Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 8 - seduta del 10-07-1963
1963 - Governo II Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 145
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , le dichiarazioni del presidente del Consiglio , onorevole Leone, riflettono la situazione di attesa e di transitorietà che si è venuta creando dopo la rinuncia dell' onorevole Moro a formare un Governo di centrosinistra a seguito del rifiuto del partito socialista italiano di approvare il programma praticamente concordato tra le delegazioni della Democrazia Cristiana , del partito socialista , del partito repubblicano e del nostro partito. sulle dichiarazioni dell' onorevole Leone c' è ben poco da dire, sono dichiarazioni di indubbia ispirazione democratica non fosse altro perché mirano a favorire il superamento dell' attuale battuta di arresto e rispondono alle necessità obiettive del funzionamento dell' istituto parlamentare. dobbiamo prendere atto di ciò nel nostro giudizio sul Governo, anche se la formula del monocolore ci trova su posizioni che escludono i consensi. ciò che conta, tuttavia, non è tanto l' oggi quanto il domani e per conoscere il domani è inevitabile che si debba analizzare ciò che è avvenuto e ciò che ha portato alla situazione attuale. noi socialisti democratici non dobbiamo sottrarci a quella forma di senso di responsabilità che nei partiti totalitari, con una certa dose di ipocrisia mescolata ad una dose di indubbia sincerità. viene chiamata autocritica e che nei partiti come il nostro può essere più propriamente definita onestà intellettuale. di fronte a questa battuta d' arresto della politica di centrosinistra noi abbiamo il dovere di analizzarne le cause, di denunciare le manovre altrui, soprattutto quelle che si nascondono dietro una formale proclamazione di fedeltà a questa politica, ma abbiamo anche il dovere di controllare se per avventura da parte nostra non siano stati commessi errori, e comprendo tra gli errori anche quell' errato patriottismo di partito che porta a subordinare l' interesse generale a quello dell' organismo politico in cui si è militanti. noi socialisti democratici nei travagliati anni di questo dopoguerra ci siamo impegnati con tutte le nostre forze per impedire un deterioramento verso destra della situazione politica e per respingere sviluppi in senso frontista. abbiamo praticato una politica di centro quando non esisteva altra alternativa per evitare uno slittamento del ceto medio verso destra, com' è avvenuto nel 1919, 1920, 1921 e 1922, e quando il centrismo era l' unica formula democratica che si potesse opporre al frontismo. ma appena si sono delineate le condizioni per lo sviluppo della politica di centrosinistra, noi abbiamo volto tutte le nostre cure a renderne possibile l' attuazione. ciò ha dato al nostro partito una caratterizzazione che è stata riconosciuta dal corpo elettorale nelle ultime elezioni e che lo colloca in seno alla politica di centrosinistra come assertore coerente dei principi indissociabili della libertà politica e della giustizia sociale . questo deriva dalla nostra impostazione generale di socialisti democratici che rappresentano in Italia quella vasta corrente di pensiero e di opere che nei paesi più progrediti ha portato la classe lavoratrice a un livello di pensiero e di civiltà non raggiunto in alcun altro luogo. noi socialisti democratici siamo convinti che due sono le posizioni conseguenti nell' ambito dell' ideologia socialista: quella comunista e quella socialista democratica. queste due posizioni esprimono, ciascuna con la massima coerenza, determinate concezioni della politica, della storia, determinati modi di essere, di sentire, di agire. non è il caso e non è possibile nella presente sede definire compiutamente queste due posizioni. basterà accennare che la posizione comunista è l' espressione di un modo di essere politico in cui la reazione alla realtà in cui viviamo prevale sui fini che si vuole raggiungere. è pur vero che i comunisti dichiarano di reagire, come reagiscono, alla realtà attuale non soltanto per avversione nei suoi confronti, ma anche perché sono convinti che soltanto in tal modo è possibile realizzare i fini. del socialismo. ma i più schietti sentono che ciò non è vero, sentono che essi sacrificano il domani all' oggi, contrariamente a chi suppone che il comunismo sacrifichi l' oggi al domani, ciò che può essere vero nel campo degli sviluppi politici. i più schietti sentono che compromettono il futuro per assecondare, senza il debito controllo di una visione politica dei fini che si vuole raggiungere, la loro avversione al presente. del resto, è uno stato d'animo in cui cadono tutti coloro che hanno un forte senso della giustizia per reagire con veemenza contro le ingiustizie della società in cui viviamo, ma non hanno un ugualmente forte senso dei valori della libertà per intendere che solo in un mondo libero è possibile eliminare le ingiustizie, mentre in un mondo non libero, anche se creato da una sorta di rivolta morale contro il passato iniquo, l' ingiustizia si presenta più implacabile e più spietata. ciò del resto è avvenuto nei paesi in cui la mancanza di tradizioni e di libertà ha portato le rivolte sociali nell' alveo del totalitarismo. in quei paesi si è assistito ad orrori che hanno fatto impallidire quelli che con tanto coraggio si erano combattuti. il socialismo democratico non sente una minore avversione alla società presente, ma, erede delle grandi tradizioni di libertà dei paesi più progrediti, non sacrifica il presente al futuro. noi combattiamo tutto ciò che di negativo esiste nel mondo di oggi, ma nello stesso tempo consolidiamo quei valori di civiltà, di libertà che sono il patrimonio negatoci dalle generazioni passate e che noi vogliamo non già dilapidare, ma mettere a frutto nell' interesse di tutti. spezzato il patto umano che unisce tutti gli uomini, quale che sia la nazione o la classe a cui si appartiene, la fede a cui si è legati, l' esercito in cui si combatte, viene a cadere la ragione stessa della lotta. noi socialisti democratici , facendoci interpreti degli ideali della classe lavoratrice in contrasto con le classi privilegiate, crediamo nell' esistenza di un comune fondo umano che preesiste alle deformazioni sociali e di classe, e da cui sorge l' impulso per progredire verso una società più libera e più giusta. i comunisti pensano che si possa sopprimere la libertà politica senza determinare uno choc che ipotecherà in modo negativo la società futura e la deformerà in modo irrimediabile. noi invece pensiamo, anche sulla scorta degli eventi di quest' ultimo mezzo secolo, che la libertà politica non è una libertà formale, come abbiamo udito. stamane, ma è un bene di cui l' umanità non può essere privata senza impoverirsi, senza degradarsi e senza ipotecare negativamente il futuro. la nostra funzione nella politica italiana è consistita nell' affermare in seno all' avanguardia dei lavoratori questi principi universalmente