , Miceli, Maletti! andavo, in genere, il 2 giugno alle sfilate per l' anniversario della Repubblica; vi andavo da non violento , con i cartelli, e venivo fermato dalla polizia e picchiato. con i miei compagni e le mie compagne, il mio dissenso con questo modo di celebrare la Repubblica. intendevamo sottolineare, mentre gli obiettori di coscienza riempivano i penitenziari e le carceri, un modo diverso di vedere lo Stato. chi c' era, in quelle occasioni, a fianco dei presidenti della Repubblica? quelli che troviamo in altri pretori, con imputazioni; coloro che non si presentano in determinate situazioni, che ricattano i ministri, che li portano avanti, che obbligano i presidenti della Repubblica a smentire (creduti o non creduti)! abbiamo vissuto degli anni che non ci permettono di ritenere che sia possibile fare una operazione come quella cui mi riferisco, moderata (che, per altro, può essere voluta ed effettuata), senza laicizzare questi problemi! si coprono, nei fatti, Miceli e Maletti, i quali oggi, se da qualcuno sono garantiti, è proprio dalla sinistra che, avendo scelto la via delle garanzie per il futuro, dà nel contempo la garanzia che non si discuta troppo del passato. non credo che Miceli sia oggi protetto da Almirante. il collega Almirante che razza di protezione può dare? se mai di protezioni ne diamo loro noi, con questa linea politica di compromesso! e quale compromesso? anche in materia — è un punto che nella mozione avevamo sollevato — ha ragione Galloni. si tratta di un accordo politico. perché speculare, perché dire: questo è il grande accordo storico, è l' accordo di programma? questo è un « pastrocchio » , così come è un « pastrocchio » costituzionale — me lo consenta il presidente del Consiglio — la procedura in cui abbiamo vissuto in questi giorni, il modo in cui lo stesso onorevole Andreotti ha parlato, come se venisse per scelta autonoma, metà per rispondere alle mozioni, metà per sollecitare una sorta di fiducia (il senso dell' ultima parte della sua perorazione, onorevole Andreotti, è questo). tutto questo, come se l' occasione fosse tutt' altra. se non si ottenesse questa sera un determinato voto, il Governo non sarebbe « finito » , secondo la procedura; semmai, si tratterebbe di una « non fiducia » ai segretari dei partiti da parte dei deputati dei vari gruppi. se quella presentata è una mozione di fiducia , lo è dei partiti nei confronti dei gruppi parlamentari . il voto, comunque, sarà fatalmente uno. dicevo che ha ragione Galloni quando dice: non è successo nulla di grave, si tratta di un fatto positivo in più. certo che lo è un fatto positivo in più per la Democrazia Cristiana ! noi, come sinistra, non possiamo neppure tentare un programma comune di Governo e « rimediamo » posizioni varie sul fermo di polizia, sulle altre questioni, sulle scelte ideali e di metodo. tutto questo, perché non si può governare con il 51 per cento , mentre la Democrazia Cristiana può governare; da sola, con il 37-38 per cento ! questa è la filosofia dell' attuale legislatura; filosofia alla quale dobbiamo inchinarci, senza di che siamo, quanto meno, pazzi, intemperanti, incapaci di una strategia seria. incapaci di fare come fanno i compagni socialisti ed il compagno Craxi... adesso, con la legge numero 382: gli avete dato un' altra lezioncina. stanno dicendo: ahi, ahi! ripeteranno, come puntualmente dall' inizio della legislatura: « questa è veramente l' ultima volta che siamo costretti ed accettiamo di darvi il voto » . l' onorevole Craxi già aveva chiesto al presidente del Consiglio di dare comunicazioni preventive sul tema del Concordato, prima dell' invio di qualsiasi delegazione per le trattative; ella, onorevole presidente del Consiglio , non ha dato queste comunicazioni, ed ha avuto ragione, tanto Craxi aveva già votato, poi si è doluto, per poi nuovamente votare. i compagni socialisti hanno tanto rimproverato i compagni comunisti di avere votato contro la legge Reale , dopo averli « costretti » (pensate, una forza