Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 19 - seduta del 26-07-1968
Sul Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari
1968 - Governo II Leone - Legislatura n. 5 - Seduta n. 19
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole ministro, dopo l' ottimo intervento di opposizione dell' onorevole Cantalupo, che mi permetto di ringraziare, a titolo personale e a nome del mio gruppo, anche per ciò che ha detto a nostro riguardo (e replicherò nel merito più avanti), vorrei, con il permesso del senatore Medici, dare inizio a questo mio non ampio intervento, su una materia così seria, in maniera scherzosa, cioè annunciando che, in sostanza, da parte nostra si potrebbe anche procedere, alla fine di questo dibattito, ad un cortese invito alla Presidenza perché voglia modificare il regolamento della Camera per ciò che concerne la destinazione del voto. ci siamo resi conto, infatti, dopo l' intervento dell' onorevole Cantalupo e avendo ascoltato gli altri interventi o conoscendo, per quel che riguarda i socialproletari e i democratici cristiani , che non sono ancora intervenuti in questo dibattito, i loro intendimenti attraverso quanto hanno detto al Senato i loro gruppi e che certamente ripeteranno qui, ci siamo resi conto, dicevo, che esiste un solo voto di destinazione positiva nei confronti del trattato di non proliferazione ed è il voto dell' onorevole La Malfa . gliene diamo atto. gli altri voti, per le motivazioni dalle quali sono stati preceduti o con le quali sono stati accompagnati, sono tutti, nella sostanza, a destinazione negativa, sicché vorremmo che fosse modificato il regolamento e che si prendesse comunque atto che si può votare favorevolmente votando « sì » , votando « ni » o votando « no » , e che si può votare contro votando « sì » , votando « ni » , o votando « no » . vorremmo cioè che, d' ora innanzi, si tenesse conto delle motivazioni e non della materialità del voto espresso. abbiamo udito un voto di astensione motivato esattamente come un voto contrario; abbiamo udito (ne parlerò) un discorso ministeriale di presentazione di carattere positivo, con motivazioni atte a giustificare in pieno un voto contrario; abbiamo udito dai banchi comunisti pesanti riserve che investono tutta la politica estera del Governo e del paese, espresse in guisa tale da poter giustificare un voto negativo e conducenti invece ad un voto positivo; udremo dai banchi socialproletari (basta leggere il testo dell' ordine del giorno presentato dai deputati del gruppo socialproletario) un discorso intriso di pesantissime riserve, tra le quali la più pesante che possa immaginarsi all' atto della firma di un trattato, cioè la richiesta che il trattato stesso venga modificato e riveduto contestualmente (non so come si potrebbe fare) alla firma; tuttavia, anche i socialproletari concluderanno per un voto positivo. è stato incaricato dal gruppo della Democrazia Cristiana di prendere la parola su questo argomento l' onorevole Zamberletti, le cui tesi contrarie a questo trattato sono state manifestate per iscritto recentemente su un autorevole periodico, come ha ricordato questa mattina l' onorevole Giuseppe Niccolai; ma anche l' onorevole Zamberletti concluderà indubbiamente per il voto positivo, sicché devo correggere la impressione sgradevole che qualche mio collega di gruppo ha avuto e ha manifestato: che noi siamo isolati. ci sembra che sia isolato l' onorevole La Malfa , ci sembra che il solo voto positivo nel convincimento, nelle motivazioni, nello stesso slancio oratorio sia in questa occasione il voto dell' onorevole La Malfa . chiusa questa parentesi iniziale, onorevole ministro, voglio riferirmi ad una sua cortese interruzione all' intervento dell' onorevole Cantalupo. l' onorevole Cantalupo aveva assunto (certamente malvolentieri, ma avendo ragione, io credo) in qualche modo le difese del precedente Governo di centrosinistra, cioè del Governo presieduto dall' onorevole Moro, quando ministro degli Esteri era l' onorevole Fanfani, dando atto a quel Governo di una certa sua coerenza non solo nel manifestare riserve al trattato sul piano oratorio e sul terreno della politica interna , ma anche nel sostenere quelle stesse riserve nelle competenti sedi internazionali (vedansi i famosi citatissimi emendamenti dell' ambasciatore Alessandrini in ordine al trattato di non proliferazione ). ebbene, ella, onorevole ministro, ha interrotto l' onorevole Cantalupo per ricordargli che l' autorizzazione al nostro rappresentante alle Nazioni Unite perché egli facesse il 12 giugno (pochi giorni or sono, in fin dei conti ) la nota dichiarazione di propensione e di impegno alla firma da parte del governo italiano era stata data indubbiamente da quel Governo. aveva pertanto ragione l' onorevole Cantalupo (siamo sempre di fronte a drammi pirandelliani qui dentro) quando dava atto al precedente Governo della sua coerenza e potrebbe avere avuto ragione lei, senatore Medici, nel momento in cui rilevava che l' atto finale compiuto dal precedente Governo non è stato invece conforme ai precedenti atteggiamenti di quello stesso Governo. ma qui si apre da parte mia — se me lo consente, onorevole ministro — una piccola indagine, che potrebbe aver quasi sapore di scandalo o di inchiesta (è il clima di questi giorni!). 12 giugno 1968: se io sono bene informato, nei giorni precedenti e certamente nelle settimane precedenti fino al 19 maggio, giorno in cui era ormai conclusa la campagna elettorale , e oltre il 19 maggio, le istruzioni che la nostra delegazione all' Onu aveva in ordine al trattato di non proliferazione erano rimaste invariate. per essere più esplicito, credo di poter dire, secondo le informazioni in nostro possesso, che fino a quando il senatore Fanfani è stato il titolare politico della Farnesina, egli non ha modificato le istruzioni alla nostra delegazione. qualcuno le ha modificate? in quale momento? per quali motivi? la data del 12 giugno — eccoci alla nostra piccola inchiesta — è un dato indicativo. sono andato a rivedermi, signor ministro, il calendario della crisi governativa . il 12 giugno noi fummo nella necessità (i colleghi lo sanno perché la stampa una volta tanto ne ha parlato abbastanza ampiamente) di assumere una posizione pesantemente polemica nei confronti di una decisione che il signor presidente della Repubblica aveva ritenuto di assumere quanto allo svolgimento della crisi. il 12 giugno infatti, essendosi chiuso negativamente il primo ciclo delle consultazioni, fu aperto dal signor presidente della Repubblica un secondo ciclo di consultazioni ristrette all' interno del centrosinistra. dico tutto ciò molto rispettosamente nei confronti del Capo dello Stato , anche perché due giorni dopo quella iniziale posizione fu rettificata e quelle che avrebbero dovuto essere consultazioni ristrette e quindi, a nostro parere, per lo meno contrarie alla prassi costituzionale, e quindi incostituzionali, come avemmo occasione di sostenere allora, diventarono consultazioni normali, rientrarono nell' alveo della normalità. il 12 giugno però la situazione era questa: si stava compiendo non al Quirinale ma nelle segreterie dei partiti del centrosinistra l' estremo tentativo di ricucire la crisi del centrosinistra e per restituire vita alla formula all' inizio di questa legislatura con un governo di coalizione . le condizioni che in quel momento ponevano i repubblicani per tenere in piedi e portare avanti quell' opera di mediazione che essi compirono in quei giorni tra democristiani e socialisti affinché il centrosinistra si ricucisse erano note: erano note perché erano state rese note alla stampa attraverso le consuete indiscrezioni — siamo tutti colpevoli — che i capigruppo parlamentari, riferendosi al famoso « massimo riserbo » , fanno poi quando escono dai saloni del Quirinale. si sapeva perfettamente bene che le condizioni che in quel momento il partito repubblicano poneva per compiere, insieme con i dignitari della Democrazia Cristiana , un pesante tentativo di ricostituzione, a tutti i costi e immediata, del centrosinistra consistevano poi in una sola condizione: che vi fosse l' impegno immediato, da parte del Governo che si sarebbe potuto costituire in quei giorni, di firmare senza porre più alcuna riserva, anzi facendo cadere tutte le precedenti riserve, il trattato di non proliferazione . e se la nostra piccola indagine si fermasse qui, ci sarebbe già — ripeto — sufficiente materiale per meditare sulle strane vicende di questo nostro paese al vertice, ma non vi sarebbe probabilmente materia di scandalo, perché è perfettamente lecito ad un partito politico il porre delle condizioni anche di questo genere per effettuare una certa opera di mediazione ai fini della formazione di un Governo. ma la nostra piccola indagine, se sono vere queste premesse — e mi sembrano indubitabili, perché sono premesse di pubblica cognizione — non si ferma qui: perché qualcuno diede nei giorni immediatamente precedenti al 12 giugno o il 12 giugno stesso istruzioni alla delegazione italiana presso le Nazioni Unite . e la delegazione italiana presso le Nazioni Unite si espresse — onorevole ministro, lo sappiamo tutti; ella ha avuto comunque la bontà di riferirlo esattamente e testualmente al Senato — nel senso di assumere impegni circa la immediata e non condizionata, inizialmente, firma del trattato da parte del governo italiano . non mi interessa chi possa aver dato istruzioni né potrei accertarlo. certo non poté darle l' allora ministro degli Esteri in carica per l' ordinaria amministrazione , perché non c' era un titolare alla Farnesina il 12 giugno. il 12 giugno l' onorevole Fanfani, che era stato già eletto e acclamato alla Presidenza del Senato, e l' onorevole presidente del Consiglio dimissionario e in carica per l' ordinaria amministrazione aveva assunto un interinato evidentemente formale e non sostanziale. ammesso peraltro che il presidente del Consiglio allora in carica per l' ordinaria amministrazione — e ministro degli Esteri ad interim per l' ordinaria amministrazione si sia assunto la responsabilità di dare egli, quel giorno, le nuove istruzioni alla delegazione italiana presso le Nazioni Unite , è evidente che quel ministro ad interim , cioè quel presidente del Consiglio in carica per l' ordinaria amministrazione , è andato al di fuori dei suoi poteri costituzionali. ricordo che all' inizio di questa legislatura — se posso rivelare qualche cosa che fa parte delle intimità regolamentari del nostro ramo del Parlamento — in una conferenza di capigruppo si discusse relativamente agli argomenti che avremmo potuto esaminare subito, all' inizio della legislatura. e vi fu un rappresentante del Governo, cortesemente vicino a noi in quella riunione, il rappresentante più qualificato, l' onorevole ministro per i Rapporti con il Parlamento o — come dico io — per i rapporti con il presidente del Consiglio , l' onorevole Mazza, il quale eccepì che in quel momento, non avendo il Governo ancora ricevuto la fiducia ed essendo pertanto un Governo costituzionalmente da parificare al Governo precedente dimissionario, essendo cioè ancora un Governo per l' ordinaria amministrazione , non gli si poteva chiedere neppure di venire in Aula per replicare alle già preannunziate e depositate interrogazioni di parte comunista a proposito del Vietnam. infatti quel Governo, non essendo ancora munito dei veri poteri costituzionali, non era nella condizione di poter prendere posizione responsabile neppure in ordine alla risposta ad interrogazioni e interpellanze. debbo dire che la tesi sostenuta dall' onorevole Mazza ebbe fortuna, fu accolta dalla conferenza dei capigruppo , fu condivisa dalla Presidenza della Camera, perché si ritenne che un Governo non munito di fiducia non potesse presentarsi a replicare — ripeto, « a replicare » — su argomenti di un certo rilievo, attinenti alla nostra politica estera , sebbene si trattasse di un dibattito su interrogazioni e interpellanze e quindi di un dibattito che non avrebbe richiesto alla sua conclusione una posizione di voto e quindi una deliberazione effettivamente responsabile da parte del Governo e del Parlamento. pertanto la Presidenza della Camera, il Governo, tutti i gruppi qui rappresentati, senza eccezione, ritengono (la cosa è talmente ovvia e banale che non la richiamerei alla mia memoria e alla vostra attenzione se non vi fosse l' aggancio all' altro argomento, all' argomento che ci interessa) che un Governo in carica per l' ordinaria amministrazione , trattisi del Governo dimissionario, trattisi del Governo subentrante, ma non ancora munito della fiducia da parte del Parlamento, non può interferire, non può prendere decisioni, non può nemmeno assumere orientamenti responsabili in ordine a grandi temi di politica estera . ebbene, all' origine del dibattito che stiamo qui conducendo vi è una decisione responsabile e così grave da aver rovesciato quello che per anni era stato il tradizionale atteggiamento in ordine a questo problema dei precedenti governi di centrosinistra. siamo giunti, ripeto, a una decisione responsabile grave, di rovesciamento di posizioni da parte di un ministro degli Esteri che non c' era, da parte di un presidente del Consiglio che era ad interim ministro degli Esteri , da parte di un presidente del Consiglio che in quel momento era non solo ad interim ministro degli Esteri , ma era anche in carica come presidente del Consiglio , e quindi a fortiori come ministro degli Esteri , soltanto per l' ordinaria amministrazione . dopo di che ci si viene a dire (onorevole ministro degli Esteri , ella lo ha fatto rilevare al Senato, dove, sia detto con estrema deferenza verso i colleghi dell' altro ramo del Parlamento, di solito il clima è molto più ovattato di quanto non sia alla Camera, dove di solito vi è molta più — sì, riconosciamolo cortesia formale e sostanziale di quanto non ve ne sia qui e dove di solito si è più cavallereschi, purtroppo, non solo nella forma ma anche nella concessione di sostanza di quanto non si sia qui) che al Senato un po' tutti i gruppi parlamentari avevano iniziato i loro interventi, anche quando sono stati discretamente polemici, con un riconoscimento: il Governo è stato estremamente corretto; il Governo è andato al di là di quelli che sarebbero stati o sarebbero i suoi doveri formali e sostanziali; il Governo ha voluto rendere omaggio al Parlamento; il Governo ha voluto preconsultare il Parlamento quando, trattandosi di un trattato internazionale, avrebbe potuto (il che è perfettamente vero) presentarsi al Parlamento soltanto per la richiesta di approvazione della legge formale che verrà alla nostra approvazione se firmerete tra qualche mese. no, signor ministro, non mi sento di condividere gli omaggi e i ringraziamenti formali e sostanziali che al Governo sono stati rivolti nell' altro ramo del Parlamento e un po' meno in questo ramo, più o meno da tutte le parti politiche. la situazione è ben diversa: ci troviamo di fronte ad un Governo il quale ha ereditato una decisione assunta, all' insaputa del Parlamento e del popolo italiano , da un precedente Governo che non c' era e che non poteva assumere quella decisione e che, avendola assunta, non ha messo il Parlamento e il paese in quelle condizioni di libera scelta, di tranquilla meditazione, di sereno dibattito preliminare in cui si pretende che noi siamo stati messi, e ci ha messo tutti quanti, e anche voi, signor ministro, e noi per voi, purtroppo, con le spalle al muro. sta di fatto — di qui bisogna partire — che il 12 giugno di quest' anno, dinanzi all' Assemblea delle Nazioni Unite , la delegazione italiana ha detto testualmente quanto risulta da quel verbale che cortesemente ci è stato trasmesso con la documentazione, ossia: « la delegazione italiana coglie l' occasione per affermare che l' Italia si accinge a firmare il trattato, convinta che esso sia compatibile con le norme del trattato di Roma sull' ENAL » . vi è stato domandato, soprattutto da parte dei miei colleghi di gruppo, che io ringrazio affettuosamente per il loro intervento in questo dibattito: perché tanta fretta? chi vi spinge a firmare? mi permetterò di domandarglielo anch' io, a conclusione di questo mio intervento; ma la richiesta che mi permetto di formulare in questo momento è ancora più grave, perché di questo dovete rispondere voi, in quanto non è possibile che non ci sia un interlocutore. ella non può rispondere, dopo che ho tentato di chiarire la situazione, quello che ha risposto all' onorevole Cantalupo, vale a dire che si tratta di responsabilità politiche del precedente Governo. voi avete coonestato una decisione illegittima del precedente Governo. siccome ho precisato i fatti un po' meglio di lei, senza gli omissis, e ho chiarito in linea di fatto e in maniera, credo, non smentibile, come è apparso che siano andate le cose, concludo, come prima conclusione di questo mio ragionamento, che questo Governo, signor ministro, nella sua persona o in quella del presidente del Consiglio , non può scaricare.... non dico che sia la sua intenzione: dico che questo Governo, nella sua persona... allora questo Governo deve prendere atto che è sua la responsabilità della dichiarazione illegittima, non autorizzata, costituzionalmente invalida, fatta davanti alle Nazioni Unite dalla delegazione italiana. dunque qualche cosa da rispondere c' è, perché si tratta di chiarire un punto di estrema importanza. pertanto questo Governo è responsabile, anche costituzionalmente, di un atto illegittimo e incostituzionale compiuto dal precedente Governo: è responsabile della dichiarazione perlomeno avventata, precipitosa (chiamiamola così), certo irrispettosa delle prerogative del Parlamento italiano, che è stata svolta dalla delegazione italiana all' Onu su autorizzazione di un fantomatico Governo di fantomatici personaggi ai quali non possiamo evidentemente chiedere che essi ne rispondano. potrei addirittura, signor ministro (non lo faccio, ma lo faremo in seguito), drammatizzare questa situazione, drammatizzarla costituzionalmente (e mi riferirò agli argomenti di carattere costituzionale), perché un Governo può essere in carica per l' ordinaria amministrazione , ma lo Stato non conosce pause di ordinaria amministrazione . il che vuol dire che, nelle fasi in cui è in carica un Governo per l' ordinaria amministrazione , non possono essere contestate le responsabilità, anche politiche, di chi regge in quel momento lo Stato e conduce avanti la politica del paese attraverso le consultazioni per la formazione del nuovo Governo, da un lato, ma anche attraverso la guida della nazione e dello Stato; e anche perché la Costituzione attribuisce al signor presidente della Repubblica , fra le altre funzioni, una funzione di estrema importanza e che non può non essere richiamata in questa occasione e a questo proposito: vale a dire la funzione che consiste nel presiedere il Consiglio supremo di difesa. e le responsabilità del Capo dello Stato sono connesse, anche dal punto di vista delle precise responsabilità politiche , alla materia che concerne questo trattato. e, ripeto, per il fatto che praticamente la firma del trattato sia stata decisa e annunciata di fronte alle Nazioni Unite , un annuncio che noi stessi riconosciamo non smentibile, come poi potrebbe il nostro Governo, il nostro paese, lo Stato italiano distaccarsi e dissociarsi da una dichiarazione impegnativa di quella solennità, in quel foro internazionale, nel massimo foro internazionale, senza esporsi ad una polemica che sarebbe una polemica di rottura all' interno degli stessi patti internazionali e delle stesse alleanze che nonostante tutto ci legano ancora? credo che il problema meriti di essere esaminato. attendiamo la replica a questo riguardo del signor ministro degli Esteri , che ringrazio a priori per quanto avrà la bontà di dire, qualunque cosa dica: l' importante è che si chiariscano questi problemi. il problema non può non essere approfondito, così come non può non essere approfondito il problema costituzionale che è stato già richiamato nell' altro ramo del Parlamento e in questo ramo del Parlamento da tutti i colleghi della nostra parte. se ne è occupato in particolare stamattina e a lungo l' onorevole Menicacci, che ringrazio. non ho nulla da aggiungere a quanto egli ottimamente ha detto. debbo però cortesemente avvertire il signor ministro degli Esteri ed anche la Presidenza della Camera che il nostro gruppo non ha potuto