accolti nei paesi più progrediti ed il cui disconoscimento in una parte della classe lavoratrice italiana è una delle cause del ritardo nello sviluppo politico e sociale della nostra nazione. l' altra causa di questo ritardo, di gran lunga la più importante e la più grave, è costituita dalle tendenze conservatrici e reazionarie della classe padronale. la lotta del socialismo democratico , per quanto si riferisce al consolidamento della democrazia, indipendentemente dalle nostre finalità ultime, se non si identifica, certamente si avvicina a quella degli altri partiti che credono nella libertà e sono aperti alle più coraggiose riforme sociali. dopo il periodo in cui, come ho detto, l' unica alternativa democratica a quella funesta che era rappresentata dalla reazione (frontismo), era costituita dalla politica centrista, noi abbiamo sviluppato con coerenza la nostra azione per il successo della politica di centrosinistra. con il nostro motivato rifiuto ad appoggiare governi di centro, abbiamo contribuito ad aiutare quelle forze che in seno alla Democrazia Cristiana e al partito socialista italiano tendevano a confluire in una comune politica di Governo. sarebbe stato strano che, in un paese in cui esistono così considerevoli forze reazionarie, in cui vi è un così forte partito comunista , non si fosse assistito ad un tentativo di avversare la politica di centrosinistra, come quella che può ridurre all' impotenza la destra e ridurre il margine di azione del partito comunista . ed è infatti ciò che è avvenuto. il modo più insidioso di avversare la politica di centrosinistra è di cercare, tanto per i comunisti quanto per i conservatori, di inserirsi in essa per volgerla a fini diversi da quelli per cui tale politica è sorta. i conservatori con i loro tentativi di inserimento tendono a svuotare in parte la politica di centrosinistra del suo contenuto sociale risolvendola nella migliore delle ipotesi in un rinnovato centrismo. i comunisti, nel loro tentativo di inserimento nella politica di centrosinistra, aspirano a trasformarla in una specie di Fronte popolare che, senza aggiungere nulla agli impulsi sociali propri dei quattro partiti della passata maggioranza, farebbe pesare sulle libertà democratiche preoccupanti ipoteche. con buona pace dei colleghi liberali e dei colleghi comunisti, possiamo aggiungere che la politica di centrosinistra non è un rinnovato centrismo, né un ponte di passaggio verso il frontismo. la politica di centrosinistra è la confluenza di una posizione sociale molto coraggiosa di tutte le forze che accolgono senza tatticismi, senza riserve mentali e quindi non solo strumentalmente ma organicamente, i principi della libertà politica , libertà politica che è il caposaldo della nostra Costituzione. queste forze si trovano nella Democrazia Cristiana , nel partito socialista democratico , nel partito repubblicano , nel partito socialista italiano. si tratta di allargare la base democratica, si tratta di affrontare e di risolvere i problemi di fondo della nazione, si tratta di consolidare definitivamente le libere istituzioni portando l' Italia al livello delle nazioni culturalmente, socialmente e politicamente più progredite del mondo. da un punto di vista più generale si può dire che la politica di centrosinistra è l' alleanza del ceto medio socialmente avanzato con gli operai e con i contadini che si collocano politicamente sul terreno dei loro compagni dei partiti aderenti all' Internazionale socialista , vale a dire sul terreno della democrazia politica. questa alleanza è stata auspicata dalle correnti del partito socialista democratico in Italia fin dagli albori dello sviluppo del movimento operaio in una con la profonda vocazione per la giustizia sociale e la libertà politica . ciò spiega l' impegno col quale oggi, in vista di un traguardo tanto agognato, lottiamo e lotteremo affinché esso venga raggiunto. il denominatore comune delle forze di centrosinistra è, come ho detto, la viva vocazione sociale e la solidità delle convinzioni democratiche. naturalmente ognuno dei quattro partiti permane nella sua visione propria in ordine agli sviluppi ultimi della società politica italiana e dello status mondiale, ma l' accordo per la formazione di un Governo si può realizzare nella fusione delle nozioni di socialità e di libertà politica . fuori di questa piattaforma si cade nell' equivoco, nella confusione mentale o addirittura nell' inganno a spese della nazione e della classe lavoratrice . e poiché nessuno ha la ricetta di un programma-tipo di centrosinistra, il programma deve risultare dal contributo dei quattro partiti alla sua formulazione, ed è ciò che si è fatto durante le trattative per la formazione di un Governo presieduto dall' onorevole Moro. ma, prima di entrare in questo tema, converrà che mi soffermi su alcune questioni preliminari. è stato sollevato da alcuni il problema di presunte nostre responsabilità in ordine alla avversione da noi manifestata per il cosiddetto congelamento. per la verità gli oratori comunisti non hanno sollevato questo problema, lo ha fatto però la stampa di quella parte. il congelamento, secondo i nostri critici, avrebbe potuto permettere al partito socialista di attendere senza difficoltà il suo congresso. non abbiamo difficoltà a dichiarare che siamo sempre stati e siamo più che mai convinti che il congelamento sarebbe stato un grave errore politico. occorre tenere presente che la maggioranza di centrosinistra si era praticamente dissolta alla vigilia delle elezioni in seguito al disimpegno della Democrazia Cristiana , cui ha fatto seguito il disimpegno del partito socialista . e do atto che la responsabilità maggiore di questo disimpegno non è stata certo dei socialisti. ci si darà poi atto, spero, che noi socialdemocratici abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per evitare quell' errore da noi del resto ripetutamente segnalato. le cose giunsero allora a un punto tale da indurci a porre il problema, prima delle elezioni, di una nostra eventuale uscita dal Governo. fu soltanto in seguito a dichiarazioni di dirigenti responsabili della Democrazia Cristiana e del partito socialista , che ci diedero l' impressione di un impegno per la ripresa immediata del dialogo subito dopo le elezioni, che noi socialisti democratici desistemmo dal proposito di riprendere la nostra piena libertà di azione nei confronti del Governo. nel corso della campagna elettorale abbiamo posto al nostro elettorato il problema di un immediato rilancio della politica di centrosinistra, ciò, che contrastava in modo assoluto con la tesi del congelamento. il nostro partito — abbiamo detto agli elettori — si impegnava a partecipare ad un Governo di centrosinistra, ma non intendeva sostenere governi, e tanto meno farne parte, che di tale formula non fossero la logica espressione. il Governo Fanfani, in ragione del disimpegno della Democrazia Cristiana e del conseguente atteggiamento del partito socialista , non poggiava più