politica che lamenta di essere stata costretta da un' altra a dare un certo voto!) a votare a favore. ebbene, questa volta, in occasione della votazione per divisione della mozione Piccoli, avremo modo di vedere come voteranno i compagni socialisti, i quali — così almeno si dice, casi scrivono i giornali, così almeno in parte, nel passato, ci è stato dimostrato — rispetto ai compagni comunisti, che sono invece più sensibili alle componenti giacobine, sono più preoccupati delle istanze socialiste, laiche, libertarie, radicali. forse non ci sarà neppure più l' eccezione rappresentata dal compagno Fortuna: da un po' di tempo, infatti, i compagni socialisti fanno passare tutto. quanto agli amici liberali, in un primo tempo avevano mugugnato anch' essi contro queste disposizioni sull' ordine pubblico ; ma in quali regimi, signor presidente , gli oppositori si manifestano innanzitutto attraverso il mugugno per poi manifestare, nella concreta espressione della propria — moralità politica, il loro consenso, con l' astensione o in altro modo? ci troviamo, nella vita di ogni giorno, di fronte ad una situazione nella quale non c' è più nulla: la distinzione tra opposizione e Governo, maggioranza e minoranza, esecutivo e legislativo, gli equilibri costituzionali. c' è invece l' affermarsi di qualcosa che dobbiamo, io credo, da una parte al populismo di marca cattolica, dall' altra a quella che io non nominerò, ma che mi è apparsa una delle menti comuniste più rigorose, una di quelle da cui sono, per forza di cose maggiormente coinvolto, dalla quale, nel 1958-1959-1960 si è affermato da posizioni di sinistra comunista — che non si fanno grandi cose nel nostro paese se tutte le sue grandi forze popolari non sono unite per questo grande compito. è questo tipo di discorso che mi fa paura. la democrazia non è, invece, quella che lascia quel che non è grande all' opposizione; la democrazia è l' opposto, la democrazia lascia quel che è grande all' opposizione: grande l' opposizione, grande il Governo. ma c' è molto più disprezzo, in fondo, della Democrazia Cristiana da parte dei compagni comunisti che da parte nostra. qual è il presupposto da cui partono i compagni comunisti? non si può governare — essi dicono — con il 51 per cento , e questo perché, se la Democrazia Cristiana resta all' opposizione, essa compie una scelta antidemocratica, cilena, e ci fa fuori tutti, in un contesto internazionale come quello attuale. questa, sin dal primo giorno, è stata la giustificazione della loro linea politica: non possiamo governare con il 51 per cento dei voti. ma tra l' altro sappiamo bene che la maggioranza delle sinistre non si limiterebbe al 51 per cento dei voti. ve l' immaginate voi, infatti, gli amici repubblicani e socialdemocratici i quali, di fronte ad una sinistra che va al Governo con il 51 per cento dei voti, restano a fare i fedeli alleati della Dc? avete visto ciò che è accaduto a, Torino, in tutta Italia. appena la sinistra ha ottenuto il 51 per cento , ha subito di fatto raggiunto il 60 per cento , perché i socialdemocratici ed i repubblicani hanno pensato che, essendo sempre stati vicino alle poltrone del potere, poco importava che fossero cambiati gli occupati di queste poltrone. ciò dimostra che in Italia la prospettiva di giungere al 60 per cento dei voti esiste, e non solo per il divorzio. e poi c' è nella Democrazia Cristiana chi crede più nel potere che in altro; ed allora vedrete, raggiunto il traguardo (del 51 per cento alla sinistra, quanti fermenti cattolici, quanti neo-rodaniani apparirebbero, magari tra i deputati, magari anche personaggi come Donat-Cattin, per venire a schierarsi con i vincitori... forse anche Andreotti, che però non ha, forse un eccessivo gusto del potere, di avere comunque da amministrare qualcosa (mentre altri lo hanno e sono infatti i più duri quando dirigono un ministero, come dimostra la vicenda della legge numero 382, contro la cui attuazione stanno agendo personaggi che un tempo passavano per essere