in questa occasione, o per lo meno ha ritenuto di non potere correttamente in questa occasione, presentare un' eccezione pregiudiziale di incostituzionalità. penso che la Presidenza della Camera non avrebbe accettato che fosse discussa come pregiudiziale ad un dibattito su comunicazioni del Governo. se il dibattito fosse stato di altro tipo, se si fosse svolto su un documento preliminarmente presentato dal Governo, certamente noi saremmo stati messi nella condizione di sollevare un' eccezione di incostituzionalità. debbo però correttamente avvertire la Presidenza della Camera e il Governo (per il peso che ciò può avere, minimo se si tiene conto dei rapporti numerici, forse meno irrilevante se si tiene conto della importanza di questo problema chiunque lo sollevi) che quando si dovesse giungere alla presentazione da parte del Governo del disegno di legge formale per la ratifica del trattato in quella sede e nei confronti del dibattito che allora dovesse aprirsi, noi un' eccezione di incostituzionalità la presenteremo. nel frattempo faremo ciò che il Governo ha annunciato di volere fare, o di essere già in questo momento in condizione di fare: studieremo la validità di questa eccezione di incostituzionalità. io non ho certamente né la sapienza, né la presunzione dell' onorevole La Malfa : e quindi non ritengo di avere esaurito entro me stesso, nella mia coscienza, attraverso le poche letture, l' esame preliminare di questo problema costituzionale. sono andato però, signor ministro, a rileggermi i lavori preparatori come usano fare gli amanuensi della Costituzione, quali noi possiamo considerarci; e poco ho trovato. poco ho trovato per un motivo che dirò subito: ho trovato che l' Assemblea costituente deliberò a proposito di questo articolo — che era l' articolo 4, poi diventato articolo 6, poi diventato articolo 11 della Carta Costituzionale — deliberò nella seduta del 24 marzo 1947, dopo un brevissimo dibattito e con una votazione all' unanimità. per essere più precisi, vi furono dei dissensi su altre parti dell' articolo 11, ma non vi fu un minimo dissenso sulla parte che ci interessa in questo momento, vale a dire sull' affermazione costituzionale secondo la quale le limitazioni di sovranità non possono avvenire se non in condizioni di parità con gli altri Stati. neppure nei lavori preparatori della Commissione dei 75 e della prima Sottocommissione ho potuto trovare discussioni al riguardo. signor ministro, noi studieremo ulteriormente, come ella sta facendo, come, del resto, ella ha suggerito, i vari aspetti del problema, consulteremo tutti i testi consultabili, tutte le fonti rintracciabili. ma penso di non errare, di non essere presuntuoso soprattutto, preconcludendo. c' è poco da studiare: si tratta di un principio di solare evidenza: limitazioni alla sovranità dello Stato che non vengano consentite in condizioni di parità non sono costituzionalmente concepite né nel nostro sistema costituzionale né in qualsivoglia altro sistema costituzionale, per la « contradizion che nol consente » . lo Stato che autolimita se medesimo nei confronti di altri Stati senza una condizione di parità contestuale alle limitazioni, è uno Stato che nega se stesso nella misura in cui autorizza gli altri a limitare la propria sovranità. e che si tratti di sovranità nel senso territoriale del termine o di esercizio della sovranità quanto a diritti di fondo come i diritti che indubbiamente concernono questo trattato, non credo abbia una grande rilevanza dal punto di vista costituzionale. potrei quindi anche considerare risolta fin da questo momento — in senso contrario alla possibilità di approvare costituzionalmente questo trattato — la questione. il Governo aveva chiesto — era nel suo diritto — di poter studiare il problema. noi non abbiamo potuto — perché non era nel nostro diritto regolamentare — sollevare in questa occasione una eccezione di incostituzionalità, ma — signor ministro — sarà molto difficile passarvi sopra quando arriveremo alla legge di ratifica del trattato, per le ragioni che sommariamente ho elencate e anche per un motivo politico. le ho detto che cercando negli atti dell' Assemblea costituente i precedenti, mi sono trovato di fronte ai resoconti di un brevissimo dibattito svoltosi il 24 marzo 1947. vi fu in quella occasione un solo intervento di natura politica a questo riguardo, molto breve, ma molto importante e molto significativo, soprattutto richiamandolo oggi alla nostra mente; un intervento, guarda caso , e mi spiace che l' onorevole Cantalupo non sia in questo momento in Aula, di parte liberale. fu l' onorevole Corbino, che allora era ancora liberale, ad intervenire; egli disse semplicemente che lui personalmente e la sua parte salutavano con sodisfazione l' approvazione di quella norma costituzionale, anche perché era purtroppo imminente, nell' Assemblea costituente , il dibattito e, come si prevedeva, e fu così, la ratifica di un cosiddetto trattato internazionale che violava invece il principio della sovranità dello Stato italiano, e che veniva a costituire delle intollerabili condizioni di discriminazione a nostro danno. si trattava del cosiddetto diktat, e cioè del trattato di pace . l' onorevole Corbino disse di essere molto lieto del fatto che si approvasse all' unanimità questo articolo, sancendo in tal modo da parte dell' autorità politica e costituzionale il fatto che, dopo l' entrata in vigore della Costituzione, non avrebbero più potuto aver luogo condizioni interne e internazionali di limitazione della nostra sovranità in stato di discriminazione, perché l' ultimo atto di discriminazione che noi saremmo stati costretti, o che la maggioranza di quel momento sarebbe stata costretta a ratificare, sarebbe stato quel trattato di pace . l' onorevole Corbino aggiunse anche che l' approvazione di quell' articolo avrebbe chiuso una determinata fase, dato che in base a quell' articolo l' Italia sarebbe divenuta uno Stato, in quanto l' articolo 11 avrebbe garantito che, da quel momento in poi, non avrebbero più potuto aver luogo approvazioni di mutamento di sovranità da parte dello Stato italiano se non nella condizione di parità con tutti gli altri Stati. l' onorevole Corbino intese dire che l' articolo 11 voleva rappresentare la garanzia, in qualche modo la barriera, nei confronti di qualsiasi ulteriore tentativo di riduzione a colonia, o di riduzione ad oggetto dell' altrui politica e degli altrui interessi, del nostro paese. onorevole ministro, mi perdoni se ho voluto drammatizzare questa situazione, ma mi sembra che nei fatti le cose stiano così; dobbiamo rilevare che dopo tanti anni, ne sono trascorsi 21, un' Italia che indubbiamente si trova internazionalmente in una posizione diversa e migliore dall' Italia del 1946-47; un' Italia che senza alcun dubbio, obiettivamente, nella coscienza del popolo, e penso anche nella coscienza di larga parte della classe dirigente , deve essersi liberata dai complessi di soggezione, della sconfitta o della disfatta o della guerra civile , che aleggiavano molto, che pesavano addirittura su tutte le parti nel lontanissimo 1946; un' Italia 1968 maggiorenne, associata all' Onu in condizioni di perfetta parità, la quale dichiara ogni giorno — ed è vero — che le clausole di fondo del vecchio trattato di pace , anche se non abrogate dal punto di vista formale, sono decadute nelle coscienze, nel diritto internazionale , non ci pesano più addosso: una simile Italia, per quanto riguarda almeno il Governo che la rappresenta, i partiti che in questo caso sostengono questo Governo (vale a dire tutto l' arco, ahimè, dei partiti, eccettuati noi, i demoitaliani e, in qualche misura, secondo le dichiarazioni dell' onorevole Cantalupo, anche i liberali), considera questi problemi con minor senso di dignità, di responsabilità, di gelosa tutela di sovranità dello Stato italiano, di quanto questi stessi problemi fossero considerati all' Assemblea costituente nel lontano 1946, quando eravamo sotto le forche caudine della imminente ratifica del trattato di pace . credo che queste considerazioni dovrebbero avere il loro peso. dopo di che, onorevole ministro, avrei dovuto consigliare i colleghi del mio gruppo e dovrei consigliare a me stesso di tacere, perché ella ci ha rubato il mestiere. il più grosso discorso di opposizione al trattato di non proliferazione sulle armi nucleari lo ha svolto ella in Senato e più accentuatamente alla Camera (forse perché di questo abbiamo il testo integrale, mentre per quanto riguarda il discorso da lei tenuto al Senato abbiamo ancora solo il resoconto sommario ). credo anche che sotto lo stimolo dell' atteggiamento tenuto dai nostri colleghi al Senato e, se ci consente l' immodestia, dell' atteggiamento da noi tenuto in questo ramo del Parlamento, ella sia stato indotto a fare in questa sede alcune precisazioni che ci erano sembrate sfumate, sfuggenti o meno precise nell' altro ramo del Parlamento. comunque le devo dare atto che ella ha pronunciato qui un grosso, motivato, interessante e valido discorso di opposizione nei confronti del trattato di non proliferazione . e se, nonostante ciò, non mi sento di limitarmi a sottoscrivere le sue osservazioni e devo scendere a qualche analisi, a qualche dettaglio, lo faccio, signor ministro, perché ella non vuol dare atto a se stesso di aver pronunciato un ottimo discorso di opposizione. quindi, sono costretto a interpretare le sue parole di fronte alla sua coscienza per indicarle con precisione analitica ciò che ella ha senza dubbio detto e per manifestarle il nostro apprezzamento per ciò che ella ha detto in senso di opposizione a questo trattato. un apprezzamento, però, che indubbiamente non possiamo portare fino in fondo perché non apprezziamo i discorsi di opposizione che si concludono con un signorsì. leggerò fedelmente alcuni passi del suo discorso. ella ha cominciato dicendo che si auspica che gli ulteriori negoziati che il trattato richiede possano assicurarne una felice applicazione. ora, signor ministro, quando ella ha parlato degli ulteriori negoziati che il trattato richiede, credo ella abbia voluto parlare (e, se sbaglio, voglia correggermi) di negoziati che, dal punto di vista della formale applicazione di alcuni