sull' accordo su cui era sorto. noi non eravamo più disposti, dopo le elezioni, a permanere in una posizione di equivoco che avrebbe danneggiato la politica di centrosinistra e avrebbe danneggiato il paese. in primo luogo mi chiedo come si sarebbe potuto costituzionalmente giustificare il cosiddetto congelamento. coloro i quali oggi più si accaniscono a difendere la formula del congelamento sarebbero stati i primi a chiedere un immediato dibattito sulla fiducia, ciò che avrebbe aperto in pieno il problema e avrebbe liquefatto in un batter d' occhio il congelamento stesso. la politica di centrosinistra non può che giovarsi della chiarezza: meglio constatare un dissenso oggi, dissenso che potrà essere superato domani, che far deteriorare la situazione eludendo i problemi di fondo . del resto — e credo che in questo saremo tutti d' accordo — le elezioni generali politiche costituiscono in ogni democrazia il punto di partenza della valutazione di ogni situazione. guai a noi se avessimo eluso questo dovere e deluso il nostro elettorato! noi volevamo tentare subito una soluzione non interlocutoria ma duratura col rilancio immediato della politica di centrosinistra. in questo caso, che esclude ogni congelamento, si poteva porre nel modo più ortodosso il problema di un reincarico all' onorevole Fanfani. noi abbiamo su questa delicata materia agito alla luce del sole, informando direttamente delle nostre opinioni il maggiore interessato. e la nostra opinione era ed è che l' interesse della politica di centrosinistra e del paese — dopo la flessione subita dai quattro partiti della passata maggioranza presi nel loro complesso, e in particolare dopo la sconfitta elettorale del Partito di maggioranza relativa — consigliava di impegnare nella formazione di un Governo di centrosinistra il segretario stesso della Democrazia Cristiana che, come leader indiscusso di quel partito, poteva meglio di ogni altro sperare di poter superare le difficoltà di quella situazione. nessuna preclusione è stata da noi posta in nessun momento e in nessuna sede per un eventuale reincarico all' onorevole Fanfani. le critiche che noi responsabilmente abbiamo mosso ad alcuni errori della direzione politica del passato Governo, errori che sono una delle cause della flessione elettorale della maggioranza di centrosinistra presa nel suo complesso, non hanno mai prevalso sulla nostra costante decisione di subordinare le nostre preferenze per una direzione politica da noi ritenuta più qualificata ad una diversa eventuale decisione di coloro che in questa materia avevano le maggiori responsabilità. anzi in una occasione ci siamo riferiti esplicitamente alla persona dell' onorevole Fanfani. l' accusa che ci si muove di aver confuso la nostra voce in questa critica, per noi doverosa, intorno ad alcuni errori di direzione politica con quella di una particolare corrente democristiana non ha alcun fondamento. le nostre critiche movevano da preoccupazioni in ordine ai grandi problemi della politica del paese e agli sviluppi della politica di centrosinistra. i problemi interni delle correnti della Democrazia Cristiana non hanno mai interferito nelle nostre decisioni e non ci riguardano. del resto, respingiamo la troppo comoda argomentazione che consiste nel cercare di svalutare critiche giuste unicamente perché occasionalmente confluiscono con critiche suggerite da moventi diversi. tanto varrebbe deplorare la legittima — dal suo punto di vista — campagna che l' onorevole Togliatti conduce contro l' onorevole Moro unicamente perché confluisce con la lotta che i neofascisti stanno conducendo in questo momento contro l' onorevole Moro stesso. la nostra unica preoccupazione è di portare innanzi la politica di centrosinistra: respingiamo tanto l' accanimento fazioso contro le persone quanto la riedizione in sedicesimo del cosiddetto culto della personalità, culto che ovviamente infastidisce più di ogni altro colui che ne è oggetto. né è più meritevole di considerazione — mi pare — l' argomento di chi sostiene che il congelamento avrebbe giovato al congresso del partito socialista . in che cosa il congelamento, ammesso che il congelamento fosse stato possibile, avrebbe aiutato i socialisti? senza lo stimolo di un chiarimento subito dopo le elezioni, vale a dire senza un immediato rilancio della politica di centrosinistra, il congresso socialista non avrebbe chiarito un bel nulla. vi sono a questo proposito dichiarazioni inequivocabili di dirigenti del partito socialista i quali consideravano addirittura come provocatorio il pensiero che il congresso potesse chiarire qualcosa. senza un immediato rilancio della politica di centrosinistra, che ha messo a fuoco i problemi reali sui quali sono necessarie le scelte, su che cosa avrebbe deciso il congresso socialista? sul problema della scelta per la direzione politica del futuro Governo (benché questo non sia un aspetto trascurabile)? sarebbe stato immiserire un congresso che deve fare una scelta storica, inserendosi con piena corresponsabilità nel sistema democratico della nazione. del resto, sarebbe il centrosinistra una cosa così esangue da ridursi ad un problema di direzione politica? su che cosa avrebbe allora deciso questo congresso? su un astratto centrosinistra che, come abbiamo visto, può essere interpretato in cento modi? oppure su un programma che configurasse un centrosinistra concreto anche se suscettibile di modifiche? questa è la posizione utile ed è a questa posizione utile che il congresso si trova avviato proprio perché non si è congelato niente e si sono messi a fuoco i problemi di fondo con tutte le loro difficoltà obiettive, ma anche con tutte le loro prospettive favorevoli. il congresso dirà se il partito socialista intenda inserirsi con piena corresponsabilità nel sistema democratico, il che, nella particolare situazione italiana, vuol dire partecipare alla maggioranza di centrosinistra, poiché a tale maggioranza non vi sono alternative democratiche valide. dire di essere inseriti in un sistema democratico e non volere il centrosinistra — parlo per le forze democratiche di sinistra — è giocare sulla carta dello slittamento verso destra, con la sua inevitabile alternativa frontista. ma, prima di toccare questi aspetti politici della questione, converrà esaminare gli aspetti sociali ed economici del programma che era stato concordato dai quattro partiti sotto la presidenza dell' onorevole Moro. si è tentato e si tenta dagli avversari del centrosinistra di gonfiare, per quanto si riferisce al Governo progettato dall' onorevole Moro, i problemi delle persone e della distribuzione dei ministeri, problemi che hanno indubbiamente la loro importanza, ma che non sono preminenti, e si è tentato di lasciare nell' ombra il problema veramente preminente, ossia quello del programma. del resto, il discorso molto interessante fatto oggi dall' onorevole Barca c' insegna che anche oratori responsabili possono essere notevolmente lacunosi. solo un' ala del partito socialista