di sinistra). abbiamo di fronte questa situazione, in ordine alla quale ritengo che non sia eccessivo il lavoro al quale dobbiamo richiamare noi stessi. non possiamo continuare a dimenticare che alla base della linea del compromesso storico c' è un giudizio — la sinistra non può andare al potere con il 51 per cento su questa grande componente popolare e cattolica, la quale potrebbe salvarsi dai suoi dèmoni solo al potere, ma invece, confinata (come si dice con linguaggio dittatoriale antidemocratico) all' opposizione sarebbe prigioniera dei suoi cattivi dèmoni. non è così, tant' è vero che semmai i cattivi demoni sono venuti con il centrosinistra. i generali degli anni 50 ci pensavano un poco a fare i golpes; i generali degli anni 50, vivaddio, forse non erano dei Clausewitz, non erano degli uomini particolarmente affascinanti per le loro idee politiche, militari, eccetera, ma mestavano poco; tutt' al più si preoccupavano di problemi esteriori. quand' è che nasce, invece, e divampa, la strategia dei golpes, delle stragi, delle disobbedienze dei servizi segreti ? è sotto la copertura del centrosinistra, quando — magari sotto la copertura del prezzo pagato con lo statuto dei lavoratori — abbiamo sempre di più, col passare degli anni, dei generali leali servitori della Repubblica democristiana che ad un certo punto cominciano ad avere dei guai con la giustizia, e diventano candidati del partito di Almirante, per difendersi da ministri ingrati e devono, venire qui in Parlamento sottoposti all' accusa di essere fascisti, mentre certamente quei « golpettini » non intendevano farli in quanto fascisti, ma in quanto volevano difendere la Repubblica contro i rischi del comunismo, della sovversione, e così via . ho praticamente terminato il mio discorso su questi interrogativi. io credo che, quanto più andiamo avanti, tanto più stiamo dimostrando che la democrazia non può vivere se non si riconoscono in primo luogo, all' opposizione dignità e forza pari a quelle del Governo e, in secondo luogo, se non si riconosce che il solo modo di collaborare tra grandi forze storiche diverse è quello di credere fino in fondo nella propria diversità e dialogare democraticamente, cioè drammaticamente, da diverse posizioni, di Governo o di opposizione. non è possibile procedere a questi sincretismi, in base al presupposto che si è popolari. quasi che le tradizioni popolari di per sé fossero convergenti, quasi che le tradizioni popolari non tollerassero quelle grandi differenze che appartengono, per esempio, alle grandi scuole filosofiche. sono proprio queste, invece, che generano e tollerano le diverse umanità, le diverse civiltà giuridiche, le diverse realtà umane e sociali e culturali. proprio di questo, io credo, sta rischiando di morire la democrazia italiana. io non sono tra quelli che urlano contro il compromesso storico , perché mi pare una visione ingenua. non è affatto vero che Enrico Berlinguer abbia scoperto il compromesso storico , perché questo esiste da trent' anni . dovete ben saperlo: nelle Commissioni parlamentari comunisti, democristiani e socialisti, nel 1959, 1960, 1961 e 1962 votavate sempre insieme. le giungle, lo Stato corporativista li avete costruiti insieme, costantemente. ve lo dobbiamo spiegare noi? spieghiamolo fuori. a coloro che fanno la demagogia anti-compromesso storico noi diciamo sempre che questa è una falsa impostazione del problema. il nostro problema, signor presidente , è un altro. noi dobbiamo sempre cercare il contatto con l' avversario, perché questo fa parte della lotta democratica, dobbiamo offrire un programma anche all' avversario. quello che noi contestiamo è che sia una scelta felice per la classe operaia , per la sinistra, fare un accordo cedendo mi principi e accettando il ragionamento che in una situazione sociale deteriorata ci vogliono norme fasciste, o l' aggravamento di norme fasciste, e i fermi di polizia. è questo che ci divide: la convinzione che quanto più la situazione è difficile, tanto più le