suoi articoli, il trattato richiede: e allora siamo d' accordo anche noi che tali negoziati sono necessari per una felice applicazione del trattato. ma ella ha anche voluto riferirsi, e lo ha detto esplicitamente più avanti, ad alcuni negoziati o a trattative che non sono formalmente richiesti nella formulazione del trattato (non parliamo del preambolo, come ha fatto l' onorevole Cantalupo; in tanti anni ci siamo così abituati a conoscere che cosa siano i preamboli di un trattato internazionale che è bene limitarsi alla lettera, alla articolazione del trattato, altrimenti andiamo a finire sulle sabbie mobili dell' impossibile, dell' opinabile, dell' incerto). credo, dunque, che ella abbia voluto riferirsi — anzi, certamente vi si è riferito, perché lo ha detto più avanti — a trattative o a negoziati che non sono formalmente richiesti dall' articolazione del trattato. allora, signor presidente del Consiglio , io vorrei che ci mettessimo d' accordo sulla terminologia. non possiamo continuare a chiamarlo trattato; chiamiamolo « trattando » , chiamiamolo « trattaturo » , perché il trattato è il frutto compiuto e completo che si sottoscrive in calce e non preventivamente. il trattato rappresenta la conclusione di una elaborazione che può essere più o meno lunga, più o meno faticosa, più o meno ricca di discussioni; o comunque, il trattato è un dato, un fatto, un punto di arrivo . che poi, come ha detto il ministro ieri, il punto di arrivo possa anche essere un punto di partenza , questo è nella logica e nella dialettica. non vi sono in politica, nemmeno nella storia dei trattati, punti di arrivo definitivi. però io credo sia indispensabile che il punto di arrivo , per lo meno nella fase di applicazione (perché di questo parla qui il ministro), sia un punto di arrivo . un trattato che non ha neppure una stabilità di arrivo quanto alla sua applicazione, non è un trattato. se, per essere applicato, un trattato postula la necessità di nuove trattative, che devono aprirsi immediatamente dopo la firma e la ratifica del trattato stesso, ciò significa che quel trattato, così come è, non sarà applicato mai, neppure per un momento. ciò significa che non è un punto di arrivo , che determina poi altri punti di partenza. significa, non essendo un punto di arrivo , che siamo sulle sabbie mobili ; significa, come ripeto, che non è un trattato, ma un « trattando » . noi, che siamo oppositori, abbiamo condotto correttamente la nostra opposizione al trattato; non siamo giunti fino alla malizia dell' onorevole ministro, che, proponendoci l' approvazione del trattato, ci ha in sostanza spiegato che non è un trattato, ma soltanto un « trattando » , che non è un fatto, ma semplicemente qualcosa che deve essere fatto dopo essere sottoscritto perché fatto non sia. pirandellismo, d' accordo. ma l' arietta da Mefistofele, se me lo consente, ce l' ha lei, signor ministro e, non io, quando ci viene a raccontare queste cose. non si offenda, onorevole Medici. siamo cultori (io per lo meno lo sono, anche per ragioni familiari) di Pirandello. pertanto, è con affettuoso compiacimento che noi vediamo in lei un pirandellismo che a suo tempo era, però, un pirandellismo scarsamente portato alle attitudini governative; era un pirandellismo piuttosto ribelle, il suo; ora è un pirandellismo seduto su una poltrona di Governo. comunque, ripeto, non se la prenda con noi, e particolarmente con me, se queste nostre, o mie, argomentazioni possono sembrare... ella è semplicemente mite e remissivo. la bontà è nella sostanza delle azioni, onorevole ministro, ella me lo insegna. noi le diamo atto della sua mitezza, della sua remissività, della sua grande cortesia, e della sua signorilità. ma tutto questo è forma. nella sostanza c' è un atteggiamento che giudichiamo scorretto. la scorrettezza del Governo, non sua personale, sta nel chiedere con mala coscienza l' approvazione di un trattato che voi disapprovate, motivando l' approvazione stessa, come le sto dimostrando e continuerò a dimostrarle, con argomenti ancora più severi di quelli che adduciamo noi che correttamente motiviamo l' opposizione. signor ministro, ciò vuol dire che non ritiene di esprimersi secondo coscienza, così come pensavo. se ella mi dice che parla soltanto come tecnico, non discuto. signor ministro, la radice è diversa dai frutti per quanto la concerne. io vedo i frutti e dai frutti giudico che essi diversi sono dalla radice. ora, stabilisca lei se è buona la radice e cattivi i frutti o se buoni sono i frutti e cattiva la radice. vi è una discordanza. sono abituato, signor presidente , a rispondere sempre quando cortesemente mi si interpella. continuando nell' analisi del suo discorso, rilevo che ella ad un certo punto ha detto che il governo italiano in sede di pretrattativa ha ottenuto un parziale risultato, ma situato fuori delle clausole del trattato: se dovessi esprimermi in gergo sportivo, sono dei tiri fuori porta. voi ammettete che il vostro tiro non è andato a rete e gridate: « fuori! » no, se il risultato è stato parziale ed è stato ottenuto fuori delle clausole, c' è un fuori gioco evidentissimo. qualunque arbitro vi fischierebbe. l' ho detto in maniera scherzosa. ella sa invece, signor ministro, che mi sto riferendo a uno dei passi più responsabili e più gravi del suo discorso, un passo che ha dato luogo successivamente ad una contestazione da parte dell' onorevole Delfino e ad una sua cortese risposta. noi le abbiamo chiesto, attraverso l' intervento dell' onorevole Delfino, quale tra le potenze firmatarie non desse la nostra stessa interpretazione a proposito del materiale fonte e del materiale fissile, cioè a proposito dei controlli di cui all' articolo III. ella ha avuto la bontà di dirci che gli USA erano lo Stato promotore del trattato non d' accordo con la nostra interpretazione; e ci ha anche detto che probabilmente si tratta di una dichiarazione provvisoria fatta al senato degli USA da un esponente della politica americana, il che ci fa pensare che la provvisorietà di questo Governo la induce a considerare provvisorie le dichiarazioni fatte da un altro governo. è una notizia precisa in base alla quale abbiamo imparato da lei che il sottosegretario americano per la difesa si è espresso in modo difforme dalle manifestazioni di volontà del governo italiano su un tema principale. mi permetto di ricordare a me stesso, non a lei, perché sarei presuntuoso altrimenti, che, a differenza di quanto accade in altri paesi e anche, e forse soprattutto, nel nostro paese, la politica estera negli USA raramente può essere considerata provvisoria, perché non è condizionata o per lo meno è scarsamente condizionata agli eventi di politica interna e financo (casi storici al riguardo sono facilmente richiamabili) a quel grossissimo e traumatico evento che è la battaglia elettorale per la presidenza degli USA. quando in un paese ordinato, come gli USA — potrei dire anche quando in un paese ordinato, ad esempio, come l' Inghilterra — quando in una delle tipiche democrazie anglosassoni, insomma, viene assunto responsabilmente, di fronte ad un ramo del Parlamento, un atteggiamento in merito ad una importante questione di politica estera , è un po' azzardato considerarlo improvvisato o provvisorio. il che non significa affatto che nel merito, in questo caso, quell' atteggiamento non possa anche essere riveduto da parte del governo degli USA. ci sembra, però, di poter sottolineare l' indubbia gravità di questa sua osservazione responsabile. la sua dichiarazione diventa ancor più grave a questo riguardo se si tiene conto che non ha potuto dirci quale è stata per ora la reazione americana, cioè quale è stata per ora la reazione di quel Governo che tra i proponenti dovrebbe essere il meno lontano dalle nostre tesi. nemmeno ella è stato in condizione di dirci, perché non esistono documenti fino a questo momento, quale sia stata o possa essere sul fondamentale tema dei controlli, — che è il tema sul quale poi si discute, in sostanza, in sede internazionale e anche qui in sede interna — l' atteggiamento delle altre potenze firmatarie. noi dobbiamo pensare, sulla base di questi precedenti e della logica, che l' atteggiamento del Regno Unito difficilmente sarà difforme o sarà attenuato cioè sarà più favorevole nei nostri confronti — dell' atteggiamento degli USA, e che ancor più difficilmente possa essere più favorevole a noi dell' atteggiamento americano quello sovietico. si deve prendere atto, quindi, che su un problema di fondo il nostro atteggiamento interpretativo non è per ora condiviso dagli USA ed è difficile che possa essere condiviso...... la interpretazione data dalla AIEA. lo ha già detto, lo sappiamo. e le pare niente? ma rientra — io penso — nella più normale logica. io ho semplicemente espresso un concetto banalissimo: e cioè che, se quello Stato che noi possiamo ritenere per mille motivi ci sia più vicino o meno lontano fra i tre ha assunto un atteggiamento diverso e contrario a quello del governo italiano , non è facile, né pensabile, né logico (speriamo di sbagliarci tanto lei che noi, perché in questo caso veramente potremmo compiacerci di esserci sbagliati) congetturare che gli altri due proponenti del trattato (Unione Sovietica e Regno Unito ) siano a noi più vicini o meno distanti di quanto non lo siano gli USA. ora siccome questo è il nodo, il nocciolo, il problema di fondo , siccome il Governo e tutti i partiti qui rappresentati, dal comunista al liberale fino alla Democrazia Cristiana , sono assolutamente concordi nel ritenere che l' articolo del trattato che più ci interessa è l' articolo III, il trovarci di fronte ad un Governo il quale correttamente ci dice che sull' articolo III l' interpretazione data dal governo italiano non è condivisa dal governo degli USA fino a questo momento, significa dover prendere atto da parte di tutti i gruppi politici , nessuno escluso, che con questa motivazione, che è la più pesante di tutte, il Governo scava la fossa alla sua adesione al trattato. potremmo concludere qui. è soltanto per uno scrupolo di correttezza e di onestà, del quale chiedo scusa prima di tutto ai pazienti colleghi del mio gruppo, se io continuo in questa analisi. ma potremmo chiedere al