italiano ha respinto il programma; ma, se abbiamo ben capito, lo ha respinto più per due aspetti politici, cioè per il problema della configurazione della maggioranza, ossia dei rapporti con i comunisti, e per quello della politica estera , anziché per la parte amministrativa, economica e sociale. vedremo in seguito gli aspetti amministrativi del problema, ma noi socialdemocratici abbiamo il dovere di far conoscere alla pubblica opinione da questa tribuna che cosa fosse il programma concordato dai quattro partiti. esso comportava il rafforzamento e il ravvivamento delle strutture dello Stato, un intenso sviluppo economico sulla base della stabilità monetaria, il superamento dei dislivelli e delle ingiustizie sociali, l' elevazione sociale e morale del popolo italiano . la riforma amministrativa dello Stato sarebbe stata condotta a termine, il conglobamento delle retribuzioni del personale statale avrebbe formato parte integrante di tale riforma, con priorità dei tempi di esecuzione, come era giusto, per un adeguamento delle pensioni del personale statale. si sarebbe varata la legge sul riordinamento della Presidenza del Consiglio e quella per l' organica sistemazione degli uffici della programmazione nell' ambito del ministero del Bilancio . tutta la legislazione, a incominciare dalle leggi di Pubblica Sicurezza sino ai codici, sarebbe stata adeguata ai principi della Costituzione e perciò epurata dei suoi residui antidemocratici e fascisti. sarebbe stata condotta a termine la riforma dell' ordinamento giudiziario e sarebbe stato presentato il disegno di legge per l' istituzione dei tribunali amministrativi regionali. in materia di autonomia locale si era convenuto sull' urgenza di una legge organica per la finanza locale ; ma, per questa parte, il carattere radicalmente innovatore del programma era sottolineato dall' accordo per la ripresentazione delle leggi istitutive delle regioni a statuto ordinario , compresa la legge elettorale , per la quale si sarebbe concordato il sistema elettivo e si sarebbero a mano a mano elaborate le leggi quadro per le materie di competenza delle regioni. in altri termini, cadevano tutte le riserve per l' attuazione nel corso dell' intera legislatura di questa parte importante della Costituzione e si dava non soltanto l' avvio, ma l' impulso per la rapida esecuzione d' una riforma profonda dell' ordinamento dello Stato, senza alcuna riserva di ordine politico. quanto alla scuola, essa avrebbe avuto una posizione prioritaria nella spesa pubblica e nell' azione legislativa ed amministrativa. un nuovo ed organico piano per lo sviluppo della scuola e per le esigenze indilazionabili dell' edilizia scolastica sarebbe stato elaborato sulla scorta della conclusione (prevista a breve scadenza) dei lavori dell' apposita Commissione d' indagine sui problemi della scuola stessa. si sarebbe avviata la riforma improrogabile della scuola secondaria superiore e data una disciplina organica all' istruzione professionale. in altri termini, il processo di democratizzazione della scuola in tutti i suoi gradi, per l' avviamento agli studi medi e superiori di tutti i giovani capaci, avrebbe ricevuto impulso decisivo. particolare attenzione sarebbe stata rivolta ai problemi della previdenza sociale , nel senso del maggiore coordinamento in vista della unificazione del sistema e del passaggio alla sicurezza sociale . anche la politica sanitaria nei suoi molteplici aspetti sarebbe stata un punto fondamentale dell' azione del governo , sia per quanto riguarda le attrezzature ospedaliere, sia per quanto riguarda i problemi del personale sanitario e l' efficienza e l' organicità dell' azione del ministero della Sanità . sulla base della legge sulle aree fabbricabili si sarebbe svolta un' intensa ed efficace politica della casa, con particolare riguardo alle zone di immigrazione. infine, si sarebbe ripreso il tema dello statuto dei lavoratori nelle fabbriche (giustamente ne ha parlato testé l' onorevole Barca) per assicurare condizioni di sicurezza, di giustizia, di benessere, di dignità, di viva partecipazione alla vita democratica dei lavoratori, tenuto conto delle posizioni assunte per questa parte da tutte le organizzazioni sindacali . gli obiettivi del pieno impiego, della diffusione del benessere, dell' elevazione del livello di vita civile sarebbero stati perseguiti con una politica del reddito attraverso la crescente disponibilità di beni ed il loro corretto impiego, la correzione degli squilibri regionali e settoriali, l' eliminazione di alcune grosse deficienze nel campo delle dotazioni civili. la politica economica del Governo si sarebbe articolata secondo una programmazione i cui obiettivi sono stati illustrati dal Governo precedente attraverso la Nota aggiuntiva presentata dal ministro del Bilancio in allegato alla relazione generale del 1962. i provvedimenti concreti per la programmata politica di reddito venivano fissati nei punti seguenti: legge per la tutela della libera concorrenza, ossia legge contro i monopoli; legge sulle società per azioni ; politica tributaria dello Stato e degli enti locali ; legge urbanistica ; piano territoriale e politica della casa; problemi per l' agricoltura, Mezzogiorno e aree depresse; politica del credito e del bilancio. onorevoli colleghi , permettetemi di illustrare alcuni di questi punti. forse non vi interessano, ma può darsi che interessino a milioni di cittadini italiani. per la legge contro i monopoli il Governo avrebbe fatto proprio il testo già redatto da un comitato ristretto di parlamentari, appositamente nominato e di cui fanno parte anche deputati comunisti. per la legge sulle società per azioni , il Governo avrebbe presentato al Parlamento un apposito disegno di legge sulla base delle conclusioni della commissione costituita dal ministero dell'Industria e del commercio, nonché delle proposte dei gruppi di maggioranza. per la legge urbanistica , la riforma della legislazione avrebbe raggiunto i seguenti obiettivi: la pianificazione intesa come sistemazione generale del territorio; la disponibilità, con preminenza assoluta dell' interesse pubblico su quello privato, delle aree soggette alla pianificazione urbanistica ; l' acquisto della casa da parte dei lavoratori; l' instaurazione, per le aree fabbricabili, d' una situazione di mercato in cui l' offerta di aree avrebbe corrisposto almeno alla domanda; posizione di indifferenza assoluta dei proprietari delle aree rispetto alle decisioni dei piani urbanistici; attribuzione alle collettività delle plusvalenze delle aree fabbricabili nella massima misura possibile. i modi per raggiungere questi obiettivi erano stati concordati dagli esperti dei quattro partiti ed avevano il pregio della concretezza e dell' efficacia. l' Italia, anche su questo punto, si metteva al livello delle democrazie più progredite. infine, le delegazioni dei quattro partiti concordavano una politica dell' agricoltura per risolvere gli squilibri di quel settore, per andare incontro