posizioni ideali esterne che seguono le differenze dei vari partiti, allora devono risaltare. scusate, ma a cosa serve la speranza socialista, se è speranza nei momenti senza problemi di una società diversa, o di una società che è già socialista? se si afferma la speranza nel metodo, nella realtà democratica di classe, nelle scelte e nelle analisi socialiste, nel momento di difficoltà sociale, nel momento del disordine, allora si dice che è attraverso il consenso, rimettendo alle masse, alle organizzazioni dei lavoratori, alle organizzazioni politiche, su programmi di sempre maggiore realizzazione costituzionale, che si possono fare e si devono fare gli accordi più ampi. signor presidente del Consiglio , riteniamo che ella, prima o poi, dovrà venire a parlarci di cose diverse da quelle contenute nei vari punti della, mozione, per ratificare la quale sia io sia lei siamo stati (convocati qui. mi riferisco agli otto referendum, anzi ai nove, sui quali, che lo vogliate o meno, il Parlamento ed il Governo sono chiamati a decidere. sarà forse il caso di parlare anche di questo perché gli altri, accordi, quelli siglati con incontri bi-trilaterali, rischiano di, farci diventare vittime delle compagne di intossicazione. attraverso la vostra Rai-TV di regime, avete creduto che la vita politica italiana fosse rappresentata dai vostri incontri bi-trilaterali, dai vostri « balletti » quotidiani, durati per quattro mesi. ne siete rimasti convinti dalla televisione che, per servilismo, vi rimanda solo la vostra immagine, in questa logica che dimostra come voi siate dei giganti con i piedi di creta. avete i mezzi, avete una maggioranza incredibile ed avete la situazione disastrosa al livello di senso sociale. come può accadere una cosa del genere? forse perché l' informazione è fatta da socialisti di regime, da « barnabeiani » , siano essi socialisti o meno, da chi non crede nella verità, ma nella doppia, tripla, quadrupla, quintupla verità, nella verità della propria carriera giornalistica, fatta da quel giornalismo che, signor presidente del Consiglio , continuerete a creare anche per ordine dei sei partiti, da quel — giornalismo che finanzia le testate, il profitto. avete assunto, al livello semantico, degli atteggiamenti veramente incredibili. lo ricordavo l' altro giorno. il ministro Bonifacio, ex presidente della Corte costituzionale , ha trovato anomalo che un magistrato abbia detto di voler usare la legalità contro il sistema, tanto è vero che lo ha denunciato. perché è accaduto questo? perché nella testa del ministro Bonifacio sistema e Costituzione si sono confusi. il magistrato ha affermato di voler usare la legalità contro il sistema, ma noi sappiamo che la nostra Costituzione, oggi, è attuata soltanto per la metà, mentre per il resto, nelle strutture fondamentali dello Stato (i codici penali, militari, eccetera), vigono norme precedenti. sappiamo che il sistema oggi nasce dall' intreccio tra il ventennio fascista che è stato riconosciuto valido fino ad adesso ed i peggioramenti dei miserrimi perfezionamenti alla Reale o alla Bonifacio. questa è la situazione, e quindi noi ci troviamo a dover, una volta di più, sottolineare che in questo modo stiamo andando verso uno stato di cose nel quale il rafforzamento che voi ritenete di attribuire alle istituzioni diventa invece il loro indebolimento. vi ingrossate e confondete sempre di più il sistema così com' è con la Costituzione, con la Repubblica, con la legalità repubblicana. e andate avanti su questa strada. continuate a dire che non volete l' amnistia e poi fate l' amnistia dei due milioni di processi l' anno che non chiamerete mai, e lasciate 24 mila detenuti in attesa di giudizio, a coprire il potere della mafia nelle carceri. avete, sotto l' apparenza della saggezza di questo accordo, l' illusione populistica ed unanimistica che è sempre, in fondo, antidemocratica, ed è sempre l' illusione di chi si sente impotente ed ha bisogno sempre di più del potere sugli altri per affermare la