Governo di convocare il Consiglio dei ministri e di ridecidere intorno a questo problema, che ci sembra sia spaventosamente grave come è stato espresso ed esposto. il signor ministro ha dettò ancora (continuo a citare): « un aspetto lasciato interamente scoperto dal trattato è quello delle garanzie di sicurezza ai paesi non nucleari, i quali rinunciando a provvedersi di armi nucleari si potrebbero trovare esposti a minacce o attacchi con armi nucleari da parte di chi non ha effettuato una analoga rinuncia » . il ministro ha aggiunto a chiarimento e a tranquillità di tutti i settori che per questo caso vi è stata una pronta iniziativa degli USA, i quali hanno ufficialmente garantito che qualora si determinassero situazioni di pericolo essi chiederebbero immediatamente la convocazione, per le misure adeguate, del Consiglio di sicurezza . signor ministro degli Esteri , la questione dei veti al Consiglio di sicurezza ha pesato per così tanti anni sulle nostre spalle — nei lunghi anni in cui l' Italia chiedeva l' ammissione all' Onu ed essa veniva negata per il reiterato, persistente, da noi tante volte denunziato veto sovietico — che venire a parlare in questo Parlamento del Consiglio di sicurezza , omissis, di veti è come parlare di corda in casa dell' impiccato. sappiamo benissimo come funzionano queste cose. per quale motivo l' India non vuole firmare? per caso l' India secondo voi, secondo la vostra letteratura e pontificia e clericale e comunista e socialista e liberale e democristiana, è un paese bellicista? avete tutti quanti citato l' India ad esempio (e in parte giustamente, tranne la faccenda di Goa o le ricorrenti liti, anche belliche, con il Pakistan) di paese pacifista. comunque avete tutti citato l' India, sempre, come fonte, come culla, come esempio, come garanzia di pacifismo. l' India è il paese più inquieto in questo momento — lo sapete benissimo, e ha perfettamente ragione — è il più riluttante nell' apporre la propria firma al trattato, proprio perché interpreta letteralmente le frasi che ella ha qui pronunziato, e che tradotte in indiano probabilmente assumerebbero un colore ancora più pittoresco e agghiacciante, in ordine ad un aspetto lasciato interamente scoperto dal trattato. l' India pensa alla bomba cinese, evidentemente; e quando gli USA garantiscono all' India che se i cinesi si apprestassero a lanciare sulle loro teste la loro bomba gli USA convocherebbero il Consiglio di sicurezza , oh, capirete bene, gli indiani si sentono tranquillizzati e garantiti e corrono a firmare... voi queste preoccupazioni non le avete, perché evidentemente avete garanzie diverse che non ci avete raccontato. forse vi hanno garantito che la praticamente confinante Albania non è più una pedina nel gioco cinese; forse vi hanno garantito che la flotta russa non è più nel Mediterraneo; forse vi hanno garantito che i paesi rivieraschi del Mediterraneo, eccettuati ormai ben pochi, non sono più sotto il controllo della Russia sovietica e del mondo comunista. non sappiamo quali garanzie abbiate, diverse da quelle che ci sembra possano esistere e che purtroppo non esistono in questo momento. sta di fatto che anche questo tratto delle sue dichiarazioni, onorevole ministro, va al di là delle considerazioni stesse che il nostro gruppo ha potuto avanzare per motivare l' opposizione. poi ella ha detto: « il trattato lascia aperti gravi problemi che occorre risolvere, e presenta lacune che se non saranno tempestivamente colmate possono influire seriamente sulla sua efficacia e soprattutto colpire i legittimi interessi dei paesi non nucleari » . mi consenta di fermarmi qui, sull' avverbio « tempestivamente » : perché è un problema di tempestività. noi stiamo sostenendo, onorevole ministro, una tesi principale e correttamente una tesi subordinata, che è poi quella che hanno sostenuto i liberali, arrivando stranamente alla decisione di astensione. la tesi principale è: non si firmi un simile trattato. la tesi subordinata è: si attenda, e nell' attesa si facciano maturate i chiarimenti, si facciano maturare le revisioni, si facciano maturare le garanzie, si facciano maturare, come le dirò tra poco, i contatti, i colloqui responsabili, in sede europea o in sede di Nazioni Unite , che ci possano condurre a firmare, eventualmente, ma in una diversa condizione, cioè in una condizione di internazionali colleganze e solidarietà. che cosa significano le parole: « lacune che se non saranno tempestivamente colmate... » ? il « tempestivamente » deve rappresentare una riserva di volontà da parte del governo italiano . non potete affidare il « tempestivamente » agli altri. quando agli altri voi consegnate il trattato firmato, quando depositate gli strumenti di ratifica da parte del governo italiano , è chiaro che coloro i quali hanno voluto il trattato in queste guise vi considereranno tempestivi perché avete firmato e non penseranno che la tempestività possa o debba consistere... signor ministro, come farà a rispondere senza avere udito? vede, con le sue motivazioni distrugge sempre le sue deliberazioni. se ella mi avesse detto: debbo andarmene per un importante impegno, per un non importante impegno, per un impegno personale, io le avrei detto: le chiedo scusa per averla trattenuta. signor ministro, la ringrazio della sua cortesia. non posso dirle altro. per carità, ella non ha bisogno né di scusarsi né di giustificarsi. ella è stato sempre gentilissimo nell' ascoltarmi; non ha alcun obbligo. ritengo anch' io che se ella prenderà un po' di tempo sarà meglio. come vede, il « tempestivamente » era opportuno. veda di rispondere « tempestivamente » , cioè prenda qualche giorno di tempo, se è possibile. e ancora, signor ministro, ella ha detto qui: « sia nel trattato sia nei documenti accessori, non sta scritto che cosa si intenda per materiale fonte e per materiale fissile » . ed è venuto a quelle precisazioni che le ho già ricordato per concludere: « ciò dimostra quanto sia importante, anche ai fini della tutela degli interessi economici dei paesi non nucleari, una definizione dei termini del trattato, alla quale si dovrà arrivare se si vuole garantire la sua efficacia » . prima ella ha detto che si dovrà aprire qualche nuovo negoziato per garantire l' applicabilità del trattato; successivamente ella ha detto che si dovrà aprire un negoziato di chiarificazione, se non altro, per garantire l' efficacia del trattato. quindi ella ci invita a firmare, ad autorizzare il governo italiano a firmare un trattato che il governo italiano ritiene non applicabile e non efficace. io penso che neppure i colleghi che sono intervenuti da parte del gruppo del Movimento Sociale Italiano siano stati così severi con il trattato che voi desiderate che venga firmato. aggiungo un' altra considerazione a proposito di un' affermazione del ministro, quella accennante « ai fini della tutela degli interessi economici dei paesi non nucleari » . tra i numerosi ordini del giorno che noi ci siamo onorati di presentare in questo caso, ve ne è uno nel quale chiediamo che la firma e il deposito degli strumenti di ratifica vengano subordinati alle decisioni che la conferenza dei paesi non nucleari dovrà prendere. la conferenza dei paesi non nucleari, ai cui interessi si è riferito in questa sede lo onorevole ministro, si riunirà il 28 agosto e durerà un mese, ci è stato detto. la conferenza dei paesi non nucleari è stata deliberata dall' Assemblea delle Nazioni Unite , onorevole sottosegretario, ed è stata deliberata con una decisione ormai piuttosto antica, del 17 novembre 1966. in quella deliberazione dell' Assemblea delle Nazioni Unite fu stabilito l' ordine del giorno della conferenza dei paesi non nucleari, i quali quando si riuniranno dovranno rispondere alle seguenti domande: « come si può meglio assicurare la sicurezza degli Stati non nucleari? quante potenze non nucleari collaborano tra loro nella prevenzione della proliferazione delle armi H? come si possono impiegare ordigni nucleari esclusivamente a scopi pacifici? » . io vorrei proprio sapere che cosa andrà a rispondere il signor ministro degli Esteri o altro alto esponente del governo italiano fra un mese circa alla conferenza degli Stati non nucleari quando il Governo si è dichiarato impotente a rispondere a queste stesse domande in questa sede. ma soprattutto vorrei sapere quale autorità morale e quale dignità internazionale e quale spirito di colleganza, tra l' altro, potrà determinare nei suoi interlocutori un governo italiano che si presenti alla conferenza dei paesi non nucleari dicendo: io paese non nucleare intendo tutelare gli interessi dei paesi non nucleari; io paese non nucleare ho firmato un trattato che non tutela gli interessi dei paesi non nucleari; io paese non nucleare, che voglio difendere gli interessi dei paesi non nucleari e che ho firmato un trattato che offende gli interessi dei paesi non nucleari, vi porto la eco di un dibattito nel quale io Governo ho dichiarato a priori di non avere nulla da rispondere alle domande per le quali è stata convocata questa conferenza. onorevole sottosegretario, questi sono pasticci, ma non li abbiamo combinati noi: sono i pasticci nei quali sì caccia il governo italiano . l' onorevole ministro ha detto in questa sede (e l' onorevole Delfino lo ha rilevato e sottolineato giustamente, anche perché si tratta di uno dei passi nei quali senza alcun dubbio il ministro ha innovato nei confronti del discorso tenuto al Senato): « il Governo ha chiesto una interpretazione del trattato che garantisca la compatibilità delle clausole del trattato con l' evoluzione di una entità europea che possa avere diritto allo status nucleare » . quindi, riaffiora la clausola europea che sembrava essere stata sepolta da questo Governo: mi riferisco al confronto tra le posizioni di questo Governo e le notissime posizioni dell' allora ministro Fanfani. ha aggiunto ancora, più chiaramente, il ministro: « per noi resta fondamentale il riconoscimento della compatibilità del trattato con la costituzione di un' entità europea che abbia diritto allo status nucleare » . ancora una volta, « fondamentale » . cosa posso fare io, se non dare alle parole il significato che esse hanno, specialmente quando vengono