alle aspirazioni dei contadini, per dare impulso all' economia del paese. il disegno di legge sull' ordinamento delle strutture fondiarie e sullo sviluppo della proprietà coltivatrice predisposto dal precedente Governo e integrato dalle conclusioni emerse dal dibattito al CNFL sarebbe stato appoggiato a fondo. in particolare, sarebbero state riconfermate le disposizioni di quel disegno di legge per quanto attiene alla ricomposizione e al riordinamento fondiario, ai mutui quarantennali per lo sviluppo della proprietà coltivatrice e all' azione degli enti di sviluppo. per gli enti di sviluppo si era convenuto che la definizione della loro natura e delle loro funzioni sarebbe avvenuta in sede di elaborazione della legge quadro per l' agricoltura dell' ordinamento regionale, la quale avrebbe anche stabilito i rapporti fra l' ente, lo Stato e la regione. intanto gli enti avrebbero iniziato a operare secondo le disposizioni del detto disegno di legge e di fatto con la istituzione di sezioni autonome per le Marche e l' Umbria con i compiti ad esse demandate dalla legge delega del « piano verde » e dal nuovo disegno di legge , intervenendo nelle procedure per i mutui concessi nelle zone a tali enti affidate. per quanto concerne il superamento della mezzadria e l' eliminazione dei contratti abnormi, le delegazioni dei quattro partiti avevano concordato quanto segue: a) la quota di spettanza ai mezzadri sarebbe stata elevata nel minimo al 55 per cento e nel massimo al 63 per cento ... le quote sarebbero state fissate dalle commissioni provinciali per assicurare la remunerazione del lavoro del mezzadro; b) divieto di stipulare, all' entrata in vigore della legge, nuovi contratti di lavoro di mezzadria. con l' eliminazione dei patti abnormi, tali conclusioni in materia di mezzadria offrivano il quadro completo di una iniziativa che avrebbe eliminato rapidamente forme arcaiche di conduzione agricola e avrebbe creato affittanze o nuove proprietà di coltivatori diretti su una superficie di oltre 30 mila chilometri quadrati di territorio corrispondente a un decimo del territorio nazionale e a un sesto della sua area coltivata. riforme, quindi, di un' ampiezza enorme da un punto di vista non soltanto qualitativo ma anche quantitativo, e senza precedenti nella storia delle riforme agrarie del nostro paese. quanto ai problemi della sicurezza sociale si era convenuto di assumere l' impegno della parificazione delle condizioni assistenziali e previdenziali dei coltivatori con quelle delle altre categorie e di confermare l' impegno alla concessione degli assegni familiari ai coltivatori diretti. ovviamente, opportuni sgravi fiscali erano previsti per i proprietari in base alla decurtazione dei loro redditi in seguito a queste riforme fondiarie. una particolare caratterizzazione del Governo sarebbe stata data dalla difesa della stabilità monetaria e dalla lotta contro l' aumento del costo della vita . queste, onorevoli colleghi , erano le linee generali del programma concordato; da cui, sullo sfondo di un impulso decisivo ai grandi consumi civili, come la scuola, la sanità, le pensioni (vale a dire l' insegnante, il medico, l' alloggio e la pensione per tutti i lavoratori) emergevano tre grandi riforme di struttura: creazione delle regioni a carattere ordinario; eliminazione delle speculazioni sulle aree fabbricabili e un' organica disciplina in questa materia; rapida eliminazione del contratto di mezzadria e riorganizzazione dell' agricoltura su basi veramente produttive e democratiche. possiamo dire, senza tema di essere smentiti, che tale programma caratterizzava degnamente un Governo di forze democratiche di sinistra e avrebbe in cinque anni trasformato il nostro paese, collocandolo accanto alle nazioni socialmente più progredite. tutti sappiamo che cosa è avvenuto: un' ala della maggioranza autonomista del partito socialista ha respinto il programma... non voglio polemizzare ma solo constatare serenamente un fatto, e cioè che un' ala della maggioranza autonomista ha determinato una situazione tale per cui il comitato centrale del partito ha respinto il programma e reso impossibile la formazione del Governo dell' onorevole Moro. senza diffonderci troppo sulle cause che possono avere determinato le decisioni del partito socialista , pensiamo che si possa scartare, tra i motivi di volta in volta avanzati, quello di una pregiudiziale attorno alla direzione politica del Governo. per quanto abbiamo cercato non abbiamo infatti trovato alcuna ragione plausibile per una pregiudiziale nei confronti dell' onorevole Moro al quale, piaccia o non piaccia, si deve se la Democrazia Cristiana si è allineata sulla politica di centrosinistra. e neppure pensiamo che si tratti di riserve sulla parte amministrativa, economica, sociale del programma. nel corso delle trattative non ci risulta che gli esponenti dell' ala che poi determinò il rifiuto degli accordi da parte del partito socialista abbiano sollevato obiezioni di fondo. rimane quindi, come unica spiegazione plausibile, la divergenza sui temi di natura politica la cui formulazione definitiva fu concordata in sede puramente politica. converrà quindi soffermarsi per qualche istante tanto sul problema della delimitazione della maggioranza quanto su quello della politica estera . i quattro partiti avevano confermato le ragioni sostanziali e non — contingenti che li sospingevano verso un' intesa. si trattava infatti di fondare in modo stabile la democrazia italiana affrontando riforme di struttura sin qui insolute e andando incontro alle aspirazioni più vive delle classi lavoratrici ; si trattava, insomma, di raccogliere insieme forze democratiche socialmente avanzate, anche se divergenti nello loro ideologie e nelle finalità politiche ultime, per dare al paese un Governo capace di rendere sempre più partecipi della cosa pubblica larghe masse di lavoratori e impegnato in un' azione di sviluppo economico intensa ed equilibrata, nella libertà di tutti i cittadini. era necessaria, quindi, una concordanza attorno ai principi di fondo della libertà politica e della giustizia sociale ; era necessaria, dunque, non una qualsiasi maggioranza ma una maggioranza qualificata e quindi determinata e nettamente definita. senza parlare delle forze della destra estrema, che si escludono naturalmente dal sistema democratico, i quattro partiti hanno ritenuto che il partito liberale non potesse partecipare con assoluta libertà di giudizio ad un' azione politica diretta ad allargare la base democratica verso la classe lavoratrice , a rimuovere le ingiustizie sociali e ad assicurare uno sviluppo equilibrato dell' intera collettività nazionale. dalla maggioranza era anche da escludere il partito comunista . anche se il partito comunista si pone sul piano storico, politico e umano di aspirazione verso la giustizia,...... è in contrasto con la concezione che noi abbiamo della democrazia politica e della libertà politica . secondo le impressioni raccolte dal giornalista Carroll