propria forza e lo fa con leggi che sono in realtà di violenza. signor presidente del Consiglio , signor presidente della Camera, innanzitutto, chiedo scusa di essere stato lungo in questa mia replica, ma vorrei dire due parole per finire. noi ci auguriamo profondamente che almeno su alcune cose marginali, magari solo all' apparenza, da questo Governo, non perché rinnovato — confesso che non troviamo elementi di rinnovamento solo perché sono state compiute tutte queste cerimonie — sia prestata una maggiore attenzione nei confronti della Camera, particolarmente da parte del ministro dell'Interno . dalle statistiche elaborate dall' ufficio studi della Camera, appare chiaramente che il ministro dell'Interno evade sistematicamente il suo dovere di rispondere di fronte all' esercizio degli strumenti ispettivi della Camera: ma quando questo accade, già ci si trova di fronte regolarmente ad un fatto grave per l' ordine pubblico . per finire, auspichiamo che il presidente del Consiglio della Repubblica italiana voglia occuparsi, assieme al ministro dell'Interno , dell' accertamento della verità sui fatti accaduti a Roma il 12 maggio, quando fu assassinata — non si sa da chi — una ragazza innocente, Giorgiana Masi , furono colpiti una settantina di cittadini e, insieme a loro, la legalità repubblicana. mi auguro che sia il mio Governo, il Governo della Repubblica italiana a darci qualche notizia su questo episodio, perché nella difesa dei diritti civili noi non siamo — e voi lo sapete — pasticcioni come altri. se il Governo della Repubblica avrà, a proposito del 12 maggio a Roma, il coraggio di riconoscere gli errori commessi e di portare sulla tomba di Giorgiana Masi almeno l' omaggio della verità, sia pure tardiva, saremo i primi a dire che chi riconosce i propri torti dimostra di essere divenuto forte. se questo non accadrà, anche all' estero grandi firme e grandi nomi non sarebbero mobilitati come questa volta per cose troppo generiche, che si prestano poi ad essere contestate, e che non hanno seguito. voi conoscete i radicali: noi preferiamo cogliere poche cose e diciamo che o presto il presidente del Consiglio e il signor ministro dell'Interno risponderanno alle interrogazioni, ai libri bianchi, alla richiesta che sale da tutto il paese perché la verità sia fatta su quei giorni e perché gli assassini (quali che essi siano) siano colpiti, o saranno, costretti a farlo dalla forza che ci verrà dall' appellarci all' opinione pubblica (nazionale ed internazionale) ed anche ad altri momenti di diritto, anche internazionali. sulle otto ore del 12 maggio, noi conquisteremo sicuramente la verità e se questa richiesta viene da questa opposizione è perché noi siamo veramente un' opposizione che è fiera se qualche volta riesce a realizzare momenti di rapporto tollerante e di collaborazione con il Governo del proprio paese. riteniamo anche che sia giunta l' ora che il « ministro » di grazia e Giustizia Altavista lasci un po' libero il campo al senatore Bonifacio (se questi vuole rimanere al ministero della Giustizia , altrimenti si dimetta) affinché gli impegni assunti per la riforma carceraria e gli agenti di custodia non siano disattesi come lo sono stati fino adesso, magari facendo cadere l' amministrazione della giustizia nel ridicolo: abbiamo cercato (e forse ci ha provato anche il presidente del Consiglio ) di impedire quella stupidaggine dei referendum concepita da Altavista e fatta propria dal « facente funzioni » ministro Bonifacio. dopo di che, si è svolta a Portici l' assemblea nazionale degli eletti, i quali si sono attestati sulle nostre stesse posizioni. ragion per cui, niente riforma. chiediamo, come vedete, poche cose; quelle poche cose che crediamo di poter chiedere a qualsiasi governo, noi che non siamo, come i compagni comunisti, convinti che basti fare degli accordi perché una qualsiasi classe dirigente possa poi fare tutto. e ci auguriamo veramente che le poche cose che in questo momento chiediamo al Governo siano realizzate.