pronunciate da un ministro competente, un ministro che conosce bene la lingua italiana , nel momento in cui il ministro degli Esteri ci chiede di ratificare, nella sostanza, un trattato che, quando ci giungerà per la ratifica formale, noi non potremo certamente modificare, ma solo discutere nei lineamenti generali? se l' esigenza è « fondamentale » , è una esigenza (voglio usare il linguaggio del centrosinistra) irrinunciabile. so quale uso voi facciate di questi termini, quando si tratta delle trattative per la costituzione di una maggioranza o di un Governo, o dell' assegnazione delle poltrone ministeriali, e qualche volta anche delle poltrone di sottosegretario. anche nella scorsa legislatura abbiamo assistito ad una crisi, che fu risolta con l' aumento dei sottosegretari da 41 a 46 perché vi era l' esigenza fondamentale e irrinunciabile che alcuni gruppi della Democrazia Cristiana fossero rappresentati al Governo per lo meno non se ne offenda, onorevole sottosegretario, perché è un livello egregio — al livello di sottosegretario. quando invece lo stesso termine « fondamentale » , che vuol dire « irrinunciabile » , viene portato qui, per responsabilità del Governo, dal ministro degli Esteri , in ordine ad una trattativa internazionale, quale valore ha questa parola? è fondamentale in linea di principio ? in linea astratta? fondamentale, e quindi avete già avviato decisioni, trattative, negoziati? è fondamentale, e avete richiesto delle garanzie? fondamentale, e avete ottenuto o state per ottenere delle garanzie? è fondamentale, e avete aperto un dibattito a questo riguardo, non solo con gli USA, sia pure a livello diplomatico, ma anche con gli altri promotori del trattato? è fondamentale, e voi ritenete, ad esempio, che l' Unione Sovietica possa mai aderire ad una clausola di questo genere? ritenete voi davvero pensabile, o volete pigliarci in giro e volete pigliare in giro voi stessi, che sia per voi fondamentale una esigenza che l' Unione Sovietica , almeno fino a quando non muti ulteriormente e fondamentalmente — debbo dirlo — il corso della situazione internazionale, non potrà accettare? per l' Unione Sovietica e per i suoi associati è fondamentale non accettare quello status europeo che voi qui richiedete, uno status europeo che riporterebbe in sostanza (e lo sapete bene e proprio noi ve lo diciamo con assoluta lealtà) indietro tutto il discorso alla forza multilaterale, perché riporterebbe (questa è la sostanza, questo è il problema) all' inserimento della Germania in un' Europa che, attraverso questo status da voi ritenuto fondamentale, disporrebbe dell' armamento nucleare. questa è la sostanza. come potete pensare che sia fondamentale (e noi saremmo d' accordo con voi) una politica che vi riporterebbe ad una concezione europea di equilibrio, di un equilibrio vigile (non voglio dire equilibrio « armato » per non pronunciare frasi che avrebbero un sapore che io non voglio dare a queste frasi), di un equilibrio responsabile (ecco) da parte di un' Europa con un suo status nucleare? come volete gettare tra le gambe di un trattato di questo genere, che è esattamente il contrario, un' affermazione di questo tipo? questo significa o non rendersi conto (mi dispiace di dover dire queste cose; le dico con tutto il garbo possibile, queste cose che io riconosco pesanti), questo — dicevo — significa (delle due l' una) che o non ci si rende conto del valore delle parole che si usano oppure che si usano delle parole così gravi, così importanti, per tentare di indurre in inganno coloro che si accingono a votare. il dibattito parlamentare serve almeno a questa ricognizione direi lessicale fra di noi: cerchiamo di intenderci circa il significato delle parole, si sappia che cosa l' Italia sta per firmare, non si tenti di presentare un documento con le stesse parole che avrebbero accompagnato un documento diverso o addirittura opposto! più avanti leggo: « il Governo ha altresì voluto » (questo è ameno) « con specifica dichiarazione tenere aperta la porta delle esplosioni nucleari pacifiche dirette » . ve lo immaginate l' onorevole Leone, il quale, aiutato dall' onorevole Mazza, tiene aperta la porta, con una dichiarazione, alle esplosioni nucleari pacifiche e dirette? tiene aperta la porta!... ma la porta è chiusa con molti chiavistelli, e i chiavistelli son di marca americana, sovietica, inglese! io non credo che voi, neppure dai recenti film polizieschi, abbiate appreso una tecnica tale da scassare una porta di questo genere. la cifra per aprire quella cassaforte non l' avete. voi potevate avere qualche cifra per aprire una cassaforte americana; ma per aprire una cassaforte chiusa con chiavistelli americani, sovietici e inglesi non avete nessuna cifra e nessun grimaldello. che vuol dire che il Governo ha tenuto aperta la porta delle esplosioni pacifiche nucleari? l' onorevole Leone apre la porta ed entra l' atomo!... ma io non so veramente come si possa parlare un linguaggio di questo genere! e poi dice: « infine » (il governo italiano è il soggetto) « a parziale attenuazione del trattamento preferenziale riservato ai paesi nucleari, ha annunciato l' intendimento di esigere l' applicazione dell' articolo 3 anche nei riguardi di materiali, di attrezzature e di impianti destinati a paesi militarmente nucleari » . ve lo immaginate il governo italiano che prima apre la porta per vedere se passano le esplosioni politiche nucleari e poi esige? io voglio vederlo il presidente del Consiglio che esige! da chi? l' onorevole presidente del Consiglio scarsamente è in grado di esigere qualcosa dal suo partito e dal suo gruppo parlamentare . quando cerca di esigere qualcosa dai socialisti, dai repubblicani, dalla Sudtiroler Volkspartei , gli rispondono come tutti sanno. ve lo immaginate l' onorevole Leone, accompagnato dal senatore Medici, che si presenta agli USA, alla Russia, alla Inghilterra a dire: esigo? qui ormai avete firmato praticamente, avete annunciato all' Onu: siamo qui, vogliamo firmare rapidamente. vi presentate a noi in questa veste dimessa. ed esigete! con questo trattato voi perdete la possibilità contrattuale. non si può correttamente esigere niente, non per l' amara volontà altrui, ma perché, quando si pone da galantuomini e in nome di uno Stato la firma sotto un trattato, si può esigere quello che nel trattato è scritto, non si può esigere il contrario di quello che nel trattato è scritto. e ancora una volta, se vogliamo intenderci lessicalmente, vogliamo modificarlo il nome di questo trattato? vogliamo parlare chiaro? non è un trattato di non proliferazione , questo è un trattato di discriminazione. l' oggetto vero del trattato è la discriminazione, il che chiarisce il problema dal punto di vista politico internazionale e dal punto di vista politico interno, chiarisce il problema dal punto di vista costituzionale, chiarisce il problema dal punto di vista economico e sociale . questo è il trattato della discriminazione nucleare, è il trattato — lo hanno detto tutti e permettete che lo ripeta io nel quadro delle considerazioni che stavo facendo — che distingue due categorie di Stati e tende a distinguerle per sempre nell' avvenire, salvo quello che potrà accadere. ancora: « la Commissione delle comunità europee ha risposto alla richiesta italiana di consultazione comunitaria che il trattato è di massima compatibile con quelli di Roma » . se il signor ministro, fra le cose che oggi avrà l' amabilità di dirci (ed ella, onorevole sottosegretario, avrà l' amabilità di dirglielo) vorrà spiegarci che cosa significa « è di massima compatibile » , noi glie ne saremmo molto grati, perché riteniamo di non essere pignoli ancora una volta se pensiamo che delle due l' una: o il trattato è compatibile o il trattato non lo è. perché se quel « di massima » significa il trattato, così come è allo stato attuale, non sembra compatibile, ma lo diventerebbe se ad esempio l' interpretazione italiana sull' articolo III ed anche l' interpretazione della AIEA coincidessero con la interpretazione degli Stati promotori, allora la polemica che stiamo facendo sul piano interno voi ve la ritrovate sul piano internazionale, con la matematica certezza di uscirne scornati perché l' interpretazione americana, inglese e sovietica per i motivi che vi ho detto non potrà coincidere, almeno in un immediato avvenire, con l' interpretazione unilaterale data dall' Italia. ma c' è di più. la Commissione delle comunità europee ha chiesto che all' atto della firma gli stati membri appongano una riserva sospensiva circa tale articolo (articolo III) e che si soprassieda alla ratifica o al suo deposito fino alla conclusione di tale accordo. a questo punto io rivolgo una domanda al signor ministro degli Esteri , molto importante, e chiedo che il signor ministro, oggi, abbia la cortesia di rispondere. noi desideriamo sapere se il governo italiano : 1) intende attenersi alla richiesta della Commissione delle comunità europee a proposito della riserva sospensiva da apporre all' atto della firma dell' articolo III del trattato; 2) se il governo italiano intende aderire alla richiesta della Commissione delle comunità europee soprassedendo alla ratifica o al suo deposito fino alla conclusione dell' accordo relativo all' articolo III. le nostre richieste credo siano piuttosto responsabili, a meno che il governo italiano non voglia schiudere la porta, come dicevamo poco fa, per fare entrare dall' uscio non le esplosioni pacifiche ma un trattato, facendo uscire dalla stessa porta la nostra responsabile appartenenza alla Comunità Europea . tertium non datur . la Comunità Europea , tra l' altro, su nostra richiesta si è espressa piuttosto responsabilmente o, per dir meglio, se è esatto (non mi permetto di dubitarne, mi permetto di pensare che possa esservi qualche reticenza formale), se è esatto quanto ha detto il signor ministro, la Commissione delle comunità europee si è espressa in maniera piuttosto imprecisa dal punto di vista generale, ma fermamente, con due precise richieste agli stati membri , a proposito delle riserve da apporre all' atto della firma dell' articolo III e a proposito della sospensione o della ratifica di tutto il trattato qualora non vengano chiariti i problemi relativi