durante una recente intervista con l' onorevole Togliatti, il leader del partito comunista — scrive il giornalista — « che ha avuto un ruolo fondamentale nella terza Internazionale , sogna la ricostruzione di quella grande famiglia operaia europea che esisteva prima della prima guerra mondiale » . non mettiamo in dubbio questa aspirazione che è comune, del resto, a tutti i dirigenti responsabili dei partiti operai . ciò che mettiamo in dubbio è la possibilità per l' onorevole Togliatti, nell' attuale fase storica e con le ipoteche da cui il comunismo è gravato per colpa della sua stessa ideologia, di poter dare un contributo concreto a tale finalità veramente unitaria. nessun socialista democratico rinunci a all' idea dell' unità della classe lavoratrice , ma la nostra coerenza ci porta a prendere atto che nei paesi ad alto sviluppo sociale e con grandi e nobili tradizioni di lotte del lavoro e di lotte umane per la libertà, l' unità della classe lavoratrice è possibile soltanto sulla piattaforma della democrazia politica. non è a caso, infatti, che noi vediamo l' unità della classe lavoratrice realizzata unitariamente nei paesi in cui la democrazia ha le sue radici più salde, nei paesi in cui la classe lavoratrice si raccoglie attorno agli ideali del socialismo e della democrazia. negli altri paesi troviamo o un' unità formale stabilita con la coercizione, ed è il caso dei paesi in cui il comunismo è al potere, oppure troviamo la classe lavoratrice divisa, ed è il caso di paesi democratici in cui il socialismo democratico non prevale ancora. naturalmente, non si tratta per noi democratici che di una scelta politica la quale non interferisce minimamente nei principi giuridico-costituzionali che ispirano la nostra Costituzione repubblicana. parlare di discriminazione in una democrazia in cui la maggioranza opera la sua scelta in base a criteri strettamente politici e in cui la minoranza esercita la sua funzione come forza di opposizione, è una vera assurdità. purtroppo discriminazione esiste nei paesi totalitari da parte delle forze comuniste contro i partiti democratici, e non vi è caso alcuno in cui questa discriminazione non sia applicata con il più spietato rigore. noi non potremo collocarci mai in una siffatta posizione. siamo d' altra parte certi che è in corso un processo storico, destinato ad attenuare le posizioni totalitarie; ma non è possibile oggi dare come scontati i risultati di un' evoluzione di cui si intravvedono appena gli inizi. ciò, ripeto, nulla ha a che vedere con le discriminazioni. nei sistemi democratici come il nostro non vi sono che dei cittadini, dei lavoratori con i quali, anche se non è possibile la coesistenza ideologica (è Kruscev il primo ad affermarlo), è possibile in alcuni casi una pratica unione di volontà, per realizzare fini contingenti comuni. ma non bisogna dimenticare che se per i democratici tutti i cittadini sono eguali, per il comunismo l' obiettivo è una società in cui la pluralità dei partiti è esclusa e in cui la democrazia politica non esiste. di qui la necessità di non confondere mai le possibili e in certi casi utili convergenze per fini maggiori della vita politica. l' impossibilità della coesistenza ideologica tra libertà politica e comunismo si esprime per i comunisti in una discriminazione delle forze democratiche che giunge alla loro soppressione quando conquistano il potere, si esprime per noi democratici in un modo solo: nella difesa ferma, intransigente, dei valori di libertà e di democrazia per tutti i cittadini. ecco perché non soltanto noi socialisti democratici , ma anche gli autonomisti del partito socialista hanno escluso, in questa fase storica e in ragione della particolare posizione dei comunisti intorno ai grandi problemi della libertà umana, l' ipotesi di una lotta in comune con i comunisti per la conquista del potere e di una collaborazione tra socialisti e comunisti per l' esercizio del potere politico . vi è da chiedersi se questo sia il punto di dissenso con l' ala dissidente della maggioranza autonomista del partito socialista . noi non pretendiamo di poter definire da soli una così ardua materia, ma pensiamo che sarebbe molto difficile, per non dire impossibile, concepire una maggioranza di centrosinistra che non avesse ben presente la sua posizione nei confronti del problema della libertà politica , che non è una libertà formale, ma è una libertà sostanziale; nei confronti della libertà politica e dei doveri di questa maggioranza per sottrarre i lavoratori, con mezzi democratici, all' influenza delle dottrine totalitarie e portarli sul terreno in cui essi già si trovano in tutte le democrazie più progredite del mondo, vale a dire sul terreno che è comune ai partiti socialisti e democratici i (quali che siano le loro accentuazioni in materia di riforme sociali) cioè sul terreno della libertà politica . il secondo punto su cui pare siano sorti motivi di dissenso è quello della politica estera . non presumiamo affatto di avere in questa materia una ricetta infallibile, però constatiamo che la nostra posizione è uguale a quella di tutti i socialisti democratici europei. la Svezia è neutrale per non offrire il pretesto alla Russia di invadere la Finlandia, ma la sua neutralità è armatissima. l' Austria è neutrale perché ciò le è imposto dal trattato di pace con la Russia: una delle condizioni per le quali l' Unione Sovietica accettò di firmare il trattato. la Svizzera è tradizionalmente sottratta al gioco della politica mondiale . tutte le altre nazioni democratiche dell' Europa e tutti i rispettivi partiti socialisti democratici respingono la tesi della neutralità e si associano alla politica di solidarietà atlantica. quella parte del programma governativo riassunta dall' onorevole Moro, riferentesi alla politica estera , avrebbe potuto essere accettata da qualsiasi partito socialista democratico del nostro continente. in essa si afferma che la politica estera del Governo è la doverosa fedeltà all' Alleanza Atlantica , e che questa adesione è stata promossa come strumento di sicurezza e di pace. la nostra partecipazione all' Alleanza Atlantica è coefficiente di un delicato equilibrio di forze sul quale si regge, nell' attesa e nella speranza di un più stabile e più umano assetto delle relazioni internazionali, la pace del mondo. e un concetto di cui abbiamo sentito un' eco stamane anche nelle parole dell' onorevole De Martino . il carattere difensivo dell' Alleanza Atlantica non è mai stato messo in discussione dai partiti democratici non solo dell' Italia, ma di tutta l' Europa, ed appare del resto ogni giorno più chiaro. chi potrebbe contestare il senso di responsabilità e lo sforzo di distensione degli USA? sforzo che ha avuto nuove manifestazioni nei recenti discorsi di Kennedy e a cui noi ci siamo associati nell' appassionata difesa della pace e della sicurezza del nostro paese. partendo dall' Alleanza Atlantica si giunge alla nozione di solidarietà europea che tende a forme d' integrazione con la Gran Bretagna e con i paesi scandinavi, si pongono nei loro veri termini i problemi di contatti amichevoli e pacifici fra tutti i popoli: con i popoli di nuova indipendenza e soprattutto con l' Unione Sovietica . l' adesione dell' Italia alla politica dell' Onu e ad ogni iniziativa di disarmo era uno dei punti fondamentali del programma concordato. la speranza e l' attenzione si appuntano naturalmente su questo terreno e sulla soppressione degli esperimenti nucleari. ma direi che la nostra adesione all' Alleanza Atlantica si rafforza nella convinzione della necessità di un incontro costruttivo con l' Unione Sovietica . è chiaro ormai che il superamento delle ingiustizie lasciate dalla seconda guerra mondiale e, in primo luogo, la lacerazione della Germania non sarà possibile che in una atmosfera di migliore comprensione tra il mondo occidentale e quello sovietico: è chiaro ormai che il mondo occidentale non accetta l' atroce dilemma schiavitù o guerra, ma ha la volontà e la forza morale per affrontare un dialogo approfondito e costruttivo con l' Unione Sovietica . ma il dialogo non comporta soltanto l' incontro di questo o quel personaggio politico, quanto piuttosto l' incontro di due sistemi sociali senza avversioni pregiudiziali da parte dei democratici per tutto ciò che non lede i diritti fondamentali dell' uomo. lo stesso presidente Kennedy, nel discorso ai giovani dell' università di Washington, se ha parlato di ripugnanza degli americani per la mancanza di libertà politica nel regime sovietico, ha tessuto un elogio del coraggio del popolo russo e dei progressi sovietici nel campo dell' industria e della scienza. la politica dell' Europa come terza forza , sia essa ispirata dal nazionalismo reazionario, sia essa ispirata dalla utopia neutralistica, ostacola gli sviluppi verso una sempre più valida comunità atlantica, e rende più difficile il dialogo costruttivo con l' Unione Sovietica . occorre intendere che il problema è di coesione fra nazioni che hanno una civiltà comune almeno per quanto si riferisce ai grandi fini di una politica pacifica ed umana. del resto, il neutralismo nella situazione in cui si trovano gli Stati europei o porta tendenzialmente ad una forma di autarchia militare di tipo gollista o spinge fatalmente al doppio gioco che deteriora l' atmosfera internazionale. solo la comunità atlantica può avere l' autorità politica e storica di impostare un dialogo costruttivo e pacifico col mondo sovietico. se il dialogo dovesse impostarsi su posizioni di forza militare basterebbe la sola America, perché la forza militare europea aggiungerebbe ben poco. ma proprio perché il dialogo con l' Unione Sovietica tende ad esplorare e ad incoraggiare ciò che di positivo c' è in quel mondo e favorirne gli sviluppi, tende a stabilire rapporti di comprensione e di mutua fiducia, è necessario che l' Occidente democratico si presenti unito nella varietà delle sue esperienze ma nella omogeneità della sua fondamentale adesione ai diritti naturali dell' uomo. chi pensa ad un compito particolare dell' Europa, come chi pensa ad un compito particolare di ciascuna nazione europea, ha ragione nella misura in cui non pretende di sottrarre alla comunità atlantica il suo compito maggiore, che è il confronto costruttivo con l' Unione Sovietica . in un confronto di forze basterebbe la sola America. in un confronto per puntare sul doppio gioco della neutralità basterebbe la più debole delle potenze europee. in un confronto di civiltà è indispensabile la presenza con tutti i suoi valori di quella che nel corso dei secoli si è sviluppata prima sulle sponde del Mediterraneo e poi si è dilatata su quelle dell' Atlantico. ecco perché noi siamo convinti che qualora il dissenso vertesse da parte dell' ala autonomista su questo punto — e con questo non intendiamo affatto discutere le finalità di politica estera di quel partito — la maggioranza di centrosinistra non sarebbe pari al suo compito. ma si tratta ora di andare avanti e di adoprarsi perché le cose, dopo la battuta d' arresto che lamentiamo, si sviluppino nell' interesse della classe lavoratrice e del paese. certo sarebbe stato meglio che il programma concordato con l' onorevole Moro fosse stato approvato. ma non per questo dovremo, come dicono i francesi, jeter le manche après la cognée , gettare il manico dell' ascia quando il cuneo di acciaio dell' ascia è volato via. si tratta di rimettere il cuneo al suo posto, di fissarlo meglio e di continuare il lavoro. questo mi pare il senso, per noi socialisti democratici , degli eventi che si sono svolti in queste settimane: continuare con maggior lena di prima, con maggior fervore di prima, nel nobile compito di saldare il ceto medio socialmente avanzato con il proletariato che accoglie senza riserve mentali gli ideali della democrazia; si tratta di diffondere gli ideali democratici in zone sempre più vaste della classe lavoratrice , di affrontare e risolvere i problemi maggiori che interessano i lavoratori. si è detto che la politica di centrosinistra sarebbe in funzione anticomunista. non si potrebbe affermare un errore più grossolano di questo. più correttamente, come del resto ha osservato anche l' onorevole Togliatti, la politica di centrosinistra è una sfida democratica a sistemi che pretendono di risolvere problemi sociali con metodi totalitari. la politica di centrosinistra nasce dalla necessità morale, prima ancora che politica, di eliminare le ingiustizie sociali. i paesi che in Europa hanno affrontato e risolto con maggior coraggio i problemi sociali sono proprio quelli dove il problema comunista non esiste: i paesi dell' Europa del nord. le forze democratiche, il socialismo democratico in quei paesi hanno affrontato la questione sociale perché ciò era nella natura del loro modo di essere e di pensare in ordine alle ingiustizie, alle iniquità, alle sofferenze umane che devono essere eliminate. lo stesso vale per noi socialisti democratici italiani e per tutti i democratici del nostro paese. certo noi ci attendiamo dalla soluzione de i problemi sociali, come logico corollario, un rafforzamento del socialismo democratico , un rafforzamento dei partiti che credono nella libertà e nella giustizia sociale ; noi ci attendiamo come logico corollario un riflusso delle forze del lavoro dal terreno totalitario a quello del socialismo democratico . ma porre la politica di centrosinistra in funzione anticomunista è rovesciare il problema, è presentare come causa di quella politica ciò che non è che un logico corollario del suo sviluppo. il movente della politica di centrosinistra è la risposta ai problemi che interessano la classe lavoratrice , poiché ciò è nell' ordine morale e politico dei partiti democratici che sono l' espressione più coerente degli interessi e degli ideali dei lavoratori; è il consolidamento delle libere istituzioni che sono un bene prezioso per tutti e che noi vogliamo tramandare alle future generazioni perché le arricchiscano e le consolidino ancora