all' applicazione dei controlli, che sono poi i problemi di fondo . non rispondere, non a queste nostre domande, per carità, ma alle domande della Commissione delle comunità europee significa mettersi fuori dalle Comunità stesse, cioè rompere quelle solidarietà che ci sono, che hanno funzionato e che tutti i gruppi qui presenti, tranne l' estrema sinistra , hanno condiviso fin dalle precedenti legislature, fin da quando nel 1957 gli strumenti di ratifica dell' organizzazione europea pervennero in questo ramo del Parlamento. anzi desidero ricordare ciò anche in relazione alle cose che dirò a conclusione del mio intervento: che il nostro gruppo parlamentare di allora si onorò di votare a favore della ratifica. il Governo aspira, lo ha dichiarato il ministro degli Esteri , a partecipare in forma permanente al Consiglio dei governatori della AIEA; noi auguriamo al Governo che questa sua aspirazione possa essere realizzata. ci siamo un po' informati, con i modesti strumenti di informazione in nostro possesso, circa la attuale situazione italiana nella AIEA; credo che siamo a livello delle dattilografe, o poco più. ho l' impressione che non siamo ad un livello molto superiore; può darsi che queste dattilografe facciano carriera e diventino governatori: ed allora l' onorevole Leone schiuderà un' altra volta l' uscio, ed i governatori entreranno mentre usciranno le dattilografe. sarebbe questa una trasformazione alla Noschese (una volta si sarebbe detto alla Fregoli), trasformazione che io non prevedo in un così breve giro di tempo. l' onorevole ministro ha detto: « come ho già avuto occasione di osservare, gli oneri del trattato sono gravi. essi possono ripercuotersi negativamente sullo sviluppo economico e sociale dei paesi interessati. questi paesi rappresentano due miliardi di abitanti sparsi in tutto il mondo e coprono interi continenti: l' Africa, l' America Latina , l' Australia e parte considerevole dell' Europa e dell' Asia: due miliardi di persone che attendono, dalle risorse che l' atomo ha dimostrato di poter porre a disposizione dell' umanità, i mezzi per contenere prima, e superare poi, il divario che rischia di separarli in maniera definitiva dai progressi che i popoli dei paesi nucleari vedono dischiudersi di fronte a sé » . onorevole ministro, lasciamo stare l' Africa, l' America Latina e l' Australia; tra i paesi interessati c' è, io penso, l' Italia. tra i lavoratori interessati ci sono i lavoratori italiani. che un Governo, il quale dice di essere un momento di continuità del centrosinistra, e che dice di esserlo soprattutto in vista degli sviluppi di progresso economico e di giustizia sociale , venga a raccontare, non a noi come persone, ma a noi come rappresentanti del mondo italiano del lavoro e dell' economia, che il trattato bisogna firmarlo, ma che il trattato stesso fa gravare una minaccia assai pesante sugli interessati, e cioè sui lavoratori, precisando inoltre che si tratta di una ripercussione negativa da prevedersi facilmente, di una congiuntura, cioè, sullo sviluppo economico e sociale , è veramente stupefacente. noi sapevamo che il primo centrosinistra si accompagnò alla congiuntura; e ci si disse che la congiuntura non doveva essere attribuita alla responsabilità autonoma del centrosinistra, o all' avvento del centrosinistra, dato che costituiva la cattiva eredità dei precedenti governi non di centrosinistra. a questo punto un Governo, che dice di essere un momento nella continuità del centrosinistra, ci si presenta come una specie di Cassandra sociale, dicendo: sapete, interessati? sapete, lavoratori e produttori? vi do una buona notizia: sto per firmare un trattato il quale si ripercuoterà negativamente sullo sviluppo economico e sociale di 2 miliardi di uomini tra i quali i 50 milioni che abitano in Italia! è uno strano programma questo da parte di un Governo. queste cose si fanno ma, per lo meno, non si dicono. siete arrivati addirittura a dire agli italiani che li volete ridurre in uno stato congiunturale; non ci sembra neppure molto abile da parte vostra. il ministro è andato avanti. ha dichiarato che il trattato non ci offre tutte le necessarie garanzie perché lo sviluppo pacifico delle attività nucleari si ottiene soltanto con la libertà e la certezza dell' approvvigionamento. ha dichiarato che si augura che le potenze nucleari, firmatarie del trattato ci mettano a disposizione le necessarie conoscenze tecnologiche. sicuramente! già i miei colleghi hanno spiegato che le industrie britanniche e americane (lo hanno detto i colleghi Servello, Delfino, Giuseppe Niccolai, Menicacci) stanno preparandosi ad un grosso banchetto. perché non dovrebbero darci le necessarie conoscenze tecnologiche? arriveranno i brevetti (statene certi!) gratis dall' America, dall' Inghilterra, dalla stessa Russia sovietica , dai paesi d' oltrecortina! magari la Cina e la Francia si faranno un debito d' onore di venire in aiuto del popolo italiano , dandoci tutte quelle conoscenze tecnologiche che non ci hanno dato finora quando non ne erano impediti da un trattato-capestro quale quello che ci apprestiamo a firmare! se questa è la logica, mi domando come il ministro degli Affari esteri possa accingersi a indurre il Parlamento a firmare un trattato di questo genere. in questo modo credo di avere documentato sufficientemente l' opposizione del Governo a questo trattato. siccome questo non è un governo di partito, si potrebbe dire che questo Governo è costretto però da un atteggiamento entusiastico del gruppo parlamentare che ufficialmente lo sostiene, cioè è premuto dalla Democrazia Cristiana , a portare il Parlamento verso la firma e la ratifica del trattato. sennonché la Democrazia Cristiana in questa sede non ha ancora parlato. la Democrazia Cristiana ha indicato (anche queste indicazioni sottili hanno la loro importanza) per l' intervento in questo ramo del Parlamento il deputato Zamberletti, che ascolteremo con estrema attenzione e deferenza ma che indubbiamente ha le polveri un po' bagnate. infatti non molto tempo fa, come questa mattina ricordava l' onorevole Giuseppe Niccolai, egli ha scritto firmandolo, su un autorevole periodico, Europa 70, un articolo, che noi avremmo potuto e potremmo perfettamente sottoscrivere in questo momento, contro la firma del trattato di non proliferazione . l' onorevole Zamberletti è stato da voi costretto? siete così cattivi? io non credevo che l' onorevole Sullo fosse un fustigatore; pensavo all' onorevole Sullo come ad un presidente di gruppo benevolo, umano e incoraggiante nei confronti dei giovani colleghi, dei neo-colleghi. mi accorgo, invece, della personalità diabolica dell' onorevole Sullo: è sadico, addirittura; afferra un pover' uomo che ha or ora finito di scrivere un duro articolo contro il trattato di non proliferazione (l' inchiostro deve ancora asciugarsi) e gli dice: per punizione parlerai tu in favore del trattato. e veramente un atteggiamento sconcertante. oppure, l' onorevole Sullo (sentiremo quel che dirà il collega Zamberletti), giacché da un po' di tempo abbiamo visto l' onorevole Sullo un poco prigioniero della sinistra « sindacal-basista » — lo abbiamo visto prigioniero direi anche fisicamente: abbiamo visto alcune amicizie pericolose, che ci turbano un poco, per lui e per coloro che gli sono stati accanto — oppure, come dicevo, siccome la sinistra « sindacal-basista » ha assunto essa stessa, in un recente passato, sullo stesso periodico, una posizione di netta avversione al trattato di non proliferazione , l' onorevole Sullo non abbia dato l' incarico di prendere la parola ad un collega contrario perché affiorassero le contrarietà e perché quindi, al solito, le responsabilità dalla Democrazia Cristiana , rimbalzassero sul Governo dell' onorevole Leone. ed è questa forse l' interpretazione più vera, perché mi è difficile immaginare l' onorevole Sullo come un sadico, come un violento: mi è più facile immaginarlo come un malizioso, come un insinuante corruttore di giovani colleghi. d' altra parte, a prescindere da quello che potrà essere l' intervento del collega Zamberletti in questo dibattito, c' è quel che il gruppo della Democrazia Cristiana ha detto nell' altro ramo del Parlamento con l' autorità del senatore Scelba. il quale è di quegli uomini voi lo sapete — che non amano le vie di mezzo. quando al senatore Scelba una cosa piace, è quella. quando un partito non gli piace, lo scioglie, come ha fatto con noi: infatti stiamo qui e godiamo discreta salute. per la prima volta, forse in vita sua, nella sua vita politica, il senatore Scelba è stato costretto al « dico e non dico » ; è stato costretto ad un discorso molto « mediceo » ; ad un discorso nel quale, facendo forza al proprio temperamento irruento, il senatore Scelba ha inserito tutta una serie di proposizioni dubitative. ha detto: noi non siamo entusiasti, il trattato così come è non ci va, non ci offre le necessarie garanzie, riteniamo che debba essere firmato perché... perché deve essere firmato, ma ne siamo convinti fino ad un certo punto. l' ordine del giorno che la Democrazia Cristiana ha presentato al Senato (non siamo in condizioni di conoscere quello che ha presentato alla Camera, perché non è ancora stampato, anche se dovrà essere votato fra poche ore) nelle sue motivazioni contiene tutta una serie di richieste impegnative nei confronti del Governo, che il Governo dovrebbe rifiutare. e un ordine del giorno insidioso, quello presentato e votato al Senato; è un ordine del giorno in cui, tra l' altro, la Democrazia Cristiana « impegna » il Governo. non « invita » , dunque, ma impegna. esso è scorretto anche nella forma. le mozioni impegnano, ma gli ordini del giorno , di solito, invitano semplicemente, costituendo un correttivo. il signor presidente mi dia torto, se sbaglio; ma non credo di sbagliare, perché gli ordini del giorno sono, di norma, nel nostro costume parlamentare, una interpretazione, una specificazione delle decisioni che si stanno per prendere. gli impegni si chiedono attraverso mozioni, che in questo caso potrebbero essere addirittura mozioni di fiducia . comunque, la Democrazia Cristiana , in primo luogo, impegna il Governo ad agire perché gli obblighi assunti dalle potenze nucleari