di più. se vi è qualcuno che pensa che noi abbandoneremo la lotta per il centrosinistra, si disilluda. per noi non vi sono alternative a questa politica e non ve ne sono per la classe lavoratrice e per la nazione. al destino di questa politica, per poco che ci si voglia dare la pena di analizzare obiettivamente la situazione italiana, è legato il destino delle libere istituzioni, il destino stesso dell' Italia. certo sulla carta vi sono maggioranze diverse, ma la loro esiguità numerica, a parte la loro innaturale composizione, non è che la riprova della validità di quell' unica maggioranza che — non soltanto rappresenta il 60 per cento del popolo italiano , ma riassume le speranze dei lavoratori italiani. deludere tale speranza è chiudere la porta del destino democratico ai lavoratori del nostro paese. noi tale porta terremo spalancata e faremo buona guardia perché nessuno la chiuda. del resto vi sono buoni motivi per considerare l' avvenire con la certezza che almeno non ci verrà sottratto il terreno di lotta democratica per il trionfo dei nostri ideali. due sono i fattori positivi che fra tanti elementi negativi emergono dalla situazione presente: il primo è il fatto che il giuoco delle circostanze ha messo a fuoco il problema che il congresso socialista diversamente, per l' umana legge del minimo sforzo, avrebbe potuto eludere: il problema della corresponsabilità o meno dei socialisti nei confronti di un auspicato Governo di centrosinistra; il problema della corresponsabilità o meno dei socialisti nei confronti di un autentico sistema democratico. i due aspetti, quello della corresponsabilità nel Governo e quello della corresponsabilità in un sistema democratico, sono in realtà identici poiché nella situazione italiana per un partito della sinistra democratica il ripudio di corresponsabilità governative corrisponderebbe a una più o meno consapevole volontà di deteriorare la democrazia spingendo l' asse della politica verso destra scontando una reazione di tipo frontista. la concatenazione degli eventi ha messo a fuoco questi problemi che diversamente con ogni probabilità sarebbero rimasti in una atmosfera di penombra e di incertezza. naturalmente se ciò investe i socialisti della responsabilità di consolidare la democrazia italiana, investe noi socialisti democratici , investe i democratici cristiani , investe i repubblicani della responsabilità di non porre i socialisti di fronte ad una scelta che riguardi loro soli. la scelta riguarda tutti e quattro i partiti e si tratta di una scelta sociale, politica e morale coraggiosa; si tratta di una decisione di cui tutti saremo responsabili sia nel caso auspicato di una soluzione positiva, sia in quello deprecato — e del resto non probabile — di una decisione negativa, e dalla quale tutti usciremo vittoriosi o tutti usciremo sconfitti. ecco perché il programma elaborato nella fase delle trattative condotte dall' onorevole Moro non può essere considerato come un documento definitivo, quantunque si tratti di un documento elaborato con coraggio e senso di responsabilità . è uno strumento di lavoro che permetterà di approfondire i problemi che stanno di fronte a noi. consideriamo quindi, come giustamente ha detto l' onorevole Moro, con rispetto il travaglio degli altri e nostro nella ricerca fervida di una soluzione che sappiamo segnerà una svolta benefica nella storia del nostro paese. vi è un altro elemento positivo che ci pare di buon auspicio. tale elemento positivo è il voto che ci apprestiamo a dare e che vedrà allineati nell' astensione il partito socialista , il partito repubblicano , il nostro partito, e non allineato ma confluente in una medesima volontà di superamento dell' attuale fase di attesa il voto favorevole della Democrazia Cristiana nei confronti del Governo dell' onorevole Leone. questo voto sottolinea la volontà dei quattro partiti di ricreare le condizioni che rendano possibile la ripresa del discorso interrotto. questo è un fatto molto positivo, perché quando vi è la volontà di discutere, vi è la volontà di giungere ad un accordo. e qui vorrei, a nome del gruppo del partito socialista democratico italiano, esprimere al presidente onorevole Leone la stima e la simpatia nostra per la sua opera e per quella dei suoi collaboratori, opera che, se non ci permette il consenso in ragione della formula monocolore da noi avversata, ci vieta il voto negativo propri o perché sappiamo che è consigliata dalla volontà di superare l' attuale fase transitoria e di permettere la ripresa di un discorso interrotto, discorso interrotto fra interlocutori che rappresentano il 60 per cento del popolo italiano , il 60 per cento dei lavoratori italiani. onorevoli colleghi , il nostro partito, il partito socialista democratico italiano si impegna non già in un' attesa passiva degli eventi, ma con la volontà di assecondare nei modi più opportuni l' evoluzione in corso . a questa politica da noi auspicata non vi sono alternative, come ho detto. ascoltando ieri il discorso dell' onorevole Togliatti, discorso che era l' espressione fra l' altro di un legittimo compiacimento per un innegabile successo elettorale del partito comunista , non vi ho trovato nulla che potesse mutare i nostri orientamenti tradizionali. il problema della libertà umana è stato posto nel discorso dell' onorevole Togliatti di riflesso, ma non è stato affrontato e non è stato risolto. è eludere, infatti, il problema della libertà umana dire che il partito comunista quel problema lo ha risolto nelle lotte contro il fascismo. nessuno ignora il contributo che il comunismo ha dato nella lotta contro il fascismo e contro il nazismo, ma l' eroismo di un combattente non fa necessariamente di quel combattente un combattente della libertà. del resto, lo stesso accanimento posto dall' onorevole Togliatti nelle sue critiche al patto atlantico , che obiettivamente garantisce la pace di tutti e la sicurezza dei nostri paesi, sottolinea l' avversione del comunismo nei confronti delle grandi tradizioni democratiche occidentali. certo nell' Occidente vi sono gravi ipoteche e remore talvolta paurose, ma la classe lavoratrice dei nostri paesi, se rimarrà fedele al metodo della democrazia, avrà ragione di queste resistenze e remore. noi viviamo in una Europa occidentale in cui, nonostante alcuni torbidi residui conservatori e reazionari, la spinta verso la democrazia si manifesta sempre più viva e la vittoria della classe lavoratrice nei paesi economicamente più progrediti appare più che mai vicina. evviva il partito laburista inglese! alla certezza di vittoria dei comunisti noi opponiamo la certezza di vittoria di un socialismo fondato sui principi della libertà e della giustizia sociale . non c' è, in questa nostra certezza, alcun — sentimento di tracotanza verso ideali diversi dai nostri; c' è unicamente la fede in principi umani che il socialismo, lungi dal rinnegare, deve consolidare per sempre in un mondo pacificato e sereno: i principi della giustizia e della libertà.