per il disarmo atomico siano attuati nel più breve tempo possibile e come primo passo verso il disarmo generale e completo. quindi, siete impegnati a dire agli americani, ai russi e agli inglesi: finora avete scherzato, ragazzini, adesso impegnatevi a vostra volta e nel più breve tempo possibile! in secondo luogo, l' ordine del giorno impegna il Governo a vigilare perché siano assicurati alle potenze non nucleari i diritti all' equo approvvigionamento delle materie prime speciali nucleari, eccetera, comprese quelle esplosioni cui l' onorevole Leone e l' onorevole Mazza hanno lasciato aperta la porta. in terzo luogo, l' ordine del giorno invita (questa volta è meno grave) il Governo ad operare perché nell' attuazione del trattato di non proliferazione siano salvaguardati la vita e lo sviluppo delle comunità europee . cioè, invita il Governo a dare quella stessa risposta che le comunità europee chiedono e che noi abbiamo pregato il Governo di darci oggi, se è in condizioni di farlo. c' è poi l' autocritica, l' opposizione socialista. nell' altro ramo del Parlamento l' opposizione sostanziale socialista al trattato è stata espressa dal senatore Banfi. in questo ramo del Parlamento essa è stata espressa dall' onorevole Lupis, che di queste cose se ne intende, perché ha fatto il turista diplomatico-presidenziale fino a poco tempo fa. egli ha avuto occasione, io penso, di scambiare numerosi pensierini con un personaggio estremamente altolocato, circa gli atteggiamenti di quel personaggio, contrarissimi alla firma del trattato di non proliferazione . pertanto, l' onorevole Lupis, da uomo navigato qual è, si è trovato ieri sera, parlando, in una condizione di grande difficoltà. non voleva dispiacere a persone che lo onorano da tanti anni di una così cara e familiare amicizia: perciò ha pronunciato una prima parte del discorso in favore del trattato, una seconda parte del discorso — non voglio tediarvi con citazioni che sono alla portata di tutti — di sostanziale opposizione, di pesante opposizione, altrettanto pesante — non sarebbe stato possibile fare di più — dell' opposizione manifestata dall' onorevole ministro. e allora, onorevole rappresentante del Governo, non si dica nei confronti della nostra parte che, quando noi assumiamo queste posizioni ed impostazioni, le assumiamo per motivi di nostalgia o perché siamo degli isteronazionalisti o perché vogliamo in questo modo manifestare una certa nostra connaturata tendenza, chissà perché, al filogermanesimo. noi non ci offendiamo minimamente quando colleghi o giornalisti di qualsiasi parte politica ci accusano di nostalgia perché non è nostalgia: si tratta semplicemente di riconoscere a se stessi e spero agli altri, un patrimonio morale, sentimentale, di ricordi, di tradizioni. io penso che un uomo senza nostalgia sia un uomo senza passato e penso che un uomo senza passato difficilmente sia un uomo capace di proiettarsi verso l' avvenire. ci si riconosca però, per lo meno dai rappresentanti del Governo, nella continuità del Governo come rappresentante dello Stato, e dai più anziani tra i colleghi, che se vi sono temi sui quali mai da quando vent' anni fa entrammo qui il Movimento Sociale Italiano si è lasciato condurre dalle cosiddette nostalgie, essi sono stati i temi relativi alla politica estera , anche perché non si può essere nostalgici quanto alla politica estera . si può obbedire o tentare di obbedire a determinati principi, a determinate costanti, a determinate tradizioni, ma è impensabile. specie da una tribuna nazionale, guardare ai problemi della politica estera in funzione nostalgica. dirò, ritorcendo la garbata accusa di altri settori, direi di quasi tutti i settori, che nostalgici in politica estera , cioè legati, ancorati, inchiodati a determinate tesi, non a determinati principi, possono essere tutti coloro che non hanno un ancoraggio nazionale. chi ha un ancoraggio nazionale pone continuamente, nella propria coscienza, a confronto quelli che ritiene gli autonomi interessi del proprio paese, della propria nazione e della propria gente con gli interessi degli altri paesi, delle altre nazioni, delle altre genti e col divenire mondiale. chi ha questo fondamentale ancoraggio relativo all' autonomia dell' interpretazione, giusta o sbagliata, di un interesse nazionale , non può essere in politica estera un nostalgico, cioè non può avere riferimenti lontani e diversi, non può che avere il riferimento connesso alla situazione nel suo evolversi, alla situazione quale essa è. e noi siamo nell' Italia, nell' Europa, nel mondo del 1968. che senso avrebbe il riferirci da parte nostra a richiami nostalgici? l' assetto mondiale è quello che è. l' importante è che, nel quadro di questo assetto mondiale, ognuno di noi individui la posizione dell' interesse nazionale , la costante nazionale, e non si lasci comandare dal di fuori. noi rileviamo così che la nostra posizione intanto non è nostalgica in quanto è nazionale e che altre posizioni sono nostalgiche, con ben altre nostalgie, in quanto non sono posizioni nazionali, anche a questo riguardo. noi siamo entrati qui vent' anni fa. si aprì allora una grossa polemica sul patto atlantico , una polemica che è il caso di richiamare, perché un altro presidente del Consiglio si comportò formalmente ed in apparenza come l' attuale presidente del Consiglio . anche lui, De Gasperi , uscì dalla norma parlamentare e dalla prassi costituzionale e ritenne di portarci due volte alla discussione del patto atlantico , prima per un' approvazione politica, cioè per una autorizzazione alla firma, e poi per la ratifica del documento firmato. credo di non sbagliare dicendo che in più di vent' anni ciò è accaduto solo due volte finora, oltre la circostanza presente: il Piano Marshall e il patto atlantico . non ci sono altri precedenti di duplice discussione di uno strumento internazionale, il che significa che questo trattato, nel giudizio dell' attuale Governo, si colloca, dal punto di vista dell' importanza storica, nella scia del Piano Marshall e del patto atlantico . ebbene, quando si trattò dell' autorizzazione alla firma prima e della ratifica del patto atlantico dopo, noi ci onorammo di votare « no » , e non votammo « no » per nostalgia, ma sulla base di una tesi politica nazionale, cioè dicemmo: entrare in un' alleanza come inermi, come privi di quei diritti che gli altri alleati riconoscono a se stessi , non ha senso. si giunga prima all' abolizione del trattato di pace o quanto meno al nostro ingresso nell' Assemblea delle Nazioni Unite , e poi si aderisca alle alleanze. tanto era valida, dal nostro punto di vista , tanto era schietta, dal nostro e anche dall' altrui punto di vista , tanto era obiettiva, quella tesi, che quando si verificarono le condizioni che avevamo richieste, quando cioè si vide che effettivamente il patto atlantico era stato, come De Gasperi asseriva, uno strumento per ricondurre l' Italia nella parità delle genti, quando fummo ammessi all' Assemblea delle Nazioni Unite e soprattutto quando fummo ammessi, in condizioni di parità, almeno formale, ad entrare nella NATO, il « no » del Movimento Sociale Italiano si è trasformato in un « sì » , in un « sì » di lealtà, in un « sì » di fedeltà, in un « sì » di correttezza, in un « sì » di adesione non ad una alleanza di soggezione, ma ad un' alleanza fra pari. noi vediamo oggi tramontare quella politica, noi vediamo oggi tramontare quelle garanzie che da noi sono state pagate in un determinato modo con i sacrifici che gli uomini della nostra parte hanno ritenuto, in buona fede di fare, che da voi sono state pagate in altro modo con i sacrifici che gli uomini delle vostre parti — potrei dire: nessuno escluso — hanno ritenuto di fare. ma, siamo giunti, lo hanno detto altri colleghi della mia parte, lo ha sostenuto l' onorevole Delfino a conclusione del suo discorso, lo ha detto stamane l' onorevole Giuseppe Niccolai: siamo giunti ad un rovesciamento storico, di cui ci stupiamo e soprattutto ci mortifichiamo. ciò coinvolge, onorevole rappresentante del Governo e di tutte le altre parti politiche, nessuno escluso, comunisti compresi, anzi comunisti in testa, tutti. l' atteggiamento più beota in questo caso, il meno critico, il meno intelligente, il più supino è quello dei paesi ossequienti a Mosca internazionalmente, è quello dei partiti ossequienti a Mosca e perfino alla Cina. nemmeno i socialproletari hanno trovato un guizzo di autonomia, se non altro di intelligenza autonoma nel corso di questo dibattito. noi ci addoloriamo e ci mortifichiamo per la supina acquiescenza che troviamo qui dentro e per la insensibilità. una insensibilità di opinione, una insensibilità che si riflette nelle tribune della stampa vuota — me lo consentano i colleghi giornalisti — una insensibilità che si riflette nella furia di andarsene in vacanza, che si riflette nella sola richiesta che da 48 ore noi riceviamo (ed io ricevo come presidente del gruppo): quando ci fate partire? quale treno possiamo prenotare? una insensibilità tale che darei prova di cattivo gusto se la addebitassi ai colleghi di questa Assemblea, di qualunque parte essi siano. io faccio addebito di questa insensibilità ad una situazione che si è determinata nel corso di questo ventennio, ad una situazione che scioccamente o insidiosamente è stata definita di interpretazione qualunquistica, quando ce ne siamo occupati. altro che qualunquismo! giorni fa eravamo allo scollamento dello Stato, qui siamo allo scollamento della sensibilità nazionale da qualunque punto di vista la si consideri, allo scollamento della sensibilità europea, allo scollamento di una civiltà. c' è qualcosa che muore in questi giorni, attraverso questa frettolosa ed incosciente firma e non c' è qualcosa che nasce, non c' è un' alternativa, non vediamo i lineamenti di un mondo nuovo, né ci si propone una scelta. ci si dice: non sceglierete più. e noi non possiamo accettare che questo ci si dica. e ringraziate, onorevoli colleghi di tutte le parti politiche, questo manipolo costituito soprattutto dai giovani che in mezzo alla piena insensibilità o alla quasi completa insensibilità hanno il coraggio di sostenere non a vuoto queste tesi, che sono tesi di nazione e di civiltà.